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Quotidiano di informazione – Anno 35 n°195

Posts Tagged ‘contribuenti’

Fisco amico dei contribuenti se rende semplici i processi

Posted by fidest press agency su lunedì, 31 Maggio 2021

“Siamo riusciti, grazie a voi che ne siete stati protagonisti, a gestire la delicata fase dei ristori e dei sostegni, garantendo una rapida erogazione delle risorse, in un momento di grande sofferenza per il tessuto produttivo.L’introduzione di questo nuovo meccanismo ha segnato un cambio di paradigma importante e sono certa che, grazie al contributo ed alla professionalità che sapete mettere in campo, riusciremo a fare sempre più interventi mirati, utili a favorire la ripartenza. Sono molto orgogliosa della delega all’Agenzia delle Entrate, che mi ha voluto conferire il Ministro. Ho potuto apprezzare, in questi anni di Governo, il grande lavoro che fate. Con il Direttore Ernesto Maria Ruffini i contatti sono quasi quotidiani e la collaborazione istituzionale, per la quale lo ringrazio, è estremamente proficua”. Così il Vice Ministro dell’Economia e delle Finanze, Laura Castelli, in occasione della visita istituzionale a Bari, nel corso dell’incontro alla Direzione Regionale dell’Agenzia delle Entrate, dove è stata ricevuta dal Direttore Regionale della Puglia, Michele Andriola, dai Responsabili degli Uffici della Direzione regionale, dalla Direttrice provinciale di Bari, Valentina Salice, e da Sabrina Di Bari, Capo Settore gestione risorse.“Il fisco è amico del contribuente se riesce a rendere semplice i processi. È in atto – ha aggiunto – un processo di trasformazione e voi dell’Agenzia lo state accompagnando, quasi tenendo per mano i cittadini. La vera sfida che abbiamo davanti a noi è rappresentata dalla completa digitalizzazione, per semplificare al massimo gli adempimenti e consentire alle imprese di dedicare il loro tempo, e le risorse, nello sviluppo delle attività. È un processo, questo, che va in parallelo con la riforma fiscale, a cui stiamo lavorando con il Parlamento”.

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Fisco e fiducia dei contribuenti. Come distruggerla: Iva e autoscuole

Posted by fidest press agency su domenica, 3 novembre 2019

Lo scorso 14 marzo la Corte di Giustizia europea, con una sentenza su un caso tedesco (C-449/17), ha fatto chiarezza sull’obbligo, per le autoscuole, di includere l’Iva nelle loro richieste di pagamento per i servizi che erogano all’utenza. L’Agenzia italiana delle Entrate, che non aveva mai avanzato pretese per una sua sbagliata interpretazione della norma del 1972, si è subito mossa chiedendo il pagamento dell’Iva per gli ultimi cinque anni, non prescritti. Facile prevedere che ci sarebbe stato un effetto ricaduta delle autoscuole sugli utenti e un “massacro” di corsi e ricorsi. Noi, tra gli altri, abbiamo chiesto un intervento legislativo a sanatoria . Che è arrivato. Ma sono cominciate le “baruffe chiozzotte” di interpretazione del testo con l’Agenzia delle Entrate che si è messa in prima fila per cercare di “succhiare” il più possibile a chi, ovviamente, si era comportato per essere in regola con la legge.
Diverse autoscuole, vista la sentenza della Corte di Giustizia, dallo scorso 14 marzo hanno cominciato a caricare l’Iva sulle loro fatture. Il provvedimento legislativo, che entrerà in vigore il 1 gennaio 2020, ha una sanatoria per i mancati versamenti Iva non effettuati in precedenza. Quindi, anche coloro che, pur in assenza di una norma italiana ma in virtù della sentenza della Corte di Giustizia (autorità giudiziaria oltre la quale non c’è nulla e ai cui dettami tutti i Paesi comunitari si devono uniformare) hanno cominciato a versare l’Iva dallo scorso 14 marzo, dovrebbero rientrare in questa sanatoria ed essere rimborsati.
Non è invece così per l’Agenzia delle entrate. Il provvedimento approvato prevede il pagamento dell’Iva al 22% da parte delle autoscuole a partire dal 1 gennaio 2020 “sono fatti salvi i comportamenti difformi adottati dai contribuenti anteriormente alla data di entrata in vigore della presente disposizione…”. Secondo la nostra Agenzia il comportamento difforme riguarda quello contrario alla nuova norma, cioé le autoscuole che hanno versato l’Iva a partire dal 14 marzo… e quindi nessun rimborso. Ma secondo alcuni membri delle commissioni parlamentari che hanno varato la norma, il “comportamento difforme” si riferisce a quello contrario alla sentenza della Corte di Giustizia, quindi quello di chi, al contrario di quanto stabilito dalla stessa Corte, non ha versato l’Iva: chi non ha pagato l’Iva dalla data della sentenza della Corte (14 marzo) all’entrata in vigore della norma (1 gennaio 2020), il periodo di vacatio-legis, è fatto salvo. Se così non fosse ci sarebbe un ingiustificato arricchimento da parte dell’Erario. Ora, di fronte a queste due interpretazioni sarà necessario un emendamento interpretativo. Vedremo come finirà.
Quel che rimane, e con molta evidenza e amarezza, è il comportamento e la pretesa dell’Agenzia delle Entrate. Agenzia che, nonostante dal 1972 sia stata responsabile della cattiva interpretazione e applicazione della norma, e nonostante nel momento di vacatio-legis sia subito partita in quarta nella sua pretesa di arretrati dopo la sentenza, oggi si affida ad interpretazioni cavillose per cercare di succhiare soldi alle autoscuole. E si tratta proprio di “succhiare” visto che la sua pretesa è rivolta solo ai virtuosi che, non sapendo che fare, hanno preferito “abbondare”. Evidenza ed amarezza che non ci deve stupire se poi abbiamo contribuenti sempre propensi a venir meno ai propri obblighi fiscali e legislatori che sono convinti di rimediarvi con galera et similia. (Vincenzo Donvito, presidente Aduc)

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Fisco: solo il 12% dei contribuenti più “ricchi” versa 58% Irpef

Posted by fidest press agency su domenica, 22 settembre 2019

Secondo uno studio, il 12% dei contribuenti italiani più ricchi, che dichiarano più di 35 mila euro, paga quasi il 58% di tutta l’Irpef, mentre i contribuenti con redditi lordi sopra i 100.000 euro l’anno, pur essendo solo l’1,13% del totale, pagano il 19,35% di tutta l’Irpef.”Questi dati dimostrano, qualora ce ne fosse stato bisogno, che la flat tax è improponibile e che, visto il recente record di 2.409,9 miliardi di debito pubblico, provocherebbe un dissesto finanziario” afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori. “Non sappiamo a che livello il precedente Governo avrebbe collocato l’aliquota della flat tax, ma certo sarebbe stata ben sotto a quella del 38% che attualmente pagano i contribuenti nello scaglione tra 28 e 55 mila euro di reddito complessivo. Per non parlare di chi dichiara oltre 75 mila euro e che dà un grande contributo al gettito Irpef, visto che i contribuenti sopra i 100 mila euro pagano già il 20% di tutta l’Irpef” conclude Dona.

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Fisco: ricerca,12% contribuenti più “ricchi” versa 58% Irpef

Posted by fidest press agency su sabato, 21 settembre 2019

Secondo uno studio, il 12% dei contribuenti italiani più ricchi, che dichiarano più di 35 mila euro, paga quasi il 58% di tutta l’Irpef, mentre i contribuenti con redditi lordi sopra i 100.000 euro l’anno, pur essendo solo l’1,13% del totale, pagano il 19,35% di tutta l’Irpef.
“Questi dati dimostrano, qualora ce ne fosse stato bisogno, che la flat tax è improponibile e che, visto il recente record di 2.409,9 miliardi di debito pubblico, provocherebbe un dissesto finanziario” afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori.
“Non sappiamo a che livello il precedente Governo avrebbe collocato l’aliquota della flat tax, ma certo sarebbe stata ben sotto a quella del 38% che attualmente pagano i contribuenti nello scaglione tra 28 e 55 mila euro di reddito complessivo. Per non parlare di chi dichiara oltre 75 mila euro e che dà un grande contributo al gettito Irpef, visto che i contribuenti sopra i 100 mila euro pagano già il 20% di tutta l’Irpef” conclude Dona.

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Alitalia. A spese dei contribuenti, la farsa continua?

Posted by fidest press agency su mercoledì, 12 giugno 2019

Sembra che la data entro cui doveva essere presentata l’offerta di Ferrovie dello Stato per Alitalia slitterà di un mese, al 15 luglio. Un andirivieni di dossier e proposte di cui abbiamo perso il conto… non quello politico – una mangiatoia a cui attaccarsi e un serbatoio di voti e favori vari – ed economico – fino ad oggi questa vicenda è costata agli italiani una decina di miliardi, e stiamo parlando di un’azienda che continua a perdere un milione al giorno, azienda tecnicamente fallita ma che continua ad andare avanti grazie ad un prestito la cui scadenza per la restituzione è già passata.
Facciamo una piccola fotografia per capire fino a che punto il degrado economico e politico non si vergogna a manifestarsi e, soprattutto, non si vergognano i nostri governanti a gestirla:
1 – non si è trovato un solo vettore aereo disposto ad investire. Sembrava ci fosse la Delta, con pochi spiccioli, ma solo per difendere i suoi voli transatlantici;
2 – pressione dopo pressione, sembra che ad investire saranno solo società collegate con lo Stato. Ferrovie dello Stato… che preferirà investire sul trasporto aereo piuttosto che su una rete “secondaria” abbastanza disastrata? Cassa Depositi e Prestiti (CdP) che per suo statuto dovrebbe investire in aziende sane e con prospettive di guadagno… ha Alitalia queste caratteristiche? Suvvia…
3 – sui privati, che sembra possano/debbano essere utilizzati per impedire che il salvataggio sia una nazionalizzazione (vietata ovunque, a partire dall’Ue)… è rimasta solo Atlantia. Quell’azienda dei Benetton che, dopo il crollo del ponte Morandi a Genova l’anno scorso, erano stati additati da tutti i tipi di governanti e media al pubblico ludibrio e che sembrava stessero lì lì per perdere la concessione delle Autostrade… oggi sono i più quotati per Alitalia. Politica? Probabile. Facciamone tesoro quando sentiamo parlare bene o male di qualcuno.
Non è molto di moda, ma ci sovviene una citazione dal filosofo Karl Marx: la storia si ripete sempre due volte, la prima come tragedia, la seconda come farsa. La tragedia è il fallimento di quella che un tempo era una delle migliori compagnie al mondo. La farsa è quella dei miliardi presi dai contribuenti per mantenerla in vita e trovarsi oggi a questo punto. Una domanda che sullo specifico ci poniamo sempre: perché non lasciare che Alitalia fallisca e, magari, qualcuno la rileva (a prezzi da fallimento e non quelli per far piacere ai gerontocrati dell’economia nazionale) e la ripropone sul mercato, come per esempio è accaduto con successo a diverse compagnie aeree come la vecchia svizzera Swissair (oggi Swiss), la vecchia belga Sabena (oggi Brussels Airlines) o Klm-AirFrance e Iberia-British Airways (gruppi entrambi “salvi” grazie alla fusione) o la Star Alliance con la capofila Lufthansa. La vicenda Alitalia ci conferma che nella politica del nostro Paese (chiunque sia al potere) gli attori non sono propensi a riconoscere i propri fallimenti. E quindi la farsa continua!! (Vincenzo Donvito, presidente Aduc)

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Alitalia: Scegliere tra 38,5 milioni di contribuenti italiani e 12.500 dipendenti della compagnia aerea

Posted by fidest press agency su sabato, 29 aprile 2017

alitaliaOccorre scegliere se tutelare i 38,5 milioni di contribuenti italiani o proteggere i 12.500 dipendenti dell’Alitalia. I costi che il contribuente ha dovuto subire per Alitalia ammontano a 7,4 miliardi di euro. Lo scorso anno Alitalia ha avuto un “buco” di 400 milioni, quest’anno viaggia con 1,5 milioni al giorno e non si vede la fine del pozzo. Nel 2008 il governo Berlusconi per consentire “l’italianità dell’Alitalia”, addossò al contribuente le perdite della compagnia; parte dei dipendenti fu messa in cassa integrazione e mobilità fino a 9 anni (!), con trattamento economico, per il personale navigante, arrivato all’80% dello stipendio, percentuale sostanzialmente pagata con la tassa sui biglietti aerei, cioe’ da noi. Si vuole replicare? Alcune compagnie aeree si sono integrate: British Airways ha assorbito Iberia; Lufthansa ha inglobato Swissair, Sabena e Austrian; Air France ha assimilato Klm. L’Alitalia e’ rimasta con il cerino in mano, neanche più “compagnia di bandiera”, visto che è partecipata al 49% da Etihad (Emirati Arabi Uniti) e per il restante da CAI. Insomma, chi propone di nazionalizzare l’Alitalia vuole rifilare al contribuente l’ennesimo bidone. Attenzione ai bidonisti! (Primo Mastrantoni, segretario Aduc)

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Canone Rai in bolletta

Posted by fidest press agency su lunedì, 6 giugno 2016

Rai: sede di romaHabemus decreto. Finalmente è stato pubblicato ieri in Gazzetta ufficiale il decreto del ministero dello Sviluppo economico sul canone Rai in bolletta. “E’ incredibile che il decreto entri in vigore solo oggi, ossia dopo ben 20 giorni dalla scadenza per l’invio dell’autocertificazione sul canone Rai, considerato che, a differenza di quanto sostenuto dal Governo, ha dirette conseguenze sulla dichiarazione che dovevano fare i contribuenti. In particolare, nel decreto è scritto che ai fini della dichiarazione di non detenzione gli utenti devono utilizzare ESCLUSIVAMENTE il modello approvato dall’Agenzia delle entrate il 24 marzo e le successive modificazioni. Una tesi assurda che ci lascia perplessi dal punto di vista legale. Non per niente, secondo quanto sempre sostenuto dall’Agenzia delle entrate, e che è ancora scritto nelle Faq sul sito dell’Agenzia, valgono tutte le dichiarazioni, anche quelle presentate precedentemente alla pubblicazione del modellino, purché rese ai sensi dell’articolo 47 del DPR 445/2000. Una tesi decisamente più ragionevole e che chiediamo all’Agenzia di confermare” ha dichiarato Massimiliano Dona, Segretario dell’Unione Nazionale Consumatori. “E’ evidente che chiunque abbia presentato una dichiarazione esaustiva che contiene tutti gli elementi utili, non può essere costretto a pagare il canone solo perché non ha compilato il modellino appositamente predisposto. Sarebbe un cavillo burocratico assurdo. In ogni caso questo pasticcio, che immaginiamo e speriamo si risolva per il meglio, conferma che in questa vicenda si sono violati i diritti del contribuente, che avrebbe dovuto avere 60 giorni dall’entrata in vigore di tutti i provvedimenti di attuazione per presentare la dichiarazione, ossia 60 giorni a partire da oggi” ha concluso Dona.
Per l’art. 3 della Legge n. 212/2000, infatti, meglio noto come Statuto del contribuente, “le disposizioni tributarie non possono prevedere adempimenti a carico dei contribuenti la cui scadenza sia fissata anteriormente al sessantesimo giorno dalla data della loro entrata in vigore o dell’adozione dei provvedimenti di attuazione in esse espressamente previsti”.

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Berlusconi sotto scorta: costa agli italiani due milioni di euro all’anno

Posted by fidest press agency su lunedì, 3 novembre 2014

berlusconi e le sue sediNonostante il signor Berlusconi Silvio, non sia più Senatore in quanto condannato in via definitiva per frode fiscale, nonostante sia in attesa di altri giudizi pendenti, nonostante sia stato cacciato dal Senato della Repubblica Italiana in quanto pregiudicato, nonostante il signor Berlusconi Silvio attualmente come semplice cittadino, lo stesso continua a girare indisturbato per il Paese a nostre spese con auto blindate e decine e decine di uomini di scorta pagati dai nostri “Servizi”.
Le sue abitazioni private sono presidiate da centinaia di carabinieri e tutte le sue residenze risultano essere state elevate, sempre dal signor Silvio Berlusconi quando rappresentava il nostro Paese, al rango di sedi istituzionali e, pertanto presidiate, controllate, ristrutturate, manutenute con i soldi dei contribuenti.Tutto quello che riguarda le scorte sarebbe diretto da un organo centrale – creato nel 2002 dal Signor Berlusconi – che dovrebbe chiamarsi UCIS (Ufficio Centrale Interforze per la Sicurezza personale). La gestione politica del fenomeno relativo alle scorte è scandalosa e imbarazzante, con uno spreco di denaro pubblico.”Dieci anni fa, un decreto legge permise agli autisti di alte personalità che rivestivano incarichi di governo, di essere equiparati agli agenti di polizia per “salvaguardare meglio l’incolumità dei signori della politica; provvedimenti ad hoc hanno permesso di sottrarre gli uomini di scorta destinati ai capi di governo al controllo dell’UCIS e di assimilarli – invece – al CESIS divenuto nel 2009 AISI, ovvero ai servizi segreti, equiparandone funzioni e trattamento economico.Altre norme ad personam hanno poi consentito di introdurre la chiamata diretta ovvero senza concorsi facendo sì che il signor Berlusconi ha potuto assumere i suoi uomini di fiducia (ex autisti personali della Fininvest e mi sembra anche della Standa) trasformandoli a tutti gli effetti di legge in 007 al suo esclusivo servizio. Questa scorta, il signor Silvio Berlusconi l’ha fatta sua personale visto che anche nel 2006, dopo aver ceduto la Poltrona a Prodi, la scorta è divenuta attiva e valida anche per gli ex Presidenti del Consiglio.
Così facendo, il signor Silvio Berlusconi si è garantito a vita un servizio a spese della collettività. Un servizio che costa a noi contribuenti circa 200 mila euro al mese, una quarantina di uomini divisi in due squadre di 20 ciascuna e due auto blindate. Circa due milioni e mezzo di euro l’anno. Senza contare i carabinieri dispiegati dal Ministero degli Interni per servizi ordinari presso le ville di famiglia. Un’eredità che lo stesso Berlusconi si è costruito da solo, a più riprese, con provvedimenti ad hoc e che è riuscito a mantenere anche oggi che è un cittadino come altri, solo molto molto costoso. Gli uomini al seguito del Cavaliere, spiegano fonti giornalistiche e molto qualificate, hanno trattamenti economici doppi rispetto ai colleghi che svolgono servizi di sicurezza ordinari.“Hanno stipendi e prerogative equiparati a quelli dei colleghi dello spionaggio e controspionaggio senza esserlo. Nei suoi mandati, a più riprese, il signor Berlusconi è riuscito a cambiare le regole sulla sicurezza e imporre uomini di fiducia. Lo si scoprirà anni più tardi, quando i magistrati baresi cercheranno risposte all’andirivieni incontrollato di persone dalle ville dell’ex Senatore: nessuno della sicurezza controllava chi vi entrava e chi vi usciva. Già dal primo mandato Berlusconi era riuscito a sostituire gli uomini dello Stato con quelli della security di Fininvest e Standa (da quel giorno in poi a libro paga degli italiani). Per garantirsi la “sua” scorta – che obbedisca a personalissimi criteri di fedeltà privata e discrezione pubblica – il signor Berlusconi, grazie alle sue prerogative di Presidente del Consiglio, s’inventò una nuova competenza ad hoc presso i Servizi, gli unici cui la legge consente di assumere personale a chiamata diretta. Nacque così un nucleo per la scorta del presidente che fa capo al Cesis (oggi Aisi, Agenzia Informazioni e Sicurezza Interna) anziché al Viminale, anche se con l’attività di intelligence vera e propria nulla ha a che fare. Gli uomini d’azienda di Berlusconi iniziarono a vestire la divisa sotto la guida dell’uomo che, alla fine degli anni Ottanta, faceva la security alla Standa e che, di punto in bianco si trovò capo-scorta del presidente del Consiglio con la qualifica di capo-divisione dei servizi. Lo stesso si portò dietro almeno altre cinque ex body-guard Fininvest. Col tempo la struttura è cresciuta a ventiquattro unità, poi 31 e infine 40 che stavolta vengono in parte attinte dalle Forze dell’Ordine, ma sempre su indicazione di quel primo nucleo.Quegli stessi uomini, infatti, sono lì ancora oggi.Nel 2006, prima di lasciare il Palazzo Chigi, Berlusconi vara un altro provvedimento ad hoc che oggi giorno potrebbe chiamarsi a buon diritto “salva-scorta”. Se ne accorsero Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo sul Corriere, che raccontano come, non fidandosi del professore, la scorta per il futuro Berlusconi abbia provveduto a farsela da solo stabilendo che i capi di governo “cessati dalle funzioni” abbiano diritto a conservare la scorta su tutto il territorio nazionale nel massimo dispiegamento. Così facendo riesce a portarsela via come fosse un’eredità personale, anche se era (e continua a essere) un servizio di sicurezza privato pagato con soldi pubblici. Al costo, ancora oggi, di due milioni e mezzo l’anno” (rif. Thomas Mackinson, Il Fatto Quotidiano 23.8.2012 e Adgnews24).Si chiede pertanto, dopo aver verificato quanti uomini di scorta ha ancora il signor Berlusconi pagate dai cittadini, quante auto blindate di proprietà dello Stato sono ancora in suo possesso, quante abitazioni e residenze private sono sotto il controllo e presidiate dalle forze dell’ordine, quali residenze sono state elevate con DPCM a rango di sedi istituzionali e quindi con oneri e costi a carico dei cittadini italiani, ANNULLARE, REVOCARE, ABROGARE tutti i DPCM e le LEGGI che assegnano i benefici di cui sopra. REVOCARE, con effetto immediato, le SCORTE, DEGRADARE a sedi private le residenze sotto protezione del signor BERLUSCONI e licenziare tutti i body guard ex Fininvest ed ex Standa e successive assunzioni personali senza concorso.

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Corruzione e equità fiscale

Posted by fidest press agency su domenica, 22 settembre 2013

English: Capri harbour, from the viewpoint at ...

English: Capri harbour, from the viewpoint at Anacapri (Photo credit: Wikipedia)

“La corruzione e l’equità fiscale sono i principali problemi che affliggono i contribuenti”. Lo ha affermato il Presidente dei Contribuenti Italiani, Vittorio Carlomagno nel presentare stamane a Capri il 3° Rapporto del Contribuente 2013 redatto da Contribuenti.it – Associazione Contribuenti Italiani. “Non si può combattere l’evasione fiscale se non si sradica la corruzione diffusa che si registra nel nostro Paese – ha aggiunto Carlomagno – La corruzione provoca sia un danno diretto all’economia, generando costi insostenibili per le imprese, che un danno indiretto, allontanando quelle straniere dall’investire in Italia”. In Italia, dal 2008 al 2013, la corruzione è cresciuta del 536%, raggiungendo un giro d’affari di 74 MLD di euro l”anno. Anche lo stato di salute dei contribuenti italiani p eggiora. Sempre più imprese italiane chiudono i battenti dopo aver ricevuto una verifica fiscale. Secondo il 3° Rapporto del Contribuente 2013, nel I semestre soltanto 2 imprese su 5 (40,3%) che ricevono un accertamento tributario riescono a sopravvivere, contro il 93,2% registrato nel 2008. Anche la richieste di rateizzazione del pagamento dei tributi è cresciuta superando la stratosferica cifra di 20 MLD di euro.
Ma il vero e proprio boom si registra nell’uso del ravvedimento operoso: +166% nel 2013: 3 contribuenti su 4 non riescono più a pagare nei termini le imposte. Nel I semestre del 2013 è cresciuta anche la sfiducia dei Contribuenti Italiani nei confronti dell’Amministrazione Finanziaria. Il 74,8% dei Contribuenti chiedono la riforma del Garante del Contribuente e la riforma della mediazione tributaria perché non sono organi terzi. Al contrario, cresce la fiducia nella Giustizia tributaria dell’16,1%, passando dal 73,3% del 2008 all’89,4% del 2012.
«Ciò che ci stupisc e maggiormente è apprendere dalle agenzie di stampa che anche nei confronti dell’attuale direttore regionale dI Equitalia della Liguria, Francesco Pasquini, la Procura della Repubblica di Roma ipotizza reati di corruzione- ha concluso Vittorio Carlomagno presidente di Contribuenti.it Associazione Contribuenti Italiani – Siamo certi che il dirigente saprà chiarire rapidamente la propria posizione ai pubblici ministeri anche per non danneggiare l’immagine di Equitalia e il rapporto tra fisco e contribuenti”. (Contribuenti.it – Associazione Contribuenti Italiani)

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Contribuenti vessati da Equitalia

Posted by fidest press agency su domenica, 21 luglio 2013

Importante sentenza della Corte Costituzionale del 19 novembre 2012 sulla notifica delle cartelle esattoriali a soggetti risultati irreperibili. Il commento dell’avvocato Villani. Lo “Sportello dei Diritti”, da sempre attento ai diritti dei contribuenti, ritiene opportuno riportare all’attenzione, una significativa e recentissima sentenza della Corte Costituzionale, la n. 258 del 19 novembre scorso, sfuggita ai più, sulla notificazione delle cartelle esattoriali ed in particolare nel non raro caso di notifica per irreperibilità del soggetto destinatario, attraverso un pregevole ed importante commento del tributarista avvocato Maurizio Villani che ripercorre, attraverso un ampio excursus, la materia della notificazione di tali atti in caso di irreperibilità del contribuente.
Di seguito, Giovanni D’Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti”, che condivide pienamente l’assunto secondo cui l’intervento della Corte Costituzionale che ha dichiarato illegittima la procedura specifica per la notifica di cartelle esattoriali, prevista in casi di irreperibilità, che era estremamente penalizzante per il contribuente destinatario dell’atto è da apprezzare non solo perché parifica le modalità di notificazione sia per gli accertamenti che per le cartelle esattoriali ma, soprattutto, perché non limita il diritto di difesa del contribuente, consentendogli una maggiore possibilità di conoscenza degli atti, nel rispetto soprattutto dei principi dello Statuto del contribuente (art. 6, comma 1, della Legge 27 luglio 2000 n. 212).
La diversità della disciplina sussistente prima dell’intervento della Corte Costituzionale di una medesima situazione (notificazione a soggetto “relativamente irreperibile”) non è apparsa alla Consulta riconducibile ad alcuna ragionevole ratio, con violazione dell’art. 3 della Costituzione.

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Tax compliance

Posted by fidest press agency su lunedì, 7 Maggio 2012

Crolla ad aprile l’indice della Tax Compliance, che misura la fedeltà fiscale dei contribuenti, del 5,2% ed aumenta l’evasione fiscale del 3,6%. In Italia 4 italiani su 5 non capiscono perché si pagano le tasse.
E’ questo il quadro che e’ emerso dalla ricerca – presentata oggi a Napoli nel corso del Convegno “Evasione fiscale e pubblicità ingannevole” – effettuata da Krls Network of Business Ethics per ”Contribuenti.it Magazine” dell’Associazione Contribuenti Italiani, che ha analizzando i dati sulla Tax Compliance rilevati da Lo Sportello del Contribuente nel periodo 2 aprile – 5 maggio 2012. In Italia, nell’ultimo mese la fedelta’ fiscale dei contribuenti e’ scesa di 5,2 punti passando da 16,5% a 11,3% a causa dei pochi e scarsi servizi che gli italiani ricevono in cambio delle molte tasse che pagano.
Negli ultimi 5 anni l’imponibile eva so in Italia è cresciuto del 37,2% con punte record nel nord dove ha raggiunto l’ 39,7%. Ogni contribuente italiano ”versa mediamente al fisco 7.930 euro all’anno, fra tasse, imposte e tributi vari, la cifra piu’ alta tra i paesi dell’area euro, ma riceve in cambio in servizi sociali meno della metà, 3.460 euro, il piu’ basso tra i principali paesi europei. Dalla ricerca di Contribuenti.it Magazine emerge che al primo posto tra i paesi che investono maggiormente nei servizi sociali troviamo la Francia, seguita dalla Germania, Svezia, Olanda, Inghilterra e Spagna con 8.120 euro.
L’indice della tax compliance e’ l’indice di fiducia dei contribuenti italiani. Esso rappresenta il comportamento dei contribuenti nei confronti dell’amministrazione finanziaria. La sua rilevazione avviene attraverso l’analisi di un campione di circa 5.000 contribuenti ed e’ costituito da due subindici, la stima dei contribuenti sulla situazione corrente (40%) e le previsioni per il futuro (60%)”. Il dato ‘ha una forte influenza sulla politica monetaria e fiscale in quanto e’ l’indice della Tax Compliance. Piu’ il valore e’ alto, piu’ i contribuenti hanno conoscenza, informazione e certezza di poter contare sui propri diritti. Attraverso questa via c’e’ da attendersi una diminuzione delle evasioni fiscali insieme ad un incremento delle soluzioni pacifiche delle controversie. “L’evasione fiscale non si combatte né con Equitalia, né con gli spot televisivi, ma con i fatti – ha affermato Vittorio Carlomagno presidente di Contribuenti.it Associazione Contribuenti Italiani – In Italia manca finanche la certezza del diritto. Basta guardare al credito d’imposta sud per l’occupazione. Approvato nel maggio 2011 nel decreto sviluppo, prorogato nel 2012 di un anno, ancora nessuna impresa ha potuto beneficiare del contributo con grave danno per l’occupazione. Lo Stato deve tornare ad essere credibile mantenendo le promesse prese, migliorare la qualità dei servizi pubblici e sopra tutto rendere trasparenti i conti pubblici facendo comprendere ai contribuenti come amministrano e spendono i propri soldi, così come fa un amministratore di condominio”.

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Bisogno di equità sociale

Posted by fidest press agency su domenica, 26 febbraio 2012

Le notizie ricorrenti sugli stipendi milionari dei manager statali, sulle centinaia di miliardi di euro evasi, su altrettanti per sprechi, abusi e quanto altro rendono ancora più amaro il prezzo che devono sborsare i piccoli contribuenti, i lavoratori dipendenti con il prelievo alla fonte, i pensionati e tutta quell’area di cittadini che vive modestamente. Eppure, di là di qualche mugugno, di sporadiche proteste scritte che trovano il tempo per uno sfogo e nulla più, sembra che gli italiani si siano rassegnati al peggio e alla consapevolezza che esiste una classe di privilegiati, di furbi, di approfittatori e che dobbiamo tenercela. E’ inestirpabile. E’ peggio della gramigna che soffoca, in un campo di grano, la spiga della vita. Ma il male, che riceviamo, non distrugge solo una esistenza o circoscritte in particolari ambiti della società, è destinato ad incidere nel profondo. Abbiamo perso il senso dell’equità, della giustizia sociale, del vivere in comune e ci comportiamo sempre di più come coloro che hanno messo al primo posto la frenesia dell’accaparramento delle risorse disponibili, del possesso come primato per emergere, della sopraffazione come il prezzo da far pagare agli altri per il proprio benessere. E questa cultura dell’avere, costi quel che costi, l’abbiamo inculcata ai giovani rendendoli cinici, spietati, egoisti, opportunisti. Siamo entrati mani e piedi nella logica dello homo homini lupus e cerchiamo di fare intorno a noi terra bruciata. In noi prevale il modello di essere umano ad una dimensione: un soggetto alienato, stordito e consumista e che accetta la realtà come se non ve ne fossero altre e vi soggiace passivamente. Brutalizziamo noi stessi rinunciando a riscattarci dal sostrato dei reietti e degli stranieri, degli sfruttati e dei perseguitati, dei disoccupati e degli inabili. Ci manca una disciplina “rivoluzionaria” per cogliere l’anelito ad un mondo liberato e diverso da quello esistente. Ma sia chiaro. La rivoluzione che prefiguriamo non è certo quella dell’istinto o dal rifiuto della ragione, ma di una razionalità propria nella presa di coscienza collettiva che due sono i diritti che ci appartengono e che sono inscindibili e conseguenti: il diritto alla vita e a vivere. E per vivere dobbiamo rinunciare ad avere per ritornare ad essere e sull’essere fondare la nostra religione e la nostra ragione di vita. (Riccardo Alfonso http://www.fidest.it)

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Manovra economica Monti

Posted by fidest press agency su martedì, 13 dicembre 2011

La cortina fumogena delle Province e delle indennita’ parlamentari Abile o insipiente manovra? Ci riferiamo alla proposta del governo Monti di “asciugare” le rappresentanze provinciali e di limare le indennita’ parlamentari. Non si possono fare ne’ l’una ne’ l’altra con decreto e, in questo senso, la marcia indietro del governo e’ stata rapida. Ci chiediamo se chi ha scritto i testi sia competente o meno. Se meno, dubitiamo delle capacita’ di questo governo di scrivere correttamente i provvedimenti legislativi. Se competente, e viene difficile non pensarlo, ci sembra che si sia alzata una cortina fumogena che serve a mitigare la pesantezza della manovra economica per i contribuenti, mettendo alla gogna i rappresentanti delle due istituzioni. Con il decreto “Salva Italia” si stanno trasferendo i risparmi dei cittadini nelle casse dello Stato, prosciugate da chi ha governato il Bel Paese negli ultimi 30 anni. Governi che la maggioranza degli italiani ha votato con le elezioni del Parlamento. E chi ha detto che i parlamentari italiani costano di piu’ di altri? Il quotidiano La Stampa, nel giugno scorso, ha pubblicato i costi dei parlamentari europei e di alcuni Stati. Qui sotto il raffronto. Stipendio netto del parlamentare (deputato) italiano… 5.486 euro (oggi 5.247); Stipendio netto del parlamentare europeo… 6.083 euro;
Cio’ che interessa ai contribuenti e’, pero’, quanto costa un parlamentare, cioe’ il costo complessivo piuttosto che il suo stipendio netto. Qui sotto il confronto. Costo lordo di un deputato (complessivo di tutte le voci):
* Italiano……………….20.486 euro.
* Europeo……….……..34.750 euro (+ 70% di quello italiano).
* Tedesco………………27.364 euro (+ 33% di quello italiano).
* Francese………………23.066 euro (+ 13% di quello italiano).
* Britannico……………21.089 euro (+ 3% di quello italiano).
Va a finire che dovranno aumentare, invece di diminuire, i costi degli eletti.
(Primo Mastrantoni, segretario Aduc)

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Italia sprecona: le risorse ci sono

Posted by fidest press agency su venerdì, 8 luglio 2011

E’ noto che secondo alcuni studi in Italia il 17% del prodotto Interno Lordo sfugge al fisco. DbGeo, acronimo di Database Geomarket, è la nuova banca dati dell’Agenzia delle Entratecreata per elevare il livello della lotta all’evasione fiscale, in quanto permette un maggiore livello di conoscenza anche localizzato delle caratteristiche fiscali dei contribuenti italiani. In Italia su 100 euro di imposte dovute al fisco vengono evasi in media 17,87 centesimi. Un valore che raddoppia e oltre se dall’analisi si escludono i redditi di chi le tasse le paga per forza per conteggiate alla fonte (lavoratori dipendenti e pensionati) arrivando a 38,41 euro. In totale si calcola che sfuggano circa 275 miliardi di Euro l’anno, in particolare nel settore dei bar, ristoranti e strutture alberghiere, dove l’evasione supera largamente il 50%. Per questo noi proponiamo la tracciabilità pressoché totale dei pagamenti, che insieme ad altre misure tecniche potrebbero portare in quattro anni un aumento di incassi di 4/5 miliardi di euro all’anno. Proponiamo poi cheil nuovo redditometro, messo a punto dall’Agenzia delle Entrate, generi un obbligo immediato del pagamento delle tasse dovute (non delle sanzioni) anziché servire solo per controlli a posteriori: se uno gira in Ferrari non può dichiarare meno di 100.000 euro all’anno e, salvo che non dimostri l’errore, dovrà versare subito le relative tasse e, finito eventualmente il contenzioso, pagherà anche le sanzioni. Così si potranno conseguire fino a 3 miliardi di euro all’anno di maggiori entrate. Sappiamo poi che nel nostro Paese vive un numero elevato di stranieri irregolari, che tuttavia spesso svolge quotidianamente un lavoro in nero. L’ultima regolarizzazione ha fatto emergere materia imponibile (contributiva e fiscale) che ha reso allo Stato circa 800 milioni di euro all’anno, che si potrebbero realizzare con una nuova identica autodenuncia da parte dei datori di lavoro. Oggi le rendite speculative scontano un’imposta del solo 12,5%, mentre in Europa è in media del 20%. Uniformandosi (ad eccezione dei Titoli di Stato) si potrebbe ottenere 1 miliardo all’anno in più. Gli italiani spendono sempre di più in giochi d’azzardo e scommesse. Tralasciando gli aspetti etico-morali, un aumento dell’imposta sostituitva sui giochi (PREU- Prelievo Unico Erariale) dal 12 al 13,5% potrebbe generare maggiori incassi per circa 1,5 miliardi di euro. Vi è poi il capitolo delle agevolazioni fiscali, una selva indistricabile formata secondo Tremonti da ben 471 bonus e sgravi, che costerebbero fino a 161 miliardi di euro. Noi ne proponiamo una sforbiciata mirata, senza toccare quelle relative alla casa, alla famiglia, al lavoro ed alle pensioni, per una consistenza di circa 5 miliardi di auro all’anno. Come si può vedere da tutte queste misure si possono attendere entrate complessive aggiuntive, a regime, nel 2015, di circa 18 miliardi di euro. (Antonio Borghesi parlamentare Idv)

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Roma. Soldi ai tassisti e tasse per i romani

Posted by fidest press agency su venerdì, 15 aprile 2011

Così potremmo riassumere il bilancio approvato dalla giunta comunale di Roma. Sei milioni ai tassisti per agevolazioni e incentivi, che verranno prelevati dalle tasche dei contribuenti romani, e l’annuncio dell’aumento della tariffa per i rifiuti che dovrebbe assestarsi tra il 10 e il 20%, sempre a carico dei contribuenti romani. Continua cosi’ la sciagurata politica a favore di una categoria professionale e il danno per il semplice cittadino. Ricordiamo al Sindaco di Roma, Gianni Alemanno, che i cittadini romani sono anche elettori e che alle prossime elezioni, nel 2013, ricorderemo come si sono messe “le mani in tasca” ai contribuenti a tutto beneficio di chi non ha certo bisogno di elargizioni. (Primo Mastrantoni, segretario Aduc)

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Allarme usura in tutta Italia

Posted by fidest press agency su domenica, 20 marzo 2011

“Nel 2011 sta dilagando l’usura in tutta Italia, ed in particolare nel Mezzogiorno, a seguito della grave situazione di difficolta’ economica in cui versano le famiglie e le piccole imprese. Il sovra indebitamento delle famiglie in Italia, nei primi 2 mesi del 2011, è cresciuto del 165,8%, rispetto allo stesso periodo del 2010 e l’usura è aumentata del 116,3%”. Lo rilevano i dati diffusi oggi ad Genova a conclusione del convegno “Usura e fisco e riscossioni tributi”, che saranno pubblicati sul magazine Contribuenti.it, dall’Associazione Contribuenti Italiani che con Lo Sportello Antiusura monitora costantemente il fenomeno del sovra indebitamento delle famiglie e delle piccole imprese in Italia. “In Italia nel 2011 sono a rischio d’usura 2.310.000 famiglie e 2.030.000 piccoli imprenditori – afferma Vittorio Carlomagno presidente di Contribuenti.it Associazione Contribuenti Italiani – Il debito medio delle famiglie italiane ha raggiunto la cifra di 35.200 euro, mentre quello dei piccoli imprenditori ha raggiunto il tetto dei 54.600 euro”. “Al primo posto delle regioni maggiormente esposte all’usura – afferma Vittorio Carlomagno presidente dell’Associazione Contribuenti Italiani – troviamo la Campania, Liguria, Valle d’Aosta, Toscana, Sicilia, Lombardia, Piemonte, Abruzzo, Puglia, Emilia Romagna, Calabria, Veneto, Lazio, Liguria, Friuli V-Giulia, Umbria, Trentino-A.Adige, Sardegna, Basilicata, Marche e Molise. ”La crisi economica, l’aggressione al patrimonio familiare da parte delle esattorie, il proliferare del pagamento delle tasse a rate, la impossibilità di accesso al credito bancario, la crescita dei giochi d’azzardo legalizzati ed il boom delle carte di credito revolving, con tassi del 25,92%, – continua Carlomagno – stanno trascinando migliaia di famiglie e piccole imprese nelle mani di spregiudica ti usurai”.”I dati – conclude Carlomagno – confermano che il fenomeno sta aumentando e l’apice potrebbe essere raggiunto a giugno in coincidenza con il pagamento delle tasse. In passato, ogni qual volta l’economia ha segnato brusche frenate, l’usura ha subito delle forti crescite. Ora c’e’ un ulteriore problema: oltre la poca propensione alla elargizione del credito associata a commissioni insopportabili applicate dalle banche e dalle esattorie, si sta registrando una aggressione al patrimonio familiare da parte del fisco, sia direttamente mediante la riscossione coattiva, che indirettamente attraverso l’uso spregiudicato dei giochi d’azzardo legalizzati, costringendo numerose famiglie monoreddito a richiedere prestiti”. Contribuenti.it chiede urgentemente al governo di sospendere la riscossione delle imposte nei confronti di tutti coloro che sono assistiti dalle Fondazioni Antiusura e di quelli che hanno perso di recente il posto di lavoro, di bloccare il gioco di azzardo le galizzato in tutti i luoghi pubblici e, soprattutto, di riformare urgentemente il fisco, accorpando la funzione di accertamento e riscossione in testa ad un unico soggetto pubblico, che si qualifichi per trasparenza equità ed imparzialità, abbandonando per sempre la logica del profitto”. (Associazione Contribuenti Italiani)

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Minzolini indagato da Corte dei Conti

Posted by fidest press agency su venerdì, 18 febbraio 2011

“Se il direttore del Tg1 risulterà colpevole, non c’è dubbio che si tratta di un abuso di potere, in quanto ha sottratto soldi pubblici. Questo perché si sta parlando della Rai, un’azienda principalmente finanziata dal canone e, quindi, con i soldi dei contribuenti. Riteniamo gravissimo che l’abuso di fondi pubblici passi come una prassi, come un uso di costume che per noi non può che essere un malcostume”. Giuliano Girlando, responsabile per la Giustizia dell’Italia dei Diritti, riflette sull’istruttoria aperta dalla Corte dei Conti sui rimborsi spese di Augusto Minzolini, direttore del telegiornale della prima rete Rai. “Rispetto a questa vicenda – dichiara con chiarezza l’esponente del movimento guidato da Antonello De Pierro -, rilanciamo la necessità di rendere autonoma la concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo, poiché in essa vi è un estremo conflitto di interessi per quanto concerne la lottizzazione dei partiti”. Girlando conclude la sua analisi con un invito alle istituzioni: “È ora di chiedersi se sia arrivato il momento di liberare la Rai dall’occupazione politica e consegnarla nelle mani dei cittadini, come è giusto che sia. In tal senso chiediamo, soprattutto, figure di garanzia nella gestione dell’azienda di viale Mazzini. Quindi, direttori e giornalisti che rispondono esclusivamente ai cittadini”.

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Evasione: Bollino fiscale cercasi

Posted by fidest press agency su lunedì, 7 febbraio 2011

Evasione record in continua ascesa in Italia. L’Italia è il Paese europeo con la più alta evasione fiscale, con il 54,5% del reddito imponibile che non viene dichiarato, e il record tocca a Napoli (66%) e alla Campania (64%) dove 2 commercianti su 3 non hanno rilasciato lo scontrino fiscale ai contribuenti italiani.  Lo rileva un’indagine di KRLS Network of Business Ethics, condotta su dati divulgati dalle polizie tributarie dei singoli stati Ue, per conto dell’Associazione Contribuenti Italiani, che sarà pubblicata sul magazine “Contribuenti.it”. Nella speciale classifica degli evasori, l’Italia è al primo posto (54,5% del reddito non dichiarato), seguita da Romania (42,4%), da Bulgaria (39,8%), Estonia (38,2%), Slovacchia (35,4%). Fanalino di coda l’Inghilterra con il 11,7%, il Belgio con il 10,1% e chiude la Svezia con il 7,3%. In Italia i principali evasori sono le industrie (32,8%) seguiti da banche e assicurazioni (28,3%), commercianti (11,7%), artigiani (10,9%), professionisti (8,9%) e lavoratori dipendenti (7,4%). A livello territoriale l’evasione è diffusa soprattutto nel Nord Ovest (29,4% del totale nazionale), seguito dal Sud (24,5%), dal Centro (23,2%) e dal Nord Est (22,9%). In valore assoluto, in Lombardia, si è registrato il maggior aumento dell’evasione fiscale con il 14,7%. Perché si evade? Dall’indagine condotta per l’Associazione Contribuenti Italiani è emerso che il 42% dei contribuenti evade per l’insoddisfazione verso i servizi pubblici erogati dallo stato a fronte dell’alto prelievo fiscale, per il 39% per la complessità delle norme (fisco lunare) ed il mancato rispetto dei diritti dei contribuenti e solo il 19% per la scarsità dei controlli o per mancanza della cultura della legalità. Ciò che incentiva maggiormente l’evasione fiscale, che nel 2010 è cresciuta complessivamente del 1 0,4% raggiungendo – considerando anche l’evasione derivante dall’economia criminale – la cifra astronomica di 159 miliardi di euro all’anno, è l’inefficienza della pubblica amministrazione, con la scarsa qualità dei servizi offerti, le numerose violazioni allo statuto dei diritti del contribuente, i mancati rimborsi fiscali, il fisco lunare e l’inefficacia delle esattorie che rendono superfluo la gran parte del lavoro fatto nella lotta all’evasione fiscale. Ogni anno gli enti impositori riscuotono, tramite le esattorie, meno del 9% di quanto accertato.
«Di fronte a un fenomeno così pervasivo – afferma Vittorio Carlomagno presidente dell’Associazione Contribuenti Italiani – servono strategie fiscali diverse. Bisogna puntare sulla tax compliance anziche’ sui tradizionali strumenti di repressione. È necessaria un’illuminante politica di collaborazione con le associazioni rappresentative dei contribuenti per generare una autentica cultura antievasione». (Contribuenti.it – Associazione Contribuenti Italiani)

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Boom usura in Italia

Posted by fidest press agency su domenica, 2 gennaio 2011

“Nel 2011 rischia di proliferare la diffusione del fenomeno dell’usura a seguito della grave situazione di difficoltà economica in cui versano le famiglie italiane. Il sovra indebitamento delle famiglie italiane, nel 2010, è cresciuto del 129,8%, rispetto al 2009 e la propensione all’usura nel 2011 sale del 92,3%”. Lo studio commissionato dall’Associazione Contribuenti Italiani a KRLS Network of business ethics per conto del magazine “Contribuenti.it” ha preso in considerazione i dati rilevati dallo Sportello Antiusura nel periodo 2005-2010.
“Abbiamo svoltato l’anno con 1.978.000 famiglie a rischio d’usura – afferma Vittorio Carlomagno presidente dell’ Associazione Contribuenti Italiani – Nel 2010 il livello medio del debito delle famiglie italiane ha raggiunto la cifra di 33.620 euro mentre quello dei piccoli imprenditori ha raggiunto il tetto dei 52.730 euro”. Nel 20 11 al primo posto tra le regioni maggiormente esposte al rischio usura troviamo la Campania, seguita dal Veneto, Valle d’Aosta, Sicilia, Piemonte, Abruzzo, Emilia Romagna, Lombardia, Toscana, Lazio, Puglia, Calabria, Liguria, Friuli V-Giulia, Umbria, Trentino-A.Adige, Sardegna, Basilicata, Marche e Molise. ”La crescita impressionante della riscossione fiscale a rate unitamente all’aumento dei giochi d’azzardo legalizzati, il boom delle carte di credito revolving e l’impossibilità di accesso al credito bancario – continua Carlomagno – stanno trascinando migliaia di famiglie e piccole imprese nelle mani agli usurai”.
”Purtroppo – prosegue Carlomagno – dati statistici confermano che il fenomeno sta aumentando e che la punta dell’iceberg potrebbe essere raggiunta a giugno 2011 in concomitanza con il pagamento delle tasse. In passato, ogni qual volta l’economia ha segnato brusche frenate, l’usura ha subito delle forti crescite. Ora c’e’ un ulteriore problema: oltre la poca propens ione alla elargizione del credito, associata a commissioni insopportabili applicate dalle esattorie e dalle banche, si sta registrando una aggressione al patrimonio familiare da parte del fisco, sia direttamente mediante la riscossione coattiva, che indirettamente attraverso l’uso spregiudicato dei giochi d’azzardo legalizzati, costringendo numerose famiglie monoreddito a richiedere prestiti”.
L’Associazione Contribuenti Italiani chiede per il 2011 al Governo di sospendere la riscossione delle imposte nei confronti delle famiglie e dei piccoli imprenditori assistite dalle Fondazioni antiusura, di bloccare il proliferare del gioco d’azzardo che sta diventando l’altra faccia di un’Italia sempre più povera e, soprattutto, di riformare il fisco e la riscossione delle imposte, rendendoli più equi, ponendo al centro del sistema la famiglia al posto dell’impresa e del profitto”. (Contribuenti.it – Associazione Contribuenti Italiani)

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Finanziaria: aumentano le tasse locali

Posted by fidest press agency su domenica, 12 dicembre 2010

Le tasse locali cresceranno nel 2011 del 7,2% passando da 111,8 a 119,9 miliardi mentre quelle statali aumenteranno dello 3,6%. La studio, condotto da Krls Network of Business Ethics per conto dell’Associazione Contribuenti Italiani sarà pubblicato nel prossimo numero del magazine “Contribuenti.it”. Napoli prima, Campobasso ultima, ma stavolta i contribuenti del capoluogo campano avrebbero fatto a meno di questo primato. È infatti Napoli, tra tutti i comuni capoluogo d’Italia, dove la pressione la pressione tributaria locale crescerà di più nel 2011. Ogni abitante del comune partenopeo verserà nel 2011 ai propri enti locali, imposte, tasse, tributi e addizionali varie per 2.612,20 euro contro una media nazionale di 1.790,30 euro anche se il capoluogo partenopeo è da ritenere fuori classifica, visto che tra le entrate tributarie comunali annovera la tassa rifiuti, che «falsa» la classifica: da sola incide per 569,20 euro contro la media nazionale di 264,50 euro.
Al secondo posto c’è Milano con 2505,00. Al terzo posto si trova Aosta con 2426,20 euro, al quarto posto Bologna con 2470,10 euro e al quinto Roma con 2469,80. All’ultimo posto, a livello nazionale, si trova Campobasso con soli 890,40 euro pro capite.
Nello studio, Krls Network of Business Ethics ha analizzato tutti i “balzelli” applicati dagli enti locali, intesi come sommatoria delle imposte versate dai contribuenti ai Comuni, Provincie e Regioni. Imposte che ciascun ente locale applica, per legge, ai propri residenti, sia persone fisiche che giuridiche. Per i Comuni sono state esaminate le principali fonte di gettito quali l’Ici, l’addizionale comunale Irpef, la Cosap e la tariffa rifiuti urbani. Per la Provincia, invece, l’imposta sulla Rc auto, l’addizionale sulla bolletta dell’Enel, la quota parte della Tar su e l’imposta di trascrizione. Per la Regione, infine, l’Irap, la compartecipazione all’Iva, all’addizionale regionale sull’Irpef e la compartecipazione sulle accise della benzina.  Nello studio di Contribuenti.it è emerso anche come avviene la ripartizione delle imposte tra gli enti locali: il 54,3% va alle Regioni, il 40,1% dei Comuni ed il rimanente 5,6% alle Province.  “Le ragioni di questa crescita – secondo Vittorio Carlomagno, presidente di Contribuenti.it Associazione Contribuenti Italiani – sono da ricercarsi principalmente nella assenza di un Garante per la sorveglianza dei tributi. Bisogna istituire al livello regionale presso Lo Sportello del Contribuente la figura di ‘Mister Fisco’. La Sua attività dovrà essere indirizzata verso tre filoni principali d’azione: la sorveglianza della tassazione degli enti locali, sia attraverso le segnalazioni dei cittadini sia attraverso una più stretta collaborazione con la Guardia di Finanza; il coordinamento e ed il confronto c on le altre istituzioni locali e nazionali nel contrasto all’evasione fiscale; il monitoraggio della tax compliance favorendo il dialogo tra le associazioni dei contribuenti, le amministrazioni finanziarie e gli agenti delle riscossione”. (Contribuenti.it – Associazione Contribuenti Italiani)

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