A cura di Damir Bettini, Gestore di portafogli obbligazionari di Capital Group. Il 2022 è stato un anno molto impegnativo, considerando il forte aumento dei rendimenti nel reddito fisso dovuto all’inflazione galoppante, alla risposta a livello di politiche monetarie, all’incertezza sul fronte geopolitico. Tuttavia, nel quarto trimestre dello scorso anno abbiamo assistito ad un rally sui mercati del credito che ha ritracciato quasi metà del precedente ampliamento degli spread, quando il mercato ha iniziato a mettere in dubbio l’effettivo manifestarsi della recessione più attesa della storia recente. Con il rally dei mercati, gli spread si sono notevolmente contratti. I rendimenti nel settore sono tuttavia ancora elevati, e per l’investitore di lungo periodo interessato al rendimento complessivo le obbligazioni IG offrono un interessante punto di ingresso che potrebbe assorbire la volatilità a breve termine. Riteniamo che l’inflazione rimarrà la chiave. Per noi, il punto di svolta è il 4%. Con un indice dei prezzi al consumo al 5%, pensiamo che le banche centrali riterranno di dover mantenere elevati i tassi di interesse, nonostante il possibile danno all’attività economica. Dall’altra parte, più l’inflazione si avvicina al 3%, più saranno propense a interrompere il ciclo di rialzi e allentare la politica. Il livello realmente interessante è compreso tra il 4 e il 5%. A questo livello, il bilanciamento tra la stabilità finanziaria e la stabilità dei prezzi diverrà particolarmente impegnativo.L’altra dinamica è rappresentata dal ritiro dello stimolo monetario e dalla riduzione dei bilanci. corporate. Nonostante il rialzo dei tassi, i fondamentali creditizi mostrano che le aziende sono in generale in una situazione positiva. Molte hanno gestito i loro bilanci in maniera prudenziale e hanno buoni livelli di liquidità. Per quanto riguarda i settori dove individuare valore, le banche sono un settore in cui vediamo valutazioni favorevoli. Gli spread del segmento finanziario senior sono nettamente superiori a quelli di altri titoli non finanziari. Inoltre, il contesto macro è divenuto più favorevole per il settore. Prendiamo ad esempio l’Eurozona: il contesto dei tassi di interesse odierno è preferibile a quello di gran parte del decennio scorso, quando le banche dovevano fare i conti con tassi di interesse negativi. Nel complesso le banche sono meglio finanziate e capitalizzate rispetto al passato. Tuttavia, in questa fase del ciclo è necessario essere prudenti perché le banche tipicamente risentono del deterioramento della qualità degli asset, scenario possibile con il rallentamento dell’economia. È questo rischio, combinato con l’aumento dell’offerta, che aiuta a mantenere elevati gli spread nel settore. Preferiamo la qualità e favoriamo le banche gestite in maniera prudenziale, dove il rischio di deterioramento della qualità degli asset è minimo e possiamo sfruttare le valutazioni favorevoli. Vi sono poi le utility, in particolare negli USA, che hanno realizzato una performance solida per tutto il 2022. La tecnologia è un altro settore in cui individuiamo opportunità, in particolare il cloud computing. A nostro avviso, ci troviamo in un momento molto interessante per il reddito fisso, in cui gli investitori di lungo periodo hanno ampie opportunità per assicurarsi un buon rendimento complessivo – ma permangono delle incertezze che potrebbero incrementare la volatilità a breve. La selezione dei titoli e una ricerca fondamentale bottom-up approfondita saranno cruciali per sfruttare le opportunità, in un contesto in cui l’aumento dei costi di rifinanziamento potrebbe mettere in difficoltà alcuni modelli di business e deteriorare la qualità del credito. (abstract by http://www.verinieassociati.com)
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Capital Group: La selezione dei titoli può essere la chiave per gestire l’incertezza
Posted by fidest press agency su venerdì, 7 aprile 2023
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Editoriale: Incertezza economica e consumatori
Posted by fidest press agency su mercoledì, 15 marzo 2023
La fotografia delle statistiche Istat dell’ultimo mese ci suggerisce una scontata incertezza e, soprattutto, un periodo più lungo per il rientro dell’inflazione. Se qualcuno si era entusiasmato perchè i prezzi energetici cominciavano a rientrare a livelli pre invasione russa dell’Ucraina e qualche punto percentuale dell’inflazione veniva a venire meno dopo i picchi a due cifre dei mesi scorsi… è bene che si dia una calmata: la traversata, verso lidi poco conosciuti e nuovi, è ancora lunga.La nostra economia sta attraversando la classica dinamica rialzista del bene rifugio, la casa, i risparmiatori erodono le riserve che avevano accumulato in pandemia visto che allora avevano speso poco in generale, le ricadute inflazionistiche (italiane, europee e mondiali) su beni di consumo base sono scioccanti (cibo e trasporti al top)… dinamiche che comunque fanno crescere i consumi e la voglia di consumare: la gente non ne poteva più di stare chiusa in casa a consumare virtualmente. Comportamenti che però non vogliono dire che stiamo marciando di corsa verso il bello.Secondo noi, inoltre (e speriamo di essere smentiti dai fatti….) le ricadute delle politiche protezioniste, corporative e nazionaliste del governo devono ancora manifestarsi.Nel contempo assistiamo ad una serie di “impazzimenti” delle istituzioni che presagiscono il peggio: si pensi, per esempio, che in crisi di giustizia e sicurezza, governo media e partiti di ogni tipo non trovano di meglio che parlarsi addosso sul “pericolo anarchico”, difesa dei confini dall’assalto dei migranti, presunta illogicità del 110%. Sfociando, al momento, in provvedimenti assurdi, ridicoli e pericolosi come quelli sui rave party, sul rifiuto di etichette alimentari europee, rivalutazione delle energie fossili e del nucleare, negazione di azioni green deal (come la conversione delle produzioni di motori a combustione), accesso alla giustizia più costoso e più difficile,…Occorre quindi essere attenti e non strafare: non ci sono le condizioni che ci potrebbero consentire un miglioramento della situazione attuale. Anzi. Vincenzo Donvito Maxia – presidente Aduc http://www.aduc.it
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PGIM: L’incertezza macroeconomica richiede agilità e diversificazione
Posted by fidest press agency su venerdì, 13 gennaio 2023
A cura di Sushil Wadhwani, Portfolio Manager del fondo PGIM Wadhwani Keynes Systematic Absolute. I mercati globali hanno subito un duro colpo nel corso della maggior parte del 2022. I persistenti problemi della catena di approvvigionamento, esacerbati dalla guerra in Ucraina e dalle chiusure per pandemia in Cina, hanno contribuito a far salire notevolmente l’inflazione in tutto il mondo. Poiché le banche centrali hanno in risposta inasprito la politica monetaria, i timori di recessione hanno attanagliato i mercati, con azioni, obbligazioni e asset immobiliari in forte calo per la maggior parte dell’anno. Nel frattempo, le materie prime hanno registrato una ripresa generale, anche se i rendimenti delle singole materie prime sono stati alquanto divergenti. In un contesto in cui le banche centrali di tutto il mondo che hanno adottato politiche monetarie restrittive per contenere l’inflazione, evidenziamo i quattro scenari macroeconomici più probabili, 1. Un “soft landing” in cui le previsioni della Fed si rivelano ampiamente corrette, con un’inflazione che torna gradualmente al target, ma senza che la disoccupazione aumenti di molto, evitando così una recessione. 2. Inflazione persistente e recessione, in cui l’inflazione si rivela più ostinata del previsto e la Fed è costretta a una stretta maggiore del previsto e/o a mantenere i tassi alti più a lungo, portando così a una recessione. 3. La Fed tollera un’inflazione più alta: la Fed procede a una stretta per far scendere l’inflazione dai livelli attuali, ma non è disposta a correre rischi per quanto riguarda la recessione o la stabilità finanziaria e, quindi, si ferma prima di aver fatto abbastanza per riportare l’inflazione al target. 4. Un “hard landing” in cui l’inasprimento delle condizioni finanziarie che si è già verificato porta a una recessione, e forse in tempi piuttosto brevi, e quindi la Fed potrebbe finire per operare un inasprimento inferiore rispetto a quanto attualmente previsto. Per gran parte dell’anno, le aspettative degli investitori si sono generalmente allineate con una maggiore probabilità che si verificasse lo scenario due, ossia un’inflazione persistente seguita da una recessione, in parte perché l’entità dell’aumento della disoccupazione previsto dalla Fed era stata associata a recessioni passate. Con l’inflazione complessiva che probabilmente ha raggiunto il suo picco (o lo raggiungerà presto) in molti Paesi e con le banche centrali che stanno operando una stretta con tempi più allungati, è probabile che le speranze degli investitori di un “atterraggio morbido” negli Stati Uniti aumentino. La capacità di andare sia lunghi che corti in varie asset class è un ulteriore vantaggio, in quanto fornisce la flessibilità necessaria per reagire agilmente al mutare delle condizioni. Quest’anno le strategie global macro hanno conseguito forti rendimenti assoluti e relativi rispetto ad azioni, obbligazioni e real estate, rappresentando un’interessante fonte di diversificazione per il portafoglio e una fonte di rendimento alternativa in caso di aumento dei tassi e dell’inflazione. (abstract by http://www.verinieassociati.com/
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Incertezza economica e aspettative dei dipendenti
Posted by fidest press agency su lunedì, 17 ottobre 2022
Il nuovo studio BCW Expectations at Work, che ha coinvolto oltre 13.000 persone di cinque differenti settori in 15 Paesi in tutto il mondo, rivela che per un lavoratore su due un’occupazione stabile (52%), un posto di lavoro comodo e sicuro (50%), stipendio e benefit (49%) e la cultura del lavoro (48%) sono gli aspetti più importanti tra i 62 proposti in relazione a cinque dimensioni dell’esperienza di un dipendente.A livello globale, il 50% dei dipendenti non prevede di cambiare l’attuale occupazione nei prossimi 12 mesi, e questa intenzione registra un aumento del 18% per chi si dichiara soddisfatto di aspetti fondamentali quali stipendio, stabilità e posto di lavoro. Ma per le organizzazioni che, oltre a soddisfare queste richieste, si impegnano a creare una cultura del lavoro positiva, l’intenzione di rimanere aumenta del 24%, così come la soddisfazione professionale aumenta del 56% e c’è un 68% in più di possibilità che il dipendente dia un giudizio positivo del proprio responsabile. Le cifre indicate sono addirittura superiori tra i dipendenti Millennial e della Generazione Z, che si dichiarano più intenzionati a restare (30%) quando tutte queste esigenze vengono soddisfatte rispetto a chi lavora in organizzazioni che non lo garantiscono.In Italia, le tre aspettative principali tra i dipendenti sono in linea con le tendenze globali: un’occupazione stabile (58%), un posto di lavoro comodo e sicuro (55%) e uno stipendio remunerativo (54%). Seguono i permessi pagati (54%) e l’indennità di malattia (51%). Inoltre, tra le 10 principali aspettative di un dipendente, in sesta posizione (51%) rispetto al 16° posto (45%) a livello globale, ci sono anche la richiesta di un carico di lavoro gestibile e pretese ragionevoli da parte del datore di lavoro. Seguono, al 50%, un adeguato piano pensionistico, la fiducia nei manager e strumenti e tecnologia (7° posto). In netto contrasto con i risultati globali, solo un elemento tra tutti quelli che determinano la cultura del lavoro conquista la top 10 delle attese dei dipendenti in Italia, ossia una comunicazione interna aperta e onesta (49%). È interessante osservare che, tra i dipendenti appartenenti alla Generazione Z in Italia, fattori importanti quali stipendio e benefit si collocano solo al 22° posto (indennità di malattia e assicurazione sulla vita, al 48%), a differenza dei Baby Boomer che indicano come esigenza prioritaria uno stipendio remunerativo (al 1° posto con il 69%).Oltre ad analizzarne le aspettative, lo studio ha approfondito anche la valutazione del datore di lavoro da parte dei dipendenti, considerando tutte le dimensioni dell’esperienza lavorativa. Sono la cultura e la leadership le aree in cui le organizzazioni devono recuperare terreno per soddisfare le attese dei dipendenti, soprattutto quelli delle generazioni più giovani, che hanno maggiori aspettative in questo ambito. Dal confronto tra le aspettative nei confronti dei datori di lavoro e la valutazione delle loro effettive prestazioni, emerge un gap medio di 17 punti tra quello che i dipendenti si aspettano e quello che vivono ogni giorno in fatto di benessere (16 punti), comunicazione interna (17 punti), democrazia sul posto di lavoro e voce dei dipendenti (16 punti) e leadership (17 punti), che sono le aree principali in cui le organizzazioni devono darsi da fare per colmare la distanza con i propri dipendenti.In Italia il gap tra le attese dei dipendenti e il vissuto quotidiano è molto più ampio – evidenziando sia l’elevato livello delle aspettative in quest’area sia l’impegno che i dipendenti ritengono debba essere messo in campo per soddisfarle, soprattutto in relazione alla leadership dei top manager. Sono infatti significativi i gap relativi a riconoscimento dei dipendenti (20 punti), benessere (24 punti), oltre a efficacia della leadership e capacità di prendere decisioni (21 punti). Lo studio ha rivelato anche forti differenze nelle aspettative delle diverse generazioni. I dipendenti della Generazione Z considerano quasi tutti i componenti della leadership e della cultura del lavoro più importanti dello stipendio ricevuto, che si colloca al 25° posto su 62 (il 45% li considera molto importanti), mentre i Baby Boomer attribuiscono allo stipendio e ai benefit la priorità rispetto a quasi tutte le prerogative di leadership e cultura, con il salario in seconda posizione (49%) dopo la sicurezza lavorativa (52%). Anche le aspettative rispetto ai manager di riferimento sono diverse a seconda della generazione. Per esempio, i dipendenti della Generazione Z affermano di apprezzare maggiormente le soft skill, come il supporto e l’empatia, che sono avanti di 11 posizioni rispetto alle altre generazioni. I Millennial, invece, sostengono di preferire i manager che dimostrano apprezzamento e offrono opportunità di crescita, avanti di 11 posizioni rispetto alle altre generazioni. Per la Generazione X e i Baby Boomer, invece, la fiducia e l’equità nei processi decisionali sono al vertice della classifica delle aspettative vero i propri responsabili diretti. Per maggiori informazioni sullo studio di BCW Expectations at Work, dal sito: https://www.bcw-global.com/p/expectations-at-work
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L’incertezza politica accresce le preoccupazioni delle famiglie
Posted by fidest press agency su venerdì, 5 agosto 2022
In un clima reso già molto difficile da una crescita dell’inflazione che non si registrava da decenni, dalla guerra in Ucraina e dalla recrudescenza della pandemia, la crisi di Governo e le possibili ripercussioni sull’economia italiana hanno accresciuto le ansie delle famiglie, restituendo una fotografia tra le peggiori degli ultimi due anni e mezzo: quasi 1 nucleo familiare su 2 (47,5%) teme fortemente le conseguenze dell’aumento dei prezzi sulla propria condizione economica, così come 4 su 10 non smettono di angosciarsi per il perdurare della guerra e, in controtendenza rispetto al passato nel periodo estivo, si fanno più forti anche le preoccupazioni per la pandemia. A dirlo sono le rilevazioni effettuate tra il 20 e il 23 luglio – quindi proprio all’indomani della fine del governo Draghi – da Termometro Italia, l’indagine avviata nel marzo 2020 da Innovation Team, unità di ricerca di MBS Consulting, Gruppo Cerved, per monitorare l’impatto del Covid19 e che oggi prosegue per rilevare come le famiglie vivono la ripresa, l’inflazione e le tensioni internazionali, le prospettive future. L’indagine periodicamente intervista oltre 500 capifamiglia ed espande i dati all’universo delle famiglie italiane (26 milioni) in funzione di area geografica, tipologia familiare e professione della principale fonte di reddito.“A fronte del sensibile aumento dei prezzi, l’ultimo trimestre ha visto precipitare la situazione economica delle famiglie, che risulta la peggiore dall’inizio delle rilevazioni – commenta Fabio Orsi, partner di Innovation Team, unità di ricerca di MBS Consulting, Gruppo Cerved -: infatti, il 60,9% dei nuclei ha dovuto intaccare i propri risparmi (+5,7% rispetto al mese scorso) e quasi il 25% in maniera consistente. L’impatto dell’inflazione sui prezzi dei beni di consumo è vissuto come grave o molto grave da quasi il 40% degli intervistati, con effetti importanti sulle abitudini di acquisto: addirittura 2 su 3 hanno ridotto le spese (62,5%, giugno: 63,7%), e con le vacanze in corso o alle porte, anche il caro-carburante ha pesato fortemente sul bilancio familiare, con conseguenze gravi per il 42,6% dei capi famiglia. Dopo mesi di relativa stabilità, insomma, la situazione sta scivolando nuovamente verso i picchi di febbraio”.Anche le aspettative per il futuro non sono buone: nei prossimi mesi praticamente tutti (86,5%, quasi 9 famiglie su 10) si aspettano un periodo difficile o molto difficile, fatto persino di rinunce a bisogni primari per 1 intervistato su 4 (24,3%). Se poi si fa correre la mente al prossimo anno le previsioni non migliorano: per il 73,3% dei rispondenti (+3,7% rispetto a giugno) la crisi di governo porterà un netto peggioramento nella condizione economica del Paese, e per 1 capofamiglia su 2 (il dato massimo mai rilevato: 51%, +10,4%) anche nella propria. Il 33,6% teme anche un peggioramento nella condizione lavorativa (+8,3%).Come se non bastasse, con l’ennesimo aumento dei contagi da Covid-19 la pandemia torna ad assumere un ruolo importante nelle preoccupazioni delle famiglie, con pensieri polarizzati: rispetto a un mese fa, crescono sia gli ottimisti (39,5%) che i pessimisti (35,5%).
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PGIM RE: Outlook Europeo 2022 – Investire in momenti d’incertezza
Posted by fidest press agency su domenica, 10 luglio 2022
A cura di Greg Kane, Executive Director, Head of European Investment Research di PGIM RE. Il ventaglio di opportunità sta cambiando. Il forte slancio di ripresa del 2021 ha lasciato il posto all’incertezza e alla minaccia di recessione, legata alla guerra in Ucraina, alle interruzioni dell’offerta e all’aumento dell’inflazione. La politica monetaria si è inasprita poiché l’inflazione continua a superare le aspettative. Nei mercati immobiliari, gli affitti sono sotto pressione in termini reali. Il volume degli investimenti immobiliari dovrebbe reggere sulla scia di una forte raccolta di capitale, ma è improbabile che i rendimenti scendano ulteriormente; inoltre, la crescita del valore è destinata a rallentare in modo significativo. Le opportunità consistono nel guardare oltre l’attuale incertezza e puntare alle asset class dove si può generare una crescita degli affitti attraverso la ristrutturazione o la creazione di nuovo prodotto di qualità. In tale contesto, il settore della logistica europea continua a offrire interessanti opportunità di investimento, nonostante i valori elevati dovuti alla continua compressione dei rendimenti degli ultimi anni. Prosegue anche il contesto favorevole per le locazioni, in particolare in prossimità delle principali aree urbane che stanno beneficiando maggiormente dalla crescita dell’e-commerce grazie all’alta densità abitativa. Le supply chains si stanno adattando al cambiamento delle abitudini dei consumatori. Inoltre, con la tendenza verso una maggiore spesa online destinata a continuare, i principali occupatari di spazi logistici stanno guardano oltre l’incertezza a breve termine. L’aumento dell’inflazione, i costi energetici più elevati e l’indebolimento della spesa delle famiglie frenano le prospettive di crescita della spesa per i beni, ma i rivenditori e gli operatori logistici stanno affittando spazi che corrispondono alle esigenze di stoccaggio previste a lungo termine.Prevediamo in futuro un’ulteriore espansione della domanda di spazi logistici con l’aumento dei tassi di penetrazione delle vendite online, anche se la crescita della spesa reale delle famiglie quest’anno sta rallentando. Tale effetto sarà più pronunciato in Germania, Francia e altri mercati dell’Europa continentale, dove la spesa online sta aumentando rapidamente, partendo da una base bassa. Al contrario, la crescita nel Regno Unito è destinata ad attenuarsi in quanto la diffusione dell’online inizia a stabilizzarsi, anche se le dimensioni del mercato attuale indicano ancora un fabbisogno significativo da parte degli operatori logistici. Tuttavia, sarà necessario più offerta di spazi logistici per soddisfare la domanda nelle aree urbane, dove le potenzialità edificative sono più limitate rispetto alle aree suburbane. Nella misura in cui possono essere modernizzati e conformati ai principi ESG, gli asset logistici urbani di media qualità appaiono più interessanti in termini di prezzo, con rendimenti più elevati e con ulteriore margine di crescita dei rendimenti, sulla base dell’ampio spread rispetto ai rendimenti prime.In tutta Europa, la problematica dell’accesso ad alloggi a prezzi convenienti, sta diventando un tema di attenzione, ed il capitale istituzionale sta diventando sempre più parte della soluzione. I mercati immobiliari differiscono in modo significativo in Europa da uno Stato all’altro, ad esempio a causa dei vincoli dell’offerta, delle normative e dei tassi di partecipazione istituzionale. Un elemento costante è che la domanda residenziale è in aumento da tempo nella maggior parte dei mercati, spinta da una serie di fattori quali un periodo prolungato di crescita del reddito disponibile delle famiglie, una ripresa dei tassi di formazione di nuovi nuclei familiari e una maggiore intensità d’uso come risultato dell’aumento del lavoro a distanza durante la pandemia COVID-19.Nelle tre maggiori economie europee – Francia, Germania e Regno Unito – la crescita dei prezzi delle case, pari al 6% annuo dal 2015, ha inasprito il già ampio divario tra prezzi e affitti. Di conseguenza, vivere in una casa di proprietà è costoso, in particolare per le famiglie a basso reddito e per i first time buyer, per i quali la possibilità di sostenere gli ingenti depositi richiesti rappresenta un ostacolo all’acquisto, nonostante i bassi costi di finanziamento. Secondo le previsioni, la crescita degli affitti reali dovrebbe persistere nei prossimi anni in tutta Europa, anche in presenza di un’inflazione più elevata. Per gli investitori, tradurre i miglioramenti dei canoni di locazione in una crescita del reddito operativo netto può essere una sfida, soprattutto quando il periodo di locazione è relativamente lungo. Inoltre, la crescita degli affitti in alcuni mercati in Germania, si pensi a città come Berlino, cosi come ad Amsterdam, Copenaghen e Parigi, può essere frenata dalla regolamentazione. Al contrario, nonostante le prospettive economiche relativamente deboli, gli asset del Regno Unito appaiono interessanti nel breve periodo, perché i rendimenti sono più elevati rispetto all’Europa continentale e perché i proprietari possono adeguare più facilmente i canoni di locazione al mercato.
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Incertezza sui mercati: venti di recessione in arrivo?
Posted by fidest press agency su venerdì, 17 giugno 2022
A cura di Roberto Rossignoli, Portfolio Manager Moneyfarm. Prosegue il clima di incertezza sui mercati e le previsioni macroeconomiche sono tutt’altro che rosee: gli economisti stanno rivedendo al ribasso le stime sulla crescita e al rialzo quelle sull’inflazione. Con inflazione e costo delle materie prime in ascesa e crescita in calo (anche se, per ora, in territorio positivo), le famiglie sono destinate a perdere potere d’acquisto e a dover intaccare i propri risparmi per far fronte alle spese contingenti. Come riflesso della combinazione delle misure di sostegno al reddito e restrizioni alla spesa pro-capite, anche l’andamento del “revolving credit” ha registrato un calo durante la pandemia, mentre adesso, con le riaperture dell’economia statunitense, sta riprendendo a salire. Con l’aumento dei tassi di interesse, tornerà ad aumentare anche il costo del debito, finora rimasto ad un livello relativamente basso.Per dare una risposta a questa domanda, occorre partire dal quadro macroeconomico, che nel mese di maggio ha continuato a stabilizzarsi al ribasso. La crescita del Pil è rimasta in terreno positivo, ma nel corso dell’anno è progressivamente scesa, anche a causa della crisi geopolitica e delle sue conseguenze economiche. Al contempo, però, l’inflazione è salita in modo costante, passando dal 3% al 6,4%. Stando ai numeri siamo dunque lontani dal pericolo della stagflazione (quando cioè la crescita economica diventa negativa), ma il contesto economico attuale rappresenta comunque una sfida. Gli economisti stimano al 30% la probabilità di recessione per gli Stati Uniti e l’Eurozona, dove il rischio principale resta il costo elevato di materie prime ed energia.Una nota positiva potrebbe arrivare dalla riapertura dei più importanti hub economici cinesi, che potrebbe far ripartire la catena di approvvigionamento globale e allentare gli attuali colli di bottiglia. Lato Italia, gli ultimi dati statistici evidenziano come l’import di prodotti cinesi sia aumentato dai 2,9 miliardi di gennaio 2021 ai 4,7 miliardi di euro a gennaio 2022 (38 miliardi nell’intero 2021), segno di come la nostra dipendenza dalla Cina sia addirittura aumentata. Secondo gli analisti, questa situazione è destinata a durare per tutto il 2022, con rischio di turbative nelle forniture dalla Cina nel breve periodo, che potrebbero venir meno nel 2023. Le incognite rimangono molte: i dati macroeconomici non forniscono segnali univoci e la spada di Damocle della politica monetaria continua a pendere sulle valutazioni azionarie e obbligazionarie. Riteniamo però che la domanda dei consumatori sia abbastanza resiliente, nonostante l’elevata inflazione, grazie anche ad un livello relativamente elevato di risparmi, destinati quindi ad una graduale riduzione.Nonostante i forti numeri sull’inflazione, riteniamo che il rischio più elevato sia rappresentato dal possibile rallentamento dell’economia nel medio termine, pertanto l’obbligazionario più sicuro dovrebbe avere ancora un ruolo nel portafoglio, possibilmente privilegiando scadenze intermedie. In pochi mesi è altamente probabile che l’Eurozona esca dall’era dei tassi negativi e il cambiamento sarà talmente radicale da richiedere tempo prima che gli investitori possano correttamente prezzare il nuovo contesto. Allungando l’orizzonte temporale, sia azionario che obbligazionario presentano alte probabilità di registrare rendimenti reali e nominali positivi nel medio/lungo termine quindi, a nostro parere, non è consigliabile ridurre troppo le esposizioni, in quanto la storia insegna che il rimbalzo può essere molto veloce e difficile da cogliere.
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PIMCO: Anti Goldilocks, prospettive in un contesto di notevole incertezza
Posted by fidest press agency su mercoledì, 30 marzo 2022
A cura di Andrew Balls, CIO Global Fixed Income di PIMCO e Joachim Fels, Global Economic Advisor di PIMCO L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, le conseguenti sanzioni e le rotazioni sui mercati delle materie prime gettano una coltre ancor più pesante d’incertezza su quello che già prima di questo terribile conflitto si presentava come uno scenario incerto per l’economia e i mercati finanziari. Nonostante le innumerevoli incognite, abbiamo elaborato cinque principali conclusioni sulle prospettive nell’orizzonte ciclico dei prossimi 6-12 mesi che riteniamo siano le più rilevanti per gli investitori in questa fase. 1) Uno scenario economico “anti-Goldilocks” – A livello globale l’economia e le autorità sono alle prese con uno shock di stampo stagflazionistico sul lato dell’offerta che è negativo per la crescita e tenderà a spingere l’inflazione ulteriormente al rialzo. Uno scenario economico anti-Goldilocks, ossia con inflazione surriscaldata e crescita raffreddata, non è il nostro scenario di base di massima che prevede tuttora una crescita superiore al tendenziale e una graduale moderazione delle pressioni inflazionistiche dai livelli di picco per le economie sviluppate in generale. Tuttavia sono cresciuti i rischi di inflazione più elevata e di crescita più rallentata o addirittura di recessione. 2) Maggiore probabilità di non linearità per crescita e inflazione – Le prospettive sia per la crescita che per l’inflazione sono offuscate da potenziali non linearità legate a condizioni di partenza già fragili. Vi erano già diffuse strozzature nelle filiere di approvvigionamento dovute al COVID-19 che incidevano sulla produzione e spingevano al rialzo costi e prezzi in molti settori. L’invasione russa in Ucraina e le conseguenti sanzioni hanno portato ulteriore scompiglio. In aggiunta, i recenti lockdown dovuti a focolai di COVID in alcune aree della Cina potrebbero determinare nuove strozzature nelle filiere globali. 3) Uno shock asimmetrico genera maggiore divergenza – La guerra in Ucraina probabilmente condurrà a maggiore dispersione degli esiti economici e d’inflazione fra i vari paesi e le diverse regioni. L’Europa sarà la più colpita mentre l’economia americana appare relativamente isolata dagli effetti diretti del conflitto. La Cina e la maggior parte delle altre economie asiatiche hanno legami commerciali diretti minori con la Russia ma probabilmente subiranno ripercussioni negative dai rincari dell’energia e dal rallentamento della crescita europea. Nei mercati emergenti, gli esportatori di commodity dovrebbero trarre benefici, tuttavia i prezzi più elevati delle materie prime tenderanno ad accrescere le già alte pressioni inflazionistiche nella maggior parte delle economie emergenti. A fronte del contesto difficile e incerto, un asse centrale della nostra strategia d’investimento sarà l’enfasi sulla flessibilità e la liquidità dei portafogli per rispondere agli eventi e trarre benefici dalle opportunità che si presenteranno. Prevediamo di mirare a modesti sottopesi di duration alla luce dei livelli attuali, dei rischi al rialzo per l’inflazione e delle prospettive di inasprimento da parte delle banche centrali. Prevediamo inoltre di ridurre enfasi sulle posizioni sulla curva a fronte del ciclo di politica monetaria restrittiva in generale in atto a livello globale. Continuiamo a ritenere i TIPS americani (obbligazioni del Tesoro indicizzate all’inflazione) uno strumento di prezzo ragionevole per mitigare i rischi al rialzo dell’inflazione. Nel credito, il posizionamento dei portafogli è focalizzato su resilienza, liquidità e conservazione del capitale in un ampio ventaglio di scenari. Riguardo alle valute, nei portafogli dove queste posizioni di rischio sono in linea con le linee guida e le aspettative dei nostri clienti, prevediamo un sovrappeso su valute G-10 e dei mercati emergenti selezionate rispetto al Dollaro americano e all’Euro, con una focalizzazione sul beta delle materie prime e su valutazioni convenienti. Prevediamo un posizionamento in generale neutrale sul rischio per il beta azionario nel complesso nei nostri portafogli multi asset. Siamo convinti di essere ormai in fase ben avanzata del ciclo e sebbene la crescita goda ancora di slancio robusto è tuttavia sempre più vulnerabile al rischio di ribasso. Il contesto attuale favorisce le società di alta qualità e meno cicliche, a nostro giudizio. I nostri portafogli multi asset, al pari di quelli obbligazionari, tenderanno a porre enfasi sul disporre di liquidità da impiegare per trarre benefici dalle dislocazioni che si presenteranno sui mercati azionari.
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L’era dell’incertezza, raccontata dai protagonisti dell’evento online
Posted by fidest press agency su venerdì, 7 Maggio 2021
L’era dell’incertezza in assoluto. Ha definito così il nostro tempo della transizione digitale Derrick de Kerckhove, direttore scientifico di Media Duemila e Osservatorio TuttiMedia, in conclusione dell’evento online che si è tenuto per iniziativa congiunta di FERPI Lazio e Osservatorio TuttiMedia, con la media partnership di Media Duemila. “Personal Digital Twin: alter ego digitale e comunicazione”, il titolo dell’incontro – moderato da Diana Daneluz, consigliere regionale della Federazione Relazioni Pubbliche Italiana ed introdotto da Giuseppe De Lucia, delegato Ferpi Lazio – a significare che il percorso speculativo sarebbe partito da questa nuova figura digitale, il gemello digitale personale, per valutarne le ricadute su relazioni, professioni, comunicazione.Un percorso che – e non poteva essere altrimenti, nonostante la preparazione dei relatori, tutti personalmente soggetti attivi di questa transizione oltre che suoi critici osservatori – ha condotto più a domande che a risposte, in ossequio alle problematicità che pone. Dal pamphlet “Oltre Orwell: il gemello digitale” scritto insieme allo stesso de Kerckhove da Maria Pia Rossignaud, direttrice di Media Duemila, prima rivista di cultura digitale italiana e vicepresidente Osservatorio TuttiMedia, lo spunto inziale al confronto. Una “storia”, quella del gemello digitale come raccontata dalla giornalista, poco nota al grande pubblico, quello stesso pubblico che però ogni giorno lascia in rete scie di sé come la bacchetta magica della fatina Trilli o come i sassolini di Pollicino, come qualcun altro ha detto. Una esternalizzazione delle nostre vite attraverso i dati, anche personali, personalissimi, che immettiamo in rete, e che viene composta e ricomposta in banche dati che in qualche modo prescindono e vivono e interagiscono autonomamente rispetto a noi: i nostri avatar, appunto.Il digitale che si frappone decisamente nelle relazioni che ciascuno di noi vive, gli algoritmi come ulteriori soggetti sociali della città digitale abitata ormai dalla maggior parte delle persone nella loro vita “onlife”, impongono infatti una riflessione anche etica, anzi algoretica, come propone Padre Paolo Benanti, francescano del Terzo Ordine Regolare, teologo, docente di neuroetica, bioetica e teologia morale all’Università Pontificia Gregoriana. Una possibile strada, quella da lui indicata, verso un’etica capace di tenere insieme il termine “valore” di natura etica con il termine “valore” di natura computabile proprio delle macchine, per rendere comprensibili alle macchine stesse le istanze sociali e valoriali acquisite dalle nostre democrazie occidentali. Algoretica come scatola di cristallo che renda trasparente, al pari di come il gemello digitale sta rendendo trasparente l’uomo, l’algoritmo e la direzione che percorre. Il problema infatti è che queste macchine sono sempre più, anche se non da oggi, come ha ricordato Daniela D’Aloisi – ingegnera responsabile area servizi digitali della Fondazione Ugo Bordoni, con la passione da sempre per l’IA – agenti autonomi capaci di prendere, altrettanto autonomamente, delle scelte. Si pone quindi il problema delle loro capacità decisionali, legato al concetto stesso di delega e di conoscenza. Le macchine apprendono, attraverso l’algoritmo, i sensori, il machine learning. Fanno da sole, e possono inglobare, come è stato, nel loro processo di apprendimento, pregiudizi e dati incorretti. E tutto si riflette e si rifletterà nelle decisioni che prendono. Il Digital Twin, ha concluso, per ora, Derrick de Kerckhove, inizialmente, in industria la replica digitale di motori o installazioni complessi, nata per anticipare possibili guasti ed eseguire diagnosi a distanza, ha aperto quindi la strada a qualcosa di molto diverso, al Personal Digital Twin, figura retorica della trasformazione digitale, un avatar, la nostra vita raccontata dai dati, accesso universale bidirezionale fra l’uomo e la rete. La dimensione della reciprocità dell’informazione è parte della nostra società e questa nuova essenza dell’essere si è manifestata con forza nell’era del Covid-19. L’informazione, come il virus, parte dall’uomo, arriva fuori dell’uomo, può cambiargli la vita attraverso il gemello digitale, l’“altro me” che si fa strada nel mondo degli assistenti virtuali. Nella società della datificazione è possibile replicare l’essere umano assembrando tutti i suoi dati e aprire così ad ambiti professionali e di comunicazione inesplorati. Stiamo andando verso un Personal Digital Twin che deciderà per noi, comunicherà per noi; i gemelli digitali potranno interagire tra loro e contestualizzare i dati rispetto alle integrazioni con l’ambiente. In qualche caso, nella moda ad esempio, sta già avvenendo. L’esternalizzazione della nostra memoria, delle nostre facoltà, del nostro essere non è più arrestabile, ma non va sottovalutata. È una trasformazione epocale. È imperativo che ci si continui ad interrogare e a confrontare sul posto e sull’azione e la vita dell’uomo nel nuovo spazio virtuale abitato anche dagli algoritmi. Conoscere per comprendere e restare, soprattutto, liberi.
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Risparmio, nell’incertezza del presente gli italiani cercano una maggiore sicurezza
Posted by fidest press agency su venerdì, 5 febbraio 2021
A che cosa pensano gli italiani quando si parla di risparmio? Uno su tre (31%) alla preoccupazione per lo stato delle proprie finanze, alimentata dalla congiuntura del momento, il 47% ci vede una risorsa per affrontare anzitutto un presente complesso, mentre un ulteriore 22% – uno su cinque – lo associa all’idea di futuro e alla possibilità di un domani più solido per la famiglia e i figli.Lo evidenzia l’Osservatorio Sara Assicurazioni, la Compagnia assicuratrice ufficiale dell’ACI. Dati che si inseriscono nel quadro della crisi economica generata dalla pandemia, che ha determinato un senso generale di incertezza, con ripercussioni su famiglie e attività. Incertezza che va di pari passo, non a caso, con l’aumento dei depositi bancari, cresciuti a dicembre 2020, come segnala l’Abi, di oltre 162 miliardi rispetto all’anno prima raggiungendo quota 1.736 miliardi.Gli italiani si confermano un popolo di risparmiatori, con il 50% che afferma di vivere il presente cercando abitualmente di mettere da parte qualcosa per affrontare possibili imprevisti e difficoltà e addirittura un 20% che si dice sempre parsimonioso, al punto da fare rinunce oggi per riuscire a pianificare meglio il domani.Nella gestione dei soldi la tecnologia si ritaglia uno spazio sempre maggiore, tanto che uno su due (53%) si dichiara propenso ad affidarsi in misura crescente anche ad app e sistemi fintech per gestire l’economia domestica e organizzare il budget familiare.Ma oltre a pensare al presente, gli italiani riconoscono l’importanza di una pianificazione del futuro economico. Le soluzioni ritenute più idonee sono il fondo pensione (35%) e le polizze assicurative per il risparmio e l’investimento (32%). A seguire le polizze vita (17%), per le garanzie che possono offrire alla famiglia, mentre un 16% punterebbe sul mattone e l’11% direttamente sul mercato finanziario. La caratteristica più apprezzata in uno strumento di risparmio è la sicurezza (33%). Vi sono poi la flessibilità (21%), e quindi la capacità di rispondere al presentarsi di diverse esigenze e disponibilità, i rendimenti che si possono ottenere (21%) e la convenienza in termini di costi (18%).
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Governo: Rojc (Pd), uscire da incertezza con forze maggioranza
Posted by fidest press agency su venerdì, 15 gennaio 2021
“Bisogna considerare seriamente l’appello del presidente Mattarella e uscire prima possibile da questa incertezza con l’apporto di tutte le forze di maggioranza, chiedendo all’opposizione una collaborazione costruttiva per salvare l’Italia. E’ inquietante e sinceramente inaccettabile sentire che una crisi bussa alle porte mentre in Parlamento stiamo decidendo di prorogare lo stato di emergenza nel Paese”. Così la senatrice Tatjana Rojc (Pd) mentre a Palazzo Madama è in corso la discussione sulle comunicazioni del ministro della Salute Roberto Speranza sulle nuove misure per contrastare l’epidemia di Coronavirus.
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Per il 2021 cresce l’incertezza degli italiani sul lavoro
Posted by fidest press agency su giovedì, 7 gennaio 2021
L’emergenza sanitaria ha minato le certezze degli italiani sul lavoro e oggi ben il 43% dei lavoratori teme di perdere il posto o non si sente sicuro del proprio impiego (era il 36% un anno fa), la percentuale più alta tra i principali paesi europei come Regno Unito (39%), Spagna (39%), Francia (31%) e Germania (30%). Nell’incertezza cresce l’attaccamento all’impiego attuale: il 72% degli italiani si dice soddisfatto del proprio lavoro, +3% rispetto a dodici mesi fa, mentre scende la percentuale di insoddisfatti (dal 10% al 6%) e solo il 9% sta cercando attivamente una nuova posizione (contro il 12% di fine 2019). Cala di dieci punti (dal 58% al 48%) l’ambizione di avviare un’attività, al penultimo posto davanti solo ai francesi (38%) e dopo inglesi (54%), spagnoli (51%), e tedeschi (50%). Segnali di aumento delle preoccupazioni, che emergono anche in prospettiva. Pur di conservare il lavoro, se fosse necessario una parte non trascurabile degli italiani sarebbe disposta ad accettare qualche compromesso, come una riassegnazione di ruolo all’interno dell’azienda (29%), la cassa integrazione o una riduzione dell’orario di lavoro (21%), oppure un aumento dell’orario con lo stesso stipendio (17%), la perdita di benefit (15%), un contratto a termine (10%) o un taglio dello stipendio (8%).E tra gli obiettivi per il lavoro post pandemia, prima di tutto i lavoratori mettono la protezione dello stipendio, indicata dal 54%, seguita dal rafforzamento delle politiche per la salute e dei protocolli di sicurezza sanitaria (41%) e dalla comunicazione trasparente (39%), poi la partecipazione a corsi di formazione, la disponibilità di un’assicurazione sanitaria, maggiore sicurezza. L’ambiente di lavoro ideale post pandemia per tre italiani su quattro deve essere “flessibile”, con la possibilità di lavorare sia da casa sia in ufficio (indicata dal 48% dei lavoratori) oppure con autonomia e flessibilità di scelta di luogo o orario di lavoro (26%), mentre solo l’11% vorrebbe lavorare sempre nella propria abitazione e il 15% sempre in ufficio. È quanto emerge del Randstad Workmonitor, l’indagine semestrale sul mondo del lavoro di Randstad, primo operatore mondiale nei servizi HR, che ha analizzato la capacità di adattamento dei lavoratori all’emergenza Covid19 e la loro percezione sul mercato del lavoro post pandemico. La ricerca è stata condotta a fine 2020 in 34 Paesi del mondo su un campione di oltre 800 lavoratori di età compresa fra 18 e 67 anni per ogni nazione. Le principali aspettative dei lavoratori per il post pandemia sono la protezione dello stipendio, indicata dal 54% del campione, le politiche di salute e protocolli di sicurezza (41%), la comunicazione trasparente (39%), i corsi di formazione (36%) e l’assicurazione sanitaria (32%). Seguono la maggiore sicurezza online e di persona (25%), la collaborazione all’interno del team (24%), le attrezzature e le tecnologie per poter lavorare da remoto (24%), le sicurezze lavorative (22%), i programmi di assistenza ai dipendenti come il supporto psicologico (21%, -1%), le risorse per i dipendenti (ad esempio il gruppo genitoriale, 15%).
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Scuola: Si rischia di riaprire nell’incertezza
Posted by fidest press agency su mercoledì, 5 agosto 2020
“Le esternazioni del ministro all’Istruzione non fugano i dubbi sulla scarsa qualità del suo operato: la confusione sulla didattica mista, sulle promozioni automatiche che hanno destabilizzato e demotivato gli studenti, sulla ripresa a settembre da remoto, sui separè in plexiglas, sugli insulti alle scuole pubbliche paritarie, sui pregiudizi manifestati verso i gestori di servizi privati socio educativi 0-6 anni, sui doppi turni, lasciano poco margine d’interpretazione. Il 14 settembre si riaprirà nell’incertezza, sempre che non intervengano ripensamenti ulteriori con la calura estiva. I nodi rimangono, dalle classi pollaio, ai banchi monoposto, con o senza rotelle, dalla disponibilità di nuovi spazi in così poco tempo, alla ristrutturazione di edifici fatiscenti, dal sostegno atteso disperatamente dagli asili nido privati e dalle scuole pubbliche paritarie alle farneticanti ipotesi di una scuola 2.0 senza libri, classi, banchi, esami, una specie di incubo nozionistico che ucciderebbe le relazioni sociali, i legami, le emozioni. Quest’ultima non è una proposta del Ministro Azzolina, ma non l’abbiamo sentita opporsi con decisione a tale squallida deriva tecnocratica e tecnologica. Confusione, ritardi, mancanza di un’idea di scuola sono i principali gravissimi difetti mostrati da questo dicastero. La scuola era e deve restare palestra di vita e ascensore sociale capace di mettere i ragazzi meno abbienti nelle condizioni di primeggiare”.E’ quanto ha dichiarato Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera e deputato di Fdi, intervenendo stamane alla trasmissione ‘Radio Anch’io’ su Rai Radio1.
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Pianificare nell’era dell’incertezza
Posted by fidest press agency su venerdì, 12 giugno 2020
I due concetti che hanno maggiormente influenzato le mie scelte professionali, nel settore della finanza, sono la pianificazione e l’incertezza. In questo articolo li combinerò insieme mostrando la necessità di una profonda rivisitazione del concetto di pianificazione finanziaria, allontanandosi dalla versione anglosassone – che nell’Europa continentale non ha mai veramente preso piede – per abbracciare una visione completamente coerente con la nuova realtà che accademicamente ha iniziato a trovare spazio da inizio secolo ed è ormai una realtà consolidata: l’era dell’incertezza.
Dopo la grande crisi finanziaria del 2008 il concetto tradizionale di pianificazione finanziaria è un po’ entrato in crisi poiché il vecchio modo di intendere la pianificazione finanziaria era legato a doppio filo con i vecchi concetti di costruzione dei portafogli finanziari basati sull’ottimizzazione del rapporto rischio/rendimento (già citata MPT).
Questa presunta ottimizzazione (la “famosa”, almeno nel settore, “frontiera efficiente”) presuppone una stima delle aspettative di rendimento (insieme alla varianza e covarianza, ma non desidero entrare nei dettagli tecnici). Il 2008 ha dimostrato oltre ogni ragionevole dubbio che tutti i calcoli che stavano alla base della pianificazione finanziaria tradizionale erano completamente sbagliati. L’ultimo ventennio, che va dallo scoppio della bolla tecnologica alla crisi in corso, passando per la grande crisi finanziaria, si può definire come l’inizio dell’era dell’incertezza. Il concetto di incertezza, a livello accademico, è diventato ormai un dato assolutamente acquisito, non solo in finanza, ma particolarmente in finanza. In Italia il noto psichiatra Vittorio Andreolli ha scritto per i tipi di Rizzoli “Homo Incertus”, nel quale mostra il concetto di incertezza nell’intera società, anche con qualche accenno agli aspetti economici e monetari. Paolo Sironi, Global Research Leader Banking and Finance presso l’IBM Institute for Business Value, teorico della trasparenza dei mercati finanziari, la chiama “incertezza fondamentale”, per ribadirne il carattere ontologico. Per prendere decisioni finanziarie in modo efficace e soddisfacente la caratteristica più importante che l’investitore deve possedere è la “consapevolezza finanziaria olistica”. Ciò significa aver interiorizzato i meccanismi basilari dei mercati finanziari in rapporto alle proprie necessità di vita collegate ad esigenze monetarie, ma anche alla propria psicologia. Conoscere non è avere consapevolezza. La funzione più importante di un piano finanziario (paradossalmente anche quella più trascurata) è quella di accrescere la propria consapevolezza finanziaria olistica. La consapevolezza si accresce solo attraverso l’esperienza diretta. Essere consapevoli non significa semplicemente conoscere, ma fare esperienza di un evento sul quale si è precedentemente ben riflettuto. Affinché questo percorso di consapevolezza interiore si realizzi è necessario
1. dotarsi di obiettivi “smart” (specifici, misurabili, ambiziosi ma raggiungibili e temporizzati)
2. realizzare un piano d’investimento con regole molto dettagliate, progettate sull’assunto che i mercati sono assolutamente incerti;
3. vivere le conseguenze delle scelte previste dal piano.
Man a mano che i mercati faranno il loro corso, l’investitore potrà prendere consapevolezza delle sue reazioni, delle sue aspettative e sulla base di queste nuove consapevolezze potrebbe maturare diversi obiettivi e potrebbe modificare o integrare il proprio piano. Come per tutte le cose, il “come” è sempre più importante del “cosa”. Affinché i piani finanziari siano efficaci devono essere progettati avendo aspettative realistiche, partendo – come detto – dal presupposto dell’incertezza dei mercati e non del semplice rischio-statistico. Uno dei modi di gestire l’incertezza è prevedere nel piano numerosi momenti di verifica ed adeguamento del piano stesso in base alle mutate condizioni. Tutti questi aspetti sono conseguenze dell’aver compreso pienamente ed accettato l’incertezza fondamentale dei mercati. Quando un investitore ha sviluppato un’elevata consapevolezza finanziaria olistica, comprende sempre di più che l’incertezza non costituisce un problema, se hai imparato a gestirla. Questo però richiede tempo, una certa dose di pazienza e disciplina e – possibilmente – una guida che non abbia interessi in conflitto con l’investitore. (Alessandro Pedone, responsabile Aduc Tutela del Risparmio in abstract)
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Investimenti finanziari: incertezza fondamentale e razionalità ecologica
Posted by fidest press agency su martedì, 3 dicembre 2019
Quando incontro per la prima volta un potenziale cliente spiego sempre che – purtroppo – io non ritengo che sia possibile prevedere, con un ragionevole grado di affidabilità, i mercati finanziari e che comunque io non sono in grado di farlo.
In genere tutti ritengono ragionevole la cosa, ma questo è ciò che costantemente si tenta di fare! Nella teoria delle scelte, si distinguono i giochi ad informazione completa dai giochi ad informazione incompleta. Gli scacchi, i dadi, la roulette sono tutti giochi ad informazione completa. Qui è il regno del rischio e del calcolo. Per fare una scelta, una mossa, una giocata, posso calcolare. Maggiore e la mia capacità di calcolo e maggiore è la possibilità di vincere. Nei giochi ad informazione incompleta – come il poker – c’è incertezza.I mercati finanziari sono un gioco più simile agli scacchi o più simile al poker?
Senza alcun dubbio sono molto più simili al poker. Come con il poker, anche in finanza è sensato fare una serie di calcoli. Ciò che è insensato è basare le scelte prevalentemente su questi calcoli. Il concetto più importante che devi comprendere per investire è che le tue scelte devono gestire l’incertezza, non il rischio. Come si gestisce l’incertezza?
Uno degli studiosi più importanti al mondo su questo tema è Gerd Gigerenzer che ha diretto per molti anni un gruppo di ricercatori (Center for Adaptive Behavior and Cognition al Max Planck Institute for Human Development). Ha dato dei contributi fondamentali per l’affermarsi del concetto di razionalità ecologica.
Il pensiero dominante in economia (di cui la finanza è un settore) fonda tutte le sue formule matematiche sull’ipotesi che gli operatori facciano scelte razionali, cercando di massimizzare l’utilità attesa delle loro scelte. Il concetto di “scelta razionale” si traduce, in questa visione dell’economia, in calcoli. In altre parole, per ciascuna scelta, si tratta di pesare i risultati di tutti gli esiti ipotizzabili per le varie probabilità che accadano e successivamente fare una media. Facciamo un esempio per comprendere…
Devo scegliere fra due tipologie di investimento: A e B.
Secondo i dati storici, dopo 5 anni, nel 95% dei casi, 100 mila euro investiti avranno generato un capitale che oscilla in una banda che va da un minimo di 93 mila euro ad un massimo di 137 mila euro. La scelta B, sempre statisticamente nel 95% dei casi, avrà una oscillazione tra 98 e 112 mila euro.
Come dici? Hai già perso il filo del discorso?
E’ normale! E va bene così! Non ti preoccupare. La maggior parte delle persone si perde perché il nostro cervello non è fatto per questo approccio. La buona ragione per la quale il cervello non si trova con questo approccio è perché questo è un approccio sbagliato! In finanza questo approccio è considerato razionale, ma – secondo la definizione di Gigerenzer – non è una razionalità ecologica. Perchè?
Perché trascura la cosa veramente importante, ovvero gli eventi che non sono inclusi in quei calcoli! L’esempio parlava del 95% dei casi. Ma si tratta del 95% dei casi passati! Per prima cosa non sappiamo cosa c’è in quel 5% ma sopratutto noi sappiamo che la distribuzione dei casi futuri sarà diversa da quella del passato! La sostanza è sempre quella: il futuro è incerto! La razionalità ecologica, evita di consumare energie mentali in calcoli che non servono a nulla e si concentra sull’uso di processi decisionali molto più semplici, i quali in primo luogo escludono, per quanto possibile, gli eventi che mettano in pericolo la sopravvivenza della persona (o in questo caso del capitale). Anche se l’ipotesi di perdere tutto (o una parte molto consistente) del capitale ha una probabilità estremamente bassa (in virtù delle ipotesi statistiche basate sul passato), la razionalità ecologica impone di escludere le scelte che implicano la possibilità di perdere tutto.Razionalità ecologica significa, in altre parole, semplificare le scelte. Quelli che parlano bene usano l’espressione: euristiche rapide e sintetiche.
Non pretendere la precisione dove è impossibile, bensì accogliere l’incertezza usando tanto buonsenso.L’esempio classico è quello della diversificazione 1/n. Il problema è quello di definire in che proporzione metto in portafoglio ciascuna tipologia d’investimento fra le alternative considerate possibili. Mettiamo che le alternative siano 10.
La soluzione “razionale” classica consiste nel fare calcoli statistici, trovare rendimento medio atteso, deviazione standard e correlazione, costruire la così detta “frontiera efficiente” (per la quale un certo Markowitz ha preso il premio Nobel…) e poi definire il portafoglio “ottimale”. L’approccio della razionalità ecologica è quello d’investire semplicemente la decima parte di ciascuna forma d’investimento. Se non ho elementi per scegliere: semplicemente non scelgo, ovvero li prendo tutti. Ci sono diversi studi che dimostrano come l’approccio 1/n sia superiore alla frontiera efficiente. Ciò accade per il principio generale in base al quale in condizioni d’incertezza non vince la strategia matematicamente più raffinata, maquella che incorpora meno assunti di base. Se si vuole approfondire il tema, si consiglia uno dei libri di Gerd Gigerenzer: “Quando i numeri ingannano. Imparare a vivere con l’incertezza”. E’ utile non solo per la finanza, ma per tutte le scelte della vita, perché la finanza è esattamente come la vita: incerta. (Alessandro Pedone, responsabile Aduc per la Tutela del Risparmio)
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“Perseguire rendimenti positivi in un clima di incertezza”
Posted by fidest press agency su giovedì, 18 aprile 2019
A cura di Fred Jeanmaire, Gestore azionario Europa di Columbia Threadneedle Investments. A fronte del ristagno della crescita e del calo delle aspettative d’inflazione nell’eurozona, i tassi d’interesse sono verosimilmente destinati a restare contenuti. Questo spiega perché i rendimenti delle obbligazioni core europee sono riscesi verso lo zero e perché i rendimenti della liquidità rimangono negativi.Per molti investitori, neppure rivolgersi al mercato azionario è una soluzione perfetta. Per quanto l’investimento in azioni abbia meriti indiscussi, la volatilità registrata alla fine del 2018 è stata inaccettabile.Ne consegue che gli investitori europei sono ancora alla ricerca di strategie in grado di conseguire performance positive e di offrire protezione dalla volatilità. Estraendo rendimenti sia dalla detenzione che dalla vendita allo scoperto di azioni, i fondi long/short alpha sono in grado di fornire risultati positivi in una varietà di condizioni economiche e di mercato. I loro portafogli di posizioni lunghe e corte offrono un’esposizione con una copertura naturale ai mercati finanziari.La strategia European Absolute Alpha di Columbia Threadneedle Investments investe in titoli growth di alta qualità caratterizzati da potere di prezzo e in grado di generare rendimenti elevati e sostenibili. Al contempo, assumiamo posizioni short su imprese con una debole posizione competitiva che sitraduce in una performance deludente, una debole generazione di cash flow e una crescita contenuta.Da oltre 10 anni usiamo il modello delle Cinque forze di Porter, intitolato all’omonimo professore di Harvard, come quadro di analisi per selezionare efficacemente le aziende con solide posizioni competitive, ma anche per individuare i candidati per la vendita allo scoperto che sono probabilmente destinati a sottoperformare. I mercati spesso si concentrano sulle tendenze a breve termine e ignorano le minacce a lungo termine per le imprese.Alla luce della ricerca sulle aziende europee, questi sono tempi proficui per la selezione dei titoli. Sul versante long del portafoglio, le turbolenze di mercato creano opportunità per acquistare azioni growth di grandi aziende che sono sottovalutate e offrono prospettive di crescita del capitale.Per quanto concerne lo short selling, diversi settori risentono di forze dirompenti che ne erodono la redditività e i corsi azionari.Raramente gli investitori europei hanno affrontato condizioni più impegnative di quelle attuali.Il rendimento del Bund decennale tedesco di riferimento è sceso a circa 10 punti base (pb) dopo essersi portato a 60 pb all’inizio del 2018 e le obbligazioni di tutta Europa offrono rendimenti trascurabili. Al contempo il tasso sui depositi presso la Banca centrale europea si attesta a -40 pb costringendo gli investitori a pagare per la comodità di detenere liquidità.Quanto alle azioni, la recente volatilità a breve termine è stata troppo pronunciata per alcuni investitori. Tra l’ottobre e il dicembre 2018 l’indice MSCI Europe ha ceduto quasi il 15% (Figura 1) a fronte dei crescenti timori per il rallentamento della crescita economica globale. Con un’esposizione netta media di appena il 30-40% ai mercati azionari, le strategie come la European Absolute Alpha dovrebbero evidenziare una volatilità nettamente minore.
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Economia sotto l’ombrellone. Investire in tempi di incertezza: cautela, non panico
Posted by fidest press agency su sabato, 25 agosto 2018
Lignano Sabbiadoro (Udine) L’incertezza domina sui mercati, in particolare su quello italiano, per cui per i risparmiatori è fondamentale affidarsi a persone esperte e fare attenzione alle modalità di investimento prescelte. Nel dettaglio, gli esperti consigliano di utilizzare piani d’accumulo o switch programmati, e diversificare i propri investimenti non solo per tipologia, facendo un mix adeguato di strumenti prudenti e strumenti più “aggressivi”, ma anche per area geografiche, settori economici e valute di riferimento degli asset su cui si investe. In particolare, nel prossimo periodo sembrano interessanti l’azionario, soprattutto europeo, legato alle materie prime, all’immobiliare, le aziende che hanno flussi di cassa abbastanza costanti e pagano dividendi discreti, i mercati emergenti in particolare asiatici e, fra qualche tempo, l’oro se dovesse in questi mesi subire un ulteriore discesa. Bisognerà, invece, fare più attenzione ai titoli più volatili e alle obbligazioni, soprattutto a lungo termine, visto un probabile periodo di rialzo dei tassi a livello mondiale.
Nel corso dell’incontro i relatori hanno anche affrontato nel dettaglio la situazione italiana, dove l’incertezza sulle decisioni di politica economica del nuovo governo ha avuto come conseguenza un, ancora contenuto, aumento dello spread, un significativo calo di Piazza Affari e ingenti vendite sui titoli di Stato italiani.
Per Fumei: «I proclami fatti finora, l’idea che spread sia stato inventato dai cattivi o da un complotto internazionale e la continua campagna elettorale, hanno una forte incidenza sull’andamento attuale e potenziale del nostro mercato borsistico. Per fortuna, però, l’Italia è un grande Paese, con grandi imprenditori capaci di lavorare fra i marosi creati dalla politica, per cui sul nostro Paese rimango positivo anche se mi aspetto per i prossimi mesi un andamento della nostra borsa e di quelle europee in stile ottovolante, per cui sarà necessario prestare molta attenzione a come ci si muove». «Lo stock del debito pubblico nazionale – ha osservato Balconi –, seppur altissimo, negli ultimi tre anni è calato e ha visto aumentare la sua durata media, il che è positivo.
«L’aspetto dei controlli e della mancanza di conflitti di interessi da parte di chi propone gli investimenti – è fondamentale – ha sottolineato Fumei – e per questo la nuova Mifid 2 è molto importante perché introduce una maggior trasparenza. Bisogna, però che gli italiani da un lato si informino un po’ di più sui temi finanziari, dall’altro che quando investono, prima di decidere come farlo, si rivolgano a più consulenti e li mettano in concorrenza fra loro analizzando attentamente le diverse proposte, esattamente come fanno fra i vari commercianti quando decidono di comprare un’automobile o una lavatrice». In conclusione, i relatori hanno affrontato i cambiamenti generati nel mondo finanziario dalla digitalizzazione sia nell’operatività quotidiana, sia per la prospettiva di nuovi lavori che sta generando nel mondo della finanza. (in abstract)
L’ottava edizione di Economia sotto l’Ombrellone è organizzata da Eo Ipso – comunicazione ed eventi, ha il patrocinio del Comune di Lignano Sabbiadoro e di Turismo FVG. Main sponsor: Sky Gas & Power, CrediFriuli, Bcc Pordenonese, Bcc Staranzano e Villesse, Banca di Udine. La rassegna ha il contributo di: Confindustria Udine, Ramberti attrezzature balneari, GLP – intellectual property office, Gruppo Greenway Bionenergie, San Daniele bioenergia, Real Comm, Idea Prototipi, SecurBee e Servizi 4.0. Sponsor tecnici: Scriptorium Foroiuliense, Fondazione Villa Russiz, Beach Aurora, Lignano Pineta, Hotel Ristorante President e Porto Turistico Marina Uno.
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“Meno italiani in vacanza, pesa l’incertezza non soltanto meteorologica”
Posted by fidest press agency su giovedì, 26 luglio 2018
Nel 2018, dopo tre anni di decisa ripresa, i principali indicatori sulle vacanze degli italiani segneranno una (leggera) frenata. Dando uno sguardo alle previsioni sulle presenze nelle località turistiche del Belpaese da luglio a settembre sembra che l’incertezza, non soltanto meteorologica, stia incidendo sulle scelte degli italiani. Questo è quanto emerge dai dati dell’Ufficio Studi della Fipe – Federazione Italiana Pubblici Esercizi, secondo i quali 20,9 milioni di italiani (il 34,6% della popolazione) si concederanno una vacanza tra luglio e settembre (era il 34,9% nel 2017). L’aumento del numero di italiani che non farà vacanze estive tra luglio e settembre evidenzia lo stato di incertezza che sembra ancora caratterizzare la domanda interna. Nel complesso, i viaggi estivi con destinazione l’Italia ed estero saranno poco più di 26 milioni (27,8 milioni nel 2017).“I dati del nostro Ufficio studi sulle vacanze estive degli italiani mettono in evidenza una leggera flessione sia dei viaggi che delle presenze. Quest’anno saranno meno di 21 milioni gli italiani in vacanza, un dato leggermente inferiore a quello registrato nel 2017 – ha dichiarato Roberto Calugi, Direttore Generale Fipe, per una spesa stimabile in 15 miliardi di euro. Tre anni di progressiva crescita ci inducevano a pensare che anche nel 2018 la propensione a viaggiare degli italiani si irrobustisse ulteriormente. Invece condizioni meteo che hanno ritardato l’avvio della stagione e un clima economico che rimane incerto stanno condizionando i risultati della stagione. Dobbiamo di nuovo sperare nel buon andamento del turismo straniero”.
Complessivamente tra luglio e settembre le presenze saranno circa 218 milioni, in calo del 2,4% rispetto ai quasi 223 milioni del 2017. Come nella più classica delle estati italiane, agosto la farà da padrone con oltre 102 milioni di presenze, seguito da luglio (circa 78 milioni) e settembre (38 milioni). La durata media delle vacanze sarà di 8,2 giorni in flessione rispetto al 2017, quando fu di 8,4 giorni.
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Taxi e Uber: Nuova sentenza Tribunale, nuova incertezza, chi vince?
Posted by fidest press agency su domenica, 28 Maggio 2017
Il tribunale di Roma ha emesso una sentenza diametralmente opposta a quella che in precedenza, stessa sezione in composizione diversa, aveva bloccato i taxi di Uber. La prima parlava di concorrenza sleale che aggirava i vincoli, la seconda prende atto della sospensione di questi vincoli da parte del decreto milleproroghe. Entrambe le sentenze auspicano un cambiamento dell’attuale normativa (21/1992). Contenti e scontenti si sono scambiati opinioni e veleni e uno solo giace sconfitto nell’angolo in attesa che i suoi medici e allevatori decidano di continuare ad alimentarlo: lo Stato di Diritto.
A noi, ovviamente, piace poter chiamare un taxi in qualunque momento e dovunque a prezzi contenuti. Cosi’ come ci piace il fatto che anche questo mercato sia liberalizzato e che, concedendo l’accesso a nuovi imprenditori e lavoratori, porti beneficio anche ai consumatori e all’economia in generale. Ma ci piacerebbe che questo avvenisse in un ambito di regole, semplici e di facile accesso, dove non valgano le rendite di posizione. Per questo abbiamo ritenuto valida la posizione dell’Antitrust che ha sollecitato il legislatore ad esser tale, considerando forme di indennizzo per le “vittime” dell’attuale sistema corporativo, i taxisti che hanno pagato anche centinaia di migliaia di euro (spesso “a nero”) una licenza.
Ma cosi’ non e’. Oggi una nuova sentenza opposta a quella precedente si aggiunge alla giurisprudenza che governa al posto delle leggi. E niente ci dice che domani non potra’ esserci una nuova sentenza che dice il contrario del contrario, e cosi’ via.
Ci domandiamo: ma siamo noi estremisti o il nostro legislatore e’ interessato solo a galleggiare? Forse siamo noi anche incapaci dell’arte del governare? E’ evidente che qualunque decisione venga presa, lascera’ sul terreno degli scontenti. La direzione verso cui deve andare questa decisione e’ solo una, liberalizzazione (almeno fino a che nel nostro Paese c’e’ una maggioranza parlamentare e un governo che si rifanno alle direttive dell’Unione Europea), e prima o poi andra’ presa. Temporeggiare e’ solo alimentazione di sfiducia e disinteressamento sul potere delle istituzioni. A chi giova? Probabilmente a qualcuno che continuera’ a conservare poltrone grazie a questo galleggiamento, ma il Paese? Facciamo appello a coloro che nelle poltrone di siedono per servir le istituzioni e il Paese, perche’ abbiamo un guizzo di iniziativa e di buon senso. (Vincenzo Donvito, presidente Aduc)
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