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Posts Tagged ‘consumi’

Gas: la crisi non è finita! Torna a crescere la bolletta, +22,4% per i consumi di aprile 2023

Posted by fidest press agency su giovedì, 4 Maggio 2023

Come temevamo e ripetiamo da tempo la crisi energetica non è ancora superata. Lo dimostra l’aggiornamento delle tariffe del gas da parte di Arera: per gli utenti sul mercato tutelato la bolletta cresce del +22,4%. In tal modo, la spesa per il gas della famiglia tipo nell’anno scorrevole (compreso tra il 1° maggio 2022 e il 30 aprile 2023) è di circa 1532,49 euro, pari a -3,9% rispetto ai 12 mesi equivalenti dell’anno precedente. Un aumento superiore a quello previsto dalla stessa Arera nelle analisi pubblicate nelle scorse settimane. “L’aumento complessivo per l’utente tipo, per i consumi del mese di aprile rispetto al mese precedente, – si legge nella nota dell’Autorità – è quindi determinato da un leggero calo della spesa per la materia gas naturale, – 3,1%, da un calo della tariffa legata alla spesa per il trasporto e la misura, – 4,0%, controbilanciato dall’aumento degli oneri generali per la parte legata all’UG2, +29,5%. Si determina così il +22,4% finale per la famiglia tipo.” Il Decreto bollette 34/2023 ha, infatti, previsto la riduzione dell’Iva al 5% sul gas, azzerando gli oneri generali di sistema per il II trimestre e allentando, invece, le riduzioni relative alle aliquote della componente tariffaria UG2. Non osiamo immaginare cosa accadrà non appena dovessero decadere anche per il gas gli effetti della sterilizzazione degli oneri di sistema! Non a caso, da mesi, ecco perché continuiamo a ripetere che è prematuro tirare un sospiro di sollievo e, soprattutto, smantellare le tutele a vantaggio dei consumatori disposte in occasione della crisi energetica, che anzi andrebbero ripristinate anche nel settore elettrico, dove è stata eliminata la sterilizzazione degli oneri di sistema. Rimane estremamente difficile anche la situazione per gli utenti che sono passati al mercato libero: in questo caso l’andamento dei prezzi è piuttosto disomogeneo, soprattutto per coloro che hanno contratti a prezzo fisso. Sempre più spesso agli sportelli di Federconsumatori si presentano utenti che lamentano forti rincari e bollette esorbitanti (con costi del gas di oltre 3 euro al mc). Questi dati sono un grave campanello di allarme che dovrebbe spingere il Governo, il Parlamento (e la stessa Arera) a valutare con molta attenzione la prevista conclusione del mercato tutelato con l’inizio del nuovo anno: sarebbe opportuno valutare già da ora una proroga almeno per tutto il 2024. In tal senso chiediamo sin d’ora di avviare un confronto costruttivo con le Associazioni die consumatori che miri ad assicurare un assetto stabile al sistema regolatorio del mercato, che metta in primo piano le tutele per i consumatori. Al contempo, restiamo in attesa della convocazione di un tavolo tecnico, non più rinviabile, per affrontare la riforma generale della tassazione su energia e gas.

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GAM: La ripresa dei consumi in Cina nel 2023

Posted by fidest press agency su giovedì, 16 febbraio 2023

A cura di Jian Shi Cortesi, Investment Director, Azioni growth Asia/Cina e Swetha Ramachandran, Investment Director, Luxury Equities di GAM. Indubbiamente la rimozione delle restrizioni per il Covid in Cina non sarà un processo senza intoppi, comunque la riapertura ha già avuto effetti molto positivi sull’economia interna, ora che la domanda inespressa inizia a manifestarsi con la Festa di primavera. Anche chi sceglie di non spostarsi durante le vacanze probabilmente quest’anno spenderà di più rispetto agli anni precedenti per beni e servizi locali, ora che negozi, ristoranti e intrattenimenti potranno operare senza limitazioni. Negli Stati Uniti e in Europa, per esempio, la riapertura è stata contrassegnata dal graduale passaggio della spesa dai beni ai servizi (divertimenti, ristoranti), attività che non si potevano svolgere durante il lockdown. Come a Occidente, nel brevissimo termine registreremo probabilmente il passaggio dagli acquisti online al ritorno nei negozi, poiché i consumatori riscoprono il piacere di fare acquisti e di divertirsi fuori casa. Da un recente sondaggio è emerso che le tre attività che i consumatori cinesi vogliono fare dopo il Covid sono in particolare: viaggiare, cenare fuori e tenersi in esercizio all’aperto.È utile ricordare che il fenomeno dell’impennata della spesa in reazione al lockdown è partito in Cina nel 2020. Anche la politica sembra incentivare la ripresa dei consumi. Secondo le Linee guida strategiche sull’espansione della domanda interna 2022-2035 del Consiglio di stato cinese, il governo continuerà a promuovere i consumi tradizionali, come l’auto e la casa, ma anche i servizi come il turismo, lo sport, l’assistenza all’infanzia e agli anziani. Le recenti dichiarazioni sulla “prosperità condivisa” continuano a sottolineare la natura espansiva della politica per tutti, più che la redistribuzione del reddito, per cui il fine ultimo è quello di raddoppiare le dimensioni della classe media cinese a 800 milioni entro la fine del decennio.A nostro giudizio, beneficeranno della riapertura le attività offline rispetto a quelle online, considerando la domanda inespressa di cenare fuori casa e fare acquisti in negozio. Tra i potenziali beneficiari ci saranno le aziende cinesi esposte alla spesa per beni voluttuari, anche grazie ai risparmi elevati delle famiglie, per esempio alberghi, linee aeree, cinema, ristoranti, abbigliamento sportivo e cosmetici. Le dinamiche dei consumi in Cina continuano a essere interessanti per gli investitori globali. Come investitori attivi, noi monitoriamo costantemente gli sviluppi del mercato e le implicazioni di investimento. Dopo tutto, lo dice Alice stessa in Alice nel paese delle meraviglie: “Potrei raccontarvi le mie avventure… cominciando da stamattina, ma è inutile riandare a ieri perché allora ero un’altra persona”. (abstract by http://www.verinieassociati.com/)

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FLASH BCE: Lagarde dura sul sentiero di rialzo tassi mentre negli Usa rallentano i consumi

Posted by fidest press agency su giovedì, 15 dicembre 2022

A cura di Antonio Cesarano, Chief Global Strategist, Intermonte. L’atteggiamento molto duro della Lagarde può essere sintetizzato da questa sua frase: “We have more ground to cover, we have to go longer, and we are in this long game.” Le parole della Lagarde sono arrivate contestualmente a dati sulle vendite al dettaglio Us di novembre che hanno segnalato un marcato rallentamento con quasi tutte le voci di spesa in calo. La reazione dei mercati è stata evidente: terminal rate portato in area 3,25% e riduzione marcata del differenziale tasso (al minimo dal 2020 sul comparto 10y) che ha contribuito al rafforzamento dell’euro. La partenza del QT a marzo con un importo superiore al minimo ipotizzato dal consenso (15 vs 10 Mld€) ha contribuito a riportare lo spread sopra i 200pb.In prospettiva: la BCE oggi ha dato l’impressione di voler sganciarsi dalla Fed che di fatto ha marcato stretto negli ultimi mesi, la BCE potrebbe implementare manovre restrittive anche dopo lo stop della Fed, ossia presumibilmente dopo febbraio, di fronte ad un’inflazione euro molto più difficile da domare a causa della componente energetica. Tale atteggiamento potrebbe portare a fasi di maggiore turbolenza in area euro tra primo e secondo trimestre rispetto agli Usa, in vista di un potenziale impatto al rialzo sulle commodity che potrebbe arrivare dalle: riaperture cinesi con il nuovo anno lunare ritorno degli acquisti di gas naturale da parte della Ue. Ovviamente il tutto salvo notizie più favorevoli sul fronte forniture di gas russo in termini di quantità e prezzo Successivamente bond ed equity potrebbero registrare un progressivo miglioramento con l’avvicinarsi della recessione Usa nella seconda parte del 2023, che potrebbe portare ad un rallentamento delle politiche restrittive prima da parte della Fed e solo successivamente da parte della BCE. Lo staff della BCE ha aggiornato anche le previsioni per i prossimi tre anni, con la prima volta della comparsa di stime per il 2025 Per la prima volta le previsioni coprono il 2025 con il tasso di inflazione atteso al 2,3%, ossia ancora sopra il target Nel comunicato si fa riferimento al fatto che una possibile recessione potrebbe essere breve e poco profonda. La Lagarde ha sottolineato che le pressioni al rialzo sui salari si stanno intensificando in presenza di un mercato del lavoro forte Sul tema inflazione la Lagarde ha preannunciato un calo a dicembre seguito però da un’accelerazione a gennaio/febbraio, a causa del fatto che ad inizio anno si amplifica la trasmissione a valle del caro energia.

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Addobbi natalizi. Pericoli e costi dei consumi

Posted by fidest press agency su giovedì, 8 dicembre 2022

Diverse famiglie cominciano a preparare gli addobbi luminosi per le prossime festività. I costi di questi addobbi sono secondo i gusti, molto contenuti ché quasi tutti sono “made in China” (almeno per ora…).Occorre fare attenzione per due motivi: costi dei consumi e pericoli. Le catene luminose possono essere pericolose se non hanno il marchio CE (Conformità Europea, da non confondere con China Export… che, se non è evidente, non ci sono alternative ad acquisti presso commercianti di fiducia); marchio apposto dal produttore o dall’importatore… il che non garantisce la sicurezza. Le luci sono pericolose per rischio scosse: c’è il cavo della terra e l’impianto domestico è come dovrebbe essere? Soprattutto per bambini e animali domestici (il gatto che si arrampica sull’albero di Natale è un classico). Possono provocare incendi per surriscaldamento, favoriti dalla infiammabilità degli abeti resinosi e dal fatto che spesso sono lasciate accese anche di notte o durante la lontananza da casa, cioè in condizioni di assenza di controlli. Per essere più sicuri occorre che le catene luminose oltre al marchio CE abbiano la certificazione dell’Istituto italiano del marchio (IMQ), che le sottopone ad una serie di controlli di sicurezza (autoestinzione, diametro del filo, ecc.). Fonte http://www.aduc.it

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Agricoltura: Filiera corta e consumi

Posted by fidest press agency su lunedì, 17 ottobre 2022

La crisi spinge gli italiani a risparmiare anche sul cibo per far fronte all’inflazione crescente e al conseguente crollo del potere di acquisto – dichiara Andrea Michele Tiso, presidente nazionale Confeuro. Il dato deve mettere in guardia, ma si presta a più letture: tra le strategie adottate dai consumatori prevale infatti la scelta di prodotti locali e a km zero. Una tendenza che può rappresentare un’opportunità per i nostri agricoltori, in una fase storica in cui i mercati vivono limitazioni mai viste prima e la globalizzazione sembra segnare il passo. Il calo della spesa alimentare si traduce in una diminuzione della domanda, che non può certamente essere positiva per la filiera – continua Tiso. Secondo le ultime stime, nella seconda metà del 2022 la perdita complessiva di potere d’acquisto per gli italiani ammonterà a 12,1 miliardi, circa 470 euro in meno a famiglia in soli sei mesi. L’alto tasso di inflazione, senza precedenti nell’era della moneta unica, può tuttavia portare alla riscoperta dei cibi locali e di stagione, favorendo la filiera corta.Quasi quattro consumatori su dieci (37%) dichiarano di voler acquistare alimenti a km zero per ridurre i consumi energetici e sostenere la nostra economia. L’augurio è che gli italiani possano presto uscire dalla morsa della crisi economica e, al tempo stesso, mantenere alcune delle abitudini di consumo adottate in questi mesi difficili premiando le nostre produzioni.

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Crisi energia, le misure per contenere costi e consumi

Posted by fidest press agency su giovedì, 15 settembre 2022

L’obiettivo, nel medio termine, è di contenere i consumi di gas a livello Paese e alcune delle misure con cui attuarlo sono riportate in un Piano nazionale che confluirà in un Decreto ministeriale entro la fine di settembre. Misure, queste, che ricadono sulle attività residenziali e commerciali ma che avranno, al contempo, l’effetto di contenere i costi delle bollette. Anche perché le preoccupazioni per imprese e lavoratori non mancano. Crisi energetica, il Piano per ridurre i consumi di gas tocca le farmacie. È stato pubblicato dal ministero per la Transizione ecologica il Piano nazionale di contenimento dei consumi nazionali di gas che dovrà essere recepito in un decreto ministeriale operativo entro fine settembre, così da “ridurre i rischi connessi a una potenziale interruzione totale dei flussi dalla Russia durante il prossimo inverno nonché rispondere alle richieste europee in termini di riduzione dei consumi per il periodo 2022-2023”.Unica eccezione indicata dal documento sono le utenze sensibili tra cui ospedali, case di ricovero, e così via, per quanto riguarda le parti adibite all’ospitalità di pazienti e anziani. SaraÌ possibile comunque attuare, oltre a controlli a campione su edifici pubblici, grandi locali commerciali, punti a maggiore consumo, una responsabilizzazione dei conduttori degli impianti di riscaldamento centralizzato, monitorando a livello di reti di distribuzione gas cittadine la risposta degli utenti. (fonte: farmacista33)

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Ue verso taglio obbligatorio consumi elettricità

Posted by fidest press agency su mercoledì, 14 settembre 2022

Secondo l’Ansa, la Commissione europea proporrà un obiettivo obbligatorio di riduzione dei consumi di elettricità durante le ore di picco. “Una misura che non serve alle famiglie per risparmiare sulle bollette, ma solo per evitare i picchi di consumo che fanno alzare il prezzo marginale dell’elettricità!” afferma Marco Vignola, responsabile del settore energia dell’Unione Nazionale Consumatori. “Le famiglie dovranno diluire nel tempo l’accensione degli elettrodomestici più energivori nelle ore di punta, ma rinviare non vuol dire risparmiare kwh” prosegue Vignola.”Per questo, al provvedimento annunciato andrebbe aggiunto il disaccoppiamento tra prezzo dell’elettricità e quello del gas. E’ assurdo che la luce prodotta con il fotovoltaico sia pagata come quella prodotta dalle centrali turbogas: Inoltre, è di tutta evidenza che se viene ridotta d’imperio la potenza massima disponibile, anche le bollette delle famiglie vanno ridotte, quantomeno ricalcolando la nuova quota potenza” conclude Vignola.

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Abbattere i consumi d’energia grazie al biologico

Posted by fidest press agency su martedì, 13 settembre 2022

La crisi energetica in corso richiede un ripensamento del sistema di produzione agricolo per renderlo più efficiente e sostenibile – dichiara Andrea Michele Tiso, presidente nazionale Confeuro. Mentre cresce la preoccupazione per la sopravvivenza delle aziende, costrette a farsi carico di costi sempre maggiori, puntare sul biologico significa ottenere più indipendenza energetica e ottimizzare le risorse disponibili nel rispetto dell’ambiente.L’agricoltura biologica permette di abbattere di un terzo i consumi rispetto a quella convenzionale – continua Tiso. Un risultato ottenibile grazie a tecniche di coltivazione meno intensive, alle filiere corte e al chilometro zero. Un altro fattore che gioca a favore della sostenibilità è il riciclo degli scarti di produzione come foglie, gusci e paglia, che vengono trasformati in nuovo combustibile.Nel piano per contrastare l’aumento dei prezzi di gas ed elettricità non può quindi mancare un forte investimento sulla riconversione agroecologica del primo settore. Muoversi in questa direzione può fare la differenza in termini di indipendenza energetica e inaugurare un’era di vera sostenibilità. La crisi politica ed economica ci ha portati di fronte a un bivio, costringendoci a prendere decisioni determinanti per il nostro futuro in tempi molto brevi. È il momento di mostrare coraggio e di imprimere la svolta troppo a lungo rimandata.

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Italia Paese povero con consumi costosi e lavoro ingabbiato

Posted by fidest press agency su giovedì, 14 luglio 2022

Un paese con l’inflazione all’8% dove si deve litigare con taxisti e balneari per liberalizzare trasporti e far pagare il giusto a chi di dovere… questa è la fotografia del rapporto annuale Istat. Non siamo nel baratro perché abbiamo scelto l’Unione europea che, per esempio sulla questione energetica, ci sta consentendo di non navigare a vista. Un Paese povero che ha bisogno del reddito di cittadinanza per, presumibilmente, le situazioni più disperate. Un Paese che non ha giovani che vogliano lavorare con stipendi da fame stagionali che vengono loro proposti dagli operatori turistici e che, con meno giovani in assoluto, si ostina con norme restrittive che impediscono l’arrivo di migranti desiderosi di lavorare ed integrarsi. Un Paese dove il ritardo sulle liberalizzazioni si fa sentire in modo pesante soprattutto sul mondo del lavoro, coi sindacati che continuano a proporre ulteriori ingabbiamenti salariali e di inquadramento che scoraggiano mobilità e imprenditoria. Un Paese povero che al governo ha di tutto e di più: da chi vuole monopoli e domini di corporazione ovunque a chi timidamente “dice” di essere liberista senza mai fare nulla per metterlo in pratica. Il punto centrale, a nostro avviso, è capire se vogliamo essere un Paese libero in economia e nei diritti o rinnovare sistemi assistenziali già giunti allo stremo e su cui, invece, lavoratori, cittadini, corporazioni di ogni tipo continuano a fare affidamento. Vincenzo Donvito Maxia http://www.aduc.it

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Consumi: Cia, fiducia ai minimi

Posted by fidest press agency su lunedì, 28 marzo 2022

Bisogna fermare l’effetto domino che dalla pandemia alla guerra in Ucraina sta scombinando pesantemente mercati e consumi, portando i prezzi delle materie prime, oggi già a +200%, e dei prodotti agroalimentari sugli scaffali, ampiamente oltre la sostenibilità. L’economia di famiglie e imprese va rispettata e tutelata, lavorando sul serio contro le speculazioni. Così Cia-Agricoltori Italiani a commento delle stime Istat sulla fiducia dei consumatori (indice da 112,4 a 100,8) e delle aziende (da 107,9 a 105,4) scesa, a marzo, al valore più basso da gennaio 2021.Per Cia, dunque, serve stringere i tempi per dare vere garanzie agli agricoltori, in primis, che stanno pagando concimi, mangimi ed energia il triplo e il doppio del prezzo, ma anche ai cittadini sui quali si ripercuote l’inflazione per il cibo, salita in media del 4,6%. Gli aumenti su benzina e gasolio, e quindi sui costi di produzione, si stanno ripercuotendo a cascata dal produttore al consumatore, passando per imballaggi e logistica. E così pesano sul carrello gli aumenti di olio di semi (+19%), verdura (+17%), pasta (+12%) frutta (+7%) e carne (+6%).Occorre governare i prezzi nel loro insieme, ribadisce Cia. Frenare le speculazioni, porterà vantaggi a tutti e darà respiro agli investimenti che, oggi, per i produttori di mais, per esempio, rappresentano molto più che un rischio d’impresa. Mai come ora, conclude Cia, è evidente l’urgenza di quel Patto di sistema per un’equa ripartizione del valore e necessario a ostacolare le pratiche sleali.

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Robeco: Trend dei consumi 2022 – la subscription economy e il Metaverso

Posted by fidest press agency su lunedì, 7 marzo 2022

A cura di Jack Neele, Portfolio Manager della strategia Robeco Global Consumer Trends EquitiesI cambiamenti socioeconomici in corso potrebbero aver subito un rallentamento con la graduale riapertura delle economie, ma nel complesso rimangono intatti perché le nuove abitudini persistono al di là della ripresa a singhiozzo. Per il 2022 ci aspettiamo che queste tendenze proseguano a un ritmo sostenuto, anche a fronte della continua ripresa delle economie dallo shock iniziale dovuto al Covid-19 e della graduale normalizzazione della situazione. In questo inizio d’anno, identifichiamo due promettenti aree di interesse per gli investitori: la subscription economy e il Metaverso.Per subscription economy si intendono tutti i prodotti e i servizi che si può pensare di rendere disponibili attraverso un piano di abbonamento, contrapposto al tradizionale acquisto casuale. Per gli investitori, le imprese con offerte in abbonamento presentano tipicamente una minore incertezza in termini di ricavi e generazione di profitti a lungo termine, rispetto ai modelli di business più tradizionali. Inoltre, queste aziende tendono a generare un flusso costante di dati che possono essere utilizzati per migliorare il servizio, aumentare la soddisfazione della clientela e identificare opportunità di business complementari. Ciò conduce generalmente a una crescita relativamente stabile nel tempo.Secondo Zuora, una piattaforma di gestione di abbonamenti, le imprese del settore sono cresciute quasi sei volte più velocemente delle società dell’S&P Index 500 nel periodo 2012-2020, grazie alla sempre maggiore domanda di servizi in abbonamento espressa dai consumatori. La pandemia di Covid-19 ha accentuato ulteriormente questo divario. Molte imprese con offerte in abbonamento hanno evidenziato una decisa accelerazione della crescita, perché aiutano i consumatori a trasformare i costi fissi in costi variabili e le imprese a focalizzarsi sulle loro operazioni core, esternalizzando il resto. Nel 2020 i ricavi delle imprese con offerte in abbonamento monitorate da Zuora sono cresciuti dell’11,6%, mentre quelli delle società dell’S&P 500 Index sono diminuiti dell’1,6%. Certo, i lockdown e le altre misure restrittive prese nel primo trimestre sono parse inizialmente rallentare la crescita dei ricavi da abbonamenti. Tuttavia, a seguito della reintroduzione dei lockdown nell’ultimo trimestre, la crescita dei ricavi da abbonamenti ha accelerato, suggerendo che queste aziende sono riuscite ad adattare rapidamente la loro offerta.Ci aspettiamo che questo trend continui nei prossimi decenni, sospinto essenzialmente dalla progressiva digitalizzazione dell’economia. Secondo le recenti stime di UBS Wealth Management e Bernstein, l’economia degli abbonamenti digitali costituisce attualmente un mercato da 650 miliardi di dollari ed è destinata a più che raddoppiare le sue dimensioni entro il 2025, portandosi a 1.500 miliardi di dollari. Questo equivale a un impressionante tasso di crescita medio composto del 18%. Le nuove tecnologie permettono ora alle imprese di quasi tutti i settori economici di offrire servizi in abbonamento ai loro clienti. Sul fronte aziendale, la rapida diminuzione dei costi di archiviazione dei dati e l’aumento della potenza di calcolo permettono oggi alle imprese di offrire ai consumatori accesso ai loro servizi a un costo molto basso. Al contempo, l’ubiquità dei servizi online consente ai consumatori di essere sempre in contatto con contenuti, servizi e anche con altri abbonati.Un altro importante fattore d’impulso nei prossimi anni sarà l’inevitabile passaggio generazionale, dato che i millennial e i membri della Generazione Z sono tendenzialmente più inclini ad acquistare piani di abbonamento e di utilizzo rispetto alle coorti più anziane. Le indagini sui consumatori suggeriscono che, per le generazioni più giovani, la promessa di avere sempre l’ultimo prodotto, il venir meno della necessità di manutenzione e le preoccupazioni ambientali giocano spesso un ruolo più importante nelle decisioni di acquisto rispetto alle tradizionali considerazioni sulla proprietà.Il Metaverso è diventato una parola d’ordine popolare nel 2021, dato che i protagonisti del mondo tecnologico hanno annunciato passi importanti in quest’area. Due pietre miliari fondamentali sono state la quotazione in borsa della piattaforma di gioco Roblox e la ridenominazione di Facebook in Meta Platforms. Tuttavia, al di là dell’attuale clamore su questo concetto, pensiamo che il Metaverso rifletta una serie di trend strutturali in atto all’intersezione dell’Internet of Things, dei social media e del mobile computing.Per molti aspetti, il Metaverso può essere visto come il prossimo passo di Internet, una realtà in cui una maggiore connettività favorirà l’ulteriore integrazione delle vite digitali e fisiche. Non è dunque qualcosa di predefinito, ma un concetto in continuo cambiamento. Certo, il Metaverso è ancora in una fase iniziale di sviluppo e richiede quindi un approccio prudente da parte degli investitori. Tuttavia, ci aspettiamo che gli investimenti in quest’area aumentino notevolmente nei prossimi anni, dato che le aziende dovranno far fronte a crescenti esigenze in ambito informatico – inclusi hardware e software – e sviluppare capacità di testing e apprendimento sui potenziali casi d’uso per i clienti sia societari che al dettaglio. I consumatori di tutto il mondo mostrano interesse per i servizi con caratteristiche legate al Metaverso. Le piattaforme di social media vantano già miliardi di utenti in tutto il pianeta, che alla fine potrebbero essere attratti dal Metaverso. Piattaforme popolari come Facebook, YouTube e WhatsApp, ad esempio, contano miliardi di utenti in tutto il mondo. Inoltre, molti di questi utenti trascorrono già una parte significativa della loro giornata sui media digitali, principalmente attraverso i loro dispositivi mobili.Secondo recenti stime degli analisti di Bernstein, anche se i tempi e la portata degli sviluppi legati al Metaverso rimangono incerti, i ricavi annui complessivi dei mercati più rilevanti si attesterebbero già a oltre 2.000 miliardi di dollari. Tra le aree più evidentemente destinate a beneficiare dello sviluppo del Metaverso nei prossimi anni figurano, ad esempio, gli annunci digitali, i semiconduttori, i telefoni cellulari e il software per le infrastrutture. L’impatto, tuttavia, sarà probabilmente di portata molto più ampia, in quanto molti altri segmenti dell’economia, forse meno scontati, sono destinati a trarre vantaggio dall’avvento del Metaverso nei prossimi anni. Tra questi troviamo l’e-commerce, i media, i pagamenti digitali e persino l’istruzione, per citarne solo alcuni. In una recente nota ai clienti, gli analisti di Goldman Sachs hanno stimato che l’opportunità di mercato offerta dal Metaverso potrebbe raggiungere una cifra compresa tra i 2.600 e i 12.500 miliardi di dollari.Anche se i tempi sono ancora immaturi e una certa prudenza è tuttora giustificata, gli investitori non dovrebbero trascurare le promettenti prospettive del Metaverso. Bisogna ammettere che il numero di aziende investibili direttamente coinvolte è ancora relativamente ridotto. Siamo quindi fautori di un cosiddetto approccio “pale e picconi”, che consiste nell’investire in chiave selettiva nelle imprese che rendono possibili questi sviluppi. Tra queste troviamo una vasta gamma di aziende, dalle piattaforme di social media ai produttori di chip.

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I consumi privati guidano la crescita del Giappone

Posted by fidest press agency su lunedì, 28 febbraio 2022

A cura di Jun Yamamoto, Portfolio Manager di PIMCO. Prevediamo che il PIL del Giappone tornerà ai livelli pre-pandemia entro la fine del 2022, con una crescita guidata principalmente dai consumi privati. Il tasso di vaccinazione è aumentato nel terzo trimestre del 2021 e ora i livelli di vaccinazione sono pari o superiori alla media delle nazioni sviluppate. Riteniamo che questo miglioramento della situazione dei vaccini contribuirà al consumo interno nel 2022, a condizione che i ricoveri per COVID siano limitati e che le restrizioni governative rimangano moderate. L’ampio pacchetto fiscale annunciato a novembre 2021 include sussidi in contanti ai privati, aiuti alle piccole e medie imprese (PMI) e un aumento dei salari per gli operatori per l’assistenza all’infanzia e gli infermieri, il che dovrebbe inoltre contribuire positivamente ai consumi. Per quanto riguarda i fattori esterni, i problemi relativi alla supply chain hanno pesato sulle esportazioni nette del Giappone nel 2021, ma ci aspettiamo un rimbalzo nella seconda metà del 2022. Vediamo anche un potenziale rialzo con un aumento del turismo in entrata. L’inflazione nel 2021 è stata contenuta, principalmente a causa del rebasing del paniere CPI del Giappone insieme alle politiche governative per ridurre le tariffe delle compagnie telefoniche. Guardando al futuro, il Giappone potrebbe affrontare una certa pressione inflazionistica dovuta all’indebolimento dello yen e all’aumento dei prezzi delle materie prime, che potrebbero spingere l’IPC oltre l’1% entro la metà del 2022; tuttavia, dato il nostro scenario di base che prevede una crescita salariale limitata, è improbabile che la sola inflazione spinta dai costi sia sostenibile. Inoltre, non ci aspettiamo che l’inflazione porti a una significativa azione di politica monetaria in Giappone nel 2022.

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Come l’economia circolare può cambiare produzione e consumo

Posted by fidest press agency su lunedì, 31 gennaio 2022

“Delivering on Circularity”, il nuovo White Paper di DHL Global Forwarding, analizza le sfide da affrontare per approdare a un futuro più sostenibile e mostra come un approccio all’Economia Circolare può aiutare le aziende e le realtà industriali ad assumere comportamenti di produzione e consumo in linea con gli obiettivi posti dal Cop26. Dallo studio è emerso che i settori del Fashion e del Consumer Electronics sono quelli che emettono, insieme, più del 6% di gas serra (GHG) a livello globale, dovendo sfruttare molte risorse non rinnovabili come terre rare e metalli. Per estrarre le materie prime, queste industrie sono responsabili di uno sfruttamento massivo della superficie terrestre (l’equivalente dell’area della Germania e della Svizzera), di un consistente consumo di acqua (equivalente al 40% del consumo idrico annuale dei cittadini americani) e produzione di rifiuti (pari a circa il 50% dei rifiuti annuali degli europei). Durante tutto il ciclo vitale, i prodotti del fashion e del Consumer Electronics producono l’80% di emissioni: per questo estendere il più possibile la vita del prodotto è fondamentale. Ad esempio, prodotti rigenerati riducono le emissioni del 60-75% rispetto a quelli nuovi prodotti da materie vergini. Lungo la catena di valore del prodotto, DHL ha individuato tre catalizzatori di base e dieci aree di lavoro che possono condurre ad una transizione di successo da supply chain a supply loop: dai materiali innovativi e il design alla produzione on-demand, dai resi dei prodotti smart, gli imballaggi riutilizzabili e i nuovi modelli di utilizzo, fino alla raccolta e al riciclaggio dei beni.

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Mercato elettrico: elettrificazione dei consumi e diffusione delle rinnovabili

Posted by fidest press agency su lunedì, 29 novembre 2021

La diffusione delle energie rinnovabili, la riduzione del parco di generazione termoelettrica e l’elettrificazione dei consumi sono i tre fattori principali che hanno caratterizzato negli ultimi anni l’evoluzione del sistema elettrico in Italia, promuovendone la progressiva decarbonizzazione. Tuttavia, l’elettrificazione dei consumi (utilizzo del vettore elettrico invece di altri vettori energetici) e le installazioni di impianti a fonte rinnovabile crescono con tassi insufficienti per il raggiungimento degli obiettivi nazionali al 2030, benché gli scenari evolutivi e le politiche energetiche disegnino una prospettiva in ascesa, a partire dall’immatricolazione di 100.000 auto elettriche nei primi nove mesi del 2021, tanto da raddoppiare il parco circolante rispetto alla fine del 2020. A dirlo è l’Electricity Market Report dell’Energy&Strategy Group della School of Management del Politecnico di Milano. Le cifre insomma non sono esaltanti, tuttavia si respira un clima di fiducia. Il sistema elettrico infatti sta attraversando una repentina evoluzione in seguito all’effetto delle politiche di decarbonizzazione, tuttavia il raggiungimento della neutralità climatica al 2050 (e la riduzione delle emissioni di gas serra per il 2030 del 55% rispetto ai livelli del 1990, come delineato nel pacchetto Fit for 55) richiede un’importante accelerazione rispetto ai tassi registrati negli ultimi anni: al 2030 le fonti rinnovabili dovrebbero coprire il 40% del mix energetico europeo, l’efficienza energetica sul consumo di energia finale dovrebbe salire al 36% (e al 39% quella sul consumo di energia primaria), ogni anno andrebbe riqualificato almeno il 3% della superficie complessiva degli edifici pubblici e le emissioni delle nuove auto andrebbero ridotte del 55% rispetto ai livelli del 2021, per poi diventare il 100% entro il 2035, quando sarà vietata la vendita di nuove auto termiche. A febbraio 2021 sono state approvate le proposte di modifica al Regolamento sulle modalità per la creazione, qualificazione e gestione di UVAM sul Mercato dei servizi di dispacciamento, tra cui l’introduzione del test di affidabilità, che ha incontrato il favore degli operatori perché in grado di far emergere le risorse dotate di flessibilità reale a discapito di quelle che sarebbero in difficoltà nell’assolvere correttamente gli ordini di dispacciamento ricevuti. Inoltre, con l’approvazione della nuova Procedura per l’approvvigionamento a termine, dal 1° maggio 2021 le aste si svolgono secondo nuove regole. I risultati delle aste mostrano che, anche con il nuovo regolamento, vi è una saturazione quasi totale dei contingenti nelle due Aree di assegnazione, peraltro con primi medi assegnati notevolmente inferiori alle basi d’asta. A inizio agosto 2021 vi erano 272 UVAM abilitate (173 con contrattualizzazione a termine), il 10,6% in più rispetto alle 246 di luglio 2020. Il 61% delle UVAM è composto da un unico POD, in linea con lo scorso anno, il 18% da 2 POD (50 in tutto), ma si assiste alle prime abilitazioni di UVAM con un ampio numero di POD aggregati: 4 ne hanno tra 10 e 100, e 3 più di 100 (riferite in particolare a impianti di storage elettrochimico, 765 in totale, abbinati a impianti fotovoltaici in ambito domestico). Complessivamente, il numero di POD coinvolti è di 1274, quasi il triplo rispetto a luglio 2020.Nel 2020 è stata avviata in Italia la fase pilota di recepimento della Renewable Energy Directive 2018/2001 (RED II), introducendo per la prima volta nella legislazione italiana le definizioni di «Autoconsumatori di energia rinnovabile che agiscono collettivamente» e di «Comunità di Energia Rinnovabile» (REC). Nel Rapporto si analizza un campione di casi reali di comunità energetiche e gruppi di autoconsumatori collettivi nati in Italia nel corso degli ultimi mesi.Nel complesso sono state valutate 33 iniziative – 21 comunità energetiche rinnovabili e 12 gruppi di autoconsumo collettivo – caratterizzate da una potenza media degli impianti di produzione di circa 32 kW per autoconsumo collettivo e di circa 48 kW per comunità energetiche rinnovabili. Sono emersi tre cluster principali che si stanno sviluppando nel mercato delle comunità energetiche: il Cluster 1 (“Enti pubblici e terzo settore”) è il più diffuso e si basa sulla relazione diretta tra cittadini ed ente pubblico locale, che funge da catalizzatore dell’iniziativa, e sulla possibilità di beneficiare di finanziamenti a fondo perduto o agevolati. Queste iniziative nascono per mitigare la povertà energetica e generare valore economico sul territorio, e sono anche un possibile strumento di riqualificazione di edilizia popolare. Gli impianti vengono posizionati su edifici pubblici e connessi fisicamente alle utenze dell’ente. Le risultanze economiche che emergono dai business case analizzati sono interessanti, soprattutto per i player energy, perché non si esauriscono con l’investimento in nuovi impianti di generazione rinnovabili diffusi e con la rinnovata spinta sul mercato residenziale, fermo da anni ai soli utenti che vivono in edifici monofamiliari: oltre a consumare, accumulare e vendere l’energia autoprodotta, questi nuovi soggetti possono offrire servizi ancillari e di flessibilità, sfruttare altre forme di energia da fonti rinnovabili finalizzate all’utilizzo da parte dei membri, promuovere interventi integrati di domotica ed efficienza energetica, offrire la ricarica dei veicoli elettrici, assumere il ruolo di società di vendita al dettaglio, ed infine, solo per le Comunità Energetiche di Cittadini, distribuire e fornire energia elettrica ed essere aggregatore. (abstract E&S Group PoliMi, Electricity Market Report21)

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Consumi: spesa famiglie oltre 1.000 miliardi a fine anno

Posted by fidest press agency su mercoledì, 20 ottobre 2021

Secondo il rapporto Censis-Confimprese, la spesa delle famiglie supererà i 1.000 miliardi di euro a fine anno, con un incremento di 60 miliardi rispetto all’anno scorso. A Natale si prevedono almeno 9 miliardi di spesa in più rispetto alle passate festività.”Bene, dati molto positivi, anche se attesi. Non c’è settore dell’economia, infatti, per il quale non sia previsto, in assenza di nuovi lockdown, un rimbalzo consistente” afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori. “In particolare, è sui beni durevoli che si prevede un recupero di quanto non acquistato durante i periodi di chiusura degli esercizi e, in tal senso, sia per il Black Friday che per Natale è facile immaginare un balzo delle vendite” prosegue Dona.”Il problema, però, è per il futuro. La scommessa è cosa accadrà nel 2022. Il rischio è che la caduta del potere d’acquisto, favorita dal rialzo dell’inflazione e dai rincari di luce, gas e carburanti, si ripercuota sui consumi finali, rallentando la ripresa in corso” conclude Dona. (By Mauro Antonelli)

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UNC: dati preoccupanti, consumi -5,9% sul II trim. 2019

Posted by fidest press agency su domenica, 10 ottobre 2021

“Dati preoccupanti. Dopo che nel 2020 il reddito disponibile delle famiglie è diminuito del 2,9% e il potere d’acquisto del 2,6%, avrebbero dovuto avere un rimbalzo decisamente più consistente. A differenza di altri indicatori che hanno già segnato un recupero sui valori pre-crisi, qui siamo ancora in alto mare, nel tunnel della crisi” afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori.”Va meglio, apparentemente, il dato tendenziale, con il reddito che sale del 6%, il potere d’acquisto del 5,2% e i consumi finali addirittura del 15,3%, ma sono rialzi del tutto insoddisfacenti, è solo un effetto ottico. Se, infatti, si confrontano i dati resi noti ora dall’Istat con quelli pre-crisi del secondo trimestre 2019, nei dati destagionalizzati il reddito è sotto dello 0,9%, il potere d’acquisto dell’1,6% e la spesa per consumi, quella che apparentemente è andata meglio, è ancora inferiore del 5,9%, meno 15 miliardi e 753 milioni” conclude Dona.

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Consumi, l’Italia non risparmia: è 17esima tra i paesi OCSE

Posted by fidest press agency su sabato, 17 luglio 2021

L’Italia si posiziona al 17° posto per abitudine assoluta al risparmio, con un punteggio di -150. Infatti, solo il 68% degli italiani ha dichiarato di valutare attentamente ogni acquisto contro il 93% dei francesi. Prendendo in considerazione il dettaglio di tendenza al risparmio sulla sola spesa alimentare in relazione al costo d’acquisto, l’Italia è quasi in coda a questa speciale classifica: dietro ci sono solo i consumatori di Nuova Zelanda, Lituania e Portogallo. Un trend che trova conferma nei numeri relativi al comportamento degli italiani online. Sempre secondo la ricerca condotta da BravoSconto, nessun marchio di Food & Drink è nella top 5 dei più cercati dai nostri connazionali per offerte e sconti, dove invece trovano posto i giganti dell’e-commerce come Amazon o eBay, così come i grandi player della moda Zalando e Shein.In termini di volume di ricerca in rete, sono invece stati analizzati 7 paesi (USA, UK, Germania, Francia, Italia e Polonia) e l’Italia è all’ultimo posto con poco più di 5 milioni di ricerche mensili su sconti e offerte. Rispetto ai vicini francesi e britannici, il numero complessivo di ricerche online degli italiani è stato 5 volte inferiore.La Francia è in cima alla classifica degli acquirenti più attivi nella ricerca di sconti e totalizza il punteggio più alto (421 punti). Al secondo posto c’è l’Irlanda con 312, punteggio che si riferisce alla spesa complessiva dei suoi acquirenti e all’attenzione al risparmio in materia di spesa alimentare. La Germania è terza con 288 punti, con i risparmi delle famiglie tedesche che sono i più alti nei paesi OCSE analizzati. In questa categoria, i francesi sono al terzo posto dietro solo alla Germania appunto, e ai Paesi Bassi. Seguono poi gli USA, paese con un’alta propensione al risparmio e buone abitudini di spesa ponderata, e la Norvegia, che risulta anche al primo posto per spesa complessiva in proporzione al costo della vita.

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Istat: consumi mai così bassi dal dopoguerra

Posted by fidest press agency su martedì, 13 luglio 2021

I dati diffusi dall’Istat nel Rapporto 2021 sulla situazione del Paese rivelano uno scenario preoccupante, che sottolineiamo da tempo.Nel 2020 la povertà assoluta ha segnato una forte crescita: interessa oltre 2 milioni di famiglie, pari al 7,7% (mentre nel 2019 erano il 6,4%). Anche sul fronte dei consumi c’è stata una caduta “di dimensioni molto più ampie (-10,9%) e mai registrata dal dopoguerra”. È evidente che tali indicatori risultano influenzati dall’emergenza pandemica e dalle sue limitazioni, ma è altrettanto chiaro che i contraccolpi della crisi sono ancora in corso e, con la sospensione del blocco dei licenziamenti in quasi tutti i comparti avremo un netto peggioramento di tale situazione.Ecco perché è necessario che il Governo intervenga rapidamente mettendo in atto misure efficaci per contenere gli effetti negativi per le famiglie, disponendo un serio piano di sostegno e di rilancio, che punti sull’occupazione, sugli investimenti per lo sviluppo tecnologico e l’innovazione.Inoltre non è più rinviabile la disposizione di una riforma fiscale che preveda forti elementi di progressività e una tassazione straordinaria sui grandi patrimoni. È fondamentale agire, in questa fase, per contrastare l’ulteriore crescita di disuguaglianze e disparità in grado di creare profonde e incolmabili spaccature nel tessuto sociale del Paese.

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Confcommercio: crollo consumi in 2020, persi 126 mld euro

Posted by fidest press agency su lunedì, 21 giugno 2021

Secondo i dati della Confcommercio, nel 2020 c’è stato un calo complessivo dei consumi dell’11,7%, pari a oltre 126 miliardi di euro, con una perdita di oltre 2.000 euro pro capite rispetto al 2019. “Dati catastrofici, che confermano il crollo dei consumi senza precedenti. Si tratta di una stima della caduta della spesa persino peggiore di quella resa nota settimana scorsa dall’Istat” afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori. “Infatti, rielaborando i dati Istat sulla spesa media mensile delle famiglie, risulta che una famiglia da 1 componente, scendendo da 1.815,45 euro al mese del 2019 a 1715,8 del 2020, ha avuto una flessione annua pari a 1.195,8, ben sotto i 2000 euro pro capite indicati dalla Confcommercio. Stesso discorso guardando a una famiglia media, che passa dai 2.560 euro del 2019 ai 2.328 euro mensili del 2020, con una riduzione della spesa di 232 euro al mese, pari a 2784 euro all’anno, anche in questo caso sotto ai 2000 euro a testa, visto che una famiglia media ha 2,3 componenti. Per una coppia con due figli, in un anno c’è stato un tracollo della spesa di 4.680 euro” prosegue Dona. “In ogni caso, è evidente che si tratta comunque di dati drammatici e che la scommessa è sul futuro. Con la fine del lockdown i consumi sicuramente ripartiranno. Si tratta di vedere quando tempo ci vorrà per tornare ai valori pre-pandemia, ossia alla normalità” conclude Dona.

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Ripartono i consumi. Nella solita direzione?

Posted by fidest press agency su venerdì, 11 giugno 2021

L’Istat è esplicito: consumi di aprile in forte crescita rispetto all’anno scorso (periodo di lockdown duro) e in lieve calo rispetto a marzo, tranne che per gli alimentari… probabilmente grazie al mangiare domestico sempre più in auge rispetto al passato e alla lieve riapertura della ristorazione. Nei dati dei prossimi mesi, grazie anche alle nuove riaperture, si dovrebbe comprendere meglio questo trend. Già ora, comunque, dalle cronache e dalle esperienze dirette, ci si può fare un’idea di cosa potrebbe significare la ripartenza dei consumi, anche se limitata al solo consumatore italiano, chè per gli stranieri ci vorrà ancora tempo prima che ritornino. Gli ultimi fine settimana e il ponte intorno alla data del 2 giugno sono stati espliciti. Prendiamo in particolare il caso di Firenze, ma dalle cronache locali e nazionali non c’è una grande differenza rispetto alle altre città d’arte e alle località di vacanza.Quello che c’era prima, e che era rimasto chiuso o socchiuso, ha riaperto, con qualcuno che manca all’appello ma anche con qualcuno di nuovo (emblematico il caso del mega ristorante Sofia Loren, con tanto di attrice e sviolinata del Sindaco per l’inaugurazione nonché bagno di folla e di clienti con distanziamento tutto da calcolare).Negozi attaccati uno all’altro vendendo grossomodo le stesse cose. Alcune strade il cui odore dominante è quello del salame finocchiona, con code di centinaia di metri per acquistare il panino nel “vinaino” più conosciuto e famoso al mondo. Code per l’ingresso in musei e chiese, dove il rallentamento rispetto al solito è solo dovuto al fatto che i venditori (sportelli per biglietti) non si sono ancora adeguati al ritorno. Strade strapiene di tavolini ovunque (anche se tanti ancora vuoti). Ripartenza della cosiddetta movida (pur se ora limitata dal coprifuoco a mezzanotte, che fra un po’ non ci sarà più) e quindi ripartenza del chiasso e inciviltà di estreme minoranze che minano la tranquillità notturna dei residenti e non solo.Nel frattempo il bla bla delle istituzioni che, per esempio, nel caso di Firenze, hanno deciso di far aprire un grande negozio nel cuore della città dal profumo di salame, ridando vita ad un ex-cinema (Capitol) che era chiuso da decenni. E questo mentre, in altri cuori della città, partono progetti per grandi alberghi di lusso (Costa San Giorgio ed ex-Majestic) e altri centri commerciali pur se camuffati in alcuni servizi pubblici (Sant’Orsola).E pensare che il Sindaco di Firenze è stato di recente eletto presidente di Eurocities, alleanza di mega città per una sorta di futuro sostenibile. Forse ci vuole tempo…. Insomma, siamo punto e a capo Vincenzo Donvito, presidente Aduc

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