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Quotidiano di informazione – Anno 35 n°195

Posts Tagged ‘democrazia’

La Turchia perde la possibilità di ripristinare la democrazia

Posted by fidest press agency su domenica, 28 Maggio 2023

By Adam Robert Editore digitale The Economist. Londra. Come qualcuno che ha riferito di molte elezioni nel corso dei decenni, da quelle generali in Zimbabwe e India, a quelle presidenziali in Francia e America, con punti esotici nel mezzo, ho sviluppato una regola empirica che si applica alla maggior parte. Noi giornalisti, desiderosi di storie drammatiche, tendiamo a vedere le prove cambiare perché è più eccitante della continuità. Mentre cerchiamo segni che possano incombere sconvolgimenti, rischiamo di sopravvalutare le possibilità delle figure dell’opposizione, ad esempio nelle democrazie di tendenza autoritaria. Prendi Recep Tayyip Erdogan, in Turchia, che è al potere da due decenni e ha appena vinto un’altra elezione generale. Prima del primo turno di votazioni, due settimane fa, era comune leggere analisi (e sondaggi) che suggerivano che avesse di fronte una reale possibilità di perdere il potere a favore di un’opposizione energica e unita. Oggi le votazioni sono terminate e lui ha già dichiarato vittoria, come ha spiegato il nostro inviato nel Paese. Probabilmente ha vinto grazie a quegli elettori rurali e meno istruiti lontani da Istanbul e Ankara. Cosa ne facciamo di questo? Qualche settimana fa abbiamo commentato che una sconfitta di Erdogan manderebbe un messaggio ai governanti uomini forti in altre parti del mondo. Purtroppo, anche una vittoria di Erdogan invia un messaggio. Narendra Modi in India, ad esempio, dovrà affrontare una terza elezione generale entro il prossimo anno. La mia ipotesi è che sia rallegrato dalle notizie dalla Turchia. Allo stesso modo, la signora di ferro del Bangladesh, Sheikh Hasina, che è stata in carica più a lungo di qualsiasi altra donna al potere oggi, dovrebbe affrontare le elezioni all’inizio del 2024. Sospetto che entrambi rimarranno al governo anche dopo le rispettive elezioni. L’altra grande novità del fine settimana riguarda il dramma del tetto del debito negli Stati Uniti, dove sembra che l’Armageddon sia stato evitato, supponendo che il Congresso ora agisca rapidamente. Come notiamo in un pezzo appena pubblicato che raccomando anch’io, le miserie delle ultime settimane sono fin troppo familiari: il paese è stato costretto a fissare “nell’abisso di un default del governo” prima che le due parti raggiungessero un accordo all’ultimo minuto. Non è questo il modo di gestire le cose, ma almeno un compromesso è ancora possibile.

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Alla Gregoriana: Democrazia per il bene comune

Posted by fidest press agency su venerdì, 17 marzo 2023

Roma Lunedì 27 marzo 2023, ore 9.00 – 13.00 Aula Magna della Pontificia Università Gregoriana (Piazza della Pilotta, 4) Dopo la fine della guerra fredda il mondo non ha ancora trovato un nuovo “ordine”. Il “disordine mondiale” ha inoltre subito una brusca accelerazione con la guerra in Ucraina, esplosa quando il pianeta iniziava a uscire dalla pandemia di Sars-Cov2. Ma se è vero che i regimi autoritari avanzano, è anche vero che l’Occidente sembra avvolto in una crisi di identità che impone di interrogarsi sullo stato attuale (e futuro) della democrazia liberale.Su questa attualissima questione, sulla quale la Pontificia Università Gregoriana si candida a divenire punto di riferimento, rifletterà il convegno “Democrazia per il bene comune. Quale mondo vogliamo costruire?” organizzato dalla Facoltà di Scienze Sociali per il prossimo 27 marzo nel contesto del Seminario “Giuseppe Vedovato” sull’Etica nelle Relazioni Internazionali, attivo presso la Facoltà da 20 anni. Il convegno si aprirà con una lectio magistralis sulla democrazia, di Mons. Paul Richard Gallagher, Segretario per i Rapporti della Santa Sede con gli Stati e le Organizzazioni Internazionali. Seguirà una tavola rotonda su: i rapporti Europa-Africa nel contesto della crisi energetica (Claudio Descalzi – Amministratore Delegato di ENI); lo Stato di diritto e i beni comuni globali (Antonio Carpio – Corte Suprema delle Filippine), il rapporto Chiesa-democrazia (Vittorio V. Alberti – Dicastero vaticano Sviluppo Umano Integrale e Università Gregoriana), lo stato delle democrazie costituzionali (Stefano Ceccanti – Università di Roma “La Sapienza”), la deriva autoritaria delle democrazie in America latina (Rodrigo Guerra Lopez – Pontificia Commissione America Latina e Università Gregoriana).La giornata sarà introdotta dal Rettore P. Mark A. Lewis, al quale seguirà il saluto di P. Franco Imoda, Rettore emerito, che ricorderà la figura del senatore Giuseppe Vedovato, amico e benefattore della Gregoriana, fondatore presso la Facoltà di Scienze Sociali del Seminario sull’Etica nelle Relazioni Internazionali a lui intitolato e dell’omonimo Premio per le dissertazioni dottorali sull’Etica nelle Relazioni Internazionali. Quindi il saluto del Decano della Facoltà, P. Peter Lah, che modererà la tavola rotonda che seguirà alla lectio magistralis dell’Arcivescovo Gallagher.

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L’assenteismo elettorale sta diventando una piaga della democrazia

Posted by fidest press agency su martedì, 21 febbraio 2023

Con il recente voto amministrativo di due importanti regioni la Lombardia e il Lazio il dato più significativo è dato da un calo preoccupante dei votanti. Tutti i partiti hanno dato l’impressione di voler imitare il piazzista delle fiere paesane dove la merce, pur di scarsa qualità, è venduta con un profluvio di parole per confondere e nascondere la verità all’incauto acquirente. In tutto questo polverone da accecare la vista avanza sempre più inquietante l’idea che sia meglio non andare a votare, tanto si pensa, l’uno è degno dell’altro. Non ci rendiamo conto, forse in buona fede, che anche in questo modo facciamo il gioco di chi punta nel rendere la politica un potere riservato a pochi, ai sempre più selezionati e asserviti ad interessi partigiani. In altri termini non umiliamo solo la politica. È che non ci siamo ancora resi conto di trovarci nel bel mezzo di una rivoluzione culturale dove i retaggi del passato hanno perso smalto e ci impongono una maggiore e più attenta riflessione. Oggi non dovremmo più ragionare secondo le correnti di pensiero che hanno attraversato gli ultimi due secoli dove l’ideologia ci ha portato a distinguerci tra la sinistra il centro e la destra e le loro sfaccettature. Oggi possiamo posizionarci solo in due modi: Tra chi ha e chi è. E chi ha, comanda, e chi è, resta asservito al primo. E la beffa sta nel fatto che mentre chi vive nell’area del benessere conta pochi milioni di persone tutti gli altri, sono nel mondo miliardi, pur tanto numerosi, non riescono ad imporre il loro diritto a vivere con dignità. A questo punto tornando agli eventi odierni ciascuno di noi dovrebbe rendersi conto che non si può continuare a sostenere chi ci rende schiavi del bisogno e che la sola forza del chi è sta nel partecipare e in primo luogo comprendere da che parte collocarsi. E soprattutto nel rendersi conto che la migliore strada percorribile sta in una “rivoluzione dolce” realizzabile nel voto. (Riccardo Alfonso)

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La democrazia digitale avanza lentamente, ma negli atenei italiani è da tempo una realtà

Posted by fidest press agency su sabato, 19 novembre 2022

Lo conferma uno studio di ELIGO – società italiana specializzata nell’eVoting dal 2005 – che supporta il 75% dei 97 atenei nel Paese.I numeri parlano chiaro. Su un campione di 70 università che hanno scelto di digitalizzare tutte le votazioni, nel 2020 tale tecnologia è stata utilizzata per 1.570 votazioni per un totale di 350.780 voti espressi. Nel 2021 il numero delle votazioni è salito a oltre 7.000, per un totale di preferenze espresse di quasi 1.300.000 voti. Nel 2022 i numeri si aggirano già sulle 3.500 consultazioni per 430.000 voti, tenendo presente che alcuni dati risentono anche della periodicità delle votazioni, biennali ad esempio nel caso di quelle studentesche.La tipologia di voting è molto variegata e diffusa a tutti i livelli, e coinvolge l’intero sistema universitario, dai docenti agli studenti, fino al personale amministrativo: si va dalle elezioni studentesche a quelle dei presidenti di corsi di studio, del senato accademico, dei cda, sino ad arrivare alle elezioni dei direttori di dipartimento e dei Rettori. Come nel caso del Politecnico di Milano che, proprio attraverso una votazione elettronica su piattaforma ELIGO, qualche giorno fa ha eletto Rettrice la professoressa Donatella Sciuto, prima donna a guidare l’ateneo milanese.“Sono numeri molto positivi – commenta la CEO di ELIGO Irene Pugliatti – che confermano un trend di crescita sensibile nel ricorso all’eVoting nel nostro Paese. Come dimostra il mondo accademico e parte della PA (scuole e comuni), il voto elettronico è oggi una realtà consolidata, e non più oggetto di sperimentazione.” La sperimentazione che riguarda le amministrazioni dello Stato che doveva iniziare quest’anno partirà solo nel 2023. “Ma come si vede può poggiare su solide basi – continua Pugliatti – perché ormai in Italia si vota tutti i giorni e a tutti i livelli: non esistono solo le elezioni politiche. Come ELIGO, ad esempio, dal 2005 abbiamo gestito una media di 7 elezioni al giorno, raggiunto 18 milioni di votanti, e collaborato con migliaia di organizzazioni in ambito pubblico e privato, contribuendo alla normalizzazione dell’utilizzo di voto elettronico e online”.Oltre alle Scuole e Università e alla PA, il voto elettronico è ormai prassi consolidata nel mondo delle imprese, della cooperazione, dei sindacati e delle associazioni di categoria (Confindustria, Confartigianato, Cna…), degli ordini professionali (giornalisti, ragionieri…) e religiosi. Questo perché consente di allestire votazioni e assemblee elettive in pochi clic, portando efficienza in processi solitamente macchinosi, costosi e impattanti in termini di sostenibilità sia in fase di organizzazione, sia in occasione del voto stesso. Non solo. Dal punto di vista degli elettori, oltre a favorire la partecipazione spesso ostacolata da problemi logistici e dalla complessità delle procedure, dà la possibilità di votare da qualsiasi luogo, in modo veloce e soprattutto sicuro.Del resto, secondo il Global Voting System Market Report di Prospect Research, il voto elettronico è un mercato in crescita costante: entro il 2027 il voto online varrà in Europa 285 milioni di euro, con l’Italia che passerà dai 20,52 milioni del 2017 ai 33,23 del 2027. Il nostro Paese, con un tasso di crescita medio del 4,9%, è allineato alla media europea (5,5%) e degli USA (5,4%). Le più virtuose sono UK e Francia, rispettivamente con + 6,4% e +5,2%. I settori riguardano l’area pubblica che passerà da 445 a 642 milioni di euro, l’industria privata, da 248 a 334 milioni e l’università ed altre istituzioni che da 331 milioni saliranno a 452.

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Parlamento: l’Ungheria non può più essere considerata pienamente una democrazia

Posted by fidest press agency su martedì, 20 settembre 2022

l Parlamento condanna “i tentativi deliberati e sistematici del governo ungherese” volti a minare i valori europei e chiede di avanzare con la procedura dell’articolo 7. La mancanza di un’azione decisiva da parte dell’UE ha contribuito all’emergere di un “regime ibrido di autocrazia elettorale”, ovvero un sistema costituzionale in cui si svolgono le elezioni ma manca il rispetto di norme e standard democratici. Nel testo della relazione adottata giovedì si afferma che i valori sanciti dall’articolo 2 del Trattato sull’Unione europea (tra cui la democrazia e i diritti fondamentali) si sono ulteriormente deteriorati grazie ai “tentativi deliberati e sistematici del governo ungherese”, aggravati dall’inazione dell’UE. Nel 2018, il Parlamento ha adottato una relazione per delineare 12 aree di preoccupazione e avviare la procedura di attivazione dell’articolo 7 del Trattato sull’Unione europea per determinare l’esistenza di un chiaro rischio di grave violazione dei valori dell’UE in Ungheria. Il testo non legislativo è stato approvato con 433 voti favorevoli, 123 contrari e 28 astensioni. Il Parlamento deplora l’incapacità del Consiglio di compiere progressi significativi per contrastare l’arretramento democratico e sottolinea come l’articolo 7, paragrafo 1 non richieda l’unanimità degli Stati membri per identificare un chiaro rischio di grave violazione dei valori UE né per formulare raccomandazioni e scadenze precise. Secondo i deputati, qualsiasi ulteriore ritardo equivarrebbe a una violazione del principio dello Stato di diritto da parte del Consiglio stesso.Inoltre, i deputati esortano la Commissione a utilizzare tutti gli strumenti a sua disposizione, in particolare il Regolamento sulla condizionalità di bilancio.In un momento in cui i valori UE sono particolarmente minacciati dalla guerra russa contro l’Ucraina e dalle sue azioni anti-UE, i deputati chiedono alla Commissione di: – astenersi dall’approvare il PNRR ungherese fino a quando l’Ungheria non si sarà pienamente conformata a tutte le raccomandazioni del Semestre europeo e a tutte le sentenze pertinenti della Corte di giustizia dell’UE e della Corte europea dei diritti dell’uomo; – escludere dal finanziamento i programmi di coesione che contribuiscono all’uso improprio dei fondi UE o alle violazioni dello Stato di diritto; e – applicare in modo più rigoroso il Regolamento sulle disposizioni comuni e il Regolamento finanziario per contrastare qualsiasi abuso dei fondi UE per motivi politici. Indipendenza della magistratura, corruzione e libertà umane Quattro anni dopo la relazione che ha dato il via al processo dell’articolo 7, diverse aree politiche riguardanti la democrazia e i diritti fondamentali in Ungheria continuano a destare preoccupazione: il funzionamento del sistema costituzionale ed elettorale, l’indipendenza della magistratura, la corruzione e i conflitti di interesse e la libertà di espressione, compreso il pluralismo dei media. Altre aree che destano preoccupazione sono la libertà accademica, la libertà di religione, la libertà di associazione, il diritto alla parità di trattamento, i diritti delle persone LGBTIQ, i diritti delle minoranze, dei migranti, dei richiedenti asilo e dei rifugiati.

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Prof. Profeti: “La democrazia ad una svolta”

Posted by fidest press agency su domenica, 28 agosto 2022

Roma. La democrazia nel nostro paese è oggi ad una svolta? Ne parla con noi il professor Alfio Profeti, di cui pubblichiamo uno scritto sull’argomento.”Oggi più che mai mi sento in dovere di porre l’accento sulla necessità di condividere alcune riflessioni che la realtà del nostro paese impone.Sono un insegnante, ormai prossimo alla pensione, che di fronte all’acceso dibattito elettorale avverte la necessità di chiarire a se stesso come, dopo quasi ottanta anni dalla fine della seconda guerra mondiale, siano presenti nel nostro paese profonde divisioni e contrapposizioni.Durante le mie lezioni di Educazione Civica, ho mostrato ai miei allievi l’importanza di evitare quello che Calamandrei sottolineava come “sia un po’ una malattia dei giovani, l’indifferentismo”.Gli esiti delle ultime campagne elettorali comunali, regionali e nazionali hanno sempre più espresso una maggioranza di cittadini che hanno rinunciato ad esercitare il proprio diritto a scegliere i propri rappresentanti.L’appello del 26 Gennaio 1955 di Piero Calamandrei ad un impegno da parte dei giovani volto a superare quelle divisioni e contrapposizioni che la seconda guerra mondiale ha determinato, con lo scopo di realizzare una convivenza democratica, rispettosa della dignità di ogni cittadino, favorendo il pieno sviluppo di ogni persona umana, ad oggi non ha avuto un risultato concreto: la classe politica che in tutti questi anni ha governato il paese non è riuscita a dare risposte ai problemi che ogni italiano sperimenta sulla propria pelle, alimentando ed approfondendo dinamiche conflittuali.Per questo mi chiedo se il suggerimento di Mauro Scardovelli, che scrive nel suo saggio “Dall’Io al Noi, la via per un mondo nuovo”:“Abbiamo il compito, tutti noi insieme, di portare avanti una straordinaria rivoluzione, antropologica e spirituale. Una rivoluzione, un’azione collettiva, allegra, pacifica e democratica, che traghetti l’umanità dalla sponda del potere-dominio esclusivo dei pochi sui molti, alla sponda dell’amore reciproco-comunitario-inclusivo, come previsto dalla nostra Costituzione”, possa tratteggiare una strada percorribile.Purtroppo la proposta di Scardovelli ha le caratteristiche più di un sogno, di un’utopia.Ritengo comunque che sconfiggere l’esercito di quelli che bussano alle nostre porte con offerte miracolose, non sia sufficiente una difesa passiva.Ciò che può favorire i giovani ad un comune impegno è tradurre le nostre idee nel nostro mettere i piedi nella storia, attraverso una piena disponibilità all’ascolto, per comprendere, evitando fraintendimenti ed ambiguità, impegnandoci in un rispettoso dialogo inter-generazionale, evitando di parlare gli uni sugli altri, compito di cui dobbiamo assumere la piena responsabilità”.Prof. Alfio Profeti (fonte: ComunicatiStampa.net)

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L’Unione europea continua a soffrire di un deficit di democrazia

Posted by fidest press agency su martedì, 12 luglio 2022

Mette in pericolo la realizzazione delle sue stesse riforme, anche quando queste perseguono obiettivi ambiziosi e condivisibili come il Green Deal – dichiara Andrea Michele Tiso, presidente nazionale Confeuro. La protesta degli agricoltori olandesi riflette non solo le tensioni economiche e sociali del momento, ma anche un persistente scollamento tra le istituzioni di quel Paese e il mondo produttivo. È un problema a cui bisogna porre rimedio se si vuole evitare che fenomeni simili si verificano anche nel resto della UE.Il sostegno alla rivoluzione agroecologica non può essere messo in discussione, ma procedure e metodi utilizzati per farla diventare realtà devono coinvolgere il più possibile tutti gli operatori interessati. Solo in questo modo è possibile evitare che cambiamenti di questa portata finiscano per essere percepiti come calati dall’alto – continua Tiso. È il caso del carbon farming e dei crediti di carbonio, che l’Europa vorrebbe introdurre per ridurre al minimo le emissioni del primo settore. Sulla carta si tratta di un progetto vantaggioso sia per gli agricoltori che per l’ambiente, ma in assenza di una consultazione allargata c’è il rischio che possa concretizzarsi in un sistema di regole lontane dalla realtà vissuta da migliaia di aziende agricole. Per avere successo è indispensabile tenere in considerazione la biodiversità e i mezzi di sussistenza delle comunità rurali, evitando di promuovere soluzioni fallaci e di facciata che finirebbero per incentivare le monocolture e l’utilizzo di pesticidi.

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Ottava edizione della Biennale Democrazia

Posted by fidest press agency su venerdì, 10 giugno 2022

Torino da mercoledì 22 a domenica 26 marzo 2023, Torino ospiterà l’ottava edizione di una tra le manifestazioni più attese del palinsesto culturale torinese, che si presenta con un titolo particolarmente significativo: Ai confini della LIBERTÀ. Al centro dell’attenzione sarà la libertà, riferimento indispensabile di ogni discorso sulla democrazia e, allo stesso tempo, parola contesa da schieramenti e tradizioni culturali anche molto differenti, sino a diventare una bandiera, continuamente ridefinita, dei più diversi attori politici. Da ciò l’esigenza di tornare a parlarne, con lo scopo di coglierne le sfumature, di comprenderne le contraddizioni, di discuterne i limiti e nuovi possibili progressi. “La libertà è, oggi, argomento imprescindibile di ogni discorso politico, ma – ricorda Gustavo Zagrebelsky, Presidente di Biennale Democrazia – gli eventi tragici di questi anni, che ci hanno costretti tra la guerra e la pandemia, mostrano quanti significati diversi può assumere una parola così evocativa. La prossima primavera Biennale torna ad animare Torino, per discutere di libertà, delle sue molteplici declinazioni, dei suoi confini, dei suoi possibili sviluppi e dei suoi rapporti con la democrazia”. La pandemia da Covid-19 e la guerra in Ucraina hanno avuto conseguenze rilevanti sul modo stesso in cui pensiamo e viviamo la convivenza democratica. Per questo Biennale Democrazia riparte dalla libertà che costituisce, con l’uguaglianza, il fondamento stesso della democrazia. Storicamente, però, sotto il cappello della libertà si sono affollati significati diversi, talvolta persino contraddittori: «non c’è parola che abbia ricevuto un maggior numero di significati diversi, e che abbia colpito gli spiriti in tante diverse maniere, come quella di libertà», affermava già Montesquieu. Per esplorare il complesso rapporto tra libertà e democrazia, l’ottava edizione si articolerà in quattro percorsi tematici: Liberi tutti!, Conflitti di libertà, La libertà come format, Immaginare la libertà.

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Democrazia è meglio. I privilegi di vivere in un sistema politico libero

Posted by fidest press agency su martedì, 31 Maggio 2022

Parma. Mercoledì 1° giugno alle 17.30 al ParmaUniverCity Info Point, il punto di informazione e accoglienza dell’Università di Parma nel sottopasso del Ponte Romano, è in programma l’incontro Democrazia è meglio. I privilegi di vivere in un sistema politico libero. Relatore sarà Emanuele Castelli, docente di Scienza Politica all’Università di Parma (Dipartimento di Giurisprudenza, Studî Politici e Internazionali). Chi vive in una democrazia tende spesso a dare per scontati le libertà, i diritti e le garanzie che caratterizzano il proprio sistema politico. Eppure, in confronto ai regimi autoritari, le democrazie offrono alcuni indubbi vantaggi: consentono alle persone di decidere chi deve governare, di esprimere eventualmente il dissenso (senza rischiare di essere imprigionati) e di risolvere pacificamente le dispute attraverso tribunali imparziali. Le non-democrazie (o le democrazie illiberali) non concedono alla loro popolazione queste opportunità. Ma le democrazie sono anche difficili da gestire: richiedono l’impegno di tutti per poter funzionare, oltre che tolleranza e una buona dose di senso civico. Di questo e altro si parlerà nell’incontro. Gli “Aperitivi della conoscenza” sono aperti a tutti gli interessati e sono a ingresso libero fino a esaurimento dei posti disponibili.

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Referendum e democrazia in Italia…. Un tram chiamato desiderio

Posted by fidest press agency su martedì, 5 aprile 2022

Prendiamo a prestito da Tennessee Williams il titolo del suo dramma per significare cosa continua ad accadere nel nostro Paese per democrazia, civiltà, partecipazione. In democrazia tutto è un tram, ma se si tratta di referendum è condannato ad esistere solo nella testa dei tenaci promotori, quindi da tram diventa una sorta di magazzino sigillato. 12 giugno è stata fissata la data per il voto referendario sulla giustizia giusta. Un solo giorno, in concomitanza con le elezioni amministrative in 970 Comuni su 7.904 (poco più del 10%), scuole chiuse e con gli italiani (guerra permettendo) già in vacanza o sul piede di partenza, per molti la prima dopo due anni di pandemia. Ogni volta che un referendum riesce ad arrivare al voto popolare, il regime di turno si prodiga per cercarlo di renderlo il più nascosto possibile, con tanto di collaborazione della Tv di Stato, tutt’altro che prodiga (violando le leggi) per spiegare cosa e perché si va a votare. Già è un “miracolo” che questi referendum siano arrivati al voto, visto il trattamento da regime oscurantista e azzeccagarbugli riservato a tre di essi (legalizzazione cannabis ed eutanasia, responsabilità civile dei magistrati) dalla Corte Costituzionale Noi, però, non crediamo ai miracoli perché non ci sentiamo fedeli o sudditi, ma siamo convinti che ad ogni azione referendaria corrisponda una reazione contraria da parte del regime dei partiti. E quando, come nel caso di quelli per cui si voterà a giugno, non ce la fa ad eliminarli prima, lo fa con il potere discrezionale che ha e si arroga per fissare la data della consultazione.Il referendum (abrogativo nel nostro sistema) è un metodo importante per la partecipazione dei cittadini al processo legislativo. Processo parlamentare a cui, ogni tanto, non fa male che possano intervenire i cittadini per dire la loro con certezza di causa/effetto. Ma sembra che questo non piaccia al regime dei partiti che, in passato come oggi, hanno sempre cercato di “farli saltare” per mancanza di quorum.Sembra proprio che in questa tornata 2022 ci risiamo. Oltre ad un emotivo “che tristezza”, ad un amaro in bocca per sentirsi così civicamente violentati, abbiamo dentro di noi energia sufficiente per non farci mettere i piedi in testa. François-Marie Arouet http://www.aduc.it

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“L’Emergenza in Democrazia. La Democrazia in Emergenza”

Posted by fidest press agency su lunedì, 28 marzo 2022

Parma. Si terrà mercoledì 30 marzo alle 11.30, su piattaforma Teams, il nuovo seminario del ciclo di incontri “L’Emergenza in Democrazia. La Democrazia in Emergenza. Questioni e problematiche aperte del XXI secolo”, organizzato dalla Cattedra di Diritto costituzionale (prof. Antonio D’Aloia) nell’ambito del corso trasversale di Cittadinanza e Costituzione.Ospite sarà Tommaso Greco, docente di Filosofia del Diritto all’Università di Pisa, autore del libro La legge della fiducia. Alle radici del diritto (Laterza, 2021), che parlerà del rapporto tra Diritto e Fiducia, della funzione ultima del Diritto, nonché dei suoi meccanismi intrinsechi.Dialogheranno con l’autore, Maria Zanichelli e Michele Tempesta, rispettivamente docente di Filosofia del Diritto e dottore di ricerca di Diritto costituzionale all’Università di Parma.

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Perché quando ci sono difficoltà va rafforzata la democrazia civica ed economica

Posted by fidest press agency su venerdì, 3 dicembre 2021

Viviamo in difficoltà, pandemia. Basta un annuncio (Omicron, Sud Africa) e – nervi tesi e giustificabili prevenzioni – si va quasi in tilt: sembra che sia una variante non particolarmente pericolosa. Vedremo. Ma nessun problema: meglio abbondare che non aver fatto il giusto. E’ bene che se ne parli e che le autorità ci informino sugli sviluppi.Nei giorni scorsi il sen. Mario Monti ha auspicato, vista la situazione pandemica, un controllo statale dell’informazione come se fossimo in una guerra:nonostante l’autorevolezza dell’ex-premier, sembra che la cosa sia rimasta lì, finita nella macchina dei commenti.Domenica scorsa in Svizzera si è tenuto un referendum sul pass sanitario, ed è stato vinto dai favorevoli, dimostrando che la democrazia non va temuta: in Italia tanti erano terrorizzati dalla firma digitale sui referendum per il rischio di altrettanto referendum, ma i promotori non hanno raccolte le firme per indirlo.Tariffe alle stelle per gas, elettricità e carburanti. Sembrava fosse crisi passeggera per cui lo Stato è intervenuto attenuando temporaneamente gli aumenti, anche se solo per gas ed elettricità. La crisi è tutt’altro che passeggera: per eventuali ribassi si parla, forse, della fine dell’anno prossimo (1). Le tariffe energetiche condizionano tutta l’economia: perché lo Stato non interviene per favorire al massimo la concorrenza, ridimensionando in modo permanente la fiscalità di gas ed elettricità e quel quasi 70% di imposte dei carburanti? Quattro esempi che ci danno il polso di un metodo (democrazia, libertà e concorrenza) che, quando è tale favorisce la comunità civica ed economica. Ma, mentre per la comunità civica i tre esempi che abbiamo riportato sembra che stiano impedendo il peggio, non si può dire altrettanto per la comunità economica. Dobbiamo farci molto più male? COMUNICATO STAMPA DELL’ADUC

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Scienza, tecnica e democrazia, alla prova delle emergenze

Posted by fidest press agency su sabato, 20 novembre 2021

Roma giovedì 25 novembre 2021, alle ore 16.00 Per partecipare in sala conferenze è obbligatorio prenotare attraverso il calendario. L’incontro sarà trasmesso in streaming: https://youtu.be/WyVtuj5VLzc Partecipano: Pierluigi Barrotta, ordinario di filosofia della scienza, cattedra “Galileo Galilei”, Università di Pisa Roberta Calvano, ordinaria di diritto costituzionale, Sapienza Università di Roma Pierluigi Contucci, ordinario di fisica matematica, Università di Bologna Mario De Caro, ordinario di filosofia morale, Università Roma Tre Coordina: Giovanni I. Giannoli, membro del Consiglio dei Garanti della Fondazione Basso La distinzione tra “lavoro scientifico” e “lavoro politico” è costitutiva del mondo moderno: è legata all’affermazione della borghesia, al suo “saper fare”, al suo ingegno. Ma si tratta di una distinzione/relazione che si è andata complicando progressivamente, col consolidarsi della “società della conoscenza”, quando cioè la scienza e la tecnica hanno assunto un ruolo decisivo, nella produzione della ricchezza e nell’organizzazione della società.Con l’articolarsi progressivo delle professioni e delle competenze, le responsabilità del decisore politico sono andate anch’esse crescendo, se si continua a riconoscere che l’ordinamento gerarchico dei valori, le finalità sociali degli interventi e le norme che devono governarli non ricadono (o non dovrebbero ricadere, per loro natura) nel dominio specifico della scienza, ma appartengono (o dovrebbero appartenere) al popolo sovrano.Quando il merito dei problemi e la complessità delle decisioni presuppongono (a loro volta) competenze specialistiche, l’eventualità che il sovrano (cioè il popolo) si trovi nelle condizioni migliori, per esercitare quel potere che gli compete, diventa sempre più problematica: se la scelta richiede competenze elevate e non condivise, per la maggioranza dei cittadini (che non possiedono quelle competenze) i presupposti della scelta vengono meno.Quando infine la dimensione dei problemi diventa globale, e i tempi della decisione si restringono, il rapporto tra “saperi speciali” e democrazia diventa estremamente critico, se non del tutto evanescente.L’apologia della scienza e della tecnica, nella congiuntura attuale dell’Occidente, è ancora accompagnata – del resto – dalla sua ricorrente demonizzazione, che tende a presentare la tecnica come un sistema, per sua natura anti- (o a-) democratico, nichilista, inevitabilmente incline all’egemonia e al dominio. Tale – secondo alcuni – sarebbe l’esito dell’illuminismo e dei suoi discendenti, che hanno accompagnato lo sviluppo industriale degli ultimi secoli e sono pervenuti a una sorta di deificazione della razionalità strumentale e calcolante, la quale ha assunto le vesti di una teologia della tecnica.Malgrado questo punto di vista sia probabilmente minoritario nell’establishment della cultura contemporanea, la sua presa di massa non va sottovalutata. Per altro, è senz’altro vero che l’uso della scienza – nel sistema sociale in cui siamo messi – è per molti versi funzionale a obiettivi di estrazione e di dominio, che espongono la scienza e la tecnica all’attribuzione di qualità negative, come fossero implicite in essa.Questo è l’intreccio di problemi che ha motivato l’interesse della Fondazione Basso per il problema, anche alla luce di accadimenti particolari, che sono espressivi di una tendenza: per esempio, la designazione di un tecnico alla Presidenza del Consiglio, il fatto che l’implementazione del PNRR e la definizione delle misure anti-pandemiche siano stati affidati a specialisti, la pervasività degli algoritmi nella nostra vita ordinaria di tutti i giorni. Accadimenti, decisioni e processi che hanno specifiche ragioni e/o giustificazioni, ma che s’iscrivono – appunto – in una specifica tendenza. Che va di nuovo analizzata, da vari punti di vista.

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Sassoli: Democrazia, Libertà, Stato di Diritto non sono negoziabili

Posted by fidest press agency su giovedì, 28 ottobre 2021

Estratti del discorso del Presidente del Parlamento europeo, David Sassoli, in apertura del Consiglio europeo. Il Presidente Sassoli durante il suo discorso al Consiglio europeo ha ribadito la necessità di una forte difesa della democrazia e dello stato di diritto. Il discorso di Sassoli, che non era fisicamente presente durante la riunione perché ancora in convalescenza, è stato distribuito ai Capi di Stato e di Governo prima dell’inizio del Consiglio. Il Presidente del Parlamento europeo, David Sassoli, ha affermato:“Pochi giorni fa, l’ordinamento giuridico della nostra Unione è stato sfidato. Non sarà di certo la prima o l’ultima volta. Ma l’Unione non è mai stata messa in discussione in modo così radicale. Credo che su questo punto spetti a voi e a tutti noi svolgere una riflessione franca e aperta sulla direzione che vogliamo dare alla nostra Unione.”“Il Parlamento europeo ne ha discusso in aula. Abbiamo ascoltato il Primo Ministro Morawiecki con molta attenzione, ma vogliamo ribadire che le leggi europee in vigore sono state scritte dalla Polonia insieme a tutti noi, le abbiamo fatte insieme e quindi in nessun modo si può parlare di regole imposte dall’Unione europea. L’Unione europea è fondata sul rispetto da parte di tutti di valori fondamentali e di regole condivise, che tutti abbiamo volontariamente accettato di condividere. I cittadini si aspettano che noi difendiamo questi principi e i cittadini polacchi hanno sfilato in tanti a Varsavia per ricordarcelo.”“Abbiamo approvato insieme una legge europea che stabilisce un legame molto stretto tra la protezione del bilancio dell’Unione europea e il rispetto dello stato di diritto. Questa legislazione è attualmente in vigore e noi crediamo che sia necessario utilizzare la procedura prevista in quel quadro per proteggere il nostro bilancio e tutelare lo stato di diritto. Per questo motivo, come sapete, sulla base di una raccomandazione della commissione parlamentare per gli affari giuridici, ho chiesto al servizio giuridico del Parlamento di preparare un ricorso alla Corte di giustizia in modo da assicurare che la legislazione in vigore venga applicata. Noi non intendiamo venir meno al nostro ruolo istituzionale in difesa dei principi fondamentali sui quali si fonda l’Unione europea.”“Dobbiamo essere molto chiari: Sebbene la nostra unità sia giustamente rafforzata dalla nostra diversità, vi è una parte non negoziabile del nostro contratto europeo: i nostri valori di democrazia, libertà, Stato di diritto.”

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Afghanistan: 20 anni di fallimenti per il tentativo della famosa “Democrazia Esportata con le guerre”

Posted by fidest press agency su lunedì, 16 agosto 2021

Cosi la comunità del mondo arabo in Italia (Co-mai) esprime senza giri di parole che è stato decretato ufficialmente il fallimento del famoso tentativo di esportare la democrazia tramite le guerre. Ha fallito in Afghanistan, in Iraq e nello Yemen.E’ stata una fuga precipitosa mettendo a rischio numerose vite di civili, donne e occidentali. In questi 20 anni sono stati commessi tanti sbagli da parte degli americani e dei paesi occidentali ,bisogna ammettere i propri errori e i calcoli politici. Inoltre il pensiero che la democrazia esportata con le guerre può risolvere tutte le questioni locali e sia un modo per combattere il terrorismo è sbagliato ed ha causato più danni e vittime .L”annuncio da parte del presidente americano Biden, del ritiro dall’Afghanistan, ha contribuito ad una accelerazione dell’entrata dei talebani a Kabul. Chiediamo di sostenere il popolo afghano compreso le donne e i bambini e basta con la scusa della democrazia esportata con le guerre bisogna dialogare di più con le popolazioni locali e con il vero mondo musulmano, che rispetta i diritti umani e delle donne e crede nella pace, per costruire società e governi eletti democraticamente dalla popolazione. Cosi Dichiara Foad Aodi presidente Co-mai e dell’associazione medici di origine straniera in Italia (Amsi) che ricorda anche la primavera araba ha fallito per gli stessi motivi e per ingerenze di diplomazie straniere senza dare la parola ai popoli in modo democratico e libero.

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La Corte Suprema Usa e il diritto al voto: fra restrizione e democrazia

Posted by fidest press agency su lunedì, 12 luglio 2021

By Domenico Maceri. “Se crediamo a una giusta ed aperta democrazia e il principio di ogni individuo col diritto al voto, oggi è uno dei giorni più bui della Corte Suprema”. Con queste parole, Chuck Schumer, senatore democratico di New York e presidente del Senato, ha caratterizzato due recenti decisioni della Corte Suprema sul diritto al voto. Una delle due decisioni ha continuato ad erodere il Civil Rights Act del 1965 che garantisce il diritto al voto a tutti e un’altra che spalleggia una nuova legge in Arizona che avrà l’effetto di “sopprimere” le opportunità di voto ai gruppi minoritari.L’erosione del Civil Rights Act era già avvenuta in una decisione della Corte nel 2013 secondo cui Stati con una storia di discriminazione non devono più seguire certe regole per garantire il voto a tutti. Il più recente colpo assestato dalla maggioranza dei giudici vede legittime alcune restrizioni al voto introdotte dai repubblicani in Arizona poiché non limitano la disponibilità al voto dei gruppi minoritari. Scrivendo per la maggioranza, (6-3) Samuel Alito, uno dei giudici più conservatori, ha detto che l’integrità delle elezioni giustifica le nuove leggi dell’Arizona.Il concetto di integrità delle elezioni si collega ovviamente alla “big lie” (grande menzogna) di Donald Trump che la frode elettorale gli ha rubato la rielezione. Ciò non è vero e difatti la Corte Suprema, con tre giudici nominati da Trump, non aveva accettato i ricorsi dell’ex presidente di intervenire sull’elezione del 2020. Più di 60 ricorsi alla magistratura fatti dall’allora presidente sono stati respinti. L’ex presidente è rimasto completamente deluso perché vede tutti i rapporti come questioni di transazioni: lui aveva nominato 3 dei 6 repubblicani per creare una maggioranza schiacciante e quindi lo dovevano ripagare. Non ha funzionato così. La Corte Suprema non ha nemmeno riflesso completamente i desideri dei repubblicani poiché ha virato a “sinistra” in alcuni casi visibilissimi come l’Obamacare, mantenendo viva per la terza volta la riforma sanitaria del 44esimo presidente.Nel caso dei diritti civili e specialmente nel voto le recenti decisioni della Corte Suprema sono però pericolose perché basate sulla falsariga dell’integrità elettorale. Alito e gli altri giudici sanno benissimo che tutti gli studi sulla frode elettorale in America ci indicano che non esiste. Ciò che invece sappiamo è che la strategia del Partito Repubblicano è sempre quella di limitare il numero di elettori, specialmente quello dei gruppi minoritari che in grande misura favoriscono i democratici. Quest’idea di limitare l’esercizio del voto come vantaggio per i repubblicani è stato ammesso non poche volte. Proprio nella difesa della legge avvocati dell’Arizona davanti ai nove giudici della Corte Suprema hanno ammesso che senza le restrizioni i repubblicani si troverebbero “svantaggiati in comparazione ai democratici”. La maggioranza dei giudici però è andata oltre questo ragionamento di Alito che vede delle differenze di opportunità nell’esercizio del voto senza però giudicarle come disuguaglianza alle opportunità del voto. Quindi l’Arizona può rifiutare di includere nei conteggi schede elettorali votate in un distretto sbagliato. La raccolta di voti in periodi delle elezioni anticipate da portare ai seggi non sarà permessa. L’elettore stesso dovrà consegnare in persona la sua scheda. Se i seggi sono a 50 miglia dalla residenza di elettori che non hanno macchina, anche quello può essere accettato dalla maggioranza della Corte Suprema.Le due recenti decisioni sono una doccia fredda anche al Ministero di Giustizia americana che aveva esposto denuncia contro leggi simili a quelle dell’Arizona approvate dalla Georgia che restringono il voto. È possibile che Merrick Garland, procuratore generale, prevalga nella sua denuncia al livello locale e persino statale ma le prospettive di arrivare alla Corte Suprema ci fanno pensare che non avrebbe successo. Difatti la decisione della Corte Suprema sui diritti al voto in Arizona si traduce in un buon auspicio per i repubblicani in altri 17 Stati che hanno approvato leggi simili con misure restrittive al voto. In effetti, altri Stati dominati dai repubblicani potrebbero intraprendere simili strategie sapendo che la Corte Suprema li spalleggerebbe.I democratici hanno alcune carte da giocare ma fino al momento si trovano sulla difensiva. La prima di queste strade è sperare che la Commissione sulla riforma della Corte Suprema indetta dal presidente Joe Biden nel mese di aprile scorso completi il suo compito e faccia raccomandazioni per bilanciare l’organo giudiziario supremo. Attualmente, come si sa, la Corte pende a destra poiché sei dei nove giudici sono stati nominati da presidenti repubblicani. Si tratta di un’ardua e potenzialmente lunga strada che richiederebbe una ristrutturazione della Corte Suprema. L’altra carta da giocare è quella di insistere sulla riforma elettorale inclusa in HR1, For the People Act, approvata dalla Camera, ma fino ad adesso congelata al Senato. Il problema, come si sa, è che nella Camera Alta esiste la regola del filibuster che richiede una super maggioranza di 60 dei 100 voti per aprire i dibattiti che conducono al voto. I repubblicani continuano ad ostruire approfittando di questa regola.Eliminare il filibuster continua ad essere molto difficile poiché i cinquanta senatori democratici non sono compatti. Due di loro, Kyrsten Sinema (Arizona) e Joe Manchin (West Virginia), sono contrari. Il continuo comportamento ostruzionista dei repubblicani e adesso la virata a destra delle recenti decisioni della Corte Suprema potrebbero spingerli a riconsiderare. Sinema, infatti, ha reagito con grande delusione alle decisioni della Corte Suprema dicendo che “danneggeranno la capacità dei cittadini dell’Arizona di esprimersi alle urne”.La questione del voto è fondamentale nella democrazia ed è stata una battaglia su chi ne ha diritto dalla creazione degli Stati Uniti. Inizialmente solo i cittadini bianchi padroni di proprietà potevano votare. Con il quindicesimo emendamento del 1870 il voto fu esteso agli afro-americani e poi più tardi nel 1920 anche alle donne. Le restrizioni all’esercizio del voto però continuarono ma furono migliorate con il Civil Rights Act del 1965. La lotta non è però finita. La Corte Suprema, riflettendo i desideri del Partito Repubblicano, con le sue recenti decisioni ha fatto passi indietro. La speranza è che i democratici riescano a mettersi d’accordo per proteggere il futuro della democrazia e del loro potere politico. Domenico Maceri, PhD, è professore emerito all’Allan Hancock College, Santa Maria, California.

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Sempre e da tutti sostenibili i costi della democrazia?

Posted by fidest press agency su sabato, 24 aprile 2021

By Fausto Carratù. Ci avete mai pensato? la democrazia si è affermata nelle nazioni più avanzate e più ricche del pianeta, mentre in quelle più povere e meno avanzate, fa fatica ad affermarsi o a mantenersi. Inevitabile la domanda: è la democrazia a portare ricchezza oppure è la ricchezza a sostenere la democrazia? Considerato l’ampio sfruttamento di immense risorse a cui i paesi divenuti nei secoli scorsi ricchi e democratici, hanno sottoposto l’intero pianeta (si pensi solo alle tante miniere di preziosi, di ossidi metallici, di diamanti, petrolio, uranio, ecc, per non parlare del fenomeno della schiavitù e dello sfruttamento umano che in tante regioni del pianeta ancora permane), verrebbe da concludere che le democrazie esistono solo se c’è ricchezza sufficiente a sostenerla. Dobbiamo concludere che dove non c’è ricchezza, la democrazia costerebbe troppo, non si reggerebbe? Tradotto in termini più concreti, una nazione povera può permettersi la democrazia, con i costi dei suoi riti, le campagne elettorali, i numerosi appuntamenti elettorali, i parlamenti, i pletorici apparati amministrativi, informativi, sanitari, giudiziari, con l’esplosione dei diritti a cui stiamo assistendo, includenti persino il problematico diritto al divertimento, alla morte assistita, al cambio di sesso?Una simile analisi potrebbe portare ad uno sconvolgente riesame della storia passata, quando la mancanza di democrazia forse non era dovuta, sempre o solo, a mancanza di volontà o di evoluzione delle idee politiche, ma alla semplice impossibilità economica? È un bel tema che “Popolo Sovrano” propone volentieri alla trattazione di qualche coraggiosa ricerca accademica, e, nel caso in cui qualche cosa esistesse, vi preghiamo di segnalarla. (fonte: Associazione Popolo Sovrano)

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Seminari L’Emergenza in Democrazia. La Democrazia in emergenza

Posted by fidest press agency su lunedì, 19 aprile 2021

Martedì 20 aprile, alle 9, si terrà il quinto appuntamento del ciclo di seminari L’Emergenza in Democrazia. La Democrazia in emergenza, organizzato dalla Cattedra di Diritto costituzionale dell’Università di Parma.Francesco Devanna, assegnista di ricerca in Filosofia del diritto all’Università di Modena e Reggio Emilia, parlerà del volume “Il diritto al viaggio. Abbecedario delle migrazioni” (Giappichelli ed., 2018) di cui è curatore insieme a Luca Barbari.Si discuterà, insieme al curatore (e coautore) del volume, di processi migratori e di politiche di accoglienza e integrazione, partendo da alcune parole chiave – quali ONG, solidarietà, confini eccetera – su cui è costruito l’intero volume e che orientano il dibattito in tema di migrazioni. Nel corso del ciclo di webinar, la presentazione di libri su temi di stretta attualità costituzionale, di recente pubblicazione, diventa l’occasione per discutere sulle trasformazioni delle democrazie contemporanee e riflettere su alcune questioni aperte: l’emergenza sanitaria, le nuove dinamiche economiche, i fenomeni migratori, il progresso tecnologico, le nuove forme di comunicazione, il populismo.Si tratta di temi che, singolarmente e ancor più complessivamente, incidono sulle categorie ‘classiche’ del diritto costituzionale; inducono a riflettere sul significato più profondo di convivenza democratica e influiscono sull’idea stessa di Istituzioni: che cosa sono, come agiscono e come vengono percepite.

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Istruzione quale leva per lo sviluppo e la democrazia

Posted by fidest press agency su giovedì, 15 aprile 2021

Venerdì 16 aprile 2021 – ore 18.00 In diretta streaming sul canale YouTube UCID Padova. Prosegue il ciclo di incontri proposti dalla sezione UCID di Padova in programma per l’Anno Sociale 2021, su Istruzione quale leva per lo sviluppo e la democrazia. Un tema importante e delicato che in questo anno di pandemia si trova al centro di gravi problematiche, cariche di conseguenze per le generazioni di futuri lavoratori. Un tema su cui i Soci UCID desiderano riflettere anche grazie alla presenza di illustri Ospiti, partendo dal presupposto che istruzione e lavoro sono due facce della stessa medaglia.«L’obiettivo è quello di indagare su come stanno evolvendo le esigenze dell’impresa in termini di competenze e profili professionali – anticipa Massimo D’Onofrio, Presidente UCID Padova –, se e come si adeguano i programmi formativi, il ruolo del sindacato, alla luce dei nuovi paradigmi imposti dalla quarta rivoluzione industriale e dalle condizioni post pandemiche. Ancorché oggi non siamo in condizione di disegnare una buona parte dei nuovi lavori di cui ci sarà bisogno in un prossimo domani, avendo coscienza della ineludibilità dei cambiamenti in corso, dovremmo fare qualcosa per predisporre una risposta coordinata, a dispetto di una burocrazia che fa buona guardia a difesa di equilibri ormai superati.»I tre relatori invitati – Roberta CALLEGARO, Direttore Scuola Professionale Pd e Progetti Speciali Enaip Veneto; Federico DE STEFANI, Presidente e A.D. Sit spa; Christian FERRARI, Segretario Generale CGIL Veneto – nel prossimo incontro che si terrà venerdì 16 aprile dalle ore 18 in diretta streaming sul canale Youtube UCID Padova, porteranno il loro contributo sull’evoluzione dei percorsi formativi, sulle necessità dell’impresa in termini di competenze e profili professionali, sul ruolo del sindacato alla luce dei nuovi paradigmi imposti dalla quarta rivoluzione industriale e dalle condizioni post pandemiche per identificare sinergie e tratti di collaborazione trasversali.

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“L’emergenza in Democrazia. La Democrazia in emergenza

Posted by fidest press agency su martedì, 13 aprile 2021

Parma. Questioni e problematiche aperte del XXI secolo”, organizzato dalla cattedra di Diritto costituzionale dell’Università di Parma: giovedì 15 aprile, dalle 15 alle 17, Mario Caligiuri, docente dell’Università della Calabria, interverrà sul tema Il potere che sta conquistando il mondo. Le multinazionali dei Paesi senza democrazia. Ne discuteranno Michele Tempesta e Massimiliano Baroni dell’Università di Parma. Nel corso del ciclo di webinar “L’emergenza in Democrazia. La Democrazia in emergenza” la presentazione di libri su temi di stretta attualità costituzionale, di recente pubblicazione, sarà l’occasione per discutere sulle trasformazioni delle democrazie contemporanee e riflettere su alcune questioni aperte: l’emergenza sanitaria, le nuove dinamiche economiche, i fenomeni migratori, il progresso tecnologico, le nuove forme di comunicazione, il populismo. Si tratta di temi che, singolarmente e ancor più complessivamente, incidono sulle categorie ‘classiche’ del diritto costituzionale; inducono a riflettere sul significato più profondo di convivenza democratica e influiscono sull’idea stessa di Istituzioni: che cosa sono, come agiscono e come vengono percepite. Gli incontri sono aperti a tutti e sono accessibili on line su piattaforma Teams: l’indirizzo è disponibile sul sito web di Ateneo nella locandina allegata alla notizia.

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