Fidest – Agenzia giornalistica/press agency

Quotidiano di informazione – Anno 35 n°195

Posts Tagged ‘discorso’

Discorso sui pastori di Sant’Agostino

Posted by fidest press agency su mercoledì, 22 marzo 2023

Prefazione: Giovanni Zenone Sottotitolo: Il capolavoro del più sano anticlericalismo cristiano Editore: Fede & Cultura Pagine: 58 € 4,99. Le parole più dure di un padre della Chiesa sui difetti del clero. Sant’Agostino commenta i 17 versetti del capitolo 34 del profeta Ezechiele e denuncia le colpe di un clero che è più dedito ai propri interessi che a quelli del gregge cui Cristo li ha preposti. Ne denuncia la viltà, la sensualità, la superbia, il basso interesse, la falsità, l’ipocrisia. Un bagno di umiltà per il clero e un sano antidoto al pensiero ricorrente che vorrebbe mettere i preti su un piedistallo e dar sempre loro ragione anche quando hanno chiaramente torto e sono fautori del male invece che della salvezza delle anime. Un testo di un’attualità straordinaria in un tempo in cui la Chiesa come istituzione sembra sempre più essere diventata lo zerbino dei potenti della terra. A consolazione di questa verità resta che l’unico vero pastore, l’unico che ha dato la vita per noi peccatori è Cristo. Gli altri sono solo suoi ministri che non hanno alcun potere di alterare nemmeno uno iota del Suo insegnamento e dello scopo della Sua missione.

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Discorso Draghi alla Camera su Ucraina, svolta per l’Energia in Italia

Posted by fidest press agency su venerdì, 25 febbraio 2022

“Nel discorso di questa mattina alla Camera dei Deputati da parte del Presidente del Consiglio Mario Draghi inerente l’Informativa sulla Crisi Ucraina si percepisce una svolta sull’Energia italiana a cui non assistevamo da oltre dieci anni” le dichiarazioni del Presidente di FederPetroli Italia – Michele Marsiglia nel corso dell’intervento.Come Federpetroli Italia percepiamo una volontà questa volta diretta e chiara di cambiamento nell’interesse e nella salvaguardia di un paese come la nostra penisola che, non dovrà più essere fanalino di coda nel mercato e settore energetico internazionale – continua la nota – E’ ora che tutti gli operatori del settore mettano da parte l’orgoglio, l’unica via per perseguire una strada chiara è quella di sedersi ad un Tavolo per definire con tutti i rappresentanti delle diverse forme energetiche sfruttabili nel nostro Paese, una politica energetica di salvaguardia per l’Italia. Siamo certi che, con la forte politica del Governo de i ministeri competenti dell’Economia e della Transizione Ecologica, in poco tempo, si possa dare al nostro Paese un contributo di elevata diversificazione strutturale delle risorse energetiche disponibili, per preservare, non solo oggi ma anche in futuro, situazioni di disagio economico e geopolitico a cui la scena internazionali dei prezzi e dei mercati potrà manifestarsi”. “Piena collaborazione da parte della FederPetroli Italia al Governo Draghi e di altri attori rappresentativi Istituzionali vicini al settore per una Politica Energetica che anche all’Europa potrà dare un valore aggiunto” in conclusione la nota. Link Comunicato: http://www.federpetroliitalia.org/?p=1972

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Perché Draghi ha citato nel suo discorso la Danimarca

Posted by fidest press agency su lunedì, 22 febbraio 2021

Al modello scandinavo è dedicato il nuovo libro di Fabrizio Tassinari “La stella polare” edito da Rubbettino “Le riforme… dovrebbero essere affidate a esperti” ha detto ieri Mario Draghi nel suo primo discorso al Senato “Ad esempio la Danimarca, nel 2008, nominò una Commissione di esperti in materia fiscale.” Fabrizio Tassinari ha diretto per quasi un decennio il dipartimento di politica estera dell’istituto studi del governo danese e ha partecipato a diverse di queste commissioni in Danimarca.
Come spiega nel saggio “La Stella Polare” (appena pubblicato da Rubbettino), queste commissioni sono una metafora di un modo molto diverso di intendere la democrazia. In Scandinavia, il contratto sociale è basato in parte su una delega dell’autorità a gruppi tenuti a debita distanza dalla democrazia e protetti dalle sue deformazioni. L’esempio più calzante sono proprio le commissioni di esperti. Mentre spesso queste commissioni rappresentano un sotterfugio dei parlamenti per schivare decisioni impopolari, il presupposto è che i contenziosi più spinosi debbano essere sciolti dai vincoli dell’agone politico e portati al tavolo degli esperti.
Il ruolo degli esperti non è tecnocratico, ma più simile a quello del medico di famiglia, il cui parere viene regolarmente richiesto e le cui indicazioni non sono messe in dubbio.Come può una democrazia in crisi – si chiede Tassinari – tornare a soddisfare il nostro legittimo bisogno di buongoverno? Ne “La Stella Polare”, l’autore va a scovare ai confini dell’Occidente, in Scandinavia, gli indizi di una lettura inedita del nostro futuro. Una frontiera geografica, i nordici, ma anche esistenziale: la metafora della società virtuosa. Prendendo le mosse da questo caso a suo modo limite, Tassinari intravede le luci e le ombre di quello che sarà il vero compromesso storico del Ventunesimo secolo. Non fra destra e sinistra, ma fra il conformismo cieco delle regole che piovono dall’alto e l’intolleranza rabbiosa che rigurgita dal basso, fra la tecnocrazia e il populismo. Attraverso aneddoti e casi studio, dal mercato del lavoro all’istruzione, dall’ambiente alle pari opportunità, emerge così la sagoma del buongoverno di domani.

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Dichiarazione di Rosy Russo, Presidente di Parole O_stili su discorso Draghi

Posted by fidest press agency su mercoledì, 17 febbraio 2021

In seguito del discorso del Premier incaricato Mario Draghi. “Se la scuola è il luogo della crescita come persone allora possono rimanere aperte anche di notte.” È quanto afferma Rosy Russo, presidente di Parole O_stili e mamma di quattro figli, dopo aver ascoltato il discorso del Premier incaricato Mario Draghi, nel giorno del quarto compleanno dell’Associazione. “Se l’affermazione di Draghi vuole aggiungere spazi di relazione ed esperienze che i minori non hanno potuto fare … parliamone. Se deve invece rincorrere voti, valutazioni, “il programma” … credo che gli studenti e docenti abbiano dato. Questa eventuale scelta non deve essere considerata come un ulteriore peso per gli insegnanti. La scuola va riprogettata dalle sue fondamenta, è l’appello che faccio al nostro Presidente del Consiglio. Sappiamo bene, – continua Rosy Russo – essendo stati loro accanto con tantissimi progetti, quanto in questi 12 mesi hanno lavorato, quanto hanno investito per imparare a stare sulle nuove piattaforme e a riprogettare i loro percorsi. Abbiamo visto quanto credono nel loro lavoro e nella scuola come luogo dove i ragazzi possano crescere non solo nella didattica ma, soprattutto, come uomini e donne capaci di guardare con fiducia al futuro. È per questo che nella nuova scuola dovrebbero esistere materie come la cittadinanza digitale e l’orientamento al lavoro, per avvicinarsi alle nuove professioni.”

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Governo. Il discorso del presidente Draghi

Posted by fidest press agency su mercoledì, 17 febbraio 2021

“Senza l’Italia non c’è l’Europa. Ma fuori dall’Europa c’è meno Italia. Non c’è sovranità nella solitudine. C’è solo l’inganno di ciò che siamo, nell’oblio di ciò che siamo stati e nella negazione di quello che potremmo essere”.E’ un passaggio del discorso del presidente del Consiglio, Mario Draghi. E’ per memoria agli italiani che, alle elezioni del 2018, sono stati e si sono fatti ingannare da quei partiti antieuropei e no-euro (M5S, Lega) che oggi sostengono un governo europeista e pro-euro.Assisteremo a qualche furbata, come quella di ieri del segretario della Lega, Matteo Salvini, sulla irreversibilità dell’euro o sull’Italia che deve contare di più in Europa, come se i 209 miliardi di finanziamenti europei non fossero una prova tangibile della attenzione dell’Europa stessa nei confronti dell’Italia, ma quello delineato dal discorso del presidente Draghi è un programma per il nostro Paese, non per una parte di esso. Primo Mastrantoni, segretario Aduc

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Giorgia Meloni: Discorso Mattarella

Posted by fidest press agency su mercoledì, 1 gennaio 2020

«Un forte richiamo all’identità italiana, centralità della famiglia, crescita dell’Italia da nord a sud, orgoglio per i tanti esempi positivi che ci vengono dai nostri concittadini. Dal Presidente Mattarella un discorso di alto profilo con obiettivi ambiziosi che purtroppo si scontrano con la mediocre quotidianità di un governo incapace di dare risposte positive. Ci auguriamo che il 2020 ci restituisca un governo scelto dal popolo, coeso e credibile, capace di riaccendere la speranza in tutti gli italiani». Lo dichiara il presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni.

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Il discorso di Conte alla Camera dei deputati

Posted by fidest press agency su lunedì, 9 settembre 2019

Stamani vi è stato l’intervento programmatico del governo Conte illustrato alla Camera dei deputati. Per Debora Serracchiani, capogruppo Pd in commissione Lavoro alla Camera: “Conte ha fatto un discorso ambizioso ed equilibrato, e le contestazioni scomposte delle opposizioni confermano che abbiamo lanciato una sfida molto alta. Spero che dopo il giorno dello show la destra contribuirà ai lavori in modo più utile”. “Gli impegni programmatici del nuovo Governo in materia di lavoro sono positivi e – ha aggiunto la parlamentare dem – andranno accompagnati a buon esito dall’impegno congiunto dell’Esecutivo e del Parlamento. Sono state chiare le puntualizzazioni sulla parità di genere nelle retribuzioni, sulla piaga degli infortuni sul lavoro e sulle malattie professionali. Particolarmente importante l’annuncio del taglio del cuneo fiscale cui – ha concluso – il Pd teneva molto”.

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Discorso del senatore Morra e la consorteria mafiosa

Posted by fidest press agency su sabato, 24 agosto 2019

Ho ascoltato con attenzione il discorso di ieri al Senato del sen. Morra, Presidente della Commissione Parlamentare Antimafia, lo condivido e da calabrese conosco le dinamiche di cui parla. Tanto è vero che la consorteria mafiosa degli Arena di Isola Capo Rizzuto, citata nel suo discorso, è la stessa da me denunciata e fatta condannare nel 2008 oltre alle altre consorterie mafiose di tutto il territorio calabrese).
E’ nota la sua pericolosità a tutti i livelli e la sua ricchezza economica: circa due anni fa gli è stato confiscato un patrimonio di 350 milioni di euro.
Pongo l’attenzione però al fatto che di recente mi è stato declassato il livello di sicurezza proprio in Calabria, a fronte dell’attualità dei fatti e delle circostanze che mi riconducono allo stesso rischio di prima, se non maggiore.
In aggiunta: all’interrogazione parlamentare dell’ aprile 2019 presentata da 27 senatori, il sottosegretario del Ministero dell’ Interno replica che il pericolo a cui è esposta la mia persona deriva non più dalla ‘ndrangheta bensì dalla mia esposizione agli incontri pubblici nelle sedi istituzionali e scolastiche.All’uopo ho depositato di recente una nutrita documentazione in Commissione Parlamentare Antimafia per rilevare le preoccupazioni circa la sicurezza mia e della mia famiglia e affinchè di questo ne rimanga memoria.

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Il discorso di Conte al Senato

Posted by fidest press agency su mercoledì, 21 agosto 2019

Ho colto l’occasione offertami dai media per ascoltare integralmente il discorso tenuto dal presidente del consiglio Giuseppe Conte al Senato. Non vorrei essere irriguardoso ma devo sinceramente ammettere che mi ha annoiato. Troppo serioso, troppo notarile, poco comunicativo e alquanto allusivo che, per i non addetti ai lavoro, dice poco o nulla. Forse perché ho sempre apprezzato un’oratoria di tipo diverso, più passionale, più partecipata, più diretta tanto da coinvolgere emotivamente l’ascoltatore. Penso ai politici del passato da Almirante a Nenni da Andreotti a Fanfani. Vi era anche il tipo “professorale” espresso da Aldo Moro e da altri tant’è che furono stimati per la loro dottrina ma non pienamente compresi dal grosso pubblico. Ciò che forse il prof. Conte ha poco valutato è che l’ascoltatore alla fine non ha preferito seguirlo ma si è rifatto al commento del cronista televisivo di turno e degli opinionisti della carta stampata che non sempre offrono un’interpretazione autentica.
E qui entriamo in un aspetto che, per chi parla in pubblico e sa di poter avere una platea di milioni di persone, non deve essere sottovalutato. Lo sapevano bene gli oratori del taglio di Andreotti che si facevano ascoltare con le loro ironiche battute sugli avversari e che non avevano bisogno di parole taglienti per metterli alla gogna. E mi riferisco, soprattutto, all’ironia bonaria del genere di chi dice alla domestica che si è lasciata sfuggire di mano il vassoio pieno di tazze: “Ma brava, hai fatto un bel lavoro.” Ma la mia riflessione si fa ancora più amara se considero che in Italia non abbiamo un vero leader e che ci dobbiamo accontentare di “capi popolo” alla Masaniello capaci al massimo di sollevare emotivamente le piazze ma non di presentare un progetto di ampio respiro e proiettato nel futuro e al tempo stesso compreso e condiviso dal popolo. Sono i classici politici che evocano i problemi esistenti ma si guardano bene dal risolverli dalla radice. Vivono il presente ma non riescono ad andare oltre il proprio naso. Non scendo nei dettagli per non farla troppo lunga ma lascio al lettore riflettere sull’argomento. (Riccardo Alfonso)

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Immigrati: Boeri sbaglia, gli immigrati sono più un costo che un beneficio

Posted by fidest press agency su sabato, 7 luglio 2018

“Il discorso che il Presidente dell’Inps Boeri ha fatto ieri, e che fa da sempre, è stato uno discorso squilibrato. Gli immigrati sono un beneficio solo se lavorano regolarmente, solo se entrano e risiedono in Italia regolarmente, e hanno un posto di lavoro nel quale pagano i contributi, producono reddito e producono ricchezza”. Così il deputato di Forza Italia Renato Brunetta, in un’intervista a Radio Anch’io. “Normalmente gli immigrati sono giovani, e quindi non hanno carichi familiari e quindi nella prima fase della vita attiva producono ricchezza, producono contributi, che servono per pagare le pensioni di chi è più anziano di loro, sia degli italiani, sia degli immigrati di generazioni precedenti”. “Si dà il caso – prosegue – che per colpa nostra, non degli immigrati, i flussi migratori da vent’anni a questa parte, siano stati flussi caotici, non domandati dal Paese di destinazione, vale a dire dall’Italia, ma di fatto frutto dell’offerta dei Paesi d’origine. Gran parte della migrazione, quindi, è una migrazione irregolare, che produce lavoro irregolare nero e sommerso, nella maggior parte dei casi, e solo in piccola parte lavoro regolare”“Se facciamo un conto a spanne – prosegue ancora – gli immigrati in Italia sino ad oggi sono all’incirca 5 milioni. Di questi 5 milioni, circa un milione sono irregolari, quanto permesso di soggiorno e, in quanto clandestini, questi non possono lavorare regolarmente. Poi una parte consistente sono familiari a carico, e quindi per ragioni di età, o perché troppo giovani, o perché troppo anziani, non lavorano, pesando sul nostro welfare. Un’altra parte di popolazione attiva, magari regolari, sono disoccupati. Solo una parte minoritaria sono regolari, quanto a permesso di soggiorno e regolari quanto a posto di lavoro”.“La percezione economica di tutto questo – conclude – è che gli immigrati in Italia, in questo momento storico, per come si sono accumulati nel tempo, sono più un costo che un beneficio”.

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Discorso Presidente CEI: Cardinale Gualtiero Bassetti

Posted by fidest press agency su mercoledì, 14 marzo 2018

Per la presentazione del libro di Padre Enzo Fortunato Francesco il ribelle. Il linguaggio, i gesti e i luoghi di un uomo che ha segnato il corso della storia (Milano, Mondadori, 2018):
“Saluto e ringrazio l’autore del volume, padre Enzo Fortunato, che attraverso i mezzi di comunicazione sociale ci rende partecipi dei suoi studi; non è il caso che mi soffermi io sul suo curriculum, tra l’altro è il direttore della sala stampa del Sacro Convento di Assisi, collabora con varie testate giornalistiche e conduce seguitissime trasmissioni radiofoniche. Per la sua modernità di approccio, oltre che la profondità di contenuto, è stato chiamato «il divulgatore del messaggio 2.0 di san Francesco». Oggi ci regala questo libro, dal titolo: Francesco il ribelle. Il linguaggio, i gesti e i luoghi di un uomo che ha segnato il corso della storia Mi sono chiesto anch’io, come tanti, il significato di un altro libro, nella già vastissima bibliografia su san Francesco; se lo è chiesto pure il cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato, che firma la prefazione.«La risposta» scrive il cardinale Parolin «è che questo lavoro di Enzo Fortunato ha una sua caratterizzazione specifica. Si potrebbe dire che si tratta di una lettura ecclesiale del santo di Assisi. Perché non c’è dubbio sul fatto che Francesco sia anzitutto un uomo di Chiesa, fedele al Papa, e che la Chiesa cattolica si misuri costantemente con l’eredità evangelica del Santo di Assisi».
Un confronto più che mai vivo oggi che un Papa ha assunto consapevolmente, e coraggiosamente, di assumere il nome di Francesco, «mentre la Chiesa cerca ogni giorno di compiere quel cammino “in uscita”» chiestole appunto da questo Papa.Il libro spiega la natura della “ribellione” di san Francesco, che consiste nella stessa obbedienza. Tutto sta nel capire l’esatta portata dei termini. Ribellione e obbedienza: è lo stesso paradosso che incarna Gesù Cristo, quando tiene testa ai benpensanti, i burocrati della gerarchia e della élite di allora, per obbedire alla Legge del Padre suo: non per far legge per conto proprio o per fondare una casta o una setta o un partito (neppure un ordine religioso, nel caso di Francesco, ma solo una fraternità!), perché «neppure uno iota della Legge vada perduto». Come quello di Gesù Cristo, «il sogno di Francesco è insieme il sogno di una modernità nel segno del Vangelo». Una modernità che è l’eterno presente della Parola, incarnata nell’azione, nell’andare per il mondo».
L’Italia dei Comuni stava generando una sensibilità nuova ed è all’interno di questa, vivendola appieno ma anche superandola, che Francesco vive la sua esperienza dilagante [p. 7].
Lo dimostrano l’arte e la poesia, che subito gli danno spazio, cominciando da Cimabue-Giotto e da Dante.Persino il linguaggio di Francesco è rivoluzionario: è volto ad annullare gli antagonismi di una società basata sul potere e la forza delle relazioni familiari. Dalle fonti emerge la grande diffidenza del Santo verso espressioni che implicano il predominio o presuppongono uno stato d’inferiorità di talune persone. Francesco aborrisce parole come maestro e magnate ma anche superiore e priore. Come anche abate e abbazia.
Lo prescrive nella Regola: «E nessuno sia chiamato priore, ma tutti siano chiamati semplicemente frati minori. E l’uno lavi i piedi all’altro».Mentre abbazia si riferisce alle “pertinenze dell’abate”, al “suo” territorio, la parola convento richiama il convenire, lo stare insieme, il luogo da cui ripartire. Diventano positive parole come fratello, fraternità e minore, piuttosto che superiore. Negli scritti di Francesco, ci insegna padre Enzo, la parola più usata è fratello. Il termine per indicare il responsabile di un gruppo di conventi non è superiore, ma custode, e il guardiano di un convento è colui che “guarda” l’altro nel senso che se ne prende cura.
In linea con il Vangelo e in perenne ascolto dialogante (mai scontato!) della parola del Signore, la ribellione di Francesco è anche quella della perfetta carità.
Il chiostro di Francesco è il mondo e lui rompe con ogni luogo chiuso, con ogni forma di divisione. Il suo verbo è andare verso e non aspettare. Sotto molti aspetti, “rompe” persino con le indicazioni di altri santi come Agostino, Bernardo, Benedetto. Scrive Giorgio Agamben in un libro dedicato a Francesco [p. 40] che chi segue la regola non si obbliga, come avviene nel diritto, al compimento di singoli atti, ma mette in questione il suo modo di vivere, la sua stessa forma vivendi. Una «forma di vita», come scrive san Bonaventura. Alla regola si aderisce integralmente: forma e sostanza sono tutt’uno. Per Francesco, come per Cristo, la legge è la vita, e viceversa.La pace di san Francesco è quella di Cristo, e la trova chi “prende su di sé” il suo “giogo”, cioè il suo comandamento: Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amato (cfr Gv 13,34; 15,12). E questo giogo non si può portare con arroganza, con presunzione, con superbia, ma solo si può portare con mitezza e umiltà di cuore». Il Santo Padre, il provvidenziale Francesco dei nostri tempi, concludeva con una preghiera «per la Nazione italiana, perché ciascuno lavori sempre per il bene comune, guardando a ciò che unisce più che a ciò che divide».
Questo vuole essere anche la mia preghiera, il mio augurio e la mia benedizione, e grazie al Signore che ha ispirato questo nuovo libro che riaccende l’interesse sulla figura di Francesco come realmente è e come può ancora illuminare il nostro cammino oggi e per il futuro”. (abstract) http://www.sanfrancesco.org

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Luci della ribalta parte undicesima

Posted by fidest press agency su sabato, 26 agosto 2017

luci della ribalta parte undicesimaAssaggi di stagione (Italian Edition) Kindle Edition. Confesso di non essere stato capace di leggere per intero Le mille e una notte per via di quell’intrecciarsi frenetico di una storia dentro un’altra vicenda e che finiva per farmi smarrire il filo iniziale del discorso.
Solo il cinema e a qualche rappresentazione teatrale mi ha permesso di riavvicinarmi a questa storia fantastica e a provare, sia pure a tratti alla sua lettura.
Questa premessa la faccio pensando alle origini della letteratura spagnola e a quel mix che ne è derivato tra l’elemento letterario latino e l’influenza araba.
Non vi è dubbio che il popolo musulmano, per otto secoli dominatore della penisola iberica ha influito grandemente allo sviluppo dell’arte e della scienza spagnole prevalendo con la fresca e vasta sua lirica, con l’abbondanza delle composizioni didattico-morali, con la dottrina derivata dai greci, con le ricerche filosofiche, matematiche, fisiche. Basterebbe consultare il lessico castigliano per convincerci con i molti vocaboli introdotti dall’arabo nel lessico militare, agricolo e nell’amministrazione della giustizia.
Eppure la stessa Spagna vinta dall’Islam non dimenticò la gloria che ebbe dal suo Quintiliano, il quale aveva legiferato e dominato nella prosa di Roma come critico e come oratore, dall’epica di Lucano, dalla satira di Marziale, dalla filosofia di Seneca e tutti generati dal suo suolo.
La viva tradizione romano-spagnola è derivata dal vasto e importante contributo che ancora oggi gli spagnoli portano al mondo cattolico latino. In proposito il Sanvisenti osservava: “Aquilino Juvenco rinchiude in esametri sonanti l’istoria evangelica e l’ingemma di reminiscenze virgiliane. Damaso celebra nelle epigrafi i trionfi dei martiri cristiani e primi tra gli spagnoli ascende la cattedra di San Pietro. Eugenio di Toledo ospita le muse atterrite dalla invasione dei Goti. Orosio assurge al concetto d’una filosofia della storia, soggiogando a un solo principio la svariata e affannosa successione degli eventi umani. Isidoro di Siviglia apre con la sua enciclopedica opera ampi orizzonti a tutte le genti dell’Occidente, avide di soddisfare la loro ansia di sapere infinita e tumultuosa,” Va anche precisato che i primi monumenti della letteratura spagnola risentono di una influenza venuta dalla Francia. Sulle prime manifestazioni letterarie spagnole campeggia la poesia epica rappresentata dal Poema del Cid. Il prezioso poema tratta le imprese dell’eroe spagnolo durante l’esilio, nonché il matrimonio delle sue due figlie con gli Infantes de Carriòn, dimostrando nella robusta semplicità della narrazione una felice intuizione del carattere eroico, nonché dei sentimenti spontanei dell’anima umana, e un ben delineato vivo senso di nazionalità. Inevitabile è il parallelo tra questo primo poema spagnolo e il primo francese la Chanson de Roland.
Così è possibile identificare dei tratti comuni per una ricerca appassionata nel trarre dalle esperienze vissute la vis vitale per una creazione artistica che ebbe i suoi inevitabili risvolti nel teatro e a dimostrare l’intensa simpatia per i misteriosi prodigi della sensibilità. (foto: luci ribalta11)

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Il saluto del sindaco di Roma Virginia Raggi ai 27 capi di Stato e di governo giunti in Campidoglio

Posted by fidest press agency su sabato, 25 marzo 2017

virginia raggiSaluto di Virginia Raggi (censurato dal TG1) ai 27 capi di Stato e di governo giunti in Campidoglio per l’anniversario della firma dei trattati di Roma che diedero vita alla Comunità europea.
“Signore e Signori, Capi delegazione dei 27 Paesi dell’Unione Europea e delle Istituzioni europee, sono onorata di darvi il benvenuto a nome della città di Roma. Sessanta anni fa qui a Roma prese il via una avventura straordinaria. I padri fondatori della Comunità Europea – animati da uno spirito rivoluzionario non scontato – misero da parte le distanze tra Stati che avevano portato alla guerra. E diedero vita ad un progetto visionario con l’obiettivo di garantire pace e benessere agli Europei.
Per la prima volta nella Storia ci si trovò di fronte ad una scelta condivisa e non imposta da un vincitore, nata da un intento comune e dalla capacità di ascoltare i cittadini. Anche ora c’è necessità di pace: un pensiero va a Londra e alle vittime dell’attentato terroristico di mercoledì. Hanno attaccato tutti gli europei, Roma è con voi.“Solidarietà”, “interesse dei popoli” sono parole comuni a Adenauer, De Gasperi, Monnet, Spinelli. Questa è l’Europa, quella solidale dei popoli, che nel lontano 1957 si immaginava e che in parte abbiamo avuto in eredità tutti noi. Una eredità gioiosa e impegnativa da proseguire.Questa Europa non poteva realizzarsi in un giorno. Dobbiamo realizzarla noi, dobbiamo realizzare una comunità solidale. Stare insieme richiede campidoglioimpegno, soprattutto dopo anni segnati da una violenta crisi finanziaria che ha messo a nudo errori. Dobbiamo avere il coraggio di riconoscerli e rilanciare la sfida: la finanza non è tutto. E nessuno deve rimanere indietro.La nostra generazione è chiamata a portare avanti quel sogno di Europa, ritornando allo spirito di quegli anni che oggi non c’è più e va recuperato. E’ stato Schuman ad ammonire che “l’Europa” sarebbe sorta “da realizzazioni concrete che creino anzitutto una solidarietà di fatto”. Tra i cittadini europei la solidarietà è già presente; le Istituzioni invece dovrebbero iniziare ad ascoltarli di più.Le città avvicinano cittadini e Istituzioni che qui si incontrano: ascoltiamo i loro interessi, problemi, speranze. Noi sindaci siamo definiti “primi cittadini”: per questo, anche nei luoghi delle decisioni, dobbiamo far sentire forte la voce di chi chiede più lavoro, più inclusione sociale, più sicurezza. I cittadini devono essere messi al centro del potere decisionale. Le politiche non devono essere imposte dall’alto ma rappresentare la volontà popolare, introducendo strumenti di democrazia diretta e marcia per l'Europapartecipata. Vanno tenute “in conto le attese dei cittadini”. L’Europa o è dei cittadini o non è Europa. Alcuni trattati, come il Regolamento di Dublino, vanno rivisti. Un’Unione soltanto economica non può durare.Lavoriamoci tutti insieme, aprendo porte e cuore ai cittadini. Solo con la partecipazione di tutti l’Europa sarà legittimata. L’unione può essere maggiore della somma delle sue parti. Questo concetto è alla base della cultura europea, all’interno della quale le diversità trovano valorizzazione nel rispetto delle identità nazionali.Al Parlamento di Strasburgo, nel 2014, Papa Francesco ha chiesto: “Che cosa ti è successo Europa?”. Tante sono le risposte. Ma il Pontefice ha sottolineato che “le difficoltà possono diventare promotrici potenti di unità”. E’ questa l’opportunità della nostra generazione.
Sono presenti forze di coesione e di disgregazione. E’ fisiologico che sia così. Importante, però, è dare risposte concrete a chi denuncia insofferenza. Così è nata l’Europa: dalle richieste dei cittadini che i nostri padri fondatori hanno avuto il merito di saper ascoltare.Buon lavoro”.

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Il discorso di insediamento di Trump sotto la lente dell’AI

Posted by fidest press agency su martedì, 24 gennaio 2017

Donald TrumpModena. Sfruttando l’intelligenza di Cogito, Expert System Expert System ha analizzato il discorso inaugurale pronunciato a Washington il 20 gennaio 2017 dal neo presidente americano Donald Trump durante la cerimonia di insediamento alla Casa Bianca. Utilizzando il software semantico Cogito in grado di analizzare automaticamente testi e parole, l’indagine ha messo in evidenza caratteristiche e peculiarità del discorso di Trump e lo ha confrontato con quello dei due predecessori all’inizio del loro primo mandato, George W. Bush nel 2001 e Barack Obama nel 2009. Analizzando il testo integrale in inglese del discorso di Trump, Expert System ha cercato di rispondere a questa
duplice domanda: Da un punto di vista linguistico, come si caratterizza il discorso di Trump? E come si differenzia dai discorsi inaugurali pronunciati da Bush e Obama?
I concetti principali
L’analisi semantica di Expert System ha messo in luce prima di tutto i concetti principali presenti nel testo. Dal discorso di Trump emergono riferimenti costanti ad American e America (concetto presente anche nello slogan ripetuto più volte alla fine del discorso), mentre Bush insiste di più su country e story e Obama su work e generation. L’uso di American, che esprime un richiamo patriottico all’appartenenza nazionale, risulta più frequente nel discorso di Bush rispetto a Obama, e appare addirittura come il concetto più frequente per Trump. Se Bush si rivolge principalmente ai cittadini (citizen), Obama, e ancora di più Trump considerato che il suo discorso è stato più breve, alle persone (people). Mentre Obama cita le donne (woman), al contrario Bush non le menziona, e Trump le cita meno frequentemente di Obama, associandole entrambe le volte agli uomini e in relazione ad un aggettivo (forgotten o military). Trump, come entrambi i predecessori, dà molta importanza all’aggettivo possessivo nostro (our) e al sostantivo nazione (nation), che trasmettono un forte senso unitario. Obama esprime concetti legati all’ecologia (planet, earth) mentre Bush affronta maggiormente l’argomento della giustizia (justice, law). Trump ignora i concetti legati all’ecologia mentre si riferisce molto più frequentemente dei predecessori ad aspetti legati alla protezione (protect) e al sogno (dream). Oltre al celebre can, Obama richiama il futuro (future), concetto meno frequente per Trump come per Bush. Mentre Bush cita gli immigrati (immigrant) e Obama i musulmani (Muslim), dalle parole del neo presidente americano emerge un riferimento ad un connotato oggi più negativo per i musulmani (Islamic) ma non parla del famoso muro. Bush è l’unico dei tre ultimi presidenti che cita la democrazia (democracy, democratic), concetti assenti invece nel discorso di Obama nel 2009. Se ObamaObama ricorda la situazione di crisi (crisis) e di pericolo (fear, threat), Trump non cita la crisi e si sofferma meno frequentemente sul pericolo, evidenziando maggiormente l’aspetto protezione, come scritto sopra.
Obama cita concetti positivi (prosperity, success) come Trump, che si sofferma più su success; Bush rammenta situazioni di povertà (poverty) così come Trump, anche se con meno enfasi. Evidente nel discorso inaugurale di Bush il richiamo al ruolo presidenziale e all’impegno che ne comporta (president, promise, honored, responsibility), che non appare invece così marcato nelle parole di Obama: anche il neo presidente sembra un po’ meno focalizzato su questo punto. Trump, come Bush prima di lui, non nomina altri Paesi, mentre nel discorso presidenziale di Obama appaiono Iraq e Afghanistan. Citazioni per Nebraska e Detroit in rappresentanza delle zone americane più in linea con il messaggio del neo presidente.
Di sanità (health care, medicare) parlano entrambi gli ex presidenti, un argomento da cui sta lontano invece Trump.
Il discorso del neo presidente termina con ripetuti riferimenti a riportare l’America ai tempi che furono in cui la nazione era, almeno nelle parole di Trump, più ricca, grande, forte, orgogliosa e soprattutto sicura. (fonte Sito: http://www.expertsystem.com/it)

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Primo discorso di Juncker in Parlamento sullo Stato dell’Unione

Posted by fidest press agency su mercoledì, 9 settembre 2015

Jean-Claude JunckerIl Presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker terrà il suo primo discorso sullo Stato dell’Unione al Parlamento europeo di Strasburgo domani, mercoledì 9 settembre dalle ore 09:00. La sua valutazione e le sue proposte per il futuro dell’UE saranno seguite da un dibattito con gli eurodeputati.Tra le questioni che sarranno trattate ci sarà in primo luogo la crisi migratoria, ma anche Schengen, la Grecia e l’Eurozona.I Membri del Parlamento europeo si aspettano che il Presidente Juncker, eletto lo scorso anno dal Parlamento sulla base del risultato delle elezioni europee, presenti una revisione di quanto successo da allora, uno schema delle prossime iniziative della Commissione e soprattutto una visione a lungo termine per l’UE.
Il dibattito inizierà alle 09:00 con il discorso di Juncker sullo Stato dell’Unione, seguito dai discorsi dei leader e dei membri dei gruppi politici del Parlamento europeo. In conclusione ci sarà la risposta di Juncker sui punti che saranno stati sollevati dagli europarlamentari.Il dibattito sullo Stato dell’Unione è un importante momento di scrutinio democratico, da parte del Parlamento, sul lavoro della Commissione. Ogni anno dal 2010 il Presidente della Commissione presenta le valutazioni sugli sviluppi politici nell’UE e i piani per il futuro. Ma questa è la prima volta che il discorso sullo Stato dell’Unione viene tenuto da un Presidente della Commissione eletto, e non solo approvato, dal Parlamento europeo.

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Il discorso del Presidente Napolitano

Posted by fidest press agency su martedì, 3 gennaio 2012

Lettera al direttore. “Molti, moltissimi hanno approvato il discorso del Presidente della Repubblica: “L’Italia può e deve farcela…. I sacrifici sono inevitabili, per tutti, e non saranno inutili. Gli italiani devono accettarli per assicurare un futuro ai propri figli…”. A me ha fatto rabbia e tristezza ad un tempo. Non si offenda Giorgio Napolitano, ma io in queste parole non posso non vedere dell’ipocrisia, ovviamente inconsapevole (potrebbe essere altrimenti, considerata la moralità della persona?). Inconsapevole, innocentissima ipocrisia. Sacrifici per tutti? O forse non capisco? Sarebbe così gentile il nostro amato Presidente da spiegarci in concreto in che cosa consisteranno i sacrifici dei ricconi del nostro bel Paese? Un giorno di vacanza in meno? Una barca leggermente meno grande? Una villa più modesta? Un gioiello in meno? Un appartamento un po’ meno lussuoso? Così potrò fare un confronto con i sacrifici di chi non riesce a pagare le bollette della luce e del gas prima della scadenza, oppure non riesce a pagarle neppure dopo la scadenza. A me viene in mente, sempre senza offesa, il noto “Armiamoci e partite!” del Guerrini. (Attilio Doni Genova) E nel merito Doni commenta: “Tranne OGGI.It e alcuni siti internet come Apocalisselaica, Fidest, Politicamentecorretto, nessun giornale (neppure Il Giornale!) ha avuto il coraggio di pubblicare. Evidentemente affermare che nelle parole di Giorgio Napolitano c’era della inconsapevole innocentissima ipocrisia, è un inconsapevole innocentissimo reato”. (n.r. non sono uno di quei italiani che pensa all’infallibilità degli uomini e delle donne che sono chiamati ad assumere eminenti ruoli nelle estituzioni. Abbiamo criticato l’attuale Papa e lo facciamo oggi con il presidente della Repubblica, pur rispettandone il ruolo. Lo facciamo convinti che non è questa la strada che ci porta ad una sana democrazia. Non si può benedire il sacrificio di coloro che hanno sempre dato, e ci sta bene, e dimenticare che vi sono altri che mai hanno dato e quel che è peggio continuano a non dare.)

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Il discorso del Presidente Napolitano

Posted by fidest press agency su lunedì, 2 gennaio 2012

Repubblica Metro Stop, Rome

Molti, moltissimi hanno approvato il discorso del Presidente della Repubblica: “L’Italia può e deve farcela…. I sacrifici sono inevitabili, per tutti, e non saranno inutili. Gli italiani devono accettarli per assicurare un futuro ai propri figli…”. A me ha fatto rabbia e tristezza ad un tempo. Non si offenda Giorgio Napolitano, ma io in queste parole non posso non vedere dell’ipocrisia, ovviamente inconsapevole (potrebbe essere altrimenti, considerata la moralità della persona?). Inconsapevole, innocentissima ipocrisia. Sacrifici per tutti? O forse non capisco? Sarebbe così gentile il nostro amato Presidente da spiegarci in concreto in che cosa consisteranno i sacrifici dei ricconi del nostro bel Paese? Un giorno di vacanza in meno? Una barca un po’ più piccola? Una villa più modesta? Un gioiello in meno? Un appartamento un po’ meno lussuoso? Così potrò fare un confronto con i sacrifici di chi non riesce a pagare le bollette della luce e del gas prima della scadenza, oppure non riesce a pagarle neppure dopo la scadenza. A me viene in mente, sempre senza offesa, il noto “Armiamoci e partite!”. (Attilio Doni) (Condivido in pieno la riflessione che è stata portata alla nostra attenzione. Il presidente, forse, non poteva dire diversamente anche se da più parti l’invito rivoltogli era quello di essere più “sobrio”. Non si può, infatti parlare di sacrifici se è solo una parte del paese e, guarda caso, proprio quella che più ha dato e meno ha ricevuto e continua a subire. Da parte mia l’ho già scritto alla vigilia del discoro asserendo che per protesta non lo avrei ascoltato in quanto già sapevo che avrebbe urtata la mia sensibilità Riccardo Alfonso). precedente qui

 

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Napolitano: un discorso che non ascolterò

Posted by fidest press agency su venerdì, 30 dicembre 2011

English: President Giorgio Napolitano with Gia...

Image via Wikipedia

Il Presidente della Repubblica in queste ore, di certo, sta limando il suo discorso alla nazione. Posso già pensare, se non altro perché le sue esternazioni le ha in qualche modo rese note con i suoi recenti interventi sia attraverso la carta stampata sia televisivi, che esalterà il sacrificio degli italiani e avvalorerà la tesi della ineluttabilità della manovra di recente approvata dal Parlamento. Poi ci darà una spolverata di ottimismo dichiarando che il nostro futuro sarà più sereno.
Da parte mia ho già deciso di non ascoltarlo. Lo faccio per solidarietà per quanti sono le vittime di una manovra tanto sbilanciata nei confronti delle classi più deboli e che ha trovato proprio nel Presidente della Repubblica il sostenitore più convinto.
Ma sia chiaro. Non dico che non occorresse fare qualcosa a fronte di una situazione resa critica dalla pessima gestione di un esecutivo inetto e pasticcione e che alla fine, per quanto troppo tardi, è stato costretto a gettare la spugna. Dico soltanto che tutto il dispositivo del provvedimento è stato orientato verso soluzioni più facili come quella di colpire i percettori di redditi da lavoro il cui prelievo fiscale è alla fonte. Ma si sono chiesti Monti e lo stesso Napolitano cosa significa per gli italiani che hanno un reddito inferiore a 1500 euro al mese (e si calcola che siano ben 30 milioni) vedere un’addizionale irpef dei comuni che, con effetto dal primo gennaio del 2011, li costringerà a pagare mediamente oltre 300 euro annue in aggiunta alla precedente imposizione? Che per i possessori di una modesta abitazione ci sarà un’aggiunta di 480 euro annui e che tutte le altre tasse saliranno di conseguenza: immondizia, luce, gas, telefono e persino il canone Rai.
Sarebbe credibile se coloro che si preparano a fare i loro annunci televisivi esordissero dicendo: “italiani ci vergogniamo di ciò che abbiamo fatto e nel fare ammenda abbiamo già pronto un provvedimento che inasprendo le leggi ci permette di combattere seriamente la corruzione per recuperarne almeno il 70% e per recuperare un altrettanto 70% delle evasioni e per colpire i capitali degli italiani depositati in Svizzera e di quelli scudati portando il recupero fino al 10%. E vi promettiamo che da questo ricavato il 50% servirà per ridurre l’imposizione fiscale e il restante per stimolare la ripresa economica”. Ma queste cose non sono state dette nella conferenza Monti né lo saranno da Napolitano perché in Italia per chi vive modestamente vale il detto: “cornuti e mazziati” (Riccardo Alfonso http://www.fidest.it)

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Pdl distratto critica discorso 1994 di Berlusconi

Posted by fidest press agency su venerdì, 18 febbraio 2011

A tutti i giornalisti, i blogger, i facebookiani e i marinai del web, ma soprattutto a tutti i pidiellini distratti dai problemi del loro capo che si lanciano quotidianamente in argute esegesi di articoli, di agenzie stampa e di post, diciamo che qualche volta la realtà è più amara di quanto sembra. Sul sito di Generazione Italia e di AreaNazionale è stato lanciato ieri un editoriale dal titolo “La storia d’Italia è ad una svolta: superiamo il berlusconismo”, criticato da molti ex amici della Giovane Italia. Ebbene, altro non era che il famoso discorso con cui il Cavaliere di Arcore dava il via alla sua carriera politica. Nel 1994 Silvio Berlusconi è sceso in campo, siamo nel 2011, nei minuti di recupero, e aspettiamo solamente il triplice fischio dell’arbitro. Lo dichiara Valerio Lamorte, membro di Generazione Futuro (movimento giovanile di FLI)

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Il bene supremo della Pace

Posted by fidest press agency su lunedì, 24 gennaio 2011

Quante volte abbiamo sentito governanti e capi religiosi e movimenti di varia natura invocare la pace e la fraternità umana e per quanto espressi con sincerità ne abbiamo colto l’enfasi ma non la volontà di operare in concreto per diventare reali costruttori di Pace. Esistono, indubbiamente, vari livelli di potere e d’incidenza sulle volontà operative e non pretendiamo, quindi, di voler addossare indebite responsabilità generalizzando il giudizio. Resta, tuttavia, un discorso di fondo che va rivolto a tutti. Noi sappiamo bene che la pace si costruisce con il “ramoscello d’ulivo”, se vogliano restare su un discorso espresso con taluni classici simbolismi, e non certo permettendo che vi siano ancora nel mondo fabbriche di armi, mercanti di armi, paesi che fanno del commercio lucroso nel vendere prodotti inquinanti e non favoriscono la diffusione di farmaci salvavita pretendendone la gratuità. E che ancora non si può essere costruttori di pace se in luogo del colonialismo di stampo XIX secolo facciamo seguire un neo colonialismo con il crescente indebitamento dei paesi più poveri e con la compiacenza di una instaurazione dittatoriale con la quale dialogare a spese dei sudditi vessati sino all’impossibile. La pace non si costruisce sopra le baionette. Non si costruisce sopra le ipocrisie. La pace non si tratta con la logica delle tre scimmiette che non vedono, non parlano e non sentono. La pace si costruisce sui fatti e questi fatti li conosciamo bene. Incominciamo a non permettere l’esportazione di armi, a chiudere le fabbriche che le producono, a pretendere il rispetto dei diritti umani con una Onu che riprenda in mano il suo ruolo affidandole le necessarie risorse per operare in concreto. Solo in questo modo possiamo diventare dei veri costruttori di pace. E dimostrare di essere credibili. (Riccardo Alfonso http://www.fidest.it)

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