Fidest – Agenzia giornalistica/press agency

Quotidiano di informazione – Anno 35 n°185

Posts Tagged ‘giustizia’

Giustizia: Fp Cgil, decreto assunzioni è insufficiente

Posted by fidest press agency su giovedì, 25 Maggio 2023

“Le assunzioni previste dal DPCM recentemente emanato dal governo non sono sufficienti per colmare le gravi carenze che si registrano negli organici del personale delle funzioni centrali e della dirigenza di tutti dipartimenti del Ministero della Giustizia”. Ad affermarlo è la Fp Cgil in relazione al decreto che interviene sull’organizzazione del sistema della Giustizia. “Alcune delle nostre proposte sono state recepite ma per avere un sistema capace di sostenere l’enorme carico di lavoro a cui è sottoposto il personale giudiziario, dell’amministrazione penitenziaria, dell’esecuzione penale esterna, della giustizia minorile, degli archivi notarili, del dipartimento della transizione digitale e della dirigenza delle funzioni centrali e penitenziaria, bisogna fare di più”. “E’ prioritario colmare i vuoti di organico creati da anni di blocco delle assunzioni, e bisogna farlo subito. É possibile agire attraverso la stabilizzazione degli assunti con contratti a tempo determinato, con lo scorrimento immediato delle graduatorie degli idonei del personale amministrativo e dei dirigenti. Bisogna da subito attivarsi per reperire le risorse necessarie per la stabilizzazione dei funzionari addetti all’Ufficio per il Processo e di tutti gli altri precari alla scadenza del contratto”. “Inoltre – scrive ancora Fp Cgil – bisogna procedere alla valorizzazione del personale già in servizio attivando immediatamente le procedure di cui all’art . 18 del CCNL 2019/21 per consentire le progressioni in carriera, riconoscendo a tutti i dipendenti di questo dicastero le competenze acquisite. Per questo proseguiremo la mobilitazione per il contratto integrativo, la definizione delle famiglie professionali e la piena applicazione del CCNL sulle progressioni economiche con i nuovi criteri e l’applicazione dei nuovi differenziali stipendiali. Occorre inoltre dare finalmente il primo contratto di lavoro alla Dirigenza Penitenziaria. Tutte questioni fondamentali che i vertici del Ministero della Giustizia continuano a rinviare”, conclude la Fp Cgil.

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Giustizia, contributi unificati, user friendly

Posted by fidest press agency su sabato, 11 febbraio 2023

Dallo scorso 1 febbraio chi fa un ricorso giudiziale dovrà pagare il contributo unificato (l’imposta per l’uso della giustizia) solo attraverso PagoPa. Ma se si va sul sito dell’Agenzia delle Entrate continua ad essere previsto che il pagamento si fa acquistando le relative marche in tabaccheria e allegandole al ricorso oppure attraverso F24. No comment. Questo significa, per chi ha presentato un ricorso dopo il 1 febbraio usando il vecchio metodo, che deve provvedere al pagamento tramite PagoPa, farsi restituire le marche che ha consegnato in cancelleria e compilare apposito modulo per il rimborso che arriverà coi tempi noti di queste operazioni… Non tutti i tribunali hanno cominciato a chiedere il pagamento via PagoPa, per cui dipende da dove si presenta il ricorso. In un contesto “normale” sarebbe stato previsto un periodo di doppia possibilità di pagamento, sì che il nuovo sistema telematico entrasse dolcemente nelle abitudini degli utenti dei servizi di giustizia. Ma è noto che il nostro non è un Paese “normale”. Non solo, ma è anche vessatorio, visto che per farsi rimborsare il dovuto il meccanismo prevede: andare in tribunale a ritirare il modulo con le marche (e magari il ricorso, proprio per non andare in tribunale a fare file, etc, lo si è spedito per posta), farsi firmare il tutto dal cancelliere, compilare modulo, spedire e attendere. Come al solito molto user friendly.http://www.aduc.it

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Dove sta andando la giustizia italiana?

Posted by fidest press agency su venerdì, 3 febbraio 2023

Sabato 4 febbraio, ore 15.00 Fondazione delle Stelline – Corso Magenta, 61 Milano Dove sta andando la giustizia italiana? È la domanda su cui si interrogano i protagonisti dell’evento organizzato dal Movimento Cinque Stelle Lombardia sabato 4 febbraio, dalle ore 15.00, presso la Fondazione delle Stelline in Corso Magenta, 61 a Milano.Introduce e modera il dibattito il giornalista Gianni Barbacetto. Interverranno il magistrato Piercamillo Davigo, la deputata Avv. Valentina D’Orso e il direttore de “Il Fatto Quotidiano” Marco Travaglio.Sul tavolo i temi che hanno recentemente caratterizzato il dibattito relativo al futuro della giustizia italiana.

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Giustizia: Serracchiani, risorse Pnrr per rafforzare strutture

Posted by fidest press agency su domenica, 29 gennaio 2023

“L’attuazione piena della riforma Cartabia è importante perché investe su risorse per la giustizia, prevedendo nuove strutture come l’ufficio del processo che serve ai tribunali e ai giudici per svolgere meglio le loro funzioni. In questo contesto la questione dell’organico è cruciale, assieme a questioni come la digitalizzazione. La riforma della giustizia era ed è uno dei pilastri fondamentali del Pnrr per la riforma del funzionamento del Paese. Le molte risorse che vi sono allocare non possono essere messe in pericolo dalla volontà di smontarla o tornare indietro”. Lo dichiara la capogruppo Pd alla Camera Debora Serracchiani, in merito alle scoperture d’organico nella magistratura.

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Verso un nuovo sistema della giustizia

Posted by fidest press agency su venerdì, 20 gennaio 2023

“Una legislazione semplificata, un sistema giudiziario agile e organizzato, una rinnovata razionalizzazione della spesa e delle piante organiche, un raccordo più stretto tra Ministero e uffici: questi sono solo alcuni dei punti cardine sui cui il nostro sistema giudiziario troverà nuovo slancio. Grazie al Ministro della Giustizia Carlo Nordio che in Senato ha condiviso con il Paese l’attuale stato della giustizia italiana e le grandi direzioni riformatrici verso le quali, con tutto il governo, ci si sta già muovendo. Interventi indispensabili su un comparto che, come riportato dallo stesso Ministro, con le sue attuali criticità costituisce un importante freno alla nostra economia” Lo dichiara la senatrice di Fratelli d’Italia Simona Petrucci.

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Non c’è giustizia e uguaglianza senza efficiente Servizio sanitario pubblico

Posted by fidest press agency su mercoledì, 28 dicembre 2022

Il governo ha reagito al voto di fiducia ottenuto due giorni prima di Natale alla Camera dei deputati con molta soddisfazione, sottolineando come la manovra approvata vada incontro ai ceti più deboli del Paese. In realtà, non è così. L’aumento delle pensioni minime a 600 euro mensili per gli ultra 75enni e gli aiuti erogati alle famiglie meno abbienti per il pagamento delle bollette di luce e gas non riescono a garantire una vera eguaglianza sostanziale tra i cittadini.Rimane infatti scoperto il settore nevralgico del diritto a curarsi anche delle persone con modeste o nulle possibilità economiche. E questo diritto può essere garantito soltanto finanziando adeguatamente il SSN, che da tempo fa acqua e crea profonde ingiustizie. Certamente, la situazione attuale non è colpa di questo governo, ma è intollerabile che esso non abbia dato, nella manovra approvata alla Camera il 23 dicembre, l’attenzione imprescindibile che merita.Infatti, ad esempio, i due miliardi aggiunti al Fondo sanitario nazionale, tanto sbandierati, sono destinati in gran parte alle bollette, non ai servizi né al personale in grande difficoltà. Niente finanziamenti per le assunzioni, il che si ripercuoterà sulla qualità e la sicurezza delle cure.Vediamo un po’ nel dettaglio la situazione, senza pretesa di esaurire l’argomento. Medici di base – sono sempre di meno. Si parla di una carenza in tutto il Paese di ben 6000 medici (2). Tanto che a quelli che sono stati assunti negli ultimi anni è stato dato in carico un numero enorme di pazienti, molti di più di quelli che avevano i medici di base andati a mano a mano in pensione. Una controprova di questa realtà la si riscontra nel fatto che sempre più pazienti vanno a intasare i Pronto soccorso, proprio perché non si sentono soddisfatti del responso del loro medico di base.I Pronto Soccorso sono, a loro volta, carenti di personale (ne mancherebbero 4500 – 2) . E’ un problema, di cui si sente parlare sempre più spesso nei media. I posti contemplati dalla normativa sono già pochi e, da un anno, almeno il 50% di essi non viene coperto, perché non ci sono medici disponibili. Si parla di una vera e propria fuga dai Pronto Soccorso – per i turni massacranti, dovuti alla carenza di organico, per una scarsa retribuzione rispetto ai colleghi europei e una limitata possibilità di fare carriera. Oltre che il timore, purtroppo non infondato, specialmente in certe zone del nostro Paese, di essere aggrediti o dai pazienti stessi o dai loro parenti. Infine, nei reparti ospedalieri, si parla di una carenza di 10 mila medici. E poi c’è il tasto altrettanto dolente degli esami e delle visite specialistiche, con appuntamenti non di sette giorni, ma di sette mesi e anche oltre. Ma se una persona ha un disturbo preoccupante, per il quale il medico di base chiede una visita specialistica o un accertamento (dalla semplice radiografia a una risonanza magnetica), è lecito farla aspettare così tanto? Dov’è l’uguaglianza dei cittadini nella sanità? Come si realizza in questo delicatissimo settore l’impegno della Repubblica “a rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale”? Infatti, è proprio qui che si allarga a dismisura la forbice tra abbienti e meno/non abbienti. Chi può pagare di tasca sua le visite, gli esami, addirittura il ricovero in cliniche private, ma anche le medicine, spesso molto costose e non passate dal SSN, si cura e ha maggiori possibilità di guarire, mentre chi ha un reddito medio/basso non può sperare di curarsi come si deve, si tiene la malattia, si sente abbandonato, si lascia andare. Ma la disperazione, che ne consegue, immetterà un altro veleno letale nella nostra società. By Albert: http://www.aduc.it

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Le imprese e le alternative più efficaci alla giustizia ordinaria

Posted by fidest press agency su mercoledì, 9 novembre 2022

La Camera di commercio Pordenone-Udine organizza un approfondimento per presentare alle imprese gli strumenti alternativi alla giustizia ordinaria – come la mediazione e la conciliazione -, che consentono di risolvere molti tipi di controversie risparmiando tempo e costi. L’approfondimento è in programma per oggi mercoledì 9 novembre dalle 14.45 nella Sala Valduga della Camera di commercio Pordenone-Udine (sede di Udine – ingresso piazza Venerio, 8).Le procedure alternative alla giustizia ordinaria hanno sempre più rilievo nelle politiche dell’Unione Europea e nazionali. Lo stesso Pnrr indica tra le priorità un potenziamento degli strumenti alternativi al processo. La mediazione, in particolare, è strumento principe, e la Camera di Commercio Pn-Ud ne gestisce le procedure in quanto Organismo di mediazione iscritto nell’apposito elenco del Ministero di Giustizia. La mediazione civile e commerciale consente di risolvere le controversie su diritti disponibili in modo semplice ed efficace, con l’intervento di un mediatore che facilità l’accordo tra le parti. Al workshop di oggi, dopo i saluti introduttivi del presidente camerale Giovanni Da Pozzo, interverrà l’avvocato Carlo Strada, presidente del Consiglio direttivo della Camera arbitrale della Cciaa, sugli strumenti offerti dall’ente alle imprese per la soluzione dei conflitti. Sull’esigenza delle imprese in situazioni di conflitto interverrà poi il direttore di Confapi Fvg e consigliere camerale Lucia Cristina Piu, mentre sul ruolo dell’avvocato a supporto del cliente nella mediazione-conciliazione ci sarà l’avvocato Giovanni Ortis. Il ruolo del commercialista nell’accompagnare l’impresa in mediazione sarà invece affrontato dalla commercialista Michela Colin mentre la gestione della procedura di mediazione da Rosa Mossenta, responsabile del servizio “Conciliazione e arbitrato” della Camera di commercio. Modererà l’incontro Stefano Azzali, direttore della Camera Arbitrale di Milano. Per partecipare all’incontro basta iscriversi online tramite il sito camerale nella sezione dell’Agenda dedicata all’evento. Per ulteriori informazioni è a disposizione la Segreteria organizzativa ai numeri 0432.273291 e 0434.381258 Iscrizioni tramite il sito http://www.pnud.camcom.it

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Giustizia riparativa e mediazione penale

Posted by fidest press agency su domenica, 6 novembre 2022

Parma Martedì 8 novembre, con inizio alle 14.30, si terrà nell’Aula Magna della Sede Centrale dell’Ateneo di Parma (via Università 12) il convegno “Giustizia riparativa e mediazione penale: profili normativi ed esperienze”, organizzato in collaborazione tra il Dipartimento di Giurisprudenza, Studi Politici e Internazionali dell’Università di Parma e il Centro Interdipartimentale di Ricerca Sociale-CIRS dell’Ateneo, con l’Ordine degli Avvocati di Parma e la Fondazione dell’Avvocatura parmense. L’evento è dedicato alla giustizia riparativa, tema divenuto di stringente attualità in ragione delle modifiche normative in atto. Le tre sessioni permetteranno di avvicinarsi alle esperienze e alle pratiche di mediazione penale, grazie alla voce di alcuni testimoni (Franco Bonisoli e Giorgio Bazzega), di approfondire gli aspetti normativi della riforma, con il contributo di componenti della magistratura (Beatrice Purita) e dell’avvocatura (M. Rosaria Nicoletti), e di approfondire il tema della formazione del mediatore (Giovanni Ghibaudi, Caterina Sacchi e Maria Inglese), divenuto di stringente rilievo per gli enti locali e la comunità sociale, nella prospettiva della prossima apertura dei centri pubblici di giustizia riparativa che sono previsti dalla recente normativa in materia. Le sessioni saranno moderate da Germana Verdoliva, mediatrice penale dell’Associazione Mondo di Oz, da Alessandra Mezzadri, avvocata del Foro di Parma, e da Chiara Scivoletto, direttrice del CIRS dell’Ateneo.

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Giustizia: riforma della giustizi civile e penale e dell’ufficio per il processo

Posted by fidest press agency su giovedì, 29 settembre 2022

Grande soddisfazione è stata espressa da CAMMINO – Camera nazionale avvocati per le persone, per i minorenni e per le famiglie per l’approvazione definitiva, da parte del Consiglio dei ministri riunitosi ieri, su proposta del Ministro della giustizia Marta Cartabia, dei tre decreti legislativi di attuazione della riforma della giustizi civile e penale e dell’ufficio per il processo, in particolare per quanto attiene la previsione di unico giudice e unico processo in area persone minorenni famiglie. E l’imminente Convegno “Persone, minorenni, famiglie. Il cammino dei diritti e delle tutele”, dedicato alla figura del giurista scomparso Prof. Cesare Massimo Bianca e organizzato da CAMMINO insieme all’Università degli Studi “La Sapienza” di Roma, grazie anche alla proficua collaborazione con la Prof.ssa Mirzia Bianca, per il 14 e 15 ottobre prossimi – ospitato dal Dipartimento di Scienze Giuridiche, Aula 1, dell’Università “La Sapienza”, in Piazzale Aldo Moro 5, vedrà proprio i protagonisti del cammino che hanno condotto alla Riforma darsi appuntamento per spiegarne filosofia e contenuti. Un convegno gratuito, aperto a tutti gli interessati, certamente occasione imperdibile per tutti gli operatori che esercitano nel delicato ambito del diritto di famiglia. I 3 decreti legislativi riguardanti la riforma della giustizia approvati ieri sono: “Norme sull’ufficio per il processo in attuazione della legge 26 novembre 2021, n. 206, e della legge 27 settembre 2021, n. 134”; “Attuazione della legge 26 novembre 2021, n. 206, recante delega al Governo per l’efficienza del processo civile e per la revisione della disciplina degli strumenti di risoluzione alternativa delle controversie e misure urgenti di razionalizzazione dei procedimenti in materia di diritti delle persone e delle famiglie nonché in materia di esecuzione forzata”; “Attuazione della legge 27 settembre 2021, n. 134, recante delega al Governo per l’efficienza del processo penale nonché in materia di giustizia riparativa e disposizioni per la celere definizione dei procedimenti giudiziari”. “Riforme importanti e di sistema, fondamentali anche per il PNRR”, come si vede, e che – come ha commentato la stessa Ministra della Giustizia Marta Cartabia dopo la loro approvazione definitiva “agiscono in profondità e nel tempo restituiranno al Paese una giustizia più vicina ai bisogni dei cittadini”.

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Emergenza economica, emergenza giustizia, emergenza criminalità

Posted by fidest press agency su venerdì, 23 settembre 2022

Siamo in piena emergenza a vari livelli. La crisi economica che stiamo vivendo è un’emergenza spaventosa: l’impoverimento, causato anche dagli anni di pandemia, è stato recentemente aggravato dalla crisi energetica, che sta avendo un effetto devastante sulla vita di tante famiglie. Il senso di precarietà che nasce dalla guerra in Ucraina aumenta ancora di più la paura nel futuro. Lo Stato, che dovrebbe essere a tutela e garante dei cittadini, viene da tempo percepito come un tiranno: da anni si subiscono passivamente scelte governative che gira e rigira, hanno avuto una ricaduta negativa maggiormente sul ceto medio-basso, la fascia sociale che invece avrebbe avuto necessità di maggiore supporto. La percezione che la giustizia sia inefficace, a causa della lungaggine dei processi, dell’ “l’incertezza” anziché la certezza della pena, fa crescere ancora di più la sfiducia nello Stato e nelle Istituzioni. Da tutto ciò trae costante beneficio e crescita l’altra emergenza, quella della criminalità organizzata, che è ormai così capillarmente diffusa da aver raggiunto con i suoi tentacoli ogni settore della vita sociale. La povertà purtroppo spinge verso la criminalità. E ciò che fa male e constatare che in alcuni contesti sia considerata benefattrice, poiché permette di “lavorare”, di guadagnare… e sono interessate da questo sporco giro non solo le attività imprenditoriali, ma anche le piccole attività commerciali e artigianali. È desolante, ma è necessario dirsele queste cose, è necessario parlarne, farle emergere per svegliare la coscienza di tutti. Non è più tempo di nascondere la polvere sotto il tappeto! Guardiamo in faccia la realtà e adoperiamoci a cambiare attraverso le singole scelte quotidiane! By Pino Masciari

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Giustizia: Perseguitati e persecutori

Posted by fidest press agency su sabato, 17 settembre 2022

La giustizia in Italia ha toccato il fondo. I suoi limiti sono sotto gli occhi di tutti. È una giustizia che può essere imbrigliata come si vuole se si hanno gli ingredienti giusti e si adottano i suoi difetti per giustificare i propri. La mancanza è dei processi lunghi. L’anomalia è nei suoi tre gradi di giudizio. Il difetto sta nel legislatore che può cambiare a comando le leggi mentre si celebrano i processi depenalizzando il falso in bilancio, riducendo la prescrizione trasformando il legittimo impedimento in una farsa. Così questa giustizia ante litteram trasforma l’imputato in inquisitore e gli consente di prendersi beffa delle istituzioni trasformando le aule dei tribunali in tribune elettorali e per fare in modo che si proclami vittima e perseguitato. Ora che i processi “rischiano” di arrivare al loro naturale epilogo si trovano mille stratagemmi per umiliare non solo i giudici e i pubblici ministeri ma il sistema nel suo complesso. E questa farsa è destinata perpetuarsi perché la vittima-imputato ha da guadagnarci in termini elettorali riscuotendo negli ingenui elettori simpatie e complicità. Siamo noi come cittadini di questo paese che si chiama Italia a doverci vergognare che questa melina continui a rubare le prime pagine della carta stampata e dei media, più in generale, invece di parlare dei problemi reali del paese tra disoccupazione e miseria, ricchezza e povertà. Smettiamola una volta per sempre, diventiamo adulti. (Riccardo Alfonso)

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Nasce LexCapital, focus su litigation funding e giustizia predittiva

Posted by fidest press agency su lunedì, 1 agosto 2022

Truffe, violazioni, abusi. Ogni anno molte aziende, e non solo, rinunciano a intraprendere cause civili per far valere i propri diritti per il timore di dover affrontare procedimenti lunghi con esiti incerti e spesso con costi legali e tecnici ingenti. Per aiutare questi imprenditori, dall’esperienza degli Stati Uniti anche in Italia si sta sviluppando un nuovo mercato (nel 2019 valeva già circa €5 miliardi), che potrebbe raggiungere in Europa €48 miliardi entro il 2025 [1]. È il “litigation funding”, traducibile come “finanziamento del contenzioso”, un’operazione innovativa con cui una parte terza acquista il diritto litigioso e mette le proprie risorse finanziarie e la propria rete di legali e consulenti specializzati a disposizione di chi vuole tutelare un proprio diritto in sede legale, per poi dividerne gli eventuali proventi. Ora il settore ha un nuovo player che punta a integrare nel mondo legal due componenti decisive, quella finanziaria e quella tecnologica: LexCapital, una start-up innovativa e società benefit che opera come litigation fund, nata dall’iniziativa di un gruppo di imprenditori e professionisti operanti in ambito finanziario e legale. Fondata da Emilio Campanile, Marcello Gallo, Maurizio Santacroce e da Giuseppe Farchione, che ne è COO, LexCapital seleziona, valuta e acquista il diritto litigioso (res litigiosa) da un soggetto, al fine di gestirlo nella maniera più efficiente e rapida possibile. In cambio del diritto acquisito, la start-up si impegna a sostenere tutti i costi legali e tecnici connessi, assumendosi anche ogni rischio e costo dell’eventuale soccombenza. In altre parole, l’azienda (o il privato o procedura concorsuale o ente pubblico) che cede il proprio diritto litigioso potrà aspettare l’esito del procedimento, qualunque esso sia, senza incorrere in alcun tipo di spesa o imprevisto. Il tutto potendo contare su un team di esperti (avvocati, commercialisti, economisti, ingegneri, informatici e altri professionisti, esperti nella gestione del contenzioso) che prenderanno in carico l’azione legale e, soprattutto, risparmiando risorse preziose da indirizzare alla crescita della propria realtà. In caso di successo finale, il LexCapital riconoscerà al cliente una parte dei proventi del giudizio, trattenendo per sé la rimanente parte. Uno schema win-win, in cui gli interessi del cliente e di LexCapital convergono e che dà a tutti, specialmente ai soggetti meno strutturati, la possibilità di difendere i propri diritti.

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Giustizia: andare ‘Oltre il sistema’

Posted by fidest press agency su giovedì, 28 luglio 2022

“Un’idea di giustizia diversa, in grado di operare una rivoluzione copernicana rispetto all’attuale andazzo, che rimetta al centro la dignità dell’uomo e riduca l’arbitrio. Per questo sposo appieno il programma riformatore sostenuto da Luca Palamara con la sua associazione ‘Oltre il sistema’, che dovrebbe avere il pieno sostegno di larghi strati della società civile”. Lo dichiara il presidente di AssoTutela Michel Emi Maritato, intervenuto oggi, 23 luglio, alla presentazione della nuova realtà, all’hotel Baglioni di Roma, occasione in cui l’ex presidente dell’Anm ha annunciato la sua candidatura alle prossime politiche, offrendo alle coalizioni in corsa che vorranno appoggiarlo, quella che definisce “una riforma coraggiosa della giustizia”. Per questo Maritato ha ribadito, in linea con Palamara, che “è ora di dire basta con l’obbrobrio dei mostri sbattuti in prima pagina, con la fuga di notizie dagli uffici giudiziari, con i vari addentellati di informatori compiacenti, volti a condizionare l’andamento dei processi. Ė necessario regolamentare tutta la materia – sostiene il presidente – come occorre riequilibrare il rapporto tra giustizia e politica, in modo che l’una non possa condizionare l’altra e viceversa. A tal fine, la legge Severino è una delle aberrazioni più vistose e va ricondotta nei confini in cui non possa più arrecare danno al normale svolgimento della vita istituzionale del nostro Paese”, chiosa Maritato. Fonte: AssoTutela

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Cittadini, Repubblica, Riforme, Referendum, Giustizia… Il momento del fare

Posted by fidest press agency su sabato, 18 giugno 2022

Come previsto, i referendum Giustizia non stati invalidati dagli elettori che non sono andati a votare, ritenendoli insignificanti per la vita delle nostre istituzioni. Partigiani del SI’ o del NO o del “tutti al mare”, questo è il risultato. Dove “tutti al mare” non hanno vinto ma, semplicemente, “non sono”. Aduc si era spesa per il SI’ alla riforma: la giustizia ci riguarda sempre e, senza che funzioni per bene, la nostra iniziativa non avrebbe ragion d’essere. Il funzionamento della Giustizia è quasi sempre anomalo in qualità e tempi. Il problema permane e non può essere risolto dall’indifferenza del non-voto.Aduc si è spesa anche per lo strumento referendum come necessario correttivo all’assenza del legislatore, supporto ad istituzioni spesso distratte o corporativamente indirizzate. Abbiamo l‘amaro in bocca visto che la nostra Repubblica nasce da un referendum. Allo stato dei fatti, visto che sono decenni che i vari referendum vengono sempre “snobbati” dagli elettori, o il legislatore li cancella dall’ordinamento o li riforma per renderli praticabili. Occorre tener conto che, oltre gli italiani che non votano, ci sono le istituzioni che hanno abusato dei loro compiti (Rai soprattutto, e data delle votazioni) perché vogliono che nulla cambi se non per rafforzare i poteri che già ci sono…. e sembra che questi poteri (non se ne trova uno che sia soddisfatto) siano male esercitati per gli interessi degli amministrati.Crediamo sia necessario prestare attenzione a quanto accade ore. Tanti parlano di riforma Giustizia e riforma referendum. C’è da capire il limite tra parola e azione e – parte civica attiva e indispensabile – contribuire. Vincenzo Donvito Maxia http://www.aduc.it

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Falcone: Fp Cgil, onoriamo gli eroi investendo nella Giustizia

Posted by fidest press agency su domenica, 29 Maggio 2022

“Per rendere onore agli eroi di questa giornata serve un forte impegno perché la Giustizia nel nostro Paese abbia gambe solide sulle quali camminare. Serve, come da tempo chiediamo, stabilizzare i precari, un piano straordinario di assunzioni e una più funzionale riorganizzazione del Ministero della Giustizia”. È quanto afferma il segretario nazionale della Fp Cgil, Florindo Oliverio.“A trent’anni dalla strage di Capaci – continua il dirigente sindacale – abbiamo sentito il dovere di partecipare con una nostra delegazione, rappresentativa di tutto il mondo dell’amministrazione della Giustizia, alle celebrazioni in memoria di Giovanni Falcone e della sua scorta. Le recenti rivelazioni ci dicono che da allora anche le mafie sono cambiate. Se lo Stato ha vinto militarmente la lotta alla mafia, non così si può dire per quanto riguarda la capacità invasiva nell’economia del Paese da parte delle nuove e vecchie mafie. Sono spariti i morti ammazzati ma la mafia imprenditrice cerca di stare nel sistema e fare affari.Il giudice Falcone, osserva Oliverio, “sapeva che l’azione della Magistratura deve poter contare anche su una amministrazione della Giustizia efficace ed efficiente. Ed è per questo importante, proprio in questo periodo in cui ingenti quantità di risorse sono messe a disposizione del nostro Paese anche dall’Unione Europea per ammodernare le pubbliche amministrazioni e rendere più efficace la Giustizia, che si risolva il grave gap ancora esistente per la mancata digitalizzazione e informatizzazione di ogni ambito del Ministero della Giustizia e si valorizzino le donne e gli uomini che pure hanno fatto vivere in qualche modo l’amministrazione in presenza di pesanti e annosi disinvestimenti”. Da tempo, aggiunge il segretario nazionale della Fp Cgil, “chiediamo di stabilizzare i lavoratori precari della Giustizia, un piano straordinario di nuove assunzioni e una riorganizzazione del Ministero più funzionale alla integrazione delle varie componenti, fermo restando il riconoscimento delle tante specificità in chiave collaborativa e non competitiva. Perché per migliorare la Giustizia nel nostro paese non basta l’ennesima riforma dei codici ma serve non perdere di vista che la Giustizia ha anche bisogno di gambe solide su cui camminare. Il giudice Giovanni Falcone ci ha lasciato, tra gli altri, l’insegnamento che per una causa giusta serve l’impegno e il valore di tutte e tutti, nessuno escluso”, conclude Oliverio. By Giorgio Saccoia

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Giustizia giusta anche quando è lenta….

Posted by fidest press agency su mercoledì, 13 aprile 2022

Prendiamo tre recenti sentenze che, pur se è diffusa la soddisfazione per la giustezza della pronuncia, hanno caratteristica di tempi da brivido. Dopo 13 anni sono stati condannati i militari responsabili della morte di Stefano Cucchi. Dopo 23 anni sono stati condannati i responsabili della morte del parà Emanuele Scieri. Dopo 43 anni son stati condannati alcuni degli autori della strage di Bologna. Ogni sentenza ha ovviamente ampia giustificazione dei giudici per il tempo che è occorso a mettere la parola fine. Giudici che hanno fatto il loro lavoro, strutture giudiziarie all’altezza della bisogna. Parenti delle vittime, opinione pubblica e affidabilità/rispettabilità delle istituzioni, messi alle corde per la lunga attesa, ma sostanzialmente indenni perché “giustizia è stata fatta”, “ne è valsa la pena aspettare”, “ora siamo sereni”. Mettiamo da parte i protagonisti di questi tre fatti e immedesimiamoci nei panni di: – chi, coinvolto in una vicenda giudiziaria, si appresta ad intraprendere il percorso che dovrebbe dargli giustizia. Brivido. Come si può fare senza giudici e tribunali? Rinuncio. Il più estremista: mi faccio giustizia da solo, anche se fosse solo cercare di fregare la giustizia ad ogni minima occasione. – avvocati. Due tipi: quelli che si fregano le mani ché hanno per anni ed anni assicurato il lavoro; e quelli che si angosciano coi loro clienti, studiando e architettando ogni metodo per abbreviare ma che, nella quasi totalità dei casi, sfiancati accettano lo stato di fatto e cercano coi clienti di farsi reciprocamente meno male. – giudici. A parte un manipolo (in genere occulto) che cerca di fare l’impossibile, la quasi totalità si aggiusta ad una fatalità della vita in cui routine del lavoro e indifferenza per lo stesso non si distinguono, alimentata anche dal fatto che lo stipendio, di riffa o di raffa, è sempre in aumento. E anche se questa routine comporta un affievolimento delle loro capacità (essere giudici su un fatto di quarant’anni fa…. manco fossero storici più che giudici), sono poco interessati a considerare la criticità temporale, tanto a loro, fallace o meno che sia ciò che fanno, nulla cambia. Questa fotografia triste e deprimente corre il rischio di essere “leggermente” incrinata dai referendum sulla giustizia giusta che siamo chiamati a votare il prossimo 12 giugno. Il regime che ci governa ha fatto e sta facendo di tutto perché nulla cambi: la data scelta è altamente a rischio non-partecipazione e se quest’ultima non è di almeno il 50%+1 degli aventi diritto, salta tutto. Inoltre, il referendum sulla responsabilità civile dei magistrati che faceva parte del “pacchetto”, non è stato ritenuto costituzionale dalla Corte. Il regime che ci governa, oltre a determinare la data della chiamata alle urne, dovrebbe vigilare e intervenire ché l’informazione degli elettori sia soddisfatta, cioé servizio pubblico Rai. Visto qualcosa? Tra avvocati che si sfregano le mani per gli incassi, giudici che senza responsabiità trattano le vicende come una pratica dell’ufficio anagrafe, regime politico all’opera per boicottaggio… ma guarda un po’, chi sono le vittime? Gli utenti del servizio giustizia. Ci raccomandiamo che le nostre istituzioni continuino a fare appelli di giustizia e rispetto, non sappiamo quanti vi faranno fede, e non ce ne stupiamo. François-Marie Arouet http://www.aduc.it

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Processo dopo 23 anni dal fatto.. Giustizia?

Posted by fidest press agency su giovedì, 7 aprile 2022

Si è aperto il 4 aprile di quest’anno a Pisa il processo in Corte d’Assise per fare luce sulla morte, 23 anni fa, del parà Emanuele Scieri per un presunto atto di nonnismo militare. La vicenda è nota in tragicità e sintomaticità, comitati ad hoc si sono costituiti nel tempo per far luce e giustizia. Fatti talmente tragici che sembra abbiano avuto ed hanno il sopravvento su un altro aspetto: 23 anni perché il processo cominciasse. Ventitre anni in cui la doppia funzione della Giustizia non ha potuto manifestarsi: Giustizia in sé e allerta/certezza per scongiurare altri atti del genere. Per la Giustizia in sé emerge in modo particolare il dolore dei familiari, amici e commilitoni dell’epoca del giovane 26enne. Oltre lo sconforto civico e umano di ogni persona di buon senso che non si rassegna alla barbarie di questa attesa. Per l’allerta/certezza – colpevoli o meno che saranno giudicati gli imputati – cosa hanno comportato questi 23 anni di attesa? Quanti altri atti del genere (magari senza il morto e lo specifico clamore) non sono stati scongiurati grazie al monito che una sentenza rappresenta per la comunità? Sentenza, sia chiaro, di condanna o assoluzione… poco importa, ma “sentenza” che comunichi ed educhi su presenza, vigilanza e giustizia di uno dei poteri dello Stato.Se non ci si indigna e non si reagisce per questi 23 anni, vuol dire assecondare il regime che, per silenziare, demotivare e boicottare i referendum sulla giustizia giusta, ha fissato la data elettorale per il prossimo 12 giugno, auspicando con calcolo politico l’annullamento degli stessi per mancanza di quorum (1). Referendum che non possono essere panacea di tutto quello che non funziona nella Giustizia: a fronte di un potere dello stato che amministra questa Giustizia conservandosi, tutelandosi e procrastinando il corporativismo, i Referendum, al di là e oltre gli specifici quesiti, sono un segnale, un urlo di dolore degli elettori al potere legislativo perché non si continui con altri “23 anni”. François-Marie Arouet – Aduc http://www.aduc.it

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La Ministra Cartabia e la situazione carceraria italiana

Posted by fidest press agency su sabato, 19 febbraio 2022

“Dall’inizio dell’anno vi sono stati 12 suicidi, una sessantina di aggressioni di agenti e una dozzina di rivolte prontamente bloccate dal personale penitenziario e forse la ministra capirebbe che il carcere non lo comanda lo Stato ma i delinquenti; inoltre, dovrebbe vivere un mese da cittadina comune per le strade di Napoli, di Catania e Bari o in alcuni quartieri di Torino per capire le problematiche che i cittadini affrontano tutti i giorni per potersi difendere da furti, scippi e spacciatori di droga che sono in ogni dove. Questo forse servirebbe a far capire chi sono le vere vittime. Un mese obbligatorio per ogni Ministro della Giustizia potrebbe essere utile a far comprendere da una parte la disumanità con cui scontano la pena tanti detenuti alcool dipendenti, tossico dipendenti e psichiatrici che il carcere non dovrebbero viverlo ma stare in strutture dove essere curati e rieducati e non ammassati in celle da dieci e subire i soprusi dei detenuti più forti, questi rappresentano il 90% dei suicidi annuali; dall’altra parte servirebbe a far comprendere la prepotenza di chi ha già commesso reati atroci ed associativi che dall’interno del carcere riescono ancora a gestire i loro traffici dando ordini all’esterno”. Ad affermarlo è il segretario generale del S.PP. (Sindacato Polizia Penitenziaria) Aldo Di Giacomo impegnato da settimane in un tour attraverso le carceri dove l’emergenza è più acuta e per il quale: “la Ministra dimostra di vivere, come Alice nel Paese delle Meraviglie, in un altro mondo, molto lontano dalla realtà carceraria. L’esempio più vistoso è il testo di riforma della giustizia nel quale non c’è solo la riforma del Csm come vorrebbero far credere ai cittadini per tenere lontana la loro attenzione. Tenuto decisamente occultato c’è lo “svuota carcere”, un vero e proprio sistema che offende le vittime di omicidi, violenze, rapine e i servitori dello Stato che hanno il compito di individuare, ricercare ed arrestare gli esecutori dei reati e di vigilarne la custodia in carcere”. “Dopo che la Corte Costituzionale si è pronunciata sui quesiti referendari depositati, in attesa che i cittadini esprimano il voto, diventa indispensabile, prima di tutto – continua Di Giacomo – un’operazione verità perché i cittadini sappiano cosa si nasconde dietro le nobili parole della Ministra “tempi ragionevoli per i processi”. Altro che riduzione dei tempi dei procedimenti giudiziari che tutti auspichiamo nell’interesse innanzitutto dei cittadini. Nel disegno del Governo sostenuto da quasi tutti i partiti – continua Di Giacomo – non ci sarà il carcere per finanziamento illecito ai partiti e per tutti «i delitti puniti con pene sopra i 5 anni» (per gli altri già non è prevista), salvo nei casi di «concreto e attuale pericolo» che uno reiteri «gravi delitti con armi o di altri mezzi di violenza» o di mafia e terrorismo. Così ladri, scippatori, bancarottieri, evasori frodatori, corrotti, corruttori, concussori, truffatori, stalker verrebbero fermati e subito scarcerati dopo 48 ore. Siamo oltre il “tana per tutti” che temevamo e che dalla fase di più acuta emergenza pandemica – dice il segretario del S.PP. – in tanti hanno invocato, perché gli autori di efferati delitti e reati non conosceranno proprio come è fatta una cella e quindi cos’è la detenzione. Si aggiunga a questo che gli agenti penitenziari sono declassati a “badanti” dei detenuti ancora presenti per avere un’idea più completa della giustizia così come è concepita da Ministra e Governo.” (n.r. Oggi ci troviamo con una giustizia che umilia se stessa)

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Riformare la giustizia

Posted by fidest press agency su giovedì, 16 dicembre 2021

Le politiche e l’organizzazione relativa alla salute nel suo complesso, il sistema dei trasporti con annessi la mobilità sostenibile e la sicurezza, le infrastrutture, l’energia, i giovani e addirittura le basi stesse della democrazia, e anche la giustizia al centro degli argomenti che hanno aperto il dibattito sul palco del Palazzo delle Stelline nel corso della quattordicesima edizione di Direzione Nord, organizzata da Inrete in collaborazione con “Gli amici degli Stelline” e Fondazione The Bridge in media partnership con True-News.Sulla Riforma della Giustizia si sono confrontati Francesco Paolo Sisto, Sottosegretario di Stato alla Giustizia; Vinicio Nardo, Presidente dell’Ordine degli avvocati di Milano; Guido Camera, Presidente associazione “Italiastatodidiritto”; Alessandra Bini, Direttrice Affari Legali IBM Italia, Rappresentante Lombardia e Liguria dell’Associazione Italiana Giuristi d’Impresa (AIGI); Dario Bolognesi, Fondatore Studio Bolognesi- Avvocati Penalisti d’Impresa; Francesco Giovannini, Head Dipartimento White Collar CRimes, Eversheds Suherland. “La riforma, in particolare per il processo penale- ha detto il Sottosegretario Sisto-, offre la straordinaria possibilità di ripresa dei valori costituzionali. Ad esempio la presunzione di non colpevolezza, o di innocenza, reintroduce la possibilità di considerare innocente l’imputato fino alla sentenza definitiva. Anche la parola ‘rieducazione’ si riaffaccia sul sistema in maniera ineluttabile. Per quanto riguarda il processo civile c’è un’accelerazione decisa. Insomma una giustizia certa non attiene al procedimento penale e a quello civile, ma alla sostanzialità dei diritti. Al centro della giustizia non sono il giudice o l’avvocato, ma il cittadino, che trova nella riforma un buon punto di partenza”.“I contenuti del testo della riforma rappresentano la porta di accesso i fondi del PNRR- ha aggiunto Nardo-. Tuttavia non sono pienamente convinto che il tema della giustizia oggi sia al centro dell’attenzione come dovrebbe”.“Molti istituti della riforma Cartabia sono validi- ha spiegato Giovannini- altri aspetti sono meno condivisibili, se il terreno è quello della rinuncia, per esempio, bisogna tenere in considerazione non solo la parte dell’imputato ma anche quella della parte offesa o della parte civile. Rimango convinto che al di là dei metodi endoprocessuali il vero nodo è extraprocessuale: occorre aumentare il numero dei giudici, dei cancellieri, di polizia giudiziaria. La via maestra sarebbe quella di garantire un processo con tempi giusti ma con una macchina organizzativa in grado di farlo”.Qual è il binomio tra tecnologia e giustizia? “Si tratta di un’occasione di riformare tutta l’organizzazione che sta dietro la figura del magistrato- ha concluso Bini- e la tecnologia in questo contesto è un fattore abilitante, più connessa, abilitante, sostenibile e semplice”

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Ungheria condannata dalla Corte di giustizia europea sull’indipendenza dei giudici

Posted by fidest press agency su mercoledì, 1 dicembre 2021

E’ comodo avere magistrati al proprio servizio, pronti ad emettere sentenze contro chi dissente e a favore del potere costituito, ma questo non è possibile in uno stato democratico: la magistratura deve essere autonoma dal potere legislativo (parlamento) ed esecutivo (governo). Non devono pensarla così la Polonia e l’Ungheria. Quest’ultima è stata condannata dalla Corte di giustizia europea perché nega la indipendenza della magistratura. Come accettato nel momento di entrata nella Unione europea, gli atti normativi comunitari sono sovraordinati a quelli nazionali, vale a dire che la norma europea ha maggior valore di quella nazionale. La Corte suprema ungherese, infarcita di nomine governative, vuole sanzionare i giudici che applicano le direttive comunitarie e disattendono quelle nazionali in contrasto con quelle europee. Nonostante l’Ungheria sia entrata nella Ue ben 17 anni, e ne abbia accettato le regole, è dalla elezione di Viktor Orban a premier che viola l’ordinamento comunitario negandone la primazia. Orban, però vuole continuare a beneficiare dei contributi dell’Unione europea e, al contempo, disconosce il Trattato istitutivo della Ue. Ne abbiamo le tasche piene di furbetti che vogliono i nostri soldi e fare come gli pare. Nessuno li trattiene: la porta dell’uscita è sempre aperta.Primo Mastrantoni, Aduc

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