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Quotidiano di informazione – Anno 35 n°87

Posts Tagged ‘confronto’

5 dicembre: all’Università di Parma “Diplomazia, Religione, Storia: esperienze a confronto”

Posted by fidest press agency su domenica, 4 dicembre 2022

Parma unedì 5 dicembre alle 10.30 nell’Aula Magna della sede centrale dell’Ateneo la lectio magistralis “Diplomazia, Religione, Storia: esperienze a confronto”, tenuta da Jan Tombiński. Si tratta del primo incontro del terzo ciclo di seminari organizzati dal Laboratorio per la storia del pensiero politico ‘De Cive’ (http://www.decive.unipr.it), costituito su iniziativa dell’Unità di Storia e dell’Unità Psicologico-Sociale del Dipartimento di Discipline Umanistiche, Sociali e delle Imprese Culturali (DUSIC) dell’Università di Parma.Storico di formazione, attivo nei movimenti di opposizione democratica al regime comunista polacco, Tombiński inizia la carriera diplomatica nel 1990, lavorando prima come ambasciatore della Repubblica di Polonia nei Balcani (Slovenia, Bosnia-Herzegovina) e in Francia, poi come ambasciatore dell’Unione Europea in Ucraina (2012-2016) e alla Santa Sede (2016-2020). Tombiński è anche componente del consiglio di amministrazione della Jean Monnet Foundation for Europe (Losanna) e del Senato della Ukrainian Catholic University (Lviv).L’appuntamento è patrocinato dal progetto PRIN2017 Nuncio’s Secret Archives (https://www.nsa.unipr.it) e dal Centro Studi in Affari Europei e Internazionali (CSEIA) ed è collegato all’insegnamento “Religious Diplomacy.Organizzato e moderato dai docenti Luca Iori e Mario Tesini, l’evento sarà introdotto dai saluti del Pro Rettore Vicario Paolo Martelli, del Direttore del Dipartimento di Discipline Umanistiche, Sociali e delle Imprese Culturali Diego Saglia, della coordinatrice dell’Unità di Storia Elena Bonora e della Direttrice del Centro Studi in Affari Europei e Internazionali Laura Pineschi. Parteciperanno alla discussione Andrea Benzo, inviato speciale per la tutela della libertà religiosa e il dialogo interreligioso per l’Italia, e, per l’Ateneo di Parma, Giancarlo Anello, Umberto Castagnino Berlinghieri, Alessandro Duce e Paolo Trionfini.

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“Il linguaggio di genere nelle università esperienze a confronto”

Posted by fidest press agency su martedì, 18 ottobre 2022

E’ stato il tema del convegno organizzato dall’Università di Camerino su impulso del Prorettorato alle Pari Opportunità, Tutela e Garanzia della Persona e del Comitato Unico di Garanzia, tenutosi nella mattinata di oggi al Rettorato.Nel corso dell’incontro è stato presentato anche il documento sulle “Linee guida per l’uso del genere nel linguaggio amministrativo dell’Università di Camerino”, frutto di una riflessione intrapresa da tempo dall’attuale governance di Ateneo sulle tematiche di genere, benessere e garanzia della Persona, e che vogliono costituire un primo passo semplice e comprensibile per l’uso corretto del genere grammaticale nel linguaggio amministrativo dell’Ateneo, come previsto dalle azioni previste dal Piano di Eguaglianza di Genere Unicam 2022-2024. L’incontro si è aperto con i saluti del Rettore Unicam Claudio Pettinari e della Presidente del CUG Stefania Silvi. Per parlare di buone pratiche e per proporre spunti di riflessione sul linguaggio di genere si sono poi susseguiti gli interventi di Antonella Liccardo, Delegata del Rettore dell’Università di Napoli per il Bilancio di Genere e coordinatrice del gruppo di lavoro sul Bilancio di Genere della CRUI, Paolo Pomati, Responsabile dell’Ufficio Comunicazione dell’Università Piemonte Orientale e della Prorettrice alle Pari Opportunità, Tutela e Garanzia della Persona di Unicam Barbara Re.Estremamente interessante è stato poi l’intervento del giornalista, linguista e scrittore Andrea De Benedetti che ha illustrato limiti ed eccessi del linguaggio inclusivo.

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Così va il mondo: confrontiamoci con il nostro recente passato

Posted by fidest press agency su venerdì, 9 settembre 2022

L’Unione Europea non era di certo gradita alla Russia di Putin e ancor più guardata con sospetto con una Germania che avvalendosi del ventre molle dell’Unione Europea tendeva ad assumere la guida economica e politica sotto il tallone di una moneta unica che, elargita con il contagocce, non faceva altro che deprimere le stesse economie degli altri paesi con un modesto standard di sviluppo a vantaggio della propria. Ed ecco far capolino, anni fa, il nuovo ordine mondiale dove l’Italia avrebbe potuto assumere il “doble paso” dell’alleato che rompe e si apre verso i nuovi scenari geopolitici. Mancava, però, una guida certa e i comunisti italiani si resero conto che la loro scalata al potere, da decenni sognati, li avrebbe costretti a convivere con un Paese ai limiti dell’ingovernabilità se non si permetteva la ricostruzione di una classe politica capace di assicurare al sistema l’ascesa al potere. Fu in tal modo aperto il cantiere della politica e misurato sul campo, con il voto elettorale, la possibile capacità di tenuta del sistema bipolare. Si arrivò in questo modo a una governabilità “assistita” nella quale il sogno Moro-Berlinguer di un compromesso storico riaffiorò e s’infranse, questa volta, per la litigiosità delle sinistre estreme ancora fortemente ideologizzate su una posizione che per altri era già antistorica e arcaica. Finì, alla fine, con il prevalere una guida diversa e si ebbe l’era berlusconiana sia pure con qualche ritorno di fiamma (governi Prodi). Così anno dopo anno la politica italiana ingessata dai soliti veti incrociati dei vari gruppi di potere esterni alla politica non permise di fare il tanto auspicato balzo in avanti generando una classe dirigente al passo con i tempi. Forse ci sarebbe voluto un uomo forte come Putin? Ma ora con la guerra scatenata contro l’Ucraina la “forza di Putin” diventa inqualificabile in quanto è espressa con la violenza e la crudeltà immotivate e gratuite. Non poteva essere di certo Berlusconi con la palla di piombo legata al piede dei suoi interessi di bottega e le cui fortune erano fatalmente dipendenti dai grossi interessi nazionali industriali ed economici che si incrociavano con una dialettica affaristica di caratura europea. Era semplicemente l’uomo dello status quo. Così fu e oggi, fatalmente, potrebbe continuare ad esserlo con altri uomini o donne, ovviamente, ma con la stessa musica. (Riccardo Alfonso)

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Pnrr: Fp Cgil: confronto con istituzioni Italia e Spagna

Posted by fidest press agency su giovedì, 16 giugno 2022

Roma 22 giugno Palazzo Mattei in via Caetani dalle ore 9 alle ore 17.30 iniziativa su Ngeu per Pa. La progettazione in Italia, Spagna, Francia e Portogallo nell’ambito della innovazione organizzativa e digitale della Pa: riforme, partecipazione sindacale, qualità del lavoro e dei servizi pubblici’. Un’iniziativa che vedrà la partecipazione di sindacati spagnoli, portoghesi, francesi e della federazione europea dei servizi pubblici, della Cgil, insieme a un confronto con le istituzioni italiane e spagnole, ovvero il Ministero della Pubblica Amministrazione e il Ministero de Politica Terrritorial e Función Pública. Una importante occasione di confronto sulle riforme nazionali di innovazione della pubblica amministrazione e la partecipazione sindacale in relazione ai fondi di Next generation eu. La giornata si articolerà in due momenti, la mattina sarà dedicata alle programmazioni nazionali a confronto tra proposte e innovazione, dal punto di vista della qualità del lavoro e dei servizi, con la partecipazione di: José Abraão (segretario generale Sintap, Portogallo), Julio Lacuerda (segretario Generale Ugt Fesp, Spagna), Julien Morcrette (segretario nazionale Cfdt Interco, Francia), Juana Olmeda (segretaria generale Ccoo Fsc, Spagna), Natacha Pommet (segretaria generale Cgt services publics, Francia), Pablo Sánchez Centellas (segretariato Epsu, Federazione Europea dei sindacati dei servizi pubblici) e Serena Sorrentino (segretaria generale Fp Cgil, Italia).Nel pomeriggio ci sarà un confronto con le istituzioni nazionali e interverranno il capo di Gabinetto del Ministero della Pubblica Amministrazione, Marcella Panucci, e la Segretaria di Stato della Funzione Pubblica Spagna, Lidia Sánchez Milán. I lavori saranno conclusi dalla segretaria confederale della Cgil Nazionale, Tania Scacchetti. La giornata è inserita tra gli eventi principali delle celebrazioni del sindacato Europeo Epsu per la giornata internazionale dei servizi pubblici.

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Medici, Europa a confronto sui numeri

Posted by fidest press agency su venerdì, 11 febbraio 2022

I dati Eurostat ripresi da Openpolis certificano che rispetto agli altri paesi europei il numero di medici ogni 1000 abitanti in Italia è crollato a 4 (rispetto ai 6 di 20 anni fa) in un contesto di stabilità della popolazione.Inoltre, rivela che i medici di famiglia sul totale dei professionisti nel nostro paese sono pochi: ben più numerosi sono in Portogallo e pure in Francia. Come tendenza, nei grandi servizi sanitari nazionali i Mmg tendono ad essere di più quando dipendenti, mentre tanti convenzionati si trovano nei paesi con mutue. La ricerca sui ventisette stati membri parte dall’assunto che più medici danno più risposte in tempo di pandemia. E scopre che in Europa ci sono sacche sovrappopolate ed altre sorprendentemente sguarnite come il Flevoland, polder danese a due passi da Amsterdam grande poco meno della Val d’Aosta ma ben servito. Ma scopre soprattutto che nel nostro paese c’è stato un crollo della “classe medica” negli ultimi 20 anni, che questo crollo è spiccato al Nord e non si ferma, e che sulle cause non tutto è chiaro, ad esempio non sembra esserci nesso con il blocco degli stipendi nella dipendenza pubblica. Se a fronte di 20 anni di stagnazione in Italia nei paesi dell’Est il reddito è raddoppiato, in Grecia e Portogallo quello stesso reddito è crollato.Partiamo da lontano, dal Duemila, da quegli anni in cui ancora tanti pensavano che l’Italia avrebbe continuato a sfornare un surplus di laureati in Medicina e specialisti in camice. Il rapporto Ocse Health Data del 2002 segnalava che il nostro paese con sei abilitati alla professione ogni 1000 abitanti era il primo in Europa per densità di medici. In Germania ce n’erano 3,6 per mille residenti, in Francia 3,3 come in Spagna, nel Regno Unito solo 1,8. Il nostro paese aveva una sovrabbondanza oggettiva rispetto agli altri servizi sanitari pubblici (Spagna, Gran Bretagna) ed in relazione al numero di infermieri. Quindici anni dopo, i dati Eurostat rivelavano che l’Italia aveva posto in atto una politica di contenimento delle lauree: i medici erano scesi a 5 ogni 1000 abitanti, in Germania erano saliti a 4, in Francia a 3,5 e nel Regno Unito erano saliti a 3. Ma attenzione: in ciascuno di questi tre paesi per ogni medico c’erano nel 2015 tre infermieri, mentre in Italia la proporzione era di 1,2 infermieri per medico. Nel Sud Europa, due paesi – Grecia e Portogallo – ci avevano superati e i greci disponevano sulla carta di oltre 6 medici per 1000 abitanti.I nuovi dati Eurostat, riferiti al 31 dicembre 2021, fotografano a valle della pandemia da Covid-19 una situazione ancora leggermente diversa: nell’Unione Europea la densità di medici – che hanno raggiunto 1,8 milioni in tutto il continente ormai privo del Regno Unito – è cresciuta da 3,7 a 3,9 ogni mille abitanti. La Grecia si è mantenuta sui 6,16 medici/1000 abitanti, il Portogallo la tallona a 5,5 con l’Austria subito dietro. Il Belgio, che denunciava una “pletora” come noi, è sceso a 3, ed anche l’Italia continua a scendere con i suoi 4, meno dei 4,5 di Germania e Francia, e meno della Spagna. La cifra fin qui include tutti i medici con licenza di esercitare, al lavoro, in pensione o all’estero. Ma la ricerca Eurostat valuta anche l’incidenza dei medici di medicina generale sul resto degli iscritti all’albo. E qui scopriamo che in paesi come la Grecia solo il 6% del totale è impegnato sul territorio; al contrario, in Portogallo è medico di famiglia (dipendente) il 40% del totale dei medici, percentuale massima in Europa; in Belgio lo è il 37%, in Francia il 35%, e in questo caso si tratta di convenzionati con mutue di categoria -lo Stato detta solo le regole dei convenzionamenti -mentre in Italia e Germania i medici di medicina generale si attestano intorno al 17%. Sono tanti invece gli specialisti; ma se, il nostro paese ormai è in linea con la Germania per numero di medici, non lo è per il numero di altri professionisti sanitari.La ricerca Openpolis mira a mettere in relazione la qualità della risposta alla pandemia con la disponibilità di personale sanitario e di medici: quest’ultima cresce con dinamiche non del tutto intuitive. La densità di medici in Europa si concentra intorno alle grandi capitali (ma non in tutte le metropoli). Da noi, ad esempio, la massima rispetto agli abitanti (5 per mille) si raggiunge nel Lazio, intorno a Roma, in Sardegna ed in Liguria, dove l’età media dei residenti è alta. L’Austria, che per densità di medici è tra noi e la Grecia, confina con un Sud Tirolo che per l’Italia ha la più bassa densità insieme a tutto il nostro bacino alpino. E il Nord Italia ha densità basse, più vicine a quelle del Regno Unito che a quelle di stati a noi limitrofi, solo ieri presi ad esempio di “nordica” parsimonia ancor più che di buona programmazione. (fonte Doctor33)

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Vaccini anti-Covid a confronto

Posted by fidest press agency su lunedì, 11 ottobre 2021

Un nuovo studio pubblicato su Morbidity and Mortality Weekly Report dei Centers for Disease Control and Prevention (CDC) mostra che i tre vaccini contro COVID-19 utilizzati negli Stati Uniti offrono una protezione sostanziale contro il ricovero per la malattia. I ricercatori hanno studiato 3.700 pazienti, due terzi dei quali non erano stati vaccinati. Tra gli altri, il 13%, e il 20%, erano stati completamente vaccinati con i vaccini Moderna e Pfizer, e il 3% con il vaccino Janssen. Quasi la metà dei partecipanti era di sesso femminile; un quarto era nero e un quinto ispanico.L’efficacia del vaccino per l’intero periodo di studio è stata massima per il vaccino Moderna (93%), seguito dal vaccino Pfizer (88%), mentre il vaccino Janssen ha mostrato un’efficacia vaccinale del (71%). Quando è stato considerato solo il periodo che andava da 14 giorni a sei settimane dopo il vaccino, i vaccini a mRNA hanno mostrato un’elevata efficacia di vaccinazione, rispettivamente del 93% per Moderna e del 91% per Pfizer. Dopo 120 giorni, tuttavia, mentre il vaccino Moderna ha mantenuto invariata l’efficacia, quella del vaccino Pfizer è scesa al 77%. I ricercatori hanno anche esaminato i livelli di anticorpi sierici contro lo spike virale e il dominio legante il recettore (RBD) in volontari adulti sani che hanno ricevuto la vaccinazione completa con uno di questi vaccini. In questi volontari, i vaccini a mRNA hanno prodotto titoli relativamente alti di anticorpi specifici. I livelli di IgG anti-RBD erano più alti con il vaccino Moderna, subito seguito da Pfizer. Le stesse tendenze sono state osservate con i titoli IgG anti-spike. I vaccini a mRNA sono risultati associati a un maggiore grado di protezione e hanno indotto livelli molto più elevati di anticorpi protettivi dopo la vaccinazione. È interessante notare che, comunque, il vaccino Janssen ha offerto una solida protezione contro forme di COVID-19 da moderate a gravi. Secondo gli esperti, il calo dell’efficacia protettiva di Pfizer dopo sei settimane e il titolo anticorpale anti-RBD iniziale inferiore rispetto al vaccino Moderna possono essere spiegati dal contenuto più elevato di mRNA in quest’ultimo vaccino, e dall’intervallo tra le due dosi più lungo, a 28 giorni, rispetto ai 21 giorni di Pfizer. (fonte Doctor33)

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Insegnanti di religione cattolica, richiesta di confronto

Posted by fidest press agency su lunedì, 24 Maggio 2021

Alessandro Manfridi, delegato Anief per gli Insegnanti di religione cattolica, ritiene necessario un confronto con le senatrici Bianca Laura Granato e Luisa Angrisani di “L’Alternativa c’è” in merito alle loro affermazioni nei confronti della categoria dei docenti di religione cattolica da loro ingiustamente ed erroneamente attaccata. Il docente chiede alle senatrici, “alla luce di queste precisazioni, un confronto, perché tutta la categoria degli insegnanti di religione cattolica, che vivono nelle scuole italiane con gli stessi diritti e gli stessi doveri dei loro colleghi, con non minore professionalità e abnegazione per il loro servizio didattico, siano riconosciuti da tutti come parte integrante e risorsa per tutto il mondo della Scuola”.La questione nasce da un emendamento, durante la XXVIII Legislatura, in 1° Commissione permanente, come riportato dal Resoconto sommario n. 245 del 04/05/202 su Conversione in legge del decreto-legge 1° aprile 2021, n. 44, recante misure urgenti per il contenimento dell’epidemia da COVID-19, in materia di vaccinazioni anti SARS-CoV-2, di giustizia e di concorsi pubblici il senatore Andrea Rampi (PD) presentava emendamento 10.27 che passava nella discussione nel Senato della Repubblica con 144 voti favorevoli il 13 maggio 2021; l’emendamento chiede: Dopo il comma 1, aggiungere il seguente: «1-bis. A decorrere dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, ai fini della partecipazione alle procedure concorsuali, per il reclutamento di personale delle amministrazioni di cui all’articolo 1, comma 2 del decreto legislativo 30 maggio 2001, n. 165, il possesso del titolo di laurea magistrale in scienze delle religioni (LM64), secondo la classificazione indicata dal decreto del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca 22 ottobre 2004, n. 270, spiega i medesimi effetti del titolo di laurea magistrale in scienze storiche (LM84), scienze filosofiche (LM78) e in antropologia culturale ed etnologia (LM01).»L’emendamento dunque spiega e afferma che i laureati in Scienze delle Religioni (LM64) possono accedere, oltre alle attuali classi di concorso A18 e A19 anche ad altre classi di concorso alle quali si accede con le LM84, LM78 e LM01.Proprio in queste settimane Anief sta organizzando una serie di Assemblee sindacali dedicate allo stato giuridico dei docenti di religione cattolica. Il Concordato del 1929 e la sua revisione del 1984 prevedono l’insegnamento della religione cattolica non come elemento confessionale ma per motivi culturali e per le finalità della stessa scuola italiana, riconoscendo le radici della nostra stessa società nei valori del cristianesimo cattolico. La Costituzione della Repubblica Italiana ha confermato i Patti Lateranensi nell’Art 7. Per quel che riguarda la “materia alternativa” di Etica, Storia delle Religioni o Filosofia teoretica, questa è prevista in solo 12 nazioni su 47 in Europa. L’Emendamento Rampi non riguarda in alcun modo gli insegnanti di religione cattolica in servizio nella scuola italiana, perché non è inerente al titolo della Laurea Magistrale in Scienze Religiose conseguita negli Istituti riconosciuti dall’autorità ecclesiastica, si riferisce invece alla Laurea Magistrale LM64 conseguita nelle Facoltà dello Stato Italiano di Lettere, Storia e Filosofia.

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Incontro Mi e sindacati per la presentazione e il confronto sulle linee pedagogiche per il sistema integrato “Zerosei”

Posted by fidest press agency su lunedì, 17 Maggio 2021

L’incontro, tra il ministero dell’istruzione e le organizzazioni sindacali, è stato coordinato dal dott. Gianluca Lombardo, dirigente del ministero dell’istruzione; le Linee guida sono state presentate dalla dott.ssa Silvestro Mariarosa, dirigente tecnico MI. Anief ha partecipato all’incontro con la dirigente sindacale Lucia Aparo e il segretario generale Giuseppe Faraci. A inizio del proprio intervento Lucia Aparo ha voluto innanzitutto ringraziare i membri della commissione nazionale per il sistema integrato di educazione e di istruzione per il grande lavoro svolto, che vede il sistema integrato “Zerosei” come un autentico salto di qualità per tutto il sistema di istruzione italiano. Secondo Anief, si tratta di un documento chiaro e puntuale ma con alcuni nodi che, evidenziati nel corso dell’intervento, vanno affrontati nel proseguo dei lavori di definizione delle linee guida. Il sistema integrato “ZEROSEI”, nato per qualificare la rete di servizi già esistete, si propone di ampliare e arricchire di significato i servizi educativi e delle scuole dell’infanzia. Ciò richiede una forte capacità di governance a regia pubblica, con tutte le aperture del caso a un settore privato meglio conosciuto e integrato. Lo Stato, attraverso la sua competenza sovraordinata, deve riscoprire la sua vocazione di indirizzo, fornendo la cornice istituzionale e le relative risorse alle Regioni e agli Enti Locali che devono agire con maggiori sinergie; quelli più in difficoltà vanno sostenuti e accompagnati in questo ambizioso processo di realizzazione.Necessario l’anticipo dell’obbligo scolastico, a partire dai 3 anni, una delle richieste storiche dell’Anief che finalmente fa breccia tra i governanti del Paese: sono diversi anni che il giovane sindacato chiede infatti di anticipare la scuola almeno a 5 anni, con annualità ‘ponte’ da affidare a maestri della scuola dell’infanzia e primaria in contemporanea e poi allungare l’obbligo formativo sino alla maggiore età. In tal modo, si andrà a valorizzare finalmente l’esperienza educativa dei bambini più piccoli, collocandola in continuità con l’apprendimento del percorso di formazione successivo.“Noi siamo pienamente convinti – dichiara il presidente Anief Marcello Pacifico – che occorra implementare il tempo scuola e gli organici del personale, poiché le attività scolastiche sono l’antidoto principale per combattere la passività giovanile, prologo della dispersione (con il Centro-Sud ancora a pagare il conto più salato) e del fenomeno dei Neet, di cui l’Italia detiene il non invidiabile record europeo, con punte da far paura in diverse aree del Meridione, come pure confermato dal rapporto Svimez 2019 sull’economia e la società del Sud”.Sono tanti i fattori in gioco, al di là delle prospettive pedagogiche. Sappiamo bene che il comparto 0-3 ha una sua oggettiva debolezza e che il 3-6 potrebbe fare da traino all’intero settore. Pensiamo all’immaginario positivo dei “poli per l’infanzia”, luogo ove rendere praticabile un progetto di reale continuità “Zerosei”, di innovazione negli ambienti di apprendimento, di regia coerente del progetto educativo, di reale confronto tra educatori ed insegnanti, di forte coinvolgimento dei genitori (e degli amministratori), ma siamo ancora troppo indietro. Anche le sezioni primavera, dopo alcuni anni di stasi, hanno bisogno di riprendere il loro slancio sperimentale come luoghi dedicati alla continuità educativa, all’incontro di nuove professionalità, rispondendo a nuove domande dettate da una nuova e più esigente domanda educativa.Il testo delle Linee è assai corposo: si tratta di un disegno equilibrato, ove emerge una pedagogia dell’infanzia che mette al centro il bambino sempre meglio riconosciuto e rispettato. La commissione nazionale per il Sistema integrato di educazione e istruzione e il MI hanno predisposto uno strumento di raccolta di osservazioni e suggerimenti utili all’elaborazione del testo definitivo prima dell’adozione formale, tramite questionario strutturato che Anief compilerà, con l’obiettivo di inviare tutte le opportune osservazioni e suggerimenti ed al fine di dare il giusto contributo alla realizzazione di questo importante progetto educativo.

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Giustizia: Ministro ascolta tutti tranne sindacato, necessario confronto

Posted by fidest press agency su mercoledì, 4 novembre 2020

“Il ministro Bonafede incontra tutti tranne i rappresentanti dei lavoratori della Giustizia. Si confronti con il sindacato e ascolti le ragioni delle lavoratrici e dei lavoratori”. Ad affermarlo sono Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Pa, aggiungendo che: “Stiamo assistendo in questi giorni a un tourbillon di incontri del Ministro della Giustizia con le varie associazioni professionali che ruotano intorno ai servizi giudiziari. Verso tutti ha avuto parole rassicuranti e in particolare si è soffermato sullo sforzo che si sta facendo per modernizzare il servizio, velocizzare le procedure e implementare le dotazioni tecnologiche degli uffici”.Eppure, aggiungono i sindacati, “sin dall’inizio del dell’emergenza non si rintraccia purtroppo alcuna dichiarazione pubblica del Ministro che ringrazia i lavoratori per lo sforzo incredibile attuato, nella nota situazione di carenze organizzative e di organico, per garantire la continuità di un servizio essenziale per i cittadini. Persino nelle occasioni in cui i lavoratori sono diventati oggetto di attacchi odiosi e strumentali da parte di alcuni esponenti di categorie professionali, tanto più ingiustificati alla luce della grave emergenza vissuta dal Paese, non è arrivato alcun segnale ai lavoratori della Giustizia di solidarietà da parte del loro Ministro”. In tale contesto, osservano i sindacati, “l’utilizzo dello smart working emergenziale si è anche rivelato una opportunità quasi unica per avviare nuovi modelli di organizzazione del lavoro che certo potranno consentire quella modernizzazione delle infrastrutture tecnologiche e dei sistemi informatici sempre invocata e mai attuata. A questo processo i lavoratori e le loro rappresentanze stanno contribuendo in modo responsabile, fattivo e costruttivo, come possono testimoniare gli accordi raggiunti sulla gestione dell’emergenza e sul lavoro agile ed il sacrificio delle migliaia di lavoratori presenti negli Uffici Giudiziari e negli Unep, negli Istituti e Uffici penitenziari, anche minorili, e negli Archivi Notarili, troppo spesso costretti ad operare in condizioni non rispettose delle procedure di sicurezza che lo stesso Ministero ha adottato, anche con applicazioni su tutto il territorio nazionale disposte d’ufficio. Si pensi poi a coloro che sono chiamati a svolgere il loro lavoro all’esterno degli uffici come gli ufficiali giudiziari e gli assistenti sociali i quali sono stati esclusi colpevolmente dai processi di innovazione tecnologica nonostante gli impegni assunti e con grave pregiudizio per l’efficienza della Giustizia”. Per queste ragioni, proseguono, “ci chiediamo allora perché il Ministro Bonafede non abbia trovato il modo ed il tempo di corrispondere alle ormai datate richieste di incontro inviate dalle Segreterie Nazionali Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Pa. Un incontro per fare il punto sulla gestione dell’emergenza, per discutere e confrontarsi sui piani di riqualificazione del lavoro e dei lavoratori, a partire dalla piena applicazione degli accordi sottoscritti nel 2017, di un piano di occupazione straordinaria che miri alla copertura totale delle carenze in organico, della necessità di mettere risorse fresche e aggiuntive sul salario di produttività dei lavoratori, anche in relazione alla necessità di utilizzo delle risorse provenienti dal Recovery Fund da destinare al funzionamento della Giustizia. Un confronto che riteniamo ineludibile: se veramente si vuole avviare e portare alla realizzazione un piano di modernizzazione dei servizi che abbatta i tempi della Giustizia allora è fondamentale rinnovare il patto con i lavoratori, riconoscere la funzione essenziale e il valore sociale del loro servizio”, concludono. (by Giorgio Saccoia)

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Agricoltura: Un tavolo di confronto sulle risorse del Recovery Fund

Posted by fidest press agency su martedì, 3 novembre 2020

Le risorse da destinare all’agricoltura non sono più rimandabili se il Governo intende offrire un sostegno concreto alle aziende del settore primario – dichiara Andrea Michele Tiso, presidente nazionale Confeuro. Da Bruxelles sono arrivate a più riprese rassicurazioni che gli oltre 8 miliardi di euro a prezzi correnti del fondo, destinati alla ripresa economica e sociale delle nostre aree rurali, sarebbero stati messi a disposizione a partire dal 2021 e per tutto il 2022. Non ci sono però stati ulteriori sviluppi in questa direzione.Da mesi auspichiamo un dibattito allargato sull’utilizzo delle risorse europee, perché crediamo sia indispensabile per prendere le giuste decisioni – continua Tiso. Consultare tutti i soggetti e le associazioni attive nel settore significa poter evitare errori e ripensamenti, che andrebbero a ricadere sulle spalle delle aziende agricole già in difficoltà per la crisi. Mai come in questo momento c’è stato bisogno di un processo partecipato, che coinvolga e responsabilizzi le forze migliori dell’agricoltura. Dopo il grande sforzo del settore agroalimentare nella primavera scorsa al servizio del Paese, è ora compito del Governo dimostrare di essere al nostro fianco promuovendo una ripresa sostenibile e una maggiore competitività, anche attraverso l’innovazione tecnologica e la digitalizzazione. Ribadiamo quindi la nostra richiesta alla ministra Bellanova per l’apertura di un tavolo quanto prima possibile.

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Pandemia al confronto con imprese, organizzazione e risorse umane

Posted by fidest press agency su mercoledì, 19 agosto 2020

La pandemia ha messo a nudo una realtà con la quale convivevamo lasciandola galleggiare in una sorta di limbo mentale. Ha toccato un nervo sensibile che ci siamo ingegnati a tenerlo assopito per non farlo emergere in tutta la sua crudezza. Ora l’incantesimo si è spezzato e ci siamo resi conto che non tutti i governanti del mondo hanno mostrato la stessa sensibilità nella tutela della salute pubblica in specie se andava a configgere con gli interessi economici e produttivi delle loro rispettive macchine industriali. L’esempio più eclatante lo abbiamo avuto negli Stati Uniti e in una certa misura nel Regno Unito. Dovremmo meravigliarcene se anche in Italia più di qualcuno ha cercato di mestare nel torbido negando o sottovalutando la pericolosità sociale di questa pandemia? No di certo se pensiamo che il nostro sistema è più orientato ad una visione mercantilistica e in forma più ridotta alla cura delle persone in specie se sono meno abbienti. L’essere umano, diciamocelo pure senza perifrasi, in questo assetto geopolitico mondiale, sta mostrando tutti i suoi limiti, è diventato l’ultimo anello della catena produttiva. Il suo ruolo fondamentale sta sempre più diventando quello che deve adeguarsi per dare risposte per risolvere la potenziale dicotomia tra imprese e organizzazione e l’uomo per privilegiare le prime e non come dovrebbe, il suo contrario.
Se diamo un taglio politico a questa dialettica uomo-imprese-organizzazione dobbiamo avere la consapevolezza che la contesa si proietta nel modo come i partiti, che hanno una guida ideologica, ne interpretano le scelte di campo o nelle peggiori situazioni si asservano ad esse. Significa, in altre parole, che quando noi andiamo ad esprimere il nostro voto nel segreto dell’urna dovremmo renderci conto che la contesa va oltre un partito o il suo leader perché è in gioco qualcosa di più. È la nostra dignità di esseri umani. (Riccardo Alfonso)

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Rilancio agricoltura: Necessario un confronto allargato

Posted by fidest press agency su venerdì, 19 giugno 2020

Comprendere i veri bisogni dell’agricoltura è possibile solo attraverso un confronto che coinvolga tutte le associazioni e i soggetti attivi nel settore – dichiara Andrea Michele Tiso, presidente nazionale Confeuro. In sede di programmazione non possono esistere scorciatoie: la partecipazione allargata è una condizione necessaria per trovare le migliori soluzioni all’impegnativa sfida della ripartenza.Nel presentare gli Stati Generali, il premier Conte ha giustamente promesso di voler coinvolgere tutti. Ci auguriamo che mantenga questo impegno, perché il settore primario è formato da piccoli e grandi operatori che contribuiscono a fare dell’Italia uno dei primi Paesi al mondo per qualità della produzione, ma hanno esigenze e ruoli molto diversi – spiega Tiso.Non accade solo in Italia che piccoli e medi agricoltori fatichino a far sentire la loro voce, a dispetto della loro funzione fondamentale per la tutela del territorio. Il patrimonio di conoscenze da loro accumulato e la loro vocazione all’utilizzo di metodi di produzione più in armonia con i cicli naturali e l’ambiente sono una risorsa irrinunciabile per programmare il futuro dell’agricoltura. Se davvero si intende realizzare una rivoluzione agroecologica, promuovere le nostre produzioni e garantire i diritti dei lavoratori agricoli, tutte le imprese attive nel settore primario devono avere la possibilità di essere rappresentate in una fase così cruciale.

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Disponibilità, professionalità, confronto, ascolto e aiuto

Posted by fidest press agency su sabato, 25 aprile 2020

Ecco le cinque parole chiave del servizio ‘Ido con Voi’, che l’Istituto di Ortofonologia ha sviluppato all’interno di una più ampia cornice progettuale del Ministero dell’Istruzione, in collaborazione con la Società italiana di pediatria. È un servizio gratuito di supporto, rivolto principalmente alle famiglie di minori in condizioni di disagio e/o disabilità, attivo 7 giorni su 7. Il genitore interessato potrà contattarlo tramite email o messaggi telefonici (sms e whatsapp), ma a chiedere aiuto sono stati anche tanti insegnanti ed educatori. Da una settimana il servizio dell’IdO si è arricchito di una importante novità: “Dall’esperienza di oltre un mese di ‘Ido con Voi’ e dal confronto costante tra gli operatori coinvolti- racconta Elena Vanadia, neuropsichiatra infantile dell’IdO- è nata l’idea dello spazio in videoconferenza ‘Esperti e famiglie’, rivolto a gruppi di genitori e operatori per l’infanzia che condividono uno stesso argomento di interesse e necessità”.
In totale sono sei gli spazi messi a disposizione e focalizzati su aree tematiche differenti: la gestione della rabbia e dell’aggressività; la gestione delle emozioni nella fascia d’età 0-6; la difficile esperienza genitoriale in tempo di pandemia; le difficoltà di apprendimento; i disturbi dello spettro autistico; le famiglie adottive; infine, le famiglie di bambini e ragazzi con plusdotazione intellettiva. “Sono spazi di ascolto attivo, di incontro e confronto, e anche di risignificazione- spiega la neuropsichiatra- spazi di aiuto reciproco da parte di esperti che in co-conduzione portano avanti ciascun gruppo per tre incontri”.
Alla luce della tradizione e dell’esperienza dell’IdO con le attività gruppali e con le situazioni di emergenza, “abbiamo voluto attualizzare e innovare la proposta di supporto- chiarisce Vanadia- per rispondere alla situazione contingente che ci obbliga a ripensare l’assistenza e la riabilitazione, investendo sulle risorse umane e relazionali familiari”. L’IdO mette a disposizione degli italiani una equipe multiprofessionale, per garantire un’assistenza globale che avviene a distanza e nel rispetto dei percorsi eventualmente già intrapresi, nonché delle situazioni specifiche.
“Nell’emergenza ci sono azioni che vanno attivate tempestivamente secondo protocolli preesistenti, come ci insegnano i colleghi dei reparti di emergenza-urgenza, rianimazione e le istituzioni come la protezione civile; poi ce ne sono altre che devono essere pensate e pianificate solo in rapporto all’analisi del bisogno specifico. A queste bisogna rispondere con serietà, rigore e dinamicità, sempre nel pieno rispetto dell’individualità e della complessità, che oggi riguarda l’esperienza nuova e per molti aspetti drammatica dei bambini, dei ragazzi e dei loro genitori”.
Vanadia segue il gruppo per la gestione delle emozioni 0-6. “È composto da due coppie di genitori, una mamma, un’insegnante di sostegno, un’educatrice di nido e una pedagogista. È condotto da un neuropsichiatra e una logopedista con particolare esperienza in questa fascia d’età. Il primo incontro è stato chiaramente un primo momento di conoscenza, ma già subito anche di condivisione e confronto. Da prospettive differenti è stato possibile osservare la sfera emozionale dell’infanzia- racconta la neuropsichiatra infantile dell’idO- ed è stato interessante il movimento che si è creato, che ha portato le mamme a sentirsi unite nella difficoltà e, quindi, non sole in un periodo che impone isolamento e solitudine. i genitori si sono confrontati con gli educatori e viceversa- continua Vanadia- per capire ciascuno le difficoltà e le esigenze e le proposte reciproche. Tutti noi siamo stati portati ad arricchire quello spazio personale, peripersonale e sociale dentro cui, se non diamo residenza alle esperienze personali che stiamo vivendo- conclude- sarà difficile svolgere in modo costruttivo il proprio ruolo e rimanere quello stabile punto di riferimento di cui i più piccoli hanno bisogno, ora più che mai”.

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Pa: Cgil Cisl Uil Fp a Dadone, ok confronto ma servono risultati

Posted by fidest press agency su venerdì, 21 febbraio 2020

“Registriamo un’apertura del ministro Dadone all’avvio di un confronto tecnico sul lavoro pubblico. Valuteremo il merito partendo dalle nostre proposte e che riguardano, in estrema sintesi: l’esigenza di adeguate risorse per il rinnovo dei contratti, al netto degli interventi necessari per stabilizzare l’elemento perequativo e per finanziare il nuovo sistema di classificazione; un piano straordinario di assunzioni che vada oltre il turn over; provvedimenti che valorizzino le professionalità e che liberino la contrattazione da ingerenze amministrative”. Ad affermarlo sono i segretari generali di Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl, Serena Sorrentino, Maurizio Petriccioli e Michelangelo Librandi, nell’annunciare di aver inviato all’Aran le piattaforme unitarie Cgil Cisl Uil per il rinnovo dei contratti 19-21 di Funzioni Locali e Sanità Pubblica.Sul fronte delle risorse per il rinnovo dei contratti, come emerso oggi, fanno sapere i segretari generali, “il Mef, rappresentato al tavolo dalla viceministro Castelli e dal sottosegretario Baretta, non ha assunto impegni, non potendo andare oltre il dato dell’interlocuzione che porterà alla stesura del Def. Per queste ragioni la mobilitazione continua e diamo il via, anche alla luce delle piattaforme presentate, ad assemblee in tutti i luoghi di lavoro. Valutiamo infatti con grande attenzione il percorso preannunciato oggi di confronto ma siamo ben consapevoli che questo non è e non può essere la stagione degli auspici, bensì quella dei risultati”, concludono.

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Pensioni: confederazioni a confronto sulla flessibilità in uscita presso il MLPS

Posted by fidest press agency su giovedì, 13 febbraio 2020

Si è svolto presso il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali un Tavolo tecnico di studio sulla riforma del sistema pensionistico e specificatamente sulla “Flessibilità in uscita” con la partecipazione di tutti i sindacati confederali. La Confedir, rappresentata da Stefano Cavallini, membro del direttivo nazionale Anief, ha presentato una memoria dettagliata sul tema che riconosca la peculiarità di ogni professionalità nella pubblica amministrazione.Per l’amministrazione erano presenti il capo di Gabinetto del ministero, dottoressa Valeria Capone, la sua vice, dottoressa Paola Bozzaro e il direttore generale per le politiche previdenziali, dottoressa Concetta Ferrari.
Le proposte presentate dalla Confedir partono dalla richiesta di fissare come requisito generale di vecchiaia l’età di 63 anni con 37 anni di contributi, in media con tutti i Paesi dell’OCDE, rispetto agli attuali 67 anni e 43 anni di contributi della legislazione vigente.Inoltre al fine di aumentare l’assegno pensionistico si è sottolineata la necessità urgente, per tutti i lavoratori, di:
* agevolare il RISCATTO DEGLI ANNI DI FORMAZIONE UNIVERSITARIA, considerando tutta la formazione universitaria, senza restrizione e comprendendo quindi anche gli anni universitari fuori corso, i master, i corsi di perfezionamento, etc. e IL RICONGIUGIMENTO CONTRIBUTIVO.
* riconoscere IL SERVIZIO SVOLTO IN ALTRO RUOLO DELLA PA (passaggi di ruolo) o NEL SISTEMA NAZIONALE DI ISTRUZIONE (paritaria, IeFP, etc.);
* ridefinire LA LISTA DEI LAVORI GRAVOSI, che attualmente annovera i soli docenti dell’infanzia tra gli insegnanti, ed USURANTI tenendo conto delle denunce di bornout registrate nell’ultimo decennio e di stress da lavoro correlato con particolare attenzione al personale del comparto istruzione e sanità, prevedendo finestre come per il personale delle forze dell’ordine, dell’esercito;
Per il personale docente, educativo ed ata della scuola, si è chiesto di ripristinare quota 96 come definita prima dell’approvazione della Riforma Fornero onde anche agevolare il ricambio generazionale e ridurre il GAP tra l’età degli insegnanti e dei discenti, oggigiorno tra i più alti al mondo.
Sempre per il comparto istruzione, in ragione dell’alto tasso di precarietà, si è raccomandata la possibilità per tutti i lavoratori di permanere in servizio fino al 70 anno di età, anche con mansioni diverse dalla didattica frontale e di tutoraggio, al fine di poter versare una maggiore quota di contributi.
Per il personale dirigente, si è richiesta la possibilità a domanda di rimanere fino al compimento del 70 anno di età.
Infine, così come avviene nel settore privato e vista la privatizzazione del rapporto di lavoro nel pubblico impiego, si è richiesto di cessare la trattenuta del 2.5% sul TFR di tutti i dipendenti e dirigenti pubblici.

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Dal Piemonte a Londra a confronto sulle sfide del futuro

Posted by fidest press agency su lunedì, 14 ottobre 2019

Amministratori piemontesi a Londra per “The governance of urban regeneration: a programme for new civic leaders”, la conferenza organizzata da Publica – Scuola ANCI alla University College London. Occasione di incontro e di confronto sulle esperienze di governo locale in materia di rigenerazione urbana, la conferenza ha visto la partecipazione di 40 amministratori provenienti da tutta Italia. All’evento hanno partecipato il vicepresidente di ANCI Piemonte Michele Pianetta, il vicesindaco di Pinerolo Francesca Costarelli, il vicesindaco di Piossasco Federica Sanna e il vicesindaco di Ronco Canavese Lorenzo Giacomino.Soddisfatto il vicepresidente all’Innovazione di ANCI Piemonte, Michele Pianetta: “Abbiamo vissuto un’esperienza formativa di alto livello. Il Piemonte ha potuto toccare con mano gli effetti positivi dell’esperienza di rigenerazione urbana messa in atto dalla città di Londra, da Camden Town a Kings Cross. Iniziative come questa ci fanno riflettere sulle sfide del futuro. Torniamo da Londra con una sensazione molto positiva, più ricchi e al tempo stesso felici di aver potuto presentare anche le piccole esperienze virtuose attuate in Italia e in Piemonte”.Primissima esperienza di formazione per Federica Sanna, vicesindaco di Piossasco: “Un’ottima occasione per conoscersi e scambiarsi idee. Le esperienze londinesi, seppur difficilmente replicabili nei nostri piccoli Comuni, possono offrirci spunti e occasioni di riflessione molto utili e importanti per lo sviluppo dei nostri territori”. Concetto ribadito dal vicesindaco di Pinerolo; Francesca Costarelli: “Torniamo in Italia davvero carichi: anche se in contesti e con dimensioni diverse, le sfide del futuro sono le stesse. Torniamo a casa con uno straordinario bagaglio di idee, di energie e di best practices che ci consentiranno di riflettere in modo attento e consapevole sulle sfide che ci attendono”.L’appuntamento di Londra ha inaugurato un nuovo format didattico – le Conferenze Internazionali – pensato per offrire agli amministratori locali italiani la possibilità di studiare e confrontarsi con altri giovani amministratori europei.
Molte delle politiche cruciali su smart cities, rigenerazione urbana e innovazione sociale hanno preso avvio dalle esperienze di singole municipalità. Da qui l’idea della conferenza, organizzata in collaborazione con il British Council, con l’obiettivo di affrontare i temi della rigenerazione urbana, della governance locale e del coinvolgimento delle comunità partendo dall’esperienza dell’area londinese. Durante la due giorni, i 40 amministratori italiani hanno fatto visita alla nostra Ambasciata, accolti dall’ambasciatore Raffaele Trombetta.

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Due icone del surrealismo per la prima volta a confronto

Posted by fidest press agency su lunedì, 7 ottobre 2019

Bruxelles 11 novembre 2019. La mostra “DalÍ & Magritte” sarà aperta dal martedì al venerdì dalle 10:00 alle 17:00 e nei weekend dalle 11:00 alle 18:00.Parallelamente, BELVUE ospita fino a gennaio 2020 “Dotremont and the surrealist”, una mostra che racconta la storia travagliata e anche poco conosciuta del movimento surrealista a Bruxelles, attraverso le opere, le fotografie, i film di Dotremont e di altri artisti del periodo.
Il Museo Magritte di Bruxelles celebra il suo decimo anniversario con la mostra evento “Dalí & Magritte”, che aprirà al pubblico dall’11 novembre al 9 febbraio 2020.Curata in prima persona da Michel Draguet, direttore generale dei Musei Reali delle Belle Arti del Belgio, l’esposizione sarà allestita presso la sede del Museo delle Belle Arti di Bruxelles adiacente al Museo Magritte, e sarà dedicata all’analisi e all’approfondimento delle similitudini e delle reciproche influenze nelle opere dei due artisti. Rivolta agli appassionati di arte, la mostra è perfetta anche per curiosi e famiglie: oltre a stimolare il pensiero laterale degli adulti, le opere surrealiste hanno infatti il pregio di entusiasmare anche i bambini, con i loro colori e la loro creatività. La rassegna raccoglie più di 80 pezzi tra dipinti, fotografie, sculture, filmati e disegni provenienti da oltre 40 musei, gallerie e collezioni private di tutto il mondo: Italia compresa. Alla realizzazione, hanno infatti partecipato la Collezione Peggy Guggenheim di Venezia, il Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto e il Museo del Territorio Biellese di Biella.Dalí e Magritte si sono incontrati a Parigi nella primavera del 1929, quando l’artista spagnolo irruppe nella Ville Lumière per unirsi al gruppo dei surrealisti di Montparnasse. Magritte si era trasferito in città due anni prima con la moglie Georgette, anch’egli affascinato dalla corrente surrealista parigina, e ci sarebbe rimasto fino al 1930, prima di tornare a Bruxelles. Nell’agosto del 1929 Dalí invitò il pittore belga nella sua casa di Cadaquès insieme ad altri artisti del calibro di Eluard, Mirò e Bunuel, dando vita ad uno dei momenti più importanti della storia del movimento.Nonostante le loro forti personalità li avrebbero inevitabilmente portati ad allontanarsi di lì a poco, Dalí e Magritte hanno condiviso la critica alla razionalità cosciente insita nel movimento surrealista, abbinata alla ricerca delle potenzialità espressive dell’inconscio. Magritte, in particolare, illustra gli oggetti reali decontestualizzandoli, deformandone le dimensioni per creare atmosfere ambigue e inquietanti, come quelle dei sogni, al punto da essere spesso definito “le saboteur tranquille”, per la sua capacità di insinuare dubbi sul reale attraverso la rappresentazione del reale stesso. Dalí trae ispirazione dal suo inconscio, secondo l’approccio “paranoico-critico”, termine da lui stesso coniato per descrivere il suo metodo finalizzato a “rendere tangibilmente creative le mie idee più ossessivamente pericolose”. L’attesissima mostra vede il coinvolgimento, oltre ai Musei Reali delle Belle Arti del Belgio, del celebre Museo Dalí di St. Petersburg (Florida), della Gala-Salvador Dalí Foundation e della Magritte Foundation e rappresenta l’evento di punta per celebrare il X anniversario del Museo Magritte, inaugurato nel 1989. Situato in Place Royale, custodisce la più grande collezione al mondo dedicata all’artista: dipinti, disegni, sculture, oggetti, poster pubblicitari, spartiti musicali, fotografie e filmati, compresa la più ampia raccolta del periodo “vache”. In totale, 234 opere distribuite in uno spazio di 2.500 m² su cinque piani. Aperto 7 giorni su 7, in 10 anni di attività ha ospitato più di tre milioni di visitatori, 65% dei quali provenienti dall’estero, ricevendo 8 riconoscimenti, quasi uno all’anno, tra premi e nomination.I festeggiamenti veri e propri del decennale avranno luogo domenica 24 novembre, giorno in cui si potrà accedere al museo gratuitamente, partecipando a visite guidate e workshop. Sempre nella stessa data, il museo ospiterà performance artistiche di grande suggestione, a cominciare da ECHO, uno spettacolo di son et lumière dedicato all’opera di Magritte. In programma anche conferenze, dibattiti e l’esibizione della Compagnie du Reverbère, un gruppo di attori del Royal Conservatory.

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Ancodis: nuovo confronto aperto sulla Scuola italiana

Posted by fidest press agency su lunedì, 26 agosto 2019

“Leggiamo in queste ore dell’apertura di 6 tavoli tecnici nei quali il PD ed il Movimento 5 Stelle si confronteranno per realizzare una piattaforma programmatica finalizzata a far partire una possibile nuova esperienza di governo. Tra i temi, in particolare, quello della scuola suscita la nostra attenzione e, dunque, riteniamo di intervenire in merito alla tema della governance delle autonome Istituzioni Scolastiche.
Se l’Autonomia scolastica – ai sensi del DPR 275/1999 – resta nella visione comune alle due forze politiche allora non può non essere aperto il tema della VERA autonomia oggi ferita ed indebolita da scelte politiche di questo ventennio che di fatto hanno consentito soltanto una parziale attuazione. Ed, in particolare, ci riferiamo all’Autonomia organizzativa – l’art. 5 – (e finanziario-gestionale) che di fatto non ha messo i Dirigenti Scolastici nelle condizioni di attuare pienamente e coerentemente al PTOF quanto programmato e definito negli OO.CC.. Le scuole oggi sono BLOCCATE in una visione organizzativa e gestionale arcaica e INADATTA a rispondere pienamente ai bisogni ed agli obiettivi dell’autonomia scolastica.
O si prende atto che la qualità dell’Offerta Formativa di una scuola è strettamente dipendente dalla qualità della sua Governance oppure continuiamo a vivere una condizione spesso confliggente se non avversa a quanto si vuol realizzare per il bene dei nostri alunni. ANCODIS condivide l’importanza di investire in istruzione e cultura portando tutti i parametri agli standard europei.
Suscita “ovvio interesse” la volontà di adeguare gli stipendi dei docenti alla media europea: vogliamo però evidenziare alle due principali forze politiche in campo che guardare alla scuola europea significa anche guardare al funzionamento dei sistemi scolastici europei che tanta attenzione pongono alla governance ed all’autonomia, con presidi/dirigenti coadiuvati da figure intermedie (Middle management) che godono di un riconoscimento giuridico in una carriera autonoma o integrata.
Ecco, dunque, la posizione di ANCoDiS: se si guarda alla scuola italiana del prossimo decennio, non si può escludere dagli obiettivi prioritari una innovazione legislativa e contrattuale (in primis culturale!) che porti al riconoscimento dei Collaboratori dei DS in una nuova struttura organizzativa della scuola autonoma, con figure che abbiano specifiche competenze e funzioni riconducibili al middle management anglosassone (per favore smettiamola di parlare di aggravi di spesa perché si tratta di investire nelle professionalità presenti in ciascuna scuola!). Possiamo leggere ed ascoltare anche queste “novità” tra quelle che si vogliono portare avanti nella prossima esperienza di governo e che darebbero il segno di una volontà politica davvero innovativa e moderna?
ANCoDiS è pronta a dare il proprio concreto contributo con proposte che ritiene ragionevoli, moderne e sostenibili.”

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Economisti a confronto: faccia a faccia tra Scacciavillani e Cottarelli

Posted by fidest press agency su giovedì, 1 agosto 2019

Un’occasione offerta dagli Immoderati, sito di informazione politica ed economica, che ha messo di fronte il molisano Fabio Scacciavillani, a capo del Fondo sovrano dell’Oman e il lombardo Carlo Cottarelli, direttore dell’Osservatorio sui conti pubblici italiani.Scacciavillani, nato a Campobasso ma cresciuto a Frosolone (Isernia), dopo la laurea in economia e commercio alla Luiss di Roma e il Ph.D a Chicago, ha lavorato al Fondo monetario internazionale a Washington, alla Banca centrale europea a Francoforte e a Goldman Sachs a Londra, per poi trasferirsi nella Penisola araba (in Qatar alla Gulf organization for industrial consulting, negli Emirati Arabi Uniti come direttore della ricerca macroeconomica e statistica al Centro finanziario internazionale di Dubai e infine a Muscat, in Oman).Cottarelli, nato a Cremona, dopo la laurea in scienze economiche e bancarie a Siena e il master in economia presso la London School of Economics, ha lavorato in Banca d’Italia ed Eni, approdando poi al Fondo monetario internazionale. Nel 2013 è stato nominato dal governo Letta commissario straordinario per la revisione della spesa pubblica e dal 2017 è direttore dell’Osservatorio sui conti pubblici italiani dell’Università Cattolica di Milano.Cosa emerge dall’incontro tra i due economisti? Scacciavillani, nelle vesti di intervistatore, ha posizioni critiche sull’attuale esecutivo, ricordando in particolare le promesse disattese sulla mole di privatizzazioni per 18 miliardi di euro nel 2019. Cottarelli concorda, avvertendo che “vendere alla Cassa depositi e prestiti, che fa parte del settore pubblico, è un’operazione puramente contabile”.L’economista molisano provoca ricordando gli atteggiamento un po’ “guasconi” dell’esecutivo gialloverde sui temi economici. Il direttore dell’Osservatorio sui conti pubblici italiani, pur ammettendo le difficoltà nel fare previsioni sulla prossima manovra autunnale, si spinge a dire che Salvini voglia calcare la mano sul deficit, “ma pure arrivando al 2,9, si recuperano 13-14 miliardi”, ben poca cosa rispetto “ad una cifra tra i 35 e i 40 miliardi, risultato dei 23 miliardi per evitare l’aumento dell’Iva, più due miliardi di spese cosiddette ‘indifferibili’ ed altri 10-15 miliardi per la flat tax”.Cottarelli, pungolato da Scacciavillani, va nel dettaglio: “Pur scalando i miliardi della recente ‘manovrina’ per rimettere a posto i conti del 2019, beneficiando dei tassi d’interesse più bassi e della flebile spending review, restano da trovare una trentina di miliardi, una cifra enorme”. Secondo l’economista, quindi, si farà una flat tax non oltre i cinque miliardi e si spingerà in su il deficit, ma occorrerà valutare le reazioni della Commissione europea e dei mercati.La videointervista, di circa un quarto d’ora, si conclude con una linea saldamente comune tra i due economisti: la riduzione del debito dovrebbe costituire la vera priorità. “E’ l’unica strada per non trovarsi in balia dei mercati finanziari”.

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Confronto tra Fabio Rampelli di Fdi con Michele Gubitosa dei 5stelle

Posted by fidest press agency su domenica, 28 luglio 2019

Nel voto in Parlamento sulla Tav ci starebbe bene uno scherzetto: tutte le opposizioni che abbandonano Lega Nord e 5 Stelle al loro destino, affinché decidano autonomamente se affossarla o proseguirla. Stanno al governo insieme e dovrebbero trovare una quadra senza farsi risolvere i loro problemi all’opposizione.Restiamo tuttavia di stucco a pensare che le infrastrutture per i 5 Stelle siano raccordi, svincoli, tangenziali, spartitraffico… Per noi è fondamentale intercettare i mercati ricchi del nord Europa e del Mediterraneo. Dobbiamo portare la Tav da Lione a Palermo, fare il ponte sullo Stretto, consentire alle nostre eccellenze enogastronomiche, ai prodotti ortofrutticoli di Ragusa di arrivare in Francia in otto ore e in Ucraina in 16.
L’intenzione di Di Maio invece è quella di far approvare dal Parlamento la Tav senza sporcarsi le mani, perché così il governo può andare avanti e ciascuno mantenere le proprie poltrone. Il problema è che i grillini non sanno di cosa parlano: hanno avuto un mezzo ripensamento sulla Tav e un totale pentimento su Ilva e Tap perché non sanno di cosa parlano.Abbiamo votato no alla fiducia ma sì al decreto, ritenendolo un fatto tendenzialmente positivo, anche se migliorabile. Tra le misure importanti che già Fdi aveva presentato nel primo dl, la confisca immediata delle navi Ong che agiscono nell’illegalità e violano le acque territoriali italiane. Resta comunque da sottolineare ancora una volta l’incapacità della comunità internazionale nel contrastare questi fenomeni di disperazione gestiti da trafficanti di uomini e scafisti, gli uomini più ricchi dell’intera Africa. Questi migranti economici non vengono per istruirsi e svolgere un ruolo nella società che li ospita, né per essere soccorsi non essendo profughi e si trovano costretti a entrare nel circuito della criminalità organizzata o in quello del lavoro nero. La solidarietà verso i più deboli è doverosa, ma deve manifestarsi attraverso la cooperazione internazionale, realizzando infrastrutture e consentendo alle nazioni africane di liberarsi dal neocolonialismo di alcuni Stati europei e occidentali, meno evidente di quello ottocentesco ma più insidioso e cinico. L’Africa deve diventare autonoma.
È impensabile che in Italia esista qualcuno che ritiene possibile ospitare le decine di milioni di persone che dall’Africa vorrebbero trasferirsi qui domattina.

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