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Posts Tagged ‘infrastrutture’

Infrastrutture, FAST-Confsal: “Inaccettabile il definanziamento delle opere nel Mezzogiorno”

Posted by fidest press agency su domenica, 26 marzo 2023

“Inaccettabile il definanziamento delle opere ferroviarie nel Mezzogiorno. Servono risposte concrete e pentuali”. Questo il commento del segretario generale FAST-Confsal, Pietro Serbassi, in seguito all’audizione presso la IX Commissione trasporti della Camera dell’amministratrice delegata di RFI, Vera Fiorani, nell’ambito dell’esame dei contratti di programma stipulati dal Ministero delle Infrastrutture con la società Rete Ferroviaria Italiana.”Nel corso dell’audizione, ha spiegato Serbassi, molti parlamentari, avvalendosi della documentazione consegnata in Commissione dalla FAST-Confsal, hanno denunciato il mancato rispetto della quota di investimenti nelle opere pubbliche del 34% che dovrebbe essere destinata al Mezzogiorno. Dal nostro monitoraggio risulta infatti che la quota di investimenti regionali non supera il 30%, quella per la mobilità delle città metropolitane si attesta al 28% e quella per l’accessibilità su ferro degli aeroporti è addirittura al 13%. Numeri ai quali la Fiorani ha replicato in maniera generica sostenendo che la ‘la quota percentuale va considerata sul complesso non sui singoli filoni di investimento’ e che ‘la potenza di fuoco sul sud è incredibile’. Spiegazioni che non possono assolutamente lasciarci soddisfatti”. “Risulta”.”Risulta evidentemente non positiva – prosegue il segretario FAST-Confsal – la variazione procedurale introdotta dall’art. 5 del D.Lgs, 152/2021 che prevede l’espressione di un parere della Commissione postuma alla sottoscrizione del Contratto tra RFI e MIT. L’amministratrice delegata, su richiesta del vice presidente ON Tosi, si è riservata di dare dettagliate spiegazioni di merito. Come FAST-Confsal riteniamo però sia alquanto arduo dare spiegazioni sostenibili in merito al definanziamento e ai rallentamenti fino ad ora riscontrati nella realizzazione delle infrastrutture del sud Italia e nelle isole maggiori. A tal riguardo è esplicativa il focus dell’Istat pubblicato lo scorso 25 gennaio nel quale emerge che in 25 anni il gap per l’elettrificazione delle linee ferroviarie tra mezzogiorno e centro nord è passato dal 20 al 21% incrementandosi ulteriormente, anziché ridursi come da linee guida del PNRR”.

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Lavoro, regolamentazioni, concessioni terminalistiche, semplificazioni, sviluppo sostenibile delle infrastrutture

Posted by fidest press agency su sabato, 10 dicembre 2022

Sono questi i temi principali su cui si focalizza il Position Paper realizzato da Uniport, l’Associazione che rappresenta le imprese portuali che occupano oltre 4.000 lavoratori, con un fatturato di oltre 1 miliardo di euro e movimentano circa il 60% dei containers dei nostri porti. Il documento, reso pubblico oggi, è al centro di una serie incontri istituzionali che proseguiranno nelle prossime settimane, con rappresentanti delle istituzioni, media e stakeholder del mondo portuale. Il Position Paper – che indica obiettivi e proposte “di sistema” con una visione che va oltre il breve periodo – è stato già illustrato, insieme a proposte di interventi necessari nell’immediato, dai rappresentanti dell’Associazione al Presidente della Commissione Trasporti della Camera – Salvatore Deidda, alla Sottosegretaria al Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica – Vannia Gava e al Sottosegretario al Ministero delle Infrastrutture e Trasporti – Tullio Ferrante. Il Position Paper si concentra su sette diversi capitoli: “Lavoro” – “Regolamentazione e costi” – “Procedure e costi delle concessioni terminalistiche” – “Efficientamenti della regolazione” – “Le infrastrutture portuali e di rete” – “L’ambiente” – “Revisione dell’ordinamento portuale”.In particolare, in materia di lavoro, UNIPORT ritiene essenziale una adeguata formazione e aggiornamento dei lavoratori e sostiene il riconoscimento normativo delle caratteristiche “usuranti” a specifiche attività portuali: l’incidenza crescente di lavoratori con inabilità parziali incidono oggi in modo significativo sull’organizzazione del lavoro delle imprese e sulla capacità di fornire servizi. L’Associazione chiede, inoltre, la semplificazione delle norme e un sistema di costi coerente con le regole di mercato del settore; tutti elementi che appaiono indispensabili per garantire competitività e sviluppo all’intero sistema logistico nazionale.In tema di concessioni terminalistiche, l’Associazione auspica vengano definiti in tempi brevi criteri omogenei e oggettivi, finalizzati all’assegnazione e al rinnovo delle concessioni, alla determinazione della loro durata, alle modalità di trasferimento degli impianti al nuovo concessionario, all’individuazione dei limiti dei canoni concessori, all’individuazione delle modalità tese a garantire la concorrenza, all’esercizio dei poteri di vigilanza e controllo. Un focus conclusivo del documento riguarda infine le infrastrutture portuali e di rete.“Guardiamo con grande interesse ai molti progetti previsti dal PNRR e dal PNC, auspicando il rispetto della tempistica ed eventuali interventi di semplificazione e velocizzazione, qualora emergessero criticità, soprattutto con riferimento agli interventi di dragaggio. Vanno rafforzate le connessioni tra i porti e le grandi direttrici stradali e ferroviarie per colmare il deficit (in alcuni casi addirittura la totale assenza) dei collegamenti ferroviari dei porti del Mezzogiorno e per collegare alle aree europee al di là dei confini”, conclude il Presidente Barbera.

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Parlamento europeo: I deputati approvano nuove norme per proteggere le infrastrutture critiche

Posted by fidest press agency su venerdì, 25 novembre 2022

I deputati hanno approvato un accordo con il Consiglio per introdurre delle norme per le valutazioni dei rischi e le strategie di resilienza nazionali. L’accordo armonizza anche la definizione delle infrastrutture critiche per rendere tale definizione coerente tra gli Stati membri. Il testo legislativo è stato adottato con 595 voti favorevoli, 17 contrari e 24 astensioni.Ambito di applicazione più ampio: undici settori coperti La nuova legislazione prevede requisiti più rigorosi per le valutazioni dei rischi e la rendicontazione da parte delle entità coinvolte nei seguenti settori: energia, trasporti, banche, infrastrutture dei mercati finanziari, infrastrutture digitali, acqua potabile e acque reflue, alimenti (comprese la produzione, la trasformazione e la consegna), sanità, pubblica amministrazione e spazio. Con le nuove norme, i Paesi UE dovranno adottare delle strategie di resilienza nazionali e avvalersi di punti di contatto unici, designati da ciascun paese, per trasferire le informazioni agli altri paesi. Per garantire la trasparenza, le entità coinvolte dovranno informare le autorità nazionali di eventuali incidenti o perturbazioni. A loro volta, le autorità dovranno mettere a disposizione del pubblico le informazioni d’interesse generale. La precedente direttiva sulle infrastrutture critiche copriva solo i settori dell’energia e dei trasporti. Il Parlamento europeo ha chiesto la revisione di tale direttiva in una risoluzione sulle conclusioni della commissione speciale sul terrorismo del 2018. I colegislatori hanno inoltre assicurato la coerenza della nuova legislazione con la direttiva sulla cibersicurezza (NIS2) di recente adozione.

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“Investire nelle infrastrutture mitigando i rischi dell’inflazione e dei rialzi dei tassi”

Posted by fidest press agency su lunedì, 8 agosto 2022

A cura di Simone Zoccari, Director of Institutional di Columbia Threadneedle Investments. In un contesto d’inflazione elevata, crescita economica incerta e tassi d’interesse in aumento, è probabile che le caratteristiche difensive degli investimenti infrastrutturali vengano messe alla prova nei prossimi anni. Del resto, gli investitori si sono tradizionalmente esposti alle infrastrutture in ragione della bassa correlazione con i mercati finanziari e le economie più ampie, della protezione dall’inflazione, della solida conservazione del capitale e dei rendimenti stabili su base corretta per il rischio – a fronte di significative componenti di rendimento. Tuttavia, sebbene negli ultimi 10-15 anni i fondi infrastrutturali non quotati abbiano generato una solida performance d’investimento, la variabilità di tale performance è stata superiore alle aspettative. È stato più come investire in private equity.Inoltre, la maggior parte dei rendimenti degli investitori è derivata dai valori di realizzo alla scadenza del fondo piuttosto che dal rendimento ricorrente. Come mai? Riteniamo che ciò sia dovuto a una costruzione non ottimale del portafoglio e alla mancanza di un obiettivo di rendimento esplicito nei fondi di tipo chiuso. Per spiegare perché la diversificazione del portafoglio debba tenere conto delle caratteristiche macroeconomiche specifiche di un attivo infrastrutturale, pensiamo, ad esempio, alla generazione di energia rinnovabile. L’automazione e i software si sono tradotti in una riduzione dei costi operativi e di manutenzione (le principali voci di costo) e molte aziende si aspettano che la tecnologia continui a ridurre i costi. Bloomberg New Energy Finance prevede che il costo del capitale per le energie rinnovabili continuerà a diminuire fino al 2050. Per il solare fotovoltaico, ad esempio, si prevede un calo annuo del 3% di qui al 2030. Ciò significa che il loro contributo al profilo rischio-rendimento del portafoglio varierà nel corso della vita dell’impianto. Il risultato? Due impianti potrebbero trovarsi nello stesso paese, e chiaramente operare nello stesso settore, ma avere rendimenti poco correlati tra loro. Questo perché hanno livelli diversi di sensibilità alla crescita economica e all’inflazione. Non solo: queste sensibilità variano lungo i cicli di vita degli impianti. A nostro avviso, il problema della mancanza di diversificazione nella costruzione del portafoglio risulta amplificato nei fondi chiusi, che sono il veicolo più usato per accedere alle infrastrutture non quotate. Considerando diversi tipi di impianti, ad esempio, una rete elettrica pienamente regolamentata non sarebbe particolarmente sensibile alle variazioni della crescita economica, ma sarebbe molto più colpita da un aumento dell’inflazione, dato che la maggior parte delle tariffe regolamentate è legata all’inflazione. Per quanto riguarda i tassi d’interesse, la maggior parte delle utility avrebbe una correlazione negativa con l’aumento dei tassi, a seconda della struttura del debito. Per contro, i ricavi di una strada a pedaggio parzialmente regolamentata sarebbero influenzati dalla crescita economica, e salirebbero con l’aumento del traffico. Va inoltre detto che spesso l’inflazione si verifica in periodi di accresciuta attività economica, che di solito si traduce in un aumento dei livelli di traffico, compensando ulteriormente l’impatto dell’inflazione dal punto di vista della valutazione. Ad esempio, se si considera il contesto attuale, le attività più legate al PIL possono trarre vantaggio dai rialzi ciclici della crescita e dei tassi d’interesse, con incrementi delle valutazioni più che sufficienti a compensare l’impatto dell’aumento del costo del capitale. Inoltre, all’interno dello stesso settore, come ad esempio quello delle utenze regolamentate, le normative nazionali dei paesi europei presentano varie differenze tecniche nelle modalità di protezione delle remunerazioni delle utility per gli investimenti di capitale in caso di cambiamenti macroeconomici, tra cui l’inflazione. Anche la sostenibilità gioca un ruolo importante, poiché alcuni dei rischi a lungo termine cui sono esposti gli attivi infrastrutturali sono di natura ambientale e sociale. Sebbene la tempesta odierna sia in gran parte di natura economica, il fondo deve tenere conto anche di questi rischi per essere veramente difensivo. (abstract) Per ulteriori informazioni si veda il sito internet di Columbia Threadneedle Investments: http://www.columbiathreadneedle.it

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Infrastrutture: 640 milioni di euro per il Gruppo Save da Crédit Agricole e un pool di altri istituti

Posted by fidest press agency su mercoledì, 27 aprile 2022

Le risorse di CDP e di un pool di banche costituito da Intesa Sanpaolo, UniCredit, BNP Paribas Italia, Crédit Agricole, Société Générale e Mediobanca vengono messe a disposizione del Gruppo Save per rimodulare il debito esistente e sostenere gli investimenti previsti per gli aeroporti di Venezia e Treviso. Il finanziamento contribuirà al raggiungimento degli obiettivi di transizione energetica del Gruppo, grazie all’introduzione di innovazioni tecnologiche e allo sviluppo di una mobilità intelligente e sostenibile dal punto di vista ambientale. Rimodulare l’indebitamento esistente e favorire lo sviluppo del settore aeroportuale veneto tramite la realizzazione di infrastrutture sempre più sicure e sostenibili, generando un impatto diretto sull’economia e sul turismo. Sono questi i principali obiettivi del finanziamento da 640 milioni di euro, della durata di cinque anni, concesso da Cassa Depositi e Prestiti (CDP) insieme a un pool di banche costituito da Intesa Sanpaolo (Divisione IMI Corporate & Investment Banking), UniCredit (che ha avuto anche il ruolo di banca agente), BNP Paribas Italia, Crédit Agricole, Société Générale e Mediobanca. Nello specifico, le nuove risorse saranno destinate al rifinanziamento del debito di Save e alla realizzazione degli investimenti previsti dal Gruppo nel prossimo quinquennio per gli aeroporti di Venezia e Treviso. Gli interventi che verranno realizzati, tra gli altri, sono: l’introduzione di innovazioni tecnologiche per il controllo dei passeggeri, l’installazione di un nuovo impianto di gestione dei bagagli e l’adozione di tecnologie – sistemi agrovoltaici, energia geotermica, produzione di idrogeno verde – che contribuiranno al raggiungimento degli obiettivi di transizione L’iniziativa rafforza la collaborazione tra CDP e gli istituti bancari coinvolti a favore dello sviluppo di un settore strategico e duramente colpito dalla crisi pandemica come quello aeroportuale. L’operazione è particolarmente significativa anche per il territorio interessato. Gli aeroporti di Venezia e Treviso, infatti, oltre a rientrare tra gli scali di interesse nazionale indicati dal MIT, sono identificati come nodi strategici della rete transeuropea di trasporto. Inoltre, Venezia è uno dei tre gateway internazionali (insieme a Fiumicino e Milano Malpensa) del Piano Nazionale Aeroporti.

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A24 a pagamento sparisce emendamento nel dl Infrastrutture

Posted by fidest press agency su martedì, 16 novembre 2021

“Ha cominciato male e sta proseguendo peggio. E non può neanche appellarsi allo sport principale degli ultimi sindaci: lo scaricabarile. Durante la campagna elettorale il neo sindaco Gualtieri aveva promesso, con l’eco rinforzato di ministri e sottosegretari del Pd, di rendere gratuito il tratto urbano dell’autostrada A24 ai romani residenti in numerosi quartieri della zona est della Capitale: Lunghezza, Ponte di Nona e Settecamini e zone limitrofe da Corcolle a Castelverde passando per Villaggio Prenestino, Villaggio Falcone, Case Rosse, Casale Caletto. Oltre 260 mila romani usufruiscono di questo tratto di strada pagando una gabella imposta da anni solo per uscire dalle loro case. Non solo è sparito l’emendamento nel DL Infrastrutture ma si profila all’orizzonte una gestione di mille parole e zero fatti con l’aggravante dell’inganno e del ridicolo considerato che il partito di Gualtieri e Letta è al Governo nazionale e al governo della Regione Lazio. Gualtieri, più impegnato a stringere mani a qualche ministro o personalità straniera, non ha capito che fare il sindaco non è fare il ministro. Ha annunciato una campagna di pulizia straordinaria che sembra solo aver ripulito il bilancio senza peraltro chiarire i fondi destinati all’operazione e senza spiegare dove Ama avrebbe conferito il raccolto. Ad oggi l’insipienza amministrativa è pari a quella della gestione passata. Per questa ragione, e per tutelare i cittadini mi farò promotore presso i nostri deputati e senatori al fine di riproporre un testo che spazzi via definitivamente questa vessazione” Lo dichiara il consigliere capitolino della Lega, Fabrizio Santori.

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Infrastrutture e sicurezza

Posted by fidest press agency su martedì, 2 novembre 2021

By Donal Cantonetti. Si chiama NebSal – Corrosion Test Express il sistema tecnologico di prevenzione e di valutazione innovativo messo a punto dalla MotivexLab – Automotive Test Express, azienda che da anni studia le soluzioni al problema della corrosione presente nei metalli. “Nei nostri laboratori” spiega Elisabetta Ruffino fondatrice di MotivexLab – Automotive Test Express, “si simulano gli invecchiamenti che avvengono normalmente in ambienti naturali, accelerandone gli effetti. Grazie a Nebsal è possibile controllare in tempo reale come si comportano i prodotti, modificandone tempestivamente il processo produttivo, ed avviando velocemente la produzione”. Accertare la resistenza dei materiali rispetto ai processi corrosivi, è sicuramente uno dei modi migliori per valutare e parametrare le tempistiche delle attività di manutenzione necessarie, ma anche un intervento di protezione riveste un ruolo di primo piano.Il tema della corrosione, per troppo tempo trascurato, si e’ rivelato essere il punto comune per tante eventi di cui purtroppo ricordiamo bene la portata. Un esempio su tutti la tragedia del ponte Morandi, quella di Caprigliola tra la Spezia e Massa dello scorso anno, l’autostrada A6 lungo la Torino-Savona nel 2019, addirittura un tratto del viadotto Lauricella lungo la stradale 626 tra Ravanusa e Licata nel 2014. Disastri che hanno in comune una cattiva manutenzione ed una altrettanto inadeguata attività di prevenzione. “Anche perchè” continua la Ruffino “dal momento che i primi segni di ossidazione risultano visibili solamente dopo mesi o, addirittura anni dopo la vendita o la messa in posa del prodotto, spesso il problema è fra i più sottovalutati ed ignorati”. Nell’ambito edile, poi, la corrosione è ancora più complessa da affrontare, visto che nelle costruzioni gli elementi metallici ne costituiscono lo scheletro e non risultano visibili dall’esterno, come nel caso del cemento armato. La migliore soluzione, quindi, rimane quella della prevenzione dei fenomeni corrosivi.Un’importanza, quella della prevenzione e protezione, cruciale non solo sul piano economico. Se, stando a recenti stime, i danni economici derivanti dalla corrosione ammontano al 4% del Pil di un Paese industrializzato, al tempo stesso non vanno sottovalutati i rischi ambientali, quali il rilascio nell’ambiente di sostanze tossiche e inquinanti (ad esempio perdite in cisterne e tubature). É quindi di fondamentale importanza garantire quella che in gergo si chiama la passivazione del componente, un fenomeno di natura elettrochimica che può rallentare o impedire completamente la reazione dei materiali metallici che altrimenti questi ultimi subirebbero.By donal cantonetti

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Emendamenti al decreto infrastrutture

Posted by fidest press agency su sabato, 16 ottobre 2021

“Gli emendamenti al decreto Infrastrutture presentati da FdI alla Camera dei Deputati risultano determinanti per affrontare anche la ricostruzione dei 9 comuni della provincia di Catania colpiti dal sisma di Santo Stefano, del 26 dicembre 2018, perché applicano la normativa nazionale (decreto Legnini) anche in Sicilia”. Lo dichiara la senatrice di Fratelli d’Italia, Tiziana Drago, riguardp gli emendamenti presentati nei giorni scorsi dai deputati Varchi, Trancassini, Prisco, che contengono anche alcune fondamentali indicazioni sottoposti dalla parlamentare siciliana.“Sono 3 gli emendamenti al decreto che riguardano gli interventi sulle strutture commissariali su tutto il territorio italiano che gestiscono gli eventi calamitosi – spiega la senatrice Drago – il primo si riferisce all’aggiunta all’art 16 della proroga dal 31 dicembre 2021 al 31 dicembre 2024 dello stato di emergenza in conseguenza dell’evento sismico che ha colpito il territorio dei Comuni etnei Aci Bonaccorsi, Aci Catena, Aci Sant’Antonio, Acireale, Milo, Santa Venerina, Trecastagni, Viagrande e Zafferana Etnea; il secondo, della proroga del Commissario straordinario di Catania al 31 dicembre 2023 e dell’estensione della normativa nazionale dei poteri straordinari per gli interventi e le opere urgenti e di particolare criticità, esercitabili in deroga a ogni disposizione di legge; infine, sempre all’art 16 introduce l’impegno per i Commissari straordinari di redigere un cronoprogramma triennale degli interventi previsti e degli impegni di spesa programmati, con relazione a consuntivo a cadenza annuale sullo stato di avanzamento e la realizzazione degli stessi interventi, in modo da introdurre più efficienti parametri di valutazione”. “Ciò consentirà da un lato di velocizzare l’iter per la realizzazione delle opere, dall’altro di agevolare i residenti nelle sospensione di tributi e mutui – sottolinea Tiziana Drago – in generale, di adottare un modus operandi uguale su tutto il territorio nazionale, senza che ci siano penalizzazioni di natura geografica o di valutazione discrezionale su quali eventi calamitosi ritenere applicabile una via emergenziale, eliminano ogni disparità di trattamento sia per i territori che per i terremotati”. “In virtù di questo percorso avviato – conclude la parlamentare di FdI– l’obiettivo finale auspicabile sarà quello realizzare un’organica legge-quadro che possa modernizzare ogni procedura emergenziale”.

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149 progetti per le infrastrutture irrigue

Posted by fidest press agency su domenica, 10 ottobre 2021

Con l’approvazione di 149 progetti per le infrastrutture irrigue, il Governo ha inserito in agenda una questione chiave per l’agricoltura come la gestione dell’acqua – dichiara Andrea Michele Tiso, presidente nazionale Confeuro. Come annunciato dal ministro Patuanelli, i nuovi interventi saranno finanziati con le risorse del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) che destinerà nel complesso 1,6 miliardi alla ripartenza del settore. Anche se alcune Regioni, come la Sicilia, esprimono disappunto per la bocciatura dei progetti presentati, i fondi in arrivo rappresentano senza dubbio un’occasione unica.I cambiamenti climatici e l’obsolescenza della rete idrica nazionale hanno infatti reso l’attuale gestione della risorsa acqua non più sostenibile – continua Tiso. L’emergenza idrica si muove tra due estremi opposti: da un lato le precipitazioni intense, che causano inondazioni e danni, dall’altro la carenza di acqua in aree dove non ci sono i mezzi adatti per captarla e metterla a frutto. A seconda delle situazioni, l’acqua è insomma troppa o troppo poca. In entrambi i casi, a perderci sono i coltivatori e la tutela del territorio. Non si può infine non sottolineare il ruolo cruciale che rivestiranno le regioni nella gestione dei nuovi progetti. Dopo l’esame del ministero per le Politiche agricole, le amministrazioni locali saranno chiamate a dare seguito alle proposte presentate. Il rischio che un eccesso di burocrazia comprometta gli obiettivi da perseguire è sempre in agguato. Per questo semplificazione e trasparenza devono essere le parole d’ordine per il rilancio dell’agricoltura.

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USA: un’economia con infrastrutture obsolete

Posted by fidest press agency su lunedì, 6 settembre 2021

By Mario Lettieri e Paolo Raimondi. Quando le campagne elettorali dei partiti s’intrecciano alle scelte politiche ed economiche, i risultati non sono sempre positivi, ovunque nel mondo. Anche in Italia e negli Stati Uniti. Per esempio, il programma di investimenti in infrastrutture de l presidente Biden è stato di fatto dimezzato. Il partito Repubblicano non intende permettere che esso diventi un successo per i Democratici nelle elezioni di metà mandato del 2022. Per evitare un ostruzionismo paralizzante al Senato, il governo si è detto disposto a un accordo bipartisan per progetti più “annacquati”. Il piano infrastrutturale iniziale di Biden era di 1.900 miliardi di dollari in otto anni. E’ stato ridotto a 1.200 miliardi di cui, però, 650 già stanziati in precedenza dall’amministrazione Trump. I nuovi investimenti, quindi, ammontano a 550 miliardi. Sembra una cifra ragguardevole. Non lo è se, però, si tiene conto che la maggioranza delle infrastrutture è obsoleta, vecchia di 40 anni o più. Il Rapporto 2021 dell’American Society of Civil Engineers (ASCE), l’organizzazione indipendente degli ingegneri civili, identifica in dettaglio le aree di sviluppo infrastrutturale e quantifica in ben 2.590 miliardi di dollari la necessità di investimenti in 10 anni. Servono almeno 786 miliardi solo per modernizzare o riparare le strade e i ponti. Biden ne prevede ora 110 miliardi. La seconda area che richiede un grande intervento riguarda l’acqua potabile e le relative infrastrutture. L’ASCE stima che il gap di investimenti potrebbe salire a 434 miliardi di dollari entro il 2029. Nel programma dell’Amministrazione sono previsti soltanto 55 miliardi. Vi sono poi i settori dell’energia il cui gap potrebbe aggirarsi intorno ai 200 miliardi di dollari entro il 2029. Ma ne sono previsti solo 73. Tutto ciò non sorprende: è la conseguenza della profonda trasformazione degli Usa, dove nei passati decenni la finanziarizzazione dell’economia e l’outsourcing (lo spostamento delle industrie all’estero per pagare meno il costo del lavoro e le tasse) sono cresciuti enormemente, a discapito dei settori produttivi. Infatti, mentre nel 1965 il settore delle macchine utensili rappresentava il 28% dell’intero mercato mondiale, oggi tale percentuale è ridotta al 5%. Nel 2018 i produttori di macchine utensili ne hanno esportato per 4,2 miliardi di dollari e importato per 8,6 miliardi. Se si produce di meno e si vuole mantenere alti i livelli di consumo, l’unica via è il debito. Non solo quello pubblico delle amministrazioni centrali e periferiche, ma anche quello privato. Infatti, nel secondo trimestre del 2021 il debito delle famiglie americane ha raggiunto quasi 15.000 miliardi di dollari, dei quali oltre 10.000 per ipoteche sulla casa. In un solo trimestre l’aumento del debito privato è cresciuto del 2,1%. Anche la spesa sanitaria delle famiglie è aumentata enormemente. L’amministrazione Biden ha un programma di investimenti, sulla carta, molto ambizioso. Oltre alle infrastrutture, vi sono dei pacchetti di spesa per il digitale, per i cambiamenti climatici e soprattutto per l’infanzia e le scuole. E’ chiaro che fare tutto a debito, emettendo Treasury bond e stampando moneta, non sarebbe possibile. Per questa ragione Biden ha annunciato la volontà di aumentare le tasse sui profitti delle grandi corporation e per i super ricchi. Anche su questo è in corso una battaglia ideologica, con ricadute elettorali. D’altra parte, la politica di Trump di tagliare le tasse per 1.900 miliardi di dollari non ha dato grandi frutti. La narrazione liberista sosteneva che le tasse condonate si sarebbero automaticamente trasformate in nuovi investimenti nei settori dell’economia reale. Così non è stato! Diminuire le tasse per le pmi, per le famiglie e anche per le industrie grandi, produttive e innovative, è positivo. Però, è pratica di certe multinazionali e di alcuni settori dei servizi, in primis quelli finanziari, utilizzare i soldi rimasti nelle loro casse per differenti operazioni di borsa, come il riacquisto delle proprie azioni, di buyout, cioè per l’acquisto di altre imprese con denaro preso a prestito, o per distribuire dividenti più alti. Il contrario di quanto dovrebbe essere fatto, non solo negli Usa. Mario Lettieri già sottosegretario all’Economia e Paolo Raimondi economista

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Infrastrutture:Vittoria per Biden e Repubblicani?

Posted by fidest press agency su sabato, 7 agosto 2021

“By Domenico Maceri. Il piano bipartisan sulle infrastrutture: vittoria per Biden ma anche per i repubblicani? “Repubblicani, non cedete —i Patrioti non dimenticheranno mai! Se questa misura va in porto, un sacco di primarie vi aspettano”. Con queste parole fra consigli e minacce Donald Trump ha cercato di dissuadere i senatori repubblicani dal votare a favore della proposta bipartisan sulle infrastrutture negoziata da cinque senatori democratici e altri cinque repubblicani. L’ex presidente ha continuato attaccando Mitch McConnell, leader della minoranza repubblicana nella Camera Alta, accusandolo di essere un “perdente” e di fare il gioco dell’estrema sinistra democratica.Trump nella sua semplicità è sempre trasparente come se stesse giocando alla dama. McConnell, invece, gioca a scacchi sapendo benissimo che nonostante il suo voto favorevole che apre la porta al voto sulla misura bipartisan, alla fine lui e il suo partito ci guadagneranno.L’accordo negoziato dal gruppo bipartisan include i notevoli contributi di Kyrsten Sinema e Joe Manchin, senatori democratici conservatori, rispettivamente dell’Arizona e West Virginia, ambedue sotto pressione di votare con il loro partito per eliminare il filibuster. Questa regola permette a una minoranza di 41 senatori di bloccare leggi nella Camera Alta ed è usata da ambedue partiti per vantaggi politici. La regola è però divenuta uno strumento favorito dei repubblicani per frenare misure legislative democratiche sulla riforma elettorale, l’immigrazione, e altri diritti civili. L’accordo bipartisan sulle infrastrutture fa respirare i senatori conservatori democratici confermando la loro idea che a Washington si può lavorare in maniera bipartisan.La misura approvata dal gruppo bipartisan deve essere votata dal Senato, poi dalla Camera, ed eventualmente firmata dal presidente Joe Biden. Si tratta di un lungo processo che fa il gioco di McConnell con buone prospettive di “profitti” politici per i repubblicani. Il primo fra questi è la riduzione sempre più incalzante della pressione per l’eliminazione del filibuster poiché McConnell lo usa in maniera efficace come strumento ostruzionista. La proposta bipartisan disegnata dal gruppo di dieci senatori “moderati” cerca di dimostrare che l’era del clima bipartisan al Senato continua. Si tratta di un’illusione che però rafforza la mano di Sinema e Manchin fino ad adesso contrari all’eliminazione del filibuster. Adesso con l’accordo iniziale sulle infrastrutture possono cantare vittoria anche se il traguardo finale rimane lontano. Ciò include l’improbabile approvazione alla Camera dominata dai democratici i quali potrebbero congelare la proposta del Senato. I repubblicani però ci guadagnano perché la proposta di mille miliardi di dollari solo include la metà in nuove spese e il rimanente verrebbe fornito da fondi già stanziati per altri programmi sui trasporti. Nonostante questo però si tratta di una misura che contribuirebbe ingenti risorse per rimodernare i ponti, la rete delle autostrade interstatale, i trasporti pubblici—treni, autobus e metropolitane—, e l’ampliamento della rete di stazioni di ricarica dei veicoli elettrici. Contribuirebbe anche alla manutenzione di infrastrutture idriche, l’espansione di accesso alla banda larga e la modernizzazione della rete elettrica come pure l’espansione delle energie rinnovabili. I negoziatori repubblicani hanno avuto successo anche con le coperture che non includono aumenti alle tasse come avrebbero voluto i democratici.La proposta di legge del Senato dovrà però fare i conti con la Camera dove le sue chance di approvazione sono in salita. I democratici sia al Senato che nella Camera Bassa favoriscono un piano di infrastrutture di 3500 miliardi di dollari che va molto oltre il “modesto” piano bipartisan. Il piano democratico che al momento si sta sviluppando alla Commissione sul Bilancio presieduta da Bernie Sanders, il senatore democratico socialista del Vermont, è ovviamente molto ambizioso. La proposta include non solo spese sulle infrastrutture ma anche fondi per il sostegno all’infanzia e all’istruzione, i cambiamenti climatici, ampliamento dell’assistenza sanitaria, e la riforma sull’immigrazione. Le coperture per queste ingenti spese verrebbero fornite da un aumento al carico fiscale sulle imprese e sui redditi superiori a 400mila dollari l’anno. L’approvazione avverrebbe mediante la procedura parlamentare di “reconciliation” che non è soggetta alla soglia dei 60 voti al Senato. Anche questa strada non è in discesa perché tutti i 50 senatori democratici dovrebbero votare compatti e i soliti Sinema e Manchin hanno espresso dubbi per l’uso della procedura di “reconciliation”, preferendo la strada tradizionale bipartisan.I democratici non sono contrari alla misura bipartisan sulle infrastrutture ma la appoggerebbero solo in tandem con la loro proposta di 3500 miliardi di dollari. Ambedue proposte dovrebbero essere approvate simultaneamente ma i repubblicani si oppongono.Le elezioni di midterm dell’anno prossimo continuano a preoccupare i democratici poiché si crede che potrebbero perdere la maggioranza in una o addirittura entrambe Camere. In tale eventualità Biden sarebbe nelle mani della maggioranza repubblicana che lo renderebbe in grande misura un’anatra zoppa per i due ultimi anni del suo mandato. Il tempo stringe dunque. McConnell da parte sua sta facendo il gioco di collaborare sapendo benissimo che il lungo percorso legislativo lo favorisce. Le sue priorità sono di mantenere il filibuster e togliere a Biden successi legislativi che potrebbero conquistare il supporto degli indipendenti, spesso decisivi negli esiti elettorali. Trump dunque non ha intuito male che l’approvazione di una legge sulle infrastrutture rappresenterebbe una vittoria per l’attuale presidente. McConnell non lo dice apertamente ma da vecchia volpe lo sa. Il leader della minoranza al Senato, però, è meno trasparente del 45esimo presidente e riuscirebbe persino a cantare vittoria per i suoi elettori del Kentucky in caso di vittorie legislative di Biden, facendo notare che Washington funziona. Da non dimenticare che McConnell, dopo l’approvazione di 1900 miliardi della legge American Rescue Plan, ha ricordato ai suoi concittadini che riceveranno quasi 4 miliardi di fondi. L’ipocrisia era totalmente apparente perché, come gli ha fatto notare Biden, nessuno dei repubblicani aveva votato a favore della legge. Anche quando gli altri fanno il lavoro i repubblicani si affibbiano il credito per il lavoro altrui.L’approvazione del piano bipartisan rappresenta una vittoria parziale per Biden ma per una vittoria più completa ci vuole anche il piano democratico. Si tratterebbe anche di una vittoria per il Paese. Domenico Maceri, PhD, è professore emerito all’Allan Hancock College, Santa Maria, California.

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Il tempo stringe: Biden e le due strade per le infrastrutture

Posted by fidest press agency su mercoledì, 30 giugno 2021

By Domenico Maceri. Il Senato americano si prende una pausa di due settimane per il weekend del 4 luglio, festa dell’indipendenza. Poi il mese di agosto i senatori hanno in calendario un’altra pausa di quattro settimane per letture estive nella loro preparazione per la stagione legislativa che inizia nel mese di settembre. Dei 24 mesi dall’insediamento di Joe Biden fino alle prossime elezioni di midterm nel 2022 quindi si va a una riduzione di un mese e mezzo. Bisogna poi aggiungere anche un altro mese perduto dopo l’insediamento per le negoziazioni delle procedure causate dal “pareggio” al Senato di 50 a 50. Mitch McConnell, leader repubblicano, e Chuck Schumer, leader democratico, hanno alla fine trovato il compromesso che dà ai democratici il lieve controllo della Camera Alta. Da febbraio ad oggi sono anche passati quasi altri cinque mesi, quindi all’amministrazione di Biden ne rimangono 17 in cui i democratici controllano sia il potere esecutivo che quello legislativo. Il tempo stringe e i repubblicani stanno facendo di tutto per fare scadere l’orologio, sperando di ottenere la maggioranza in una o ambedue le Camere alle elezioni di midterm. In tal caso, Biden si vedrebbe le mani quasi completamente legate e diventerebbe un’anatra zoppa per i due anni restanti del mandato. I democratici sanno benissimo dell’ostruzionismo anche perché McConnell lo ha confermato quando ha detto che la sua strategia sarà quella di bloccare l’agenda “sinistroide” del presidente Biden. Gli ultimi episodi di questo ostruzionismo si sono veduti recentemente quando i repubblicani hanno bloccato la formazione di una commissione per studiare l’insurrezione al Campidoglio il 6 gennaio scorso. Il senatore democratico conservatore del West Virginia Joe Manchin credeva che si fossero potuti trovare 10 senatori repubblicani favorevoli i quali si sarebbero aggiunti ai 50 democratici per approvare la misura. Manchin infatti aveva anche direttamente chiesto il favore a McConnell il quale si è rifiutato, vedendo la creazione della Commissione un serio svantaggio alle prospettive elettorali del suo partito nel 2022. Un altro esempio di ostruzionismo molto più fresco si è avuto con l’apertura al dibattito su HR1, For the People Act, la misura di legge sulla riforma elettorale approvata alla Camera. Non si trattava di sottoporla al voto ma semplicemente di iniziare il dibattito che avrebbe sfociato in modifiche promosse da Manchin in un altro tentativo di operare in maniera bipartisan.Manchin aveva annunciato delle modifiche sperando che una decina di senatori repubblicani avrebbero accettato ma McConnell è riuscito a mantenere il suo caucus compatto. I democratici sapevano già che la loro riforma non sarebbe stata approvata ma hanno promosso la misura per cominciare a convincere Manchin e l’altra senatrice democratica Kyrsten Sinema (Arizona) all’eliminazione del “filibuster” che richiede una super maggioranza di 60 dei 100 voti al Senato per procedere ai dibattiti e le votazioni.Alcuni democratici di sinistra come Alexandria Ocasio-Cortez, parlamentare di New York (14esimo distretto) hanno perso la pazienza e vedono le sole possibilità di agire mediante l’eliminazione del filibuster. Si tratta di una preoccupazione seria poiché se da una parte i repubblicani sono molto efficaci con il loro ostruzionismo si stanno anche preparando in maniera pericolosa alle prossime elezioni. Il Brennan Center for Justice, un’organizzazione progressista alla Facoltà di Legge nella New York University, ci informa che dall’elezione del 2020 ad oggi 17 Stati hanno approvato leggi che limitano il diritto al voto. Questa strategia di Stati dominati da repubblicani si rifà alle leggi del Sud di ridurre i diritti degli afro-americani dopo la Guerra Civile che sono continuati e espansi anche negli Stati del Nord. Si tratta di leggi che riducono le opportunità di votare le quali colpiscono in grande misura gli afro-americani, altri gruppi minoritari, e in linea generale le classi più povere che di solito votano in massa contro i repubblicani. In alcuni Stati, leggi già promulgate ed altre in programma tolgono addirittura alle circoscrizioni locali il diritto di dichiarare i vincitori nelle elezioni conferendolo alle legislature Statali. Questa è stata una strategia di Donald Trump il quale cercò di fare ribaltare le elezioni locali specialmente in Georgia, Arizona, Michigan, Nevada e Pennsylvania, gridando alla frode elettorale senza però offrire prove.Nonostante queste attività antidemocratiche i senatori continuano a cercare strade bipartisan. Dieci di loro, 5 repubblicani e 5 democratici, hanno raggiunto un accordo sulle infrastrutture che il presidente Biden ha accettato. L’accordo stanzierebbe 1000 miliardi di dollari (600 mila nuovi investimenti) sulle infrastrutture tradizionali come strade, ponti, reti ferroviarie ecc. La sinistra però non è entusiasta poiché non include le “infrastrutture umane”, investimenti sulle famiglie, asili nido per tutti i bambini, e le iniziative per affrontare i cambiamenti climatici. Nancy Pelosi, speaker della Camera, e Schumer, leader al Senato, hanno ambedue reiterato l’importanza delle infrastrutture umane senza nascondere la loro delusione. Biden ha reiterato anche lui la priorità delle infrastrutture umane e ha chiarito che sarebbero incluse in un altro disegno di legge che verrebbe approvato mediante la manovra di “reconciliation”. Questa manovra raggira il “filibuster” poiché richiede solo 50 voti invece di 60 al Senato. La manovra bipartisan e quella probabilmente solo con voti democratici verrebbero considerate in tandem. L’attuale inquilino della Casa Bianca ha dichiarato che non firmerà una legge senza l’altra.Al momento Biden sta tentando di remare con la destra e anche con la sinistra. La strada bipartisan riflette la sua visione tradizionale di centrista e quella della “reconciliation”, la sua nuova faccia progressista. Molto dipenderà da McConnell il quale si è espresso con parole dure sulla doppia strada intrapresa da Biden. Il leader della minoranza al Senato ha detto che rimane confuso dalle prospettive “bipartisan” di Biden le quali contrastano con “l’ultimatum” di imporre il suo veto se solo una della due misure arriverà alla Casa Bianca. Comunque vada, il 46esimo presidente non chiude la porta né a una politica bipartisan né alle manovre delineate solo dai democratici. Domenico Maceri, PhD, è professore emerito all’Allan Hancock College, Santa Maria, California.

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PNRR: Cia, con via libera Ue

Posted by fidest press agency su venerdì, 25 giugno 2021

Con il primo via libera formale dell’Ue al PNRR dell’Italia, oggi si apre realmente una fase nuova per “ristrutturare” e rilanciare il Paese in un’ottica più sostenibile, digitale e resiliente. A disposizione ci sono ben 191,5 miliardi, a cui si aggiungono i 30 miliardi del Fondo complementare al Piano, che dovranno servire anche al sostegno dell’agricoltura, garante dell’approvvigionamento di cibo, e allo sviluppo tecnologico e ambientale delle aree rurali, che rappresentano oltre il 50% della superficie nazionale con 11 milioni di cittadini. Così Cia-Agricoltori Italiani, in occasione dell’incontro a Roma tra il premier Mario Draghi e la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, per annunciare l’ok dell’esecutivo Ue al Recovery Plan nazionale, a cui seguirà quello del Consiglio entro un mese.“Intraprendere la strada dello sviluppo sostenibile, come chiede l’Europa, vuol dire riconoscere finalmente la centralità dell’agricoltura, il cui ruolo si evolve oggi in molte direzioni -ricorda il presidente nazionale di Cia, Dino Scanavino-. C’è la funzione produttiva del settore, che resta evidentemente prioritaria, come dimostrato in questo anno di pandemia. Ma l’agricoltura contribuisce anche alla tenuta dei territori e, ora, può fare da cardine dello sviluppo integrato del Paese, producendo energia da fonti rinnovabili, tutelando il paesaggio e gestendo le risorse idriche, salvaguardando il suolo e le foreste per prevenire il dissesto idrogeologico, migliorando la sostenibilità dei processi produttivi con nuove tecnologie digitali, blockchain e rinnovo del parco macchine per non inquinare”.“Parliamo di un progetto nazionale di manutenzione del territorio, per il quale sono necessari robusti investimenti nelle infrastrutture, nei servizi e nella digitalizzazione, a partire dalle aree interne dove ancora nel 40% delle case non arriva il wi-fi -evidenzia il presidente di Cia-. La ripartenza dell’Italia ha bisogno di progetti concreti e innovativi, realizzabili con tempi certi e monitorabili, con il contributo degli agricoltori italiani, custodi della terra e sentinelle del territorio, insieme a tutte le forze economiche e sociali del Paese”.

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“Colmare il deficit europeo di finanziamento delle infrastrutture verdi”

Posted by fidest press agency su mercoledì, 23 giugno 2021

A cura di Benjamin Kelly, Analista senior, Ricerca globale e Ingrid Edmund, Gestore di portafoglio senior, Investimenti in infrastrutture di Columbia Threadneedle Investments. Negli ultimi cinque anni l’investimento responsabile è fortemente cresciuto. Tuttavia, negli ultimi sei mesi la traiettoria è divenuta molto più ripida. Stando a Google Analytics, in tutto il mondo le ricerche online incentrate sull’acronimo “ESG” (environmental, social and governance, ossia temi sociali, ambientali e di governance) hanno raggiunto il picco nel marzo 2021. Questa crescita risulta evidente nelle trascrizioni societarie anche in relazione all’aumento dell’uso di temi ESG. Uno dei fattori che hanno permesso tale crescita straordinaria è stato il forte supporto politico, soprattutto in Europa. In questa regione la costruzione di infrastrutture verdi ha registrato uno sviluppo decisamente notevole. L’Unione europea è stata una delle prime economie che si è assunta l’impegno di raggiungere la neutralità carbonica – entro il 2050; la regione ha inoltre pubblicato i piani d’investimento più ambiziosi al fine di favorire la transizione verde. Alcuni osservatori stimano che per raggiungere gli obiettivi fissati dall’UE nei prossimi 30 anni sarà necessario spendere fino a EUR 7.000 miliardi in infrastrutture, e che di questi circa EUR 3.000 miliardi proverranno da fonti private.Il 2050 sembra una data lontana, ma l’UE mira a trasformare rapidamente la propria economia. Il Green Deal, pietra angolare della transizione europea verso un futuro a basse emissioni di carbonio, punta a una riduzione del 50-55% delle emissioni di carbonio entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990. Questo obiettivo non sarà raggiunto solo tramite nuovi progetti; anche la riconversione di aree industriali dismesse fornirà un supporto chiave agli investimenti sostenibili. L’enorme appetito dell’Europa per gli investimenti in infrastrutture verdi genererà senza dubbio significative opportunità d’investimento. Considerati gli obiettivi del Green Deal, la carenza di investimenti è pari all’incirca a EUR 470 miliardi all’anno da qui al 2030. Una tale cifra renderà necessarie sostanziose iniezioni di capitale privato da affiancare alla spesa pubblica e agli incentivi, il che creerà enormi opportunità d’investimento nell’arco di diversi anni. Accanto ai benefici per l’ambiente, gli investimenti in infrastrutture verdi possono generare vantaggi economici imprimendo slancio all’attività economica: un recente studio dell’FMI ha concluso che ogni dollaro speso per attività a emissioni zero genera oltre un dollaro in attività economica; inoltre, questo effetto moltiplicatore positivo permane per almeno quattro anni e l’impatto sull’attività economica risulta essere da due a sette volte superiore a quello proveniente da misure dannose per l’ambiente. L’Europa si prepara a dare impulso alla ripresa economica dopo il Covid-19 e ha pertanto potenziato i suoi piani d’investimento in infrastrutture verdi. Affiancandosi al Green Deal, il piano di rilancio dell’UE assegna alla transizione climatica un ruolo centrale nel favorire la ripresa e la crescita economica della regione, puntando a creare i lavori del futuro e generando un impatto positivo sul clima e sulla sostenibilità tramite misure che comprendono la riduzione delle emissioni, l’aumento dell’autosufficienza energetica e bollette più basse. Il programma prevede entro il 2030 il raddoppio dell’elettricità generata da fonti rinnovabili al fine di raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni. Rispetto ai livelli di partenza, ciò implica un massiccio aumento dei tassi d’investimento delle utility europee in capacità di produzione di energia rinnovabile e reti elettriche. Stando alle ricerche condotte dalla società di consulenza AT Kearney, in Europa gli investimenti in fonti di energia rinnovabili salirà da EUR 60 miliardi nel 2020 a EUR 90 miliardi nel 2022. La transizione verso l’energia elettrica nel settore dei trasporti è un elemento centrale del Green Deal, che prevede che entro il 2030 almeno 30 milioni di automobili a zero emissioni circoleranno sulle strade europee, i viaggi su treni ad alta velocità in tutta Europa raddoppieranno e l’intero trasporto di massa pianificato per viaggi inferiori a 500 chilometri avrà probabilmente un impatto neutro in termini di emissioni di carbonio. In qualità di fonte di energia pulita, l’idrogeno è divenuto oggetto di crescente interesse malgrado sia più caro di altre fonti. Il costo del cosiddetto “idrogeno verde”, ottenuto tramite l’elettrolisi dell’acqua utilizzando elettricità rinnovabile, è diminuito grazie al forte calo del costo dell’energia rinnovabile, ma resta sette volte più alto del costo dei combustibili fossili. Circa tre quarti dei 220 milioni di edifici nell’UE sono considerati inefficienti dal punto di vista energetico. Il piano di ripresa dal Covid-19 farà confluire sostanziosi investimenti nella riqualificazione di tali immobili, dal momento che il settore immobiliare è responsabile del 36% delle emissioni di gas serra e del 40% del consumo energetico dell’UE.Il rapido progresso verso un’economia a emissioni zero rischia di escludere alcune fasce di popolazione, ad esempio coloro che non sono in grado di riqualificarsi nei settori a basse emissioni di carbonio o che non possono accedere ai vantaggi offerti dal nuovo sistema energetico. In prospettiva, la spinta in atto in Europa per rendere l’economia della regione più ecocompatibile genererà una nuova gamma di opportunità di investimento nelle infrastrutture. Le autorità europee sono consapevoli che non potranno raggiungere i propri obiettivi di neutralità carbonica senza il supporto degli investimenti privati. Considerata l’ambiziosa tabella di marcia del Green Deal nei prossimi 10 anni, questo è il momento giusto per esplorare i principali temi d’investimento.

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La mancanza di infrastrutture digitali rischia di lasciare milioni di famiglie rurali in povertà

Posted by fidest press agency su venerdì, 18 giugno 2021

Nonostante un notevole incremento nel numero di migranti che spediscono denaro a casa tramite trasferimenti digitali a causa della pandemia di COVID-19, milioni di membri delle famiglie destinatarie, che vivono in zone rurali, affrontano enormi difficoltà per accedere ai servizi finanziari digitali che potrebbero aiutarli a uscire dalla povertà. Il presidente del Fondo Internazionale per lo Sviluppo Agricolo (IFAD) ha lanciato oggi un appello perché si investa con urgenza in infrastrutture e servizi finanziari digitali nei paesi in via di sviluppo, per garantire che le famiglie che vivono in aree rurali non vengano lasciate indietro. L’anno scorso, le rimesse digitali sono aumentate del 65 per cento, raggiungendo la cifra complessiva di 12,7 miliardi di dollari. Questo cambiamento è dovuto a una diminuzione nell’uso di contante determinata dai lockdown, che hanno limitato la possibilità di spedire denaro attraverso canali informali, e dalle regole di distanziamento sociale, tanto per chi spediva quanto per chi riceveva le rimesse. Nonostante la recessione economica globale causata dalla pandemia, i migranti hanno continuato a mandare denaro a casa alle loro famiglie, e le rimesse nel 2020 hanno raggiunto l’ammontare totale di 540 miliardi di dollari – con un calo limitato all’1,6 per cento, rispetto all’anno precedente. In tutto il mondo, 200 milioni di migranti mandano regolarmente denaro a casa a circa 800 milioni di loro parenti. Questo contributo influisce in modo cruciale sulla loro vita e sulla loro possibilità di mantenersi. Quasi la metà di queste famiglie vive in aree rurali di paesi in via di sviluppo, dove la povertà e la fame sono più diffuse. Le famiglie usano i soldi mandati a casa dai lavoratori migranti per soddisfare necessità essenziali quali cibo, alloggio, spese scolastiche e mediche, oltre che per avviare piccole attività imprenditoriali. Queste risorse spesso sono in grado di cambiare la vita delle famiglie e delle comunità locali. Da marzo 2020, l’IFAD è alla guida di una task force globale per le rimesse (RCTF), composta da 41 organismi internazionali, istituzioni intergovernative, gruppi industriali e del settore privato e una rete di organizzazioni che si occupano di migranti, per ovviare all’impatto della pandemia di COVID-19 sul miliardo di persone direttamente coinvolte nel fenomeno delle rimesse. Tra le numerose raccomandazioni rivolte al settore pubblico e privato, la task force ha elaborato misure concrete per promuovere la digitalizzazione del mercato delle rimesse, nel tentativo di stimolare la ripresa e rafforzare la resilienza delle famiglie dei migranti in tutto il mondo. In linea con queste misure, l’IFAD sta attualmente finanziando soluzioni digitali promosse dal settore privato di cui beneficeranno oltre un milione di persone nella sola Africa occidentale.

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Industria: Nardi, investire in infrastrutture per rendere stabile la crescita

Posted by fidest press agency su domenica, 13 giugno 2021

“I dati sulla crescita della produzione industriale sono particolarmente incoraggianti e ben auguranti, perché dimostrano che siamo davvero all’inizio della fine della crisi. Questo non significa che siamo usciti dal tunnel, ma conferma che il tessuto produttivo del nostro Paese ha saputo resistere e che ora sta rialzando la testa”. Lo dichiara Martina Nardi, presidente commissione Attività produttive, commercio e turismo alla Camera.“E’ compito della politica, quindi, far sì che questa spinta divenga strutturale e non congiunturale – continua – Dobbiamo cioè evitare che si tratti di un semplice rimbalzo rispetto ai dati negativi visti in questo anno in mezzo di pandemia: dobbiamo far sì che vi sia un sostegno vero alla ripresa produttiva e quindi all’occupazione, attraverso scelte strutturali, a cominciare dagli investimenti nelle infrastrutture necessarie a rendere sempre più competitiva la nostra capacità produttiva”.

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Il ruolo cruciale delle società di infrastrutture quotate nella transizione verso l’energia pulita

Posted by fidest press agency su sabato, 15 Maggio 2021

A cura di Xavier Chollet e Christian Roessing. Migliorare le infrastrutture può stimolare la produttività di un’economia.Come investimenti, attività reali come le reti elettriche e le centrali idroelettriche tendono a fornire flussi di cassa stabili e protetti dall’inflazione. Possono anche offrire rendimenti non correlati a quelli di azioni e obbligazioni.Ecco perché gli investitori istituzionali con passività a lungo termine – fondi pensione e compagnie assicurative – da decenni allocano capitale nelle infrastrutture. Secondo l’OCSE, nel corso degli anni hanno accumulato oltre 1.000 miliardi di dollari in investimenti in infrastrutture. L’attrattiva dei titoli legati alle infrastrutture per questo gruppo di investitori è destinata a crescere ancora di più nel prossimo decennio, soprattutto nel settore dell’energia pulita. Con Stati Uniti, Europa e Cina in procinto di spendere miliardi di dollari per una ripresa “verde”, una vasta gamma di attività sostenibili e legate alle energie rinnovabili è destinata a una rapida crescita, come gli impianti eolici e solari, le reti elettriche rinnovabili, le infrastrutture per veicoli elettrici e gli edifici ecocompatibili. Nel tempo, faranno la parte del leone tra le nuove attività infrastrutturali e gli investitori sono attenti a queste tendenze. In un recente sondaggio, oltre l’80% degli investitori istituzionali ha dichiarato di aspettarsi che il settore dell’energia pulita sarà la fonte primaria di investimento nelle infrastrutture nei prossimi 10 anni.Ciò che potrebbe tuttavia sfuggire agli investitori è che tali opportunità non saranno limitate ai mercati privati. È altrettanto probabile che si presentino attraverso titoli quotati. Man mano che il mondo intensifica gli sforzi per la decarbonizzazione e diventa più efficiente nell’impiego delle risorse, le società di infrastrutture quotate specializzate in energia pulita e soluzioni sostenibili sono sia un complemento sia un’alternativa alle attività private.I titoli delle aziende di infrastrutture quotate, soprattutto nei settori dell’energia pulita e della sostenibilità, consentono agli investitori anche di allineare i loro obiettivi di rendimento a quelli ambientali e sociali. (abstract. Fonte: https://www.am.pictet/it/italy/articoli/2021/idee-di-investimento/05/il-ruolo-cruciale-delle-societa-di-infrastrutture-quotate-nella-transizione-verso-l-energia-pulita#overview

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Infrastrutture strategiche: positiva la crescita di investimenti

Posted by fidest press agency su venerdì, 14 Maggio 2021

“Il monitoraggio 2020 degli interventi conclusi o avviati lo scorso anno segna un aumento positivo di risorse. Inoltre nonostante le difficoltà provocate dalla pandemia anche nel 2020 prosegue la crescita della spesa per gli investimenti. Anche se, a causa dell’emergenza Covid-19, il numero dei bandi di gara per le opere pubbliche si è contratto (-8,2% nel primo semestre e -4,5% nel secondo semestre) tuttavia gli importi nella seconda metà dell’anno sono aumentati in maniera significativa: +32,7% rispetto allo stesso periodo del 2019, con un importo complessivo di 30.376 milioni. Inevitabilmente, c’è stata una riduzione delle attività da parte degli enti territoriali e dei Comuni come stazioni appaltanti, un fenomeno ascrivibile alla crisi pandemica. Mentre nel 2020 RFI è stata la prima stazione appaltante con 410 bandi e 13,8 miliardi di euro di importo. Siamo soddisfatti.” Lo dichiara la presidente della Commissione Ambiente e lavori pubblici, Alessia Rotta (Pd), “Il Paese sta ponendo sempre maggiore attenzione alle infrastrutture, avviando un’importante fase operativa e di spesa dopo la flessione del triennio 2016-2018”. “Constatiamo positivamente che sono aumentate anche le infrastrutture prioritarie ultimate o in programmazione non solo al Centro-Nord, ma anche al Sud e nelle Isole che riguardo agli importi di gara hanno registrato un aumento del +50,6%, dai 9,2 miliardi del 2019 a 13,8 miliardi. Grazie ai decreti “sblocca cantieri” e “semplificazioni” sono state avviate anche 60 opere dal costo complessivo di 78,7 miliardi, una spinta importante per l’economia nazionale. Nei prossimi mesi sarà importante anche lavorare per ridurre i tempi lunghi di realizzazione delle grandi opere, le cui cause sono da individuare nella fase preliminare delle autorizzazioni pre gara e certificativa post gara. Assieme alle risorse stanziate, una buona programmazione è elemento essenziale per la buona riuscita del processo – conclude Rotta – ed in questo assume un rilievo enorme la qualificazione delle stazioni appaltanti. I dati confermano che è aumentato di circa 3 volte il numero delle gare aggiudicate e bandite e che i tempi medi sono stati notevolmente ridotti da 358 gg a meno di 7 mesi. E’ necessario quindi dare piena applicazione al codice dei contratti pubblici soprattutto negli aspetti maggiormente innovativi e di semplificazione.”

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Investire in infrastrutture in un mondo post-Covid

Posted by fidest press agency su giovedì, 29 aprile 2021

A cura di Benjamin Kelly, Analista senior – Ricerca globale e Ingrid Edmund, Gestore di portafoglio senior di Columbia Threadneedle Investments. Il Covid-19 ha profondamente cambiato l’idea stessa di investimento sostenibile in infrastrutture. Conseguentemente, i mercati dei capitali hanno registrato un livello record di emissioni di social bond per la raccolta di fondi destinati a questi progetti. Morningstar stima che i patrimoni dei fondi sostenibili europei abbiano superato per la prima volta i 1.000 miliardi di dollari: solo nel terzo trimestre del 2020 hanno raccolto più di 50 miliardi di euro. Prima della pandemia, di norma l’investimento sostenibile si concentrava per lo più sull’ambiente e sulle strategie di mitigazione del cambiamento climatico. Infatti, negli ultimi anni per quanto riguarda la loro performance ESG (fattori ambientali, sociali e di governance) le aziende e le altre organizzazioni hanno posto notevole enfasi sul primo di questi tre fattori.Ora, invece, l’investimento finalizzato a ottenere risultati sociali più vantaggiosi o più equi è diventato prioritario. È improbabile che questa spinta si attenui alla fine della pandemia. Gli investitori prendono sempre più coscienza del fatto che gli investimenti in infrastrutture hanno conseguenze a lungo termine sulle comunità e che, in ultima analisi, l’integrazione dei fattori ESG non è solo uno strumento di contenimento del rischio, ma una fonte di rendimento e un’opportunità per creare ulteriore valore generando risultati positivi.L’idea che investire in infrastrutture possa giovare all’ambiente e/o arginare l’impatto del cambiamento climatico non è nuova. La novità è che la pandemia ha modificato alcune delle dinamiche in quest’area.Secondo il Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente, le restrizioni ai viaggi, il calo dell’attività industriale e il rallentamento della produzione di energia elettrica durante la pandemia hanno fatto diminuire le emissioni globali fino al 7% nel 2020. È probabile che questo effetto proseguirà anche nel 2021. In tutto il mondo sono già stati imposti nuovi lockdown e potrebbero essere necessari diversi anni prima che la domanda in settori come quello dei viaggi aerei ritorni sui livelli precedenti alla pandemia.Nonostante ciò, l’anidride carbonica nell’atmosfera continua ad aumentare. Ciò dimostra che, pur essendo utili per ridurre le emissioni globali, le misure imposte durante la pandemia sono ancora ben lontane da quanto gli scienziati stimano sia necessario.Intanto, il rallentamento dell’attività aziendale nel 2020 ha comportato anche un netto calo dei prezzi dei combustibili fossili e, con il ritorno alla crescita delle economie è possibile che l’espansione possa essere sostenuta dai prezzi più contenuti del petrolio e del gas, con un conseguente incremento delle emissioni. Inoltre, nonostante l’aumento esponenziale della produzione di energie rinnovabili, queste ultime nel 2018 hanno rappresentato solo il 18% del consumo finale lordo dell’UE e i risultati per quanto riguarda i trasporti e il riscaldamento/raffreddamento sono stati particolarmente deludenti.Ciò mette in evidenza la necessità di moltiplicare gli sforzi per evitare che la ripresa economica si traduca in un nuovo incremento delle emissioni.La fase post-pandemia offrirà probabilmente l’opportunità di incrementare gli investimenti legati alla mitigazione dei cambiamenti climatici: l’UE, ad esempio, ha comunicato che l’ambiente sarà al centro dei suoi piani per la ripresa economica post-Covid, mentre il Regno Unito ha recentemente annunciato proposte più ambiziose per raggiungere i suoi obiettivi in materia di emissioni. Le politiche “verdi” non si limitano a ridurre le emissioni, ma favoriscono anche gli investimenti in grado di creare posti di lavoro nei settori manifatturiero, edilizio e delle piccole e medie imprese, oltre a far risparmiare denaro ai consumatori.Negli Stati Uniti, il neopresidente Joe Biden ha dichiarato che il paese aderirà nuovamente all’Accordo di Parigi, e diversi stati americani hanno già fissato l’obiettivo di portare la quota delle energie rinnovabili ad almeno il 50% entro la fine del decennio.Non vi sono segnali di un possibile allentamento degli ambiziosi obiettivi climatici fissati dai governi di tutto il mondo prima della crisi causata dal Covid-19, il che depone a favore del futuro dell’investimento sostenibile. Un esempio è il supporto fornito all’idrogeno verde da parte dei governi. L’idrogeno è considerato la soluzione tecnologica pulita per la decarbonizzazione di alcuni settori dell’economia, come i trasporti, ma finora ha incontrato l’ostacolo dell’elettrificazione. Gli investimenti europei per 180 miliardi di euro finalizzati ad aumentare la produzione e l’adozione dell’idrogeno pulito possono portare a una netta riduzione dei costi e promuovere il potenziamento della produzione e dell’impiego dell’idrogeno rinnovabile.Ciò offrirà ulteriori opportunità con la creazione di una rete di distribuzione più intelligente e solida e nuove soluzioni di bilanciamento che consentiranno l’integrazione di risorse rinnovabili più decentrate. Queste iniziative prevederanno tecniche di misurazione e stoccaggio intelligenti. Secondo le stime della Commissione europea, ogni anno tra il 2021 e il 2030 dovranno essere investiti 350 miliardi di euro in più rispetto ai livelli del decennio precedente. La maggior parte degli investimenti aggiuntivi è destinata a finanziare il collegamento delle reti dei paesi e la nuova capacità, nonché la sostituzione di vecchi impianti elettrici e industriali.L’emissione di obbligazioni con destinazione specifica dei proventi, in primis green bond, social bond e sustainability bond, è senz’altro un buon barometro delle tendenze dell’investimento ambientale e sociale. Nel 2020 il mercato primario è stato sostenuto dal netto aumento delle emissioni di social bond (oltre il 700% su base annua) i cui finanziamenti sono stati destinati a progetti specifici con esiti socialmente utili come la creazione di posti di lavoro, l’istituzione di programmi o strutture sanitarie o l’offerta di istruzione o formazione. La pandemia ha avuto effetti disastrosi in tutte queste aree. A fine novembre 2020 erano state emesse obbligazioni per un totale di 155 miliardi di dollari, con un incremento dell’869% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Circa 100 miliardi di dollari sono stati raccolti con l’emissione di obbligazioni Covid-19 dedicate a progetti sociali e/o legati alla sostenibilità. È stato un anno record per i social bond, ma non a scapito delle emissioni green. Nel 2020 nel segmento dei green bond, social bond e sustainability bond rientravano quasi 0,5 trilioni di dollari di debito, un altro primato. Pertanto, la maggiore attenzione al sociale non è stata un gioco a somma zero. Gli emittenti continuano a raccogliere fondi per progetti ambientali e sociali, dunque un più attento esame dei fattori sociali non sembra essere un trend transitorio, bensì la nuova normalità per l’investimento sostenibile.

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Assenza soluzioni convincenti per infrastrutture aree interne”

Posted by fidest press agency su sabato, 24 aprile 2021

“Il Governo ha presentato oggi alle regioni e alle autonomie il quadro degli investimenti del PNRR che avremo modo di approfondire nei prossimi giorni in Parlamento. Una operazione imponente dalla quale dipenderà la ripresa del nostro paese e la maggiore dinamicità della nostra economia. Ascolteremo in Parlamento con grande attenzione le comunicazioni del Presidente del Consiglio che ci consentiranno di avere maggiori informazioni sul piano e sulle sue modalità di attuazione. Oltre all’apprezzamento rispetto alle molte scelte condivisibili e sicuramente coerenti rispetto alle grandi linee di indirizzo europee e nazionali, resta il rammarico di non leggere proposte convincenti sul tema della coesione territoriale che, seppur affrontata con compiutezza rispetto al grande tema del Sud del paese, non offre soluzioni convincenti in tema di aree interne e marginali che non insistono solo nel mezzogiorno del paese.” E’ quanto dichiarato da Fabio Melilli, presidente della commissione Bilancio alla Camera dei Deputati.“Si sceglie infatti di non dare soluzione al gap infrastrutturale presente soprattutto nelle aree appenniniche, ma non solo in esse, caratterizzate dalla scarsità ed a volte persino dall’inesistenza di collegamenti ferroviari, che consentano ai capoluoghi di provincia di quelle aree di interagire con le città metropolitane penalizzando l’accessibilità, le residenze, il lavoro e lo sviluppo. Si adducono spesso motivi legati alla difficoltà di rispettare i tempi stringenti del PNNR ma il tema non viene affrontato nemmeno nelle schede sugli investimenti aggiuntivi che il governo si propone di finanziare con lo scostamento di bilancio dove transitano peraltro tutte le risorse relative alle aree terremotate inizialmente previste nel PNRR.“A tale carenza – conclude Melilli – si può porre rimedio solo finanziando ed avviando da subito la progettazione di alcune nuove tratte, peraltro previste dai documenti di programmazione dello stesso governo, che potranno essere finanziate con fondi nazionali ed europei. Se nemmeno questa stagione di investimenti straordinari riuscirà a dare le risposte che le popolazioni attendono da decenni, si toglie a quelle terre la speranza di colmare il divario storico che ne ha impedito lo sviluppo.”

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