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Tradurre è l’arte che ci permette la lettura di opere scritte in un’altra lingua. Ne parla Ilide Carmignani

Posted by fidest press agency su martedì, 13 luglio 2021

Ho imparato ad apprezzare ancora di più il lavoro di un traduttore dall’attenzione che mio figlio vi prestava. Arrivava persino a comprare lo stesso testo per confrontare le diverse abilità adottate nel tradurre certi passaggi più impegnativi. E’ il motivo per il quale ho chiesto ad una esperta, cogliendo l’occasione del recente meeting dei traduttori a Torino, di scrivere qualcosa sulla sua professione e la ringraziamo per aver aderito alla nostra richiesta. E’ anche lo spunto per far conoscere e apprezzare al grosso pubblico un lavoro che non tutti riescono a considerare nella sua giusta misura. Ilide Carmignani. “Tradurre, oltre che un mestiere, è di solito una grande passione legata al profondo e duplice piacere che offre a chi la coltiva: piacere della lettura e piacere della scrittura. Per chi ami queste due attività, non vi è lavoro che le combini meglio, che le colleghi più intimamente. Per tradurre, infatti, prima si legge e poi si scrive, in quella forma specializzata di scrittura che è la traduzione letteraria. Si ha così il privilegio di veder diventare la propria lettura materia di lettura altrui, il privilegio di trasformare l’atto creativo del leggere in un nuovo testo, unico e originale, opera d’ingegno protetta a tutti gli effetti dal diritto d’autore. Perché la letteratura non è un’arte universale come la pittura, è più come la musica, ha bisogno di un interprete che dia voce a note che altrimenti resterebbero mute: solo il traduttore può liberare la bellezza chiusa in un testo letterario straniero. E non è unicamente questione di bellezza: la traduzione è una delle forme più alte di dialogo fra culture: senza di essa resteremmo isolati nello spazio e anche nel tempo. Scriveva Susan Sontag: «La traduzione è il sistema circolatorio delle letterature del mondo». Capita che per lavorare su testi più congeniali, i traduttori si facciano promotori di proposte, che presentino opere inedite a loro avviso meritorie di pubblicazione agli editori, specie i più piccoli, quelli che non possono permettersi di acquistare i diritti dei successi annunciati e devono cercare capolavori fra le ortiche. Il traduttore diventa così non solo un avamposto di una certa letteratura in terra straniera, ma un alleato dello scrittore, di cui si fa al tempo stesso sosia nel testo e socio in affari. Nel vasto mondo del self-publishing, accade perfino che traduca un’opera per lo scrittore, invece che per un editore, in cambio di un certo compenso e/o di royalties. L’opera poi è regolarmente posta in vendita sulle piattaforme online, talvolta tramite siti specializzati come Babelcube, anche se la difficoltà della promozione all’interno di quella sterminata offerta di e-book può scoraggiare. Il convegno “Dall’italiano al mondo” del Salone del libro di Torino vuol aiutare tutti quei traduttori letterari stranieri che diffondono i nostri scrittori, la nostra cultura, nei cinque continenti, rafforzando la posizione dell’Italia nell’immaginario collettivo, il suo soft-power, nella certezza che questo rafforzerà a sua volta, in modo meno immateriale, l’economia italiana. Un esempio internazionale? Senza i meravigliosi libri di Luis Sepúlveda, quanti turisti italiani sarebbero andati fino in Patagonia? (Ilide Carmignani)

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