Fidest – Agenzia giornalistica/press agency

Quotidiano di informazione – Anno 35 n°185

Posts Tagged ‘farmaci’

Prezzo dei farmaci e criticità della filiera

Posted by fidest press agency su martedì, 14 marzo 2023

Carenze di farmaci, medicinali rimborsati dal Ssn con un prezzo al pubblico – in molti casi al di sotto dei 5 euro – che non è più in grado di compensare la corsa dell’inflazione su materie prime e energia, modelli distributivi al cittadino che variano a seconda del territorio. Sono questi alcuni dei nodi che, per la filiera, mettono a rischio la sostenibilità del comparto e che sono emersi dall’evento “C’è carenza di farmaci in Europa? Strategia per il fabbisogno delle materie prime”, organizzato ieri a Roma dal Centro Studi Americani, in collaborazione con Edra. Nodi, come ricordato da Marcello Gemmato, sottosegretario alla Salute, che sono già all’attenzione del Tavolo al Ministero e del Governo. Al centro della riflessione c’è il fenomeno dei farmaci mancanti, che ha interessato, «sia pure in misura diversa, tutta Europa» ha spiegato Roberto Tobia, segretario di Federfarma e past president Pgeu. Anche la comunicazione è elemento determinante: «c’è stato, in alcuni momenti» ha detto Marcello Gemmato, sottosegretario alla Salute, «un eccessivo allarmismo dalla stampa e un effetto di risonanza da parte dei social, con la conseguenza che il problema si è ulteriormente accentuato», anche a causa delle cosiddette carenze di ritorno. Tra i temi affrontati c’è, non a caso, la questione della sostenibilità e del prezzo al pubblico dei farmaci: «l’Italia» ha detto Marcello Cattani, presidente di Farmindustria «ha il più basso valore dei prezzi e tra il 2020 e il 2022 ha visto un’ulteriore riduzione dell’1% del valore. Si tratta però di una strada che ci espone, in termini di comparto e di Paese». Oggi, «lo scenario che viviamo è influenzato dalla guerra in corso. Il costo delle materie prime – non solo per questa ragione – è aumentato esponenzialmente, così come quello del denaro. La tenuta del comparto produttivo è messa a dura prova e ormai è arrivato il momento di vedere la sanità come un investimento e non più come un costo». A questo è collegato il trend di delocalizzazione della produzione «che è stato avviato dalla fine degli anni 90, anche come misure di taglio dei costi e che ha interessato man mano tutte le fasi». La riflessione che va avviata deve vedere al centro anche l’obiettivo di «accorciare le filiere – dalla ricerca, alla produzione alla distribuzione -, per conferire al Paese maggiore autonomia e valorizzare un comparto che è già punto di riferimento globale» ha concluso Gemmato. (By Francesca Giani Fonte Farmacista33 abstract)

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Farmaci per la lombalgia acuta

Posted by fidest press agency su venerdì, 10 marzo 2023

Una revisione della letteratura pubblicata sul Journal of Orthopaedic Research ha valutato quali siano i farmaci non oppioidi migliori per il trattamento della lombalgia acuta, che costituisce un onere socioeconomico significativo. «La letteratura sulla migliore gestione farmacologica della lombalgia acuta è limitata e spesso le indicazioni disponibili sono contrastanti. Abbiamo cercato di capire se la somministrazione di medicinali potesse effettivamente ridurre il dolore e la disabilità causati dalla lombalgia acuta, e identificare quali farmaci mostrassero la massima efficacia» spiega Alice Baroncini, dello RWTH University Hospital di Aachen (Germania) e della University of Auckland (Nuova Zelanda), prima autrice del lavoro. I ricercatori non hanno considerato studi che si occupassero della somministrazione di oppioidi, in quanto le linee guida attuali suggeriscono che tali farmaci non siano da utilizzare in prima linea nella lombalgia acuta. L’analisi, che ha incluso 18 studi controllati randomizzati pubblicati fino a oggi per un totale di 3.478 pazienti, ha dimostrato che i miorilassanti e i farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) hanno ridotto in maniera efficace il dolore e la disabilità in una settimana circa. La combinazione di FANS e paracetamolo è stata associata a un miglioramento maggiore rispetto ai soli FANS, ma il paracetamolo da solo non ha indotto alcun miglioramento significativo. Il placebo non è stato efficace nella riduzione del dolore. «Questo è un primo passo verso l’ottimizzazione della gestione della lombalgia acuta. Tuttavia, le caratteristiche specifiche del paziente, come allergie e comorbilità, devono essere sempre prese in considerazione» afferma Baroncini. Gli autori concludono che ulteriori ricerche dovranno concentrarsi sull’identificazione del tipo di farmaci che non solo offrono il miglior e più rapido sollievo dal dolore, ma mostrano anche il più basso tasso di recidiva dei sintomi. (fonte Farmacista33)

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Galenica, strumento di contrasto a carenze farmaci

Posted by fidest press agency su venerdì, 17 febbraio 2023

Continuano le segnalazioni da parte delle farmacie relative a medicinali mancanti e, intanto, tra i farmacisti cresce l’interesse verso la galenica come strumento per andare incontro alle esigenze dei pazienti. Sul punto, è in corso l’indagine di Fofi e Sifap per fare una mappatura dei presidi, di comunità e ospedalieri, che offrono tale servizio, e a essere ribadita è la necessità di garantire standardizzazione e livelli omogenei di qualità . Ma quali sono gli strumenti a disposizione dei farmacisti? Sono poco più di 3280 le referenze presenti nella Lista dei farmaci temporaneamente carenti di Aifa. Si tratta di farmaci che in molti casi hanno una alternativa, mentre la lista di farmaci “critici” è più limitata. Da parte di Aifa, già da tempo, sono state date indicazioni su come gestire i casi in cui un medicinale richiesto dal paziente risulti per la farmacia “mancante” nel circuito di distribuzione: il primo passo è quello di verificarne la presenza nell’Elenco pubblicato sul portale di Aifa che viene aggiornato almeno due volte alla settimana. La lista riporta poi le informazioni necessarie per inquadrare la situazione e i suggerimenti per la gestione del paziente. Da parte delle Istituzioni, al riguardo, è stato più volte rafforzato l’appello a non creare allarmismi e a prestare attenzione al fenomeno della “carenza di rimbalzo” e intanto continuano gli incontri del Tavolo lanciato dal Ministero della Salute, che, nei giorni scorsi, aveva sottolineato l’importanza delle preparazioni galeniche come strumento per rispondere alle necessità terapeutiche del paziente in queste situazioni, esprimendo anche l’intenzione di mappare l’offerta del servizio sul territorio. Da parte di Fofi e Sifap eÌ stato predisposto un questionario per censire le farmacie che allestiscono preparati e conoscere la tipologia di forme farmaceutiche. “Questo elenco” ha detto Andrea Mandelli, presidente Fofi, in una recente intervista sul Farmacistaonline, “verrà messo a disposizione del ministero della Salute per capire anche quante forme farmaceutiche si riescono a produrre: molte farmacie per esempio preparano le capsule, ma non tutte le compresse”. Ma, “per il futuro sto lavorando con il ministro della Salute Orazio Schillaci e la Ministra per le Riforme istituzionali e la Semplificazione normativa, Maria Elisabetta Alberti Casellati, per riuscire a dare una risposta anche in termini di semplificazione al lavoro del farmacista. Le attuali norme burocratiche stringono la professione in una morsa troppo stretta. L’obiettivo è far sì che il farmacista possa essere sempre più un professionista della salute”. (fonte: Farmacista33)

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Reazioni avverse, i pazienti più colpiti e i farmaci più a rischio

Posted by fidest press agency su domenica, 29 gennaio 2023

Una persona anziana su quattro sperimenta reazioni avverse ai farmaci (ADR) e questo rischio aumenta quanti più farmaci vengono assunti. È quanto emerge da una ricerca pubblicata sul British Journal of General Practice. Una recente analisi retrospettiva di VigiBase, il database di farmacovigilanza dell’OMS, ha studiato le ADR fatali degli adulti (2010-2019) riportate dai medici. Dei 3,2 milioni di casi di ADR, poco più dell’1% sono stati fatali, con quelli con più di 65 anni e quelli che assumevano farmaci antineoplastici / immunomodulanti a più alto rischio. Questo report ha spinto quindi i ricercatori ad indagare maggiormente la frequenza delle ADR ed eventuali relazioni con altri fattori.Lo studio ha monitorato 592 pazienti di età pari o superiore a 70 anni seguiti da 15 ambulatori di medicina generale nella Repubblica d’Irlanda per un periodo di sei anni.Sono state registrate un totale di 211 ADR in 159 partecipanti, con un’incidenza cumulativa del 26,9% in 6 anni. La maggior parte delle ADR rilevate era lieve (89,1%), mentre il resto classificato come moderato (10,9%). Otto ADR moderate, che rappresentano il 34,8% delle ADR moderate e il 3,8% di tutte le ADR, hanno richiesto un ricovero ospedaliero di emergenza. Le donne avevano almeno il 50% in più di probabilità di avere ADR rispetto agli uomini, mentre i pazienti a cui sono stati prescritti 10 o più farmaci avevano un rischio triplicato di sperimentare una reazione avversa.Le donne e gli anziani che assumono più di 10 farmaci, viene riportato nelle conclusioni, dovrebbero avere, quindi, la priorità nelle visite mediche per una costante revisione dei piani di cura e il monitoraggio delle reazioni avverse.I medicinali più comunemente associati alle ADR includevano quelli usati per trattare l’ipertensione e altre condizioni cardiache, forti antidolorifici come il tramadolo e antibiotici come l’amoxicillina, secondo lo studio. Gli esempi di effetti avversi più comuni includevano secchezza delle fauci, gonfiore alle caviglie, mal di testa e nausea.”Le ADR possono essere difficili da identificare negli anziani clinicamente complessi poiché spesso si presentano [dal medico] come sintomi non specifici”, hanno scritto i ricercatori, ma “I medici di base hanno una posizione privilegiata per rilevare l’insorgenza di ADR”.La deprescrizione di farmaci inefficaci e di quelli non più clinicamente rilevanti, per i ricercatori, è uno dei migliori approcci per ridurre il rischio di ADR, soprattutto, nei pazienti più avanti con l’età.La differenza di rischio tra i sessi potrebbe dipendere da una serie di fattori.”Le donne e gli uomini possono rispondere in modo diverso agli effetti dei farmaci, sia benefici che dannosi, e anche il modo in cui i nostri corpi elaborano e scompongono i farmaci può variare a seconda del sesso” (fonte Doctor33)

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“I farmaci equivalenti sono una risorsa importante per tutti i cittadini”

Posted by fidest press agency su venerdì, 20 gennaio 2023

I farmaci equivalenti svolgono una funzione fondamentale nel Sistema Sanitario Nazionale e sono una risorsa per le moderne esigenze di salute della popolazione ma a volte devono scontare una certa diffidenza, dovuta principalmente a una scarsa informazione sulle loro caratteristiche e sui loro possibili utilizzi. È il senso del messaggio che Federfarma Genova vuole lanciare, anche in considerazione del particolare momento storico in cui ci troviamo, caratterizzato da una significativa difficoltà a reperire diversi farmaci su tutto il territorio nazionale, Liguria compresa. Il minore costo dei farmaci equivalenti si spiega col fatto che l’azienda che produce il farmaco di marca, grazie al brevetto, lo può commercializzare in esclusiva per un certo periodo di tempo, in modo da recuperare i costi di ricerca e sviluppo. Allo scadere del brevetto sul principio attivo, decade il diritto esclusivo di proprietà intellettuale e altre aziende farmaceutiche possono produrre e vendere farmaci con lo stesso principio attivo. In Italia negli ultimi anni la quota di mercato dei farmaci equivalenti è salita ma non ancora ai livelli di paesi a noi paragonabili, come Gran Bretagna e Germania: le potenzialità di sviluppo sono perciò elevate. Si calcola che in Italia nel 2021 gli equivalenti abbiano rappresentato il 22,6% (in volume) del mercato, peraltro molto diversificato da regione a regione. Nelle fasi più critiche dell’emergenza Covid il 70% dei farmaci usati nei reparti di terapia intensiva è stato rappresentato dai farmaci equivalenti. A livello di prezzi, i farmaci equivalenti devono essere più bassi almeno del 20% rispetto a quelli di marca, ma in certi casi si arriva anche al 70%. Dopo la loro introduzione in Italia, si calcola che abbiano contribuito a ridurre la spesa per il SSN di 5/7 miliardi, un risparmio che ha permesso di liberare risorse da destinare a farmaci più costosi per curare gravi malattie.Il farmaco equivalente genera a livello UE circa 150 mila posti di lavoro qualificati. In Europa l’Italia è penultima con il 20% di quota mercato per gli equivalenti, la Germania è al primo posto con il 70%, seconda la Gran Bretagna con il 60%.

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“Anche l’alimentazione può interferire sia con il dolore cronico sia con l’efficacia dei farmaci per ridurlo”

Posted by fidest press agency su venerdì, 23 settembre 2022

È una molecola che noi produciamo dopo un digiuno prolungato o quando effettuiamo attività fisica e che ci fornisce energia: si chiama beta-idrossi-butirrato e sembra ridurre il dolore cronico.“Il dolore cronico, in particolare il neuropatico, altro non è che un malfunzionamento dell’attività metabolica delle cellule del sistema nervoso centrale. Mangiare in modo non corretto – spiega Livio LUONGO, Farmacologo dell’Università della Campania L.Vanvitelli, nel corso della sua relazione al Congresso Federdolore-SICD- può peggiorare il dolore patologico. Stiamo lavorando per personalizzare la terapia dei pazienti in relazione alle abitudini alimentari e allo stile di vita che potenzialmente possono condizionare l’efficacia dei farmaci”.Il dolore patologico comporta un malfunzionamento metabolico delle cellule del sistema nervoso centrale che iniziano ad alterare il loro consumo energetico. Fino a qualche anno fa la corretta alimentazione era considerata dai medici esclusivamente per le patologie cardiovascolari e metaboliche (come ad esempio il diabete e obesità). “Oggi sappiamo che la corretta alimentazione genera enormi benefici anche in ambito neurologico e alcuni regimi dietetici sono utilizzati come delle vere e proprie terapie. È noto infatti che alcune forme di epilessia farmaco-resistenti vengano trattate con una dieta chetogenica. Recenti studi condotti su modelli sperimentali – conclude LUONGO – dimostrano come specifici regimi dietetici che favoriscono la produzione di uno specifico chetone (il beta-idrossi-butirrato), siano in grado di ridurre uno dei sintomi che maggiormente limitano la qualità di vita del paziente affetto da dolore neuropatico”.

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Farmaci attivati dalla luce per combattere il dolore da cancro

Posted by fidest press agency su sabato, 27 agosto 2022

Il dolore è uno dei problemi più importanti per alcuni pazienti oncologici. Anche se quello che viene definito “dolore di fondo” può essere controllato da farmaci oppioidi come la morfina, a volte si verificano episodi rapidi e improvvisi di sofferenza molto intensa, definiti BTP (BreakThrough cancer Pain). Uno studio pubblicato sulla rivista scientifica International Journal of Molecular Sciences apre ora la porta alla possibilità di dare sollievo a questi pazienti attraverso l’optofarmacologia, in altri termini utilizzando farmaci attivati dalla luce.La ricerca è stata condotta, su modelli animali, dal Laboratorio di Neurofarmacologia dell’I.R.C.C.S. Neuromed di Pozzilli (IS) in collaborazione con l’Università Sapienza di Roma, l’Università “Luigi Vanvitelli” di Napoli e l’Istituto di Chimica Avanzata della Catalogna di Barcellona, in Spagna. Il concetto di base è di somministrare farmaci che circolano nel corpo senza produrre alcun effetto ma che si “svegliano” quando vengono illuminati da una sorgente luminosa.Il farmaco sperimentato in questo studio, in particolare, regola l’attività del recettore mGlu5, appartenente alla categoria dei recettori metabotropici del glutammato (elementi cruciali nella trasmissione di segnali tra le cellule del sistema nervoso). La molecola è già nota per la sua azione analgesica, ma i suoi effetti collaterali ne impediscono l’utilizzo.“Per questo motivo – dice Serena Notartomaso, biologa nel Laboratorio di Neurofarmacologia del Neuromed e prima autrice del lavoro scientifico, assegnataria di un Progetto Giovani Ricercatori finanziato dal Ministero della Salute – l’idea è di ‘ingabbiare’ il farmaco all’interno di una struttura molecolare capace di dissolversi quando viene esposta a una determinata frequenza luminosa. In questo modo la molecola può circolare in tutto il corpo senza avere alcun effetto fino a che non viene illuminata, cosa che otteniamo attraverso un LED impiantato in una specifica regione del cervello, il talamo, cruciale nella trasmissione degli impulsi dolorosi. A questo punto, in pochi millisecondi, il farmaco sarà attivato, ma esclusivamente in quel punto, senza arrecare alcun effetto sul resto dell’organismo”.Grazie a questa tecnica i ricercatori sono riusciti a ottenere un’azione analgesica estremamente rapida. “Naturalmente – dice Ferdinando Nicoletti, Professore Ordinario di Farmacologia, Università Sapienza, Roma e Responsabile del Laboratorio di Neurofarmacologia dell’Istituto IRCCS Neuromed, Pozzilli – saranno necessarie ulteriori ricerche prima di giungere a una applicazione concreta negli esseri umani. Quello a cui si sta pensando è di impiantare dei LED all’interno del corpo, controllabili dall’esterno. Il paziente potrebbe semplicemente attivare il farmaco attraverso un interruttore”. (fonte: Raffaella Marino ADNKRONOS COMUNICAZIONE)

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Automedicazione, i farmaci adatti per ogni vacanza

Posted by fidest press agency su domenica, 7 agosto 2022

Il consiglio sui farmaci da portare in vacanza può dipendere anche dal tipo di vacanza: ecco quindi un vademecum realizzato da Assosalute per comporre il kit di automedicazione più adatto ai progetti vacanzieri, che siano al mare, in montagna o nelle città d’arte, all’insegna dell’avventura, del relax o della cultura, è importante non farsi trovare impreparati alle insidie che rischierebbero di compromettere la salute. Da ricordare che i farmaci vanno portati nelle loro confezioni originali al fine di avere sempre a portata di mano il foglietto illustrativo per poterli conservare e assumere nel modo corretto e che, se un disturbo persiste per qualche giorno o dopo qualche giorno peggiora, anche in vacanza, meglio consultare un medico. Escursioni in montagna e trekking. Portate con voi, oltre agli occhiali da sole, la crema solare, per essere sempre protetti dall’esposizione ai raggi del sole (si consiglia una 50+). Soprattutto in alta quota, vento e temperatura possono rendere meno consapevoli dei possibili danni causati dal sole all’epidermide direttamente esposta. In caso di scottature potete far ricorso anche a farmaci di automedicazione da applicare direttamente sulla pelle arrossata, contenenti sostanze ad azione antisettica ed emolliente, che limitano la sensazione di bruciore sulla parte lesa, dopo averla bagnata con acqua fredda e asciugata con tessuti morbidi.Inoltre, in montagna si è esposti a repentini cambi di clima e, quindi, di temperatura: se non si è equipaggiati in modo corretto con indumenti adeguati (una giacca antivento e antipioggia, felpe o pile) si può essere più facilmente vittime di affezioni alle vie respiratorie che possono essere affrontate, specie se accompagnate da malessere generale e da un rialzo della temperatura corporea, da farmaci ad azione antinfiammatoria e antipiretica. Kayak, rafting, surf. Se la vacanza prevede questo tipo di attività il rischio di cadute e botte può essere dietro l’angolo. In caso di sbucciature, disinfettate subito la ferita con cura per minimizzare il rischio di infezione e applicate farmaci ad azione antisettica e cicatrizzante. Per quanto riguarda il gonfiore e il dolore derivanti da possibili traumi da contusione, tenete sempre a portata di mano ghiaccio secco o spray, l’arnica a freddo e, se necessario, utilizzate medicinali di automedicazione a base di eparinoidi e sostanze capillaroprotettrici, utili a favorire il riassorbimento dell’ematoma, specie se esteso. In questo caso per ridurre gonfiore e infiammazione possono essere utili farmaci ad azione antinfiammatoria in gel o crema da applicare sulla zona lesa. Mentre si pratica sport (e non solo) è importante mantenersi sempre idratati assumendo molta acqua o bevande ricche di sali minerali, che, oltre a prevenire il rischio di fastidiosi crampi, assicurano un buon rendimento muscolare, evitando la disidratazione. Gita in barca o spostamenti in traghetto o aliscafo. Per evitare di iniziare male la vacanza o rovinarsi momenti di relax con il “mal di mare” (la cosiddetta cinetosi), conviene fare un leggero spuntino, con cibi asciutti, prima di partire, bevendo poco ed evitando bevande gassate che, aumentando la quantità di gas nello stomaco, favoriscono la comparsa della nausea, così come sigarette, alcol e caffè, che stimolano la secrezione acida nello stomaco. Quello che può fare la differenza è giocare d’anticipo, assumendo farmaci antiemetici, disponibili in compresse o chewing-gum, che agiscono dopo meno di mezz’ora dall’assunzione e possono rimanere attivi per 3-6 ore. Obiettivo abbronzatura. Se l’obiettivo è una tintarella graduale e perfetta (ma anche protetta), ricordatevi di esporvi al sole nelle prime ore della mattina e nel pomeriggio (dopo le 16), quando i raggi UV sono filtrati più efficacemente dall’atmosfera. Scegliete poi prodotti protettivi, come creme, oli, stick e latti, con cura, individuando il fattore di protezione in base al vostro fototipo. Maggiore attenzione deve essere rivolta alla protezione della pelle dei bambini sotto i 6 mesi di età evitando la loro esposizione diretta al sole, anche per pochi minuti, e scegliendo le creme con protezione massima. Dopo un bagno rinfrescante, ricordatevi di risciacquare il capo e il corpo con acqua dolce: il salino determina infatti una lacerazione della pelle. Piscina e relax in campagna. Nelle giornate in piscina, attenzione a micosi e verruche. Utilizzate sempre le ciabatte, in quanto i luoghi più umidi favoriscono la proliferazione di funghi, facilmente contraibili attraverso il contatto. Inoltre, è buon uso non condividere i teli da bagno perché aumentano il rischio di trasmissione. Per rimediare a eventuali piccoli disturbi di questo tipo, ovvero nel caso di infezioni fungine (c.d. micosi), ricordarsi di tenere in casa o mettere in valigia antimicotici per uso topico. Città e musei. Visitando le città in piena estate, attenzione agli sbalzi di temperatura: il passaggio da un ambiente refrigerato, ad esempio un museo, una chiesa o un luogo antico, all’esterno o viceversa, può causare l’insorgere di sintomi da raffreddamento come raffreddore, tosse e mal di gola. Meglio portare sempre con sé qualcosa con cui coprirsi le spalle e la gola, mettendo in valigia spray nasali ad azione decongestionante contro raffreddore o naso chiuso, antitussivi in caso di tosse mentre, se compare mal di gola, oltre a sostanze ad azione balsamica, si possono impiegare antisettici e disinfettanti del cavo orale per contrastare eventuali microorganismi. Viaggi in mete esotiche. Se la vostra meta è l’estero attenzione ai problemi all’apparato gastrointestinale, che in vacanza, complice il cambio di abitudini, può perdere il proprio ritmo abituale. Se avete approfittato delle riaperture post pandemia per esplorare mete particolarmente esotiche, meglio fare attenzione il più possibile all’igiene dei posti in cui consumate i pasti. Inoltre, è sempre meglio comprare acqua in bottiglia per evitare problemi di dissenteria dovuti a germi presenti nell’acqua, che potrebbe non essere controllata. Per affrontare eventuali episodi di diarrea, portate con voi oltre ai medicinali a base fermenti lattici, in grado di ripristinare in tempi rapidi la normale popolazione batterica intestinale, anche degli inibitori della motilità dell’intestino. (fonte: doctor33) (abstract)

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Covid: farmaci sintomatici difficili da reperire

Posted by fidest press agency su giovedì, 21 luglio 2022

Non si fermano le segnalazioni da parte delle farmacie sulla indisponibilità di farmaci con principio attivo ibuprofene. Una situazione che, riferisce Andrea Mandelli, presidente Fofi, è “a macchia di leopardo” e potrebbe essere legata al boom di richieste per il picco di contagi di questo ultimo periodo, ma su cui non c’è allarme. Intanto, dalla Sifap e dalla Sifo sono state diramate le istruzioni operative per l’allestimento in farmacia.Arrivano da diversi territori le segnalazioni dei farmacisti relative alla difficoltà di reperire alcuni farmaci, in particolare quelli a base di ibuprofene. Di recente, sul tema è intervenuto anche Andrea Mandelli: si tratta di una situazione presente “a macchia di leopardo un po’ in tutta l’Italia”, si legge sull’house organ della Federazione, legata probabilmente “all’esplosione dei contagi, che ha determinato un boom di richieste”. Tra le cause, oltre all’aumento della richiesta, vengono additati anche gli impatti del caro energia sulla produzione e in generale sulla filiera: “C’è anche un tema di approvvigionamento della materia prima” ha dichiarato il presidente di Fedefarma Roma, Andrea Cicconetti, sulle agenzie, ma anche di “aumento di costi” che impattano sulla “produzione”. Mandelli comunque rassicura: “Non c’è nessun allarme perché fortunatamente i farmacisti possono tamponare questa mancanza allestendo loro stessi il preparato dietro presentazione della ricetta medica. Come già successo in questi due anni e mezzo, i farmacisti possono sopperire alle mancanze”.Intanto, dalla Sifap e dalla Sifo (Area Scientifico- culturale Galenica) sono state redatte alcune istruzioni operative per l’allestimento di sospensioni per uso orale a uso pediatrico a base di ibuprofene, da allestire in caso di carenza del medicinale di origine industriale, come riferisce una recente circolare della Fofi. “L’allestimento del preparato deve avvenire presso il laboratorio della farmacia, nel rispetto delle NBP. Il preparato allestito in farmacia come officinale nelle quantità corrispondenti al prodotto industriale carente eÌ dispensabile senza ricetta in conformità alla Tabella 4 in quanto si tratta di un officinale allestibile sulla base della BP”. (farmacista33)

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Farmaci e caldo, ecco le regole per evitare i rischi

Posted by fidest press agency su martedì, 19 luglio 2022

Ondate di calore e sbalzi termici, i consigli di cardiologi e neurologi per difendersi Le temperature elevate impongono particolare attenzione alla corretta conservazione dei farmaci, per evitare rischi per la salute e perdita di efficacia. Così come è bene sapere quali medicinali possono provocare danni in caso di esposizione al sole. A mettere in guardia su come comportarsi in estate è Federfarma, da cui arrivano le regole per assumere farmaci in sicurezza in estate: non esporre i farmaci a elevate temperature, portare tutta la confezione in valigia incluso il bugiardino, attenzione al sole; non portarli in borsa in giro sotto il solleone e, quando si viaggia in aereo, inserirli nel bagaglio a mano. “C’è poca consapevolezza del fatto che i farmaci ad alte temperature possono rovinarsi, anticipare la data di scadenza, perdere efficacia o provocare effetti collaterali”, osserva Roberto Tobia, segretario di Federfarma. “L’estate invece, e gli spostamenti che in genere si fanno nei mesi caldi, impongono più attenzione. Se si va in vacanza con una confezione di farmaci, oltre alla data di scadenza – prosegue – va tenuta in conto la temperatura di conservazione, che non dovrebbe superare i 25 gradi”. A esser più soggetti a deperibilità sono i farmaci per l’epilessia, gli anticoagulanti, gli antipertensivi e quelli per il diabete, come le insuline, che vanno addirittura conservate in frigo. Per questo, è buona regola non portarli mai in borsa in spiaggia né lasciarli in auto al sole, ma tenerli a casa o in albergo, con temperature più accettabili. Comunque, sarebbe opportuno, prima di ingerirli, valutare che non vi sia stata un cambio di colore o consistenza.Altro consiglio è portare in vacanza l’intera confezione e non il solo blister. “Mettere insieme tutti i blister per risparmiare spazio in valigia – precisa Tobia – è un errore clamoroso che, specie in persone anziane, rischia di provocare confusione tra le terapie. Va invece portata tutta la scatola, incluso il bugiardino, che è bene aver sempre dietro per consultarlo in caso di necessità”. Chi viaggia in aereo deve ricordare di non mettere i farmaci in stiva, ma nel bagaglio a mano, e dovrebbe anche portare con se la prescrizione del medico, sia per giustificare l’ingresso di farmaci in altri Paesi che per riacquistarli in caso di necessità.Le stesse attenzioni, infine, andrebbero utilizzate per i test fai da te, come quelli per gravidanza, ovulazione, glicemia o Covid, in genere sensibili a calore e umidità; gli spray (ad esempio per l’asma) andrebbero trasportati in buste termiche. In genere in estate son preferibili compresse e pasticche, meno sensibili alle alte temperature rispetto alle formulazioni liquide.Un problema a parte sono i raggi Uv che, “nel caso si assumano cortisonici, antinfiammatori non steroidei (fans), antibiotici e terapie ormonali, possono provocare dermatiti e eczemi o macchie sulla pelle”. In questi casi, bisogna proteggere la pelle con una protezione solare con SPF molto elevato. Infine, attenti a non cadere nella tentazione di modificare autonomamente le terapie per ‘adattarle’ all’estate: “chi, ad esempio, soffre di ipertensione e in estate ha una pressione più bassa, non deve limare le compresse: ogni modificazione di terapia va condivisa col medico”. (fonte: Doctor33)

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Farmaci antinfiammatori, scoperto nuovo meccanismo d’azione

Posted by fidest press agency su martedì, 21 giugno 2022

Un gruppo di farmaci antinfiammatori non steroidei (Fans), tra cui l’indometacina e l’ibuprofene, presenza anche una modalità d’azione diversa da quella finora conosciuta che agisce su una proteina chiamata fattore 2 correlato al fattore nucleare eritroide 2 (NRF2) che, tra le sue molte azioni, innesca processi antinfiammatori nel corpo. Lo rileva uno studio pubblicato su Immunity.”È interessante che alcuni Fans usati molto di frequente dai pazienti, abbiano anche una modalità d’azione diversa da quella nota in precedenza – afferma Anna Eisenstein, della Yale School of Medicine, Stati Uniti, autrice principale dello studio. I risultati potrebbero avere un impatto sul modo in cui viene trattata l’infiammazione e su come vengono utilizzati questi farmaci. Per esempio, diversi studi clinici stanno valutando se i Fans attivatori di NRF2 siano efficaci nel trattamento di malattie infiammatorie come il morbo di Alzheimer, l’asma e vari tipi di cancro. Inoltre, tutti i Fans potrebbero essere prescritti in modo più efficace in futuro, utilizzando i Fans che attivano NRF2 e quelli che non attivano NRF2 a seconda del tipo di malattia e dei potenziali benefici. I risultati potrebbero anche indicare applicazioni completamente nuove per i Fans, dato che NRF2 controlla un gran numero di geni coinvolti in un’ampia gamma di processi, tra cui il metabolismo, la risposta immunitaria e l’infiammazione, oltre a essere implicato nell’invecchiamento, nella longevità e nella riduzione dello stress cellulare. Gli esperti stanno ora esaminando alcuni degli effetti dermatologici dei farmaci, come eruzioni cutanee, riacutizzazione di orticaria e peggioramento delle allergie, e se questi siano mediati da NRF2. “Il fatto che NRF2 abbia così tanti ruoli suggerisce che i Fans potrebbero avere altri effetti, benefici o negativi, che non abbiamo ancora riscontrato. La nostra scoperta, tuttavia, ha ancora bisogno di ulteriori conferme negli esseri umani” concludono gli autori. (fonte Farmacista33)

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Covid: Farmaci antivirali orali

Posted by fidest press agency su sabato, 16 aprile 2022

La Commissione tecnico scientifica (Cts) dell’Aifa è orientata a favore della prescrizione dei nuovi farmaci antivirali contro Covid-19 da parte dei medici di famiglia e della dispensazione da parte delle farmacie di comunità “secondo il meccanismo della distribuzione per conto terzi. Lo ha annunciato Nicola Magrini, dg dell’Aifa, a margine della conferenza stampa tenutasi oggi presso il Ministero della Salute, mentre la riunione della Cts era in corso: “La decisione – ha precisato – verrà sviluppata nei prossimi giorni”. A sollecitare la svolta in questa direzione anche l’interpellanza presentata nei giorni scorsi da Andrea Mandelli, in cui ha sottolineato l’opportunità di “semplificare le procedure di dispensazione dei due medicinali antivirali che non necessitano di essere gestiti in ambiente ospedaliero; infatti, sono farmaci sottoposti a cura domiciliare”. Mandelli ha anche richiamato i passaggi di accoglimento da parte del Governo di un ordine del giorno che impegnava il Governo, “a valutare l’opportunità di modificare il regime di prescrizione e dispensazione degli antivirali specifici per il trattamento di pazienti con Covid-19, consentendo la prescrizione da parte dei medici di medicina generale e la dispensazione da parte delle farmacie di comunità con modalità previste da specifici accordi. E infine, ribadendo che “per ragioni di interesse pubblico, l’erogazione potrebbe avvenire da parte delle farmacie territoriali senza maggiori oneri per la finanza pubblica, delegando il farmacista a tutti gli adempimenti necessari”. Magrini, a Cts di Aifa ha dichiarato che “c’è un chiaro orientamento favorevole per aggiungere i medici di famiglia ai prescrittori degli antivirali. La decisione verrà sviluppata nei prossimi giorni. Paxlovid sarà disponibile in 50mila dosi al mese. Ci sarà anche una formazione adeguata per i medici di famiglia. Molnupiravir è invece meno efficace e ci sarà un minore investimento” ha detto precisando che l’accesso a tali farmaci “sarà reso disponibile nei prossimi giorni”. La possibilità di prescrivere antivirali contro il Covid da parte dei medici di famiglia “considerando tutte le modalità organizzative da attuare, riteniamo che dovrebbe essere dall’inizio della prossima settimana” ha aggiunto. Paxlovid, “ha numerose interazioni farmacologiche da valutare con attenzione” ma l’obiettivo è “usarlo maggiormente e in condizioni di sicurezza, visto che finora lo abbiamo utilizzato meno delle aspettative e oggi ne abbiamo una quantità tale da renderlo disponibile per una platea di prescrittori più ampia”. Ha spiegato che “questi farmaci saranno in distribuzione per conto terzi in tutte le regioni”, cioè acquistate dalle asl che le renderanno disponibili nelle farmacie, e il cittadino potrà ritirarlo direttamente in farmacia su prescrizione del medico di base. (abstract) Fonte Doctor33

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Distribuzione farmaci e sperequazione territoriale

Posted by fidest press agency su domenica, 20 marzo 2022

Le criticità della distribuzione diretta e per conto segnalate dall’associazione nell’odierna audizione in Commissione Affari Sociali alla Camera Le scelte regionali in materia di distribuzione dei medicinali per controllare la spesa hanno prodotto spesso una vera sperequazione territoriale a danno dei cittadini, riconoscendo diversi livelli di accesso alle cure, in violazione del principio di universalità del nostro SSN». A sottolineare le criticità della distribuzione diretta e per conto dei farmaci è EGUALIA, ascoltata oggi nell’ambito dell’indagine conoscitiva in materia in corso presso la Commissione Affari Sociali alla Camera.«Per legge – spiega l’associazione dei produttori di farmaci equivalenti, biosimilari e value added medicine – il meccanismo del Prontuario ospedale-territorio (PHT) – ovvero l’acquisto diretto da parte del SSN di farmaci da distribuire tramite le strutture pubbliche o tramite accordi con le farmacie – dovrebbe riguardare solo specifiche categorie di prodotti: quelli che richiedono un controllo ricorrente del paziente, quelli destinati a pazienti in ADI o in RSA, quelli per il primo ciclo di terapia dopo ricovero o visita specialistica ambulatoriale. Viceversa oggi sono soggetti a questa forma di distribuzione intere categorie di farmaci di uso pluridecennale nella pratica clinica, prescrivibili, o potenzialmente prescrivibili dal medico di famiglia».Tra i principali effetti negativi derivanti dall’uso inappropriato delle forme di distribuzione alternativa a quella convenzionata, figurano tra l’altro secondo EGUALIA l’annullamento del rapporto frequente e di fiducia del paziente con il medico e il farmacista, determinato dall’approvvigionamento dei farmaci in un’unica soluzione a inizio ciclo di terapia; i costi aggiuntivi per il sistema e rischio di mancata aderenza alla terapia; il sovraccarico delle farmacie ospedaliere; la disomogeneità nella dispensazione dei farmaci nelle diverse Regioni.

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Farmaci anticoagulanti orali

Posted by fidest press agency su lunedì, 21 febbraio 2022

La piattaforma per la prescrizione con piano terapeutico degli anticoagulanti orali (Nao) ai pazienti con fibrillazione atriale non valvolare (Fanv) sarà attiva fino al 31 marzo, a partire dal 1° aprile 2022 entrano in piena operatività le prescrizioni tramite TS sistema Tessera Sanitaria (TS). Lo comunica l’Aifa richiamando quanto previsto dalla Nota 97 (adozione definitiva con Determinazione n. 1034 del 14 ottobre 2020) in merito ai farmaci anticoagulanti AVK (Warfarin, Acenocumarolo), NAO/DOAC (Dabigatran, Apixaban, Edoxaban, Rivaroxaban). Per quanto concerne la prescrizione, “la terapia anticoagulante nella Fanv deve essere personalizzata considerando innanzitutto il rischio trombo-embolico ed emorragico individuale, ma anche le caratteristiche di ciascun paziente tenendo conto in particolare della presenza di fattori in grado di influenzare la scelta terapeutica (es. le terapie farmacologiche concomitanti, la storia clinica, le patologie concomitanti e la compliance al trattamento). In particolare, la prescrizione di una terapia anticoagulante richiede una più accurata valutazione nei soggetti anziani/grandi anziani. Si tratta infatti di una popolazione ad alto rischio sia embolico sia emorragico, a maggior rischio di repentine variazioni nella funzionalità renale anche di notevole entità sia per condizioni intercorrenti (febbre, disidratazione, scompenso cardiaco, ecc.) sia per gli effetti di trattamenti concomitanti (Ace inibitori, sartani, diuretici, ecc.). In questi soggetti è necessario uno stretto monitoraggio clinico e di laboratorio per cogliere tempestivamente variazioni che richiedano una rivalutazione del tipo e/o del dosaggio del farmaco anticoagulante utilizzato”. (fonte farmacista33)

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Molti ipertesi assumono farmaci che aumentano la pressione

Posted by fidest press agency su mercoledì, 8 dicembre 2021

Negli Stati Uniti, circa il 18% degli adulti con ipertensione prenda farmaci che possono causare un aumento della pressione sanguigna. A dirlo è uno studio apparso su Jama Internal Medicine basato su dati di un sondaggio e i cui risultati mostrano un’associazione tra l’uso di tali medicinali e maggiori probabilità di ipertensione non controllata tra chi non prende antipertensivi e maggior uso di antipertensivi tra chi soffre di ipertensione, che sia controllata o meno.Come spiegano gli autori, la maggioranza degli adulti statunitensi con ipertensione non raggiunge gli obiettivi di pressione raccomandati e l’uso di farmaci che possono aumentarla è una questione trascurata. «Date le tendenze nazionali di aumento della polifarmacia, l’uso di farmaci che aumentano la pressione sanguigna può contribuire a scarsi tassi di controllo della pressione e anche peggiorare la polifarmacia» scrivono. Scopo dello studio era quindi caratterizzare la prevalenza dell’uso di farmaci che possono elevare la pressione e valutarne l’associazione con il controllo della pressione stessa e con l’uso di antipertensivi. Nello studio cross-sectional sono stati esaminati i dati di 5 cicli del sondaggio National Health and Nutrition Examination Survey (NHANES), relativi agli anni 2009-2018, per un totale di 27.599 adulti inclusi. Dall’analisi è emerso che il 14,2% dei partecipanti ha riportato l’uso di farmaci che possono causare pressione elevata. Questo valeva anche per il 18,5% degli individui con ipertensione. I farmaci più prescritti erano antidepressivi, farmaci antinfiammatori non steroidei, steroidi ed estrogeni. Si è poi visto che, solo tra chi assumeva antipertensivi, l’uso di farmaci che possono alzare la pressione si associava a maggiori probabilità di ipertensione non controllata. Inoltre, il loro uso si associava a un maggior uso di antipertensivi, sia tra i soggetti con ipertensione controllata sia in quelli con ipertensione non controllata. Come sottolineato dagli autori, esistono alternative terapeutiche a molti farmaci che aumentano la pressione. «I nostri risultati indicano, quindi, un’importante opportunità per migliorare il controllo della pressione sanguigna ottimizzando i regimi terapeutici, un approccio che ha il potenziale di ridurre anche la polifarmacia e la complessità dei regimi terapeutici» scrivono, e aggiungono che i medici che assistono i pazienti con ipertensione dovrebbero eseguire regolarmente lo screening dei farmaci che possono causare pressione elevata e considerare la possibilità di non prescriverli, sostituirli o, se ciò non fosse possibile, ridurne il dosaggio o la durata di utilizzo. (fonte Doctor33)

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Farmaci anti-Covid. Da Ema ok a molnupiravir in adulti

Posted by fidest press agency su venerdì, 26 novembre 2021

Il farmaco orale anti-Covid molnupiravir, anche se non ancora autorizzato, può essere somministrato ai pazienti adulti con Covid-19 che non necessitano di ossigenoterapia supplementare e che sono ad alto rischio di sviluppare la forma grave della malattia. Gli effetti indesiderati si manifestano in modo lieve o moderato. La sua somministrazione non è raccomandata in gravidanza e in allattamento. Queste le indicazioni contenute nel parere formulato dal Comitato per i medicinali per uso umano (Chmp) dell’Ema sull’uso del molnupiravir (Lagevrio). Il medicinale, si legge in una nota pubblicata dall’Aifa, “al momento non è autorizzato nell’Ue” e l’Ema ha formulato il parere per “supportare le autorità nazionali che potrebbero decidere di approvare l’uso precoce del medicinale prima dell’autorizzazione all’immissione in commercio, ad esempio in situazioni di uso di emergenza, alla luce dell’aumento dei tassi di infezione e decessi a causa di Covid-19 in tutta l’Ue”.Molnupiravir è un farmaco antivirale a somministrazione orale che riduce la capacità di Sars-CoV 2 di replicarsi nell’organismo, sviluppato da Merck Sharp & Dohme in collaborazione con Ridgeback Biotherapeutics. Secondo il Chmp, molnupiravir può essere utilizzato per il trattamento di adulti con Covid-19 che non necessitano di ossigenoterapia supplementare e che sono ad alto rischio di sviluppare la forma grave della malattia. Deve essere somministrato il prima possibile dopo la diagnosi di Covid-19 ed entro 5 giorni dall’insorgenza dei sintomi. Il medicinale, disponibile in capsule, deve essere assunto due volte al giorno per 5 giorni. Il parere si basa sulla revisione dei dati, e in particolare, sono stati valutati anche i risultati intermedi dello studio principale su pazienti non ospedalizzati e non vaccinati, che presentano almeno una condizione di base che li pone a rischio di Covid-19 grave. Il farmaco, somministrato a una dose di 800 mg due volte al giorno ha ridotto il rischio di ricovero in ospedale e decesso quando il trattamento è iniziato entro 5 giorni dall’insorgenza dei sintomi. Circa un mese dopo l’inizio del trattamento, si sono registrati ricovero in ospedale o decesso nel 7,3% dei pazienti (28 su 385) che hanno assunto molnupiravir e nel 14,1% (53 su 377) dei pazienti trattati con placebo (un trattamento fittizio). Nessuno dei pazienti del gruppo in trattamento è deceduto rispetto agli otto pazienti del gruppo placebo.In termini di sicurezza, gli effetti indesiderati più comuni segnalati durante il trattamento ed entro 14 giorni dall’ultima dose assunta sono stati diarrea, nausea, vertigini e mal di testa, tutti lievi o moderati. Il farmaco non è raccomandato durante la gravidanza e nelle donne che possono iniziare una gravidanza e che non utilizzano un metodo contraccettivo efficace. Le donne che possono iniziare una gravidanza devono usare un metodo contraccettivo efficace durante il trattamento e per 4 giorni dopo l’ultima dose di Lagevrio. L’allattamento al seno deve essere interrotto durante il trattamento e nei 4 giorni successivi all’interruzione. Queste indicazioni vengono fornite poiché studi di laboratorio condotti sugli animali hanno mostrato che dosi elevate di Lagevrio possono influenzare la crescita e lo sviluppo del feto. Le condizioni di utilizzo proposte saranno pubblicate a breve sul sito web dell’Ema.Il medicinale al momento non è autorizzato nell’Ue ma il parere dell’Ema può essere utilizzato come base per le raccomandazioni nazionali sul possibile uso del medicinale prima dell’autorizzazione all’immissione in commercio. Prosegue, intanto, la rolling review sul monlupiravir per la presentazione di una eventuale domanda di autorizzazione all’immissione in commercio, sui cui l’Ema fa sapere che fornirà aggiornamenti. (fonte Farmacista33)

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Eventi avversi da farmaci

Posted by fidest press agency su venerdì, 22 ottobre 2021

Si chiama cascata prescrittiva la sequenza di eventi in cui un effetto avverso ai farmaci viene erroneamente interpretato come un nuovo condizione medica, portando all’aggiunta di un altro farmaco, potenzialmente evitabile, per trattare la nuova condizione. Il concetto di cascata prescrittiva fa parte della problematica della politerapia inappropriata, fenomeno di cui non c’è sufficiente consapevolezza. In particolar modo, i pazienti con condizioni croniche e sindromi geriatriche che richiedono regimi farmacologici complessi sono a maggior rischio di politerapia problematica e inappropriata con un impatto sulla salute e il benessere al punto che alcuni eventi avversi gravi possono comportare il ricovero in ospedale. Molte cascate prescrittive potrebbero non essere riconosciute per lunghi periodi di tempo. Per esempio, se un paziente che assume un inibitore della colinesterasi per la gestione della demenza sviluppasse incontinenza urinaria e venisse trattato con un anticolinergico avrebbe un’accentuazione dei sintomi parkinsoniani, con conseguente prescrizione di ulteriori farmaci anti-Parkinson in aggiunta alla terapia in atto.Il concetto di cascata prescrittiva può anche essere ampliato allo sviluppo di nuove condizioni mediche che sono gestite con terapie da banco o integratori o dispositivi medici e con l’automedicazione. Ad esempio, dal trattamento con un inibitore della colinesterasi, che porta allo sviluppo di sintomi gastrointestinali e all’automedicazione con subsalicilato di bismuto da banco, allo sviluppo di bradicardia e in alcuni casi al successivo inserimento di un pacemaker. I pazienti anziani sembrano essere più disposti a sviluppare effetti avversi, come l’iponatriemia, effetti anticolinergici ed eventi cardiovascolari quando assumono antidepressivi, e tra questi anche fitoterapici, come gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI), o gli inibitori della ricaptazione della serotonina-norepinefrina (SNRI). Queste manifestazioni possono essere coinvolte nell’interpretazione errata degli eventi avversi dei farmaci come nuove condizioni mediche. Pertanto, fondamentale è avere la migliore conoscenza possibile delle cascate prescrittive, soprattutto per valutare il rischio complessivo di danni indotti dai farmaci e/o fitoterapici nei nostri pazienti. Prima di iniziare una terapia farmacologica per trattare una nuova condizione medica, è necessario considerare se questa condizione potrebbe essere un evento avverso legato al farmaco. Fornire nuove prospettive sulla portata e l’adeguatezza del concetto di cascata prescrittiva è un passo importante nella descrizione delle cascate clinicamente rilevanti e nell’incoraggiare una pratica prescrittiva sicura. ByEugenia Gallo CERFIT, AOU Careggi, Firenze fonte: Farmacista33

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La flora intestinale può interferire coi farmaci. Ecco quali e in che modo

Posted by fidest press agency su martedì, 19 ottobre 2021

Secondo un articolo pubblicato su Nature l’intestino può trasformarsi in una vera e propria trappola che interferisce con l’efficacia delle cure. In altri termini, i farmaci possono accumularsi nei batteri intestinali, da un lato alterando la flora batterica e dall’altro influenzando gli effetti delle medicine. Nella trappola possono finirci i farmaci per il diabete, quelli per l’asma e molti altri tra cui gli antidepressivi.«Così si spiegherebbe come mai alcuni medicinali, antidepressivi per primi, funzionano in certi pazienti e non in altri. Tale perdita di efficacia avviene attraverso due tipi di meccanismi, il bioaccumulo e la trasformazione chimica dei medicinali da parte dei microrganismi» spiega il coautore Kiran Patil del Laboratorio europeo di biologia molecolare (EMBL) a Heidelberg in Germania, che assieme ai colleghi dell’Unità di tossicologia del Medical Research Council di Cambridge, Regno Unito, ha mappato queste interazioni coltivando 25 batteri intestinali comuni e studiando come interagivano con 15 diverse molecole farmacologiche, per un totale di 375 test. «Così facendo abbiamo osservato la presenza di 70 interazioni tra microrganismi e farmaci, 29 delle quali non note» scrivono gli autori, spiegando che più di metà delle nuove interazioni dipende dal bioaccumulo, meccanismo in cui i batteri immagazzinano il farmaco a livello intracellulare senza modificarlo chimicamente ma riducendone la disponibilità per l’organismo. Viceversa, negli altri casi il meccanismo in causa è la biotrasformazione, ossia l’alterazione da parte dei farmaci della funzione e della composizione del microbioma intestinale con ripercussioni sul rischio di effetti collaterali. Tra i farmaci accumulati nei batteri ci sono l’antidepressivo duloxetina, l’antidiabetico rosiglitazone, l’antiasmatico montelukast e il roflumilast, indicato nella malattia polmonare cronica ostruttiva. In qualche caso i farmaci vengono accumulati da un tipo di batteri e in altri modificano il microbioma. La duloxetina, per esempio, agisce con entrambi i meccanismi: accumulandosi altera i prodotti rilasciati dai batteri accumulatori di cui si nutrono altri batteri. Questi ultimi aumentano di numero rompendo l’equilibrio della flora intestinale con conseguenze sulla metabolizzazione dei farmaci. (fonte doctor33)

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Farmaci Bpco. Nuova Nota 99 elimina alcuni piani terapeutici

Posted by fidest press agency su venerdì, 10 settembre 2021

Dal 1° settembre 2021 alcune associazioni farmacologiche in uso per il mantenimento dei pazienti con broncopneumopatia cronico-ostruttiva (Bpco) potranno essere prescritte anche dal medico di Medicina Generale. Lo prevede la nuova Nota 99 dell’Aifa che entra, appunto in vigore e modifica alcuni regimi di fornitura per rispondere all’ esigenza di “migliorare la gestione della patologia in termini di appropriatezza di diagnosi e terapia farmacologica”.I farmaci inclusi nella Nota sono i beta2-agonisti a lunga durata d’azione (LABA), gli anticolinergici a lunga durata d’azione (LAMA) e le combinazioni precostituite di LABA + ICS (steroide inalatorio), LABA + LAMA e LAMA + LABA + ICS. In particolare la Nota 99 elimina il piano terapeutico (PT) per le associazioni precostituite di LABA/LAMA, che “potranno quindi essere prescritte anche dal medico di Medicina Generale. La prescrizione delle associazioni precostituite di LABA/LAMA/ICS rimarrà invece appannaggio del solo specialista (pneumologo e internista) attraverso la compilazione del PT (allegato alla Nota), valido fino ad un massimo di 12 mesi.”. Nello specifico, la classificazione dei farmaci utilizzati nella terapia inalatoria di mantenimento della Bpco in base ai rispettivi regimi di fornitura subisce le seguenti modifiche: • LABA, LAMA, LABA+ICS (unico erogatore): da A/RR a A/RR/Nota 99; • LABA + LAMA (unico erogatore): da A/RRL/PT a A/RR/Nota 99; • ICS + LABA + LAMA (unico erogatore): rimangono classificate in A/RRL/PT (Compilazione a carico dello pneumologo o medico internista del Ssn operante presso strutture identificate dalle Regioni e dotate della strumentazione diagnostica necessaria). La Nota 99, commenta l’Aifa, “rientra così in un più generale progetto di maggior riconoscimento del ruolo primario della Medicina Generale nella gestione del paziente con patologie croniche, come già avvenuto con l’introduzione della Nota 97 per la prescrizione dei nuovi anticoagulanti orali nella fibrillazione atriale non valvolare”. In particolare, spiega l’Aifa, la Nota consente al Mmg di “prescrivere le opportune terapie necessarie a gestire una eventuale fase acuta della malattia e di gestire con tempi adeguati la prenotazione di una visita specialistica per la conferma della diagnosi e del trattamento. Infatti, i pazienti di nuova diagnosi con FEV1 <50% dovranno essere inviati allo specialista entro al massimo 6 mesi dalla prescrizione iniziale, mentre per i pazienti già in terapia al momento dell'emanazione della Nota Aifa che presentino una mancata/insufficiente risposta clinica alla terapia, oppure siano in trattamento con una triplice terapia LABA/LAMA/ICS somministrata attraverso erogatori separati, il Mmg avrà 12 mesi per inviarli dallo specialista". (fonte Doctor33)

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Reumatologia e cambio farmaci

Posted by fidest press agency su domenica, 1 agosto 2021

“No al cambio delle terapie contro le malattie reumatologiche per motivi squisitamente economici. I risparmi non possono essere ottenuti sulla pelle di pazienti che sono colpiti da patologie gravi, dolorose e a volte estremamente invalidanti”. E’ quanto ribadito ieri dall’ANMAR Onlus (Associazione Nazionale Malati Reumatici) durante la diretta Facebook I pazienti reumatologici al tempo del Covid. L’evento on line è stato realizzato grazie al contributo non condizionato di Bristol Myers Squibb. In questa occasione è stato presentato un nuovo documento redatto dalla SIR (Società Italiana di Reumatologia) insieme ad altre sette Società Scientifiche italiane. Gli specialisti sono intervenuti su due recenti delibere dell’USL Toscana Nord-Ovest e della Regione Lazio. “Plaudiamo all’ottima iniziativa degli specialisti che come noi, rappresentanti dei pazienti, sono contrari alla variazione automatica dell’uso di alcuni farmaci impiegati contro alcune malattie reumatologiche secondo logiche esclusivamente economiche – ha affermato Silvia Tonolo, Presidente ANMAR Onlus – Assessorati o anche singole Aziende Sanitarie locali non solo stanno spingendo i medici prescrittori allo switch e quindi al passaggio da un farmaco biologico originator ad un biosimilare, ma ormai viene spesso imposto anche addirittura il multiplo switch per arrivare all’uso di un altro biosimilare dal costo leggermente inferiore. E’ una battaglia che come ANMAR stiamo portando avanti in tutta Italia da oltre cinque anni. Questi cambi dei piani terapeutici sono dettati solo da motivi di carattere economico e non da una reale esigenza medica”. “Benché sia indubbio che l’introduzione dei farmaci biosimilari, utilizzati in Reumatologia così come in altre branche della medicina, ha condotto ad una grande riduzione globale dei costi degli agenti biotecnologici – ha aggiunto il prof. Roberto Gerli, Presidente Nazionale della SIR -, la prescrizione di tali farmaci, ormai sempre più numerosi e differenti per efficacia, sicurezza, modalità di somministrazione e meccanismo d’azione, deve necessariamente seguire raccomandazioni internazionali che vanno poi applicate al singolo paziente. Con questo nostro nuovo documento, pertanto, sebbene non si voglia certamente trascurare il ruolo fondamentale dei biosimilari nel contenimento della spesa pubblica, si vuole peraltro sottolineare con forza il diritto del medico specialista a prescrivere al paziente la terapia che ritiene migliore secondo logiche di medicina personalizzata”. “Nel circa 20% dei casi lo switch porta ad una recidiva delle forme più gravi e pericolose d’artrite – ha sottolineato il prof. Mauro Galeazzi, Responsabile scientifico dell’Osservatorio CAPIRE -. I risparmi per le casse delle varie Regioni e Aziende Sanitarie sono così vanificati dall’aumento dei costi in termini di nuove ospedalizzazioni, terapie, visite di controllo ed esami diagnostici. Inoltre le risorse accantonate, dal ricorso a farmaci meno costosi, non sono quasi mai state reinvestite in ambito reumatologico. Al paziente va sempre garantita la migliore terapia possibile, cioè quella che può dargli i maggiori benefici e non la meno gravosa per i conti pubblici”. “I malati reumatologici stanno ancora vivendo delle difficoltà causate dal Covid-19 che ha in parte compromesso l’ordinaria assistenza sanitaria soprattutto nei primi mesi della pandemia – conclude Silvia Tonolo -. Auspichiamo quindi che l’Agenzia Italiana del Farmaco, il Ministero della Salute e tutte le istituzioni locali recepiscano le sollecitazioni dei pazienti e degli specialisti per assicurare sempre la continuità di cura”.

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