Amsterdam/Roma. In Europa occidentale è sempre più diffusa la consuetudine delle aziende di posticipare o addirittura rinunciare ai propri piani di investimento nel difficile quadro economico attuale. Il fattore chiave che spinge le aziende attive nei diversi settori a decidere in tal senso è il significativo peggioramento dei comportamenti di pagamento delle aziende loro clienti, che comporta decisioni relative ad evitare possibili carenze di liquidità che potrebbero creare difficoltà operative o di pagamento.A fronte della necessità di garantire sufficienti livelli di liquidità per le operazioni di business, le aziende hanno preferito sacrificare in modo significativo gli investimenti necessari ad espandere o proteggere la loro operatività. Oltre a rappresentare un segnale di debolezza finanziaria, la scelta di posticipare o addirittura rinunciare ai propri piani di investimento rappresenta anche una criticità importante per la crescita economica di singole imprese e di interi settori. Ulteriore preoccupazione riguarda la minore attenzione rivolta alle aree che richiedono investimenti a lungo termine, come gli investimenti in transizione energetica, nel potenziamento dei protocolli di sicurezza contro gli attacchi informatici unitamente al potenziamento di forza lavoro altamente qualificata.Queste sono le principali preoccupazioni riferite dalle aziende intervistate in 14 mercati, tra cui Paesi Bassi, Germania, Francia, Italia, Spagna, Regno Unito, Belgio, Austria, Svizzera, Danimarca, Svezia, Grecia, Irlanda e inclusa per la prima volta la Finlandia, nel corso del sondaggio finalizzato a realizzare l’edizione 2023 del “Barometro sui comportamenti di pagamento in Europa Occidentale” condotto da Atradius, tra i leader mondiali nel settore dell’assicurazione del credito commerciale, fideiussioni e recupero crediti in Italia ed all’estero.Il sondaggio evidenzia un forte peggioramento dei comportamenti di pagamento dei clienti B2B fra le imprese intervistate in Europa occidentale, con una crescita del 20% dei ritardi di pagamento negli ultimi 12 mesi. I ritardi interessano in media quasi la metà di tutte le vendite B2B effettuate a credito (49%) e le aziende dell’Europa occidentale devono attendere in media una settimana in più rispetto allo scorso anno per ottenere il saldo delle fatture.In Italia i ritardi di pagamento sono superiori alla media per l’Europa occidentale, ed interessano in media il 55% di tutte le vendite a credito tra aziende. Sono dovuti principalmente alla carenza di liquidità delle aziende clienti. Peggiorano i crediti inesigibili, che rappresentano ora l’8% del totale delle vendite B2B, in aumento rispetto al 6% dello scorso anno.Le aziende intervistate in Europa occidentale hanno riferito di aver intrapreso una serie di misure volte ad allentare la pressione sulla liquidità. Nel ricorso a finanziamenti esterni, per esempio, la maggioranza degli intervistati afferma di preferire il credito offerto dai fornitori piuttosto che i prestiti bancari più costosi. Tuttavia, l’indagine Atradius ha rilevato una minore propensione dei fornitori ad accettare richieste di credito commerciale, infatti, molte aziende affermano che le loro richieste non sono state completamente soddisfatte. Cosa che evidenzia ancora di più pressioni sulla liquidità aziendale.Il sondaggio si estende anche capire quali siano le preoccupazioni delle imprese per i prossimi mesi. Persistente inflazione, elevati costi di indebitamento, tensioni geopolitiche, oltre a preoccupazione verso le regolamentazioni intese a ridurre gli impatti sui cambiamenti climatici ed agli investimenti necessari alla transizione energetica ed allo stoccaggio di energia pulita. In particolare, le imprese italiane intervistate sono pessimiste in merito alle prospettive dal punto di vista della domanda e dei margini di profitto per i prossimi mesi. Molte delle imprese intervistate temono di non essere in grado di generare un aumento di vendite e ricavi sufficiente per compensare le forti pressioni esercitate sulla loro struttura dei costi.
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Aziende: Investimenti fermi per crisi di liquidità
Posted by fidest press agency su venerdì, 26 Maggio 2023
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Finanzieri: “Azioni e investimenti adeguati sul comparto non possono più essere procrastinati”
Posted by fidest press agency su sabato, 22 aprile 2023
“Le importanti operazioni della Guardia di Finanza degli ultimi giorni, che hanno portato al sequestro di enormi quantitativi di droga prima nel Canale di Sicilia e poi a Venezia, dimostrano ancora una volta l’impegno delle Fiamme Gialle. USIF plaude ai colleghi che hanno garantito, come sempre, legalità e sicurezza nel Paese. E siamo grati al Presidente del Consiglio e al ministro dell’Economia e delle Finanze per l’attenzione riservata alle due operazioni.A questo punto, però, ci auguriamo che il governo colga l’importanza e la necessità di destinare risorse finanziarie e umane al comparto. La sicurezza del Paese, infatti, nasce anche dalla buona politica con investimenti adeguati, organici al pari delle esigenze reali, turn over del personale, adeguamenti stipendiali tali da evitare l’impoverimento di un intero comparto, pagamento degli straordinari (anche quelli tagliati e mai recuperati). Azioni e investimenti adeguati non possono più essere procrastinati, così come le criticità della Legge sulla libertà sindacale del personale delle Forze Armate e delle Forze di Polizia a ordinamento Militare (legge emendata a quattro anni di distanza dalla sentenza della Corte Costituzionale n. 120/2018), che di fatto ha ignorato le legittime aspettative del personale e depotenziato sin dalla loro nascita le OO.SS”. Così, in una nota, Vincenzo Piscozzo, Segretario Nazionale dell’Unione Sindacale Italiana Finanzieri (USIF) unitamente ai Segretari Aggiunti Luca D’Apollonio e Roberto Di Primio.
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Robeco: La regola d’oro degli investimenti, come i titoli a bassa volatilità mitigano le perdite
Posted by fidest press agency su venerdì, 14 aprile 2023
A cura di Harald Lohre, Executive Director of Research di Robeco. La prima regola d’investimento di Warren Buffet è di non perdere mai denaro; la seconda è di non dimenticare mai la prima. Questa regola d’oro è fondamentale per la protezione e la crescita del capitale a lungo termine. Una strategia spesso utilizzata per limitare le perdite con mercati volatili è l’allocazione in oro. L’investimento in oro è ampiamente considerato come un rifugio sicuro durante le fasi di estrema crisi macroeconomica, in periodi di guerra, iperinflazione o gravi recessioni. Ma tali allocazioni in oro forniscono davvero la protezione che ci si attende? E se anche così fosse, esistono metodi migliori per mitigare i rischi? Per rispondere a queste domande, abbiamo rivisto il ruolo strategico dell’oro nei portafogli di investimento e ci siamo concentrati sui suoi vantaggi marginali in termini di riduzione del rischio di ribasso rispetto ad azioni e obbligazioni. I risultati principali del nostro studio empirico indicano che una modesta allocazione in oro in un classico mix di azioni e obbligazioni riduce il rischio di perdite di capitale di circa il 10% in un’ampia gamma di allocazioni azionarie e obbligazionarie. Tuttavia, questo riduce anche il rendimento, portando a un piccolo aumento del rapporto rendimento/rischio, come mostrato nella Figura 1 che riassume i principali risultati di questo studio. Di conseguenza, questo mix difensivo presenta un rischio di ribasso significativamente inferiore rispetto a un portafoglio tradizionale di azioni/obbligazioni, mentre i rendimenti più elevati determinano un forte aumento del Sortino ratio. Questa strategia difensiva si rivela quindi un modo efficace per gli investitori per seguire la regola d’oro di Buffet, garantendo al contempo una crescita del capitale a lungo termine. Inoltre, ulteriori simulazioni e controlli sull’affidabilità della strategia dimostrano che questi risultati chiave sono validi non solo per i rendimenti annuali inizialmente considerati, ma anche per un’ampia gamma di orizzonti di investimento, che vanno da un mese a 36 mesi. Sebbene questi risultati si dimostrino solidi soltanto quando si utilizzano i futures sull’oro e non con un investimento diretto nel metallo giallo, l’aggiunta di titoli minerari auriferi è meno efficace nel ridurre il rischio di ribasso di un portafoglio azionario a bassa volatilità. Infine, segnaliamo che, sebbene il ruolo di mitigazione del rischio dell’oro sia attenuato in una configurazione di media-varianza, l’investimento a bassa volatilità è considerato altrettanto rilevante anche se valutato nell’ottica di un rischio di ribasso. (abstract by http://www.verinieassociati.com/)
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Investimenti e biodiversità: attività di engagement e best practices
Posted by fidest press agency su mercoledì, 15 febbraio 2023
A cura di Harry Ashman, Vice President, Investimento responsabile di Columbia Threadneedle Investments e Joe Horrocks-Taylor, Senior Associate, Investimento responsabile di Columbia Threadneedle Investments. I fattori chiave della perdita di biodiversità sono il cambiamento climatico, i cambiamenti della destinazione d’uso dei terreni, l’inquinamento, lo sfruttamento diretto delle risorse naturali e le specie invasive. Tutti questi cinque fattori sono riconducibili per lo più alle attività condotte dalle aziende. La perdita di habitat dovuta all’agricoltura è una minaccia concreta per 24.000 delle 28.000 specie a rischio di estinzione, il 32% dei siti patrimonio culturale dell’umanità è minacciato dalle attività nei settori delle estrazioni, del petrolio e del gas e il 27% delle perdite dei servizi ecosistemici totali è ascrivibile all’inquinamento chimico. Affrontare gli impatti dei nostri investimenti sulla perdita di biodiversità e gestire i rischi che tale perdita rappresenta in termini di performance finanziaria, è uno degli aspetti chiave del nostro approccio di gestione ambientale. A differenza di quanto accade per il cambiamento climatico, non esiste un’unica misura chiave di progresso e benché regolamenti e accordi globali sulla protezione della natura esistano già da tempo, il consenso internazionale e il focus sul tema non hanno seguito un percorso lineare. Lo sviluppo del quadro globale post-2020 per la biodiversità (Post-2020 Global Biodiversity Framework) dovrebbe chiarire a responsabili politici e società quali sono le leve e il livello di ambizione richiesti. Questo permetterà agli investitori di identificare con maggiore chiarezza i rischi e gli impatti tra le imprese in portafoglio e ci consentirà di orientare in modo più puntuale le nostre iniziative di engagement. Molti settori ai quali siamo esposti attraverso i nostri investimenti azionari e obbligazionari presentano una dipendenza elevatissima dai servizi ecosistemici, indicazione dell’estrema importanza che riveste la protezione di questi servizi per la vitalità nel tempo di molte imprese. Ciò corrobora il business case per implementare azioni tese a mitigare tale rischio, modificando fattori produttivi o attività operative in modo da ridurre la dipendenza o intervenendo per proteggere i servizi ecosistemici rilevanti nel loro insieme. Poiché siamo consapevoli che l’inquinamento è una questione ambientale chiave e un fattore determinante della perdita di biodiversità, abbiamo firmato una lettera indirizzata agli Stati membri delle Nazioni Unite, cui hanno contribuito il WWF, la Ellen McArthur Foundation e BCG, per dimostrare il nostro sostegno per un trattato ONU sull’inquinamento da plastica e armonizzare regolamenti e standard a beneficio di governi e aziende desiderosi di adottare un approccio circolare e affrontare il problema dei rifiuti in plastica. L’iniziativa è diventata una decisione formale delle Nazioni Unite finalizzata a un eventuale trattato. Per ulteriori informazioni si veda il sito internet di Columbia Threadneedle Investments: http://www.columbiathreadneedle.it
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Ottimi risultati per gli investimenti immobiliari in Italia
Posted by fidest press agency su mercoledì, 15 febbraio 2023
Nel 2022, sul territorio italiano, si è registrato un volume complessivo di investimenti corporate pari a 11,6 miliardi di euro, in crescita del 25% se comparato con il 2021. Nonostante la frenata atipica del quarto trimestre, risulta essere il secondo miglior anno finora analizzato negli ultimi 8 anni). Una risposta positiva del mercato malgrado la complessità degli ultimi tre anni segnati dalla pandemia da Covid-19, il conflitto russo ucraino e il cambiamento climatico (quest’ultimo già presente da almeno un decennio nel dibattito internazionale tra gli operatori). Tutte dinamiche che hanno innescato la crescita dell’inflazione e dei tassi di interesse, rendendo i cicli immobiliari più dinamici e permettendo al mercato di rimanere in territorio positivo, il tutto in un’ottica più attenta al rispetto degli standard ESG e all’ efficientamento energetico. Quasi tutti i settori, infatti, sono stati capaci di trasformare in opportunità i nuovi driver emersi dall’attuale contesto geopolitico ed economico/finanziario, nonché dalle nuove esigenze degli utilizzatori finali. Il settore che ha meglio performato in tutti e quattro i trimestri è stato quello degli uffici, totalizzando nel 2022 un volume di 4,5 miliardi di euro, il 39% del totale investito. Si tratta dell’asset class che, più di tutte, si è saputa adattare alle nuove esigenze di mercato, delineando non solo un cambiamento strutturale, legato alla modularità e flessibilità, ma anche un approccio più etico e sostenibile dell’edificio e di chi lo vive, attraverso l’adozione dei parametri ESG.Segue il comparto industrial/logistica che si conferma tra le asset class di maggiore interesse per gli investitori, con un volume di 2,2 miliardi di euro, il 19% del volume complessivo, in lieve crescita rispetto al 2021 nonostante un netto rallentamento di operazioni importanti registrate nell’ultimo trimestre dell’anno. Questo settore sta sviluppando un interesse crescente verso il contesto in cui è situato, adottando strategie volte alla sostenibilità ambientale: sempre più sono infatti i nuovi progetti che prevedono la costruzione di edifici con certificazione LEED o BREEAM.Segue il settore hospitality con 1,3 miliardi di euro investiti (il 12% del volume complessivo), stabile rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Grazie a un intuito innovativo legato alle nuove forme di ospitalità, quali turismo esperenziale, smart e co-working room e digitalizzazione, è stato capace di riprendersi dalla crisi pandemica, complice anche il ritorno dei turisti. Gli investitori si sono concentrati in attività di rebranding e riposizionamento verso il segmento upscale, upper upscale e luxury (4 stelle, 5 stelle e 5 stelle lusso). Tra le province su cui si è concentrato il maggior numero di investimenti vi sono Roma, Siena, Venezia e Milano, dove l’interesse degli operatori si è rivolto principalmente verso i trophy asset.Il settore living nel 2022 conferma la sua progressiva crescita dei volumi investiti con 1,1 miliardo di euro (10% del totale investito) in netto aumento rispetto al 2021. Milano è stata la principale città sotto il radar degli investitori, in cui si concentrano importanti operazioni che hanno riguardato sviluppi immobiliari soprattutto inerenti le nuove forme dell’abitare, quali multifamily, student housing e built to rent. Riprende, seppure più lentamente rispetto alle altre asset class, la crescita dei volumi investiti nel settore retail con 740 milioni di euro da inizio anno (6% del volume complessivo) concentrati prevalentemente nel nord Italia. Il volume complessivo 2022 beneficia di investimenti nel segmento retail park, supermercati e big box. In controtendenza il settore sanitario/assistenziale che registra 230 milioni di euro (il 2% del totale), volume d’investimento in calo rispetto al 2021. Infine, il comparto a uso misto totalizza un volume complessivo di 900 milioni di euro, che ha riguardato principalmente immobili con destinazione d’uso uffici/retail.Nel 2022 il volume maggiore di investimenti, riconducibili a una specifica area geografica, si è realizzato nel Nord Italia (62%), segue il Centro con il 15% e il Sud con il 3%. Il restante 20% risulta composto da portafogli sparsi nel territorio nazionale. Dal punto di vista della provenienza dei capitali, gli investitori esteri (il 62%), principalmente dagli USA, risultano gli operatori più attivi nei settori uffici, logistico e residenziale. I capitali domestici rimangono focalizzati principalmente sul prodotto uffici concentrato, quasi esclusivamente, su Milano.
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RBC BlueBay – Investimenti ESG, il bicchiere è davvero mezzo pieno?
Posted by fidest press agency su mercoledì, 8 febbraio 2023
A cura di My-Linh Ngo, Head of ESG Investment, Portfolio Manager, RBC BlueBay Asset Management. Sul fronte ESG all’interno dei mercati finanziari è probabile che il 2022 venga ricordato come un anno di potenziale inespresso e di opportunità mancate. Cosa possiamo aspettarci, invece, dal 2023? Quali saranno i temi che caratterizzeranno quest’anno? Il riconoscimento che natura e biodiversità siano a rischio sistemico e la loro interconnessione con il cambiamento climatico hanno fatto sì che questo diventasse il tema ESG più importante del 2022. Nel 2023, ci si aspetta che le aziende, le istituzioni finanziarie e i governi parlino di più – e compiano più passi – per la protezione della natura e della biodiversità. Ciò riguarderà soprattutto il tema della deforestazione e vedrà una crescente enfasi sulle soluzioni “basate sulla natura”. I governi e i policymaker si trovano di fronte a decisioni sempre più difficili e a potenziali compromessi tra il sostegno alle famiglie vulnerabili sulla scia della crisi del “costo della vita” e la necessità di affrontare l’onere del debito che è cresciuto a causa della pandemia da Covid-19. Abbiamo già assistito a disordini sociali con scioperi dei lavoratori del settore pubblico. I lavoratori rischiano di perdere il posto di lavoro anche perché molte industrie rivolte ai consumatori risentono del rallentamento della spesa e dell’aumento dei costi dei fattori produttivi. Nel frattempo, la guerra tra Russia e Ucraina ha messo a dura prova le catene di approvvigionamento globali, mettendo a rischio la sostenibilità finanziaria delle imprese. Si continuerà a cercare di contribuire positivamente ai risultati dell’“economia reale”, grazie alla crescente spinta a spostare il capitale verso attività più sostenibili e la maggiore richiesta da parte di consumatori e investitori. Potenzialmente, nel 2023 si assisterà a un’allocazione più significativa e necessaria degli asset verso questo settore. Ma i dati e le analisi sono essenziali per aiutare le aziende e gli investitori a dimostrare in modo credibile il proprio contributo ai risultati del mondo reale. Il 2023 sarà un altro anno intenso e impegnativo per il mondo ESG/RI. I numerosi colpi di coda che hanno caratterizzato la fine del 2022 quest’anno, in parte, si intensificheranno. Ciò rende le prospettive impegnative dal punto di vista economico e per quanto riguarda le tematiche ESG. Continuerà a esserci molto rumore e confusione: il compito è quello di mantenere la concentrazione e focalizzarsi sull’obiettivo finale, che è quello di integrare le considerazioni ESG per aiutare a raggiungere gli obiettivi dei clienti. (abstract by http://www.verinieassociati.com )
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Investimenti Italia-Usa, Fedriga firma accordo con il Tic per valorizzare il ruolo delle Regioni
Posted by fidest press agency su venerdì, 27 gennaio 2023
Valorizzare il ruolo delle Regioni e delle province autonome per rafforzare il posizionamento dell’Italia in materia di investimenti industriali e di ricerca nell’area transatlantica. Con questo obiettivo è stata firmata stamattina a Trieste una lettera di intenti tra il Presidente della Conferenza delle Regioni Massimiliano Fedriga e il Presidente dell’associazione Andrea Gumina in rappresentanza del Transatlantic Investment Committee (TIC). La firma è avvenuta nell’ambito della prima edizione di Selecting Italy, la rassegna dedicata all’attrazione degli investimenti esteri, co-organizzata dalla Conferenza delle Regioni e dalla regione Friuli Venezia Giulia.In virtù di tale accordo nei prossimi mesi la Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome e il TIC collaboreranno per coinvolgere Istituzioni e stakeholder nazionali, europei e americani, nello sviluppo di strumenti, come il Fondo dei Fondi di Venture Capital transatlantico, in grado di supportare concretamente lo sviluppo di co-investimenti dall’elevato valore tecnologico e strategico tra Italia, Europa e Stati Uniti. Sarà anche rafforzato il partenariato sul versante del matching tra co-investimenti produttivi e di ricerca e sul versante dell’empowerment del capitale umano. L’iniziativa potrebbe essere presentata in un nuovo meeting a Washington la prossima primavera.“Il Trade and Technology Council, il programma da cui il TIC prende spunto – ha aggiunto Gumina – è un’opportunità storica per rafforzare l’autonomia strategica congiunta e la competitività industriale di un’area del mondo grande e democratica come Europa e Stati Uniti”. http://www.utopialab.it
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Investimenti Italia-Usa, Fedriga firma accordo con il Tic per valorizzare il ruolo delle Regioni
Posted by fidest press agency su giovedì, 26 gennaio 2023
Valorizzare il ruolo delle Regioni e delle province autonome per rafforzare il posizionamento dell’Italia in materia di investimenti industriali e di ricerca nell’area transatlantica. Con questo obiettivo è stata firmata stamattina a Trieste una lettera di intenti tra il Presidente della Conferenza delle Regioni Massimiliano Fedriga e il Presidente dell’associazione Andrea Gumina in rappresentanza del Transatlantic Investment Committee (TIC). La firma è avvenuta nell’ambito della prima edizione di Selecting Italy, la rassegna dedicata all’attrazione degli investimenti esteri, co-organizzata dalla Conferenza delle Regioni e dalla regione Friuli Venezia Giulia.In virtù di tale accordo nei prossimi mesi la Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome e il TIC collaboreranno per coinvolgere Istituzioni e stakeholder nazionali, europei e americani, nello sviluppo di strumenti, come il Fondo dei Fondi di Venture Capital transatlantico, in grado di supportare concretamente lo sviluppo di co-investimenti dall’elevato valore tecnologico e strategico tra Italia, Europa e Stati Uniti. Sarà anche rafforzato il partenariato sul versante del matching tra co-investimenti produttivi e di ricerca e sul versante dell’empowerment del capitale umano. L’iniziativa potrebbe essere presentata in un nuovo meeting a Washington la prossima primavera.“Il Trade and Technology Council, il programma da cui il TIC prende spunto – ha aggiunto Gumina – è un’opportunità storica per rafforzare l’autonomia strategica congiunta e la competitività industriale di un’area del mondo grande e democratica come Europa e Stati Uniti”. http://www.utopialab.it
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“La proroga del Bonus Investimenti Sud anche nel 2023 rappresenta un importante sostegno per le imprese del Mezzogiorno”
Posted by fidest press agency su giovedì, 22 dicembre 2022
Il credito d’imposta, sin dalla Legge di Bilancio 2016, ha permesso negli anni a tantissime aziende ubicate in Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Molise, Abruzzo, Sicilia e Sardegna di affrontare investimenti in beni strumentali nuovi, come macchinari e trattori agricoli. Se corre il Sud, corre il Paese intero. Ringrazio, quindi, il Governo che ha raccolto l’appello giunto da più fronti su questa misura cruciale per il tessuto produttivo del Mezzogiorno”. Lo dichiara Andrea Borio presidente di Federacma, la Federazione nazionale dei commercianti macchine agricole. “Ora è necessario un ulteriore sforzo per permettere alle imprese agricole, a prescindere dal regime fiscale di determinazione del reddito, di poter accedere all’incentivo – prosegue –. Come già accade con il Credito d’Imposta 4.0 per gli investimenti innovativi, infatti, a nessuna impresa agricola dovrebbe essere precluso l’accesso a questa importante misura. Lo Stato ha il dovere di sostenere chi, nonostante il periodo incerto e le preoccupanti contingenze dovute alla ripresa post-pandemia e al conflitto bellico in Ucraina, continua a credere nell’innovazione, non fermando i propri investimenti. Ci auguriamo che il Parlamento e il Governo non siano sordi alle richieste del comparto primario italiano” conclude Borio (Federacma).
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Crescita degli investimenti in digitale in Italia
Posted by fidest press agency su domenica, 4 dicembre 2022
Nonostante la difficile situazione macroeconomica, continua la crescita degli investimenti digitali. Dopo il forte aumento del 2022 (+4%), per il 2023 si stima un rialzo del 2,1% dei budget ICT delle imprese italiane, con il contributo delle aziende di tutte le dimensioni, comprese le PMI che segnano un aumento del 2,4%. Gli investimenti, per le grandi imprese, si concentreranno in particolare su Sistemi di Information Security (50% delle preferenze), Business Intelligence, Big Data e Analytics (46%) e Cloud (30%), seguiti da Software di profilazione e gestione dei contatti (CRM) e Software Gestionali (ERP). Gran parte delle imprese di grande dimensione ha già inserito i temi della sostenibilità nei piani strategici, meno le PMI che scontano la necessità di concentrare l’attenzione sull’operatività quotidiana. E il digitale è lo strumento per supportare i processi di transizione sostenibile: ben il 60% delle grandi imprese (e il 29% tra le PMI) ha definito approcci strutturati o ruoli per rispondere a obiettivi di sostenibilità. Tra le grandi imprese già impegnate nella sostenibilità il 65% ha deciso di investire nel digitale per raggiungere obiettivi in questo ambito (il 29% tra le PMI), in particolare con sistemi di Big Data e Analytics, soluzioni di Industria 4.0 e tecnologie per lo Smart Working. Solo il 3% delle grandi imprese e il 23% tra le PMI non persegue ancora in modo specifico obiettivi di sostenibilità.Cresce in modo costante l’adozione di approcci collaborativi: 8 grandi imprese su 10 hanno già realizzato azioni di Open Innovation. E in questo campo le startup si affermano sempre più fonte di innovazione aperta: oltre 7 grandi imprese su 10 collaborano con startup o hanno in programma di farlo. Sono i risultati della ricerca degli Osservatori Startup Intelligence e Digital Transformation Academy della School of Management del Politecnico di Milano*, presentati oggi al convegno “Imprese e startup nella transizione: innovazione digitale per un futuro sostenibile”. L’indagine – attraverso survey, interviste dirette e workshop – ha coinvolto oltre 1800 tra Chief Innovation Officer e Chief Information Officer, Amministratori Delegati e C-level di PMI, fondatori di startup italiane, Innovation Manager e responsabili R&D.
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Da Pictet: Portafogli d’investimento ancora in balia delle banche centrali
Posted by fidest press agency su mercoledì, 21 settembre 2022
A cura di Andrea Delitala e Marco Piersimoni – Pictet Asset Management. Summary In primavera, Powell parlava ancora di “soft landing”, ovvero di una politica monetaria più restrittiva ma che non intaccasse la crescita; nell’agosto 2022, invece, la priorità è diventata contrastare il rialzo dei prezzi a ogni costo, senza illudersi che l’iter restrittivo possa essere alleggerito o interrotto anzitempo. Negli Stati Uniti, i Future sui Fed Funds si sono aggiustati alla comunicazione della Fed, prezzando un punto di arrivo sui tassi americani a ridosso del 4%. In Europa, i mercati monetari e le parti a breve delle curve obbligazionarie si sono adeguate rapidamente alle dichiarazioni della presidente Christine Lagarde. Il mercato prezza ulteriori rialzi da qui a fine anno nell’ordine di 125pb. Stando ai dati correnti, le stime di crescita da qui a fine anno rimangono comunque incerte: al momento, ci troviamo di fronte a una stima 2022 dell’1,7% negli Stati Uniti e del 2,8% in Eurozona, con prospettive più contenute dell’1,2 e dello 0,8% rispettivamente nel 2023. L’inflazione headline americana, ad agosto all’8,3%, è vista al 7,3% entro la fine di quest’anno, per poi ricominciare a calare nel corso del 2023 fino a un livello prossimo al 3,4%. Una notizia poco confortante arriva dalla scomposizione dell’inflazione core, il rialzo dei prezzi delle componenti più radicate viaggia attorno al 3,3% (oltre la metà del livello attuale complessivo del 5,9%). Su tale dato grava la risalita violenta dei prezzi dei servizi, cresciuti anno su anno del 5,6%. Ad agosto, l’Europa ha registrato un livello di inflazione superiore a quella americana (9,1%), dove il 65% dei fattori che compongono l’inflazione core sono legati a dati temporanei. Complessivamente, gli scenari più estremi del perpetuarsi di una inflazione aggressiva stanno però venendo meno. Molti indicatori sulle condizioni delle catene di approvvigionamento (tempi di consegna secondo l’indice ISM, indicatore della Fed e indici del costo medio del trasporto marittimo) si confermano in attenuazione negli ultimi mesi. Nel settore energetico, sebbene a livello di stoccaggio l’Europa risulti al momento in anticipo agli obiettivi prefissati (80% entro Novembre) o ai livelli degli anni precedenti nello stesso periodo, qualora l’import russo di gas restasse a zero, importanti problemi di approvvigionamento potrebbero presentarsi a partire dall’inverno 2023.Giovanni Prati BC Communication
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Primo semestre del 2022: Record degli investimenti immobiliari
Posted by fidest press agency su lunedì, 19 settembre 2022
Sul territorio italiano si è registrato un volume totale di investimenti pari a 6 miliardi di euro, il miglior primo semestre di sempre, mettendo a segno un forte aumento rispetto allo stesso periodo del 2021 (+92%). Nel dettaglio, nell’H1 2022 il settore degli uffici rimane l’asset class maggiormente preferita dagli investitori e che ha contribuito maggiormente al risultato generale con il 37% del totale (circa 2,2 miliardi di euro). La logistica conferma la sua crescita occupando il 24% del totale investito con un volume complessivo pari a 1,4 miliardi di euro. Segue il settore residenziale, sempre più sotto il radar degli investitori, che segna valori di crescita registrando 764 milioni di euro, il 13% del totale investito. Segnali postivi anche per il comparto degli alberghi con 714 milioni di euro (12% del totale). Il settore retail con 390 milioni di euro investiti registra dei valori in crescita rispetto allo stesso periodo del 2021 (+135%), grazie a investimenti in retail park e supermercati. Per scaricare il report completo:https://www.gabettigroup.com/report/investment-overview-h1-2022/
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GAM: Investimenti sostenibili, tre tendenze importanti
Posted by fidest press agency su sabato, 17 settembre 2022
A cura di Stephanie Maier, Global Head of Sustainable and Impact Investment di GAM Investments. La rivoluzione della sostenibilità è iniziata. Il ritmo e la portata degli interventi normativi sull’informativa societaria, sul reindirizzamento dei flussi di capitale, sulla finanza sostenibile più in generale e ora, sempre più spesso, sui prodotti di investimento sostenibili continueranno a caratterizzare lo scenario in cui operiamo.Nel 2021 soltanto ci sono stati oltre 200 interventi su scala globale, tra nuove norme e revisioni. Tra questi, per esempio, la Direttiva UE relativa alla comunicazione societaria sulla sostenibilità (CSRD) e il Regolamento europeo sull’informativa sulla sostenibilità nei servizi finanziari (SFDR) che hanno introdotto nuovi requisiti di rendicontazione relativamente ai fattori ESG, rispettivamente per le imprese e per gli investitori. Non dimentichiamoci poi della formazione nel Regno Unito della Task force sull’informativa finanziaria relativa al clima (TCFD) per le grandi aziende e delle proposte per l’informativa sul clima avanzate negli Stati Uniti dalla Commissione della Borsa valori (SEC) con l’obiettivo di intervenire più proattivamente in tale ambito.L’introduzione di tali norme, a nostro parere, è stata favorita dal riconoscimento che la finanza privata ha un ruolo decisivo nella gestione e nella soluzione delle principali problematiche correlate alla sostenibilità. Se vogliamo costruire un’economia sostenibile net zero, gli organismi che parteciperanno a tale processo dovranno avere a disposizione abbondanti capitali. Nel breve termine ci aspettiamo norme più rigorose sui dati ESG e sui fornitori di rating, e continueranno anche i tentativi di armonizzazione e ottimizzazione dell’informativa aziendale. Per poter centrare gli obiettivi sul clima, secondo l’IEA, gli investimenti nell’energia pulita dovranno triplicare fino a circa 4 mila miliardi di dollari entro il 2030. Le iniziative come la Glasgow Financial Alliance for Net Zero (GFANZ), una coalizione di istituti finanziari con un patrimonio che vale 130 mila miliardi di dollari, stanno già contribuendo alla transizione verso net zero. Sarà comunque necessaria maggiore collaborazione tra gli investitori per mobilitare ingenti finanziamenti, e gli investitori dovranno assumersi la responsabilità del conseguimento degli obiettivi concordati. Alle aziende viene chiesto sempre più spesso di presentare piani di transizione climatica validi per un futuro low carbon. Finora, durante la stagione delle assemblee generali, sono state votate oltre 30 proposte sul clima presentate dal management, più dello scorso anno. Gli investitori, come noi, hanno il dovere di esaminare in dettaglio le proposte e intervenire alle assemblee degli azionisti se reputano che non siano sufficienti. Nel Regno Unito, a seguito di un annuncio fatto durante la COP26, il Tesoro ha lanciato la Task force per il piano di transizione sul clima nell’intento di delineare uno standard per i piani di transizione climatica. Si cercherà, in particolare nei prossimi due anni, di concordare le caratteristiche ottimali di un piano di transizione. La terza tendenza che, secondo noi, caratterizzerà lo scenario degli investimenti sostenibili nel lungo periodo è il passaggio dalla trasparenza alla dimostrazione di responsabilità. Ciò vale sia per il settore finanziario che per le imprese poiché le parti interessate, ovvero consumatori, dipendenti, autorità di vigilanza e la società civile in genere, si aspettano che le aziende affrontino le loro responsabilità ambientali e sociali in modo specifico. Indubbiamente la rivoluzione sostenibile è iniziata ma, come evidenzia ciascuna di queste tendenze, la transizione verso un mondo più sostenibile sarà tutt’altro che semplice. È necessario che collaboriamo e partecipiamo collettivamente alla fase di trasformazione, dobbiamo però essere anche ben consapevoli delle sfide che ci attendono. (abstract by http://www.verinieassociati.com)
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Piano Amaldi: investimenti in ricerca
Posted by fidest press agency su mercoledì, 14 settembre 2022
Roma il 20 settembre dalle ore 10 alle ore 13, presso Istituto Francese Centro San Luigi in Largo Toniolo 22. Gli studiosi dell’Accademia dei Lincei hanno presentato un piano basato sugli investimenti in ricerca in Italia: il piano Amaldi. Nell’introduzione il piano sottolinea che esiste un profondo problema di incertezza/disagio del personale. USB Pubblico Impiego Ricerca ha i dati per dimostrarlo. Con una approfondita ricerca su circa il 10% del personale ha concluso che in media vengono persi 8 anni di attività senza alcun riconoscimento. Aggiungendo che a parità di servizio riconosciuto un ricercatore italiano viene pagato il 40% di un tedesco, pur producendo di più (pubblicazioni, pareri, controlli di stato etc.), appare chiaro perché il sistema non è attrattivo. Quando si arriva al dunque, tutti i governi si ‘dimenticano della ricerca’ o la usano a pretesto per dare miliardi ai privati, che poi brevettano poco e, di conseguenza, quasi nulla ritorna alla collettività. È pur vero che di recente ci sono stati alcuni miglioramenti, prontamente interrotti dal governo Draghi ed in particolare dall’attuale ministro Messa (si veda la mancata finalizzazione degli investimenti in legge finanziaria o il riordino CNR). In un convegno che vedrà intervenire tutti i principali enti di ricerca, USB PI Ricerca vuole discutere e far discutere istituzioni, parlamentari e candidati sulle criticità e sulle soluzioni per far tornare gli enti di ricerca pubblica attrattivi come posto di lavoro, luogo di crescita culturale per i giovani e fucina di soluzioni ai problemi collettivi.I temi su cui USB vuole porre l’attenzione vanno dagli stipendi nettamente più bassi dei maggiori concorrenti europei e mondiali, alla trattativa nazionale marginalizzata in un comparto come quello della scuola, al finanziamento e alla reinternalizzazione di IIT ed Elettra Sincrotrone di Trieste nella Pubblica amministrazione; dalla libertà di ricerca alla ricaduta delle scoperte e alla proprietà intellettuale.Tutti questi punti saranno discussi con l’attuale capogruppo M5S senatrice Castellone, candidata a Napoli, e gli onorevoli Gallo e Melicchio sempre del Movimento; con l’onorevole Piccoli Nardelli e il prof. Esposito, candidato nelle Marche per il PD; con il dr Romano di Impegno Civico candidato al collegio uninominale Roma Nord; con Marta Collot, portavoce di PaP e candidata a Bologna con Unione Popolare. Sono stati inoltre invitati i presidenti degli enti e il presidente dell’Aran.
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Robeco rende accessibile la sua PI sugli investimenti sostenibili
Posted by fidest press agency su venerdì, 26 agosto 2022
Rotterdam. Robeco lancia oggi l’Iniziativa di libero accesso agli investimenti sostenibili, che mette a disposizione la sua Proprietà intellettuale (PI) sugli investimenti sostenibili. Come primo passo di questa iniziativa di Libero accesso, tramite un portale i clienti e un gruppo di accademici potranno consultare gratuitamente i punteggi relativi agli Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG) delle società generati da Robeco utilizzando il suo quadro SDG proprietario.Lo sviluppo del Quadro SDG di Robeco, che permette di misurare il contributo agli SDG delle società investibili, è iniziato nel 2017. La qualità dei dati è una delle maggiori sfide dell’investimento sostenibile e Robeco crede che gli attori del settore debbano collaborare per migliorare i dati e definire gli standard. Con l’Iniziativa di libero accesso agli investimenti sostenibili (SI Open Access), Robeco intende contribuirvi in modo rilevante.L’impegno di Robeco per un mondo più sostenibile significa anche rendere fruibile la sua proprietà intellettuale a un pubblico più ampio, per aiutare i clienti ad assumere decisioni sostenibili più consapevoli. Robeco ricerca attivamente feedback sui dati e intrattiene un dialogo continuo con i propri stakeholder, tra cui accademici, clienti ed esperti di investimenti sostenibili. Di conseguenza, prevede che questa iniziativa migliorerà ulteriormente l’affidabilità dei dati e la metodologia proprietaria. Tutte queste attività servono ad essere parte attiva nell’evoluzione verso un mondo più sostenibile e a contribuirvi. In una fase successiva, Robeco metterà a disposizione di un numero più ampio di stakeholder altri dati di sviluppo sostenibile e contenuti di proprietà intellettuale.Il quadro SDG è utilizzato per molti portafogli dei clienti di Robeco, fra i quali alcuni dei più grandi investitori al mondo – come UBS Global Wealth Management, BBVA AM & pensioenfonds ING – e più convinti sostenitori dell’iniziativa SI Open Access di Robeco.
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Robeco: Dobbiamo ripensare il rapporto tra investimenti sostenibili e rendimento
Posted by fidest press agency su lunedì, 22 agosto 2022
A cura di Rachel Whittaker, Head of SI Research di Robeco. Per molti anni gli investitori e gli esponenti del mondo accademico si sono chiesti se per ottenere valore investendo nella sostenibilità si debba per forza rinunciare al rendimento. Ritengo che la questione sia mal posta. Dovremmo infatti chiederci quale tipo di approccio all’investimento sostenibile abbia maggiori probabilità di soddisfare le esigenze di rendimento dei singoli investitori. La parola rendimento non ha lo stesso significato per tutti gli investitori. Capire le esigenze e le motivazioni di ciascuno (una liquidità di breve termine o un impegno finanziario di lungo periodo) è sempre stato fondamentale per chi consiglia investimenti. Inoltre, oggi sappiamo che non tutti gli investitori hanno come unico obiettivo il rendimento finanziario: per misurare il successo di un investimento, sono fondamentali anche il rendimento sociale o ambientale, la soddisfazione personale, l’unità familiare o il nostro lascito per le generazioni future. Tutto ciò si riflette nel prossimo regolamento europeo, che impone alle società finanziarie di valutare l’adeguatezza di un cliente basandosi sui fattori ESG e sulle preferenze in ambito di governance e di ambiente, anziché limitarsi all’analisi della sua propensione al rischio, della sua capacità di rischio e delle sue competenze finanziarie. È un trend che caratterizza diverse aree della nostra società e non solo il settore degli investimenti. Per esempio, sempre più consumatori ormai sanno benissimo che se un prodotto è troppo conveniente, di solito è perché qualcun altro nella catena di approvvigionamento se ne sobbarca il costo.Nonostante la definizione di rendimento sia sempre più ampia, un numero crescente di investitori sostenibili ritiene di non doversi accontentare di rendimenti finanziari ridotti. Da un sondaggio di PWC del 2021 è emerso che l’80% degli investitori non è disposto ad accettare che gli investimenti sostenibili rendano un punto percentuale in meno rispetto alle strategie non sostenibili. Resta però il fatto che alcuni investitori sono ancora disposti a finanziare attività sostenibili accontentandosi di rendimenti inferiori ai tassi di mercato, forse come alternativa alla più classica filantropia. Pur trattandosi di una condizione che non tutti gli investitori sottoscriverebbero, è comunque indicativa delle diverse esigenze che esistono al momento in fatto di rendimenti. Ci si domanda perché gli studi accademici non riescano a dimostrare che l’investimento sostenibile non sacrifica il rendimento. Questo però presuppone che l’investimento sostenibile sia una strategia a sé stante, che può essere identificata e studiata. Il che non è vero. Oggi il mercato dell’investimento sostenibile è estremamente vario. Alcune strategie si concentrano su società ben gestite (il fattore qualità), oppure su aziende che puntano a risolvere i problemi ambientali o sociali. Altre cercano di combinare i due approcci. Altre ancora, invece, preferiscono ricorrere a informazioni ESG finanziariamente non rilevanti, per allineare i propri investimenti ai propri valori (il cosiddetto approccio del “non far danni”). Infine, a influenzare i settori e le aziende possono intervenire anche tantissime questioni ambientali, sociali e di governance. Vista la grande varietà di approcci, è chiaro che definire un universo di investimenti sostenibili da studiare è forse ancora più difficile che non studiare alcune questioni finanziarie più tradizionali (per esempio se la gestione attiva genera alfa o se l’investimento quantitativo ha più successo dell’investimento basato sui fondamentali). Isolare l’impatto dell’approccio sostenibile da variabili rilevanti come il contesto di mercato e le capacità dell’investitore è estremamente complesso. Ecco perché, nel mondo degli investimenti, i consulenti sono i benvenuti! In qualsiasi approccio di costruzione del portafoglio, le leve principali per ottenere i rendimenti desiderati sono l’allocazione degli asset e la selezione dell’investimento. L’investimento sostenibile non fa eccezione. Le varie asset class rispondono ad aspettative diverse in termini di rischio-rendimento, propongono diversi modi di generare impatto diretto o indiretto e offrono la possibilità di accedere o evitare certi tipi di attività. Oggi esiste una variante sostenibile praticamente per ogni tipo di approccio – passivo, attivo, tematico, di emissioni pubbliche e private, high yield, investment grade, eccetera. Ma nel selezionare gli investimenti, lo stesso livello di attenzione riservato alla selezione del manager o dei titoli va applicato anche per capire se l’investimento è sostenibile o meno. L’approccio è sensato? I gestori fanno affermazioni credibili? Tutti i gestori devono sottostare a determinati vincoli, in materia tanto di liquidità quanto di orizzonte temporale o di sostenibilità. Quello che conta è capire se sono in grado di costruire un portafoglio che rispetti i vincoli imposti e che raggiunga gli obiettivi prefissati. E questo vale sempre, a prescindere dalla sostenibilità dell’approccio. Il nocciolo della questione alla fine è: che obiettivi abbiamo e in che modo l’investimento sostenibile può aiutarci a raggiungerli? È questo l’unico quesito a cui dobbiamo dare risposta.
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Investimenti online. Truffe articolate e raffinate. L’ultima scoperta
Posted by fidest press agency su lunedì, 8 agosto 2022
È stata scoperta un’enorme rete di siti di investimento falsi interconnessi. Composto da oltre 11.000 domini, prende di mira in modo specifico l’Europa. Le truffe tramite siti di investimento falsi non sono una novità. In questo caso, i ricercatori del Group-IB, multinazionale specializzata in cybersecurity, hanno scoperto una rete organizzata con 11.197 domini, 5.091 dei quali ancora attivi. Sono siti destinati ad Europa e Nord America.La truffa inizia con una pubblicità, anche su WhatsApp o via mail, o un post sui social media. I truffatori utilizzano testimonianze false, spesso di personaggi noti, per promuoversi, nonché account YouTube e Facebook. La vittima si imbatte in un sito che mostra opinioni e importi ricevuti inventati. Viene quindi invitata a inserire i suoi dati, poi riceve una chiamata da un “advisor” che la incoraggia a investire, con un importo minimo di 250 euro. La vittima ha poi accesso a un dashboard, con cifre false, che dovrebbe mostrargli l’andamento del suo investimento e incoraggiarlo ad aggiungere ancora più soldi per aumentare i profitti. Quando la vittima tenta di ritirare le vincite, le viene chiesto di depositare ancora più denaro per raggiungere il limite minimo di prelievo e il sistema va avanti così. I truffatori riutilizzano le informazioni anche rivendendole sul dark web. Questi siti di solito scompaiono dopo poco tempo, settimane o mesi.Partendo dal presupposto che i soldi non crescono sugli alberi selvaggi e chi ci propone un investimento non è un benefattore ma risponde ai propri interessi o del suo datore di lavoro, il primo campanello d’allarme è la sede legale di chi ci fa la proposta: diffidare soprattutto di quelle fuori Ue o Usa. Web. Verificare le recensioni su siti o forum indipendenti di cui si ha fiducia o conoscenza. Mail e WhatsApp: – ignorare i messaggi non richiesti; – in caso di dubbio, chiedere al mittente di dimostrare la sua identità con informazioni aggiuntive, e se si va su un sito o altro, mai rispondere a domande; – diffidare di chi chiede di effettuare una qualsiasi azione in modo urgente; – ignorare la richiesta di installazione di specifiche app; – non effettuare la connessione a link sospetti, soprattutto facendo attenzione alla Url, spesso con parole difformi da quello che vantano di essere.Vincenzo Donvito Maxia http://www.aduc.it
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Criptovalute e investimenti. Meglio le Bermude della Bce?
Posted by fidest press agency su venerdì, 8 luglio 2022
Jason Hayward, ministro dell’Economia delle Bermuda sostiene che il suo Paese può trasformarsi in un centro internazionale dell’industria criptografica, nonostante ora ques’ultima sia un po’ in crisi. La legislazione approvata nel 2018 richiede a tutte le società di criptovalute delle Bermuda di ottenere una licenza dalla Bermuda monetary authority (Bma), il principale watchdog finanziario dell’isola che controlla il settore assicurativo nazionale. Le Bermuda, territorio d’oltremare britannico nel nord Atlantico, oltre al famoso triangolo, sono un Paese che vive essenzialmente di turismo, e vi sono presenti molte società non locali che vi stabiliscono sede per avere meno controlli e perché si avvantaggiano di una fiscalità inesistente. Le criptovalute, bitcoin in testa, sono molto discusse e, di recente, viste anche le loro performance negative dopo periodi di enorme crescita, sono nel mirino di alcune istituzioni finanziarie che, al pari di alcuni privati , stanno finalmente mettendo in evidenza il vuoto in cui si muovono: la Usa Federal Trade Commission parla di un milione di dollari truffati nell’ultimo anno; per la presidente della Bce (banca centrale europea), Christine Lagarde: “le criptovalute non valgono nulla, non si basano su nulla, non hanno alcun asset sottostante che serva da ancoraggio di sicurezza”; la Commissione Ue ha preannunciato pesanti interventi regolatori in questa “terra di nessuno”. In ultimo c’è da considerare che tra i grandi utenti di questa valuta spiccano Niger, Filippine e Vietnam, non proprio il fior fiore della finanza mondiale.In questa fase di caduta del valore, memori delle recenti fortune, ci potrebbero essere risparmiatori tentati dall’avvicinamento a questi investimenti anche grazie al fatto che – fuori dai momenti più critici della pandemia covid e ancora ai margini dei riflessi finanziari della guerra in Ucraina – qualcuno avrebbe un gruzzoletto da voler far fruttare. Nel rispetto del male che ognuno possa e voglia fare a se stesso e al proprio portafoglio, ci domandiamo perché dovrebbe essere degna di fiducia la prospettiva finanziaria del ministro dell’Economia di un paradiso fiscale come le Bermuda che non, per esempio, la Banca Centrale europea, ricordando che quest’ultima non è un coacervo di poteri finanziari che vessano i risparmiatori, ma un’istituzione senza la quale la finanza del nostro Paese e di tutti gli altri paesi Ue non esisterebbe. Vincenzo Donvito Maxia http://www.aduc.it
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Crisi e perdita dei valori: perché restare investiti paga
Posted by fidest press agency su domenica, 29 Maggio 2022
Nei periodi di forte volatilità gli investitori sono sottoposti a un livello di stress molto elevato. Assistere alla perdita di valore dei propri investimenti è senz’altro un’esperienza traumatica, anche se in realtà la perdita non si concretizza fino al momento in cui si decide di disinvestire (ossia di vendere i propri asset finanziari). Durante la crisi ucraina, così come allo scoppio della pandemia, abbiamo assistito a una volatilità fuori dalla norma sui mercati ed è proprio in queste situazioni che si amplificano i bias (distorsioni) cognitivi più comuni tra gli investitori. Certo era lecito farsi prendere dal panico di fronte a una discesa importante dei mercati come quella registrata a marzo 2020 – quando i listini azionari hanno perso oltre il 30% e il VIX ha raggiunto livelli superiori a quelli del 2008 – e lo stesso può dirsi oggi con il forte calo registrato dopo l’invasione dell’Ucraina a fine febbraio, un calo a cui stiamo ancora assistendo. Ma è proprio in questi momenti che l’educazione finanziaria e il supporto di un esperto possono veramente fare la differenza, perché aiutano l’investitore a gestire l’emotività e rappresentano realisticamente l’unico vero appiglio per non farsi travolgere dall’alluvione delle notizie, diventare preda dell’irrazionalità e perdere di vista il senso dell’investimento che si è fatto, l’orizzonte temporale e i propri obiettivi. La storia ci insegna che le scelte dettate dall’emotività possono portare a compiere errori che hanno un costo. Un costo che Moneyfarm ha calcolato andando ad analizzare il comportamento degli investitori. Negli investimenti naturalmente non si possono prendere come riferimento gli scenari passati per prevedere con esattezza il futuro. Tuttavia, questi dati servono a rendersi conto che nelle fasi di volatilità sui mercati, anche quelle più estreme e difficilmente replicabili come quella che abbiamo vissuto nel 2020, agire sulla scia delle emozioni o “uscire e rientrare” sui mercati può rivelarsi una scelta costosa. È vero che durante la pandemia abbiamo visto i mercati recuperare in modo straordinariamente rapido, ma è vero anche che il mercato si è sempre ripreso da tutte le crisi avvenute in passato, anche le più drammatiche. Semmai il tema è quanto tempo sia necessario per recuperare ed è per questo che avere un orizzonte temporale lungo è fondamentale per investire con successo; si noti che, dal secondo Dopoguerra, sono serviti in media 13 mesi ai mercati per passare dai massimi ai minimi e in media 27 mesi per recuperare le perdite.Una strategia d’investimento lungimirante, che minimizza la volatilità nel tempo, unita al supporto di una consulenza professionale che aiuta a gestire la pressione emotiva rappresentano l’antidoto migliore agli imprevisti. Molti investitori hanno potuto capirlo e apprezzarlo, come si evince dalla seconda parte dell’analisi Moneyfarm, che è andata a indagare come si sono comportati quegli stessi investitori durante la crisi scatenata dall’invasione dell’Ucraina: il 100% dei Lungimiranti ha scelto il medesimo approccio adottato durante la pandemia mentre il 91% degli Speculatori questa volta ha scelto di non uscire dal mercato ed è diventato Lungimirante in seguito all’esperienza della crisi precedente e, ovviamente, ai risultati. Interessante, infine, far emergere il comportamento dei nuovi investitori, coloro che hanno iniziato a investire nei portafogli Moneyfarm nel 2021 e quindi non avevano fatto esperienza della crisi innescata dalla pandemia sui mercati: la loro propensione al disinvestimento è risultata 16 volte superiore a coloro che invece avevano già vissuto lo stress test della pandemia. (abstract fonte: http://www.moneyfarm.com)
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Fs: Fast-Confsal: “Bene il piano, ora attuazione condivisa”
Posted by fidest press agency su sabato, 21 Maggio 2022
“Un piano decennale con 190 miliardi di investimenti e 40mila assunzioni non può che essere accolto con soddisfazione da chi ha sempre avuto a cuore il futuro del gruppo. Ora però è il momento di rimboccarsi le maniche ed individuare un percorso insieme alle parti sociali per fare in modo che gli obiettivi previsti vengano raggiunti con il contributo positivo di tutti i lavoratori”. Questo il commento del segretario generale Fast-Confsal, Pietro Serbassi, sul nuovo piano industriale delle Fs. “Purtroppo – ha proseguito il segretario Fast-Confsal – non è la prima volta che assistiamo alla presentazione di progetti di lungo periodo. Speriamo questa sia l’occasione buona. Non possiamo che apprezzare l’importanza attribuita dall’Ad Ferraris al fattore umano, che si concretizza anche nell’intenzione di procedere ad un robusto rafforzamento dell’organico. E ugualmente condividiamo gli obiettivi prioritari verso la sostenibilità ambientale, verso lo sviluppo di maggiori sinergie all’interno del gruppo e verso il rilancio di settori, come il merci, che ancora non sono riusciti a decollare”.”Detto questo – ha concluso Serbassi – il piano è una cornice che ora andrà riempita di contenuti concreti e, come si dice adesso, messo a terra. Un obiettivo che non potrà essere realizzato senza il supporto proattivo dei lavoratori coinvolti nella transizione. Auspichiamo dunque che il gruppo definisca quanto prima un terreno di confronto e dialogo col sindacato, per accompagnare, condividere e migliorare tutte le fasi della trasformazione previste dal piano”.
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