Susa Lunedì 29 maggio presso il Castello di Adelaide dalle 9.30 alle 12.30 si svolgerà un convegno, patrocinato dalla Città metropolitana di Torino dal titolo: “Processi di discriminazione e inclusione sociale: un’analisi culturale e scientifica sulla sessualità e identità di genere”. L’iniziativa nasce dal team di ProgressivaMente, centro clinico multidisciplinare con sede a Susa, che, vista la necessità delle nuove generazioni di approfondire sempre di più il tema della sessualità e dell’identità di genere, e viste le policies nazionali e internazionali sul tema propone un evento culturale e scientifico destinato gli allievi delle scuola secondaria di secondo grado del territorio di Susa. Interverranno: Roberto Melis, psicologo e psicoterapeuta presso il Centro ProgressivaMente; Gioacchino Orlando, assistente sociale presso associazione Quore, Valentina Cera, consigliera delegata alle politiche sociali e di parità della Città metropolitana di Torino, Don Gianluca Carrega, sacerdote biblista, direttore dell’Ufficio pastorale della cultura per la Diocesi di Torino e responsabile della Pastorale per le persone; Capitano Federico Mucciacciaro, comandante della Compagnia dei Carabinieri di Susa. Modera Elena Bardotti, psicologa dell’équipe del Centro multispecialistico per l’età evolutiva e adulta ProgressivaMente.
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Identità di genere e inclusione sociale: un convegno a Susa
Posted by fidest press agency su sabato, 27 Maggio 2023
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Convegno su medicina di genere nella scienza della fisioterapia
Posted by fidest press agency su venerdì, 31 marzo 2023
L’IRCCS Ospedale Galeazzi-Sant’Ambrogio di Milano, con la collaborazione dell’Associazione Italiana di Fisioterapia (AIFI), ha ospitato l’evento scientifico ‘Genders medicine in Physiotherapy Science – Medicina di genere nella scienza della fisioterapia’. Obiettivo dell’incontro è stato quello di informare sulla crescente consapevolezza delle necessità di salute determinate e associate al genere, condividere e programmare strategie di educazione, formazione, presa in carico e, infine, discuterne l’impatto sulla scienza della fisioterapia. L’evento ha coinvolto numerosi ricercatori ed esperti del tema in diversi campi della medicina, come la riabilitazione, la bioingegneria e la farmacologia. Dopo la presentazione del progetto a cura della dottoressa Martina Putzolu, vincitrice del bando ‘Women in Physiotherapy Science’, ha preso la parola la dottoressa Franca Di Nuovo, referente per la medicina di genere della regione Lombardia, componente dell’Osservatorio nazionale per la medicina di genere dell’Istituto superiore di sanità, che si è soffermata sulla medicina di genere in Italia e in regione Lombardia, dalla legge alla sua declinazione. Molto significativa anche la presenza dei Presidenti neoeletti dei quattro Ordini dei Fisioterapisti OFI della Lombardia, a sottolineare l’importanza del cammino comune tra rappresentanza della professione e società scientifica.”A cornice di questo evento- è intervenuta la dottoressa Greta Castellini, membro del consiglio direttivo nazionale di AIFI, Responsabile della promozione e sviluppo della ricerca in Fisioterapia- si è concluso l’evento con la cerimonia di consegna della pergamena alla vincitrice del bando ‘Women in Physiotherapy Science’ da parte dell’Avvocato Patrizia Polliotto, rappresentante di ‘Donne Leader in Sanità (LEADS)’ che ha patrocinato l’evento. Inoltre, a tutte le candidate partecipanti al bando è stato regalato un libro sulla medicina di genere quale augurio per una promettente carriera”.”Ci auguriamo che questo evento possa essere il primo di molti altri- ha poi affermato Gianola- perché abbiamo bisogno di prendere coscienza delle differenze associate al genere. Continueremo a promuovere iniziative come ‘Women in Physiotherapy Science’ per le giovani colleghe, affinché attraverso le opportunità, le informazioni e la conoscenza si possano appassionare alla scienza e, soprattutto, trovino occasione per fare network”. “Più siamo- ha concluso Gianola- più conseguiremo ottimi risultati, l’unico modo per garantire non l’uguaglianza ma l’equità di genere”.
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La ricerca in Europa, una questione di genere
Posted by fidest press agency su giovedì, 9 marzo 2023
Nel 2021 nei paesi dell’Unione europea si contano circa 638mila ricercatori universitari – un dato in aumento rispetto al 2012, quando erano meno di 515mila (+24%). Circa il 19% lavora presso università tedesche, ma la maggiore incidenza rispetto alla popolazione residente la registra la Danimarca, con oltre 300 ricercatori ogni 100mila abitanti. All’ultimo posto la Romania con meno di 32. L’Italia è al quart’ultimo posto con un dato inferiore a 100. Come evidenzia l’istituto europeo per l’uguaglianza di genere (Eige), le donne continuano ad affrontare maggiori difficoltà nel loro percorso professionale all’interno dell’ambito della ricerca. Incontrano più barriere, per esempio, nell’accesso ai fondi e alle posizioni di maggiore prestigio. Problematiche che si rispecchiano anche a livello contrattuale: nella maggior parte dei paesi Ue le ricercatrici sono più esposte al precariato rispetto ai loro colleghi uomini. Il divario più ampio si registra in Danimarca, dove è precario il 5,8% dei ricercatori uomini e il 15,3% delle donne.
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Robeco: Il miglioramento delle politiche di genere aumenta il PIL
Posted by fidest press agency su mercoledì, 8 marzo 2023
A cura di Audrey Kaplan, Portfolio Manager della strategia RobecoSAM Global Gender Equality Equities di Robeco. Sebbene le quote nei consigli di amministrazione siano strumenti di elevata visibilità per sensibilizzare l’opinione pubblica e ridurre i pregiudizi di genere, le aziende che vogliono davvero abbracciare la diversità e tutti i suoi vantaggi devono avere più donne nella C-suite (l’insieme dei dirigenti più importanti di una azienda). Alla fine dello scorso anno il Parlamento europeo ha imposto a tutte le società quotate nelle borse valori dell’UE di avere un minimo del 40% di donne nei loro consigli di amministrazione o almeno un terzo di donne come amministratori entro il 2026 Le società che non si adeguano devono “fare disclosure e spiegare” come il processo di selezione sia effettivamente obiettivo e non discriminatorio. Se le aziende non raggiungessero gli obiettivi e non fornissero sufficienti spiegazioni, potrebbero incorrere in multe e nel rifiuto dei candidati eletti al consiglio di amministrazione. Sebbene in alcuni Stati membri le quote siano già in vigore, la nuova legge rappresenta il primo requisito unificato e vincolante nella storia dell’UE. Il tasso di occupazione delle donne in età lavorativa nell’UE è del 66% e il 60% dei nuovi laureati sono donne. Tuttavia, nonostante le straordinarie credenziali e la presenza nella forza lavoro, la quota di donne nei consigli di amministrazione dell’UE di società quotate in borsa è solo del 31,5%.[3] In alcuni Stati membri questo dato scende a una singola cifra. La legge sottolinea l’impegno dell’UE per il “valore fondamentale” della parità tra uomini e donne. Ma non è solo una questione di valore sociale: è in gioco anche un significativo valore economico. Secondo l’Istituto europeo per le politiche di genere, il miglioramento dell’uguaglianza di genere aggiungerebbe fino al 9,6% al PIL pro capite dell’UE (o 3.000 miliardi di euro) entro il 2050 – contribuendo al PIL pro capite anche più delle riforme del mercato del lavoro e dell’istruzione. I legislatori dell’UE sperano che dare alle donne una voce unitaria ai vertici dovrebbe anche ridurre le disuguaglianze in termini di retribuzione, compensi e avanzamento per le donne al di fuori dei consigli di amministrazione. Ma le ricerche condotte finora rivelano che, sebbene le quote sensibilizzino l’opinione pubblica e migliorino la gestione e l’impegno dei consigli di amministrazione, fanno ben poco per incrementare l’uguaglianza di genere al di fuori dei consigli di amministrazione.[10] In Norvegia, il primo Paese a varare una legislazione nazionale di ampio respiro, la quota femminile nei consigli di amministrazione è balzata quasi oltre il 40%; tuttavia, le percentuali di dirigenti in alti profili e le retribuzioni sono rimasti invariati.
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Parità di genere in Europa e in Italia
Posted by fidest press agency su giovedì, 28 luglio 2022
Prima del 2020 il World Economic Forum stimava in 100 anni il tempo per la parità di genere. Oggi, per arrivare alla parità fra uomini e donne nel mondo, servono 132 anni. È quanto emerge dal Global Gender Gap Index 2022, il rapporto che misura il raggiungimento degli obiettivi di parità tra uomini e donne in diversi campi: la partecipazione economica, il livello di istruzione, la salute e la partecipazione politica. Colpa della pandemia e dell’aumento del costo della vita, che hanno riportato indietro la parità di genere di una generazione. Centoquarantasei le economie prese in considerazione, dove solo una su cinque ha colmato il divario di genere di almeno l’1% nell’ultimo anno. In testa alla classifica, per il 13 esimo anno consecutivo, l’Islanda: è il paese con il minor gender gap. Qui c’è la maggiore parità di genere al mondo. A seguire Finlandia, Norvegia, Nuova Zelanda e Svezia. Quindi Rwanda, Nicaragua, Namibia, Irlanda e Germania. Sono alla posizione 27 gli Stati Uniti. In fondo alla classifica l’Afghanistan, ultimo, preceduto da Pakistan, Congo e Iran. L’Italia rimane ferma al 63esimo posto, fra gli ultimi fra i paesi europei con Romania, Cipro e Grecia. La Germania è decima, la Spagna 17esima, la Francia 15esima. Il nostro paese viene dopo Uganda e Zambia e appena prima della Tanzania. Come se non bastasse, l’Italia resta “bassa” anche nella classifica regionale europea, insieme a Macedonia del Nord e Bosnia ed Erzegovina. Male il dato sulla partecipazione economica, che comprende tasso di partecipazione al mondo del lavoro, divario retributivo di genere, reddito da lavoro stimato, presenza delle donne tra funzionari, legislatori, alti dirigenti e professioni ad alta specializzazione. Complessivamente l’Europa ha il secondo livello più alto di parità di genere (76,6%) e segue solo il Nord America. Il vecchio continente ha globalmente un’attesa di 60 anni per colmare il divario. Globalmente, tornando al rapporto preso in esame, ci vorranno 155 anni per colmare il divario di genere nell’emancipazione politica e 151 per quello sulla partecipazione economica.
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Uguaglianza di genere: in Italia solo il 3% le donne CEO
Posted by fidest press agency su giovedì, 14 luglio 2022
La strada per la parità di genere in Italia è ancora lunga: tutti gli indicatori vanno nella stessa direzione, a partire dal tasso di occupazione. L’occupazione femminile si aggira intorno al 50%: in Francia è del 65% e in Germania supera il 73%. Il problema non riguarda però solo l’accesso all’occupazione, ma anche le condizioni di lavoro. Infatti, esse scontano tutta una serie di penalizzazioni nel mondo del lavoro, che persistono da lungo tempo e sono interrelate fra loro: le forme contrattuali instabili, il part time involontario, la sovraistruzione (disallineamento tra formazione e occupazione), il divario retributivo, e la segregazione professionale. Le diseguaglianze di genere, a livello verticale, secondo l’European Women on Boards del 2022, è del 35% la quota femminile nei Consigli di amministrazione di aziende, quotate e non, nel 2021. Solo il 3% invece le donne Ceo, contro il 4% nel 2020. Da un punto di vista orizzontale, secondo l’Istat (2013), per descrivere il 50% dell’occupazione maschile servono 51 professioni, mentre per descrivere il 50% di quella femminile ne bastano 18, contro le 22 nel 2002. “Certamente le donne appartenenti alle giovani generazioni hanno un atteggiamento diverso: sono più istruite (anzi, ormai hanno superato da tempo i coetanei come presenza fra i laureati) e le aspirazioni professionali sono inscritte stabilmente nel proprio orizzonte di vita – prosegue la Dott.ssa Volpi (Federica Volpi, Non adesso, non ancora. La difficile parità di genere tra vita e lavoro, Aracne editrice, Roma 2021) – Ma anche loro si scontrano con una serie di limitazioni ed ostacoli che spesso ne impediscono la realizzazione, in parte condivisi con i coetanei, in parte specificamente legati al genere. Di fatto, sussistono penalizzazioni e fattori di condizionamento classici che influiscono sui loro percorsi, come ad esempio, la già citata segregazione professionale. I dati di una ricerca che ho seguito personalmente negli ultimi anni, che ha coinvolto giovani italiani residenti in patria o all’estero, mostra che anche le giovani donne sono alle prese, ad esempio, con la segregazione professionale. Se nelle professioni ad elevata specializzazione le giovani donne del campione hanno quasi colmato il gap, circa il 55% dell’occupazione femminile giovanile è concentrato nelle mansioni esecutive di ufficio, nel commercio e nei servizi: quindi le occupazioni classiche per le donne”.
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La violenza di genere, compresa quella sessuale, è uno strumento di guerra molto diffuso
Posted by fidest press agency su lunedì, 20 giugno 2022
Anche se spesso rimane invisibile alla cronaca. Nel caso dell’Ucraina, le Nazioni Unite hanno già registrato 124 denunce di violenza sessuale ma non è difficile immaginare come i numeri siano molto più alti. Molte donne hanno troppa paura di denunciare a causa della probabile vittimizzazione che subirebbero e la probabile impunità dei carnefici. Lo stupro, la gravidanza forzata, il traffico di esseri umani e altri abusi sessuali diventano una tattica di controllo e umiliazione per le donne nei contesti di guerra che diventa una cicatrice invisibile ma permanente. ActionAid, attualmente impegnata nel sostenere le persone in fuga dall’Ucraina, sottolinea la necessità di fornire assistenza e accompagnamento alle donne che hanno subito violenza di genere e sessuale, sia all’interno dell’Ucraina sia nei Paesi in cui cercano rifugio. Tuttavia, in molti casi, i Paesi vicini non garantiscono servizi essenziali quali la gestione clinica dello stupro. Questo può avvenire per varie ragioni: mancanza di mezzi e di protocolli adeguati, mancanza di competenze e conoscenze o, come nel caso della Polonia, politiche molto restrittive in materia di salute e diritti sessuali e riproduttivi delle donne. È necessario che il personale delle organizzazioni e i funzionari di frontiera sappiano come assistere una persona che potrebbe aver subito violenza e sappiano come indirizzarla ai servizi appropriati. In questo senso, ActionAid sostiene la necessità di approcci che mettano le donne al centro dell’intervento, preservando la riservatezza, la sicurezza e la loro dignità. Nel protocollo della Gestione Clinica dello Stupro (CMR), infatti, uno dei primi passi è fornire alla paziente la profilassi post-esposizione (PEP) entro 72 ore. Il protocollo prevede la somministrazione di terapia antiretrovirale e antibiotici, con l’obiettivo di evitare malattie sessualmente trasmissibili e altre infezioni, e la fornitura della pillola contraccettiva d’emergenza. Tuttavia, i cosiddetti kit PEP non sono sempre disponibili, né nei Paesi ospitanti è sempre garantita un’assistenza medica specializzata. ActionAid sta lavorando insieme a organizzazioni femministe e guidate da donne per rispondere all’emergenza in Polonia, Romania, Moldova e Ucraina. Una parte del lavoro si sta concentrando sul rafforzamento della leadership e dell’autonomia delle donne nel processo decisionale, garantendo al contempo l’assistenza alle donne, alle ragazze e alle persone LGBTIQ+ che hanno subito violenze sessuali e di genere attraverso servizi multisettoriali (salute, sostegno psicosociale, assistenza legale e trasferimento di denaro incondizionato) nella loro lingua.
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Direttiva UE cancella ‘uomo’ e ‘donna’
Posted by fidest press agency su lunedì, 11 aprile 2022
«Per risolvere il divario retributivo tra uomini e donne l’Unione Europea propone una soluzione folle: eliminare uomini e donne. Secondo il Parlamento Europeo la direttiva sulla parità salariale richiesta dalla Commissione dovrebbe sostituire sistematicamente le parole “sesso” con “genere” e “uomini e donne” con “lavoratori di genere diverso”. Eliminare la differenza sessuale dalle norme significa disconoscere e calpestare proprio decenni di lotte per i diritti delle donne, in nome della neolingua gender politicamente corretta», il commento di Jacopo Coghe, portavoce di Pro Vita & Famiglia. «Una direttiva dell’UE è un atto giuridico con effetti diretti sulle legislazioni degli Stati Membri, questo crea un precedente pericoloso per l’uso della parola “genere” in sostituzione di “sesso”. Chiediamo quindi a tutti i decisori e politici europei di bloccare la direttiva e pretendere un dibattito equo che coinvolga tutti. Il Parlamento, infatti, ha anche deciso di bypassare il dibattito in plenaria e avviare direttamente i negoziati interistituzionali con gli altri organi legislativi dell’Ue, senza il voto di tutti i 705 eurodeputati, privando i parlamentari del diritto di discuterne e opporsi. Nel dettaglio – conclude la nota della Onlus – con l’emendamento n.10 si vuole modificare la dicitura “principi comuni per i lavoratori di sesso maschile e per quelli di sesso femminile” con “principi comuni neutri sotto il profilo del genere”. Nell’emendamento n.5, invece, si parla di “persone registrate legalmente come aventi un terzo genere, spesso neutro”».
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Divario retributivo di genere: legge UE per la trasparenza salariale
Posted by fidest press agency su sabato, 9 aprile 2022
Con l’approvazione del suo mandato negoziale, il Parlamento è pronto a avviare i negoziati con i governi UE sulla direttiva sulla trasparenza delle retribuzioni. Nel testo adottato, i deputati affermano di voler abolire il segreto salariare nelle clausole contrattuali. Propongono infatti che le aziende UE con almeno 50 lavoratori dovrebbero vietare le condizioni contrattuali che impediscono ai lavoratori di divulgare informazioni sulla loro retribuzione, ed invece divulgare ogni divario retributivo di genere esistente al loro interno. Gli strumenti per la valutazione e il confronto dei livelli retributivi e i sistemi di classificazione professionale devono basarsi su criteri neutrali sotto il profilo del genere, dicono i deputati.Se le informazioni sulle retribuzioni rivelano un divario retributivo pari o superiore il 2,5%, i datori di lavoro, in cooperazione con i rappresentanti dei lavoratori, dovrebbero condurre una valutazione delle retribuzioni ed elaborare un piano d’azione per garantire la parità.Inoltre, i deputati chiedono alla Commissione di creare una denominazione ufficiale per le aziende che non presentano un divario retributivo di genere.Il testo legislativo è stata approvato con 403 voti favorevoli, 166 contrari e 58 astensioni.I deputati sostengono la proposta della Commissione di spostare l’onere della prova sulle questioni legate alla retribuzione al datore di lavoro. Nei casi in cui un lavoratore ritiene che il principio della parità di retribuzione non sia stato applicato e porta il caso in tribunale, la legislazione nazionale dovrebbe obbligare il datore di lavoro a provare che non c’è stata discriminazione, piuttosto che il lavoratore. I negoziati sulla forma finale della legislazione potranno cominciare presto, dato che il Consiglio ha già approvato la sua posizione comune nel dicembre scorso.
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“La parità di genere, soprattutto nel lavoro, si costruisce partendo da istruzione e da formazione”
Posted by fidest press agency su lunedì, 25 ottobre 2021
Che da lì si deve partire lo dimostra anche il ridotto numero di donne che nel mondo universitario procedono con la carriera e il numero, ancora troppo esiguo, delle donne che hanno il ruolo di rettori. Il pericolo è che il gap di genere possa in futuro aumentare senza adeguata formazione femminile tenuto conto della evoluzione dei lavori nel futuro. Deve essere posto rimedio a tutto ciò”. A dirlo è Antonella Giachetti, presidente di Aidda, l’Associazione Imprenditrici e Donne Dirigenti d’Azienda.Giachetti ha commentato i dati raccolti da Ipsos per il Barometro 2021 sull’equità di genere, diffusi al Women’s Forum G20, a Milano. In particolare emerge che sono poche le giovani che studiano e lavorano nei settori Stem (Science, Technology, Engineering and Mathematics), considerati il futuro dal punto di vista occupazionale. Il 47% dei lavori tradizionali rischia infatti di scomparire e la maggior parte di questi posti (65%) sono occupati attualmente da donne.“In un piano di trasformazione del sistema c’è bisogno delle donne e del valore della cura di cui le donne sono naturalmente portatrici – ha aggiunto Giachetti -. Serve fare un salto di qualità, in modo da poter avere sempre più donne che studiano nei settori Stem: la tecnologia porterà sempre di più ad un minore impegno della risorsa del lavoro come sforzo fisico, ma questo processo trasformativo avrà bisogno di individui competenti, in grado di poter controllare le macchine monitorando che il loro utilizzo sia effettivamente sempre indirizzato al bene delle persone”.“È necessario dunque – ha concluso – colmare il divario tra sessi, anche per una vera ripresa economica: è un modo per portare la dimensione della cura nella società ed evitare condizioni squilibrate da un punto di vista sociale, ambientale ed economico”.
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I deputati chiedono che la violenza di genere diventi un crimine comunitario
Posted by fidest press agency su martedì, 21 settembre 2021
Bruxelles. i deputati hanno adottato un’iniziativa legislativa in cui chiedono una legge e delle politiche mirate per affrontare tutte le forme di violenza e discriminazione basate sul genere (contro donne e ragazze, ma anche contro le persone LGBTIQ+), sia offline che online. I deputati chiedono alla Commissione di elencare la violenza di genere come una nuova sfera di criminalità ai sensi dell’articolo 83(1) del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea, insieme ad altri crimini che devono essere combattuti su base comune come il traffico di esseri umani, di droga e di armi, il crimine informatico e il terrorismo.Il testo è stato approvato con 427 voti favorevoli, 119 contrari e 140 astensioni (maggioranza assoluta).Ciò servirebbe da base giuridica per una direttiva UE incentrata sulle vittime, che utilizzi gli standard della Convenzione di Istanbul e altri standard internazionali e dovrebbe includere in particolare: misure di prevenzione, anche attraverso programmi di istruzione sensibili alla dimensione di genere e reattivi agli aspetti intersettoriali servizi di sostegno, protezione e misure di risarcimento per le vittime misure per combattere tutte le forme di violenza di genere, comprese la violenza contro le persone LGBTIQ+; standard minimi di applicazione della legge; disposizioni per garantire che gli episodi di violenza di genere siano presi in considerazione nel determinare la custodia dei bambini e i diritti di visita; e cooperazione tra gli Stati membri e lo scambio di migliori prassi, informazioni e competenze. Inoltre, i deputati denunciano il femminicidio come forma più estrema di violenza di genere contro le donne e le ragazze e sottolineano che anche negare l’assistenza all’aborto sicuro e legale è una forma di violenza di genere. Oltre ai molti effetti negativi personali, sociali ed economici della violenza di genere, i deputati fanno notare che la situazione è esacerbata con la pandemia e che la mancata risposta sulla carenza di fiducia da parte delle vittime di violenza di genere nei confronti delle autorità di contrasto e del sistema giudiziario è un elemento che contribuisce in modo importante allo scarso numero di denunce. Un terzo delle donne nell’UE ha subito violenza fisica e/o sessuale. Circa 50 donne perdono la vita a causa della violenza domestica ogni settimana e il 75% delle donne in ambito professionale ha subito molestie sessuali.
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Parità di genere: Nasce “Femministi”
Posted by fidest press agency su lunedì, 5 luglio 2021
Una scuola di formazione politica per la parità di genere rivolta a dirigenti politici uomini. Nasce a Roma “Femministi! – Laboratorio per un altro genere di politica”, promossa e sostenuta da +Europa con i fondi del 2×1000 e partecipata, per ora, anche da PD, Azione, Verdi, Volt, Italia Viva, M5S e Lista Sala.L’iniziativa fa seguito alla prima esperienza varata lo scorso anno da +Europa, dal titolo “Prime Donne”, che aveva formato 23 aspiranti leader politiche.Il primo ciclo di due lezioni si terrà a Roma fino al 9 luglio 2021 nella sede dell’Istituto Luigi Sturzo (via delle Coppelle, 35). “Femministi!” prevede 15 ore di formazione, con laboratori che spaziano dalla valutazione d’impatto di genere delle politiche pubbliche, una metodologia richiesta dalla stessa Commissione europea per i programmi di spesa del Recovery Fund, all’applicazione della politica delle quote, passando per il “trattamento” che i media riservano alle campagne elettorali delle donne. Ai partecipanti sarà richiesto un impegno preciso volto a riprodurre i modelli condivisi durante il laboratorio, nell’ambito delle rispettive formazioni politiche.Il 9 luglio, dopo gli interventi della ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia, Elena Bonetti e di altre personalità impegnate nel settore delle pari opportunità, saranno consegnati 10 riconoscimenti per la parità di genere. Tra i premiati, la direttrice del Giornale Radio Rai e Radio1 Rai Simona Sala per la promozione della campagna “No Women No Panel – Senza donne non se ne parla”. A seguire, la senatrice Emma Bonino risponderà alle domande di Carlo Pastore. “Alla fine dell’esperienza dello scorso anno ci siamo rese conto che non sono le donne ad avere bisogno di una formazione specifica per fare politica – dichiara Costanza Hermanin, fellow dell’Istituto universitario europeo e fondatrice della scuola – Ci sono prassi escludenti e politiche pubbliche che rendono difficile il raggiungimento della parità, soprattutto in politica. Questi elementi devono essere portati all’attenzione degli uomini politici, perché ne prendano coscienza e affianchino le donne nella battaglia per la parità in politica, su cui l’Italia sconta un ‘gap’ più grande che in qualsiasi altro settore”.
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Parità di genere: la Commissione pubblica raccomandazioni per colmare il divario di genere nei settori culturali e creativi
Posted by fidest press agency su giovedì, 10 giugno 2021
Bruxelles. La Commissione ha pubblicato la relazione sulla parità di genere nei settori culturali e creativi, che contiene raccomandazioni e una panoramica di oltre 250 buone pratiche in tutta l’UE per migliorare le condizioni di lavoro delle donne in questi settori. La relazione, coordinata dalla Commissione europea ed elaborata da esperti degli Stati membri, fa parte del piano di lavoro del Consiglio per la cultura 2019-2022 ed evidenzia le principali sfide in questi settori, dagli stereotipi di genere alle molestie sessuali, dal divario retributivo all’accesso alle posizioni dirigenziali.Mariya Gabriel, Commissaria per l’Innovazione, la ricerca, la cultura, l’istruzione e i giovani, ha dichiarato: “I settori culturali e creativi influenzano i valori e gli atteggiamenti della nostra società. Nonostante gli importanti progressi nel miglioramento della situazione femminile, il successo delle donne incontra ancora ostacoli. Questa relazione giunge in un momento cruciale, in cui riapriamo i settori culturali e creativi e li ripensiamo affinché diventino più inclusivi e sostenibili dopo la pandemia di COVID-19. Le raccomandazioni ci aiuteranno a rimuovere questi ostacoli e a garantire che gli artisti e i professionisti dei settori creativi possano beneficiare delle stesse opportunità in tutta l’UE, a prescindere dal genere.” Oltre a fornire una panoramica della situazione relativa alla parità di genere nei settori culturali e creativi, compreso l’impatto della pandemia di COVID-19, la relazione contiene raccomandazioni dettagliate ed esempi di buone pratiche. Le raccomandazioni suggeriscono, ad esempio, di migliorare la raccolta di dati affidabili e comparabili sul divario di genere nell’UE. L’uso di un linguaggio che tenga conto della dimensione di genere, l’attuazione della parità sul luogo di lavoro, come pure l’integrazione della dimensione di genere nell’elaborazione dei bilanci e di tutte le azioni trasversali sono fondamentali per colmare il divario tra uomini e donne. L’attuazione di alcune raccomandazioni specifiche è già iniziata nel nuovo programma Europa creativa (2021-2027). La relazione completa e le informazioni supplementari sono disponibili online.
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Parità di genere
Posted by fidest press agency su martedì, 8 giugno 2021
Parma giovedì 10 giugno alle 17 sul canale YouTube Unipr. Chiara Saraceno converserà con Vincenza Pellegrino, docente di Politiche sociali e Sociologia della globalizzazione all’Università di Parma, sul Goal numero 5 dell’Agenda 2030, “Parità di genere”. Tra le sociologhe italiane più autorevoli e note, Chiara Saraceno è autrice di importanti studi sulla famiglia, sulla questione femminile, sulla povertà e le politiche sociali. Ha insegnato Sociologia della famiglia all’Università di Torino ed è stata professoressa di ricerca al Wissenschaftszentrum für Sozialforschung di Berlino. Ha fatto parte di due Commissioni governative sulla povertà. Collabora con diversi siti di informazione ed è editorialista dei quotidiani “La Repubblica” e “La Stampa”. Nel 2005 è stata nominata Grand’Ufficiale della Repubblica italiana dal Presidente Ciampi. Nel 2011 è stata nominata corresponding fellow della British Academy. “UNIPR On Air” è organizzata dall’Università di Parma ed è patrocinata dall’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile – ASviS e dalla Rete delle Università per lo Sviluppo sostenibile – RUS. La realizzazione è a cura del Centro per le Attività e le Professioni delle Arti e dello Spettacolo – CAPAS dell’Ateneo. L’intervista durerà mezz’ora e sarà on line sul canale YouTube dell’Università di Parma alle 17. Resterà poi on line anche successivamente, su YouTube, sul sito di “Facciamo conoscenza” https://www.facciamoconoscenza.unipr.it/ e sul sito del CAPAS al link https://www.capas.unipr.it/le-nostre-produzioni-video/
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Parità di genere nei libri di testo
Posted by fidest press agency su venerdì, 2 aprile 2021
Un tavolo di lavoro tra Università e impresa per analizzare il tema della parità di genere nei libri di testo per le scuole primaria e secondaria è la base dell’accordo stipulato tra il Gruppo Editoriale ELI e l’Università di Macerata, che hanno unito le forze per sviluppare il tema della parità, molto sentito oggi e importante da comunicare anche alle giovanissime generazioni.È stato così attivato un rapporto di collaborazione per studiare le questioni di genere e costituire un team che lavori su linee guida per la promozione delle pari opportunità nei testi pubblicati dal Gruppo Editoriale sulla base della ricerca che sarà co-progettata.L’Università identificherà gli esperti che coordineranno il gruppo di lavoro, mentre il Gruppo Editoriale non solo fornirà i testi da analizzare e parteciperà con proprio personale specializzato ai seminari organizzati dall’Ateneo, ma sosterrà anche la ricerca-azione con un finanziamento per tre borse di studio all’UniMC, così da creare un osservatorio sperimentale sul tema della parità di genere che faccia un monitoraggio delle pubblicazioni ELI e che potrà divenire permanente. A coordinare il progetto saranno Paola Nicolini, docente di psicologia dello sviluppo e dell’educazione all’Università di Macerata, e Beatrice Loreti, in qualità di responsabile editoriale della casa editrice La Spiga, interna al Gruppo ELI. Faranno, inoltre, parte del nucleo di ricerca e gestione le docenti Donatella Pagliacci, che insegna filosofia morale e Ninfa Contigiani, giurista e presidente del consiglio delle donne di Macerata, oltre a Simona Franzoni, Mafalda Brancaccio e l’Amministratore Delegato del Gruppo Editoriale ELI Michele Casali. “Questo accordo – commenta Casali – ci consente di alzare la nostra asticella, migliorando gli standard qualitativi di produzione editoriale. Il tema dell’attenzione alla parità nei libri di testo è molto sentito e siamo ben contenti di essere promotori di questo progetto con l’Università di Macerata, che siamo certi porterà anche al miglioramento dei prodotti, che vorremmo esenti da ogni tipo di stereotipo”. L’Università attesta così la sua aderenza alle esigenze del territorio, mostrando ancora una volta la necessità di intrecciare la ricerca alla cultura aziendale e il forte contributo che possono offrire le discipline umanistiche. La convenzione, che prevede il finanziamento di tre borse di ricerca a carico del gruppo editoriale, offre anche un importante contributo alla formazione post laurea di giovani laureati, che potranno mettere a frutto le conoscenze e le competenze acquisite nel percorso universitario applicandole in esperienze sul campo.
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Strategia per la parità di genere 2020-2025: reazione e contributo del PE
Posted by fidest press agency su domenica, 24 gennaio 2021
Il PE accoglie con favore le misure positive incluse nella nuova strategia UE per la parità di genere, ma chiede ulteriori azioni e obiettivi specifici e vincolanti. Con la relazione adottata giovedì, i deputati descrivono la strategia per la parità di genere della Commissione per il periodo 2020-2025 come ambiziosa, ma allo stesso tempo si rammaricano per la vaghezza e la mancanza di specifici obiettivi da raggiungere entro il 2025, nonché di chiari strumenti di monitoraggio.Il testo non legislativo è stato adottato con 464 voti favorevoli, 119 contrari e 93 astensioni. Per quanto riguarda la Convenzione di Istanbul, il PE sostiene l’intenzione della Commissione di proporre, nel corso del 2021, delle misure per raggiungere gli obiettivi della Convenzione, nel caso in cui alcuni Stati membri continuino a bloccarne la ratifica.I deputati nutrono profonde preoccupazioni per la natura, la portata e la gravità della violenza e delle molestie sul posto di lavoro e chiedono delle misure vincolanti per definire e impedire che ciò accada. Tra queste, l’accesso a meccanismi sicuri ed efficaci per la denuncia di genere e la risoluzione delle controversie, campagne di formazione e di sensibilizzazione, servizi di supporto e di risarcimento.Inoltre, i deputati chiedono una direttiva UE per prevenire e combattere tutte le forme di violenza di genere, in particolare le mutilazioni genitali femminili, la sterilizzazione e i matrimoni forzati, lo sfruttamento e il traffico sessuale, la violenza sul web e l’incitamento online all’odio verso le donne.Per colmare il divario retributivo di genere, la Commissione dovrebbe presentare quanto prima una serie di misure vincolanti in materia di trasparenza salariale.Nel contesto della pandemia, il 70% della forza lavoro globale in ambito sanitario e sociale è costituita da donne, che spesso percepiscono una retribuzione minimo. I deputati chiedono che i salari e le condizioni di lavoro nei settori fortemente dominati dalle donne, come l’assistenza, la sanità e la vendita al dettaglio, siano uniformati. I deputati sono poi profondamente preoccupati per il contraccolpo a sfavore dei diritti delle donne in alcuni Paesi UE, in particolare per il diritto all’aborto e l’accesso ad un’educazione sessuale completa in Polonia e per la riforma adottata in Ungheria che attacca i diritti della comunità transessuale e intersessuale. Il PE chiede che la situazione dei diritti delle donne e dell’uguaglianza di genere sia continuamente monitorata, comprese le campagne di disinformazione e le iniziative regressive in tutti i Paesi UE, e che venga messo a punto un sistema di allarme che avvisi quando questi diritti vengono negati.
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Supporto alle persone sopravvissute a violenza di genere
Posted by fidest press agency su martedì, 10 novembre 2020
OIM (Organizzazione Internazionale per le Migrazioni), UNHCR (Agenzia ONU per i Rifugiati), e UNICEF (Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia) lanciano una guida per gli operatori e le operatrici impegnati in prima linea per fornire supporto alle persone sopravvissute a violenza di genere. La Guida è stata adattata da una risorsa globale al contesto migratorio italiano, ed è particolarmente rilevante in questo momento in cui la pandemia di COVID-19 sta ulteriormente esacerbando le vulnerabilità preesistenti, tra cui quelle delle donne e delle bambine e adolescenti migranti e rifugiate. In Italia, a seguito della pandemia, il numero delle chiamate ricevute dal numero nazionale antiviolenza e stalking 1522, ha registrato un aumento del 119% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Il dato è in linea con i trend globali che evidenziano un‘intensificazione della violenza connessa all’introduzione di misure di contenimento che hanno limitato la mobilità e aumentato il potenziale isolamento.L’emergenza sanitaria ha inoltre reso più difficile l’accesso da parte delle donne e ragazze migranti e rifugiate ai sistemi di protezione, anche a causa di barriere culturali e linguistiche.La Guida – presentata oggi dalle tre Organizzazioni in un incontro online con i rappresentanti del Dipartimento per le Pari Opportunità e del Dipartimento per le Libertà Civili e l’Immigrazione – è un vademecum delle azioni che consentono a tutti/e gli/le operatori/trici che lavorano a contatto con le vittime di violenza di essere in grado di fornire un primo supporto. In questi casi, è cruciale agire nel rispetto dei principi guida garantendo la sicurezza, la riservatezza e rispettando la dignità della persona sopravvissuta, osservando sempre il principio di non discriminazione. Lo strumento ribadisce la necessità – in caso di racconto di un episodio di violenza – di mettere in pratica l’approccio del primo soccorso psicologico, sottolinea l’importanza della preparazione di operatori/trici, la rilevanza dell’osservazione, l’ascolto e la connessione con i servizi sul territorio. Ogni passo è illustrato in maniera specifica all’interno della Guida, accompagnato anche da consigli pratici.La Guida contiene inoltre una scheda di approfondimento che evidenzia le connessioni esistenti tra la pandemia di COVID-19, le misure adottate per fronteggiarla e l’aumento del rischio di violenza di genere.
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All’Università di Parma laboratorio interdisciplinare sulla violenza di genere
Posted by fidest press agency su lunedì, 19 ottobre 2020
Il Comitato Unico di Garanzia (CUG) dell’Università di Parma, in collaborazione con il corso di laurea in Servizio Sociale, organizza per l’a.a. 2020-21 per studenti e studentesse dell’Ateneo un laboratorio interdisciplinare sulla violenza di genere, un fenomeno assai complesso che richiede, per essere correttamente affrontato, la sinergia di diverse competenze. Il laboratorio si terrà prevalentemente online su piattaforma Teams dal 6 novembre al 3 dicembre. La partecipazione è aperta alle studentesse e agli studenti dei corsi di laurea in Comunicazione e media contemporanei per le industrie creative, Giornalismo, cultura editoriale e comunicazione multimediale, Giurisprudenza, Infermieristica, Medicina e Chirurgia, Ostetricia, Psicologia dell’intervento clinico e sociale, Scienze e tecniche psicologiche, Scienze infermieristiche ed ostetriche, Servizio sociale.Possono iscriversi al laboratorio anche professionisti del territorio, ma la partecipazione alla simulazione di processo sarà consentita solo agli studenti e studentesse dell’Ateneo (gli esterni potranno quindi seguire solo gli appuntamenti online). Le iscrizioni scadono venerdì 30 ottobre.
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Scienza e genere: prevenzione dell’emicrania
Posted by fidest press agency su venerdì, 16 ottobre 2020
Si è tenuta la web conference dedicata dal titolo “SCIENZA E GENERE. PROSPETTIVE A UN ANNO DAL PIANO NAZIONALE DI MEDICINA DI GENERE” promossa dal Centro Studi Americani in collaborazione con Novartis, che ha visto la partecipazione delle Istituzioni, di esperti clinici e di rappresentanti delle aziende.Il Piano nazionale ha introdotto per la prima volta in medicina il concetto di genere al fine di garantire in modo omogeneo sul territorio nazionale la qualità e l’appropriatezza delle prestazioni erogate dal Servizio sanitario nazionale, a sostegno di un approccio basato sulla “centralità del paziente” e sulla “personalizzazione delle terapie”. Per l’avvio, la gestione e il monitoraggio del piano è stato recentemente istituito l’Osservatorio dedicato alla Medicina di Genere, che contribuirà alla piena attuazione delle quattro aree di intervento previste dalla legge: percorsi clinici di prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione; ricerca e innovazione; formazione e aggiornamento professionale; comunicazione e informazione.Durante la conferenza la Sen. Paola Boldrini, vicepresidente dem in commissione Sanità e firmataria di uno dei DDL relativi al riconoscimento dell’emicrania come malattia sociale ha sottolineato l’importanza di un approccio di genere in medicina e la necessità di dare ulteriore forza al Piano Nazionale, anche alla luce dell’emergenza sanitaria di questi ultimi mesi: dai primi dati disaggregati per genere promossi dall’ISS è emerso come il virus si adatti per incidenza, letalità e virulenza alle differenze di uomini e donne. Il Prof. Piero Barbanti, Direttore dell’Unità per la Terapia e la Ricerca su Cefalee e Dolore dell’Istituto San Raffaele Pisana e tra i relatori dell’evento, ha riportato la propria esperienza nell’ambito della gestione dell’emicrania.“L’emicrania è una malattia neurologica che colpisce soprattutto le donne, in un rapporto di 3 a 1, e che influisce negativamente su affetti, relazioni, attività scolastica e lavorativa – ha dichiarato il Prof. Barbanti. – Oggi è finalmente disponibile la prima cura specifica per la prevenzione dell’emicrania: gli anticorpi monoclonali anti-CGRP, che possono ridurre del 50% gli attacchi nel 60-70% dei pazienti, del 75% in un paziente su tre e nel 5-10% dei pazienti portano ad un miglioramento del 100%. Inoltre, sono in arrivo nuove terapie per l’emicrania che interiorizzano la componente di genere già nella fase sperimentale e nell’analisi epidemiologica, rappresentando un importante passo avanti nella personalizzazione e potenziamento del percorso di cura dei pazienti.”L’emicrania rappresenta quindi un esempio concreto di applicazione della Medicina di genere a partire dalla fase di ricerca, fino ai servizi di cura e ai percorsi terapeutici e di prevenzione personalizzati.
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Bigenitorialità e parità di genere
Posted by fidest press agency su giovedì, 2 luglio 2020
La bigenitorialità è legge dal 2006, ma ancora i tribunali non riescono proprio a farsela andar giù. Con pronunce altalenanti, infatti, o di riffa o di raffa, emerge sempre un genitore di serie A e uno di serie B (generalmente il genitore di sesso maschile).
A volte, invece, la superiorità genitoriale di genere femminile è a tal punto postulata che non si sente neppure il dovere di argomentare il perché si chiedano o si concedano provvedimenti sui figli, squilibrati verso l’altro genitore.
Né, del resto, gli stessi giudici sentono vigente un obbligo motivazionale relativo alla suddetta falsa applicazione della legge.
Oppure lo hanno fatto con delle pseudo motivazioni:
1) la bigenitorialità è un principio che va declinato, di volta in volta, non garantendo “parità” di tempi per l’uno e l’altro genitore, ma garantendo solo un imprecisato continuativo “rapporto” con entrambi. Ma che vuol dire, se ciò non prevede poi la parità dei tempi di permanenza dei figli con ciascuno?
Per molte corti, infatti, bigenitorialità può voler dire ad esempio, che se io padre vedo mia figlia di 5 anni una volta alla settimana, dovrei esser a posto, avendo comunque ottemperato al diritto dovere di essere padre, ed avrò con lei un “rapporto al pari della madre”. Molte altre corti hanno fatto persino di peggio, “garantendo” al padre e al figlio una frequentazione di un giorno ogni quindici
2) l’infondato principio psicologico della maternal preference
3) l’esigenza di non “sballottare” il minore, che comporta, chissà perché, sempre la prevalenza della domiciliazione presso la madre, anziché presso il padre.
A ben vedere, nessuna di queste, che chiamo pseudo motivazioni non a caso, ha alcuna ragionevole logica, e di certo non trova in sé la forza di privare il figlio della presenza stabile, paritaria, sebbene turnaria, del genitore che, guarda caso, è sempre il padre.Il risultato è preservare lo status quo. Lo status che vede e vuole confinare il ruolo della donna principalmente nell’ambito familiare (del resto è un lavoro a tempo pieno fare il genitore, soprattutto di figli in età scolare). E che per farlo talvolta mal utilizza l’artificio del ritenerla “migliore” dell’uomo, più adatta, più devota, meno impegnata altrove ecc. Con la conseguenza che il padre si sentirà meno padre, meno bravo, meno devoto, più impegnato altrove ecc…
Il risultato è che i figli cresceranno in questo terreno culturale stereotipato, con i simboli e gli esempi della genitrice collocataria e prevalente, e del genitore delle “visite”.
Credo sia importante, lo dico da avvocata, da madre e da figlia di genitori separati negli anni 80, che i padri colgano l’opportunità della separazione per essere – e se del caso diventare- a pieno genitori di serie A. Ancor più importante che, al contempo, le madri accettino di avere un co-genitore al proprio pari e le conseguenze anche economiche del mantenimento diretto.Per far questo anche la magistratura dovrà applicare con rigore le norme disattese in punto di bigenitorialità, chiamiamola “perfetta”, non lasciando tracce del passato nelle generazioni di oggi. Sono sfide psicologiche e culturali senza le quali, però, non potrà esistere alcuna vera parità di genere. (Claudia Moretti, legale, consulente Aduc)
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