È partita negli Usa la sperimentazione clinica di un vaccino universale contro l’influenza, sviluppato dai ricercatori del Centro di ricerca sui vaccini del National Institute of Allergy and Infectious Diseases (Niaid), centro che fa parte dei National Institutes of Health (Nih) americani. L’arruolamento dei volontari è iniziato alla Duke University di Durham, Carolina del Nord. Gli esperti lavorano a uno studio di fase 1 che testerà la sicurezza del vaccino sperimentale – un vaccino a mRna noto come ‘H1ssF-3928 mRNA-LNP’ – e la sua capacità di indurre risposta immunitaria. Sebbene i vaccini stagionali annuali siano preziosi per controllare la diffusione e la gravità dell’influenza, spiegano gli esperti, non forniscono immunità contro ogni ceppo virale. Ogni anno vanno fatte previsioni scientifiche di quali saranno probabilmente i più comuni nei mesi successivi e selezionarne 3 o 4 da includere nel vaccino stagionale. I produttori hanno quindi bisogno di tempo per produrlo e distribuirlo, e in questo arco temporale i ceppi dominanti del virus possono cambiare in modi inaspettati, riducendo potenzialmente l’efficacia. Un efficace vaccino antinfluenzale universale potrebbe eliminare questi problemi, proteggendo i riceventi da un’ampia varietà di ceppi e idealmente fornendo un’immunità duratura a lungo termine. Lo studio, di fase I, prevede l’arruolamento di 50 volontari sani di età tra 18 e 49 anni. Tre gruppi da 10 partecipanti ciascuno saranno vaccinati rispettivamente con dosi da 10, 25 e 50 microgrammi. Dopo la valutazione dei dati, verranno arruolati altri 10 partecipanti per ricevere il dosaggio identificato come ottimale. Lo studio includerà anche un gruppo di partecipanti che riceveranno un vaccino contro l’influenza stagionale quadrivalente, per un confronto diretto tra l’immunogenicità e la sicurezza del candidato vaccino e quelli disponibili. Le premesse fanno ben sperare: nelle scorse settimane sono stati pubblicati su Science Translational Medicine i risultati di una sperimentazione condotta su un ‘vaccino gemello’ di quello attuale, prodotto però con una tecnologia diversa dall’mRNA. Il vaccino ha stimolato una risposta immunitaria che persisteva per almeno un anno. Altri gruppi di ricerca stanno inoltre lavorando a strategie diverse e la pandemia ha impresso una forte accelerazione a questo campo: per esempio a novembre sulle pagine di Science è stato presentato un prototipo di vaccino in cui erano ‘assemblate’ 20 particelle provenienti da virus influenzali diversi per fornire una protezione ad ampio spettro. (fonte Doctor33)
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Vaccino universale contro l’influenza in arrivo
Posted by fidest press agency su mercoledì, 24 Maggio 2023
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Influenza: perché le proteine aiutano a prevenirla e combatterla
Posted by fidest press agency su mercoledì, 21 dicembre 2022
Come aiutare il nostro organismo a combattere i malanni di stagione? Con le giuste scelte a tavola. E le proteine svolgono un ruolo da protagoniste. Per difendersi dai primi freddi e dai malanni di stagione che sono in agguato è fondamentale seguire una dieta equilibrata, ricca di minerali e vitamine per attrezzare il sistema immunitario ad affrontare meglio i mesi più duri. E le proteine non devono mai mancare. “Ci sono cibi particolarmente indicati nella stagione invernale – sottolinea Elisabetta Bernardi, specialista in Scienza dell’Alimentazione, biologa e nutrizionista – In generale le proteine forniscono i mattoni per costruire altre sostanze di natura proteica che intervengono nella nostra difesa, come gli anticorpi e le cellule del sistema immunitario e svolgono quindi un ruolo importante nella guarigione e nel recupero”. Esistono tanti tipi di proteine o, più precisamente, di fonti proteiche: possono essere animali, più ricche di amminoacidi essenziali o vegetali. Carne, pesce, uova, latte e derivati, yogurt e formaggi sono fonti proteiche di origine animale. Poi ci sono quelle di origine vegetale, che forniscono comunque un certo apporto di proteine, benché di minore qualità, come legumi e frutta a guscio, quindi noci, mandorle, nocciole e pinoli.
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Influenza, perché le proteine aiutano a prevenirla e combatterla
Posted by fidest press agency su domenica, 18 dicembre 2022
Come aiutare il nostro organismo a combattere i malanni di stagione? Con le giuste scelte a tavola. E le proteine svolgono un ruolo da protagoniste. Per difendersi dai primi freddi e dai malanni di stagione che sono in agguato è fondamentale seguire una dieta equilibrata, ricca di minerali e vitamine per attrezzare il sistema immunitario ad affrontare meglio i mesi più duri. E le proteine non devono mai mancare. “Ci sono cibi particolarmente indicati nella stagione invernale – sottolinea Elisabetta Bernardi, specialista in Scienza dell’Alimentazione, biologa e nutrizionista – In generale le proteine forniscono i mattoni per costruire altre sostanze di natura proteica che intervengono nella nostra difesa, come gli anticorpi e le cellule del sistema immunitario e svolgono quindi un ruolo importante nella guarigione e nel recupero”. Esistono tanti tipi di proteine o, più precisamente, di fonti proteiche: possono essere animali, più ricche di amminoacidi essenziali o vegetali. Carne, pesce, uova, latte e derivati, yogurt e formaggi sono fonti proteiche di origine animale. Poi ci sono quelle di origine vegetale, che forniscono comunque un certo apporto di proteine, benché di minore qualità, come legumi e frutta a guscio, quindi noci, mandorle, nocciole e pinoli. Il brodo, di carne o di pollo. Il brodo è un potente idratante, contiene tutte le sostanze attive coadiuvanti le sindromi febbrili e il successivo decorso di guarigione. Caratterizzato da altissima digeribilità e assimilabilità, è gradevole anche per l’inappetenza che accompagna queste situazioni. Secondo il National Institutes of Health, l’idea del brodo caldo come rimedio contro raffreddore e influenza risale al 12° secolo.Il brodo ha, inoltre, pochissime calorie e può essere consumato in grandi quantità, secondo quanto confermato dal Beth Israel Deaconess Medical Center di Boston. “Gli aminoacidi presenti nel brodo, soprattutto quando sono presenti le ossa, tra cui la glicina e l’arginina, hanno forti effetti antinfiammatori. L’arginina può essere particolarmente utile per combattere l’infiammazione cronica. – afferma la dottoressa Bernardi – Numerosi studi dimostrano, inoltre, che aumentando nella pietanza la percentuale di acqua o di ingredienti ricchi d’acqua, si abbassa la densità energetica di un alimento e si riesce a raggiungere prima il senso di sazietà”. Lo Zabaione è una colazione proteica antica, dolcissima, facile da preparare, amata da grandi e piccini. Un vero e proprio “comfort food”. L’uovo è ricco di vitamine del gruppo B.
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Non solo Covid. Anche l’influenza è un pericolo
Posted by fidest press agency su martedì, 20 settembre 2022
Alla vigilia della nuova stagione influenzale, il professor Massimo Volpe, presidente della Società Italiana per la Prevenzione Cardiovascolare (SIPREC), lancia un appello alla vaccinazione antinfluenzale insieme al professor Massimo Andreoni, uno dei protagonisti della battaglia contro il Covid-19 Ogni anno si registrano in Italia 5.000-15.000 decessi per influenza, molti dei quali per complicanze cardiovascolari, quali infarti, ictus e scompenso cardiaco. Il vaccino antinfluenzale può proteggere il cuore e risultare un salva-vita. Questo fa prevedere che anche da noi la stagione 2022-23 sarà impegnativa. Per questo come SIPREC, rinnoviamo l’appello alla vaccinazione. Non c’è solo il Covid. Anche l’influenza può uccidere”.“L’influenza – ricorda il professor Volpe – ogni anno provoca 5.000-15.000 morti in Italia, che possono sembrare pochi se confrontati con quelli causati dal Covid-19, ma non lo sono affatto. Prima di tutto, si tratta di morti evitabili; inoltre, questi decessi si verificano nell’arco dei 3-4 mesi di circolazione del virus influenzale, quindi in un lasso di tempo molto contenuto”. “Che il vaccino anti-Covid stia funzionando lo dimostrano i numeri – ricorda il professor Andreoni – siamo passati dai 120.000 morti in eccesso nel 2020, ai 60.000 morti nel 2021, ai 17.000 decessi per Covid nei primi 6 mesi del 2022. Non ci stancheremo mai dunque di invitare la popolazione, in particolare i fragili e gli anziani, a vaccinarsi, anche contemporaneamente, sia contro il Covid che contro l’influenza”. “È necessario dunque – sottolinea il professor Volpe – continuare a fare informazione sull’importanza delle vaccinazioni, anche sul classico vaccino antinfluenzale, finito un po’ nel dimenticatoio negli ultimi anni, perché messo in ombra dalla minaccia del Covid. È molto preoccupante il calo delle vaccinazioni antinfluenzali al quale stiamo assistendo, che è dovuto sia ad una certa ‘stanchezza’ delle vaccinazioni, ma anche al grande classico della ‘elegia’ dell’influenza, cioè all’idea che questa malattia significhi farsi tre giorni a letto e di riposarsi. Non è così purtroppo; l’influenza può complicarsi in modo grave nell’anziano e nei fragili, per questo non va sottovalutata”. “Non esistono vaccini per malattie banali – sottolinea il professor Andreoni – Il solo fatto che esista il vaccino per una certa malattia, dovrebbe far riflettere sulla potenziale gravità della stessa. Quella che ci attende sarà una stagione complicata. L’anno scorso è stata la paura di essere ‘scambiato’ per un caso di Covid ad aver motivato il ricorso alla vaccinazione antinfluenzale. Quest’anno, ci auguriamo che l’aumentata consapevolezza dei rischi comportati da entrambi i virus, quello influenzale e il SARS CoV-2, induca a lasciare da parte le ‘esitazioni’ e a vaccinarsi contro entrambi. Anche insieme”.
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Covid, variante Omicron non è come l’influenza. Ecco perché
Posted by fidest press agency su sabato, 22 gennaio 2022
La variante Omicron del virus Sars-Cov2 provoca una forma di Covid che ha sintomi simili all’influenza, ma le due infezioni si mostrano differenti dal punto di vista biologico. Pertanto, trattarle come se fossero la stessa cosa è una semplificazione, nonché un azzardo, a meno che fossero tutti vaccinati. A spiegarlo, partendo dalle statistiche sulla letalità del Covid a valle della campagna vaccinale e alla luce della minore severità di Omicron è Matteo Villa, ricercatore dell’ISPI, Istituto per gli Studi di Politica Internazionale.«La differenza oggi non la fanno tanto i diversi virus, ma proprio la diffusione dei vaccini. Nella categoria delle persone con più di 65 anni, la variante Delta uccide 5,4 infettati su 100, se non immunizzati. La Omicron è meno severa, con un tasso del 2,2%, sempre fra i non vaccinati. Se invece guardiamo a chi si è sottoposto alle due dosi, Delta, Omicron e influenza diventano malattie simili, con una letalità intorno allo 0,4-0,5%. Nella popolazione generale, inclusi i giovani, la letalità dell’influenza e del Covid fra i vaccinati oscilla tra lo 0,04% e lo 0,12%». Semplificare però il Covid a semplice influenza è un azzardo poiché le due infezioni sono diverse dal punto di vista biologico. Il coronavirus è in grado di lasciare strascichi su vari organi e le cellule T, cellule killer del nostro sistema immunitario, che erano in grado di riconoscere le precedenti varianti del virus, riconoscono anche la variante Omicron.Gli effetti della L-arginina sui linfociti T possono essere di grande importanza come dimostra anche un prestigioso studio clinico italo-americano condotto dall’Ospedale Cotugno di Napoli, in collaborazione con l’Università Federico II e l’Albert Einstein College of Medicine di New York City, pubblicato sulla testata di libero accesso di The Lancet (Eclinical Medicine). Lo studio, randomizzato, in doppio cieco, controllato verso placebo, che nella sua analisi ad interim ha determinato l’arruolamento di 100 pazienti, ha evidenziato come già dopo 10 giorni dall’inizio della somministrazione, il trattamento con due flaconcini al giorno ciascuno contenente 1.66 grammi di L-arginina libera da Sali, determini una riduzione del supporto respiratorio in oltre il 70% dei pazienti trattati, con un deciso miglioramento della funzionalità respiratoria. Questo ha comportato anche una riduzione nei tempi di degenza: 25 giorni rispetto a 46 di degenza media dei pazienti in trattamento con il placebo. Inoltre, i benefici nel miglioramento della funzione endoteliale hanno avuto dei risvolti positivi anche nel lungo periodo, nei soggetti affetti da Long Covid: “Abbiamo notato – scrivono i ricercatori – che tra i pazienti che avevano assunto L-Arginina, anche l’astenia si era marcatamente ridotta”. La dimostrazione, sia pur preliminare, visto che lo studio è ancora in corso, sottolinea la nota dell’azienda, che l’aggiunta di arginina alla terapia standard in pazienti ospedalizzati per Covid-19 possano migliorare sensibilmente il decorso della malattia “è di particolare importanza vista la penuria di trattamenti disponibili in questo tipo di pazienti e rappresenta una nuova frontiera per una gestione migliore dei pazienti COVID-19 basata su un solido razionale fisiopatologico”. (fonte doctor33 – abstract)
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Influenza aviaria negli Usa
Posted by fidest press agency su mercoledì, 19 gennaio 2022
Un uccello selvatico nella Carolina del Sud è stato infettato dall’influenza aviaria eurasiatica H5 ad alta patogenicità, il primo caso di questa variante di influenza aviaria riscontrato negli Stati Uniti dal 2016, ha annunciato venerdì il Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti.L’uccello, un fischione americano selvatico, è stato trovato nella contea di Colleton, nella Carolina del Sud. Altre varianti dell’influenza aviaria sono state rilevate negli Stati Uniti negli ultimi anni.L’USDA ha aggiunto che i Centers for Disease Control and Prevention (CDC) statunitensi considerano ancora basso il rischio per la collettività derivante dalla variante. Negli Stati Uniti non si sono verificate infezioni umane dalla variante. L’USDA ha consigliato alle persone di ridurre al minimo il contatto diretto con gli uccelli selvatici e ha consigliato ai proprietari di uccelli di praticare una buona biosicurezza e di mantenere i loro uccelli isolati dagli uccelli selvatici.Un gran numero di focolai di influenza aviaria sono stati segnalati in tutta Europa, Africa e Asia nelle ultime settimane, principalmente a causa del sottotipo H5N1, che proviene dal lignaggio H5, secondo l’Organizzazione mondiale per la salute animale. Negli ultimi mesi è stato riscontrato che oltre un milione di uccelli è stato infettato dalla variante in Israele, anche se venerdì il ministero dell’Agricoltura israeliano ha dichiarato che l’epidemia è ora sotto controllo .L’OIE ha esortato i paesi ad aumentare la sorveglianza per i focolai di HPAI, poiché il virus è stato segnalato in oltre 40 paesi da luglio.I sottotipi H5N1, H5N3, H5N4, H5N5, H5N6 e H5N8 dell’HPAI stanno circolando nelle popolazioni di uccelli e pollame in tutto il mondo, suscitando preoccupazione all’OIE che ha definito questa una “variabilità genetica senza precedenti dei sottotipi creando uno scenario epidemiologicamente impegnativo”. All’inizio di questo mese, il direttore generale dell’OIE Monique Eloit ha dichiarato alla stampa che “questa volta la situazione è più difficile e più rischiosa perché vediamo emergere più varianti, che le rendono più difficili da seguire”. “Alla fine il rischio è che muti o si mescoli con un virus influenzale umano che può essere trasmesso tra esseri umani, quindi improvvisamente assume una nuova dimensione”, ha aggiunto. L’Istituto federale di ricerca tedesco per la salute degli animali, il Friedrich Loeffler Institute, ha dichiarato alla Deutsche Presse-Agentur (DPA) tedesca che l’Europa sta vivendo la sua “più forte epidemia di influenza aviaria mai vista”. L’istituto ha aggiunto, evidenzia Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, che “non c’è fine in vista” poiché il virus si diffonde in tutto il continente e in tutto il mondo, con nuovi casi segnalati su base giornaliera.
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Influenza e pneumococco, l’importanza della vaccinazione nella pandemia
Posted by fidest press agency su venerdì, 3 dicembre 2021
La Società italiana di pneumologia e la Società italiana di terapia antinfettiva hanno pubblicato su Respiratory Medicine un appello congiunto alle autorità nazionali e regionali affinché promuovano ampie campagne di vaccinazione contro l’influenza e lo pneumococco, e garantiscano un’adeguata disponibilità di medicinali e strutture adeguate per la somministrazione dei vaccini. «L’influenza e le malattie pneumococciche rappresentano un onere ben noto per i sistemi sanitari di tutto il mondo, oltre ad essere ancora collegate a morbilità e mortalità, soprattutto negli anziani e nelle popolazioni vulnerabili» spiegano gli autori del lavoro, guidati da Francesco Blasi, della Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico.I ricercatori scrivono che nel contesto della pandemia di COVID-19, stanno emergendo una serie di considerazioni a favore di un’ampia campagna di vaccinazione antinfluenzale e antipneumococcica, tra cui una possibile riduzione del carico extra-ospedaliero e un risparmio di risorse sanitarie. Gli esperti hanno considerato tutti i fattori a sostegno di queste ipotesi e forniscono una dichiarazione di consenso per incoraggiare le vaccinazioni contro l’influenza e lo pneumococco in popolazioni mirate. Il documento invita a considerare che l’influenza e la malattia pneumococcica sono malattie prevenibili che causano una mortalità residua. Inoltre, gli autori sottolineano che nei pazienti con COVID-19 sono state riportate co-infezioni con virus influenzali o Streptococcus pneumoniae, che potrebbero avere un impatto negativo sull’esito clinico. Si insiste poi sul fatto che la prevenzione dei ricoveri ospedalieri sia per influenza che per malattia pneumococcica potrebbe contribuire a ridurre l’onere aggiuntivo per i sistemi sanitari e a risparmiare risorse sanitarie. Non da ultimo, i ricercatori affermano che, sulla base di recenti prove, è possibile ipotizzare che una immunizzazione con vaccini diversi da quelli contro SARS-CoV-2 possa ridurre il rischio di infezione da coronavirus e di esiti clinici avversi della malattia correlata. Gli esperti raccomandano quindi di fornire la vaccinazione antinfluenzale alla popolazione generale con particolare attenzione ai gruppi ad alto rischio e agli anziani, e contemporaneamente di gestire un miglioramento della copertura vaccinale pneumococcica nelle popolazioni a rischio. (fonte: doctor33)
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Prevenzione influenza 2021-22
Posted by fidest press agency su venerdì, 1 ottobre 2021
Tutti i bambini sani di età pari o superiore a 6 mesi dovrebbero essere vaccinati per l’influenza quest’autunno come migliore protezione contro l’influenza, soprattutto adesso che è stato ripristinato l’apprendimento in classe. Lo dicono gli infettivologi dell’American Academy of Pediatrics, firmatari di un documento di indirizzo sulla prevenzione dell’influenza per il 2021-22 appena pubblicato online su Pediatrics e accompagnato da una dettagliata relazione tecnica sugli studi a sostegno delle raccomandazioni. «Anche se le luci della ribalta in gran parte ancora puntate sulla pandemia di COVID-19, è importante ricordare che anche l’influenza è causata da un virus respiratorio altamente contagioso che può causare malattie gravi e persino la morte nei bambini» afferma Flor Munoz, professore associato di pediatria e malattie infettive al Baylor College of Medicine di Houston, Texas e coautrice sia del documento sia della relazione tecnica, sottolineando che il vaccino antinfluenzale è sicuro, efficace e può essere inoculato assieme ad altre vaccinazioni di routine e al vaccino COVID-19, che gli infettivologi dell’AAP raccomandano per tutti i bambini dai 12 anni in su, dato che è stato approvato dai 12 ai 17 anni e per gli adulti. Ma non solo: l’AAP raccomanda la vaccinazione antinfluenzale annuale in tutti i bambini di età pari o superiore a 6 mesi senza preferenze per un tipo specifico di vaccino; a seconda dell’età e dello stato di salute i bambini possono ricevere il vaccino antinfluenzale inattivato (IIV), per via intramuscolare, o quello attenuato (LAIV) in spray nasale. «Quest’anno sarà di importanza particolare tutelare la salute dei bambini, dato che è ormai noto che i letti ospedalieri e i servizi di emergenza si riempiono, anche oltre capacità, specie nelle comunità in cui la trasmissione di SARS-CoV-2 e altri virus respiratori è elevata» riprende Munoz. E conclude: «Ciò significa aumentare il più possibile il numero delle vaccinazioni sia di routine sia antinfluenzali, e assicurarsi che i bambini si lavino spesso le mani, indossino le mascherine a scuola e durante le attività di gruppo al chiuso e mantengano un opportuno distanziamento». (fonte Doctor33)
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“Influenza stagionale o Covid 19? Questo è il dilemma!”
Posted by fidest press agency su mercoledì, 28 ottobre 2020
Giovedì, 29 ottobre 2020 ore 16:30 – 19:00 Ne parleremo con: Ranieri Guerra (OMS) Gianni Rezza (Ministero Salute) Roberto Cauda (Pol. Gemelli) Carlo Pini (ISS) Fabrizio Pregliasco (Univ. di Milano) Paola Stefanelli (ISS) E con: Sen. S. Matrisciano On. F. Bologna On. L. Fioramonti On. R. Novelli On. S. Fassina Interverrà: Marcello Cattani (FARMINDUSTRIA) Covid 19 e influenza stagionale: una <> che rischia di scatenare il panico nei cittadini e di intasare pronti soccorso e ambulatori.Come previsto il Coronavirus si ‘confonderà’ con la normale influenza stagionale e, per la prima volta, ci troveremo di fronte 2 virus con gli stessi sintomi.Due le frecce al nostro arco: 1. Il vaccino antinfluenzale: per non ammalarci, nello stesso momento, di Covid e di influenza, una miscela esplosiva 2. I nuovi test di laboratorio: per diagnosticare, contemporaneamente, SARS-CoV-2 ed influenza stagionale L’evento si svolgerà su piattaforma Zoom e in diretta sulla pagina Facebook “Associazione Dossetti – I Valori”.
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Mai come quest’anno è importante vaccinarsi contro l’influenza
Posted by fidest press agency su sabato, 3 ottobre 2020
Le motivazioni sono di diversa natura: in primis perché, come testimonia anche un recente studio del centro cardiologico “Monzino”, chi si immunizza contro l’influenza rischia meno di ammalarsi in forma grave di Covid-19.Peccato, però, che agli appelli non siano seguiti i fatti e Governo e Regioni non sono stati in grado di avviare una programmazione attenta e lungimirante in grado di dotare il Paese di tutte le dosi di vaccino necessarie.Un’indagine della Fondazione Gimbe denuncia come in ben sette regioni, oltre alle Province Autonome di Trento e Bolzano, le dosi di vaccino antinfluenzale acquistate non saranno sufficienti a raggiungere il target di sicurezza del 75% di vaccinati.All’appello mancano Trento, Piemonte, Lombardia, Umbria, Molise, Valle d’Aosta, Abruzzo, Bolzano e Basilicata.In totale le regioni hanno fatto scorta di 17,8 milioni di scorte, il 48% in più rispetto al 2019, ma le dosi non sono state distribuite in maniera uniforme sul territorio.L’allarme riguarda soprattutto le fasce non protette, secondo la previsione Gimbe due italiani su tre rimarranno sprovvisti del vaccino. Una situazione che sarebbe stato necessario prevedere, per affrontarla con la dovuta attenzione e precauzione. Ora chiediamo a Ministero e Aifa di agire con urgenza per porre rimedio agli errori commessi e dotare il Paese delle dosi necessarie a vaccinare il numero maggiore di cittadini. In tal senso apprezziamo lo sforzo dell’Aifa che si è attivata sul mercato internazionale per trovare un milione di dosi in più per le farmacie, ma siamo convinti che tale azione debba essere condotta unitamente al Ministero della Salute, per evitare che si creino disparità e disuguaglianze.Ricordiamo che, oltre ai malati con patologie croniche e agli over-65, il vaccino antinfluenzale è quest’anno raccomandato anche ai bambini da 6 mesi a 6 anni ed a tutti i soggetti a partire dai 60 anni di età. L’estensione della indicazione al vaccino è motivata dall’emergenza pandemica, con l’obiettivo di evitare l’insorgere dei sintomi influenzali in concomitanza con quelli da Covid nella stagione invernale, scongiurando inoltre l’intasamento di Pronto soccorso e servizi di assistenza sanitaria.
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A proposito del coronavirus
Posted by fidest press agency su martedì, 1 settembre 2020
Tutte le volte che l’umanità si è trovata di fronte ad infezioni virali particolarmente aggressive casi analoghi, ripescati dal passato, risvegliano le nostre paure.
Un esempio classico ci richiama alla memoria quanto è avvenuto nel mondo con l’influenza spagnola, insolitamente mortale rispetto agli altri ceppi influenzali, che fra il 1918 e il 1920 uccise 50 milioni di persone in tutto il mondo (675 mila solo negli Stati Uniti e 600 mila in Italia) e restò indelebile nella mia memoria in quanto mia madre, quand’era ancora una bambina, fu infettata. E mia nonna me lo ricordava come se si fosse trattato di una miracolata.
Oggi possiamo dire che l’attuale virus si trova al cospetto di difese ben più agguerrite nel campo medico preventivo e assistenziale e della ricerca virologica.
Ne consegue una risposta più organizzata e più efficace nonostante una mobilità delle persone e delle merci di gran lunga superiore, rispetto al passato. Eppure, il fantasma di ciò che i nostri nonni ci hanno raccontato riaffiora inquietante rigenerando le nostre paure. In questa congerie di sensazioni spesso la ragione è messa a tacere per fare spazio all’ombra sinistra dell’untore, di manzoniana reminiscenza. E lo spavento, a volte, è tanto dissennato che una mia conoscente mi informava di aver sfiorato una turista cinese e con un certo fatalismo soggiungeva: “speriamo bene”. Io ho colto quanto mi ha riferito come un tentativo di protagonismo ma chi mi affiancava nell’ascolto l’ho visto impallidire e subito allontanarsi con un pretesto. La riflessione che ho potuto trarne è che le persone prima di parlare dovrebbero essere più caute perché come accade in una sala affollata di una discoteca basta che uno gridi: al fuoco al fuoco per scatenare il panico e nella calca di chi tenta di fuggire provocare morti e feriti. E il richiamo alla cautela va rivolto anche ai media e sul social dove taluni godono a spargere fake news a ripetizione con il gusto sadico di diffondere il terrore. E se l’insidia è seria evitiamo di degenerarla con i nostri comportamenti perché il nostro obiettivo dovrebbe essere solo uno: guardare gli eventi con pragmatismo e generare fiducia in coloro che si battono quotidianamente per preservare l’umanità dalle insidie che dobbiamo dribblare e non riguardano solo i virus. (Riccardo Alfonso)
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Vaccino contro influenza necessario per evitare confusione con il Covid-19
Posted by fidest press agency su venerdì, 12 giugno 2020
In attesa di un vaccino per il Covid-19, la medicina generale si prepara alla prossima campagna di vaccinazione antinfluenzale, che con molta probabilita’ potrebbe essere anticipata tra settembre e ottobre. Giocare d’anticipo, secondo gli esperti, quest’anno potrebbe essere una strategia “molto utile” per evitare uno degli effetti avuti all’inizio del Covid-19, quando molti casi sono stati confusi per forme di influenza tradizionale. “Con largo anticipo, gia’ dal mese di febbraio- dice all’agenzia Dire il presidente della Societa’ Italiana di Medicina Generale, Claudio Cricelli- abbiamo chiesto che la vaccinazione antinfluenzale quest’anno venisse estesa, possibilmente gratuitamente, ad un maggior numero possibile di persone. La nostra richiesta e’ motivata dal fatto che abbiamo fondati timori che durante il prossimo autunno/inverno si possano ripresentare focolai di Covid-19, che sicuramente si andranno a sommare all’influenza stagionale, in arrivo normalmente intorno alla meta’ di ottobre. E presentandosi i due virus con sintomi praticamente uguali, c’e’ il rischio che si possa creare la stessa confusione che probabilmente ha determinato un mancato riconoscimento dei casi di Covid tra la fine di febbraio e l’inizio di marzo”. Il vaccino contro l’influenza, come indicato da una circolare del ministero della Salute, non sara’ obbligatorio ma raccomandato e gratuito per tutti i bambini dai 6 mesi ai 6 anni
e per tutti gli anziani a partire dai 60 anni d’eta’. “Noi medici non siamo ovviamente tenuti a stabilire se un vaccino debba
diventare obbligatorio- commenta Cricelli- ma abbiamo sostenuto una obbligatorieta’ morale nei confronti del personale sanitario:
riteniamo infatti che i medici debbano avere un comportamento etico, quindi vaccinarsi, perche’ sono a contatto con tante
persone e possono diffondere il virus influenzale”. Ma quest’anno si aspetta da parte dei cittadini una maggiore responsabilita’? “Assolutamente si’, credo che i cittadini abbiano raggiunto un grande senso di consapevolezza di quanto accaduto in questi mesi- risponde all’agenzia Dire il presidente della SIMG- anche perche’ c’e’ stata una maggiore informazione. Le persone hanno prima di tutto capito che l’influenza e’ una finta malattia benigna, perche’ e’ vero che la mortalita’ per influenza e’ notevolmente inferiore a quella del Covid-19, ma e’ anche vero che si porta dietro uno ‘strascico’ di 8 milioni di persone ammalate ogni anno e piu’ o meno di 20 miliardi di spesa inutile, tra assenze da lavoro, acquisto di farmaci e perdita di reddito”. Capire questo “semplice” concetto, secondo Cricelli, sarebbe sufficiente a non rendere obbligatorio il vaccino contro l’influenza. “Basterebbe parlare con i nostri concittadini, spiegare, raccontare, mostrare dati e farli riflettere- prosegue il presidente della SIMG- Ma sono convinto che oggi piu’ che mai le persone risponderanno positivamente al nostro appello”. Probabilmente anche la paura quest’anno potrebbe portare un maggior numero di persone a vaccinarsi… Ma sara’ davvero cosi’? “Una persona che quest’inverno si ammala di influenza, in un momento in cui si dovesse ripresentare il Covid-19- risponde ancora Cricelli all’agenzia Dire- porterebbe immediatamente a far scattare le misure precauzionali, poiche’ e’ molto difficile distinguere le due malattie. Allora se una persona avra’ l’influenza, quest’anno non potremmo piu’ accontentarci di dire ‘ok, aspettiamo e vediamo se e’ davvero influenza’, perche’ abbiamo capito che un ritardo nella diagnosi di Covid-19 comporta una maggiore gravita’ nella malattia. Quindi saremmo obbligati a fare un tampone ad un numero elevatissimo di persone, solo perche’ non si sono vaccinate per l’influenza”. Una malattia influenzale in autunno, dunque, potrebbe significare un caso sospetto di Covid-19, perche’ “non essendo noi in grado di distinguere le due forme virali- spiega Cricelli- dovremmo trattarle come se fossero la stessa cosa, con un’enorme sovraccarico di servizi sanitari, tanta confusione e anche molta paura”. Una persona che presentasse febbre e tosse, tiene ancora a sottolineare il presidente dei medici di medicina generale, dovrebbe “rimanere a casa in quarantena fino a quando non ha fatto il tampone. Per cui al danno si aggiungerebbe la beffa di non essersi vaccinati e di doversi poi sottoporre a delle procedure come se si fosse malati realmente di Covid-19”. La SIMG, intanto, ha chiesto di poter anticipare le vaccinazioni “almeno a settembre”, perche’ “per somministrare le stesse dosi-spiega Cricelli- impiegheremo una durata di tempo maggiore”.Adesso infatti “nulla e’ piu’ come prima” e ci vogliono “tempi, distanze, sicurezza e studi medici igienizzati. Un medico di famiglia durante una sessione invernale esegue fino a 350/400 vaccinazioni, anche abbastanza rapidamente, ma oggi non si puo’ piu’ fare- conclude il presidente della SIMG- perche’ i tempi sono molto piu’ lunghi”. fonte «Agenzia DIRE»
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Come ridurre la diffusione dell’influenza: i consigli degli esperti
Posted by fidest press agency su giovedì, 23 gennaio 2020
1. Alimentarsi in modo corretto per garantire la giusta quantità di vitamine e sali minerali. Si consiglia di consumare almeno 3 porzioni di frutta e 2 di verdura fresca al giorno, in particolare kiwi, agrumi, frutti di bosco, peperoni, pomodori (meglio se crudi), broccoli, cavolo e verza.
2. Utilizzare aglio e cipolla nella preparazione dei cibi. Questi alimenti, infatti, oltre ad essere ricchi di vitamine e sali minerali, hanno proprietà antisettiche, fluidificano ed aiutano a eliminare il catarro.
3. Condire le pietanze con il limone al posto (o in aggiunta) dell’aceto oppure pasteggiare con una spremuta di agrumi. Questi frutti, grazie al contenuto di vitamina C, facilitano l’assorbimento del ferro presente in altri alimenti che, a sua volta, potenzia le difese naturali contro raffreddore, mal di gola e tosse.
4. Ricordare che le spezie svolgono un’azione vasodilatatrice che favorisce la sudorazione e la conseguente stabilizzazione della temperatura corporea. In particolare, curry, paprica e peperoncino sono fonti naturali di un importante principio attivo antinfiammatorio: l’acido acetilsalicilico.
5. Anche il brodo e altre bevande, se sufficientemente caldi, creano vasodilatazione e quindi apportano beneficio alle vie aeree superiori irritate, creando un effetto fluidificante su muco e catarro.
6. Non dimenticare l’importanza di integrare i liquidi. Occorre bere acqua e bevande salutari come l’infuso di rosa canina, che contiene vitamine, zinco, flavonoidi e tannini, oppure tisane tiepide dolcificate con miele.
7. Aprire le finestre più volte al giorno per almeno 15 minuti per favorire un buon ricambio di aria, ricordando che il ristagno e l’umidità favoriscono la proliferazione batterica. L’umidità dovrebbe assestarsi intorno al 50-60% perché un microclima troppo secco favorisce l’ingresso di germi e batteri nelle vie aeree, mentre troppo umido ne aumenta la proliferazione.
8. Mantenere un’ottima igiene del corpo, lavandosi spesso le mani. Scegliere con cura l’abbigliamento, vestendosi a strati ed evitando capi troppo pesanti poiché provocano abbondante sudorazione. Via libera alla lana sulla pelle, che offre un ottimo isolamento termico.
9. Fare attenzione agli sbalzi di temperatura. La differenza tra la temperatura interna ed esterna non dovrebbe mai superare i 10-15 gradi.
10. Evitare i luoghi troppo affollati, dove si moltiplicano le occasioni di contagio.
L’alimentazione è fondamentale, poiché migliora le difese immunitarie soprattutto grazie alle vitamine e agli antiossidanti contenuti in frutta e verdura e ai fermenti lattici vivi che si trovano in latte fermentato e yogurt”.
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Influenza: il virus è in anticipo
Posted by fidest press agency su sabato, 30 novembre 2019
Sono 642mila i cittadini costretti a letto a causa dell’influenza dall’inizio della sorveglianza epidemiologica. Il virus è in anticipo, nello stesso periodo dello scorso anno infatti aveva colpito 505mila persone. Nell’ultima settimana di rilevazione (18-24 novembre) i nuovi casi ammontano a 167.000. Il livello di incidenza del virus in Italia è pari a 2,76 casi per mille assistiti. Le regioni più colpite sono Sicilia (4,16), Lombardia (4,39), Piemonte (4,11), Toscana (3,10) ed Emilia-Romagna (3,07). In totale potrebbero essere oltre 7 milioni gli italiani colpiti dall’influenza nel corso dell’interna stagione 2019-2020. E’ quanto emerge dal 36° Congresso Nazionale della Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie (SIMG), in corso a Firenze, con la partecipazione di oltre 3.000 camici bianchi da tutta la Penisola. “La nostra società scientifica, grazie ai medici sentinella distribuiti su tutto il territorio e a un’esperienza ventennale, è asse portante di questo sistema di rilevazione – spiega il dott. Claudio Cricelli, presidente Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie (SIMG) –. La campagna di vaccinazione anti influenzale sta andando bene, anche se è iniziata un po’ in ritardo. A differenza dello scorso anno, non abbiamo registrato criticità nella distribuzione delle scorte di vaccini e la copertura si preannuncia buona. Non è mai troppo tardi per ricorrere a questo fondamentale strumento di profilassi. Il vaccino è ben tollerato, efficace e sicuro. Sta continuando l’ascesa della curva epidemica, la situazione è sotto controllo e il sistema assistenziale riesce ad assorbire i carichi di lavoro: quest’anno infatti in tutto il territorio si è avuto un incremento della domanda e dell’offerta del vaccino antiinfluenzale, che fa ben sperare sui numeri positivi di copertura vaccinale in tutte le persone a rischio”. “Il nostro ruolo nel contrasto all’influenza è fondamentale – aggiunge il dott. Ovidio Brignoli, Vice Presidente Nazionale SIMG -. Come medici di famiglia siamo presenti in modo capillare su tutto il territorio nazionale e possiamo fornire alle istituzioni sanitarie, locali e nazionali, tutti i dati relativi a incidenza, prevalenza e mortalità. Sulla base di questi numeri è possibile pianificare interventi concreti di salute nell’interesse della collettività. Nella popolazione generale esistono alcune tipologie di persone che presentano un rischio maggiore di contrarre l’influenza, di trasmetterla e di sviluppare le complicanze correlate, sono gli individui considerati fragili. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) li ha suddivisi in cinque diverse categorie a rischio, ovvero i bambini al di sotto dei 5 anni di età, le donne in gravidanza, gli over 65, i pazienti cronici e gli operatori sanitari”.
Con il Piano Nazionale Prevenzione 2017-2019, il Ministero della Salute ha confermato la volontà e necessità di raggiungere un obiettivo di copertura minimo pari al 75% e uno ottimale del 95% per la vaccinazione antinfluenzale, da raggiungere in tutte le categorie a rischio individuate dal Piano. Nella stagione 2018-1019, però, i livelli di copertura del vaccino antinfluenzale tra le diverse fasce d’età, comprese le categorie più a rischio, hanno evidenziato percentuali ancora lontane dagli obiettivi fissati nel piano. I bambini al di sotto dei 5 anni, per esempio, mostrano livelli tra l’1,7% e il 3,1%, mentre fra gli over 65 il livello di copertura è pari al 53,1%. “Durante la scorsa stagione i casi gravi sono stati 809 (pazienti ricoverati in unità di terapia intensiva) con insufficienza respiratoria secondaria ad influenza – sottolinea il dott. Aurelio Sessa, responsabile SIMG del settore -. I decessi riconosciuti come effetto finale dell’influenza sono stati 198. L’età media di questi pazienti era di 63 anni e l’età media dei deceduti di 68 anni. L’84% dei casi gravi e l’89% dei deceduti aveva almeno una comorbidità e l’80% non risultava vaccinato. Questi dati ci devono far riflettere sull’utilità della vaccinazione antiinfluenzale. Il virus dell’influenza è caratterizzato da una capacità di diffondersi molto elevata. Una persona è in grado di infettarne altre otto nell’arco di 1 metro di distanza, rendendo classi scolastiche, metropolitane, aerei o altri luoghi di incontro molto pericolosi. Per questo la copertura vaccinale è in grado di fare da scudo efficace ed evitare gravi danni al sistema Paese. La nostra la raccomandazione è di estendere la vaccinazione a più categorie possibili”.
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Le nostre crisi di identità
Posted by fidest press agency su lunedì, 28 ottobre 2019
Fin dai primi vagiti cerchiamo di farci notare e ad allargare la nostra sfera d’influenza. Nel prosieguo ogni momento della nostra esistenza diventa un’occasione per farci distinguere e a centrare l’attenzione degli altri su di noi. Questa tendenza non è solo individuale ma collettiva. Il grande oratore affascina con la sua eloquenza e si procura dei fan che in un certo qual modo si identificano con lui e tendono ad appropriarsi dell’ascendente che promana per sentirsi parte di una comunità di pensiero e comportamentale affine. Se questo aspetto lo rapportiamo all’agire politico odierno forse è più agevole comprendere il nostro atteggiamento nei confronti di chi scende in piazza, è ripreso dai media nei talk show o nelle interviste compresa la carta stampata. Incominciamo con il notare che la cartina di tornasole si ripone tutto nel saper esercitare l’eloquenza come arma di comunicazione di massa cogliendo con abilità i nostri punti più sensibili nel nostro vedere gli eventi della vita e di ricercare chi sa metterli in mostra con sagacia e fermezza. Tutto questo, ad esempio, potrebbe spiegare gli “umori” degli italiani nei confronti di taluni politici. Penso al successo elettorale di Matteo Renzi alle europee del 2014. E’ bastato poco per suscitare in noi una speranza di rinnovamento dei politici, della loro classe dirigente e del loro modo di gestire gli eventi nel corso d’opera. Ma gli è bastato un passo falso per far crollare la sua leadership. Da qui la ricerca affannosa per scuotere l’immobilismo esistente. Fu trovato, nell’immaginario collettivo, nel carisma esercitato da Grillo e dal suo Movimento. Divenne il classico grimaldello per cercare di rendere consapevoli i responsabili dei partiti tradizionali che era caduto il carisma ideologico e che era il popolo con la sua sete di giustizia, onestà e franchezza di idee e modo di esporle per fare la differenza con il passato. Ma se è l’ascendente di taluni per procurarsi sostenitori vi è anche il rovescio della medaglia nella perdita di fiducia nel sentire popolare se l’eroe del giorno tradisce questo rapporto fiduciario non nutrito con sincerità ma con l’inganno. Lo è stato per Renzi con la sua famosa frase: “Enrico stai sereno…” e qualche giorno dopo lo accoltellò alle spalle. Renzi giura che non fu intenzionale ma a poco serve se è percepito diversamente dal popolo degli elettori. Ora è la volta di Matteo Salvini e gli chiediamo, riesumando una famosa frase latina: Quousque tandem abutere patientia nostra? (Riccardo Alfonso)
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L’influenza a settembre
Posted by fidest press agency su domenica, 29 settembre 2019
Parma Il virus influenza di specie B è stato identificato ieri dalla Prof.ssa Flora De Conto e dalla Prof.ssa Maria Cristina Arcangeletti e dai loro collaboratori nei Laboratori di Virologia Molecolare e Virologia Isolamento agenti virali dell’Unità Operativa Complessa di Virologia dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma, diretta dalla Prof.ssa Adriana Calderaro, Direttore della Scuola di Specializzazione in Microbiologia e Virologia e afferente al Dipartimento di Medicina e Chirurgia dell’Università di Parma. L’impiego di tecnologie molecolari avanzate, in sinergia con metodi colturali convenzionali, in uso all’Unità Operativa di Virologia dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma, ha permesso una diagnosi rapida di infezione da virus influenza B da un tampone faringeo di una bambina di 6 anni ricoverata nel reparto di Pediatria Generale e d’Urgenza; la bambina è stata ricoverata con febbre e mal di gola riferita a una generica affezione dell’apparato respiratorio per la quale non era stato formulato un sospetto clinico di influenza.
Il risultato è rilevante anche dal punto di vista epidemiologico, in quanto dimostra che la circolazione di virus influenzali non è strettamente limitata alla sola stagione invernale e ribadisce la necessità di attuare da parte degli specialisti controlli puntuali e di applicare metodi diagnostici sofisticati, in grado di permetterne il rilevamento in maniera precoce ed accurata.
Com’è noto il virus influenza B, così come il virus influenza di specie A, causa infezione e malattia nell’uomo con circolazione ed episodi epidemici ricorrenti e generalmente collocati nella stagione invernale nei Paesi a clima temperato.L’elevata variabilità dei virus influenzali, con possibilità di riassortimento genico favorito dal loro genoma segmentato, rende necessario un elevato grado di attenzione da parte degli scienziati specializzati in ricerche su tali agenti e del personale sanitario che si occupa del loro monitoraggio e della diagnosi, per la possibile emergenza di ceppi virali con nuove caratteristiche antigeniche, in grado di sostenere episodi epidemici di più vaste dimensioni e anche vere e proprie pandemieSoltanto lunedì, la stessa équipe di virologi specialisti ha effettuato la diagnosi tempestiva di un caso di Dengue in un altro paziente pediatrico italiano di ritorno da un viaggio nel Sud-Est asiatico.Questi risultati di grande utilità per i pazienti sono possibili anche grazie al supporto della continua attività di ricerca condotta sugli stessi virus (Arbovirus e virus Influenza) nel Centro, che ha un’attività scientifica documentata da pubblicazioni su prestigiose riviste scientifiche.
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Appropriatezza della vaccinazione influenzale 2.0
Posted by fidest press agency su venerdì, 12 aprile 2019
Per appropriatezza, in sanità si intende la misura di quanto una scelta o un intervento siano adeguati rispetto alle esigenze del paziente e al contesto sanitario. Si parla di uguaglianza quando un intervento viene fornito nello stesso modo a tutti – a tutti lo stesso – e di equità quando l’intervento viene modulato in funzione delle diverse esigenze – a ciascuno il suo.
L’appropriatezza della vaccinazione influenzale nasce da dati epidemiologici, immunologici, clinici e socioeconomici che, combinati insieme, portano a concludere che, per ogni fascia di età c’è il vaccino giusto che, a oggi, si identifica nel quadrivalente per i bambini, gli adolescenti e gli adulti in età lavorativa, mentre per gli anziani il vaccino più appropriato risulta essere quello adiuvato, in quanto hanno bisogno di una protezione maggiore.
L’appropriatezza vaccinale trova conferma sia nella circolare annuale sull’influenza, emanata dal Ministero della Salute, che raccomanda il vaccino adiuvato a partire dai 75 anni di età, sia nelle politiche sanitarie della maggior parte delle Regioni italiane [ad esempio Lazio, Sicilia, Campania, Puglia6, Emilia-Romagna7], che hanno deciso di esplicitare con maggior precisione il criterio di appropriatezza, indicando l’utilizzo del Vaccino Adiuvato con MF59 per tutti gli over 75 e per gli anziani 65-74 anni con patologie croniche o fattori di rischio e del QIV (quadrivalente) per tutti i soggetti da 6 mesi a 64 anni e per la fascia 65-74 in buona salute.
Anche in altri Paesi, come per esempio l’Inghilterra, sono state adottate le stesse iniziazioni vaccinando (stagione influenzale 2018/2019) tutti gli ultrasessantacinquenni con il vaccino adiuvato, mentre il vaccino quadrivalente è stato destinato alla popolazione adulta a rischio8.Ma l’appropriatezza vaccinale non si ferma qui. Un nuovo metodo di produzione su cellule, al posto del tradizionale sistema di crescita su uova, promette di rivoluzionare la vaccinazione influenzale.
Secondo il CDC, Center for Disease Control and Prevention statunitense, i virus influenzali coltivati su uova subiscono dei cambiamenti che inducono l’organismo a produrre degli anticorpi meno efficienti nel prevenire la malattia causata dallo specifico virus influenzale in circolazione8. Mantenendo invece il virus nelle cellule sin dall’isolamento iniziale, il vaccino influenzale così prodotto aiuta a evitare i cambiamenti del virus causati dall’adattamento alla crescita su uova e può consentire la produzione di un vaccino con componenti virali più simili a quelle del virus circolante. Una conferma viene anche dalla ricerca presentata recentemente dalle Università di Milano e di Genova: queste hanno analizzato un campione rappresentativo dei ceppi influenzali di tipo H3N2 identificati nella stagione 2016/17, valutandone le differenze con i ceppi vaccinali H3N2 di riferimento propagati nelle uova o su coltura cellulare.(fonte: Havas PR Milan da uno studio di Seqirus, leader mondiale nel business dei vaccini influenzali. E’ una società del gruppo CSL, azienda globale specializzata in bioterapie, con oltre sedicimila dipendenti e operazioni in oltre 30 Paesi a livello globale.Seqirus, con base a Maidenhead in Gran Bretagna, occupa circa duemila dipendenti e opera in oltre 20 Paesi in tre continenti: Nord America, Europa e Australia.)
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Carta d’identità dell’influenza
Posted by fidest press agency su venerdì, 12 aprile 2019
Il termine influenza, usato ormai anche nei Paesi anglosassoni, deriva dal latino influentia e può essere correlato all’astrologia. Infatti, nell’antica Roma si pensava che la comparsa delle epidemie influenzali fosse legata a una sfavorevole congiunzione delle stelle. Tuttavia, la storia dell’influenza comincia già qualche secolo prima di Cristo. Il primo “reperto” storico della malattia viene fatto risalire alla famosa peste di Atene, del 430 avanti Cristo. L’elevata mortalità riscontrata durante la presunta pestilenza sarebbe infatti legata, secondo le teorie più recenti, a un’epidemia influenzale gravissima complicata da sovrainfezioni batteriche risultate poi mortali.
La prima vera pandemia in Europa si è registrata ufficialmente nel 1580. Da allora sono state descritte altre 31 pandemie. Le più gravi si sono verificate nel 1743, nel 1889-1890, nel 1918-19 (la cosiddetta spagnola, provocata dal virus A sottotipo H1N1), nel 1957 (è la volta dell’asiatica causata dal virus AH2N2) e nel 1968 la Hong-Kong, provocata dal virus AH3N2, ultima pandemia prima di quella in corso. Secondo i dati epidemiologici, alla spagnola va il triste record della mortalità, con oltre 20 milioni di decessi. Meno pesanti, sotto il profilo della mortalità, sono state invece l’asiatica e l’Hong-Kong, che pure hanno interessato decine di milioni di persone in tutto il mondo.
Nonostante queste osservazioni storiche, la maggior parte degli studi sull’influenza ha preso il via con l’isolamento del primo virus umano avvenuta nel 1933. Da allora la scienza ha potuto mettere a punto una serie di osservazioni crescenti che hanno consentito di ottenere un profilo preciso e circostanziato dei flussi influenzali.
I virus influenzali fanno parte della famiglia degli orthomyxoviridae, genere orthomyxovirus. Hanno la forma di una sfera, più o meno simile a un pallone da calcio pur se di dimensioni infinitesime rispetto a esso (siamo nell’ordine degli 80-120 nanometri di diametro). Ma, soprattutto, sulla loro superficie esterna appaiono “spinosi”, perché presentano alcune protuberanze sottili chiamate in termine scientifico “spikes” (chiodi o spine). Queste strutture sono fondamentali per la risposta dell’organismo al virus, per l’attività dei farmaci e per la messa a punto dei vaccini. Al loro interno si trovano, infatti, i cosiddetti antigeni di superficie, ovvero le emoagglutinine (contraddistinte dalla sigla H) e le neuraminidasi (contrassegnate con la lettera N). Si conoscono tre “classici” tipi di virus influenzale, che differiscono in base alle proteine presenti sulla loro superficie: il virus di tipo A e il virus di tipo B – che possono causare le epidemie influenzali – e il virus C, che talvolta dà origine a un’infezione asintomatica o simile al raffreddore (di scarso rilievo epidemiologico per l’uomo).
Passando a valutare dall’interno la struttura del virus, questa è caratterizzata dal patrimonio genetico virale, sotto forma di acido ribonucleico (RNA): è “costruito” come un vero e proprio mosaico che comprende 8 frammenti distinti per i virus di tipo A e B e solo 7 per il tipo C.
A, B e C, come detto, non sono altro che le sigle che individuano le caratteristiche degli antigeni interni del virus. I virus di tipo B e C hanno come unico serbatoio l’essere umano, mentre quelli di tipo A possono infettare diverse specie animali: ad esempio i suini, gli equini, gli uccelli e il pollame oltre alle anatre. Addirittura, questi virus possono infettare anche i mammiferi marini.
Quando si classificano i virus influenzali di tipo A, quindi, inizialmente si propone la lettera dell’alfabeto che caratterizza gli antigeni interni, in seguito si inseriscono le lettere H e N. Poiché i due antigeni possono associarsi casualmente fra loro, è possibile un grande numero di combinazioni. A oggi, i sottotipi A che sono stati associati con la malattia umana sono H1N1, e H3N2, pur se esiste la rara eventualità che altri sottotipi possano determinare patologia nell’uomo. Per capire bene cosa significano le sigle che leggiamo ogni giorno nella stagione invernale, quindi, occorre ricordare questo ordine: tipo, specie dalla quale il virus è stato isolato (questo dato è omesso per i ceppi isolati dall’uomo), località dell’isolamento, numero assegnato dal laboratorio, anno di isolamento. Nel caso del Virus A si aggiunge il sottotipo. (fonte: Havas PR Milan da uno studio di Seqirus, leader mondiale nel business dei vaccini influenzali. E’ una società del gruppo CSL, azienda globale specializzata in bioterapie, con oltre sedicimila dipendenti e operazioni in oltre 30 Paesi a livello globale.Seqirus, con base a Maidenhead in Gran Bretagna, occupa circa duemila dipendenti e opera in oltre 20 Paesi in tre continenti: Nord America, Europa e Australia.)
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Influenza: Il picco previsto per Capodanno
Posted by fidest press agency su mercoledì, 5 dicembre 2018
Sono 505.000 gli italiani costretti a letto a causa dell’influenza dall’inizio della sorveglianza epidemiologica. Solo nell’ultima settimana i nuovi casi ammontano a 138.000. Le Regioni più colpite risultano Piemonte, Liguria, Lombardia, P.A. di Trento, Toscana, Abruzzo e Sicilia. La stagione sta seguendo lo stesso trend dello scorso anno e probabilmente il picco si verificherà intorno a Capodanno. In totale potrebbero essere oltre 5 milioni gli italiani colpiti dall’influenza nel corso dell’interna stagione 2018-19. Anche quest’anno si segnalano su tutto il territorio nazionale alcuni problemi sull’accesso ai vaccini. In diversi distretti sanitari le scorte sono già finite e questo ha creato problemi sia ai cittadini che al personale medico-sanitario. E’ quanto emerge durante la seconda giornata del 35° Congresso Nazionale della Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie (SIMG). L’evento si chiude domani a Firenze e vede la partecipazione di oltre 3.000 camici bianchi da tutta la Penisola. “I ritardi nella consegna dei vaccini e altri disguidi sono anche causati dal fatto che le gare, per l’acquisizione di questi presidi sanitari, sono biennali – afferma il dott. Claudio Cricelli, Presidente Nazionale SIMG -. Risulta quindi difficile riuscire ad avere il numero corretto di vaccini perché ogni stagione coinvolge una quota diversa di popolazione. Se vogliamo concretamente aumentare le percentuali di immunizzazione vanno migliorati questi aspetti organizzativi. Ciò nonostante la campagna vaccinale prosegue con buoni risultati. Registriamo, con soddisfazione, una rinnovata fiducia da parte dei cittadini”. “Il nostro ruolo nel contrasto all’influenza è fondamentale – aggiunge il dott. Ovidio Brignoli, Vice Presidente Nazionale SIMG -. Come medici di famiglia siamo presenti in modo capillare su tutto il territorio nazionale e possiamo fornire alle istituzioni sanitarie, locali e nazionali, tutti i dati relativi a incidenza, prevalenza e mortalità. Sulla base di questi numeri è possibile pianificare interventi concreti di salute nell’interesse della collettività”. “L’influenza un fenomeno complesso e che colpisce circa il 10% dell’intera popolazione italiana – conclude il dott. Aurelio Sessa, responsabile SIMG del settore -. Non può essere sottovalutata e bisogna ricordare che la vaccinazione è l’arma migliore a nostra disposizione. La prevenzione però passa anche da una serie di semplici regole di buona igiene che vanno seguite con particolare attenzione in questo periodo delicato dell’anno. Noi medici di famiglia dobbiamo essere i primi a dare il buon esempio ai nostri assistiti, a partire proprio dal ricorso alla vaccinazione”.
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L’influenza sintomi e rimedi
Posted by fidest press agency su domenica, 19 agosto 2018
È una patologia respiratoria causata da virus che appartengono alla famiglia Orthomy-xoviridae, di cui si riconosco tre tipi: A, B e C. I virus A e B sono di maggior interesse anche da un punto di vista pandemico per l’uomo. Il virus A è distinto in 16 sottotipi in base alle caratteristiche antigeniche della nucleoproteina (sottotipo H) e della matrice proteica (sottotipo N). Il virus penetra nella cellula tramite endocitosi formando un endosoma. La neuroaminidasi degrada il recettore e gioca un ruolo essenziale sia per la replicazione virale sia la liberazione del virus dalle cellule infettate. La risposta immunitaria più importante che sviluppiamo è quella contro l’antigene H, quella contro lo N permette solo di limitare la diffusione. Le più estese e gravi pandemie sono state provocate dal virus A, in parte dovute a un riarrangiamento degli antigeni H e N. Le epidemie d’influenza A iniziano bruscamente nel periodo invernale per raggiungere il picco endemico in 3 settimane e una durata complessiva di 2-3 mesi. I sintomi principali comprendono: stato febbrile improvviso (38° sino 41°C), cefalea, malessere, mialgia, tosse e faringodinia. Nelle forme non complicate la fase acuta si risolve in 5-7 giorni, sebbene la tosse possa persistere per alcune settimane. Negli anziani, bambini e persone a rischio la complicanza principale è la polmonite. Ecco perché i medici consigliano la vaccinazione a partire dai soggetti più deboli: bambini e anziani. (Servizio Fidest)
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