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Quotidiano di informazione – Anno 35 n°185

Posts Tagged ‘federalismo’

I nuovi rischi di un federalismo competitivo fra regioni ricche e povere

Posted by fidest press agency su giovedì, 1 ottobre 2020

Di Giuseppe Bianchi. Non è nella tradizione delle Note Isril intervenire su fatti contingenti, anche se politicamente rilevanti come il referendum e le elezioni amministrative. Se ciò avviene è per esprimere una perplessità sulle interpretazioni che vengono date sui risultati di queste elezioni in termini di individuazione dei partiti che hanno vinto o hanno perso. Tale perplessità è sostenuta dal convincimento che si è assistito a un ulteriore accelerazione della crisi dei partiti: di tutti i partiti, al di là dell’esito del voto. Le prove? I veri vincitori sono i Governatori eletti con maggioranze quasi bulgare (Veneto, Campania, Puglia), che escono rafforzati nella rappresentanza degli interessi territoriali da far valere nei confronti di un governo fragile nella sua coesione partitica. Questa novità va collocata nel momento difficile di un Paese, stremato dalla pandemia, impegnato in un progetto interno di ricostruzione sostenuto da risorse europee, per lo più a debito. Una ricostruzione che sani le croniche inefficienze e superi i tradizionali divari per reimmettere il sistema Paese in un nuovo circuito di sviluppo.Questa partita decisiva per il futuro del Paese quanto sarà influenzata dal nuovo potere politico acquisito dai Governatori, in nome di una autonomia regionale rafforzata promessa ai propri elettori?Quale ruolo assumerà la Conferenza Stato-Regioni nel percorso istituzionale delle decisioni con cui si definiranno i progetti e gli investimenti da attuare? Si sta configurando una nuova Camera para-legislativa i cui compromessi prevarranno sulle prerogative del Parlamento e del Senato, depositari, in declino, della volontà popolare? Non ci si può esprimere sulle cose da fare, quelle previste dal futuro Piano di Ricostruzione, senza indicare le istituzioni che le devono realizzare.L’Italia è un Paese molto territorialmente differenziato in termini di accumulazione dei fattori di sviluppo. Ha bisogno di politiche generali ma, nello stesso tempo, di politiche territorialmente differenziate. Di istituzioni politiche centralizzate ma, nello stesso tempo, di istituzioni politiche periferiche che realizzino le vocazioni dei territori e i bisogni dei cittadini.L’estraneità di questo tema dai commenti politici rischia di non far emergere i rischi di un potenziale conflitto istituzionale tra Stato e Regioni di cui c’è evidente anticipazione nei risultati di questa tornata elettorale giocata all’insegna di un federalismo competitivo che rischia di creare nuove incomprensioni fra regioni ricche e povere. Assumere la conoscenza di questo rischio è la condizione preliminare per scongiurarlo. (fonte: http://www.isril.it)

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Coronavirus, Iervolino (Radicali): federalismo all’italiana sta dando peggio di sé

Posted by fidest press agency su giovedì, 16 aprile 2020

“Il federalismo all’italiana, un regionalismo raffazzonato che, in queste settimane, sta dando il peggio di sé, è tra problemi strutturali e irrisolti che la pandemia ha fatto emergere in modo evidente. Quella a cui assistiamo è una specie di anarchia strisciante che, a fronte di un’emergenza nazionale, si arroga il diritto di aprire, chiudere, sospendere e ordinare: ogni regione si illude di poter sconfiggere il virus difendendo i suoi confini, nonostante questi ultimi non possano certo fermarlo. Vedremo presidenti di regioni che, in modo più o meno arbitrario, metteranno in campo azioni a favore del diritto alla salute e altri che cercheranno di favorire la ripresa economica del proprio territorio autorizzando nuove riaperture. Un mix impazzito di ordinanze reso possibile dall’assenza di una norma costituzionale, la cosiddetta ‘clausola di supremazia’, che dovrebbe prevedere l’intervento del Governo per la tutela dell’interesse nazionale anche per le materie non di esclusiva competenza statale” dichiara Massimiliano Iervolino, Segretario di Radicali Italiani.

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Il federalismo sanitario ha fallito

Posted by fidest press agency su lunedì, 23 aprile 2018

Ha creato in Italia 21 sistemi sanitari diversi aumentando le diseguaglianze e diminuendo la possibilità di accesso a cure di qualità per tutti i cittadini. Il rapporto Osservasalute conferma ancora una volta quanto Acoi ripete, troppo spesso inascoltata dalle istituzioni, da anni: è ora più che mai indispensabile ridurre il divario Nord-Sud e standardizzare il livello e la qualità delle prestazioni sanitarie nelle regioni, garantendo a tutti i cittadini le stesse possibilità”. Lo afferma il presidente Acoi (Associazione Chirurghi Ospedalieri Italiani) Pierluigi Marini. “L’esplosione del ‘turismo sanitario’ – prosegue Marini – è una delle tante conseguenze negative di un sistema che necessita di una profonda riforma, che non può prescindere da una revisione del Titolo V della Costituzione e dal miglioramento dell’offerta formativa”.
“Speriamo – conclude il presidente Acoi – che il nuovo governo, se e quando ci sarà, e il nuovo Parlamento, rispondano alle sollecitazioni dei pazienti, delle società scientifiche, delle professioni sanitarie, che da anni chiedono un intervento normativo strutturale che permetta alla nostra sanità di essere sostenibile, ai nostri professionisti di formarsi e crescere correttamente e ai pazienti di avere un corretto accesso alle cure a tutte le latitudini del nostro territorio, rispettando il principio costituzionale del diritto universale alla salute”.

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Brexit: ‘Chacun pour soi, Dieu pour tous’, cioe’ ‘God save the Queen’. La lotta federalista continua

Posted by fidest press agency su venerdì, 24 giugno 2016

regina gran bretagnaStamane alle 6,58 ho sentito alla BBC l’annuncio ufficiale della vittoria del Brexit, con un’affluenza di votanti del 72,7% (percentuale sconosciuta in quel Pese per la partecipazione elettorale). Ho fatto un flashback immediato della mia vita e mi sono visto ragazzino, federalista europeo come oggi, nelle varie strade, galere e manifestazioni dell’Europa quando c’era ancora il muro di Berlino, mentre spiegavo l’utilita’ e i vantaggi di una Europa unita e federale che comprendesse proprio tutti i Paesi del continente e non solo, ci aggiungevo anche Turchia, Israele, Marocco e Tunisia… fino a vagheggiare di Stati Uniti del mondo, con una Onu diversa e con piu’ poteri e democrazia. Vagheggiavo per l’appunto. Poi mi e’ venuto un altro pensiero: ore 1,45 del 6 agosto 1945, quando l’aereo Usa Enola Gay sgancio’ su Hiroshima la bomba atomica, e le manifestazioni che avevo fatto in tutti questi anni in tutta Europa e non solo per dire “mai piu’ Hiroshima”.
Quella di stamane non era una bomba che ha fatto subito tante vittime innocenti, ma diamogli tempo. Subito mi ha chiamato un mio amico somalo/italiano che fa il medico tra Firenze e Londra e con cui condivido sempre riflessioni politiche e umane anche al di fuori del contesto europeo: e’ una guerra tra poveri -e’ stato il nostro commento-. Tanta partecipazione perche’ i piu’ demuniti (moltissimi immigrati naturalizzati come sudditi della Regina e provenienti dalle storiche terre del Commonwealth) sono stati convinti che i nuovi immigrati europei (molti dall’ex blocco sovietico) sono una minaccia per loro. Diamogli tempo e capiranno -forse- che il mondo sta andando a “scatafascio” proprio per quel loro tipo di approccio. Ma intanto ci teniamo questa nuova Hiroshima.
In questi giorni saremo travolti e “nauseati” dai commenti dei vittoriosi e degli sconfitti, quindi non mi dilungo piu’ di tanto. Una cosa e’ certa: e’ morta l’Europa degli Jean-Claude Juncker (attuale presidente della Commissione) e dei Martin Schulz (attuale presidente del Parlamento europeo), cioe’ l’Europa del tentennamento e della sostanziale non-democrazia delle sue istituzioni. E forse il Regno Unito -AD (anno domini) 2016- non avra’ piu’ la funzione di quando era un impero che loro credono continui ad esistere continuando a chiamarlo Commonwealth, ma una sorta di Singapore un po’ piu’ grande.
Noi, associazione di consumatori e di utenti, possiamo solo ricordare quel che di buono abbiamo imparato dai britannici, a partire dai diritti degli individui e dei loro poteri economici. Buono che troviamo anche in Usa e in altri Stati anche europei. Diritti che poi, divenuti comunitari, sono il punto di riferimento necessario per non farsi mettere i piedi in testa, e senza i quali noi italiani oggi staremmo peggio. Ma a questi diritti, oggi ne prevalgono altri. E’ la democrazia, bellezza! La stessa che continueremo ad usare, con o senza Regno Unito. Oggi ha prevalso il “chacun pour soi, Dieu pour tous” nella versione “God save the Queen”. A noi non piacciono entrambi. La lotta continua. (Vincenzo Donvito, presidente Aduc)

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Fallimento del federalismo sanitario

Posted by fidest press agency su mercoledì, 26 novembre 2014

camera deputati2«Subito dopo la discussione del Titolo V alla Camera porteremo, in Parlamento, il Documento d’indirizzo “Salute: il diritto che non c’è. I motivi del fallimento del federalismo sanitario – Il punto: dal 7 marzo alla data odierna”, condiviso dall’assemblea, per una proposta di revisione del Titolo V della Costituzione», ha dichiarato Claudio Giustozzi, segretario nazionale Associazione “Giuseppe Dossetti: i Valori”, in occasione della seconda giornata degli “Stati Generali della Salute” (Art. 117 del Tit. V ed Art. 32 della Cost.), che si sono svolti il 25 novembre, a Roma, presso la Camera dei Deputati. Ad aprire i lavori, Monsignor Charles Namughera il quale ha portato i saluti di S.E. Zygmunt Zimowski, presidente del Pontificio Consiglio della pastorale per gli Operatori Sanitari. «Ringrazio l’Associazione “Dossetti” per questo invito che vede raccolte personalità del mondo politico e sanitario, nonché esponenti dell’industria del farmaco». Ed ha aggiunto: «Il diritto fondamentale alla tutela della salute attiene al valore della giustizia, secondo il quale non ci sono distinzioni di popoli e nazioni, tenuto conto delle oggettive situazioni di vita e di sviluppo dei medesimi». «Occorre promuovere il bene comune», ha concluso Monsignor Charles Namughera «veicolato anche nel segno della giustizia in ambito sanitario, per la necessaria compresenza e il reciproco concorso che possono essere assicurati dal rapporto fra istanza pubblica e privata, sia quella riferita alle strutture sanitarie afferenti al Ssn, sia quelle della sanità privata (di impronta cattolica o meno), così come anche dal rapporto fra poli di ricerca statale e centri di ricerca clinica o farmacologica privata». Anche l’On. Giovanna Martelli, Consigliera del Presidente del Consiglio dei Ministri in materia di Pari Opportunità, ha affermato:«L’Associazione “Dossetti” ha promosso un tema di enorme rilevanza, in un momento storico complesso e di grandi cambiamenti». Ed ha sottolineato: «Basti pensare all’attuale e complessivo scenario, in cui vige una forte disuguaglianza tra popoli». Bisogna puntare, dunque, «ad un percorso di progresso, abbracciando in maniera trasversale tutte le politiche che si occupano di salute». Giovanna Martelli ha concluso ricordando che:«La politica ha un grande lavoro da compiere anche in tema di sussidiarietà». Le fa eco L’On. Paola Binetti, membro XII Commissione Affari sociali alla Camera dei deputati, che ha asserito: «Abbiamo portato avanti molte battaglie in Parlamento, in sinergia con l’Associazione “Dossetti” che non conosce “pause” in materia di diritti dei più fragili».Secondo Paola Binetti, tra i molteplici temi connessi alla salute, vi è anche il capitolo sulla medicina materno-infantile che «collego alla giornata dedicata ai “prematuri”, ai quali bisogna garantire un impegno molto forte di presa in carico ed assistenza prolungata nel tempo». Ed ha ricordato che vi sono anche molti Ddl sulla Salute, sui quali bisogna lavorare: «tra cui quello sul Governo Clinico che si scontra, costantemente, con problematiche diverse. O il Ddl sul “Dopo di Noi”; investito dall’ansia dei genitori che si sono fatti carico della vita difficile dei loro figli, colpiti da malattie di complessa gestione».Nino Cartabellotta, presidente Fondazione Gimbe: «Salviamo il nostro Ssn, impegnamoci fortemente per farlo». Diversamente, il rischio: «E’ quello di perdere, lentamente e progressivamente, un Ssn pubblico e universalistico». «Non dimentichiamo», ha evidenziato Nino Cartabellotta, «che le problematiche della sanità italiana sono vaste e non solo di natura prettamente politica». E rilancia: «Sia lo Stato a preservare i cittadini da tutte le disugualglianze».Per Stefano Da Empoli, presidente I-Com – Istituto per la Competitività: «Urge senza “se” e senza “ma”, la revisione complessiva e non più rinviabile del Titolo V. E’ necessario cercare un punto di equilibrio. In tal senso ritengo che, quello presentato dall’Associazione “Dossetti”, sia un Testo molto sensato che, mi auguro, non finisca nel dimenticatoio». Servirebbe, quanto prima, «una vera e propria cabina di regia nazionale per garantire una sanità ad una sola velocità, e non più a 21 velocità differenti». Per questo, ha concluso Stefano Da Empoli: «Adoperiamoci per un restyling del paradigma dell’intero Ssn». «Dobbiamo richiamare l’attenzione sulla questione della Governabilità del sistema sanitario», ha evidenziato Ivan Cavicchi, docente Università Tor Vergata: «Dal tipo di Governo dipende anche la sostenibilità. Non a caso», ha sottolineato ancora Cavicchi, «l’etimologia del termine “Governo” è, appunto, “Guida”. La discussione del Titolo V, ruota sempre attorno al potere. Ma il vero problema è l’utilizzo del potere. E, sempre più spesso, questi aspetti sono esclusi da ogni tipo di discorso o analisi della questione». Per Cavicchi, infatti, è assurdo utilizzare il potere «per tassare, continuamente, i cittadini. C’è chi si è anche inventato l’introduzione scellerata dei super-ticket. Decisioni vergognose che allontanano, sempre più, i cittadini da un Ssn pubblico». Quindi Cavicchi ha concluso con un monito: «Dietro lo spreco c’è il malgoverno delle regioni. Ristabiliamo i poteri. No all’idea scorretta di “regionismo”, che è una bestia senza pensiero; che ruba, spende male e mette a soqquadro i diritti».Secondo Domenico Iscaro, presidente nazionale Anaao-Assomed: «Nel corso dell’ultimo decennio le Regioni, in coerenza con una politica federalista e obbligate dai tagli al finanziamento alla sanità previsto dalle leggi di stabilità, hanno avviato profonde trasformazioni dell’offerta dei servizi sanitari. In particolare, adottando nuovi modelli organizzativi della rete assistenziale, centrato sulla integrazione a rete degli ospedali». E’ fondamentale che la sfida della compatibilità «si misuri sul terreno organizzativo, assegnando alla clinical-governance un indispensabile ruolo centrale per coniugare sviluppo e qualità dei servizi». «La modifica del titolo V della Costituzione è di vitale importanza per assicurare a tutti i cittadini, ovunque essi risiedano, uguali diritti per la tutela alla loro salute», ha detto Francesco de Lorenzo, presidente Favo. «Tali diritti, oggi, sono sostanzialmente negati con conseguenti inaccettabili disparità che vanno dall’accesso ai farmaci, a quello dell’assistenza domiciliare, dalla terapia del dolore alle cure palliative. L’unico strumento per consentire un’inversione di questa tendenza, è l’esercizio dei poteri sostitutivi dello Stato nei confronti delle Regioni per garantire il rispetto pieno e totale dei Lea». «Ripensiamo ad una programmazione sanitaria a livello nazionale».Parola di Vincenzo Antonelli, Università Luiss Guido Carli. Secondo l’esperto, infatti, «dobbiamo riappropriaci del termine: “garanzia”. Ma non solo nel processo di cura, ma anche in quello di monitoraggio». E fa una riflessione sul tema delle differenze: «Impariamo a raggiungere gli obiettivi, ma con una sana differenziazione. Perché dovremmo essere in grado di governare le differenze, non di abbatterle». Un termine che crea non poche perplessità, secondo Pierluigi Russo, direttore ufficio coordinamento Osmed e attività Hta presso Aifa, è quello della “programmazione”. «Viviamo in un momento storico in cui l’aspetto economico-finanziario è il fulcro di tutte le criticità e su questo bisogna fare riflessioni approfondite». Ma non va dimenticato «che gli aspetti della programmazione e degli acquisti sono fondamentali per tutto il comparto sanitario». «Registriamo, ad oggi, un allargamento della forbice delle disuguaglianze», ha dichiarato Carla Colicelli, vice-direttore Censis. E, in queste disuguaglianze, «sono coinvolti tutti i settori. Offerta dei servizi, tempi di attesa, qualità delle prestazioni». Per Carla Colicelli, «serve una revisione della modalità di gestione della sanità territoriale. In quanto la sostenibilità deve essere intesa in termini economici ma, soprattutto, sociali». Per Marino Nonis, direttore sanitario Ospedale Cristo Re: «Oltre all’art, 117 e 32 della Costituzione, è bene rivisitare anche l’Art. 97; cioè l’accesso alla Pa, il rapporto tra pubblico e privato e di accreditamento». «In attesa delle grandi riforme istituzionali, come quella del Titolo V della Costituzione», dichiara Stefano Rimondi, presidente di Assobiomedica, «ci auguriamo che il Patto per la Salute non resti lettera morta, ma rappresenti il primo passo verso un cambiamento del sistema sanitario che prevede il riaccentramento di numerose materie sul piano nazionale, garantendo uniformità sull’intero territorio».Mario De Curtis, Società Italiana Pediatria (Sip): «Tutti i bambini del mondo dovrebbero essere uguali, ma in Italia non lo sono». Oggi, l’assistenza sanitaria si presenta in Italia come un diritto a contenuto altamente variabile a seconda della Regione nella quale si ha la sorte di nascere e di vivere». Ancora molte le disuguaglianze regionali, tra cui: «Mortalità neonatale ed infantile, organizzazione delle cure perinatali, screening neonatali per malattie metaboliche, vaccinazioni, assistenza oncologica e cure palliative». Anche secondo Francesco Conti, Medtronic serve una «riorganizzazione della programmazione regionale. Dobbiamo lottare per abbattere due sanità differenti e impari, tra nord e sud». L’Hta, oggi, sostiene Conti, «è quasi una parola “magica” che, però, deve essere ben coordinata, gestita, centralizzata e condivisa. Non è possibile interpretare l’Hta in tanti modi differenti». Roberto Giannuzzi, Baxter ha spiegato: «La nostra tradizione si basa su oltre 80’anni di innovazioni nel settore sanitario. Ogni giorno lottiamo per aiutare e trattare migliaia di persone affette da malattie rare, quali emofilia e immunodeficienze primitiva». Dunque, è fondamentale: «Tutelare il diritto alla salute ed un accesso rapido e adeguato ai farmaci innovativi e salvavita».
Secondo Elio Borgonovi, presidente Cergas: «Sicuramente è rilevante intervenire sul titolo V anche con riferimento alla revisione delle funzioni, competenze e poteri dello Stato e delle Regioni in tema di tutela della salute. Tuttavia, è altrettanto importante, anche se mai affrontato, il tema delle conoscenze, competenze e capacità necessarie per gestire le nuove relazioni che si andranno a definire». «Per garantire ciò che stabilisce l’art. 32 delle Costituzione», ha dichiarato Franco Vimercati, presidente Fism: «Dobbiamo ripristinare la centralità nazionale dei requisiti strutturali, organizzativi, professionali e tecnologici; che sono la base per poter garantire una uniformità minima su tutto il territorio nazionale».Per realizzare questo traguardo è importante: «Riconoscere il ruolo delle società scientifiche che devono essere accreditate presso le istituzioni e possedere una valenza nazionale, con compiti formativi in loco o con metodologia Fad, condivisa a livello nazionale. Nonché definire, con il loro supporto scientifico, gli standard nazionali in grado di assicurare, da un lato, la salute dei cittadini e, dell’altro, la corretta modalità di lavoro dei sanitari coinvolti». Anche per Pierluigi Ugolini, Sivemp: «Il federalismo sanitario ha aperto un fronte di assoluta asimmetria che rischia di depotenziare l’articolo 32 della Costituzione. Non si generano risparmi che consentono di incrementare le prestazioni, si riducono le prestazioni per insufficienza dei fondi disponibili. Assistiamo, così, ad una incompleta applicazione dei Lea, anche per la mancanza di assetti organizzativi uniformi». Maria Grazia Cattaneo, vice-presidente Sifo: «Il Ministero della Salute deve essere il nostro riferimento centrale, una guida programmatica per le attività». Ed ha posto l’accento sull’importanza dei giovani: «Che vanno affiancati in maniera costruttiva ed intelligente, lasciando loro la libertà di pensiero».
Ed ha aggiunto: «Analizziamo con coerenza tutte le criticità ancora irrisolte in materia di salute. E, laddove dobbiamo legiferare, facciamolo in modo serio ed appropriato». Francesco Bartolozzi, Usi: «Serve integrazione e sinergia delle eccellenze dei settori pubblico e privato, al fine di superare la mediocrità del Ssn. L’obiettivo dell’efficacia delle prestazioni può essere raggiunto mediante il coinvolgimento dell’utente-paziente per comprendere quale prestazione sia più idonea e come erogarla».
«La centralità dello Stato», suggerisce Roberto Barbieri, segretario nazionale Movimento Consumatori, «non va rivista solo come concetto tecnico-giuridico, ma come recupero dei diritti che garantiscano investimenti a favore della prevenzione e della ricerca, per raggiungere uguaglianza ed efficienza». Al termine dei lavori, Claudio Gustavino, Irccs San Martino di Genova ha affermato, con forza, la necessità di:«Ritrovare una appropriatezza di comportamenti. E, per far questo, dobbiamo recuperare le competenze».

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Federalismo: la nuova tassa comunale

Posted by fidest press agency su domenica, 30 ottobre 2011

rifiuti

Una nuova stangata per i cittadini determinata dall’attuazione del federalismo o la rivoluzione nella tassazione dei servizi locali? Ancora non si sa molto di quelli che potranno essere gli effetti della RES (Rifiuti e servizi) la nuova tassa comunale elaborata dai tecnici del Dipartimento per la Semplificazione Normativa, ma sottolinea Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti” – l’unica certezza è che è destinata a sostituire la TARSU e la TIA, rispettivamente Tassa per lo smaltimento dei rifuti solidi urbani e la Tariffa di igiene ambientale. La novità è contenuta in un decreto legislativo approvato dal Consiglio dei Ministri del 24 ottobre 2011 che contiene le ultime norme correttive in materia di federalismo. Un’altra certezza è costituita dal fatto che il nuovo tributo comunale entrerà in vigore a partire dal 2013 e comprenderà, oltre alla tassa ambientale per lo smaltimento dei rifiuti, anche una quota per la sicurezza, l’illuminazione e la gestione delle strade (manutenzione e pulizia). La componente “rifiuti” sarà proporzionata “alle quantità e qualità medie ordinarie di rifiuti prodotte per unità di superficie, in relazione agli usi e alla tipologia di attività svolte” mentre la componente “servizi” sarà calcolata in base al valore dell’immobile attraverso un’aliquota comunale.
Inoltre, dovrebbero essere previste agevolazioni ed esenzioni in base al reddito e all’eventuale sovrapposizione con altri tributi (Ici e Imu).

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Aiccre su abolizione province

Posted by fidest press agency su domenica, 11 settembre 2011

Italian Senate

Image via Wikipedia

L’AICCRE ribadisce il suo pieno appoggio alle proteste di ANCI, UPI e Conferenza delle Regioni che in una lettera al Governo hanno definito insostenibile la manovra economica ed invita anch’essa il Governo a riprendere il dialogo con tutti i livelli dei poteri territoriali. “Gli Enti locali e regionali e le Associazioni che le rappresentano hanno dimostrato non solo un alto senso di responsabilità ma anche una capacità propositiva: il loro sforzo va premiato”. Lo hanno detto Vincenzo Menna ed Emilio Verrengia, rispettivamente Segretario generale e Segretario generale aggiunto dell’AICCRE. “La manovra del Governo che investe gli Enti locali e regionali avrà pesanti ripercussioni sui servizi essenziali per i cittadini ed inoltre appare confusa sotto il profilo delle riforme istituzionali e non centra nemmeno lo scopo della riduzione della spesa pubblica”. Anzi, continuano i Dirigenti AICCRE: “la cancellazione delle Province rischia solo di far aumentare gli Enti territoriali di gestione e le spese conseguenti”. L’AICCRE, in particolare, sostiene “che il dibattito sull’abolizione delle Province non deve essere collocato sul piano del risparmio della spesa pubblica ma su quello squisitamente politico: l’abolizione significherebbe un grave ridimensionamento della rappresentanza politica dei territori”. Menna e Verrengia precisano: “non si tratta di salvaguardare questo o quell’altro livello di Ente locale, ma di organizzare il discorso in un quadro più ampio di Riforme strutturali che preveda finalmente anche nel nostro Paese un federalismo autentico, solidale e cooperativo. L’autentico federalismo si avrà soltanto con un rinnovato Senato che sia espressione delle Autonomie e delle Regioni. All’interno delle Regioni deve essere inoltre istituito il Consiglio delle Autonomie locali, in modo da non sostituire al centralismo dello stato quello regionale”.

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A rischio il federalismo

Posted by fidest press agency su lunedì, 5 settembre 2011

Da comuni, regioni e province parte una protesta unitaria contro la Manovra di agosto: non solo il provvedimento, che ha iniziato l’iter parlamentare, sembra far tramontare il federalismo fiscale, ma mette a serio rischio default Regioni e Asl, già tartassate dalla Manovra di luglio. Secondo l’emendamento presentato settimana scorsa in commissione Bilancio del Senato, il taglio dei trasferimenti previsto dal provvedimento sarà ridotto di 1,8 miliardi di euro, contro i 3 miliardi inizialmente promessi. La soluzione trovata dal Governo sarebbe quella di destinare agli enti locali gli introiti della Robin Hood tax, l’addizionale Ires applicata alle aziende energetiche, con un meccanismo per altro non automatico: il ministero dell’Economia dovrà prima accertare i maggiori introiti per poi girarli agli interessati. Lo sconto non piace ai rappresentanti di Regioni, Anci e Upi, che vedono compromessa l’erogazione di servizi fondamentali per i cittadini: dall’assistenza sanitaria, al welfare, alle infrastrutture. Per oggi sono, infatti, previsti una serie di incontri con Renato Schifanie tutti i capigruppo del Senato e la partecipazione unitaria alla manifestazione contro la Manovra. Tra le forme di protesta, il sistema delle autonomie sta pensando alla consegna al Governo dei contratti di servizio con Trenitalia e le aziende di trasporto locali, dato che non è più in grado di onorarli. Mercoledì invece i governatori si danno appuntamento per presentare una proposta di riforma sui costi delle istituzioni. (fonte farmacista33)

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Unus pro omnibus, omnes pro uno

Posted by fidest press agency su domenica, 4 settembre 2011

Struttura della vecchia Confederazione Svizzer...

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Questo, è il motto della Confederazione Svizzera, o Schweizerische Eidgenossenschaft, o Confédération Suisse. Ecco il più antico, realizzato, funzionante, efficace nonchè unico stato comunitario europeo, basato sul federalismo e su di una multietnicità ed una multiculturalità riuscita, realizzata. Il sogno di una Grande Europa unita, economicamente forte, socialmente soddisfatta e rispettosa delle identità comunitarie, nazionalistiche e popolari che la compongono, è naufragato invece nella creazione di un enorme pachiderma politico-burocratico, oggi miseramente fallito che è chiamato Unione Europea. Il duopolio franco-tedesco torna ad impugnare saldamente quanto direttamente le redini dei paesi europei, sollevando di fatto il parlamento europeo ed esautorando effettivamente la commissione europea di ogni potere e funzione. Le due anime offrono aspetti differenti e talvolta incompatibili nelle visioni politiche, soprattutto in materia di politica estera, tali differenze, emergono evidenti come nel caso libico. Ma nonostante queste diversità, Germania e Francia continuano a governare una Europa spenta e balbettante, ad alto rischio di fall out. Nel modello elvetico, tali differenze vengono assorbite, masticate, digerite, per offrire infine una unicità politica nella diversità socio-comunitaria, unendo ciò che è differente. Ma l’Europa sembra ignorare la prospettiva del modello elvetico come storica piattaforma pacifica e matura dello stare insieme delle tradizionali identità europee, nel pieno rispetto reciproco, nel pieno e consapevole stare insieme. Uno per tutti, tutti per uno. Certo, tale pensiero estensivo ha pur dei limiti, in effetti, come nel caso della cultura napoletana, partenopea e campana in generale, laddove l’unica regola rispettata è solo in parte rintracciabile nel motto elevetico: tutti e tutto per uno, per me; e che il prossimo si fotta, se no lo fotto proprio io. Ma, a parte queste differenze incolmabili, queste incompatibilità assolute e definitive, il modello unitario elvetico offre molti aspetti positivi nella visione di una Europa unita con il modello svizzero, confederata, libera e indipendente allo stesso tempo.. Ecco tratteggiato con molta superficialità un possibile scenario evolutivo europeo, nella incarnazione di un mito sociale e di cittadinanza come quello elvetico, immutabile e granitico nel tempo, a dispetto di ogni fenomenologia esogena. Un messaggio lanciato in mare all’interno di una bottiglia. (Gustavo Gesualdo alias Il Cittadino X in sintesi)

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Alemanno: manovra insostenibile

Posted by fidest press agency su giovedì, 7 luglio 2011

«Pieno appoggio alla posizione espressa oggi dal’Ufficio di Presidenza dell’Anci. La manovra presentata dal Governo non è sostenibile per i Comuni italiani ed è quindi necessario un profondo ripensamento che la modifichi sostanzialmente. L‘Anci ha tutto il dovere e il diritto di rappresentare la drammatica situazione in cui versano tutti i Comuni italiani e che mina in profondità qualsiasi effettiva applicazione dei principi del federalismo fiscale e istituzionale. Mi auguro che il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, risponda alla presidenza dell’Anci convocando al più presto un incontro per individuare i necessari emendamenti alla manovra in corso di approvazione». Lo dichiara il sindaco di Roma, Gianni Alemanno.

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Manovra: dal governo il più falso dei federalismi

Posted by fidest press agency su sabato, 2 luglio 2011

“Dopo tutte le parole, le chiacchiere, i roboanti annunci e le tantissime promesse arrivano i fatti: con la manovra ci saranno più tasse per i cittadini e le imprese e meno risorse per gli enti locali. Nonostante nel programma elettorale Lega e PDL avessero promesso di trasferire molte più risorse ai comuni, i dati raccontano un’altra realtà: prendendo come riferimento i trasferimenti dell’anno 2010, i comuni sopra i 5000 abitanti hanno subito un taglio del 11,5% delle risorse nel 2011 e del 19,5% nel 2012. Inoltre, se è vero quello che leggiamo nella bozza della manovra in queste ore in discussione, sempre rispetto ai dati del 2010, nel prossimo triennio la riduzione raggiungerà il 29% delle risorse nel 2013 e il 20% nel 2014. Considerando che gli enti dovrebbero essere autonomi, e quindi regolarsi sulle proprie entrate, viene da chiedersi su cosa potranno effettuarsi questi tagli. La risposta è molto semplice: sul fondo di riequilibrio e sul fondo perequativo, riducendoli al minimo. Mi auguro che su questi dati sia fatta in extremis una correzione di rotta, perché pensare che i comuni riusciranno a reggere tagli così drastici, assicurando i servizi ai cittadini e dovendosi basare solo sulle entrate che proverranno, di conseguenza, esclusivamente da questi stessi cittadini, è quanto meno illusorio. Illusorio e anche ingiusto, dato che saranno maggiormente colpiti gli enti più virtuosi, che faranno molta fatica a superare il biennio 2012/2013. È, questa, la dimostrazione che la fiscalizzazione delle entrate, tanto a lungo sbandierata dai federalisti della domenica, è in realtà fittizia, come fittizio è il federalismo voluto dal governo. Facile capire come mai il ministro Tremonti abbia insistito affinché le entrate passassero da Roma. Più difficile spiegarsi perché la Lega abbia accettato questa farsa”. Lo scrive sul sito di TrecentoSessanta Marco Stradiotto, senatore PD, componente della Commissione Bicamerale sul Federalismo.

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Disomogeneità del federalismo

Posted by fidest press agency su martedì, 28 giugno 2011

Da quando è entrato in vigore, il decentramento regionale delle competenze sulla sanità ha comportato un ampliamento significativo delle differenze fra Regioni, con un federalismo che rischia di travolgere i territori più deboli, perché è portato avanti senza fare sì che gli standard di costo e servizio delle eccellenze diventino un dato comune. La denuncia è di Paolo Tagliavini, presidente di Federfarma Servizi, intervenuto al convegno di giovedì scorso “Federalismo e distribuzione farmaceutica. I criteri di misurazione dell’efficienza”. «Come distribuzione farmaceutica» spiega Tagliavini, «ci auguriamo il superamento della frammentarietà dell’assistenza e degli squilibri territoriali, non solo tra regione a regione, ma anche tra le Asl». Frammentarietà di cui non mancano esempi: «Basti pensare che i farmaci a base del principio attivo bicalutamide, utilizzati per la cura del carcinoma alla prostata, vengono distribuiti per la quasi totalità in farmacia nel Lazio, in Puglia, in Lombardia e in Basilicata, mentre passano quasi totalmente per le Asl in Abruzzo e Molise. Per quanto riguarda poi i pazienti affetti da sindrome coronarica, una patologia in forte diffusione, possono curarsi quasi completamente nei presidi sul territorio in Piemonte, Val d’Aosta e Basilicata, mentre in Abruzzo e Molise devono recarsi presso le Asl, dove vengono distribuiti l’80% dei medicinali per questa malattia». E ancora: i farmaci a base di aripiprazolo, per il trattamento della schizofrenia, sono disponibili in farmacia per la quasi totalità in Liguria, Lazio, Abruzzo e Molise, mentre in Campania per oltre il 50% sono erogati dalle Asl. «È alla luce di questa situazione che riteniamo si debba fare ancora molto per garantire un accesso uniforme all’assistenza sanitaria su tutto il territorio nazionale, superando l’attuale frammentazione del sistema distributivo».

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Sportello dei diritti contro caro-federalismo

Posted by fidest press agency su lunedì, 27 giugno 2011

È proprio vero: gli effetti del federalismo fiscale s’iniziano a fare sentire ed anziché comportare una diminuzione della pressione fiscale vanno a colpire soprattutto quella che è ormai considerata una nuova categoria di contribuenti, i “contribuenti della strada”. Infatti, quello che la Lega voleva per propria costituzione, ossia un nuovo modello di fisco decentrato, sta andando progressivamente a “bastonare” proprio gli automobilisti perché in diverse regioni e provincie segnano aumenti generalizzati le aliquote territoriali delle imposte su I.p.t., sulla benzina ed R.c.Auto. Ma è proprio su quest’ultima che vale la pena soffermarsi per constatare gli effetti deleteri della “federalizzazione” delle imposte. Numerosi enti provinciali da Nord a Sud a partire da quelli di Alessandria, Benevento, Bologna, Chieti, Cremona, Pescara e Vibo Valentia sino a quello di Lecce, quest’ultimo sull’orlo del dissesto, stanno dando seguito a quanto concesso dal decreto attuativo sul fisco regionale e provinciale, approvato a fine marzo, che consente alle province la possibilità di aumentare del 3,5% l’addizionale relativa alla tassazione sulla polizza auto che già è pari al 12,5%. Risulta evidente che gli aumenti sono la conseguenza non occultabile dei tagli lineari dei trasferimenti governativi che hanno ancor più messo in difficoltà gli esangui bilanci di questi enti che sembrano sempre più inutili se non nel rappresentare una pesante voce di spesa per il bilancio generale dello stato. Alla luce di quanto sta accadendo, se l’intento dei promotori padani era quello di liberare il Nord dal “peso” del Sud, bè, appare sempre più chiaro che gli effetti non sono quelli voluti anche perché anche le province del settentrione stanno utilizzando le nuove regole per aumentare per quanto gli è possibile le aliquote dei prelievi locali. Quindi, altro che maggiore autonomia nella gestione delle entrate e nelle spese. Si taglia a livello centrale, si moltiplicano gli enti impositori, si incrementa la pressione fiscale per i cittadini: è questa la conseguenza del ricatto del federalismo voluto dalla Lega e concesso dal governo in cambio di qualcos’altro. Secondo Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti”, poiché le conseguenze volute dal partito del “Carroccio” con l’attuazione del federalismo, stanno causando un malessere generalizzato da Nord a Sud, mentre non risulta che vi sarà almeno nel medio termine un miglioramento delle condizioni degli enti locali che da una parte subiscono i tagli di Roma e dall’altra sono costretti ad attingere dalle tasche dei cittadini, è giunta l’ora di pensare a concrete azioni per restituire un assetto più efficiente e meno costoso della macchina dello Stato. La prima, a parere dello scrivente, dovrebbe essere proprio quella di andare ad abrogare le province.

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Federalismo, sussidiarietà ed evasione fiscale

Posted by fidest press agency su venerdì, 24 giugno 2011

Venezia 27 giugno 2011, ore 11.00 Sala Europa di Unioncamere del Veneto via delle Industrie 19/c – PST Vega Edificio Lybra Fra gli argomenti trattati dallo studio spiccano la mappa del residuo fiscale, il relativo impatto sui consumi delle famiglie e un quadro aggiornato sull’evasione fiscale con un raffronto fra le regioni italiane ed europee. La ricerca sarà presentata dalle relazioni tecniche di Gian Angelo Bellati, direttore Unioncamere del Veneto, e Serafino Pitingaro, Centro Studi Unioncamere del Veneto. Saranno presenti:
Clodovaldo Ruffato presidente del Consiglio regionale del Veneto;
Franco Manzato assessore regionale all’Agricoltura;
Luca Antonini professore di Diritto Costituzionale Tributario all’Università di Padova e presidente della Commissione paritetica per l’attuazione del federalismo fiscale.
Giovanni Parente giornalista de Il Sole 24 Ore

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Dall’Unione europea all’unione degli europei

Posted by fidest press agency su mercoledì, 18 Maggio 2011

Milano Venerdì, 20 maggio – ore 15 Parlamento Europeo – Sala Conferenze (2° piano) Palazzo delle Stelline – Corso Magenta, 59 Dibattito Dall’Unione europea all’unione degli europei La Société Européenne de Culture – Venise organizza un dibattito sul tema della cittadinanza europea dal titolo “Dall’Unione europea all’unione degli europei”. L’evento è in collaborazione con l’Università degli Studi di Milano e l’Università Cattolica del Sacro Cuore insieme con il Centro Studi sul Federalismo. L’incontro sarà ospitato presso la Sala conferenze dell’Ufficio d’Informazione a Milano del Parlamento europeo, in Corso Magenta n. 59 (2° piano). Con l’occasione sarà presentato il secondo numero della rivista internazionale “Comprendre – Revue de politique de la culture”,dedicata al tema oggetto del dibattito. Hanno accettato di partecipare all’incontro, oltre agli On.li Magdi Allam e Vittorio Prodi, Antonio Padoa Schioppa, Valerio Onida,Alberto Quadrio Curzio.

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Il federalismo separatista della Lega

Posted by fidest press agency su sabato, 14 Maggio 2011

“Siamo alle ultime battute della campagna elettorale e per mantenere fede alle promesse fatte al suo elettorato la Lega non rinuncia all’ennesima provocazione riproponendo la già minacciata diaspora dei ministeri, il trasferimento al Nord ma soprattutto l’abbandono della Capitale”. Lo afferma il senatore PD Raffaele Ranucci. “Sono temi importanti – sottolinea Ranucci – che non possono essere oggetto di campagna elettorale. Le prerogative della capitale sono all’interno del decreto su Roma Capitale che ha avuto parere positivo dalla commissione bicamerale sul federalismo. La Lega se lo ricorda?” “Piuttosto è ora che il governo dica una parola chiara e definitiva su quali sono le sue reali intenzioni su Roma. Per questo chiediamo che nel secondo decreto attuativo sia chiaro, scritto nero su bianco, che i ministeri resteranno a Roma, anche a conferma dello status di moderna capitale che proprio quel decreto gli conferirà. Noi pensiamo che sia una richiesta legittima, soprattutto a tutela di Roma e delle centinaia di migliaia di romani che lavorano nei ministeri. E’ per questo che chiediamo anche al sindaco Alemanno di far sua questa richiesta e soprattutto – conclude Ranucci – di impegnarsi presso il governo affinché venga soddisfatta”.

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Prime stangate del federalismo fiscale

Posted by fidest press agency su domenica, 24 aprile 2011

Il decreto sul federalismo fiscale regionale e provinciale approvato il 31 marzo, infatti, ha sbloccato le addizionali e previsto le addizionali comunali Irpef, anticipando la possibilità di  esosi rincari per l’imposta provinciale di trascrizione, ovvero il tributo che si paga sui passaggi di proprietà delle autovetture nuove e usate, con punte che secondo gli analisti toccheranno ben il 600% rispetto a prima dell’approvazione del suddetto decreto.   In particolare la misura di cui Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti”dà notizia, è contenuta nell’art. 13 – Tributi connessi al trasporto su gomma -, comma 5-bis del decreto sul federalismo. La nuova normativa prevede la cancellazione del vantaggio fiscale previsto per chi acquista un veicolo nuovo o usato da un concessionario. Come è noto, infatti, fino a prima dell’entrata in vigore del federalismo fiscale, l’acquisto da un soggetto Iva – ovvero un concessionario – era soggetto all’imposta provinciale di trascrizione in cifra fissa e che variava da provincia a provincia nell’importo compreso tra151 a 196 euro, indipendentemente dalla potenza del veicolo. Per l’acquisto da privato a privato, il trattamento fiscale era proporzionale alla potenza in kilowatt , variando da 196 euro per 54 kw fino ad un massimo di 1.026 euro per i veicoli più potenti.   Con l’introduzione della nuova disciplina tale differenza viene di fatto abrogata con la conseguenza che l’imposta di trascrizione sarà proporzionale alla potenza fiscale dell’autovettura ed a pagarne le conseguenze saranno quindi i cittadini che acquistano dal concessionario costretti a pagare come se acquistassero da un privato. A guadagnarci saranno le Province che secondo le stime incasseranno dall’applicazione del nuovo regime dell’IPT ben 300-400 milioni di euro ed i cittadini non possono che ringraziare per questa nuova stangatala Lega e l’attuale governo.

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Il pd e il governo locale

Posted by fidest press agency su venerdì, 25 marzo 2011

Torino 26 marzo 2011, a partire dalle ore 9.30, presso la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo (Via Modane, 16), si svolgerà il convegno “Il pd e il governo locale” organizzato dal Partito Democratico del Piemonte per discutere e approfondire il federalismo municipale, la Carta delle Autonomie e i problemi che si trovano ad affrontare i Comuni del Piemonte.  Introducono Gianfranco MORGANDO (Segretario Regionale PD Piemonte) ed Andrea GIORGIS (Presidente PD Piemonte).  Intervengono Lorenzo GENTILE (Responsabile Enti Locali PD Piemonte), On. Marco CAUSI (Vicepresidente Commissione Bicamerale sul Federalismo Fiscale), Sen. Mauro Maria MARINO (Commissione Affari Costituzionali del Senato), Maurizio MARELLO (Sindaco di Alba), Piero FASSINO (Candidato Sindaco del Centrosinistra per la Città di Torino) ed Amalia NEIROTTI (Presidente Regionale ANCI). Conclusione dei lavori: Claudio MARTINI  Presidente Forum Autonomie Locali PD NazionaleSiamo ad un passaggio cruciale: uscire dai localismi e dalla frantumazione, e fare del sistema delle autonomie uno dei perni della ricostruzione della nostra società e della nostra economia. Per questo il federalismo è importante: è destinato a incidere profondamente non soltanto sugli aspetti fiscali ed amministrativi, ma sullo stesso ruolo delle amministrazioni provinciali e comunali, e sulla loro capacità di legare insieme lo sviluppo delle comunità locali e la prospettiva di quella nazionale. Siamo di fronte ad una sfida che il Partito Democratico vuole giocare fino in fondo. La stessa proposta di apertura di una fase “costituente”, che è il perno della linea politica nazionale del PD, tiene al suo interno il tema del federalismo. Proprio per questa ragione il PD ha preso la cosa molto sul serio: abbiamo contribuito alla approvazione della legge generale di delega, e abbiamo partecipato con impegno alla discussione sui decreti delegati di attuazione. Siamo molto delusi per il risultato, soprattutto per il decreto sul federalismo municipale. Non c’è nessun passo avanti, né sul piano della reale autonomia fiscale e tributaria né su quello di un nuovo ruolo delle amministrazioni comunali.

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Federalismo: Idv vota contro

Posted by fidest press agency su giovedì, 24 marzo 2011

“L’Italia dei Valori ha votato contro il parere ad decreto sul federalismo fiscale. Il testo è palesemente raffazzonato, buttato giù in evidente fretta e con inaccettabile superficialità, con l’unico scopo di far contenta la Lega”. Lo dice in una nota David Favia, capogruppo Idv in commissione Affari Costituzionali. “Al di la poi della questione politica – aggiunge Favia –  ci sono una serie di nodi nel testo. Quello che non possiamo assolutamente accettare è la duplicazione delle tasse a livello regionale. E’ inaudito che questo governo tenti sistematicamente di mettere le mani nelle tasche dei cittadini”.

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Mancato accordo regioni su federalismo

Posted by fidest press agency su venerdì, 4 marzo 2011

“Il mancato accordo tra governo e Regioni sul federalismo è la dimostrazione del fatto che questo decreto non è altro che un pasticcio, una presa in giro e un peso per le regioni. Si tratta di un misero e malriuscito tentativo di ridare agli enti locali ciò che Tremonti ha sottratto loro, ma più che altro rappresenta per esse l’obbligo ad aumentare la pressione fiscale”. Lo dice in una nota Antonio Borghesi, vice capogruppo dell’Italia dei Valori alla Camera.

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