A cura di Katie Koch, CEO, TCW. Gli investitori sono alla ricerca di rendimenti più elevati, pertanto, continueranno a rivolgersi ai mercati del credito pubblico e privato. E poi, una volta che la situazione si sarà ristabilita, le azioni torneranno ovviamente ad avere un po’ di spazio. D’altra parte, il credito può generare rendimento in questo contesto, ma siamo posizionati in modo estremamente conservativo nel nostro portafoglio creditizio e in generale nei settori più difensivi. Le banche più importanti a livello globale sono un buon settore in cui investire. Un’area che preoccupa è invece quella delle banche regionali, a causa della fuga dei depositi e anche per la loro maggiore esposizione al settore immobiliare commerciale, che risulta un’area critica.
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Le implicazioni per gli investimenti: credito e settore bancario
Posted by fidest press agency su domenica, 21 Maggio 2023
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J. Safra Sarasin: Brasile, le condizioni di credito rigide continueranno a pesare
Posted by fidest press agency su mercoledì, 5 aprile 2023
A cura di Mali Chivakul, Economista Mercati Emergenti di J. Safra Sarasin .La politica monetaria restrittiva del Brasile ha agito attraverso il canale del credito. Gli elevati tassi di interesse hanno rallentato i flussi di credito verso l’economia. La domanda di credito è diminuita e le istituzioni finanziarie sono diventate più riluttanti a concedere prestiti. Tenendo conto del trend di sviluppo, il gap creditizio del Brasile è solo del 2% circa, secondo la La Banca dei regolamenti internazionali (BRI), il che indica che l’indebitamento potrebbe non essere eccessivo, dato il livello di sviluppo. Tuttavia, il rapporto tra debito e reddito del Brasile, pari al 25%, è il più alto tra le economie dei mercati emergenti (EM) ed è tra i più alti al mondo. Il rapporto compete con quello della Svezia, dove il debito privato è pari al 285% del PIL. A differenza della Svezia o della Corea, il Brasile non ha vissuto un boom immobiliare durante la pandemia. La crescita del credito alle imprese è stata forte e negli ultimi due anni l’emissione di debito societario ha registrato un boom. Gran parte dell’aumento del debito delle famiglie è stato non garantito. I forti aumenti dei tassi di interesse sono stati la causa principale di un aumento significativo dei servizi di debito del settore privato. Poiché il tasso di riferimento è passato dal 2% al 13,75% nel giro di un anno e mezzo, i costi medi degli interessi per il settore privato (credito non vincolato) sono aumentati in modo significativo.Sul fronte delle famiglie, l’indebitamento in rapporto al PIL è cresciuto da circa il 40% prima della pandemia al 50% nel 2021 e da allora è rimasto stabile. Nell’ambito del credito al consumo il debito personale non garantito e delle carte di credito è aumentato rapidamente. Con l’aumento dei tassi di interesse negli ultimi due anni, il rapporto debito/reddito delle famiglie è passato dal 20% al 27%, un massimo storico. Non sorprende che il tasso di morosità del credito alle famiglie abbia raggiunto il suo recente picco già durante la prima ondata di Covid. Il rapporto NPL (non performing loans) delle carte di credito, pari all’8%, si è avvicinato al picco della recessione del 2016. Il rallentamento dell’attività economica continuerà a mettere sotto pressione la capacità delle famiglie di ripagare i propri debiti e ci aspettiamo che gli NPL continuino ad aumentare. Se da un lato le condizioni di credito difficili da ottenere indicano che la politica monetaria del COPOM (Comitato di Politica Monetaria della Banca centrale brasiliana) abbia funzionato attraverso il canale del credito nel ridurre la domanda e l’inflazione, dall’altro il COPOM si è trovato in una posizione più scomoda, in quanto sono emerse preoccupazioni sulla stabilità finanziaria nel momento in cui anche il sistema bancario negli Stati Uniti e in Europa ha iniziato a mostrare alcune crepe a causa degli alti tassi di interesse. Sebbene i tassi d’inflazione siano scesi, il COPOM non si sente a proprio agio con l’aumento delle aspettative d’inflazione: l’ultima rilevazione del Focus Market suggerisce che le aspettative d’inflazione a 2 e 3 anni sono salite al 3,9% e al 4,0%. Inoltre, permane il rischio di un aumento della spesa fiscale in seguito all’introduzione delle nuove regole.La crescita del credito subirà un ulteriore rallentamento a causa del calo della domanda di credito e della maggiore avversione delle istituzioni finanziarie a concedere prestiti a causa dell’aumento dei tassi di insolvenza. Poiché quasi un terzo del reddito delle famiglie viene speso per il rimborso del debito, prevediamo un ulteriore rallentamento dei consumi delle famiglie. L’indebolimento delle finanze aziendali si tradurrà anche in una riduzione degli investimenti. Gli ultimi Purchasing Managers Index (PMI) suggeriscono che l’economia continua a rallentare, dopo una contrazione dello 0,2% qoq (trimestre su trimestre) nell’ultimo trimestre del 2022. Vediamo rischi di ribasso per il consenso sulla crescita del PIL dello 0,9% nel 2023. Quali sono le implicazioni per gli asset brasiliani? I tassi di interesse elevati continueranno a sostenere il real brasiliano (BRL), ma le condizioni di credito restrittive indicano che i rischi di insolvenza sono aumentati e gli spread di credito potrebbero salire ulteriormente, soprattutto per le società più deboli. Anche se le perdite su crediti delle banche aumenteranno, il sistema bancario brasiliano nel suo complesso dispone di un capitale molto più elevato rispetto a quello che ha caratterizzato l’ultima recessione nel 2016. Le condizioni di liquidità, tuttavia, si sono deteriorate, ma ci aspettiamo che la banca centrale intervenga, se necessario.
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PGIM Fixed Income: L’analisi delle supply chain è fondamentale per identificare i rischi di credito
Posted by fidest press agency su giovedì, 30 marzo 2023
A cura di John Ploeg, Co-Head of ESG Research di PGIM Fixed Income. Da un punto di vista generale, le leggi sui diritti umani, la sicurezza delle risorse e le iniziative ambientali possono contribuire al riallineamento delle catene di approvvigionamento nei trimestri e negli anni a venire. La crescente inclusione del linguaggio dei diritti umani nelle leggi sulla due diligence e nei requisiti di rendicontazione può culminare in una maggiore coesione del settore. Per esempio, la bozza della Commissione europea della direttiva sulla due diligence di sostenibilità aziendale si concentra sui danni che possono attraversare le catene di fornitura. Tuttavia, il processo di identificazione può essere molto impegnativo per i singoli emittenti, poiché le catene di approvvigionamento rimangono frammentate tra i vari settori, e le aziende hanno generalmente rapporti diretti limitati al di là dei fornitori di primo livello. Pertanto, ci aspettiamo un aumento delle azioni collettive e della collaborazione a livello di settore. Queste iniziative potrebbero avere un maggiore potenziale al fine di aumentare l’uniformità tra le rispettive catene di fornitura nel tempo. Inoltre, è probabile che si intensifichi la spinta verso la produzione “onshore” o “friend-shore” di carburanti, materiali e tecnologie fondamentali. I vincoli della catena di approvvigionamento post-COVID e gli effetti della guerra in Ucraina hanno dato impulso alla spinta all’onshoring, che dovrebbe continuare data la consapevolezza della dipendenza commerciale da alcuni Paesi, come la Cina. Oltre alla strategia dell’UE per proteggere le catene di approvvigionamento essenziali, l’Inflation Reduction Act (IRA) degli Stati Uniti ha previsto forti incentivi per la produzione interna di prodotti chiave e gli Stati Uniti hanno recentemente imposto restrizioni significative all’esportazione in Cina di semiconduttori avanzati e attrezzature correlate. Sebbene questi sforzi possano contribuire a tutelare le economie sviluppate da future interruzioni della catena di approvvigionamento, molti nuovi impianti di produzione richiederanno tempi e investimenti significativi.Sebbene il riadattamento delle catene di fornitura e gli effetti che ne derivano sul commercio globale possano ostacolare la riduzione dei costi a breve termine delle tecnologie più pulite e sicure, l’aumento della scala di queste tecnologie potrebbe sbloccare i risparmi a lungo termine.Infine, stiamo monitorando gli effetti del recente accordo dell’UE che prevede l’imposizione di una tassa sulle importazioni (cioè un meccanismo di aggiustamento alle frontiere) basata sul sistema europeo di scambio delle emissioni, in base al quale i prezzi della CO2 sono schizzati negli ultimi anni.Il piano europeo di tassazione delle importazioni legato alle emissioni è stato accolto con sgomento (in particolare dagli esportatori dei mercati emergenti verso il continente) e con il timore che tali regole aggiungano un ulteriore livello di burocrazia al commercio globale. Tuttavia, si tratta di una mossa significativa da parte di uno dei più grandi blocchi commerciali del mondo, che merita di essere monitorata in un contesto di simili dibattiti in Canada, nel Regno Unito e negli Stati Uniti (dopo la recente introduzione da parte dei Democratici di una legislazione sulla tassazione delle importazioni legata alle emissioni).Gli obiettivi degli sforzi sopra descritti vanno dalla garanzia dei diritti umani di base all’incentivazione di una produzione più pulita. Sebbene gli obiettivi siano diversi, l’importanza di ciascuno di essi influenzerà probabilmente le catene di approvvigionamento globali nel 2023 e oltre. Questi temi sottolineano la crescente prevalenza delle questioni ESG nelle aziende, nelle filiere e nelle economie, indipendentemente dalle preferenze degli investimenti a reddito fisso.
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Schroders: ecco perché il 2023 sarà l’anno del credito
Posted by fidest press agency su mercoledì, 8 marzo 2023
A cura di Janina Sibelius, Investment Specialist, e Rajeev Shah, Global Credit Strategist, Schroders. Dopo un 2022 difficile, la situazione del credito è in miglioramento. Nuovo anno, nuova vita e nuovo inizio sul fronte degli investimenti – questo è il pensiero che sembra animare chi è tornato a investire nel credito dall’inizio del 2023. Nelle ultime settimane questo rinnovato entusiasmo ha rinvigorito il mercato del credito con il ritorno degli investitori intenzionati alla ricerca di una maggior diversificazione. Ma come evitare le molteplici insidie e dove trovare le opportunità più vantaggiose nel credito nel 2023? In presenza di un’inflazione ancora elevata, che obbliga le banche centrali a mantenere politiche restrittive, ci sono buone e cattive notizie. Le buone notizie sono che l’inasprimento monetario inizia a farsi sentire e che l’inflazione, dopo aver toccato il picco, ha iniziato a scendere. Emergono quindi nuove opportunità per gli investitori intenzionati a trarre vantaggio dalle divergenze nei diversi mercati a livello globale. La crescente instabilità geopolitica preoccupa costantemente le aziende del comparto manifatturiero attive in Paesi dove negli scorsi anni il contesto politico si è deteriorato. Sempre più società intendono operare in aree caratterizzate da condizioni di produzione stabili, pertanto in molti casi hanno deciso di spostare la produzione più vicino al Paese d’origine – un trend conosciuto come nearshoring. Come prevedibile, a beneficiarne sono stati soprattutto Paesi come Thailandia, Malesia e Vietnam, nonché il Messico, alla luce delle migliori relazioni con l’Occidente – in particolare con gli USA – e di un costo del lavoro ancora estremamente basso. Anche in Occidente non mancheranno i vincitori, ma per individuarli occorrerà un’analisi più approfondita. Ecco perché gli investimenti attivi e un’attenta selezione saranno essenziali per investire su scala globale quest’anno. In conclusione, i mercati creditizi dovrebbero offrire agli investitori rendimenti più alti oppure opportunità per incrementare il capitale a fronte di rendimenti più bassi e spread più contenuti, ma a livello geografico non mancano diverse trappole a cui prestare attenzione. Gli investitori più attivi e agili saranno meglio posizionati per trarre vantaggio dalle nuove opportunità.
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Sovraindebitamento, usura, accessibilità al credito, azzardo e media
Posted by fidest press agency su lunedì, 6 marzo 2023
I temi della tavola rotonda “L’azione delle Fondazioni Antiusura per promuovere la dignità umana in questo tempo di crisi. Ruolo dei Media, tra informazione e formazione, che si è tenuta a Bari, organizzata a Bari dalla Consulta Nazionale Antiusura San Giovanni Paolo II. “Il sovraindebitamento di famiglie e imprese è il tema che più ci preoccupa in questo tempo di crisi economiche, per il quale abbiamo gli strumenti adeguati per intervenire, ma spesso risultano sconosciuti. Le Caritas e le Fondazioni Antiusura assistono quotidianamente a un processo di impoverimento di famiglie e imprese che sta aumentando a causa dell’inflazione, della crescita del prezzo dell’energia e della pandemia. Il fenomeno è in aumento in tutto il Paese, e sta prendendo in ostaggio persone e imprese. Occorre evitare che si usino strumenti finanziari in modo indiscriminato perché la condizione di sovraindebitamento è l’anticamera dell’’usura. Le persone pensano di risolvere o affrontare i problemi quotidiani rivolgendosi alle finanziarie e al credito al consumo. Fanno il passo più lungo della gamba e poi finiscono nella trappola dell’usura o dell’azzardo, in cui ci sono palesi interessenze della criminalità organizzata. Il presupposto è che se agiamo in tempo e facendo rete tra le associazioni, il mondo delle istituzioni e del credito legale, è possibile porre degli argini al sovrindebitamento e all’usura. I media hanno un ruolo importante affinchè l’informazione sia anche pedagogica. Determinare spazio alla notizia significa dare significato al fenomeno, inquadrarlo, collocarlo nel divenire della storia”. Lo ha dichiarato Luciano Gualzetti, presidente della Consulta nazionale antiusura San Giovanni Paolo II. “Mi spiace e mi addolora la mancanza di don Alberto D’Urso, recentemente scomparso, che tanto aveva operato in vita per la lotta all’usura. Quello delle Fondazioni è un ruolo imprescindibile dalla forte connotazione educativa e di sostegno a comportamenti sociali che segnano la vita di molti. Abbiamo il dovere morale di continuare a batterci perché la dignità di tanti fratelli caduti, nell’inganno mortale dell’usura, possa trovare riscatto, sapendo fare delle nostre ondazioni spazi di trasparenza, ascolto e condivisione, dove il prendersi cura divenga sostegno al malcapitato e denuncia al malaffare”, ha dichiarato. S.E. Mons. Giuseppe Satriano, Arcivescovo di Bari-Bitonto, incontrando i presidenti delle Fondazioni associate alla Consulta.
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Credito, l’appello del mondo agricolo italiano: “Cambiare gli accordi di Basilea”
Posted by fidest press agency su lunedì, 27 febbraio 2023
Le regole per l’accesso al credito bancario previste dagli accordi di Basilea penalizzano gli agricoltori e devono essere modificate alla luce della specificità dell’attività agricola. E’ questo in sostanza l’appello emerso durante la prima edizione del Forum sul credito in Agricoltura “Gli accordi di Basilea: l’urgenza di cambiare” promosso e organizzato dal Consorzio Vino Chianti in collaborazione con Alleanza delle Cooperative Italiane Agroalimentare, Cia, Coldiretti e Confagricoltura. L’evento, che si è svolto oggi nella Sala del Cenacolo della Camera dei Deputati a Roma ed è stato moderato da Gianluca Semprini di Rai news 24, è servito a fare il punto sull’applicazione degli accordi di Basilea con numerosi esponenti del mondo politico e del settore agricolo. Secondo gli accordi di Basilea, le aziende agricole possono accedere al credito bancario secondo le stesse regole che valgono per tutti gli altri settori. Questo però le penalizza notevolmente perché la loro attività, per sua natura, è molto diversa da tutte le altre. Il sistema agricolo deve sottostare ai ritmi della natura, quindi i cicli produttivi e di vendita sono molto più lenti di qualsiasi altra attività: oggi, con gli attuali accordi di Basilea, gli agricoltori sono penalizzati quando vanno a chiedere credito alle banche. Oltre che per l’agricoltore, questa situazione – è stato spiegato durante il Forum – è lesiva anche del sistema creditizio. La possibilità di avere accesso al credito è ora più che mai cruciale per le aziende vitivinicole. Nel post pandemia, con il rialzo dell’inflazione e l’aumento del costo delle materie prime è fondamentale avere regole chiare ed appropriate per accedere ai fondi e centrare la ripresa economica. Per questo motivo, durante il Forum è emersa la richiesta che l’agricoltura abbia un sistema di regole bancarie completamente diverso dagli altri settori: non perché voglia essere privilegiata, ma perché il ciclo di vita delle piante è diverso da qualsiasi altra produzione. “O cambiamo le regole per gli agricoltori – è la conclusione dei promotori – o teniamo il settore al di fuori degli accordi di Basilea. Ma una soluzione al problema è necessaria e non rinviabile”.
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Roma, 1° Forum sul credito in Agricoltura
Posted by fidest press agency su domenica, 12 febbraio 2023
Roma Giovedì 23 febbraio alle ore 9.30 nella Sala del Cenacolo, Camera dei Deputati (piazza Campo Marzio).Si tratta del primo forum dedicato all’accesso al credito delle aziende agricole, con l’obiettivo di far emergere le difficoltà che le aziende del settore stanno affrontando nell’accedere a fondi e prestiti indispensabili a garantire loro un’efficace ripresa economica, dopo la crisi generata dalla pandemia e le attuali difficoltà causate dall’inflazione e dal vertiginoso aumento del costo delle materie prime e dell’energia. Sarà un momento di dibattito e riflessione tra rappresentanti del settore agricolo, istituzioni bancarie, decisori politici ed economisti.
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Schroders – Credito globale: nel 2023 l’approccio attivo sarà premiato?
Posted by fidest press agency su sabato, 14 gennaio 2023
A cura di Rajeev Shah, Global Credit Strategist, e Janina Sibelius, Investment Specialist, Schroders. Non è esagerato dire che il 2022 è stato l’anno peggiore per il credito nella storia recente. Tuttavia, con le valutazioni dei mercati obbligazionari governativi e societari di nuovo allettanti, il 2023 si mostra incoraggiante.I mercati finanziari stanno iniziando ad adattarsi a un nuovo contesto di mercato. Un ambiente in cui le banche centrali continuano a diventare più aggressive e si allontanano dall’era del Quantitative Easing (QE), mentre si prevede che l’inflazione raggiunga il suo picco.Tuttavia, i timori di una recessione globale rimangono elevati, anche se è ancora troppo presto per dire quanto profonda o prolungata si rivelerà tale contrazione.Mentre le banche centrali dei mercati emergenti hanno già aumentato i tassi di interesse in modo significativo, i mercati sviluppati hanno inasprito le condizioni finanziarie nell’ultimo anno, con una serie di rialzi dei tassi. L’aumento dei costi di finanziamento ha iniziato a comprimere la crescita e, nel 2023, dovremmo assistere a una riduzione della volatilità dei mercati obbligazionari determinata dai tassi di interesse.Il conseguente riprezzamento dei mercati obbligazionari governativi e societari ha reso le valutazioni interessanti in termini di spread e rendimento assoluto. I fondamentali societari sono solidi, anche se stiamo entrando in una fase di rallentamento e si prevede un certo deterioramento nel corso dell’anno. In effetti, le valutazioni attuali riflettono per lo più il sentiment negativo di quest’anno, offrendo un ottimo profilo di reddito per il credito globale con molte cattive notizie già prezzate. L’inflazione, che è stata la principale preoccupazione del mercato, potrebbe essere prossima a raggiungere il suo picco. Le cose stanno migliorando negli Stati Uniti, dove i dati sull’inflazione mostrano segni di stabilizzazione e persino di diminuzione. Anche l’inflazione europea, esacerbata dalla guerra in Ucraina, dovrebbe raggiungere il picco, ma in ritardo rispetto a quella statunitense.Le maggiori dislocazioni e gli intervalli di spread all’interno del mercato, nonché la maggiore distinzione tra i settori, consentiranno non solo una migliore allocazione settoriale ma, cosa più importante, un ritorno del mercato globale del credito ai fondamentali. Per gli investitori attivi nel credito globale si presenta quindi l’opportunità di generare forti rendimenti nel nuovo anno.I fondamentali aziendali si sono mantenuti solidi, ma ci si può aspettare un certo deterioramento. I fondamentali delle aziende si sono mantenuti solidi per tutto l’anno, ma si profilano possibili sfide per gli utili, dato che il rallentamento dell’economia pesa sulla crescita delle vendite. Ciò potrebbe mettere in difficoltà i settori ciclici (settori che seguono i flussi e i riflussi dell’economia), dove di solito gli utili si riducono maggiormente nei periodi di crisi. La sfida principale per le aziende quest’anno sarà il rallentamento della crescita globale e il possibile deterioramento della forza dei consumatori, dato che la prolungata inflazione elevata continua a intaccare il potere d’acquisto dei consumatori.La natura aggressiva dei rialzi dei tassi ha portato a una significativa volatilità degli spread, che tuttavia diminuirà una volta che la Fed sospenderà o rallenterà i rialzi dei tassi.In Europa è probabile che le aspettative di recessione per questo inverno si avverino, seguite da una debole ripresa. Sebbene i governi stiano attuando misure fiscali per aiutare i consumatori e le imprese, queste mettono in discussione i deficit dei paesi e la sostenibilità generale del debito nel medio-lungo termine.I costi di copertura valutaria si sono spostati a favore del credito europeo, con un cambiamento sostanziale rispetto agli ultimi anni di QE in cui era favorito il credito statunitense. Questo cambiamento ha reso il credito europeo molto interessante per gli investitori stranieri.È probabile che il mercato dei green bond continui a crescere, dopo che hanno dominato le emissioni di corporate bond ESG. Inoltre, nel 2023 potrebbero esserci ulteriori emissioni di sustainability linked bond (SLB) nel mercato delle obbligazioni high yield.
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Credito: è un buon momento per investire
Posted by fidest press agency su venerdì, 28 ottobre 2022
A cura di Natalie Trevithick, responsabile delle strategie US Investment Grade Corporate di Payden & Rygel. Perché se gli investitori si sono riversati sui titoli societari all’inizio dell’anno, quando rendevano poco più del 2%, ora che presentano rendimenti superiori al 5% stiamo invece assistendo a continui deflussi dalle strategie Investment Grade? Forse per la preoccupazione che il credito possa diventare ancora più conveniente un domani? Riteniamo che la volatilità sui mercati sia destinata a perdurare in futuro, ma il momento attuale potrebbe rappresentare un buon “entry point” per l’investimento nel credito e sembra diventare ogni giorno più interessante, nonostante i rendimenti negativi a doppia cifra registrati dalle società investment grade. Il punto di forza è la parte breve dello spettro delle scadenze, quelle comprese tra i due e i tre anni: con l’approssimarsi della fine del ciclo di rialzi della Fed, infatti, riteniamo che il credito possa diventare molto interessante in termini di rischio e si possa assistere a un forte rimbalzo dei rendimenti quando gli investitori saranno avvantaggiati dagli elevati rendimenti all-in. La curva dei Treasury si è appiattita drasticamente e l’allungamento della curva non viene remunerato. Gli investitori possono ottenere la maggior parte dei rendimenti con un rischio di prezzo molto minore a causa dell’aumento dei tassi d’interesse. Payden & Rygel Con oltre 135 miliardi di dollari in gestione, Payden & Rygel è leader nella gestione del risparmio gestito e annovera tra i suoi clienti banche centrali, fondi pensione, imprese di assicurazione, università, banche private e fondazioni di varia natura. Società di gestione indipendente e non quotata, Payden & Rygel ha sede a Los Angeles con uffici a Boston e hub di gestione a Londra e a Milano. By http://www.moneyfarm.com
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Richieste credito dalle famiglie
Posted by fidest press agency su mercoledì, 12 ottobre 2022
I primi 9 mesi dell’anno confermano un quadro a luci e ombre relativamente alla domanda di credito da parte delle famiglie italiane, condizionante da una situazione di perdurante incertezza causata dal conflitto in Ucraina e dal rialzo dei tassi e dell’inflazione. Nello specifico, secondo l’ultima analisi del Barometro CRIF (Fonte: il Sistema di Informazioni Creditizie EURISC), il numero delle richieste di prestiti (personali e finalizzati) fa segnare una crescita del +21,7% rispetto al corrispondente periodo 2021. Relativamente al solo mese di settembre appena concluso, le richieste di prestiti crescono del +12,2%.Al contempo l’importo medio richiesto si è attestato a 8.313 Euro, in calo del -6,1% rispetto ai primi 9 mesi del 2021, a conferma della crescente tendenza a fare ricorso a un finanziamento anche per sostenere acquisti di importo contenuto, quali telefonia, piccoli elettrodomestici e prodotti di elettronica. Se guardiamo allo spaccato dei prestiti finalizzati e personali, continuano a crescere a doppia cifra e con la stessa intensità: i primi aumentano del +21,3% mentre i secondi segnano un +22,4%.Per quanto riguarda invece l’andamento delle richieste di mutui immobiliari e surroghe, dall’inizio dell’anno si registra una contrazione complessiva del -22,6% rispetto ai primi nove mesi del 2021 (-25,5% la flessione nel mese di settembre) ma va rimarcato come la performance negativa del comparto sia ascrivibile al crollo verticale delle surroghe che, secondo l’ultima rilevazione prodotta da CRIF, sono diminuite del -61,9% rispetto al 2021 e ormai spigano poco più dell’8,5% del totale.I nuovi mutui, invece, restano sostanzialmente stabili rispetto alla corrispondente rilevazione, tanto che a livello di erogazioni il calo si attesta a un modesto -1,7%. In compenso, nei primi 9 mesi del 2022 l’importo medio dei mutui richiesti è cresciuto del +4,7% rispetto al corrispondente periodo 2021, attestandosi a 144.658 Euro.
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Fs-italiane: ampliata linea di credito sostenibile
Posted by fidest press agency su giovedì, 28 luglio 2022
Il Gruppo Ferrovie dello Stato, guidato da Luigi Ferraris, ha sottoscritto un ampliamento di mezzo miliardo della linea di credito committed e revolving stipulata nel 2021. Dai 2,5 miliardi inziali la linea raggiunge i 3 miliardi di euro e passano da sei ad otto le istituzioni finanziarie pronte a sostenere l’impegno del Gruppo FS in uno sviluppo sostenibile di tutte le attività e i business delle società controllate. Coerente ai principi ESG (Environmental, Social and Governance) e al perseguimento di alcuni obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda Onu 2030.Al sindacato originario dei lenders, composto inizialmente da Intesa Sanpaolo, UniCredit, (che in questa occasione ha aumentato la sua quota) Cassa depositi e prestiti, Crédit Agricole CIB, CaixaBank e Banca Popolare di Sondrio, si sono aggiunte BNL – Group BNP Paribas e Banco BPM. Nonostante un contesto di mercato caratterizzato da volatilità e rialzi, l’ampliamento è avvenuto senza aumento delle condizioni di pricing previste nel contratto originario.L’operazione, che sottolinea la strategia finanziaria del Gruppo FS sempre più improntata alla finanza sostenibile, fa seguito al recente collocamento di un green bond interamente sottoscritto dalla Banca Europea per gli Investimenti per un ammontare di 200 milioni di euro e alle operazioni bilaterali finalizzate tra il 2020 e il 2021 con scopi in linea con i princìpi della finanza ESG.La linea di credito è legata a quattro Key Performance Indicator: due sono obiettivi trasversali al Gruppo – quali il miglioramento di un rating di sostenibilità e la riduzione del gender gap in posizioni apicali – e due sono obiettivi distintivi e specifici, in ambito mobilità sostenibile e accessibilità nelle stazioni, relativi a progetti delle principali società operative del Gruppo, RFI e Trenitalia. Tutti i KPI sono stati già raggiunti nel 2021, a conferma di quanto l’impegno del Gruppo FS sia in linea con i requisiti e i criteri imposti per accedere alla finanza sostenibile. Fonte: FS News
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Credito: gli investitori sono davanti a un enigma
Posted by fidest press agency su giovedì, 21 luglio 2022
Jeff Boswell, Head of Alternative Credit di Ninety One, spiega come la combinazione dannosa di aumento dei rendimenti dei titoli di Stato e ampliamento degli spread creditizi abbia creato un trimestre molto difficile per gli investitori nel reddito fisso, uno dei più complessi dalla crisi finanziaria globale. Sebbene nel primo trimestre di quest’anno i segmenti di elevata qualità (e sensibili ai tassi di interesse) del mercato abbiano sottoperformato, il tema del secondo trimestre è stata la crescente preoccupazione tra i partecipanti al mercato per un imminente rallentamento della crescita, con conseguente sottoperformance del credito con rating inferiore. Questo timore sulla crescita ha fatto aumentare gli spread creditizi in tutte le categorie di rating, tuttavia, gli spread inerenti ai crediti con rating inferiori (ovvero CCC) sono cresciuti di più, su base proporzionale, rispetto agli altri. Questa decompressione è illustrata meglio di seguito, dove viene rappresentato lo spread delle obbligazioni statunitensi high-yield con rating CCC meno lo spread delle obbligazioni statunitensi high-yield con rating BB. All’inizio dell’anno, gli investitori ricevevano solo uno spread incrementale di 450 pb per il possesso di un’obbligazione con rating CCC; la compensazione è aumentata in media a 780 punti base. Visto che i rendimenti in genere sono un ottimo indicatore dei ritorni futuri per gli investitori nel credito, la storia ci dice che quando gli spread e i rendimenti raggiungono questo tipo di livelli, i ritorni sono in genere molto favorevoli. Pertanto, da un punto di vista delle valutazioni assolute, il credito appare sicuramente più interessante di quanto non lo sia stato per molto tempo. Tuttavia, l’incertezza economica, i venti contrari inflazionistici, le banche centrali su una linea aggressiva e la guerra in corso in Ucraina aggiungono indubbiamente complessità alla questione di come sfruttare al meglio questo ripristino delle valutazioni. Boswell conclude: “Date tutte queste incertezze e il potenziale di un ulteriore ribasso in caso di peggioramento dello scenario, riteniamo che sia ancora importante rimanere altamente selettivi nella costruzione del portafoglio, guardano di più alla qualità e cercando di ridurre al minimo il default e il rischio ciclico. Tuttavia, il ripristino delle valutazioni è stato significativo e questo ci porta a ritenere che ora sia il momento per gli investitori di assumere rischi su base selettiva laddove vengano pagati per questo. Una propensione verso parti del mercato di qualità superiore consentirebbe comunque di partecipare a qualsiasi ripresa del mercato (le aree di qualità in genere sono le prime a salire), ma sovraperformerebbe anche al ribasso in uno scenario più avverso. Se l’allargamento degli spread e la decompressione dovessero acquisire slancio, riteniamo che sarà sempre più opportuno aggiungere su base selettiva crediti con rating inferiore. La selettività del credito sarà tuttavia fondamentale per cercare di evitare qualsiasi rischio di credito idiosincratico”. (abstract)
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Cresce il ricorso al credito delle famiglie italiane
Posted by fidest press agency su mercoledì, 30 marzo 2022
Nonostante la tradizionale cautela degli italiani nel ricorrere al credito bancario per finanziare i propri consumi o l’acquisto della casa, nel 2021 è cresciuta ulteriormente (+5,4% vs 2020) la platea dei cittadini maggiorenni che risultano avere un mutuo o un prestito in corso, arrivata al 44,5% del totale. Un trend iniziato nel 2016 e consolidatosi negli ultimi due anni di pandemia, caratterizzati da condizioni di accesso al credito particolarmente favorevoli anche per i finanziamenti di modesto importo.Al contempo, però, è migliorata la sostenibilità finanziaria delle famiglie italiane, con il rischio di credito che nell’ultima rilevazione del 2021 ha visto il tasso di default 90 past due registrare una riduzione per attestarsi all’1,2%, il livello più basso degli ultimi anni. A questo risultato hanno contribuito, oltre alle moratorie e agli strumenti di sostegno attivati per contenere gli impatti della pandemia, anche l’atteggiamento responsabile delle famiglie e i tassi di interesse confermati dalla BCE ai minimi storici.Alla luce di questo, la rata media rimborsata a livello pro-capite ogni mese è scesa ancora fino a 315 euro (-2,8% rispetto al 2020) mentre l’importo residuo che resta da rimborsare per estinguere i finanziamenti in corso si è attestato a 32.191 euro, in lieve flessione rispetto al 2020, malgrado il peso ancora rilevante dei mutui ipotecari che continuano ad avere un’incidenza significativa nel portafoglio delle famiglie italiane.Queste le principali evidenze che emergono dalla Mappa del Credito, lo studio sull’utilizzo del credito da parte degli italiani realizzato da Mister Credit – l’area di CRIF che si occupa dello sviluppo di soluzioni e strumenti educational per i consumatori – partendo dall’analisi dei dati disponibili in EURISC, il sistema di informazioni creditizie. Come emerso dalla Mappa del Credito, anche per quanto riguarda l’esposizione residua si registra una situazione analoga: Lombardia al primo posto del ranking nazionale con € 40.702 (in leggero aumento rispetto al 2020), seguita da Trentino-Alto Adige (€ 40.332) e dall’Emilia-Romagna (€ 37.392). In generale, in queste regioni si evidenzia un’elevata incidenza dei mutui nel portafoglio. All’estremo opposto, i cittadini della Calabria presentano una esposizione residua pari circa alla metà di quella dei lombardi, con € 20.798. Anche in Sicilia e Molise il valore che rimane ancora da rimborsare per estinguere i contratti di finanziamento risulta inferiore ai € 25.000.
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Banche europee, la Russia è una sfida per le azioni più che per il credito
Posted by fidest press agency su giovedì, 24 marzo 2022
A cura di Romain Miginiac, CFA, Head of Research per le strategie Credit Opportunities di GAM Investments. Nonostante l’incertezza geopolitica attuale e le preoccupazioni per le sanzioni senza precedenti contro la Russia, il settore bancario europeo va avanti. L’esposizione alle controparti russe, a nostro avviso, è relativamente contenuta e la propensione delle banche a concedere prestiti in Russia è diminuita significativamente dal 2014. Anche se dovesse materializzarsi un evento di coda – un totale azzeramento delle esposizioni russe delle banche – i livelli di solvibilità non sarebbero minacciati, e le riserve di capitale rimarrebbero probabilmente solide. Dato che i regolatori e le autorità di vigilanza stanno monitorando strettamente le banche, il tono della narrativa circa i dividendi degli azionisti per gli emittenti colpiti ha iniziato a spostarsi verso un approccio conservativo. Ciò sembra confermare la teoria degli azionisti che subiscono la perdita, mentre le cedole degli Additional Tier 1 (AT1) verrebbero probabilmente colpite solo se i coefficienti di capitale scendessero al di sotto dei requisiti – uno scenario che non è in discussione. Il debito subordinato delle banche può probabilmente offrire valutazioni interessanti, gli investitori beneficiano di un carry elevato in un settore resiliente, con un potenziale rialzo dei prezzi. L’esposizione complessiva delle banche di tutto il mondo verso la Russia è bassa, pari a 121 miliardi di dollari, di cui circa 80 miliardi di dollari per le banche europee – irrilevante nel contesto di circa 50 mila miliardi di euro di asset per il settore bancario europeo. La situazione attuale ci ricorda che gli azionisti probabilmente subiranno nuovamente delle perdite e che gli obbligazionisti sono a rischio solo se è minacciata la solvibilità. I regolatori e le autorità di vigilanza hanno monitorato da vicino la situazione e hanno mantenuto un dialogo quasi continuo con le banche fortemente esposte. Di conseguenza, le banche sono state preventivamente conservative, prendendo la strada della conservazione del capitale a spese delle distribuzioni agli azionisti. RBI ha annunciato la cancellazione del dividendo annuale, mentre UniCredit ha congelato (e potenzialmente ridimensionato) il suo buy-back di azioni da 2,6 miliardi di euro, in attesa degli sviluppi sulla situazione in Russia. D’altra parte, RBI ha dichiarato in una recente call di non vedere la possibilità di uno scenario in cui le cedole AT1 verrebbero cancellate. La modesta vulnerabilità del settore bancario europeo nei confronti dell’incertezza legata alla Russia e la mancanza di outlier per far saltare la stabilità finanziaria è probabilmente ancora una volta un segno che le banche sono potenzialmente uno dei settori più forti. L’elevata volatilità e il sentiment negativo hanno pesato sulle valutazioni – portando, a nostro avviso, a interessanti opportunità. Con gli spread sulle convertibili contingenti (CoCos) AT1 delle banche europee intorno ai 450 punti base – quasi 200 punti base in più rispetto ai livelli pre-Covid-19 – gli investitori possono beneficiare di un elevato carry in un settore solido, combinato con un potenziale rialzo dovuto a una ripresa dei prezzi nel caso la situazione si sblocchi. Abstract by verinieassociati.com
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Robeco: Outlook sul credito
Posted by fidest press agency su lunedì, 24 gennaio 2022
a cura di Victor Verberk e Sander Bus, co-responsabili del team credito di Robeco.Con così tanti elementi di distorsione in gioco, la teoria economica ha poco da insegnare. Visti il potere di determinazione dei prezzi delle aziende, gli stimoli monetari e il comportamento dei consumatori, crediamo che i fondamentali statunitensi ed europei non saranno il motore dei mercati del credito nel primo trimestre del 2022. Per quanto riguarda le valutazioni, abbiamo rivisto al rialzo gli spread. Questa dinamica è iniziata in Europa, seguita a ruota dagli Stati Uniti. Crediamo che il mercato del credito statunitense riuscirà a colmare il distacco, non appena il mercato si renderà conto che, quando si parla della pandemia, ci troviamo tutti nella stessa barca. Ci sono anche molti fattori di rischio che crediamo non siano ancora sufficientemente prezzati, come i rischi geopolitici relativi alla Russia, l’impatto del crollo immobiliare cinese sulla crescita e la volatilità dei mercati emergenti in generale. Gestire questi rischi con un atteggiamento contrarian basato sulla ricerca è più importante che individuare il beta corretto, ammesso che esista. I dati tecnici, caratterizzati soprattutto dall’attività e dalla comunicazione delle banche centrali, potrebbero causare un periodo di avversione al rischio dopo anni in cui gli investitori hanno sempre manifestato una maggiore propensione. Umiltà è ancora il termine più appropriato da usare per valutare l’attuale situazione economica. Ma possiamo affermare alcune cose con certezza. La crescita manifatturiera globale è abbastanza solida nonostante il recente aggiustamento al ribasso delle stime. La domanda di beni di consumo continua a sostenere la crescita, tanto da potersi definire come grande motore, dato che gli investimenti di capitale e l’accumulo di scorte hanno finora contribuito poco. Questo potrebbe essere di buon auspicio per il futuro.È un periodo proficuo per la maggior parte delle aziende e i profitti sono in crescita. L’aumento dei costi di produzione continua ad essere un tasto dolente, ma i margini hanno resistito ed è chiaro che la maggior parte delle società è in grado di trasferire questi sovraccosti al consumatore. Nel frattempo, assistiamo a una contrazione del mercato del lavoro statunitense. La situazione è un po’ confusa: difficoltà nelle assunzioni, un tasso di partecipazione significativamente più basso rispetto all’era pre-Covid, una tendenza al pensionamento anticipato e circa 2,5 milioni di posti di lavoro persi dall’inizio del 2020. La principale fonte di preoccupazione per i mercati rimane ovviamente l’inflazione, in costante aumento. Nonostante le banche centrali abbiano continuato a ribadire che si tratti di un fenomeno transitorio, lo scetticismo è in costante aumento, e la comunicazione della Federal Reserve non aiuta. Inoltre, il tempismo di questi commenti non è stato ottimale, dato che i mercati erano impegnati a digerire la notizia della nuova variante Omicron.In Europa, è ancora troppo presto per parlare di rialzi dei tassi, ma è tempo di prepararsi per la fine del PEPP. Pensiamo che la BCE voglia però mantenere una certa flessibilità, tenendo libera l’opzione di ripristinare il PEPP ogni volta che lo ritenga necessario. Con ogni probabilità il programma di acquisti potrebbe addirittura essere ampliato temporaneamente, per compensare la fine del PEPP. In altre parole, gli acquisti della BCE continueranno anche nel 2022, e il continuo ribilanciamento del portafoglio globale in attività rischiose non è ancora finito.Sui fondamentali, la nostra maggiore preoccupazione rimane ancora la Cina. Con il 25% del PIL e il 40% dei prestiti nazionali legati al settore immobiliare, non ci si può permettere di essere troppo accomodanti. Non sono escluse ripercussioni sulle banche europee. E mentre i politici possono mitigare i contagi, la risoluzione degli squilibri sottostanti potrà richiedere anni.In conclusione, i fondamentali rappresenteranno validi indicatori per gli investitori creditizi dei mercati sviluppati occidentali. Nonostante le difficoltà nella stima della crescita, e salvo grandi errori da parte della Fed o uno scivolone in Cina, i fondamentali non saranno probabilmente il motore a lungo termine per gli spread sul credito una volta trascorso questo difficile inverno. L’inflazione e la comunicazione delle banche centrali determineranno il sentiment del mercato e potrebbero guidare i cicli di rischio a breve termine. Il nostro team Global Macro si aspetta che l’inflazione europea raggiunga il picco nel quarto trimestre del 2021 e il CPI statunitense nel primo semestre del 2022. Dopodiché l’inflazione dovrebbe assestarsi leggermente sopra gli obiettivi del 2% entro la fine del prossimo anno. Più che mai, stiamo investendo sulla base di informazioni e previsioni imperfette. Questo guiderà la volatilità del mercato e creerà opportunità per i gestori attivi.
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Le banche non fanno più credito ai ristoratori
Posted by fidest press agency su lunedì, 17 gennaio 2022
«Le banche stanno chiudendo i rubinetti al settore Horeca – ristoranti, bar, pizzerie, pub e cocktail bar – perché considerato ad alto rischio fallimento. Il Centro Studi di MIO Italia sta monitorando la situazione, in via di peggioramento dalla fine delle festività natalizie. Infatti, oltre a negare il credito alla ristorazione, le banche stanno segnalando alla Centrale dei rischi tutte le piccole aziende in sofferenza».Lo ha reso noto Paolo Bianchini, presidente dell’associazione di categoria MIO Italia, Movimento Imprese Ospitalità. «È chiaro che senza liquidità fresca, immessa con nuovi Ristori, la previsione di chiusura di altre 50mila attività entro Pasqua sarà abbondantemente superata. Ricordo che a novembre, nonostante l’emergenza sanitaria, è calata pesantissima la mannaia del fisco. E che tra dicembre e inizio gennaio i locali hanno visto più che dimezzato il loro fatturato, a fronte dell’aumento dei costi di gestione. MIO Italia aveva previsto tutto ciò. Non a caso da oltre tre mesi – unica organizzazione a farlo – sta proponendo cinque azioni urgenti per salvare il settore Horeca. Ma il Governo rimane silente e la politica, tutta, clamorosamente assente», ha concluso Paolo Bianchini.
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Mercati del credito High yield
Posted by fidest press agency su venerdì, 31 dicembre 2021
By Roman Gaiser, Responsabile high yield, EMEA di Columbia Threadneedle Investments.Per i mercati del credito high yield europeo, il 2021 sarà ricordato per il miglioramento della qualità creditizia, testimoniato sia dal ritorno degli astri nascenti sia dal crollo delle aspettative di default al di sotto dell’1%. Ciò appare in netto contrasto rispetto al 2020, quando i volumi del mercato e la qualità del credito crebbero in ragione del numero e del tipo di emittenti entrati nell’universo dell’high yield europeo, mentre gli “angeli caduti” e le aspettative di default raggiungevano livelli quasi a due cifre. Gli spread dell’high yield europeo hanno viaggiato avanti e indietro su una forbice di 100 pb negli ultimi 12 mesi, toccando i minimi a metà settembre. Gli spread creditizi sono tornati ai livelli pre-Covid, aiutati dal miglioramento dei fondamentali societari e dalle evoluzioni positive sul fronte dei rating. Ciò si è tradotto in minori aspettative di default poiché le banche centrali hanno continuato a sostenere il principio dei tassi “più bassi più a lungo”, offrendo un buon supporto alla classe di attivi. Cosa ci aspetta il prossimo anno? L’high yield europeo continua ad essere sostenuto da prospettive di crescita positive e da fondamentali societari in miglioramento. L’aumento dei casi di Covid-19, così come i recenti sviluppi relativi alla variante Omicron, servono da monito per non dimenticarsi del rischio. Tuttavia, gli sforzi per evitare i lockdown e sostenere il contesto economico in miglioramento restano un obiettivo chiave per gran parte dei governi. I fattori tecnici di mercato sembrano bilanciati: i timori d’inflazione connessi alle carenze a livello di offerta e manodopera, così come le interruzioni delle catene logistiche, hanno messo sotto pressione le curve dei rendimenti dei titoli di Stato, senza contare che le banche centrali iniziano a distaccarsi dalle politiche monetarie accomodanti. Tuttavia, l’appetito per il reddito e gli attivi generatori di rendimenti più alti resta elevato e i nuovi emittenti sbarcati sul mercato offrono una serie di opportunità. Con gli spread più alti di quasi 100 pb rispetto ai minimi del 2021 e ormai tornati ai livelli osservati 12 mesi fa, le valutazioni appaiono eque malgrado il recente aumento delle incertezze. Le aspettative di una ripresa economica continua post-pandemia sembrano scontate, mentre le apprensioni relative ai default sono scese a minimi storici. Con i premi al rischio in prossimità dei minimi storici, alcuni temono che la compensazione per la volatilità imprevista sia limitata. Ciononostante, con la ripresa dei rendimenti e una duration moderata, l’universo dell’high yield europeo offre una serie di opportunità. Fonte: http://www.columbiathreadneedle.it
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Credito PMI. 5 opportunità di finanziamento da sfruttare in attesa dei fondi del PNRR
Posted by fidest press agency su giovedì, 18 novembre 2021
In attesa di capire in che modo le risorse previste dal PNRR saranno ripartite in modo concreto alle PMI italiane, l’ultimo rapporto Cerved 2021, ha rilevato che 27mila sono le imprese economicamente sane, ma in tensione finanziaria. Sono proprio queste le realtà che hanno più bisogno di sostegno in questa fase post pandemia e devono essere sostenute in questo momento di crisi. Le imprese devono essere aiutate a intercettare il prima possibile le opportunità di raccolta di capitali e di equity. 5 opportunità a portata di PMI per reperire finanziamentiLe aziende hanno la possibilità di accedere, ad esempio, ai finanziamenti agevolati con una quota a fondo perduto variabile tra il 25% ed il 40% dei bandi Simest per l’espansione all’estero dei business delle imprese. Tra i bandi disponibili, Simest E-commerce permette di finanziare a tasso agevolato (0,05%) la realizzazione di una piattaforma di proprietà online-per la vendita dei propri prodotti-fino a 300.000 euro coprendo anche le spese di manutenzione e pubblicità. Le giovani imprese e le startup possono ottenere dei finanziamenti e contributi a fondo perduto vantaggiosi tramite Invitalia (Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa S.p.A.). Ad esempio, Nuove Imprese a Tasso Zero di Invitalia eroga un mix di mutuo a tasso zero (pari al 70%) e contributo a fondo perduto 20% per coprire fino al 90% dei costi di apertura dell’attività di impresa costituita da giovani e/o donne o di una startup. Per le startup, in particolare, sono previsti finanziamenti a tasso agevolato di Smart e Start.Infine, le piccole imprese possono accedere al Microcredito per finanziamenti fino a 50.000 a sostegno delle loro attività.Oltre a questi incentivi, le imprese hanno a disposizione dei crediti d’imposta agevolati per l’acquisto di macchinari nuovi o tecnologicamente avanzati, ottenuti in compensazione tramite la dichiarazione dei redditi.Per le PMI non deve essere nemmeno trascurata la possibilità di operazioni di sottoscrizione di minibond che permettono alle società̀ non quotate di aprirsi al mercato dei capitali, riducendo la dipendenza dal credito bancario.“Per le PMI con un fatturato maggiore, infine, va anche considerata la possibilità della quotazione all’Euronext Growth Milan, ex AIM, come per altro ha appena fatto di Gruppo Soluzione Tasse Spa di cui Corporate Credit è parte integrante fin dalla nascita – aggiunge Guerrieri. – Questo passaggio consente alle imprese di acquisire nuovi capitali per investire in ulteriore crescita e sviluppo”. Soluzione Tasse S.p.A., di cui Corporate Credit rappresenta uno spin-off, ha infatti debuttato il 5 novembre sul mercato Euronext Growth Milan con un brillante +6,667%, a quota 2,88 dopo il prezzo di collocamento a 2,7 euro per azione. L’acquisizione di nuovi capitali aiuterà l’azienda ad innovare i propri processi, tramite soluzioni digitali all’avanguardia; acquisire nuove fette di mercato, grazie ad un piano di marketing e sostenere le strategie di crescita.
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“Ripristinare il credito d’imposta per gli editori di libri”
Posted by fidest press agency su mercoledì, 10 novembre 2021
Per superare così la crisi delle forniture che impatta sul bilancio delle case editrici: lo chiede l’Associazione Italiana Editori (AIE). Spiega il presidente di AIE Ricardo Franco Levi: “Negli ultimi sei mesi, a fronte di una domanda di libri in crescita nel Paese, l’industria editoriale ha fronteggiato e fronteggia tutt’ora criticità nella fornitura di carta – e più in generale di tutto ciò che attiene alla stampa dei libri, come il costo dell’inchiostro, dei trasporti, dell’energia – che rischiano di danneggiare l’equilibrio economico delle case editrici e, in alcuni casi, di rendere impossibile la stampa e la messa in vendita nelle librerie delle novità e di eventuali ristampe”.Sebbene gli aumenti siano diversi a seconda della tipologia delle case editrici, del periodo in cui i contratti di fornitura sono stati firmati, della tipologia di carta utilizzata, si può quantificare tale incremento su base annua come superiore al 20% per la carta uso mano – ovvero la carta non patinata – e fino al 50% per le carte più pregiate, patinate e cartoncini. “Con una particolare attenzione agli editori scolastici, soggetti a tetti di spesa imposti per legge, sono numeri critici per tutti gli editori che non vogliono far ricadere sui lettori l’aumento dei costi” ha spiegato Levi. Inoltre, rispetto agli anni scorsi, si allungano i tempi di consegna e questo vuol dire per gli editori non riuscire a programmare tirature ed eventuali ristampe nella maniera più corretta possibile per far fronte alla domanda di ogni libro, difficile da prevedere prima di poter disporre dei dati sulle adozioni scolastiche, delle prevendite delle librerie e, nel caso di ristampe, dei primi riscontri di vendita. In Italia nel 2019 sono stati stampati 192milioni di volumi (dato Istat). Il consumo di carta per la stampa di libri è stimato in 96mila tonnellate annue (fonte: Assocarta). In passato gli editori di libri hanno beneficiato del credito d’imposta per l’acquisto della carta (art. 4, commi 181-186, L. 350/ 2003).“Di recente tale misura è stata riattivata, per il 2020 e il 2021, con il “Decreto Rilancio”, ma escludendo le imprese librarie – conclude Levi -. Sarebbe importante, in questo momento di difficoltà, riattivare la misura con uno strumento analogo”.L’attuale incertezza sul livello di prezzi e la disponibilità delle forniture sta portando alcune tipografie ed editori a prenotare le forniture di carta senza conoscere il prezzo a cui queste verranno pagate. Inoltre eventuali necessità di grandi quantitativi di carta per ristampe di libri le cui vendite sono di molto superiori alle previsioni rischiano di non poter essere evase in tempo per far fronte alle richieste dei lettori. Alcuni piccoli editori, infine, potrebbero essere tagliati fuori dal mercato per la mancanza di carta con cui lanciare le novità.
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“Robeco: outlook trimestrale sul credito, prosperità comune”
Posted by fidest press agency su martedì, 19 ottobre 2021
A cura di Sander Bus e Victor Verberk, co-responsabili del team credito di Robeco. Il cambiamento delle politiche in Cina avrà ripercussioni sul resto del mondo e per i mercati del credito. Riteniamo che l’atteggiamento di umiltà nel formulare previsioni sull’economia sia ancora da mantenere, dato il grado di distorsione e imprevedibilità creato dalle riaperture. A parte le difficoltà insite nel fare previsioni sul contesto attuale, ci si domanda anche se tali previsioni siano rilevanti. I fondamentali hanno ancora importanza in un mondo di repressione finanziaria, in cui i responsabili delle politiche monetarie e fiscali esercitano un’influenza preponderante? Sembra che i mercati sminuiscano da anni il ruolo dei fondamentali; uno scenario in cui la relazione tra fondamentali e mercati potrebbe ripresentarsi è quello in cui le banche centrali allentano la presa sull’economia. L’interrogativo principale per i mercati è quando si realizzerà questo scenario. Con gli spread ancora vicini ai minimi storici, ci sembra ragionevole mantenere un posizionamento prudente nei mercati del credito. Al margine, preferiamo i titoli delle istituzioni finanziarie ad altri segmenti dell’obbligazionario. La strategia che mira all’azzeramento dei contagi da Covid nel 2020 ha avuto successo, ma ora sembra più un’arma a doppio taglio. Il virus continuerà a ripresentarsi, e ogni volta che questo accade le dure misure di contenimento pregiudicheranno la mobilità e i consumi. Tuttavia, dato che il settore dei servizi è più sensibile alle misure di lockdown rispetto al comparto manifatturiero, un rallentamento cinese indotto puramente dal Covid non graverebbe sull’economia in modo troppo grave: il terziario della Cina è in gran parte orientato al mercato interno e i suoi prodotti non sono commerciabili a livello internazionale. Tuttavia, un’applicazione eccessivamente prolungata di questa politica non gioverà a un’economia che deve già affrontare l’impatto di un inasprimento della regolamentazione del settore immobiliare.Tuttavia, il cambiamento avrà ripercussioni significative su alcuni settori come le big tech, i videogames e l’istruzione. Resta da capire quali saranno le implicazioni di questa nuova politica per il ruolo della Cina quale polo manifatturiero mondiale, se dovesse riuscire nell’obiettivo politico di aumentare ulteriormente i salari più bassi e incrementare la quota del lavoro nel reddito nazionale. Rileviamo che questo fenomeno possa contribuire agli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDG) 1, 2, 8 e soprattutto 10. In quanto gestori di investimenti sostenibili, accogliamo l’ambizione ufficiale di perseguire la neutralità carbonica entro il 2060.L’inflazione ha catalizzato di recente l’attenzione dei mercati e il dibattito in materia non sarà risolto nei prossimi mesi. Ciò potrebbe causare una certa volatilità, dati gli evidenti rischi bidirezionali. Una metrica fondamentale da tenere d’occhio è l’inflazione dei salari, che potrebbe dare un’indicazione in merito alla persistenza dell’inflazione complessiva e di condizioni tese nei mercati del lavoro. Ciò vale sia per l’Europa che per gli Stati Uniti. Eventuali indicazioni di un’inflazione salariale più strutturale invierebbero alla Fed e alla BCE l’importante segnale che è giunto il momento di accelerare i piani di inasprimento monetario.I mercati degli spread hanno oscillato in un intervallo molto ristretto durante il terzo trimestre. Fa eccezione il segmento high yield cinese, dove i differenziali di rendimento si sono ampliati notevolmente sulla scia dei problemi di Evergrande e dei segni di debolezza dell’economia cinese. Sebbene vada ammesso che l’introduzione di un sottopeso sul beta è stata una mossa prematura, conserviamo con fiducia questa posizione. Alla luce degli attuali livelli di spread, il costo di mantenere un modesto sottopeso sul beta è basso. La ricerca di rendimento si è tradotta in mercati estremamente compressi, dove persino le obbligazioni di aziende in difficoltà hanno archiviato buoni risultati. (abstract)
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