A cura di Michele Morra, Portfolio Manager di Moneyfarm. L’analisi ESG della componente governativa del portafoglio di investimento rimane sempre un punto critico per gli investitori socialmente responsabili. La valutazione del profilo di sostenibilità di uno Stato richiede lo studio di molteplici elementi, poiché lo spettro di attività di un governo è molto ampio, così come le potenziali controversie. Per gli investitori, dunque, la possibilità di investire in obbligazioni governative come i green bond, che hanno il chiaro scopo di finanziare progetti volti al miglioramento di uno degli obiettivi ambientali della Tassonomia Europea, mantenendo il rischio finanziario simile a quello di un’obbligazione classica, è un elemento fondamentale. Uno dei problemi dei green bond governativi attuali è che, andando a finanziare progetti di lungo termine, hanno scadenze molto lunghe, che li rendono molto volatili, specialmente nell’attuale contesto di mercato. Ad esempio, il 73% dell’indice che traccia il mercato obbligazionario governativo europeo ha una scadenza maggiore di 10 anni e una duration superiore ai 12 anni. Un green bond italiano con scadenza di circa 8 anni va sicuramente incontro a tale problema e, infatti, il MEF ha comunicato che i due terzi della domanda sono derivati da fondi ESG. Nel trade-off tra rendimento e sostenibilità bisogna considerare che lo spread a emissione sul tasso a scadenza di 8 punti base rispetto a un BTP tradizionale con scadenza simile (agosto 2031), giova agli investitori sostenibili, un po’ meno all’emittente. Dobbiamo sempre ricordarci che, negli investimenti sostenibili, i rischi finanziari rimangono un elemento cruciale da analizzare. In questo caso ovviamente ci sono tutti i rischi di un BTP classico, ossia rischio spread, rischio paese e rischio tasso, che devono essere gestiti da esperti.
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Emissione BTP Green: opportunità e rischi per gli investitori
Posted by fidest press agency su venerdì, 7 aprile 2023
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RBC BlueBay: Emissioni, ecco perché è importante pensare globale e non solo locale
Posted by fidest press agency su martedì, 28 marzo 2023
A cura di Elma de Kuiper, Portfolio Manager, European Equity, e Freddie Fuller, RBC European Equity Product Specialist, RBC BlueBay Asset Management. I recenti eventi geopolitici hanno catalizzato l’attenzione globale su una maggiore regionalizzazione e sull’approvvigionamento energetico. È probabile che ciò abbia un impatto più ampio sulla strada verso la sostenibilità e sui trend di decarbonizzazione in Europa. Tuttavia, i cambiamenti regionali hanno ancora implicazioni globali e dobbiamo considerare sia le politiche esistenti sia quelle potenziali se vogliamo non solo rispettare gli impegni attuali in materia di sostenibilità, ma anche avere un futuro sostenibile. La guerra in Ucraina è servita a sollevare il sipario su molte delle contraddizioni intrinseche della politica energetica occidentale e su come queste si ripercuotano sui trend della sostenibilità e della decarbonizzazione. Osservando più da vicino la Germania, ad esempio, appare evidente quanto una parte dell’Europa sia ancora dipendente dai combustibili fossili.Fino al 2011 la Germania otteneva un quarto dell’energia elettrica dal nucleare e disponeva di 17 reattori. Ma poi è avvenuto il disastro di Fukushima, che ha spinto Berlino a decidere di abbandonare completamente l’energia nucleare nel 2022. Attualmente, metà dell’energia elettrica tedesca proviene da fonti non rinnovabili, tra cui il 35% da carbone e lignite. La Germania sta sicuramente dando priorità alla decarbonizzazione della propria economia, ma resta il fatto che importa ancora grandi quantità di carbone e gas per utilizzo interno. Il 40% del gas naturale della Germania oggi viene importato dalla Russia e questo la mette in una situazione difficile.Nelle nazioni sviluppate che promettono di raggiungere grandi obiettivi sembra vada tutto bene, peccato che poi alcune procedano all’offshore delle loro attività più inquinanti. D’altra parte, l’Islanda produce circa 55 kilowattora per persona, ossia quattro volte di più degli Stati Uniti e ben oltre il doppio della Norvegia, che si trova al secondo posto. Visto il fatto che produce una serie di importanti metalli per l’industria, con il 100% di elettricità rinnovabile, in Islanda le emissioni di CO2 sono 10 volte inferiori a quelle che si avrebbero se queste attività fossero trasferite in Cina, Paese ad alta intensità energetica.Sia il governo islandese sia l’UE hanno come obiettivo la riduzione delle emissioni di CO2, ma questo avviene a livello locale piuttosto che guardando al quadro più ampio su scala globale. In realtà è affascinante il fatto che se la prossima fonderia di alluminio venisse costruita in Islanda anziché in Cina, a livello globale sarebbe più che sufficiente a compensare tutte le attuali emissioni di CO2 dell’Islanda, il che rappresenta un enorme vantaggio. Naturalmente, la stessa logica si può applicare a qualsiasi industria ad alta intensità energetica che potrebbe utilizzare le energie rinnovabili in Occidente piuttosto che, ad esempio, il carbone in un Paese lontano.Ma proprio per questo è necessaria un’enorme quantità di cemento e acciaio. Questo suggerisce che il sostegno all’industria del petrolio e del gas dal punto di vista degli investimenti ESG, è in realtà una necessità, in quanto facilita la costruzione delle energie rinnovabili.In realtà, la questione non si limita solo agli stati. In qualità di investitori, è diventato sempre più importante fare engagement con le aziende ben oltre i loro obiettivi di riduzione delle emissioni. Le aziende che appaiono migliori da un punto di vista ESG sono spesso quelle che esternalizzano completamente la produzione, perché in questo modo la loro impronta di carbonio appare gradevolmente bassa e il loro core business può essere considerato pulito.Si possono fare molti esempi diversi, ma solo per citarne alcuni: i veicoli elettrici che utilizzano batterie agli ioni di litio prodotte da fabbriche ad alta intensità di carbonio in Cina, per non parlare delle materie prime e del luogo in cui vengono estratte; i pannelli solari in cui le materie prime provengono da miniere che utilizzano manodopera schiavizzata nello Xinjiang. E queste aziende vengono effettivamente premiate per la loro capacità di rendicontazione su queste parti più nebulose della loro catena di approvvigionamento. Forse perché, essendo percepite dagli investitori come green, hanno una valutazione molto più alta.Prendiamo ad esempio Maersk, una delle più grandi compagnie di navigazione del mondo, con sede in Danimarca, e il modo in cui gestisce lo smaltimento delle proprie navi una volta che hanno raggiunto la fine del loro ciclo di vita. Hanno diversi standard per lo smaltimento delle navi che, di conseguenza, si applicano a seconda dei casi. Esiste una legge dell’UE entrata in vigore nel 2018, chiamata “Regolamento sul riciclo delle navi”, che impone alle aziende di rottamare le navi registrate nell’UE in impianti approvati dall’Unione stessa, che adottano operazioni rispettose dell’ambiente e garantiscono la sicurezza dei lavoratori. Ciò sarebbe necessario sia a livello aziendale sia a livello nazionale, per garantire che venga impostata la giusta rotta verso un futuro sostenibile. (abstract by http://www.verinieassociati.com)
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Kyoto Club: dimezzare entro il 2030 le emissioni di CO2
Posted by fidest press agency su mercoledì, 22 marzo 2023
Il Panel intergovernativo sui cambiamenti climatici delle Nazioni Unite che riunisce oltre tremila università che monitorano l’evoluzione climatica in tutto il mondo, pubblicato e presentato oggi a Ginevra – https://www.ipcc.ch/2023/03/18/live-stream-of-ipcc-press-conference-ar6-synthesis-report/- Gianni Silvestrini, Direttore scientifico di Kyoto Club ha dichiarato: “L’IPCC ribadisce che le emissioni climalteranti devono essere ridotte del 43% entro il 2030 rispetto ai livelli del 2019, per avere buone possibilità di limitare l’aumento della temperatura a 1,5°C. Nello specifico gli scienziati sostengono che dobbiamo tagliare della metà le emissioni di CO2: l’anno scorso, tuttavia, queste sono aumentate di poco meno dell’1%, secondo l’Agenzia internazionale dell’energia. Il rapporto dovrebbe essere la base da cui partire in occasione del prossimo vertice delle Nazioni Unite sul clima, Cop28, che sarà ospitato dagli Emirati Arabi Uniti a Dubai dal 30 novembre. Lì verranno valutati i progressi delle Nazioni nella riduzione delle emissioni di gas serra dall’Accordo di Parigi sul clima del 2015. È certo che i Paesi che aderiscono all’Accordo sono ben lontani dai loro obiettivi: i governi dovrebbero agire velocemente, rinunciare ai combustibili fossili attraverso investimenti in energie rinnovabili e altre tecnologie a basse emissioni di carbonio, aumentare l’efficienza energetica, ripensare l’agricoltura e ripristinare foreste e paesaggi naturali degradati. Questo è effettivamente l’ultimo rapporto dell’IPCC prima del 2030, mentre è ancora possibile solo di poco rimanere entro la soglia dei 1,5°C”.
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Green deal: PE approva i nuovi obiettivi nazionali di riduzione delle emissioni
Posted by fidest press agency su giovedì, 16 marzo 2023
Il Parlamento ha approvato martedì in via definitiva la revisione del cosiddetto regolamento sulla condivisione degli sforzi, che stabilisce i livelli vincolanti di riduzioni annuali per le emissioni di gas serra per il trasporto su strada, il riscaldamento degli edifici, l’agricoltura, i piccoli impianti industriali e la gestione dei rifiuti per ciascuno Stato membro dell’UE. Il testo è frutto di un accordo con i governi dell’UE. Tali settori sono responsabili attualmente per circa il 60% di tutte le emissioni dell’Unione. La nuova normativa UE innalza l’obiettivo di riduzione dei gas serra a livello europeo, da raggiungere entro il 2030, dal 30 al 40% rispetto ai livelli del 2005. Per la prima volta, tutti i Paesi dell’UE dovranno ridurre le emissioni di gas serra con obiettivi che variano dal 10 al 50%. Gli obiettivi di riduzione di ciascun Paese membro per il 2030 si basano su PIL pro capite ed efficacia dei costi. Ogni anno, gli Stati membri dovranno inoltre garantire di non superare la propria quota annuale di emissioni di gas serra. La legge mira a conciliare l’esigenza di flessibilità da parte dei Paesi dell’UE per raggiungere i propri obiettivi e la necessità di una transizione giusta e socialmente equa. Per questo motivo, viene limitata la flessibilità prevista dalla normativa precedente, riducendo la quantità di emissioni che gli Stati membri potranno risparmiare da anni precedenti, prendere in prestito da anni futuri e scambiare con altri Stati membri. Per responsabilizzare gli Stati membri, la Commissione, su richiesta del Parlamento, renderà pubbliche le informazioni sulle azioni a livello nazionale in un formato facilmente accessibile. come sopra
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La società di packaging sostenibile in metallo Eviosys supera l’obiettivo di riduzione di emissioni
Posted by fidest press agency su lunedì, 27 giugno 2022
L’imballaggio in metallo, il tipo di contenitore più riciclabile, ottiene oggi una spinta sostenibile: il principale produttore europeo Eviosys ha superato l’obiettivo di emissioni per la produzione nel 2021, riducendolo del 5,6%, quasi il doppio del target originale del 3% fissato dalla sua ambiziosa tabella di marcia verso il raggiungimento di zero emissioni. Poiché lattine e coperchi sono riciclabili all’infinito e godono dei più alti tassi di riciclaggio per gli imballaggi alimentari, la capacità di intervenire sull’impatto ambientale promette di inaugurare una nuova era nella sostenibilità. Il nuovo rapporto ESG di Eviosys, Preserve Together, rivela che l’azienda sta accelerando sulla decarbonizzazione, con importanti piani per ridurre l’impronta di carbonio delle sue lattine e dei suoi coperchi del 20% entro il 2027 (rispetto al 2020) sulla strada per arrivare a zero emissioni nette entro il 2050. Eviosys ha anche rivelato che punta a investire in tecnologie all’avanguardia per l’efficienza energetica, inclusi nuovi ossidanti, compressori e refrigeratori più efficienti. Inoltre, grazie al passaggio all’energia rinnovabile, Eviosys sta compiendo rapidi progressi nella riduzione delle emissioni Scope 1 e 2, (cioè quelle dirette, generate dall’azienda e indirette, generate dall’energia acquistata per le sue attività). La posizione strategica dei 44 stabilimenti di produzione di Eviosys in Europa e in Africa le permette di essere vicina ai suoi clienti, contribuendo a ridurre le emissioni di carbonio legate ai trasporti. In questo modo, Eviosys investe nelle stesse regioni dei suoi clienti, sostenendo l’occupazione e le comunità locali. Nei 10 anni fino al 2019, la quota di mercato degli imballaggi in metallo è cresciuta dell’8% (Statista) e si prevede che il segmento crescerà del 4% dal 2021 al 2026 (Mordor) poiché il 70% dei consumatori europei (Dollard) evita la plastica e le aziende di beni di largo consumo cercano alternative di imballaggio più sostenibili. Storicamente, uno dei principali ostacoli all’adozione di queste alternative è stato il vincolo a cui le aziende sono state sottoposte di produrre, riempire e riciclare materiali in volumi elevati, mentre gli imballaggi in metallo sono ampiamente ed economicamente riciclabili con una forte diffusione nelle catene di distribuzione esistenti. Eviosys punta anche ad aree di miglioramento in termini dell’inclusività, sia per la sua attività che per i suoi prodotti. Il rapporto ESG mette in evidenza anche OrbitTM, una chiusura rivoluzionaria brevettata e pluripremiata che riduce la coppia di apertura fino al 50% rispetto a una chiusura convenzionale, migliorando così la praticità dei loro prodotti per le persone con problemi di mobilità. Un ulteriore avanzamento nell’inclusione dovrebbe essere annunciato nelle prossime settimane.
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Fit for 55: obiettivo zero emissioni per auto e furgoni nel 2035
Posted by fidest press agency su sabato, 11 giugno 2022
Parlamento europeo. Il Parlamento sostiene la revisione dei livelli di emissioni di CO2 per le autovetture nuove e i veicoli commerciali leggeri nuovi, parte del pacchetto “Pronti per il 55% nel 2030”. Il testo legislativo è stato approvato con 339 voti favorevoli, 249 contrari e 24 astensioni. Nel testo approvato, i deputati sostengono la proposta della Commissione di raggiungere una mobilità stradale a emissioni zero entro il 2035 con l’obiettivo, a livello europeo, di produrre autovetture nuove e i veicoli commerciali leggeri nuovi a zero emissioni. Gli obiettivi intermedi di riduzione delle emissioni per il 2030 sarebbero fissati, secondo la posizione del PE, al 55% per le automobili e al 50% per i furgoni.
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Ci restano 8 anni. 96 mesi. Circa 3mila giorni per ridurre di oltre la metà le emissioni di CO2 sulla terra
Posted by fidest press agency su domenica, 19 dicembre 2021
Questo è il tempo che rimane, secondo gli scienziati, per ridurre di oltre la metà le emissioni di CO2, fermare la crisi dell’estinzione delle specie, ed evitare il collasso ecologico del Pianeta.Dobbiamo trasformare radicalmente le nostre società, e c’è un modo per farlo…L’Università di Harvard ha trovato una “regola d’oro” per trasformare la società: se una campagna nonviolenta riesce a mobilitare anche solo il 3,5% della popolazione, il cambiamento è praticamente garantito.Noi avaaziani siamo già 70 milioni, quasi l’1% della popolazione globale, e insieme a migliaia di altre organizzazioni e movimenti possiamo avvicinarci alla magica soglia del 3,5% della popolazione impegnata in questa urgente trasformazione! Inondazioni e incendi devastanti sono un chiaro segno che ci stiamo avvicinando sempre di più al punto di non ritorno del pianeta, il momento in cui cambiamenti improvvisi e violenti destabilizzeranno profondamente l’equilibrio dei sistemi di sostegno alla vita della Terra. Ma ogni giorno migliaia di persone cercano soluzioni e si uniscono a questa grande battaglia. Dobbiamo: Amplificare le voci degli indigeni, dei difensori in prima linea, dei giovani attivisti e delle coalizioni di genitori ai vertici globali e nelle stanze del potere; Difendere la democrazia ovunque, continuando a denunciare gli impatti tossici della disinformazione e lanciare un’imponente campagna per far assumere alle Big Tech le proprie responsabilità; Assumere decine di persone in svariate parti del mondo, che mobilitino avaaziani i in nuove lingue per espandere rapidamente il nostro movimento, specialmente nel Sud del mondo; Collaborare con altri movimenti coraggiosi, scienziati ed esperti di salute pubblica per potenziare la nostra cooperazione e raggiungere il massimo impatto. (n.r. Ma questo sforzo non va chiesto solo ai singoli individui ma anche ai governi inducendoli a ridurre le spese per gli armamenti e i conflitti armati nelle aree regionali del mondo).
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Città responsabili 70% emissioni antropiche, il 65% da consumo risorse naturali
Posted by fidest press agency su lunedì, 7 giugno 2021
Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) è l’occasione perfetta per sbloccare progetti fermi ed accelerare il percorso di transizione verso un modello di economia circolare, verso le Smart City avanzate e verso una maggiore sostenibilità ambientale. A metterlo in evidenza è Sensoworks, la startup italiana specializzata in monitoraggio infrastrutturale supportata da piattaforme multilivello, secondo la quale il PNRR potrà dare un contributo significativo anche nel recupero delle nostre infrastrutture: ben 850.000 chilometri di strade, 2.200 gallerie, 21.100 ponti e 6.320 cavalcavia per cui ancora oggi non esistono dati certi. Non essendo peraltro mai stato funzionante il catasto delle strade non si può neanche conoscere con certezza il numero di ponti, viadotti e gallerie che hanno raggiunto livelli preoccupanti di degrado.Eppure è proprio in Italia che sta avanzando il progetto «Sensoworks Smart City» con le sue piattaforme software ed i dispositivi connessi —includendo lampioni intelligenti, automobili, wearables e smartphone— che interagiscono con le attività quotidiane della città, dallo «smart parking» alla raccolta dei rifiuti (smart waste management), dal supermercato intelligente allo «smart hospital».In tale ambito si stanno facendo passi da giganti: la scorsa settimana Sensoworks ha già presentato il suo primo «white paper» (www.sensoworks.com/white-paper-02). Il progetto è ambizioso, ma per la trasformazione economica e sociale in chiave sostenibile rimane fondamentale la messa in sicurezza delle infrastrutture, che devono corrispondere ai bisogni delle imprese e dei cittadini, e l’assoluta trasparenza dei processi.La startup italiana specializzata in monitoraggio infrastrutturale ha ragionato a 360 gradi, riuscendo a concepire piattaforme che chiudono il divario tra l’«IA» e lo «IoT», progettando non solo il software ma anche manufatti, spesso rivoluzionari.Nella sfida sulle città intelligenti l’Italia può ancora vincere la competizione e spiazzare la Cina che al momento detiene il primato mondiale con oltre la metà dei 1.200 progetti al mondo già finanziati. Ma certo resta da risolvere la questione delle infrastrutture.Le installazioni del nostro Paese di cui sappiamo qualcosa ammontano a non più di 65.000: delle altre infrastrutture, invece, non sappiamo quasi nulla. «Qui le nuove tecnologie potrebbero dare un contributo risolutivo, consentono interventi su larga scala ed in continuo, con acquisizione automatica dei dati e gestione da remoto, permettendo di monitorare grandezze fisiche, 24 ore su 24, 7 giorni su 7» aggiunge De Carlo.
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Emissioni nette pari a zero segnano l’inizio di una spinta mondiale
Posted by fidest press agency su mercoledì, 31 marzo 2021
A cura di Andrea Carzana, Gestore azionario europeo di Columbia Threadneedle Investments. Il 2020 è stato un anno storico in termini di afflussi di capitali nei fondi incentrati sull’investimento responsabile (IR). Sebbene l’interesse per i fondi che adottano i principi IR sia stato alimentato dalla pandemia di Covid-19, la crescita non accenna a diminuire e dovrebbe durare molto più a lungo dell’impatto del virus. Secondo Calastone, nel solo mese di dicembre 2020 gli investitori hanno riversato GBP 1,1 miliardi in fondi azionari di diritto britannico a gestione attiva con focus IR. Si tratta all’incirca dell’ammontare confluito in queste strategie tra il 2015 e il 2018. Altrettanto ragguardevole è il fatto che questi 1,1 miliardi di sterline hanno costituito all’incirca i due terzi dei capitali investiti in tutte le strategie attive. Il totale di dicembre 2020 (GBP 1,7 miliardi) ha fatto segnare gli afflussi mensili più elevati dal luglio 2015. I trend dell’investimento responsabile e della sostenibilità stanno acquistando uno slancio straordinario. Tuttavia, le cifre complessive celano dinamiche di fondo importanti. Quella dell’IR è un’etichetta ampia che abbraccia molte strategie legate alla sostenibilità. Gran parte dei capitali investiti nel 2020 è confluita in fondi commercializzati come veicoli ESG (fattori ambientali, sociali e di governance), che si concentrano sulle performance degli emittenti rispetto a questi indicatori.Accade non di rado che gli investitori facciano confusione tra i fondi ESG e le strategie con risultati sostenibili, concludendo di essersi persi il “treno” dell’investimento in risultati sostenibili. Ma non è così. L’ESG è in crescita già da molti anni, ma solo nel 2020 gli investitori hanno cominciato per la prima volta a concentrarsi realmente sulle opportunità della transizione verso la neutralità carbonica.Gli impegni ambiziosi presi nel 2020 sono cruciali, ma il 2021 sarà l’anno finora più decisivo per la transizione verso la neutralità carbonica. Il 2021 è l’anno in cui i finanziamenti stanziati per realizzare l’azzeramento delle emissioni nette verranno messi a frutto. È lampante che saranno necessari capitali di gran lunga superiori a quelli annunciati dai governi per trasformare il modo in cui il mondo genera energia – l’attività responsabile dei tre quarti delle emissioni globali. Ad esempio, per raggiungere la neutralità carbonica nel 2050, la quota di auto elettriche sulle vendite totali dovrà salire dal 3% a più del 50% entro la fine di questo decennio, la produzione di idrogeno verde dovrà aumentare da 450mila tonnellate l’anno a 40 milioni e gli investimenti nell’elettricità pulita dovranno passare da USD 380 miliardi l’anno a USD 1.600 miliardi. Nei prossimi mesi, tuttavia, ci aspettiamo che due eventi chiave premano l’acceleratore sull’iniziativa delle emissioni nette pari a zero segnalando l’inizio di una spinta mondiale più coordinata in vista della scadenza del 2050. In primo luogo, a maggio l’Agenzia internazionale per l’energia pubblicherà il suo primo piano programmatico delineando il cammino che il settore globale dell’energia dovrà percorrere per raggiungere la neutralità carbonica entro il 2050. Le aziende di tutto il mondo vedranno in questo documento un modello di riferimento rispetto al quale misurare le proprie iniziative di transizione. Ciò è fondamentale perché gli obiettivi di neutralità carbonica delle singole imprese variano enormemente in termini di qualità e ambizione – alcune si sono impegnate a raggiungere la neutralità entro il 2030, altre solo nel 2060. Il coordinamento globale consentirà agli investitori di giudicare le società rispetto al gruppo dei pari in maniera più efficace, e ciò contribuirà a indirizzare i flussi di capitali. Il secondo evento chiave del 2021 avrà luogo a novembre, quando il Regno Unito ospiterà a Glasgow la Conferenza COP26 sul cambiamento climatico. In questa sede si punterà a coordinare i piani dei vari governi in tema di cambiamento climatico. La Conferenza eserciterà inoltre maggiori pressioni sui governi affinché tengano fede agli impegni già presi e li potenzino in vista del raggiungimento del traguardo 2050. La spinta ad azzerare le emissioni nette avrà implicazioni su tutte le società e gli investitori nei prossimi decenni. Alcuni settori, tra cui le major petrolifere con ingenti attività preesistenti, andranno incontro a grandi difficoltà. Altre società investono già da anni in tecnologie più verdi e sono ben posizionate in vista della transizione energetica.In ultima istanza, le aziende che si muoveranno in maniera coordinata per conseguire la neutralità climatica riceveranno investimenti sia pubblici che privati. Diventeranno più sostenibili, più resilienti e, pertanto, più promettenti nel lungo termine. Di conseguenza, potranno beneficiare di un minor costo del capitale rispetto alle concorrenti. La transizione globale verso l’azzeramento delle emissioni nette è appena cominciata, ma plasmerà l’agenda d’investimento per molti decenni a venire. Fonte http://www.columbiathreadneedle.it
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I droni per lo studio di emissioni vulcaniche inaccessibili
Posted by fidest press agency su mercoledì, 11 novembre 2020
Un team internazionale guidato dall’University College London (UCL, UK), che ha visto la partecipazione dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) con il gruppo di ricerca di Vulcanologia del Dipartimento DiSTeM dell’Università di Palermo, ha sviluppato e utilizzato una nuova tecnologia basata sull’uso dei droni per la misura dei gas vulcanici emessi dai vulcani attivi, dimostrando così che anche nei vulcani inaccessibili e pericolosi come il Manam (in Papua Nuova Guinea), i droni rappresentano l’unico modo per realizzare importanti misure per caratterizzarne lo stato di attività in condizioni in sicurezza. I risultati della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista Science Advances dell’AAAS (American Association for the Advancement of Science). Questo progetto ha utilizzato tecnologie innovative, cioè droni (Unmanned Aerial System – UAS) con a bordo apparecchiature miniaturizzate di campionamento, per raccogliere misure di gas vulcanici presso i vulcani di Manam e Rabaul in Papua Nuova Guinea. Questi sono dei forti emettitori di gas, ma poco si sa su di loro perché i pennacchi sono di difficile accesso usando tecniche terrestri, specialmente in caso di eruzioni.ABOVE sta cambiando il modo in cui gli scienziati campionano le emissioni di gas vulcanici attraverso lo studio condotto nell’ambito del Deep Carbon Observatory, una comunità globale di scienziati impegnati in una ricerca decennale che punta a una migliore comprensione del ciclo naturale terreste del carbonio.Nel mese di maggio del 2019, un team internazionale di scienziati ha intrapreso un’ambiziosa campagna di misure presso i due vulcani in Papua Nuova Guinea, entrambi tra i più prodigiosi emettitori di anidride solforosa sulla Terra e tuttavia privi di qualsiasi misurazione della quantità di carbonio emessa nell’atmosfera.Il team comprende scienziati provenienti da Regno Unito, Italia, Stati Uniti, Papua Nuova Guinea, Svezia, Germania e Costa Rica. Il progetto unisce diversi gruppi che lavorano sulle misurazioni dei gas vulcanici tramite droni in tutto il mondo. I gruppi hanno schierato vari tipi di drone (ad ala fissa, ala rotante e sistemi combinati) dotati di sensori di gas, spettrometri e dispositivi di campionamento per acquisire misurazioni vicino alle emissioni di anidride carbonica e altri gas. Le diverse metodiche sono state comparate per verificarne gli ambiti di impiego ottimale.Il team italiano ha messo a disposizione la strumentazione geochimica sviluppata nei propri laboratori, per l’installazione a bordo di droni messi a punto da un team dell’Università di Bristol, sia ad ala fissa, più adeguati a voli su lunghe distanze e per fare misure di composizione attraversando i gas del plume, che ad ala rotante, più versatili per campionamento di gas in punti fissi. L’integrazione dei sistemi è stata effettuata in stretta collaborazione tra i due team. Già dalle fasi preliminari del progetto un drone ad ala rotante completo di sensoristica geochimica e altra strumentazione portatile, sono stati lasciati a disposizione dell’osservatorio vulcanologico di Papua Nuova Guinea, il Rabaul Volcanological Observatory.Utilizzando nuovi sensori di gas e spettrometri miniaturizzati, e progettando innovativi dispositivi di campionamento attivabili in maniera automatica, i ricercatori sono stati in grado di far volare droni fino a 2 km di altezza e 6 km di distanza e di raggiungere le inaccessibili aree dove eseguire le misurazioni.Infatti particolarmente impegnativa è stata la campagna sul vulcano Manam, che ha un diametro di 10 km e un’elevazione di 1800 m sul livello del mare, con gran parte delle zone sommitali totalmente inaccessibili. Si trova su un’isola a 13 km dalla costa nord-orientale della Papua Nuova Guinea.Questo vulcano era noto da misure satellitari essere uno tra i maggiori emettitori di anidride solforosa (SO2) al mondo, ma prima di questo progetto non si sapeva nulla sulla sua produzione di CO2, molto più difficile da misurare da lontano a causa delle alte concentrazioni nell’atmosfera di background.Infine, proprio il rapporto di abbondanza tra queste le specie CO2 e SO2 risulta essere fondamentale per determinare la probabilità del verificarsi di un’eruzione, perché correlata con la profondità nella quale il magma risiede, ed entrambe le specie sono state rilevate durante le campagne di misura.
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Legge UE sul clima: aumentare obiettivo di riduzione emissioni per il 2030 al 60%
Posted by fidest press agency su lunedì, 12 ottobre 2020
Bruxrelles. Il Parlamento europeo chiede che tutti i Paesi UE diventino climaticamente neutri entro il 2050 e vuole obiettivi ambiziosi per il 2030 e il 2040, in una votazione sulla Legge UE sul clima. Giovedì, il Parlamento ha adottato il suo mandato negoziale sulla legge europea sul clima con 392 voti favorevoli, 161 contrari e 142 astensioni. La nuova legge mira a trasformare le promesse politiche, secondo cui l’UE raggiungerà la neutralità climatica entro il 2050, in un obbligo vincolante e a fornire ai cittadini e alle imprese europee la certezza giuridica e la prevedibilità di cui hanno bisogno per pianificare la trasformazione.I deputati insistono sul fatto che sia l’UE che tutti i singoli Stati membri devono diventare neutri sotto il profilo delle emissioni di carbonio entro il 2050 e che in seguito l’UE dovrà raggiungere l’obiettivo di “emissioni negative”. Chiedono inoltre finanziamenti sufficienti per raggiungere questi obiettivi.Entro il 31 maggio 2023 la Commissione deve proporre, mediante procedura legislativa ordinaria, una tabella di marcia a livello UE su come raggiungere la neutralità entro il 2050, per limitare l’aumento della temperatura globale, in conformità con l’accordo di Parigi. La tabella dovrà essere rivista dopo ogni bilancio a livello globale.I deputati vogliono anche istituire un Consiglio europeo per i cambiamenti climatici (ECCC) come organismo scientifico indipendente per valutare i progressi compiuti in tale direzione. L’attuale obiettivo di riduzione delle emissioni dell’UE per il 2030 è del 40% rispetto al 1990. Nella sua proposta modificata di legge sul clima dell’UE, la Commissione europea ha proposto di aumentare questo obiettivo ad “almeno il 55%”, rispetto ai livelli registrati nel 1990. Oggi i deputati hanno alzato ulteriormente la posta, chiedendo una riduzione delle emissioni del 60% nel 2030, aggiungendo che gli obiettivi nazionali devono essere aumentati in modo equo ed efficiente in termini di costi. Vogliono anche che la Commissione proponga un obiettivo intermedio per il 2040, previa valutazione d’impatto, per garantire che l’UE sia sulla buona strada per raggiungere l’obiettivo nel 2050.Infine, i deputati chiedono che l’UE e gli Stati membri eliminino gradualmente tutte le sovvenzioni dirette e indirette ai combustibili fossili entro il 31 dicembre 2025, e sottolineano la necessità di continuare gli sforzi per combattere la povertà energetica.
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Inquinamento atmosferico: auto rispettino i limiti in condizioni di guida reali
Posted by fidest press agency su mercoledì, 23 settembre 2020
Il Parlamento europeo ha adottato, con 485 voti favorevoli, 169 contrari e 42 astensioni, la sua posizione sulla proposta della Commissione di reintrodurre delle esenzioni legali (attraverso un cosiddetto fattore di conformità) sulle emissioni di ossido di azoto (NOx) delle autovetture leggere (Euro 5 ed Euro 6) per l’omologazione dei veicoli testati in condizioni di guida reali, al fine di conformarsi alla sentenza del Tribunale UE del 13 dicembre 2018.
In precedenza, i dati sulle emissioni delle automobili, come ad esempio i NOx, venivano ottenuti attraverso test in laboratorio. L’UE è la prima regione al mondo ad utilizzare i test sulle emissioni in condizioni di guida reale (RDE) per misurare gli inquinanti emessi dai veicoli durante la guida su strada. Tuttavia, le emissioni di questi veicoli in condizioni di guida reali tendono ad essere significativamente più elevate.Per affrontare le incertezze tecniche relative alle misurazioni ottenute attraverso i sistemi portatili di misurazione delle emissioni (Portable Emission Measurement Systems – PEMS), che misurano le emissioni dei motori durante il loro utilizzo, la Commissione ha introdotto il cosiddetto “fattore di conformità”, che consente di aumentare le emissioni in condizioni di guida reali per tenere conto di un margine di errore.Per ridurre le emissioni di NOx, il Parlamento vuole che il fattore di conformità sia abbassato annualmente, sulla base delle valutazioni del Centro comune di ricerca. Dopo una diminuzione immediata da 1,43 a 1,32, dovrebbe essere ulteriormente ridotto fino a cessare di essere applicato entro il 30 settembre 2022. In seguito, i dati dei test effettuati in condizioni di guida reali verrebbero utilizzati per determinare il rispetto dei limiti di emissione dell’UE, senza nessun aggiustamento.
La risoluzione legislativa chiede inoltre alla Commissione di stabilire entro giugno 2021 dei requisiti più severi per i sistemi portatili per i test RDE.
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Risparmi per le famiglie e riduzione delle emissioni di gas serra grazie a nuove norme sugli alimentatori esterni
Posted by fidest press agency su lunedì, 6 aprile 2020
Gli alimentatori esterni sono adattatori utilizzati per convertire l’energia elettrica dell’alimentazione di rete in una tensione inferiore e sono molto comuni nelle case europee, con una media di dieci per famiglia e oltre 2 miliardi in totale nell’UE. Le nuove norme dell’UE renderanno questi alimentatori esterni più efficienti sotto il profilo energetico, allineandoli agli standard più elevati a livello mondiale. Si calcola che entro il 2030 le norme faranno risparmiare oltre 4 TWh/anno di energia elettrica, sufficienti ad alimentare l’intera Lettonia per un mese. Ciò consentirà di evitare oltre 1,4 milioni di tonnellate di CO2 equivalente l’anno di emissioni di gas a effetto serra.Gli alimentatori esterni sono utilizzati, ad esempio, nell’elettronica di consumo (smartphone, altoparlanti, sistemi audio, televisori), nei prodotti TIC (modem, router, portatili, tablet, display elettronici), nei piccoli apparecchi da cucina (frullatori, spremiagrumi) e nei prodotti per l’igiene personale (rasoi, spazzolini elettrici). Il regolamento sulla progettazione ecocompatibile degli alimentatori esterni fa parte di un più ampio pacchetto di misure adottate lo scorso anno, composto da 10 regolamenti sulla progettazione ecocompatibile e 6 regolamenti sull’etichettatura energetica. Il pacchetto completo dovrebbe generare entro il 2030 un risparmio complessivo di 167 TWh di energia finale l’anno, equivalente al consumo energetico annuo della Danimarca. I risparmi cumulativi corrispondono a una riduzione di oltre 46 milioni di tonnellate di CO2 equivalente l’anno.
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BP emissioni zero 2050
Posted by fidest press agency su giovedì, 13 febbraio 2020
Commento di Legal & General Investment Management (LGIM) sulla decisione di BP di emissioni nette zero entro il 2050. “Gli annunci di oggi dimostrano il potere dell’engagement collaborativo e Legal & General Investment Management (LGIM) è lieta che la nostra prima shareholder proposal in BP abbia portato a risultati positivi. Le compagnie petrolifere e del gas hanno un ruolo importante da svolgere nella transizione energetica: incoraggiamo il settore a seguire il percorso segnato da BP fissando ambiziosi target per emissioni nette zero.”
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Adyen lancia la sua soluzione per l’emissione di carte
Posted by fidest press agency su domenica, 17 novembre 2019
Amsterdam. Adyen, la piattaforma internazionale di pagamento scelta da Aziende leader a livello mondiale, ha annunciato l’ampliamento della sua offerta con il servizio di emissione di carte. Adyen Issuing, questo il nome della soluzione, consentirà alle aziende clienti della piattaforma olandese di fornire carte virtuali e/o fisiche ai propri clienti. Le carte emesse da Adyen potranno essere utilizzate online, in-app, in store o essere integrate nei mobile wallet.Adyen Issuing soddisferà le più disparate esigenze dei clienti, offrendo loro la possibilità di emettere carte per svariati contesti d’uso: ad esempio, i marketplace potranno effettuare trasferimenti verso queste carte che, a loro volta, i clienti potranno utilizzare ovunque; oppure le agenzie di viaggio online avranno la possibilità di servirsi di carte virtuali per effettuare erogazioni a compagnie aeree e alberghi.Per le aziende le carte rappresentano una modalità molto efficace per connettersi con partner e clienti. Adyen Issuing potrà offrire loro numerosi vantaggi in questo senso:
● Una piattaforma globale unificata che offre ai propri clienti anche una soluzione di emissione di carte all’avanguardia, in grado di soddisfare le loro esigenze presenti e future.
● Una tecnologia API avanzata, che offre ai clienti il controllo sull’onboarding e la possibilità di personalizzare le carte con il proprio marchio.
● Potenti API in tempo reale che consentono ai clienti di essere integrati nel flusso di autorizzazione e di controllare l’esperienza del titolare della carta.
● Perfetta integrazione con l’acquiring di Adyen per ridurre i tempi di autorizzazione delle carte e aumentare la trasparenza del flusso di cassa.
● Le carte emesse dal cliente tramite Adyen sono mobile wallet friendly e possono essere utilizzate per l’acquisto online, in-app e in-store.
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Nuovi limiti alle emissioni di CO2 degli autocarri
Posted by fidest press agency su sabato, 20 aprile 2019
Bruxelles. Obiettivo vincolante di riduzione del 30% entro il 2030 per i nuovi veicoli pesanti Circa il 25% delle emissioni del trasporto su strada nell’UE proviene da camion e autocarri. Il primo regolamento UE sulla riduzione delle emissioni di CO2 per camion e autocarri è stato approvato in via definitiva giovedì.La nuova legislazione, concordata in via informale con i ministri UE a febbraio, è stata adottata con 474 voti favorevoli, 47 contrari e 11 astensioni.Nel testo viene stabilito che le emissioni di CO2 dei veicoli pesanti, quali camion e autocarri, dovranno essere ridotte del 30% entro il 2030, con un obiettivo intermedio di riduzione del 15% entro il 2025, rispetto ai valori emessi nel 2019.Sempre entro il 2025, i costruttori dovranno garantire che almeno il 2% della quota di mercato delle vendite di veicoli nuovi sia costituito da veicoli a basse o a zero emissioni, al fine di contrastare il costante aumento delle emissioni del traffico stradale, di cui circa un quarto è dovuto ai veicoli pesanti. Inoltre, in linea con l’accordo di Parigi, la Commissione europea dovrà proporre nel 2022 nuovi obiettivi per il periodo successivo al 2030.
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Il Parlamento approva i nuovi limiti sulle emissioni di CO2 per auto e furgoni
Posted by fidest press agency su sabato, 30 marzo 2019
I deputati europei hanno approvato in via definitiva delle misure per ridurre le emissioni di gas serra di automobili e furgoni entro il 2030.
Deputati e i ministri UE hanno concordato un obiettivo più elevato (37,5%) di riduzione delle emissioni delle autovetture nuove entro il 2030, rispetto a quello proposto dalla Commissione europea (30%). La legislazione fissa inoltre un obiettivo di riduzione delle emissioni di CO2 per i nuovi furgoni (31%) entro il 2030.Il testo legislativo è stato adottato con 521 voti favorevoli, 63 voti contrari e 34 astensioni. E’ ora necessaria l’adozione formale del Consiglio UE, prima della pubblicazione nella Gazzetta ufficiale.I produttori le cui emissioni medie superano i limiti dovranno pagare un’indennità. Entro il 2023, la Commissione europea dovrà valutare se destinare o meno tali importi a un fondo specifico per la transizione verso una mobilità a emissioni zero e per sostenere la formazione dei lavoratori del settore automobilistico.
La nuova legge prevede che l’intero ciclo di vita delle emissioni delle autovetture sia valutato a livello europeo. La Commissione dovrà inoltre valutare l’opportunità di disporre di una metodologia comune per la valutazione e di una comunicazione coerente dei dati entro il 2023. Se del caso, dovrebbe essere varata una normativa in materia.
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“Lotta alle emissioni: diesel da assolvere”
Posted by fidest press agency su giovedì, 21 marzo 2019
Oggi un’auto diesel “Euro 6” emette il 95% in meno di NOx rispetto a una “Euro 0” e il 96% in meno di PM rispetto a un veicolo “Euro 1”. Stessi progressi sono stati compiuti nel trasporto pesante, dove un motore “Euro VI” presenta emissioni 8 volte inferiori rispetto a uno omologato “Euro III”. Nei primi due mesi del 2019, inoltre, a un calo della quota di vetture diesel immatricolate, è corrisposto un aumento complessivo della CO2 media delle nuove auto vendute. Dati alla mano, oggi l’utilizzo del diesel di ultima generazione è fondamentale per raggiungere gli obiettivi di riduzione della CO2 previsti per il 2030, in modo socialmente ed economicamente sostenibile.
Il report intende, dati alla mano, fare chiarezza sul tema motorizzazioni ed emissioni climalteranti e inquinanti, e sfatare demagogie e pregiudizi nei confronti del diesel, sempre più spesso additato come la principale fonte dell’inquinamento urbano e delle emissioni climalteranti (GHG) con argomentazioni spesso non corrette che influenzano il dibattito pubblico e, in diversi casi, le scelte politiche in materia di mobilità che tendono ad allontanare il raggiungimento degli obiettivi ambientali.
Punto di partenza dell’analisi firmata da Unione Petrolifera è la considerazione che il parco auto italiano è tra i più vetusti a livello europeo e ciò incide fortemente sui livelli emissivi: oltre la metà del circolante ha un’età superiore ai 10 anni, rispetto al 36-39% di Paesi come Francia, Germania o Regno Unito.
Per ridurre realmente l’impatto ambientale del settore trasporti, l’unico strumento efficace è favorire il ricambio del parco auto con i modelli più recenti. Processo che oggi è rallentato da provvedimenti poco efficaci, come il bonus-malus che non tiene conto dell’impatto del binomio “veicolo-vettore energetico” nell’intero ciclo di vita, o da divieti e limitazioni alle auto “Euro 6D”, assolutamente ingiustificati da un punto di vista tecnico. Provvedimenti che ingenerano confusione nei consumatori e bloccano la sostituzione dei modelli vecchi con veicoli nuovi a bassissimo impatto ambientale.
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Nuovi buoni pasto e i vecchi?
Posted by fidest press agency su domenica, 5 agosto 2018
Il ministro per la Pubblica Amministrazione, Giulia Bongiorno, in una nota ha reso noto che dal 6 agosto riprenderà, con un nuovo fornitore, il servizio di buoni pasto.”Ottima notizia, ma non basta! Ora deve anche risolvere il problema dei buoni inutilizzabili ancora in possesso dei dipendenti” afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori.”La soluzione più semplice è che i lavoratori possano convertire i buoni pasto vecchi con quelli nuovi, restituendo quelli inutilizzati al datore di lavoro ed ottenendo in cambio quelli del nuovo fornitore” prosegue Dona.”Attendiamo, quindi, provvedimenti ulteriori. Altrimenti, in caso di violazione dei diritti dei dipendenti, saremo costretti ad intraprendere una class action contro la Pubblica Amministrazione” conclude Dona.
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Clima: tagli più ampi alle emissioni di CO2 e finanziamenti per l’innovazione a basse emissioni
Posted by fidest press agency su domenica, 4 febbraio 2018
Strasburgo 5-8 febbraio 2018, sessione plenaria parlamento europeo. Nuove regole UE per accelerare la riduzione delle emissioni di gas serra, attraverso il Sistema UE di scambio delle quote di emissione (ETS) saranno sottoposte a votazione finale martedì. Il progetto di legge, sul quale c’è già un accordo informale con i ministri dell’UE, prevede che la quantità totale di emissioni che le imprese UE possono produrre, messe all’asta ogni anno nel sistema ETS, sia ridotta più rapidamente. Inoltre, la capacità della riserva di stabilità del mercato ETS verrebbe raddoppiata con lo scopo di eliminare le quote di emissioni in eccesso e quindi di non far crollarne il prezzo.Per promuovere l’innovazione a basse emissioni di carbonio, la legge istituirebbe un “fondo di modernizzazione” per contribuire a migliorare i sistemi energetici degli Stati membri a basso reddito e un “fondo di innovazione” per sostenere le energie rinnovabili, la cattura e lo stoccaggio del carbonio e i progetti sull’innovazione a basse emissioni.Il sistema ETS dell’UE introduce una soglia massima alla quantità totale di gas a effetto serra che può essere emessa dai settori interessati dal sistema. All’interno di tale soglia, le imprese UE ricevono o acquistano “quote di emissioni” (ovvero permessi di emissione di CO2) che possono, se necessario, scambiare tra loro.La Commissione ha pubblicato il 15 luglio 2015 la sua proposta relativa alla fase IV dell’ETS. La proposta mira a conseguire l’obiettivo “minimo” UE di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra del 40% per il 2030, proteggendo allo stesso tempo l’industria europea dal rischio di “rilocalizzazione” (ovvero lo spostamento delle industrie inquinanti in Paesi terzi con limiti meno rigorosi) e promuovendo l’innovazione e la modernizzazione dell’industria e del settore energetico dell’UE nel corso dei dieci anni successivi al 2020.
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