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Quotidiano di informazione – Anno 35 n°87

Posts Tagged ‘digitali’

Lavoratori digitali: il PE pronto per i negoziati con i governi UE

Posted by fidest press agency su venerdì, 3 febbraio 2023

I deputati hanno approvato la loro posizione negoziale sulle nuove misure per migliorare le condizioni dei lavoratori sulle piattaforme di lavoro digitali.Il progetto di mandato negoziale sulle nuove norme, adottato il 12 dicembre 2022 dalla commissione parlamentare per l’occupazione e gli affari sociali (EMPL), diventa quindi il mandato del Parlamento per i prossimi negoziati con i governi UE.I negoziati sulla direttiva potranno iniziare quando gli Stati membri adotteranno la propria posizione.Il testo legislativo è stato adottato con 376 voti favorevoli, 212 contrari e 15 astensioni.Le nuove regole mirano a determinare in maniera adeguata lo status occupazionale dei lavoratori delle piattaforme e a disciplinare l’utilizzo da parte delle piattaforme digitali degli algoritmi e dell’intelligenza artificiale per monitorare e valutare i lavoratori.Il mandato negoziale è stato annunciato in Aula il 16 gennaio dalla Presidente Metsola ai sensi dell’articolo 71 del Regolamento del Parlamento europeo che prevede il voto in plenaria qualora venga presentata una richiesta di votazione da parte di almeno un decimo dei membri del Parlamento (soglia media) entro la fine del giorno successivo all’annuncio.

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Bennet lancia un’iniziativa Web 3.0 / blockchain per puntare ai clienti più giovani e digitali

Posted by fidest press agency su martedì, 17 gennaio 2023

Viene lanciato oggi ufficialmente il Bennet NFT Club, il primo progetto di loyalty realizzato da un’azienda del settore GDO basato su tecnologia blockchain e Non Fungible Tokens. Un sistema interamente realizzato in Italia da Smiling, Innovation Company di Milano specializzata in blockchain per il marketing. Bennet NFT Club è una piattaforma loyalty dedicata ai clienti appassionati di tecnologia di qualunque età, con un’attenzione particolare ai millennial e ai “clienti del futuro” che guideranno i nuovi trend di acquisto, con iniziative nuove e sperimentali. Si tratta di un’iniziativa che non ha precedenti in Italia nel settore della GDO, e comunque pochissimi a livello internazionale, che si inserisce in un trend di progetti Web 3.0 / Blockchain estremamente innovativi oggi sperimentato solo da multinazionali attive nel mondo dello sport e dell’entertainment.Il Bennet NFT Club è un’iniziativa aperta a tutti, clienti tesserati (sono oltre 2 milioni in Italia) e non: chiunque può accedere alla pagina web dedicata https://nft.bennet.com/ e iscriversi fornendo i propri dati personali e collegando il proprio wallet blockchain (Metamask o altri). All’utente vengono proposti tre collezioni di Non Fungible Tokens per un totale di 2.700 oggetti digitali differenti offerti, il cui design di base prende le mosse dalle nuove shopping bag di Bennet realizzate da IED-Istituto Europeo di Design nel 2022 (https://www.bennet.com/shopper-bennet-ied).Le tre collezioni NFT by Bennet hanno tre fasce di costi differenti e, corrispondentemente, tre pacchetti di vantaggi differenti, e tutti offrono la possibilità di partecipare ad un concorso che ad oggi non ha precedenti: i premi in palio sono infatti sei NFT quotati, mintati sulla blockchain da primari brand quali Gucci, Nike, Adidas e The Sandbox (uno dei più noti metaversi).

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Talenti digitali (internazionali) cercasi

Posted by fidest press agency su martedì, 8 novembre 2022

Neulabs, prima piattaforma in Italia che acquista, crea e promuove brand Direct-To-Consumer a livello internazionale, intensifica il suo piano recruiting puntando a costruire un pool di giovani esperti in M&A provenienti da tutto il mondo, parallelamente alla ricerca attiva e costante dei migliori talenti digitali. L’ambizioso piano di assunzioni punta a raggiungere i 100 dipendenti entro 18 mesi dalla nascita dell’azienda. Neulabs rappresenta un unicum nel nostro Paese, avendo sviluppato un modello di business che esiste negli USA e in Europa, ma che in Italia non esisteva: va alla ricerca di progetti imprenditoriali interessanti – principalmente brand digitali e D2C – li acquista e usa capitali (oltre 20 milioni l’investimento di partenza) e competenze di tecnologia, di marketing, di logistica e di prodotto per farli crescere a livello nazionale e internazionale. Nata a settembre 2021, in un anno ha già messo nel suo portfolio 10 brand e per incrementare questo numero vuole arricchire il team M&A con persone che si occupino di identificare altri progetti innovativi e ad alta potenzialità. Dopo una fase di scouting gestita attraverso un software proprietario, che analizza i siti web e i maggiori marketplace per una prima rilevazione, il team di M&A si occupa di andare in profondità, capire la rilevanza dei progetti e l’aderenza agli standard selettivi di Neulabs, e di gestire la fase di contatto con l’imprenditore. A questa prima fase seguono delle analisi più approfondite, con valutazioni particolareggiate che servono a condurre all’eventuale acquisizione. Il team M&A è, per sua natura, internazionale e multilingua – 8 sono, al momento, le lingue parlate – perché deve poter interagire con brand in tutto il mondo. Una volta acquisito, il brand attraverserà un percorso di miglioramento della sua efficienza operativa composto da oltre 150 punti d’azione. Tra questi, lo sviluppo di canali di vendita aggiuntivi, per un approccio multicanale, l’aumento strutturato degli investimenti di marketing, l’espansione della gamma prodotti e un processo di internazionalizzazione. Per questo, il piano recruiting comprende la ricerca di Business Manager, Business Analyst, Marketing Specialist, PR Specialist, Copywriter, Amazon Specialist (esperti di digital marketing sulla piattaforma), Full Stack Developer e Data Engineer. L’area di azione di Neulabs riguarda alcuni settori specifici: integratori alimentari e super food, baby care, prodotti per animali, prodotti per la casa e la cucina e articoli contraddistinti da un basso impatto ambientale. Attualmente, l’orizzonte di azione è europeo – con acquisizioni chiuse o in fase di chiusura in Italia, Francia, Spagna e Germania – ma il progetto ha un respiro intercontinentale.

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Nei primi sei mesi del 2022 i pagamenti digitali in Italia valgono 182 miliardi di euro

Posted by fidest press agency su martedì, 25 ottobre 2022

Nel primo semestre del 2022 il transato dei pagamenti digitali in Italia ha raggiunto 182 miliardi di euro, in crescita del +22% sullo stesso periodo del 2021. Se la crescita dei consumi, considerando l’effetto inflattivo, non subirà bruschi rallentamenti, i pagamenti digitali a fine anno potrebbero raggiungere un valore tra i 390 e i 405 miliardi e arrivare a rappresentare oltre il 40% del totale speso dagli italiani, avvicinandosi sempre di più ai contanti (ormai sotto la soglia del 50%). Queste alcune delle evidenze emerse dall’edizione semestrale dell’Osservatorio Innovative Payments della School of Management del Politecnico di Milano*, presentato in occasione del webinar “I pagamenti digitali in Italia nei primi sei mesi del 2022”. Il Cashback di Stato ha alimentato la ripresa dei consumi e dei pagamenti digitali nel primo semestre del 2021, portando, secondo i dati della Banca Centrale Europea, l’Italia a far segnare uno dei valori più alti di crescita delle transazioni elettroniche in Europa (+41% contro una media del +18%). Il transato delle carte prepagate cresce del +19%, quello delle carte di debito del +24%, mentre la categoria delle carte di credito, dopo un 2021 ancora con crescite molto contenute per gli effetti a medio termine del Covid, beneficia della ripresa dei consumi ad alto importo per i servizi, il turismo e i viaggi aziendali, con una crescita del +21%. Sono in crescita, anche se in minor misura, le operazioni di prelievo di contante con carta agli ATM, per un totale di 85 miliardi di euro (+14%). Tra i pagamenti “fisici”, la modalità di pagamento in negozio senza contatto viene preferita sempre di più, ma la crescita più significativa è stata fatta registrare dai pagamenti tramite smartphone e dispositivi wearable, come gli smartwatch. La modalità di pagamento tramite carta contactless si conferma la preferita per i pagamenti in negozio (rappresenta oggi il 64% del totale transazioni digitali, addirittura il 69% se consideriamo anche quelle via mobile, smartwatch e altri device NFC) e cresce del 49% nel primo semestre del 2022 rispetto allo stesso periodo del 2021, per un totale di 79 miliardi di euro. La possibilità di pagare senza PIN sotto i 50€ (lo scontrino medio risulta infatti di circa 42 €) e la diffusione di carte e POS di questo tipo sono i principali i fattori trainanti di questa crescita. Ufficio stampa Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano – http://www.osservatori.net

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Privacy Week: Per parlare di diritti digitali

Posted by fidest press agency su domenica, 25 settembre 2022

Milano 26-30 settembre Presso gli spazi di Cariplo Factory Milano (Via Bergognone, 34), e quelli di American School of Milan (Via Karl Marx, 14) e in streaming online.Il presente non è mai stato tanto digitale e allo stesso tempo tanto poco consapevole del digitale. Da un lato, l’approdo online dei servizi, del lavoro e dei consumi, la nascita delle criptovalute, degli NFT e del Metaverso ci vogliono sempre più collegati. Dall’altro, l’Europa sta per dotarsi di nuove leggi per la cittadinanza digitale, di norme che regolano l’applicazione dell’intelligenza artificiale, che mettono a fuoco le responsabilità delle piattaforme digitali, che delineano il perimetro della moderazione dei contenuti online. In questo contesto, cittadini e aziende devono ragionare ora su rischi e opportunità dell’innovazione, per navigare il cambiamento rispettando e tutelando i bisogni e diritti di ciascuno. Questi saranno i temi al centro della seconda edizione della Privacy Week, la rassegna patrocinata del Garante per la protezione dei dati personali e da AssoSoftware. Ad organizzarla sono i co-founder di Privacy Network (Andrea Baldrati, Diego Dimalta, Matteo Navacci), organizzazione non-profit italiana che affronta le sfide dell’innovazione tecnologica per garantire il rispetto della privacy e dei diritti umani, insieme ad /‘Aut/, studio creativo di produzione eventi, con il patrocinio del Garante della Privacy (Garante per la protezione dei dati personali). Lo scopo dell’iniziativa è quello di informare le persone sul grande cambiamento che sono chiamate ad affrontare nell’era del digitale e di comprendere insieme l’impatto che avrà sulla quotidianità e sulla privacy di tutti. Nella convinzione che, come spiega Andrea Baldrati, avvocato, co-fondatore e presidente dell’Associazione Privacy Network, “una società tecnologica e libera si regge sulla responsabilità di tutti, legislatori, aziende e singoli utenti. Tematiche come cybersecurity e privacy devono essere capite e presidiate in tutti i contesti: al lavoro, a scuola, in famiglia.”La Privacy Week sarà anche un momento per capire come si posiziona l’Italia rispetto a queste tematiche. Infatti, tra gli ospiti interverranno Ginevra Cerrina Feroni e Guido Scorza, rispettivamente Vice Presidente e Componente del Collegio dell’Autorità Garante per la Protezione dei dati personali. Per arrivare preparati al dibattito e capire cosa ci aspetta dopo le elezioni del 25 settembre, Privacy Network ha anche condotto un’analisi, laica e apolitica, di come i partiti affrontano e affronteranno queste tematiche. Sul palco della Privacy Week parleranno manager d’impresa, avvocati, filosofi, giornalisti, giuristi, politici e professionisti del settore che discuteranno in modo accessibile di privacy, cybersecurity, gamification, cyberwar, piattaforme e big data, AI, NFT, cryptocurrency e nuovi diritti di cittadinanza digitale. Gli incontri forniranno gli strumenti utili ad agire sul presente per dare forma al futuro, a comprendere come le persone possano restare al centro di questi cambiamenti assicurandosi che i propri diritti vengano rispettati. (abstract)

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Gli Osservatori Digital Innovation della School of Management del Politecnico di Milano

Posted by fidest press agency su martedì, 12 luglio 2022

Nascono nel 1999 con l’obiettivo di fare cultura in tutti i principali ambiti di Innovazione Digitale. Oggi sono un punto di riferimento qualificato sull’Innovazione Digitale in Italia che integra attività di Ricerca, Comunicazione e Aggiornamento continuo. La Vision che guida gli Osservatori è che l’Innovazione Digitale sia un fattore essenziale per lo sviluppo del Paese. La mission è produrre e diffondere conoscenza sulle opportunità e gli impatti che le tecnologie digitali hanno su imprese, pubbliche amministrazioni e cittadini, tramite modelli interpretativi basati su solide evidenze empiriche e spazi di confronto indipendenti, pre-competitivi e duraturi nel tempo, che aggregano la domanda e l’offerta di Innovazione Digitale in Italia. Le attività sono svolte da un team di oltre 100 tra professori, ricercatori e analisti impegnati su più di 40 differenti Osservatori che affrontano i temi chiave dell’Innovazione Digitale nelle Imprese (anche PMI) e nella Pubblica Amministrazione: 5G & Beyond, Agenda Digitale, Artificial Intelligence, Big Data & Business Analytics, Blockchain & Distributed Ledger, Business Travel, Cloud Transformation, Cloud nella PA, Connected Car & Mobility, Contract Logistics “Gino Marchet”, Cybersecurity & Data Protection, Data Center, Design Thinking for Business, Digital B2b, Digital Content, Digital Identity, Digital Procurement, Digital Transformation Academy, Droni, eCommerce B2c, EdTech, eGovernment, Export Digitale, Fintech & Insurtech, Food Sustainability, HR Innovation Practice, Innovative Payments, Innovazione Digitale nei Beni e Attività Culturali, Innovazione Digitale nel Pharma, Innovazione Digitale nel Retail, Innovazione Digitale nel Turismo, Innovazione Digitale nelle PMI, Internet Media, Internet of Things, Life Science Innovation, Mobile B2c Strategy, Multicanalità, Omnichannel Customer Experience, Professionisti e Innovazione Digitale, Quantum Computing & Communication, Sanità Digitale, Smart AgriFood, Smart City, Smart Working, Smart Working nella PA, Space Economy, Startup Hi-tech, Startup Intelligence, Supply Chain Finance, Tech Company – Innovazione del Canale ICT, Transizione Industria 4.0.

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Avaaz e la legge europea sui servizi digitali

Posted by fidest press agency su venerdì, 20 Maggio 2022

(Digital Services Act) La vicepresidente della Commissione europea Margrethe Vestager ha sostenuto la richiesta Avaaz per un “Accordo di Parigi per Internet”. E’ rimasta tanto convinta che il commissario europeo Thierry Breton, il giorno dopo l’incontro con gli esponenti di Avaaz, è andato a parlarne in televisione! Per oltre quattro anni, Avaaz – insieme a una grandissima coalizione di società civile – è stato in prima linea in questa lotta per proteggere i cittadini e la democrazia. Tutto è iniziato giusto 4 anni fa, nel 2018: la disinformazione stava già facendo gravi danni alle democrazie e i contenuti d’odio venivano usati come un’arma in tutto il mondo. Ad aprile di quell’anno, abbiamo lanciato un primo appello globale per “aggiustare Facebook” e regolamentare le grandi aziende tecnologiche. Oltre 1 milione di persone si sono unite a quell’appello, ed è stato invaso Washington e Bruxelles con oltre cento sagome di cartone raffiguranti il proprietario di Facebook, Mark Zuckerberg. L’immagine è arrivata sui media di tutto il mondo, a partire dalla prima pagina del New York Times. Avaaz è andata nella Silicon Valley per incontrare i massimi dirigenti di Facebook, Twitter e Google, cercando di convincerli a fare qualcosa. Ma ci hanno addirittura banditi da alcuni dei loro uffici e abbiamo dovuto fare le riunioni nel parcheggio! Era chiaro che le aziende non avevano intenzione di affrontare seriamente il problema. Bisognava cambiare le leggi che le regolavano. Nel 2019, molti politici dell’UE non avevano ancora capito davvero il problema. L’idea che l’enorme viralità della disinformazione stesse producendo un grave danno alle democrazie era contestata. E senza prove, le istituzioni non avrebbero agito. Così, gli avaaziani ispirati da un progetto in Lituania, hanno assunto dei ricercatori che sono diventati gli “elfi” per indagare sui “troll” di Internet e dimostrare l’entità del problema della disinformazione, e in particolare l’impatto che stava avendo in Europa. I 30 “elfi”, lavorando in una sala operativa a Bruxelles, scoprì ciò che 30mila dipendenti di Facebook e il loro team di esperti sembrava essersi perso: reti enormi che usavano di account falsi e pagine non autentiche, per diffondere disinformazione e odio in tutta Europa prima delle elezioni. A seguito di tale indagine, Facebook ha eliminato reti che potevano raggiungere circa 3 MILIARDI (!!!!) di visualizzazioni in un solo anno!! Avvicinandosi le elezioni, i principali politici, giornalisti ed esperti di sicurezza dell’UE si recavano, quasi ogni giorno, nella sala operativa di Avaaz per raccogliere informazioni e resoconti. Il nostro lavoro ha fatto notizia in tutto il mondo, allertando milioni di europei della minaccia della disinformazione proprio prima delle elezioni. Addirittura Facebook ci ha ringraziato pubblicamente! Quindi, lavorando con esperti di social media, professori universitari e legislatori, sono state sviluppate proposte basate sulla ricerca, per ripulire i social media proteggendo al contempo la libertà di parola: Disintossicare l’algoritmo. Impedire alle piattaforme di rendere costantemente virale la disinformazione e i contenuti dannosi solo per tenerci attaccati allo schermo Introdurre la rettifica social. Informare ogni utente esposto a disinformazione, mostrando rettifiche controllate da fact-checker indipendenti direttamente quando accedono ai loro profili social. La rivista TIME l’ha definita una “nuova proposta radicale che potrebbe frenare le fake news sui social media” Ma con il diffondersi di un nuovo virus emerso a Wuhan e le elezioni americane alle porte, non era stato ancora visto il peggior effetto della disinformazione. E allora gli avaaziani non si sono fermati. Con un’altra indagine hanno mostrato come l’algoritmo stesso di Facebook fosse diventato una minaccia globale per la salute pubblica. Hanno reso noto tali scoperte su tutti i media e le abbiamo presentate direttamente alle autorità dell’UE e degli Stati Uniti. Ecco cosa farà la legge quando entrerà in vigore: Disintossicare l’algoritmo → piattaforme online, come Facebook, dovranno assumersi la responsabilità dei danni che causano alle nostre società, ad esempio del modo in cui i loro sistemi facilitano la diffusione di disinformazione, messaggi d’odio e contenuti tossici su Internet. Aprire la scatola nera → consentirà a revisori indipendenti, ricercatori e società civile di mettere sotto la lente di ingrandimento le loro azioni e scoprire gli illeciti. Forti sanzioni → le piattaforme saranno soggette a multe fino al 6% del loro profitto globale se non rispettano le regole (avete capito bene, parliamo di miliardi di euro!) Un passo avanti verso l’eliminazione delle pubblicità traccianti → sarà proibito l’utilizzo di dati sulle nostre convinzioni politiche o il nostro orientamento sessuale per indirizzarci con annunci pubblicitari e sarà totalmente vietato l’uso di dati per mostrare pubblicità ai bambini. Questo è un enorme passo avanti per il futuro di Internet e della democrazia.

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Legge sui servizi digitali: accordo su uno spazio online sicuro e trasparente

Posted by fidest press agency su giovedì, 28 aprile 2022

Bruxelles. l negoziatori di Parlamento e del Consiglio UE hanno raggiunto un accordo politico provvisorio in merito alla legge sui servizi digitali (Data Services Act – DSA). Insieme alla legge sui mercati digitali (Digital Marktes Act – DMA).Il DSA stabilirà gli standard per uno spazio online più sicuro e aperto per gli utenti e condizioni di parità per le aziende negli anni a venire. Con le nuove regole, i servizi di intermediari, cioè le piattaforme digitali – come i social media e i mercati online – dovranno adottare delle misure per proteggere gli utenti da contenuti, beni e servizi illegali. – Responsabilità algoritmica: la Commissione europea e i Paesi UE avranno accesso agli algoritmi delle grandi piattaforme digitali; – Rimozione rapida dei contenuti illegali online, compresi prodotti e servizi: procedura di “notifica e azione” più chiara, grazie alla quale gli utenti potranno – segnalare i contenuti illegali e le piattaforme digitali dovranno agire rapidamente; – Protezione dei diritti fondamentali online: garanzie più forti per assicurare che tali notifiche siano utilizzate in modo non arbitrario e non discriminatorio e nel rispetto dei diritti fondamentali, tra cui la libertà di espressione e la protezione dei dati; – Mercati online più responsabili che dovranno assicurare agli utenti l’acquisto di prodotti o servizi sicuri, rafforzando i controlli sull’affidabilità delle informazioni fornite dai commercianti (secondo il principio “Know Your Business Customer”) ed evitando che contenuti illegali appaiano sulle proprie piattaforme, anche attraverso controlli casuali; – Maggiore protezione per le vittime di violenza informatica, soprattutto per quanto riguarda la condivisione non consensuale (revenge porn) soggetta a rimozione immediata; – Sanzioni: le piattaforme digitali e i motori di ricerca potranno essere multati fino al 6% del loro fatturato mondiale. Nel caso di piattaforme digitali di grandi dimensioni (con più di 45 milioni di utenti), la Commissione europea avrà il potere esclusivo di chiedere l’osservanza delle norme; – Meno oneri e più tempo per adattarsi per le PMI: un periodo più esteso per familiarizzare con le nuove regole e promuovere l’innovazione nell’economia digitale. La Commissione seguirà da vicino i potenziali effetti economici dei nuovi obblighi sulle piccole imprese. – I nuovi obblighi di trasparenza per le piattaforme permetteranno agli utenti di essere meglio informati su come vengono raccomandati i contenuti (sistemi di raccomandazione) e di poter scegliere almeno un’opzione non basata sulla profilazione; – Pubblicità online: gli utenti avranno un controllo migliore su come vengono utilizzati i dati personali. La pubblicità mirata sarà vietata quando si tratta di dati sensibili (ad esempio l’orientamento sessuale, la religione, l’etnia); – Protezione dei minori: le piattaforme accessibili ai minori dovranno adottare misure specifiche per proteggerli, anche vietando completamente la pubblicità mirata; – Vietata la manipolazione delle scelte degli utenti attraverso i “dark patterns”: le piattaforme digitali e i mercati online non dovranno indurre le persone a utilizzare i loro servizi – ad esempio, dando maggior risalto a una particolare scelta o sollecitando l’utente a cambiare la propria selezione attraverso pop-up. Inoltre, cancellare l’abbonamento a un servizio dovrà essere facile come sottoscriverlo; – Risarcimenti: gli utenti avranno il diritto di chiedere un risarcimento per qualsiasi danno o perdita subita a causa di violazioni delle norme da parte delle piattaforme.Le piattaforme digitali di grandi dimensioni dovranno rispettare obblighi più severi ai sensi del DSA, proporzionati ai significativi rischi sociali che comportano quando diffondono contenuti illegali e dannosi, compresa la disinformazione. – Le piattaforme digitali di grandi dimensioni dovranno valutare e mitigare i rischi sistemici e sottoporsi a verifiche indipendenti ogni anno. Inoltre, quelle che usano i cosiddetti “sistemi di raccomandazione” (algoritmi che determinano cosa vedono gli utenti) dovranno fornire almeno un’opzione che non sia basata sulla profilazione; – Misure speciali in tempi di crisi: qualora si verificasse una crisi, come una minaccia alla sicurezza pubblica o alla salute, la Commissione potrà richiedere alle piattaforme digitali di grandi dimensioni di limitare qualsiasi rischio imminente nel proprio spazio. Queste azioni specifiche saranno limitate a tre mesi. Il testo dovrà essere finalizzato a livello tecnico e verificato da giuristi-linguisti, prima che il Parlamento e il Consiglio possano dare la loro approvazione formale. Una volta completato la procedura, il Regolamento entrerà in vigore 20 giorni dopo la sua pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell’UE e le regole cominceranno ad essere applicate 15 mesi dopo. Dal 23 al 27 maggio, una delegazione della commissione per il mercato interno del PE visiterà diversi quartieri generali di aziende (Meta, Google, Apple e altri) nella Silicon Valley per discutere del pacchetto Digital Services Act, e altre leggi digitali in cantiere, e sentire la posizione di aziende americane, start-up, università e funzionari governativi.

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Legge sui mercati digitali: approvata la posizione del PE

Posted by fidest press agency su lunedì, 20 dicembre 2021

Via libera dal Parlamento per l’avvio dei negoziati con i governi UE sulle norme che stabiliscono ciò che le grandi piattaforme online potranno fare e non fare nell’UE.Alcuni punti chiave nel testo approvato dal Parlamento europeo: · aumenta le soglie quantitative, per cui una società rientrerebbe nell’ambito di applicazione del DMA se: ha fino a 8 miliardi di euro di fatturato annuo nello Spazio economico europeo (SEE) e una capitalizzazione di mercato di 80 miliardi di euro; se fornisce un servizio di piattaforma di base in almeno tre paesi dell’UE e con almeno 45 milioni di utenti finali al mese e oltre 10000 utenti commerciali; · include requisiti supplementari sull’uso dei dati per la pubblicità mirata o micromirata e sull’interoperabilità dei servizi, ad esempio servizi di comunicazione interpersonale indipendenti dal numero e servizi di social network; · offre agli utenti la possibilità di disinstallare le applicazioni software preinstallate da un servizio della piattaforma principale, come le app, in qualsiasi momento · prevede restrizioni alle “acquisizioni killer”. In caso di inosservanza sistematica, la Commissione potrebbe limitare la possibilità dei gatekeeper di effettuare acquisizioni in settori relativi alla DMA al fine di porre rimedio o prevenire ulteriori danni al mercato interno. I gatekeeper dovranno anche informare la Commissione di qualsiasi prevista concentrazione; · chiarisce il ruolo delle autorità nazionali garanti della concorrenza, pur mantenendo l’applicazione del DMA nelle mani della Commissione; · afferma che il DMA dovrebbe assicurare che gli informatori (whistleblower) possano segnalare alle autorità competenti violazioni effettive o potenziali, e garantire loro protezione da ritorsioni; · stabilisce che, se un gatekeeper non rispetta le norme, la Commissione può infliggere ammende “non inferiori al 4% e non superiori al 20%” del suo fatturato mondiale totale dell’esercizio precedente.

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Black Week: un potenziale di 28,5 milioni di acquirenti digitali in Italia

Posted by fidest press agency su lunedì, 29 novembre 2021

Il Black Friday e il Cyber Monday 2021 sono ormai alle porte e anche quest’anno l’e-commerce sarà il motore trainante di questa consolidata occasione di shopping per i consumatori italiani. L’online è infatti entrato stabilmente nelle abitudini di consumo nostrane, con 28,5 milioni di persone che lo utilizzano per i loro acquisti di prodotti e servizi. Un bacino ancora più ampio se si pensa che spesso i consumatori digitali si prestano ad acquistare non solo per sé stessi, ma anche per i propri amici e parenti. A premiare l’esperienza di acquisto online, tuttavia, non sono solo le promozioni, come in occasione della black week, ma anche la qualità e la velocità dei servizi ai quali possono accedere digitalmente i consumatori. Se infatti nel 2020 le vendite online sono state amplificate dall’emergenza sanitaria in corso, nel 2021 le ricerche condotte da Netcomm – il Consorzio del Commercio Digitale italiano – hanno dimostrato come l’e-commerce italiano sia cresciuto ulteriormente, segno di un apprezzamento e di un radicamento nell’usare i canali di acquisto online da parte degli italiani.A trainare le scelte d’acquisto dei consumatori italiani online in questo periodo prenatalizio, saranno le categorie del comparto fashion, luxury e lifestyle, soprattutto per l’acquisto di abbigliamento, gioielli, arredamento e giocattoli. Come emerso dall’ultima ricerca di Netcomm in collaborazione con Veepee “Il Customer Journey di prodotti Fashion e Lifestyle”, nell’ultimo anno, su un bacino di acquirenti online composto da circa 28,5 milioni di individui, oltre 1 su 2 (circa 20 milioni) ha utilizzato proprio il canale online per effettuare il suo ultimo acquisto nelle categorie fashion&lifestyle. Seguono i prodotti per la salute, un settore che quest’anno ha già registrato una crescita del +43,3% rispetto al 2020, raggiungendo il valore di 1,5 miliardi di euro e abbracciando un bacino di utenza composto da 18 milioni di italiani online. Non mancheranno gli acquisti di prodotti tecnologici, ma la novità per questi due importanti appuntamenti di shopping quest’anno è rappresentata dal settore del Food & Grocery, un settore che in Italia nel 2021 è cresciuto del +37,5%, in particolare per l’acquisto di prodotti biologici, free-from e 100% italiani, che proprio grazie al digitale riescono meglio a far emergere i propri elementi distintivi.

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Piattaforme digitali e trattamento dei dati personali

Posted by fidest press agency su mercoledì, 3 novembre 2021

4 novembre 2021 Webinar 17:00 – 18:00 L’affermarsi dell’industria digitale, con le sue peculiarità, i percepiti rischi per la concorrenza, la privacy e i consumatori sollevati dalle piattaforme di internet e dal loro speciale regime di responsabilità limitata per le condotte dei terzi utilizzatori (cd hosting immunity), sta provocando una proliferazione di nuove regole e interventi di enforcement su più livelli (europeo e nazionale) da parte di diverse autorità (concorrenza/consumatori e privacy in primis) che, astrattamente, potrebbero essere contemporaneamente competenti a valutare le medesime condotte. Ciò comporta una crescente frammentazione e confusione su quale plesso normativo sia applicabile ad una determinata condotta e quale autorità sia deputata ad intervenire. In questo webinar cerchiamo di illustrare e inquadrare queste problematiche all’interno di schemi giuridici chiari, partendo da casi concreti, e fornendo al contempo spunti per un approccio di compliance più consapevole ed efficace. Interverranno: Donata Cordone – Consumer Protection

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Le impronte digitali del nostro cervello

Posted by fidest press agency su mercoledì, 27 ottobre 2021

Il nostro cervello ha modelli di attività che sono unici per ogni individuo, simili a un’impronta digitale. Mentre gli scienziati sono stati in precedenza in grado di identificare tali “impronte digitali” sulla base di due risonanze magnetiche prese in un periodo di tempo, uno studio peer-reviewed (valutazione critica) pubblicato venerdì sulla rivista Science Advances ha scoperto che questi modelli possono essere identificati al disotto due minuti. I ricercatori hanno utilizzato l’imaging pesato in diffusione per mappare i percorsi della materia cerebrale bianca e identificare le connessioni strutturali, e hanno usato fMRI (immagini di risonanza magnetica funzionale) per modellare le connessioni funzionali, che hanno scoperto essere più importanti mentre i soggetti erano in uno stato di riposo. Sebbene sia più facile identificare un soggetto quando si verificano esplosioni di attività cerebrale in intervalli di tempo più lunghi, i ricercatori hanno scoperto che il periodo di tempo in cui vengono stabilite queste connessioni cognitive è correlato alle funzioni delle diverse parti del cervello; le funzioni visive e motorie volontarie tendono ad apparire in intervalli più brevi, mentre l’attività nella regione fronto-parietale, che è associata al funzionamento esecutivo e alla risoluzione dei problemi, si verifica più spesso in sequenze più lunghe. Questi risultati aprono nuovi orizzonti nella comprensione delle “impronte digitali” del cervello da parte dei neuroscienziati e possono rendere significativamente più semplice il processo di identificazione delle persone sulla base di queste impronte digitali. I ricercatori hanno anche scoperto che gli aspetti delle “impronte digitali” del cervello che consentono loro di essere utilizzate per l’identificazione scompaiono nel tempo nei soggetti con malattia di Alzheimer , secondo l’American Association for the Advancement of Science (AAAS). “È come se una persona con Alzheimer perdesse la sua identità cerebrale”, ha detto Enrico Amico, scienziato del Laboratorio di elaborazione delle immagini mediche e Centro di neuroprotesi dell’università svizzera Ecole Polytechnique Fédérale de Lausanne (EPFL). Questo fatto, rileva Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, potrebbe rendere più facile rilevare l’Alzheimer mentre è ancora nelle sue fasi iniziali e potrebbe persino aiutare a identificare i pazienti con autismo, ictus o tossicodipendenza.

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Le professioni digitali più richieste

Posted by fidest press agency su domenica, 10 ottobre 2021

In Italia c’è la necessità di avere figure professionali altamente specializzate in materie scientifiche: per via della crescente digitalizzazione di imprese pubbliche e private, infatti, profili del genere diverranno strategici negli anni a venire. Non a caso sono inseriti tra quelli su cui punterà il capitolo del PNRR destinato all’occupazione giovanile, con un fondo dedicato proprio alla creazione di 90 mila occupati in più nei settori che traineranno il rilancio.In un Paese scarsamente digitalizzato come l’Italia e con una certa allergia nei confronti delle materie STEM, però, sono in molti a pensare che queste ultime richiedano una particolare attitudine, una lunga esperienza sia teorica che pratica e una laurea di un certo livello per essere ‘maneggiate’ a dovere. E invece per molte delle posizioni aperte in questi ambiti è vero l’esatto contrario: in poche settimane è possibile cambiare vita e passare dal tablet per le ordinazioni in pizzeria ai terminali di lavoro di chi si occupa di Cybersecurity. Geeks Academy è una realtà che in Italia applica con successo il metodo che oltreoceano sta sperimentando un’azienda tecnologica del calibro di Google: percorsi di formazione di pochi mesi che permettono a soggetti, anche sprovvisti di laurea, di accedere alle professioni del futuro più richieste come profili specializzati che possano lavorare nel mondo della Cybersecurity, della Blockchain o della Big Data Analysis e molto altro.

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La mancanza di infrastrutture digitali rischia di lasciare milioni di famiglie rurali in povertà

Posted by fidest press agency su venerdì, 18 giugno 2021

Nonostante un notevole incremento nel numero di migranti che spediscono denaro a casa tramite trasferimenti digitali a causa della pandemia di COVID-19, milioni di membri delle famiglie destinatarie, che vivono in zone rurali, affrontano enormi difficoltà per accedere ai servizi finanziari digitali che potrebbero aiutarli a uscire dalla povertà. Il presidente del Fondo Internazionale per lo Sviluppo Agricolo (IFAD) ha lanciato oggi un appello perché si investa con urgenza in infrastrutture e servizi finanziari digitali nei paesi in via di sviluppo, per garantire che le famiglie che vivono in aree rurali non vengano lasciate indietro. L’anno scorso, le rimesse digitali sono aumentate del 65 per cento, raggiungendo la cifra complessiva di 12,7 miliardi di dollari. Questo cambiamento è dovuto a una diminuzione nell’uso di contante determinata dai lockdown, che hanno limitato la possibilità di spedire denaro attraverso canali informali, e dalle regole di distanziamento sociale, tanto per chi spediva quanto per chi riceveva le rimesse. Nonostante la recessione economica globale causata dalla pandemia, i migranti hanno continuato a mandare denaro a casa alle loro famiglie, e le rimesse nel 2020 hanno raggiunto l’ammontare totale di 540 miliardi di dollari – con un calo limitato all’1,6 per cento, rispetto all’anno precedente. In tutto il mondo, 200 milioni di migranti mandano regolarmente denaro a casa a circa 800 milioni di loro parenti. Questo contributo influisce in modo cruciale sulla loro vita e sulla loro possibilità di mantenersi. Quasi la metà di queste famiglie vive in aree rurali di paesi in via di sviluppo, dove la povertà e la fame sono più diffuse. Le famiglie usano i soldi mandati a casa dai lavoratori migranti per soddisfare necessità essenziali quali cibo, alloggio, spese scolastiche e mediche, oltre che per avviare piccole attività imprenditoriali. Queste risorse spesso sono in grado di cambiare la vita delle famiglie e delle comunità locali. Da marzo 2020, l’IFAD è alla guida di una task force globale per le rimesse (RCTF), composta da 41 organismi internazionali, istituzioni intergovernative, gruppi industriali e del settore privato e una rete di organizzazioni che si occupano di migranti, per ovviare all’impatto della pandemia di COVID-19 sul miliardo di persone direttamente coinvolte nel fenomeno delle rimesse. Tra le numerose raccomandazioni rivolte al settore pubblico e privato, la task force ha elaborato misure concrete per promuovere la digitalizzazione del mercato delle rimesse, nel tentativo di stimolare la ripresa e rafforzare la resilienza delle famiglie dei migranti in tutto il mondo. In linea con queste misure, l’IFAD sta attualmente finanziando soluzioni digitali promosse dal settore privato di cui beneficeranno oltre un milione di persone nella sola Africa occidentale.

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Canali digitali e punti vendita sono sempre più integrati

Posted by fidest press agency su venerdì, 4 giugno 2021

La crescita dell’eCommerce di prodotto continua anche nel 2021, seppure in maniera più misurata rispetto al 2020. Le prime stime prevedono un incremento del +18% che porterà i prodotti a raggiungere i 30,6 miliardi di euro di transato. Il Food&Grocery rimane il settore trainante (+38%), seguito dall’Abbigliamento e accessori (+26%) e dal Beauty (+20%). Per soddisfare l’incremento di domanda online e per supportare le mutate esigenze dei consumatori, i player hanno investito nell’innovazione digitale, sia per ottimizzare i processi operativi sia per abilitare e/o potenziare i canali di vendita e di interazione.Queste alcune delle evidenze emerse dall’Osservatorio eCommerce B2c Netcomm – School of Management del Politecnico di Milano in occasione del convegno “eCommerce B2c: i nuovi equilibri dell’omnicanalità nella pandemia” Nel 2020 l’eCommerce di prodotto in Italia ha registrato una crescita del +45% raggiungendo una penetrazione sul totale acquisti Retail del 9% (era poco più del 6% nel 2019) mitigando la crisi del settore, che nello stesso periodo ha registrato un forte calo degli acquisti Retail e la chiusura di oltre 9.000 negozi.Il digitale è diventato sempre più centrale nelle strategie dei player e questi trend stanno generando nuovi equilibri tra offline e online basati sia su un riassetto dell’infrastruttura fisica, sia su modelli multi e omnicanale: se guardiamo nel dettaglio ai canali di vendita e interazione, i merchant si sono focalizzati sull’attivazione e sul rafforzamento di canali relazionali – prevalentemente sui social e sulle piattaforme di instant messaging – e sull’abilitazione di nuove iniziative in particolare sui marketplace e su siti aggregatori.Il cambiamento indotto dall’emergenza sanitaria ha contribuito alla diffusione dell’eCommerce anche tra le piccole imprese italiane che, rispetto al passato, sono state incentivate ad avvicinarsi al digitale e a comprenderne le potenzialità. In molti casi l’approccio all’eCommerce e alla multicanalità è stato piuttosto “artigianale”, fondato su modalità di interazione online e su modelli di acquisizione dell’ordine attraverso piattaforme social e/o di instant messaging (non propriamente di eCommerce). I più evoluti hanno investito in siti diretti, in vetrine sui marketplace e in iniziative sugli aggregatori online. Per le PMI italiane non si può ancora parlare di omnicanalità in maniera diffusa, ma stiamo assistendo ai primi passi verso una multicanalità online più consapevole. Si tratta comunque per il nostro Paese di un segnale della centralità e del maggior grado di maturità dell’eCommerce, che lascia presagire un’integrazione sempre più solida tra l’offline e l’online.

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LGIM lancia un ETF sui pagamenti digitali

Posted by fidest press agency su martedì, 1 giugno 2021

Legal & General Investment Management (LGIM) annuncia oggi il lancio dell’L&G Digital Payments UCITS ETF, che offre agli investitori esposizione verso il consistente potenziale di crescita delle tecnologie per i pagamenti digitali, derivanti da una transizione globale verso un’economia cashless.Valutato 58 miliardi di dollari americani nel 2020, si prevede che il mercato globale dei pagamenti digitali crescerà ad un tasso di crescita annuo composto del 19,4% tra il 2021 e il 2028[1]. L’L&G Digital Payments UCITS ETF fornisce esposizione tematica a questo potenziale di crescita, investendo in acquirer ed emittenti di carte di pagamento, in gateway e processori, in fornitori di tecnologia e servizi di pagamento cardless. Il nuovo fondo investe in società con una capitalizzazione del flottante minima di 200 milioni di dollari americani e un volume medio giornaliero di scambi su base trimestrale minimo di un milione di dollari, selezionate da un universo dinamico di oltre 150 imprese operanti nella value chain dei pagamenti digitali e valorizzando anche l’esperienza della società di ricerca e consulenza Payments Cards & Mobile. Le realtà dell’universo investibile sono quotate primariamente in mercati sviluppati, Corea del Sud e/o Taiwan. Infine, una revisione mensile assicurerà che se una qualsiasi impresa rappresenterà oltre il 15% dell’intero portafoglio, allora l’ETF sarà ribilanciato, tornando a dare a tutte lo stesso peso. Il lancio dell’ETF sottolinea il ruolo importante della tecnologia digitale nell’ampliare l’inclusione finanziaria globale, promuovendo anche molti degli Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile dell’ONU (Sustainable Development Goals, SDG), tra cui la crescita del settore, dell’innovazione e delle infrastrutture, della dignità del lavoro e dell’economia, sviluppando al contempo anche città e comunità sostenibili. Secondo quanto affermato dalle Nazioni Unite, i servizi finanziari digitali, come i pagamenti digitali, possono aiutare ad accrescere i risparmi delle famiglie, a far fronte agli shock economici e a proteggere gli asset dai rischi; inoltre, consentono ai trasferimenti da parte delle amministrazioni pubbliche, agli stipendi o alle pensioni di raggiungere più efficientemente coloro che ne hanno più bisogno. Infine, aiutano i piccoli commercianti ad accrescere i loro ricavi e fungono da carburante per modelli di business che aumentano l’accesso a servizi finanziari a basso costo, raggiungendo potenzialmente 1,6 miliardi di persone in più

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eCommerce Management e Strategie Digitali

Posted by fidest press agency su mercoledì, 12 Maggio 2021

E’ stato organizzato da SAA – School of Management di Torino, Progesia e ZeroGrey – 10 giugno 2021-5 marzo 2022. Il master si svolgerà presso la Saa, School of Management di Torino in via Ventimiglia 115. Lo scenario economico attuale, come quello futuro, è caratterizzato dalla continua innovazione tecnologica e dalla crescente consapevolezza dei consumatori. Per questo l’eCommerce Manager è una figura strategica all’interno di qualsiasi azienda di prodotti o servizi che vuole mantenere e consolidare la propria competitività. Dopo il successo dell’edizione 2020 Saa – School of Management dell’Università di Torino, ZeroGrey società specializzata in eCommerce e in outsourcing e Progesia, società specializzata in strategia di business, neuromarketing e pricing comportamentale, organizzano il master Executive in eCommerce Management e Strategie Digitali che inizierà il 10 giugno e terminerà il 5 marzo 2022. Tanti gli argomenti trattati nei tre moduli: dai modelli di business nell’industria 4.0 alla comunicazione nella digital trasformation, dall’omnicanalità alla normativa fiscale doganale e internazionale, dalle analisi metriche e digitali agli strumenti finanziari innovativi nell’industria 4.0 fino alla scelta del prodotto e alla costruzione di una vetrina in un eCommerce.Il master Executive in eCommerce Management e Strategie Digitali si rivolge ai laureati (laurea di primo livello, laurea vecchio ordinamento, laurea magistrale, lauree straniere equipollenti) di ogni facoltà o dipartimento, a manager, direttori e direttrici generali, direttori e direttrici commerciali e dipendenti con consolidata esperienza di lavoro che vogliono approfondire le competenze in materia di eCommerce ed incrementare il proprio valore professionale e strategico. Alla teoria, svolta da docenti universitari e da affermati manager del settore, sono affiancate numerose esercitazioni pratiche progettate replicando le strategie dei più grandi brand internazionali.L’obiettivo del master è formare una figura professionale capace di seguire e coordinare tutte le fasi della creazione e della gestione di un progetto eCommerce o multicanale. Un manager che abbia competenze trasversali in ambito digitale, gestionale, operativo e finanziario, in grado di valutare costi e tempi di realizzazione di un sito e ideare soluzioni che diano i maggiori benefici remunerativi sul progetto finale. Una figura professionale specializzata in strategie di marketing che abbia le skill per definire il timing, la politica di pricing e la linea guida di posizionamento del brand sul mercato.Anche la terza edizione del master Executive in eCommerce Management e Strategie Digitali vede la presenza di prestigiosi partner nazionali e internazionali. Ai molti che hanno già partecipato alle edizioni precedenti se ne affiancano infatti di nuovi, altrettanto importanti. Essendo già ben focalizzati sui vari aspetti dell’eCommerce, i partner offrono ai partecipanti una visione a 360 gradi dell’industria sia a livello teorico che pratico.Le lezioni si svolgono in modalità mista online e in presenza, anche con visite on-site presso i partner, sono full time una volta al mese il giovedì, venerdì e il sabato dalle ore 9.00 alle 18.00 e sono strutturate in modo che possa accedervi anche chi già svolge un incarico professionale. La parte teorica e quella pratica sono equilibrate e le nozioni acquisite vengono applicate attraverso esercitazioni e laboratori. Al termine di ogni sessione mensile ai partecipanti verranno richiesti dei feedback; è inoltre prevista l’attivazione di tirocini facoltativi presso le aziende partner e al completamento con successo del corso verrà rilasciato un certificato validato Saa – School of Management e Dipartimento di Management.

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Recovery Plan: Puntare su formazione dei giovani e competenze digitali

Posted by fidest press agency su domenica, 9 Maggio 2021

Lanciare una strategia sinergica, multisettoriale e integrata per garantire ai giovani le competenze, le abilità e le conoscenze necessarie per gestire i profondi cambiamenti tecnologici e organizzativi che caratterizzeranno la società del futuro.Con questo obiettivo si è svolto oggi il Digital Talk “Le nuove generazioni e la società del futuro. Formazione e competenze digitali nel PNRR per il rilancio del Paese”, organizzato da Italy Next Generation, coalizione che aggrega alcuni dei principali player del mondo aziendale, accademico e associativo con l’obiettivo di favorire un dibattito sui pilastri fondamentali su cui dovrà poggiare la società che verrà consegnata alle prossime generazioni.Ha aperto l’evento il Ministro per le Politiche giovanili Fabiana Dadone, che ha evidenziato quali sono gli interventi necessari per proiettare l’Italia verso un nuovo modello di sviluppo centrato sulla sostenibilità, l’inclusione, l’istruzione e l’occupazione giovanile: “Formare i formatori, rafforzare le politiche attive del lavoro rendendole più efficaci, sviluppare un percorso di orientamento professionale che parta sin dalle scuole medie e accompagni i ragazzi fino all’ingresso nel mercato del lavoro. È importante che la formazione sia adeguata alle nuove esigenze del mercato del lavoro, quindi si orienti verso la transizione digitale e quella ecologica, ma soprattutto risponda alle esigenze dei giovani e giovanissimi: sviluppare percorsi di formazione informale che permettano l’apprendimento anche divertendosi, come ci diceva già Montessori. Emancipare i ragazzi – ha concluso il Ministro – ma emancipare anche chi lavora con una formazione davvero continua e permanente”.Su questi temi si sono confrontati autorevoli rappresentanti di aziende e associazioni di categoria che hanno preso parte al Digital Talk, tra cui Vodafone Italia, The Adecco Group Italia, ASSTEL – Assotelecomunicazioni, YOOX Net-a-Porter e il Gruppo AXA Italia, dialogando sulle misure da mettere in campo, nell’ambito dell’attuazione del PNRR, per favorire una maggiore collaborazione tra pubblico e privato per preparare i giovani con nuove competenze adeguate alle sfide imposte dai processi di innovazione tecnologica e necessarie per realizzare un progresso sostenibile.

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Allarme Cnel: metà degli uffici pubblici non usa internet e il 58% degli italiani non ha competenze digitali

Posted by fidest press agency su domenica, 4 aprile 2021

C’è un evidente disallineamento tra l’ancora modesto livello di tecnologie digitali utilizzate dalle amministrazioni pubbliche e l’uso generalizzato della rete internet e dei social che la pandemia ha imposto. Ma si tratta di un utilizzo spesso improvvisato, non supportato da competenze adeguate. Sono alcune delle conclusioni contenute nella “Relazione annuale 2020 del Cnel consegnata al Parlamento e al Governo sui livelli e la qualità dei servizi offerti dalle Amministrazioni pubbliche centrali e locali alle imprese e i cittadini, realizzata ai sensi dell’art. 10-bis della legge 936/1986 con il contributo di 30 istituzioni. Dallo studio nazionale emerge che “meno di una istituzione su due (41,9%) dichiara di utilizzare Internet e solo gli organi di governo centrale, nelle Università pubbliche e nelle Regioni vanno di pari passo alla diffusione del web. Nonostante ciò, i social costituiscono quasi ovunque la seconda tecnologia più utilizzata dopo internet. Sulla copertura VHCN, l’Italia ha accelerato il ritmo di diffusione della fibra ma resta ancora indietro rispetto alla media UE del 44%”. Nel contempo, “solo il 42% degli italiani tra i 16 e i 74 anni possiede competenze digitali di base e solo il 22% dispone di competenze digitali superiori a quelle di base. Inoltre, la percentuale di specialisti ICT in Italia è ancora al di sotto della media UE, così come la quota di laureati nel settore ICT, che registra un valore pari all’1% contro una media europea di 3,6%”. Il leader dell’Anief, Marcello Pacifico, si sofferma sulla mancanza di competenze e l’uso eccessivo delle nuove tecnologie: “l’utilizzo ad esempio esclusivo e prolungato della dad porta problemi relazionali a lungo termine i cui effetti non sono prevedibili. Per questo dobbiamo fare uno sforzo di riorganizzazione, così da prevedere anche delle scelte di prevenzione ai disagi”. Diventa allora fondamentale dare seguito al Patto per l’Innovazione del Lavoro pubblico e la Coesione sociale, sottoscritto nei giorni scorsi anche dalla Cisal, che ha l’intento di modernizzare il “sistema Italia” e l’incremento della coesione sociale, grazie all’opportunità offerta dal Pnrr, potenziando la PA con la semplificazione dei processi, un massiccio investimento nel capitale umano e l’avvio di una nuova stagione di relazioni sindacali che porti pure al rinnovo contrattuale. L’accordo avrà effetti di rinnovo e adeguamento su molti punti: assunzioni straordinarie, stipendi inadeguati, lavoro agile, formazione, aggiornamento, nuove professionalità, Università, Afam, formazione a distanza e lavoro agile, ricerca. Il sindacato ha presentato ai parlamentari un documento dettagliato che associa le nuove tecnologie ai diversi segmenti scolastici, dalla scuola dell’infanzia fino ai centri per adulti. Pacifico ha anche ricordato che “sugli studenti l’impatto delle dad è stato devastante, è necessario dare supporto a insegnanti e alunni. Bisogna tornare alla didattica in presenza ma bisogna capire come operare con le scuole aperte, perché non ci sono ancora gli strumenti adeguati e il prossimo anno non ci sarà nemmeno l’organico Covid; dobbiamo fare i conti ancora con le classi pollaio. Dobbiamo riflettere su come sono aperte queste scuole”.

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ll Covid accelera i canali digitali

Posted by fidest press agency su venerdì, 12 marzo 2021

Le banche retail di tutto il mondo hanno reagito alla crisi Covid19, chiudendo o convertendo filiali, reindirizzando risorse e clienti verso i canali digitali, adottando misure per migliorare la posizione finanziaria. Ma oggi hanno di fronte nuove sfide. Lo shock della pandemia ha accelerato i cambiamenti in corso e ne ha innescati di nuovi, ponendo i ricavi delle banche in una situazione di rischio costante: le previsioni al 2024, a seconda delle diverse stime di PIL globale, sono comprese tra una ripresa +2,8% dei ricavi nel caso di quick rebound ad una contrazione del -1,1% nello scenario peggiore, ma anche nel contesto più ottimistico non sarà possibile compensare le perdite almeno fino al 2022. I clienti stanno diventando più digitali e più velocemente. Nel mondo, l’utilizzo dell’online banking è aumentato del +26% e quello del mobile banking del +34%, cambiamenti probabilmente permanenti che anticipano di tre o quattro anni la migrazione digitale prevista nei trend pre-Covid. Sono alcuni risultati emersi dal Global Retail Banking 2021, il report di Boston Consulting Group (BCG) che ha analizzato l’impatto della pandemia sul settore del retail banking, rilevando anche l’opinione di 12.000 clienti in 16 paesi, tra cui l’Italia.Come sottolinea Ugo Cotroneo, Managing Director and Partner di BCG, “le banche tradizionali hanno ormai compreso l’importanza della transizione digitale e hanno avviato percorsi di trasformazione, ma devono semplificare diversi processi interni, adottare a scala nuove tecnologie e modi di lavorare e che miglioreranno l’esperienza cliente e porteranno rilevanti benefici di costo”. Molte, infatti, hanno migliorato l’esperienza digitale, lasciando però invariati i processi di back-end e spesso i costi fissi. Per Cotroneo “L’evoluzione dei consumatori richiede alle banche retail di diventare digitali front-to-back, organizzando le attività a valore aggiunto attorno a cliente, poiché sono quelle di cui ha davvero bisogno. Un’ottimizzazione dei processi interni della banca incentrata sui “value streams”, ovvero l’insieme di processi, prodotti e servizi progettati per soddisfare le esigenze finanziarie più rilevanti dei clienti, può fornire percorsi fluidi abilitati da processi, advanced analytics e tecnologie digitali, riducendo allo stesso tempo i costi e migliorando l’esperienza dei consumatori”. L’evoluzione digitale del retail banking è evidente anche in Italia: in base al Retail Banking Excellence Benchmark (REBEX) sviluppato da BCG, durante la pandemia, il 24% dei clienti delle banche italiane ha utilizzato quotidianamente l’internet banking e il 23% app di servizi finanziari. Molti hanno utilizzato i canali digitali per la prima volta proprio durante il Covid19: il 10% dei consumatori si è iscritto ai servizi online, il 13% a quelli via mobile. E la soddisfazione è più alta rispetto alle filiali e agli altri canali da remoto, come i contact center. Nonostante il maggiore utilizzo dei canali digitali (soprattutto per le attività quotidiane), è rimasto alto l’uso di sportelli ATM e filiali. Anzi, se le previsioni indicano il progressivo passaggio ai canali digitali, gli italiani si dimostrano ancora legati al luogo fisico della propria banca: il 36% dei clienti dichiara che utilizzerà meno la filiale in futuro, ma all’atto pratico l’85% prevede di visitarne una nei prossimi sei mesi. E il 39% cambierebbe banca se la sua filiale di riferimento non fosse più disponibile.

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