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Quotidiano di informazione – Anno 35 n°185

Posts Tagged ‘iran’

François-Henri Désérable L’usure d’un monde. Une traversée de l’Iran

Posted by fidest press agency su martedì, 30 Maggio 2023

Collection Blanche, Gallimard 160 pages, 140 x 205 mm « La peur était pour le peuple iranien une compagne de chaque instant, la moitié fidèle d’une vie. Les Iraniens vivaient avec dans la bouche le goût sablonneux de la peur. Seulement, depuis la mort de Mahsa Amini, la peur était mise en sourdine : elle s’effaçait au profit du courage. » Fin 2022, au plus fort de la répression contre les manifestations qui suivent la mort de Mahsa Amini, François-Henri Désérable passe quarante jours en Iran, qu’il traverse de part en part, de Téhéran aux confins du Baloutchistan. Arrêté par les Gardiens de la révolution, sommé de quitter le pays, il en revient avec ce récit dans lequel il raconte l’usure d’un monde : celui d’une République islamique aux abois, qui réprime dans le sang les aspirations de son peuple.

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Iran, tra vendite di armi e droni all’attacco contro una nave israeliana

Posted by fidest press agency su lunedì, 27 febbraio 2023

In queste ore si segnala il tentativo iraniano di violare l’embargo e vendere i suoi droni e missili a diversi stati, su cui è intervenuto il ministro della difesa israeliano Yoav Gallant nel corso della Conferenza sulla sicurezza a Monaco, in Germania:“Teheran attualmente è in trattative per vendere armi avanzate, inclusi droni e missili di precisione (PGMs) a non meno di 50 differenti paesi”.Gallant ha poi posto l’accento sul fatto che l’Iran non sia “più un “fornitore locale” che serve i suoi alleati in Medio Oriente, ma una “azienda multinazionale”, un esportatore globale di armi avanzate”.I droni iraniani sono stati primi attori di un attacco a una nave commerciale che fa capo a un miliardario israeliano, la “Square Field” nel Mar Arabico, avvenuto lo scorso 10 febbraio, ma rivelato solo in questi giorni da una corrispondente della Bbc, informato da un’autorità militare americana.Le “attività” di Teheran si sono spinte anche in Europa con la chiusura degli studi londinesi della rete indipendente Iran International TV, dopo una “significativa escalation delle minacce dietro le quali c’è l’Iran”. Iran che ha deciso di ospitare il nuovo capo di Al Qaeda, Saif al Adel, che fu tra i pianificatori degli attentati che colpirono gli Stati Uniti l’11 settembre 2001: un modo per continuare a esercitare pressioni psicologiche in tutto il mondo. Non solo, perché il regime di Teheran si sta affidando a Mosca per costruire la propria marina, con l’obiettivo espandere la propria influenza anche per via marittima. L’Iran continua a minacciare il mondo, ma il mondo sembra voler guardare altrove…

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Il Parlamento europeo chiede sanzioni più dure contro il regime iraniano

Posted by fidest press agency su domenica, 22 gennaio 2023

Strasburgo. Il palese disprezzo del regime iraniano per la dignità umana e le aspirazioni democratiche dei suoi cittadini, nonché il suo sostegno alla Russia, “richiedano ulteriori adeguamenti della posizione dell’UE nei confronti dell’Iran”, si legge nella risoluzione adottata giovedì per alzata di mano.I deputati esortano l’UE ad ampliare l’elenco delle sanzioni per includere tutti gli individui e le entità responsabili di violazioni dei diritti umani e i loro familiari, tra cui la Guida Suprema Ali Khamenei, il Presidente Ebrahim Raisi, il Procuratore Generale Mohammad Jafar Montazeri e tutte le fondazioni (“bonyad”) legate al Corpo delle Guardie Rivoluzionarie Islamiche (IRCG). Chiedono al Consiglio e agli Stati membri di aggiungere l’IRGC e le sue forze sussidiarie, tra cui la milizia paramilitare Basij e la Forza Quds, alla lista dei terroristi dell’UE. Tutti i Paesi in cui l’IRGC svolge operazioni militari, economiche o informative dovrebbero interrompere e vietare i legami con questa agenzia.

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Iran: Rojc (Pd), firmo per salvezza di Fahimeh Karimi

Posted by fidest press agency su martedì, 13 dicembre 2022

“Il Governo italiano e le Istituzioni europee, tutta la politica e la società si mobilitino per la salvezza di Fahimeh Karimi, delle donne e di ogni singolo iraniano che rischia la vita lottando per libertà essenziali. Ho firmato e invito a firmare la petizione per l’allenatrice di pallavolo, madre di tre bambini piccoli condannata a morte dal regime di Teheran. L’Italia esprima condanna formale per la repressione selvaggia di un popolo dalle grandissime e insopprimibili tradizioni di civiltà”. Così la senatrice Tatjana Rojc (Pd) rende noto di aver sottoscritto la petizione lanciata dalla Stampa per la vita di Fahimeh Karimi, la giovane donna iraniana condannata a morte per aver dato calci a un paramilitare durante una manifestazione.

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Iran. Kelany (FdI): bene ferma condanna governo Meloni. In atto gravissime violazioni diritti umani

Posted by fidest press agency su venerdì, 9 dicembre 2022

“L’esecuzione di ieri del giovane ventitreenne Moshen Shekari, che si era unito alle manifestazioni contro il governo degli Ayatollah in Iran, è sconcertante. Bene ha fatto il presidente Meloni a condannare fermamente l’episodio che è di una gravità inaudita e che mette in luce le gravissime violazioni dei diritti umani che si stanno consumando In Iran per mano del Governo islamista. Da oltre due mesi le proteste montano incessanti e secondo le organizzazioni non governative starebbero rischiando la pena capitale altre 28 persone. La popolazione è duramente colpita dalla polizia morale, alle donne, soprattutto di minoranze etniche, come le curde, viene sparato al petto, in volto e sui genitali. Diamo incondizionato sostegno alle donne ed ai giovani iraniani nella loro lotta per la libertà e contro l’oscurantismo integralista”.

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Au détour du vote contre l’Iran, le jeu de la Chine

Posted by fidest press agency su sabato, 26 novembre 2022

Le Conseil des droits de l’homme de l’ONU a adopté ce 25 novembre 2022, une résolution qui entérine l’ouverture d’une enquête internationale sur la répression des manifestations en Iran après la mort de Mahsa Amini. Le projet de texte porté par l’Allemagne et l’Islande, vise à faire la lumière sur toutes les violations des droits humains liées à la répression des manifestations. Vingt-cinq pays ont voté oui, six non (Arménie, Chine, Cuba, Erythrée, Pakistan et Venezuela) et size se sont abstenus. Une équipe d’enquêteurs de haut niveau sera donc désignée pour se rendre en Iran. Pas sûr que les Mollahs lui ouvrent les portes du pays…Si ce vote est salué par les défenseurs des droits de l’homme qui se réjouissent de la mobilisation de la communauté internationale, il mérite d’être décrypté. Car derrière ce résultat symbolique qui apparaît comme une victoire, il y a un changement de braquet de la diplomatie chinoise qui est passé presque inaperçu. Pékin a en effet tenté une manœuvre de dernière minute en déposant un amendement visant à retirer du texte mis au vote, le paragraphe qui acte l’envoi d’enquêteurs. De nombreux observateurs ont été surpris de voir la Chine monter au créneau en utilisant des artifices qu’elle n’avait jamais ou rarement utilisés jusque-là. Mais est-ce vraiment une surprise ? Lors de son passage à Genève le 18 janvier 2017, Xi Jinping avait annoncé la couleur. Pékin s’était engagé à faire de Genève le centre névralgique de sa diplomatie multilatérale. C’est fait ! (font: La lettre de l’Observatoire Géostratégique de Genève)

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In Iran gravemente violata la libertà religiosa

Posted by fidest press agency su venerdì, 7 ottobre 2022

La Repubblica Islamica dell’Iran, che in questi giorni ha nuovamente attirato l’attenzione di mass media e osservatori internazionali, è incompatibile con molti diritti umani, incluso il diritto alla libertà religiosa come definito dalle convenzioni delle Nazioni Unite.Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS) ricorda in particolare che qualsiasi attività volta a diffondere il Vangelo in Iran è contro la legge. Le Chiese non registrate, soprattutto quelle evangeliche, sono considerate nemiche dello Stato e subiscono una persecuzione sistematica. I cristiani sono spesso vittime di arresti arbitrari, detenzione e aggressioni da parte della polizia. Molti fedeli sono stati arrestati durante cerimonie religiose e accusati di crimini contro la sicurezza nazionale. Il governo impone limitazioni legali alla costruzione e al restauro delle chiese; ai cristiani sono inoltre interdette posizioni come quella di dirigente scolastico. Sono vietate le celebrazioni in lingua farsi, l’idioma nazionale, di conseguenza non si possono celebrare Messe in persiano, per cui diventa impossibile comunicare la fede. Per lo stesso motivo non è permesso detenere Bibbie o libri sacri in persiano. La libertà, l’integrità fisica e perfino la vita dei convertiti dall’Islam al Cristianesimo sono particolarmente a rischio, potendo essere accusati di apostasia, un reato che prevede la pena capitale.Anche i musulmani che non condividono l’interpretazione dell’Islam del regime sono esposti a tutte le tipologie di abusi, incluse le condanne a morte. I musulmani sunniti e i membri della comunità sufi sono particolarmente colpiti da tali abusi. Anche la comunità baha’í è vittima della persecuzione statale. Ebrei, zoroastriani e cristiani appartenenti alle Chiese tradizionali registrate possono praticare liberamente il loro culto, come confermano i loro leader, ma solo entro gli stretti limiti imposti dalla legge e dall’interpretazione di questa operata dalle autorità locali. Inoltre, anche le minoranze riconosciute sono sotto la costante sorveglianza degli organi di sicurezza dello Stato.

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Elezioni presidenziali in Iran

Posted by fidest press agency su venerdì, 18 giugno 2021

Domenica prossima, 18 giugno, si svolgeranno le elezioni presidenziali della Repubblica Islamica dell’Iran. L’Associazione per i Popoli Minacciati (APM) teme che nessuno dei candidati permetterà una vera libertà di religione. L’APM chiede però che almeno le campagne diffamatorie dello stato contro i Bahá’í e altre minoranze religiose debbano finire. La sistematica persecuzione statale dei circa 300.000 bahá’í dell’Iran minaccia di aggravarsi, in particolare nel diritto penale e nei regolamenti amministrativi. La mera affiliazione a una minoranza religiosa non riconosciuta, come la fede Bahá’í, è stata recentemente criminalizzata per legge. I bambini bahá’í sono presi di mira nelle scuole. Sono minacciati di islamizzazione forzata. Anche la situazione dei diritti delle minoranze etniche non può dirsi positiva. I gruppi etnici curdi, ahwazi, baluci, azerbaigiani e turkmeni hanno bisogno di maggiore autonomia, di diritti linguistici e culturali e di un’autoamministrazione regionale. Invece, le autorità di alcune province hanno rafforzato i controlli per limitare il movimento dei membri delle minoranze. Allo stesso tempo, c’è una campagna mediatica senza precedenti contro i bahá’í, così come contro la minoranza di cristiani convertiti, su tutti i canali mediatici. Alla televisione e alla radio, nei giornali, nei siti web e nelle piattaforme dei social media, nei libri, nei seminari educativi, nelle mostre e persino nei graffiti di strada, c’è incitamento contro questa minoranza. Questo serve a legittimare violenza e soprusi. Quando Hassan Rohani è stato eletto come nuovo presidente all’inizio del 2013, molti avrebbero ancora sperato in un miglioramento della situazione dei diritti umani, delle donne e delle minoranze. Rohani a suo tempo era visto come riformista e moderato. Ma durante il suo mandato, il numero di esecuzioni è aumentato e la situazione dei diritti umani è peggiorata drammaticamente. Solo nel 2020, la pena di morte è stata eseguita 246 volte. Insieme alle lunghe pene detentive per i membri dell’opposizione, questo alimenta un clima di paura. L’obiettivo è quello di garantire che nessuno in Iran osi mettere in discussione il potere del regime dei mullah. Il presidente Hassan Rohani non può ricandidarsi dopo due mandati. I 592 candidati originari comprendevano 40 donne. Poi, alla fine di maggio, il Consiglio dei Guardiani, guidato dal leader supremo Ali Khamene’i, ha deciso di permettere solo sette candidati. Questi sette uomini fanno tutti parte dell’instaurazione del regime islamista sciita. Ecco perché, secondo le nostre ricerche, l’affluenza sarà solo del 35-40%, anche se la Guida Suprema ha dichiarato le schede bianche di protesta haram, cioé vietate. Tra i 10 milioni di membri della minoranza curda, l’affluenza sarà probabilmente ancora più bassa. Il regime è particolarmente impopolare nel Kurdistan iraniano.

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Iran: promosso disegno di legge per eliminare Israele entro il 2041

Posted by fidest press agency su venerdì, 8 gennaio 2021

Una notizia incredibile e senza precedenti arriva dall’Iran, dove il parlamento ha promosso un disegno di legge per eliminare Israele entro il marzo del 2041. Ancora più incredibile è la motivazione: l’iniziativa legislativa è la risposta all’uccisione del comandante delle Forze Qods, Qassem Soleimani, avvenuta il 3 gennaio 2020, che l’Iran ritiene sia stato ucciso dagli Usa.Ma allora perché Teheran punta il dito contro Israele se affibbia la responsabilità della morte di Soleimani agli Stati Uniti? Perché non fa un disegno legge atto a distruggere l’America, New York o Washington?Domande che hanno una sola risposta: Teheran ha affermato di voler punire Israele quale alleato degli Usa. Ricapitoliamo. L’Iran ritiene che gli Stati Uniti siano i responsabili della morte di Qassem Soleimani e per vendicarlo promuovono una legge per distruggere Israele.Per chi dovesse credere che la notizia sia priva di fondamento, dovrà ricredersi perché arriva dall’importante agenzia di stampa iraniana Isna, secondo cui il disegno di legge prevede che i prossimi governi iraniani saranno obbligati a fare qualsiasi sforzo per distruggere Israele e rimuovere le forze americane dalla regione.Questo è solo odio per Israele, nulla più. Un odio che si somma alla volontà di nascondere i problemi interni al paese, puntando il dito contro Gerusalemme.Un odio che serve a ingannare il popolo iraniano, aumentandone l’avversione nei confronti di Israele, facendolo diventare un capro espiatorio.

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Confine israelo-siriano e la lunga mano dell’Iran, cosa è successo

Posted by fidest press agency su giovedì, 26 novembre 2020

“Non permetteremo all’Iran di continuare a trincerarsi in Siria, specie lungo il confine, e non lasceremo che i siriani continuino a permetterglielo”. È la sintesi perfetta dei giorni di tensioni che si sono vissuti sul confine israelo-siriano del Golan. A pronunciarle è stato il portavoce dell’esercito israeliano Hidai Zilberman, che ha ammonito Teheran che continua a utilizzare la Siria per cercare di entrare in Israele e colpirlo.Israele che è riuscito a scovare la cellulare terroristica gestita dall’Iran che aveva posizionato una serie di mine antiuomo sul Golan israeliano, che avrebbe potuto causare la morte di tanti israeliani. L’unità è la numero 840, il cui fine è quella di realizzare azioni terroristiche mirate al di fuori dell’Iran.Israele che, attraverso un comunicato dell’esercito, ha fatto sapere:“L’aviazione israeliana ha attaccato in Siria obiettivi militari appartenenti alla forza iraniana Quds e all’esercito siriano. L’attacco, che ha danneggiato magazzini, posti di comando, complessi militari e batterie di missili terra-aria, è stato effettuato in risposta al posizionamento di cariche esplosive presso la barriera di confine tra territorio siriano e israeliano ad opera di una squadra siriana che agisce sotto istruzione iraniana”. Secondo gli analisti, il comunicato dell’esercito israeliano è insolitamente esplicito. Ma quella con l’Iran è una guerra che si sta combattendo senza i riflettori dei media, spesso puntati su ciò che avviene fra Israele e Hamas. Israele, così facendo, ha voluto far sapere al mondo di aver colpito le strutture militari iraniane e siriane sulle Alture del Golan per difendersi, mandando, al contempo, un chiaro messaggio all’Iran.Hidai Zilberman ha specificato:“Abbiamo anche preso di mira una base iraniana usata come quartier generale delle forze iraniane a Damasco, vicino all’aeroporto, e un’installazione militare segreta a sud-est di Damasco utilizzata da alti ufficiali della Forza Quds”.Zilberman che, inoltre, ha mandato un altro chiaro messaggio all’Iran, sostenendo che Israele è pronto a qualsiasi scenario.Perché la comunità internazionale non si è espressa a riguardo? Perché non c’è stata alcuna levata di scudi dell’Unione Europea sul tentativo di infiltrazione di attacco dell’Iran contro Israele? Perché tanti media europei non hanno riportato l’azione dell’Iran contro lo Stato ebraico?

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In Iran continua la campagna d’odio contro Israele

Posted by fidest press agency su martedì, 26 Maggio 2020

Capostipite di tale campagna è l’ayatollah Ali Khamenei, che negli ultimi mesi ha intensificato i messaggi ostili nei confronti dello Stato ebraico.La Guida Suprema della Repubblica ha riversato il proprio veleno sui social in occasione della giornata di Gerusalemme (in arabo prende il nome di Al Quds, che coincide con l’ultimo venerdì di Ramadan), istituita con queste parole dall’ayatollah Ruhollah Khomeyni il 16 agosto 1979:“Il Giorno di Gerusalemme è il giorno in cui possiamo riconoscere quali persone e quali regimi sono della parte dei cospiratori internazionali e dei nemici dell’islam. Chi non partecipa è contro l’islam e a favore di Israele, e chi partecipa è a favore dell’islam e contro i suoi nemici: Stati Uniti e Israele”.Khamenei ha pubblicato in questi giorni un poster antisemita su Twitter, che evoca la “soluzione finale”, prendendo in prestito un’espressione cara al nazismo. Poster che mostra la capitale d’Israele conquistata da milizie iraniane, palestinesi e di Hezbollah, e priva di tutta la sua popolazione ebraica, con la scritta: “La Palestina sarà libera. La soluzione finale: resistenza fino al referendum”.

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Germania, Hezbollah e le minacce dell’Iran: cosa c’è dietro?

Posted by fidest press agency su mercoledì, 13 Maggio 2020

La decisione della Germania di mettere al bando Hezbollah ha provocato le ire dell’Iran, che ha minacciato il governo di Berlino. È l’estrema sintesi di una questione molto più complessa, che dallo scacchiere mediorientale si intreccia con le politiche dell’Ue e con la sicurezza nazionale di diversi paesi europei.Per dipanare la matassa dobbiamo porci la domanda: perché l’Iran minaccia la Germania per il divieto a un’organizzazione terroristica del Libano?
Risposta scontata, ma solo per i più attenti: Teheran si serve di Hezbollah come strumento di pressione e influenza in Medio Oriente e in Europa, in quell’ottica di espansione che lo porta a fare lo stesso con Kataib Hezbollah in Iraq, con gli Houti in Yemen e con il sostegno a molte attività di terrorismo internazionale, guerriglia, traffici e criminalità che arrivano in America del Sud.
Che Hezbollah sia un braccio armato della Repubblica islamica è stato confermato da Hassan Nasrallah, attuale segretario generale del gruppo terroristico libanese: “Hezbollah, le sue entrate, le sue spese, tutto ciò che mangia e beve, le sue armi e i suoi razzi provengono dall’Iran”.Entrando ancora di più nello specifico, la distinzione fra ala militare e ala politica di Hezbollah da parte di molti paesi dell’Ue è sempre stata contradetta dagli stessi Hezbollah, come nel 2012 quando il vice segretario generale, Naim Qassem, disse: “Non abbiamo un’ala militare e una politica”.Riassumendo: per sua stessa ammissione non c’è distinzione fra ala politica e ala militare di Hezbollah, che vengono finanziati e utilizzati per la propria politica dall’Iran.Iran che per attaccare la Germania ha fatto scendere in campo anche il giornale Vatan.Emrooz, che in un articolo ha rivolto un durissimo attacco contro la cancelliera tedesca Angela Merkel ritenuta “peggio di Hitler” e contro l’ambasciatore tedesco a Teheran, Michael Klor-Berchtold, additato come “spia sionista”.Frasi sprezzanti che aiutano a capire ancora meglio il motivo per cui Teheran abbia minacciato conseguenze alla Germania per la messa al bando di Hezbollah.Andiamo ancora più a fondo e leggiamo come il divieto è stato commentato dall’ammiraglio Ali Shamkhani, segretario del Supremo consiglio per la sicurezza nazionale iraniano:“Una nuova sorpresa, i fornitori di armi di distruzione di massa all’ex dittatore iracheno Saddam Hussein sono diventati difensori dei diritti umani e chiamano il movimento di resistenza Hezbollah ‘terrorista’ per paura dei loro amici israeliani uccisori di bambini”.Tralasciando la bieca propaganda anti-israeliana riguardo ai bambini, cosa c’è dietro le parole dell’esponente politico iraniano?C’è la consapevolezza della collaborazione tra Israele e alcuni paesi europei, nel caso specifico la Germania, riguardo attività di intelligence e di sicurezza nazionale dei singoli stati.A rivelarlo è stato un funzionario israeliano:“La mossa è il risultato di molti mesi di lavoro con tutti gli interlocutori in Germania. Ai responsabili dei servizi si chiede di presentare le prove di un coinvolgimento legale diretto e comprovato che lega l’organizzazione a chiara attività terroristica, ed è quello che abbiamo fatto”.Il servizio segreto dello Stato ebraico, il Mossad, ha raccolto informazioni dettagliate sulle attività terroristiche di Hezbollah sul suolo tedesco, fra cui la presenza di una serie di depositi nella Germania meridionale appartenenti al gruppo terroristico libanese (centinaia di chilogrammi di nitrato di ammonio, usato per la fabbricazione di esplosivi) e il riciclaggio di denaro sporco con trasferimenti di milioni di euro che nel tempo sono finiti nei conti bancari appartenenti a Hezbollah.Quindi da una parte abbiamo l’Iran che si serve di Hezbollah per attività terroristiche e di riciclaggio in Europa e dall’altra Israele, che aiuta i singoli paesi europei a difendersi da questa minaccia.È ancora così difficile capire chi appoggiare e chi no?

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Ponte aereo dell’UNHCR con aiuti medici vitali atterra in Iran

Posted by fidest press agency su giovedì, 26 marzo 2020

Un ponte aereo dell’UNHCR, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati, ieri ha consegnato circa 4,4 tonnellate di articoli sanitari di vitale necessità, comprese scorte, volti a sostenere la risposta all’emergenza COVID-19 nella Repubblica Islamica dell’Iran.
L’Airbus A330-200, decollato da Francoforte, è atterrato all’Aeroporto Imam Khomeini di Teheran alle 17.40 (CET) con a bordo mascherine, guanti e farmaci essenziali destinati a far fronte alle urgenti carenze del sistema sanitario dell’Iran. Nelle prossime settimane sono previsti altri voli per la consegna di articoli, farmaci e dispositivi di protezione individuale (DPI) ulteriori da distribuire al personale sanitario.In Iran, inoltre, vi sono quasi un milione di rifugiati che hanno accesso ai medesimi servizi sanitari utilizzati dalla comunità di accoglienza e la cui salute è tutelata nell’ambito della risposta sanitaria nazionale. Tuttavia, ospedali e ambulatori faticano a rispondere al drastico aumento del numero di persone che necessitano urgentemente di assistenza.“Questi aiuti costituiscono una vitale àncora di salvezza capace di migliorare l’assistenza sanitaria in Iran, di cui beneficeranno rifugiati e comunità di accoglienza”, ha dichiarato Ivo Freijsen, Rappresentante dell’UNHCR in Iran. “L’UNHCR è solidale col popolo iraniano e ha mobilitato tutte le risorse necessarie per contribuire a contenere la diffusione del COVID-19 e attenuarne l’impatto sui più vulnerabili, compresi i rifugiati”, ha aggiunto.Il virus si è ora diffuso in tutte le 31 province dell’Iran. I rifugiati, la maggior parte dei quali vive a stretto contatto con le comunità di accoglienza nei villaggi, nei paesi e nelle città, sono esposti allo stesso rischio di contrarre il COVID-19 a cui sono esposti i cittadini iraniani.Fin dagli stadi iniziali dell’epidemia, l’UNHCR, in coordinamento col Governo dell’Iran, ha distribuito articoli di base per l’igiene quali sapone e carta assorbente monouso a circa 7.500 famiglie rifugiate che vivono in insediamenti sparsi in tutto il Paese. Gli articoli consegnati sono stati messi a disposizione anche del Governo e delle Ong partner parimenti impegnati nell’assicurare assistenza ai rifugiati.L’UNHCR continua a lavorare in stretto coordinamento con l’Ufficio per gli affari esteri e l’immigrazione e il Ministero della salute e dell’educazione sanitaria iraniani, le agenzie delle Nazioni Unite, tra cui l’Organizzazione mondiale della sanità, e le Ong partner nazionali e internazionali per sensibilizzare in merito all’adozione di misure chiave di prevenzione tra i rifugiati e le comunità di accoglienza.

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L’Iran non può fare la guerra, ma è ancora molto pericoloso. Anche per gli appoggi di cui gode

Posted by fidest press agency su venerdì, 17 gennaio 2020

By Ugo Volli. La crisi iraniana è ben lungi dall’essere conclusa, ma una cosa è chiara, che l’eliminazione di Soleimani non ha affatto aperto quella crisi mondiale che i nemici di Trump hanno previsto questa volta come per ogni suo atto in Medio Oriente. Ma bisogna fare attenzione a capire le ragioni per cui l’Iran non ha potuto reagire come ha dichiarato e (forse) avrebbe voluto, ma si è dovuto limitare a un’azione poco più che simbolica, senza provocare vittime americane. Ho scritto “forse avrebbe voluto” per tener conto delle voci che sono girate per cui numerosi alti papaveri del regime degli ayatollah non sono rimasti troppo insoddisfatti dell’eliminazione del generale, che dava loro ombra grazie all’appoggio della “guida suprema” Khamenei e all’instancabile campagna di propaganda per se stesso che conduceva, appropriandosi dei “meriti” di tutte le azioni imperialistiche e terroristiche dell’Iran, tanto da essere candidato a prossimo presidente della Repubblica. Le dittature, come si sa, alimentano faide sanguinose nei loro vertici e forse qualche informazione sui movimenti del generale è venuta anche dai suoi avversari politici interni.Al di là di questo problema, l’Iran non ha reagito per la sua estrema debolezza. Sul piano economico non solo pesano le sanzioni americane, ma vi sono tutti i disagi di un’economia di guerra, che sostiene eserciti in cinque o sei paesi (Yemen, Iraq, Libano, Siria, territori governati da Hamas e dall’Autorità Palestinese), interviene attivamente e costosamente in altri, come Sudan, Baherin, Somalia ecc., alimenta la produzione di missili, armi atomiche, aerei e navi militari ben oltre il ragionevole. E inoltre, come capita di frequente nelle dittature, soprattutto islamiche, vi è un grado di controllo politico sull’economia, e dunque di corruzione, di vera e propria cleptocrazia, che pesa sulla vita di tutti i suoi sudditi in maniera intollerabile. Del resto problemi economici analoghi colpiscono il grande protettore dell’Iran, cioè la Russia di Putin, e la potenza islamica che condivide molti dei suoi atteggiamenti ed è spesso complice delle sue iniziative, anche se strategicamente in concorrenza, cioè la Turchia.Aggiungeteci un esercito impreparato, nervoso, bugiardo e incapace di assumersi le proprie responsabilità, come è emerso nel criminale abbattimento dell’aereo ucraino e un’opposizione che non si stanca di rifiutare le politiche e l’islamismo degli ayatollah, anche se rischia grande. Le proteste delle donne, dei giovani, delle persone impoverite dalla crisi, di coloro che vogliono la libertà di vivere normalmente senza sottoporsi all’oppressione delle milizie e delle “polizie della virtù” si succedono ininterrottamente, anche se sono represse con estrema violenza, al costo di migliaia di vittime. Se ci fosse una guerra, tutto questo rischierebbe di esplodere, travolgendo il dominio dei preti islamici, che è fragile, anche se ormai quarantennale. Infine è evidente che una guerra con l’America si svolgerebbe sotto forma di bombardamenti sul suolo dell’Iran, e avrebbe l’effetto di distruggere le sue forze armate e il suo regime, per quanto gravi fossero le rappresaglie che gli ayatollah fossero in grado di infliggere ai loro nemici. Solo il possesso della bomba atomica potrebbe permettere agli iraniani di scatenare una guerra con qualche speranza di non uscirne travolti e distrutti. E questa è una delle ragioni per cui è imperativo impedire che l’atomica iraniana sia costruita, come Israele ripete ormai da molti anni.E però bisogna fare attenzione: questi fatti non annullano affatto la minaccia iraniana, non trasformano la dittatura sciita in una tigre di carta, come qualcuno ha scritto. La minaccia resta in piedi ed è grave, per due ragioni militari e una politica. La prima è che l’Iran può continuare ad agire col terrorismo e soprattutto grazie alla rete di mercenari e fantocci che soprattutto Soleimani ha contribuito a creare in tutto il Medio Oriente: Hamas, Hezbollah, Houthi, l’esercito siriano, le milizie sciite in Siria e Iraq, le opposizioni in Bahrein e altri paesi del Golfo e infine le sue stesse “guardie rivoluzionarie”che agiscono con tecniche da guerriglia, per esempio contro le petroliere negli stretti. Non c’è dubbio che gli ayatollah continueranno a foraggiarle e a dirigerle ed esse continueranno a sfidare la legalità internazionale.La seconda ragione emerge dalle immagini del bombardamento delle basi americane, che alcuni hanno definito “telefonato”, perché sembra sia stato anticipato alcune ore prima agli iracheni che hanno avvertito gli americani. Sia stato così o meno, dalle immagini satellitari emerge che i missili iraniani hanno penetrato la difesa antimissile americana e hanno colpito con notevole precisioni, provocando gravi danni a strutture che, per fortuna o per calcolo, erano state evacuate. Insomma, le basi americane si sono mostrate altrettanto vulnerabile della grande raffineria saudita che era stata colpita alcune settimane fa da un attacco analogo. E’ probabile, come qualcuno ha sostenuto, che queste basi non fossero difese bene come il quartier generale americano nel Golfo, che ha sede in Qatar, me ci sono ragioni sufficienti per allarmare i militari Usa e soprattutto Israele, che essendo un paese e non una base ha moltissimi obiettivi sensibili, quante sono le città, gli impianti industriali, gli aeroporti, le infrastrutture energetiche e dell’acqua ecc. Non è detto che i sistemi antimissile come Iron Dome e David’s Sling siano in grado di neutralizzare completamente un attacco anche piuttosto limitato come quello che ha colpito gli americani. Insomma gli iraniani non possono vincere una guerra, ma possono fare danni gravi, se non sono neutralizzati in tempo. Il che suggerisce l’opportunità, di fronte a una crisi, di una guerra preventiva; ma non è detto che Israele possa reggerla da solo e certamente Trump non ha la minima voglia di una guerra vera e propria in un anno elettorale.E qui viene la ragione politica che sostiene in questo momento la minaccia iraniana. Come si è visto la settimana scorsa, i democratici americani hanno rinunciato al tradizionale atteggiamento patriottico, per cui l’opposizione negli Stati Uniti tradizionalmente evita accuratamente di indebolire il presidente quando egli si prende la responsabilità di difendere il paese sul piano militare. Chiamatela come volete, tradimento o spirito di parte o prudenza, ma è evidente che i democratici e la stampa che essi controllano, compresi gli “autorevolissimi” New York Times, Washington Post e CNN, sull’eliminazione di Soleimani si sono schierati più dalla parte dell’Iran che del loro paese, come del resto ha fatto un bel pezzo di Unione Europea. Questa volta, come in genere nella sua politica estera, Trump si è mostrato un abilissimo tattico, ben diverso dal pasticcione che i media tentano di accreditare. Ed è evidente che ha vinto lui questa partita. Ma senza la solidarietà nazionale che è tradizione dell’America è chiaro che le sue mosse debbano essere calcolate con grande prudenza, il che rafforza notevolmente la posizione politica e militare dei nemici degli Usa e in particolare dell’Iran. Insomma, la partita è aperta ed è delicatissima, soprattutto per Israele. Dove esiste anche un’opposizione che indebolisce la capacità di reazione del paese, con l’aggravante che non si tratta di un partito del Parlamento, ma di un apparato dello stato, quello della giustizia incentrato del procuratore generale Mandelblit, che a quanto pare negli ultimi mesi ha già bloccato operazioni militari sia a Gaza che in Siria, per il sospetto che avrebbero influito sulla campagna elettorale. Possiamo solo sperare che sia Trump che Netanyahu riescano a svolgere il loro lavoro e a impedire l’armamento atomico dell’Iran, raggiungibile a quento pare in un paio di mesi di lavoro, anche in queste difficili condizioni.

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L’eliminazione di Soleimani ostacola il progetto imperialista iraniano

Posted by fidest press agency su venerdì, 10 gennaio 2020

Le analisi che abbiamo letto in questi giorni dopo l’uccisione americana del generale Soleimani sono state viziate, come al solito, da odio antiamericano e subalternità all’islamismo. Eppure gli argomenti per considerare giustificato e utile, addirittura necessaria la scelta di Trump sono chiarissimi. In primo luogo, sul piano etico-politico, è chiaro che negli ultimi tempi più ancora che in passato, l’Iran sta usando le risorse di un paese ricco, beneficato ulteriormente dall’accordo IPCOA voluto da Obama, per preparare una guerra in grande stile, apprestando sistemi d’arma missilistici intercontinentali e bombe atomiche; ma soprattutto sta conducendo una guerra a bassa intensità, spesso usando satelliti come Hezbollah, Houtis, Hamas e contando sull’appoggio russo e cinese, contro Stati Uniti, Israele, Arabia ed Egitto, alla ricerca di un impero regionale. Per costruirlo l’Iran ha bisogno di eliminare Israele, cacciare gli Stati Uniti dalla regione imponendo loro perdite intollerabili e colpire i centri di potere alternativo come Arabia ed Egitto. Se ci riuscisse potrebbe contare sui due terzi delle risorse petrolifere del mondo e controllare stretti vitali per l’economia mondiale come quelli che chiudono il Golfo Persico e il Maro Rosso.
Questo progetto imperialista, cui corrisponde un controllo totalitario della società interna, è in corso da decenni, è stato fortemente incrementato dall’IPCOA e ha portato l’Iran a controllare quattro stati stranieri (Libano, Siria, Iraq, Yemen), minacciando ormai da vicino Israele e Arabia. Negli ultimi mesi, oltre ad attaccare i propri nemici in questo teatro, l’Iran ha rapito petroliere e altre ne ha colpite con Mine nel Golfo e all’imbocco del Mar Rosso, ha bombardato i pozzi di petrolio dell’Arabia, ha cercato di colpire Israele dal Nord e dal Sud con altri missili, ha abbattuto mezzi militari americani, ha investito risorse ingenti per creare una rete logistica militare dal suo territorio attraverso l’Iraq e la Siria fino al Libano. Insomma esso è oggi oggettivamente il più grande e attivo pericolo per la pace del mondo. Il coordinamento di questa grande azione strategica e le disposizioni alle forze fantoccio nei vari paesi è stato il lavoro di Soleimani, un compito difficile e gigantesco, compiuto dal capo militare dell’Iran con grande e terribile competenza.Date queste premesse, il problema etico-politico è il seguente: cosa bisogna fare di fronte agli aggressori più pericolosi e determinati? Di fronte agli Stalin, agli Hitler, ai Tamerlano, ai Gengis Kahn, bisogna resistere o cercare di calmarli con le concessioni? Lo spirito prevalente oggi in Europa e naturalmente in Italia, risponde a questo secondo principio, come accadde negli anni Trenta con l’ ”appeasement” di Chamberlain di fronte a Hitler. L’esperienza dice che questo atteggiamento non funziona, anche perché di solito questi aggressori sono in debito di risorse (questo è il caso dell’Iran, ma oggi anche della Turchia e della Russia) e cercano di usare il loro imperialismo per procurarsele depredando gli aggrediti e di usarle poi ancora per estendere l’offensiva. Bisogna dire che l’Europa collabora attivamente all’armamento iraniano, sostenendo attivamente l’economia degli ayatollah imperialisti, organizzando anche forme semiclandestine di commercio per aggirare la sanzioni americane.E’ essenziale dunque contenerli, come Churchill e Truman (e poi di nuovo Reagan) fecero con l’Urss, combatterli, bloccarli, se occorre anche con mezzi militari, come ancora Churchill fece con la Germania nazista, nonostante le profferte di pace di Hitler. Questa è la scelta che ha fatto Trump, ed è perfettamente giusta. Molto, molto meglio rischiare oggi un conflitto armato quando il nemico non lo vuole e privarlo di risorse importanti, che subirlo quando esso sarà pronto e giudicherà conveniente attaccare.Sul piano giuridico, bisogna chiedersi se gli attacchi iraniani che ho riassunto sopra siano atti di guerra legittimi o gesti terroristici. Nel primo caso è naturalmente legittimo cercare di eliminare il comandante militare nemico, cogliendo un momento in cui egli è scoperto: si tratta di un normale atto di guerra. Nel secondo caso non si tratta di un militare ma di un terrorista, colto nel momento in cui stava cercando di organizzare nuovi atti di terrore contro il personale americano in Iraq: non si vorrà pensare che Soleimani fosse andato da Damasco all’aeroporto di Baghdad in gita di piacere? Gli americani del resto hanno detto di avere le prove di un imminente e molto sanguinoso attacco contro le loro forze. Anche in questo caso non vi è dubbio che il diritto stia dalla parte di Trump.Infine, le previsioni su quel che accadrà ora. L’Iran è un grande stato, con 80 milioni di sudditi e un territorio esteso e naturalmente ben difeso. Senza dubbio impensierisce Israele, ma non ha le armi per far paura agli americani. Strepita e minaccia vendetta, ma non è detto che ci provi davvero, anche perché legittimerebbero un’ulteriore reazione americana che facilmente distruggerebbe risorse materiali importanti per i loro piani imperialistici. Semmai, il problema è che l’eliminazione del comandante in capo dei militari non ha distrutto le armi più pericolose dell’Iran, cioè le bombe atomiche in via di fabbricazione e i missili balistici a lunga gettata. Questo è un lavoro che resta da fare, e se non all’America, toccherà certamente a Israele che ne è direttamente minacciato.Ma questo è un altro argomento, che probabilmente dovremo affrontare non fra molto. Per ora possiamo solo essere grati per il fatto che alla testa degli Stati Uniti ci sia Trump e non un Obama, una Clinton o un Sanders. Dopo il riconoscimento di Gerusalemme come capitale e della legittimità degli insediamenti, ora ha anche preso in mano direttamente l’eliminazione di Soleimani, che sembra per due volte Obama avesse impedito a Israele, passando le informazioni all’Iran. Ancora una volta come spesso nel secolo scorso l’America si sta prendendo la responsabilità e l’onere di salvare il mondo da una terribile minaccia.

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FCNL Condemns Assassination, Urges Congress to Oppose Escalation of Deadly Conflict with Iran

Posted by fidest press agency su domenica, 5 gennaio 2020

In response to this week’s assassination of an Iranian military leader by the United States, Friends Committee on National Legislation’s Executive Secretary Diane Randall released the following statement:The Trump administration’s assassination of the military commander of Iran’s Quds Force is a dangerous escalation of the confrontation with Iran that will lead to more bloodshed, further destabilize Iraq, and expand conflict and instability throughout the Middle East.FCNL condemns the assassination of Maj. Gen. Qasem Soleimani and other pro-Iran militia leaders. We are opposed to all killings and condemn the killings of hundreds of Americans and other civilians by Iran’s Quds Force and their militia allies. The only way to de-escalate tensions and resolve our differences with Iran is through diplomacy.
As a Quaker organization, we hold firm to the faith that war is not the answer; neither is assassination or mass killings of innocent civilians. We believe the origin of this crisis lies with the Trump administration that has withdrawn from the international nuclear agreement with Iran, undermined diplomatic efforts, and escalated economic and military pressure on Iran. And with Congress’ failure to act to explicitly reject war with Iran and insist on diplomacy.
Make no mistake, Congress has not authorized war with Iran. But in December 2019, Congress struck language from a military policy bill that would have explicitly denied authorization for a war with Iran. That legislative language would have repealed the outdated 2002 Authorization for War with Iraq, which the administration may be using to provide legal cover for this assassination.Speaker Nancy Pelosi, Rep. Eliot Engel (NY), Sen. Chris Murphy (CT) and other members of Congress who have stated that Congress did not authorize this escalating war with Iran are correct. Congress should – as many members are already declaring – demand a full briefing on the attack and hold public hearings on the escalation of violent conflict with Iran. But Congress’ core concern should be stopping a destructive war. That is why we urge Congress to swiftly pass legislation taking away any legal justification and explicitly prohibiting funding for war.
Truly, these escalating acts of war will not end what has been an endless war in Iraq and other countries in the Middle East. This recent assassination will only unleash a new cycle of the deadly conflict at the cost of millions of peoples’ lives and livelihoods. It will be answered with violence and war, not peace.Congress has the power to stop the march to war with Iran and return our nation to the path of diplomacy and international engagement – that is the only way to prevent war. It must exercise its constitutional authority now.

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ll leader iraniano Ali Khamenei continua a negare la Shoah

Posted by fidest press agency su giovedì, 26 dicembre 2019

Per farlo l’Ayatollah ha attaccato la Francia e ha difeso Roger Garaudy, perseverando nell’idea che i lager nazisti siano un falso storico.
Khamenei ha dispensato errate lezioni di storia su Twitter, dove ha scritto: “Nel suo libro, #RogerGaraudy, il filosofo francese, ha espresso dubbi sul numero delle vittime #olocausto. Il governo francese non solo vietò il suo libro, ma portò anche Garaudy in giudizio. Questi sono i sostenitori della difesa di #FreedomOfSpeech”.Il leader iraniano ha voluto ricordare così l’anniversario della fine del processo contro Garaudy, che si concluse il 16 dicembre 1998, con una condanna a sei mesi e diverse ammende per aver messo in dubbio la Shoah, reato contrario alla legge sul negazionismo approvata in Francia nel 1990.Le false tesi di Garaudy, che nel 1982 si convertì all’islamismo e adottò il nome di Ragaa, si basano sul fatto che gli ebrei siano morti a causa del tifo e che i forni crematori siano stati utilizzati per bruciare i cadaveri delle vittime della malattia.Non solo, perché lo scrittore e attivista francese scomparso nel 2012, sosteneva che le camere a gas non fossero mai esistite e che la loro scoperta fosse stata ottenuta dalle confessioni dei soldati tedeschi torturati.Già in passato Khamenei aveva messo in dubbio la Shoah:“L’Olocausto è un evento la cui realtà è incerta e se è accaduto, non è sicuro di come sia successo. Esprimere un’opinione sull’Olocausto o mettere in dubbio ciò è uno dei più grandi peccati in Occidente. Lo impediscono, arrestano i dubbiosi, li provano mentre affermano di essere un paese libero”. Già la tesi alberga nella fantasia, ma tirare in ballo la mancata libertà in altri paesi diventa una presa in giro.Come può un leader iraniano parlare di libertà quando nel suo paese le minoranze sono colpite, le donne lapidate e i gay uccisi? Non ci risulta che gli ebrei deportati fossero malati di tifo. Non ci risulta che negare la Shoah porti inevitabilmente all’arresto.Ci risulta, invece, che sei milioni di ebrei vennero uccisi dalla malvagità della Germania nazista e da tutti i suoi complici.

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Dove va l’Iran?

Posted by fidest press agency su venerdì, 29 novembre 2019

L’Iran e la teocrazia che lo controlla costituiscono un vero e proprio caso della politica internazionale. Affrontarlo in termini di “realpolitik” risulta difficile, se non impossibile. Tuttavia è indispensabile riportare nel mondo della realtà effettuale luoghi comuni molto radicati, anche a costo di urtare suscettibilità e intolleranze. Governi e cancellerie hanno evidentemente volontà e motivazioni per alzare cortine fumogene, disorientare le opinioni pubbliche nei propri paesi e giocare la partita dietro le quinte del palcoscenico. Sulla pelle, naturalmente, di milioni di persone. Oggi le informazioni sono disponibili grazie ai think-tank e agli istituti di studi strategici che sui siti internet non nascondono nulla o quasi. Le periodiche proteste di piazza che scuotono la Repubblica Islamica sono un effetto naturale delle sanzioni cui è sottoposto l’Iran (il prezzo vero lo paga la gente comune) e più ancora il segnale evidente dell’insofferenza generata da un regime che impone la più stretta osservanza religiosa. Basti pensare che applicando il diritto islamico (tanto sunnita che sciita) la maggiore età si raggiunge secondo le disposizioni della Sharia e quindi per gli ayatollah non ha senso parlare di condanne a morte inflitte a minorenni.E qui veniamo al punto: in Iran si confrontano due anime, quella moderna sostenuta dalla diffusione globale di internet e quella tradizionalista che è alla base dei poteri istituzionali, a partire dalla instaurazione del regime islamista nel 1979. Il cosiddetto Occidente preferisce la stabilità ad ogni costo, ed è per questo che detesta il principe ereditario saudita, il quale tenta di far uscire il regno dall’età dell’oscurantismo. Oscurantismo benedetto, occorre scriverlo, dai signori del petrolio di Londra, New York ed anche Roma/Milano. E qui veniamo all’altro punto sensibile: l’Islam sunnita è in qualche modo compatibile con una politica di riforme guidata da interessi politici ed economici, l’Islam sciita è invece condizionato da una visione apocalittica della storia dell’umanità, del messaggio del Profeta e della rivelazione coranica. Il Dodicesimo Imam si manifesterà di nuovo dopo i secoli dell’occultazione. Questo avverrà se e quando gli sciiti riusciranno ad impadronirsi della penisola arabica e poi di Gerusalemme, eliminando la dinastia di Ryadh e prendendo i palestinesi sotto la propria protezione. L’intero Islam dovrà passare alla Shia (il termine significa appunto “fazione, partito”) e poi il mondo intero. La Shia è la tradizione di Alì, cugino di Maometto e considerato suo legittimo erede dagli sciiti). Alì fu assassinato dai rivali nell’anno 36 dell’Egira e cioè il novembre 656 era cristiana.In questo senso la politica ufficiale dell’Iran vede scontrarsi le due anime del regime, quella pragmatica e quella fondamentalista. Con le masse in rivolta alcuni vorrebbero trattare, per altri si deve reprimere duramente una rivolta di eretici alimentata dall’esterno. Tuttavia si vede concretamente che la politica della massima pressione su Teheran sta funzionando. Anche troppo, secondo molte cancellerie e secondo la fronda antipresidenziale di Washington. Per il business si vorrebbe un Iran tranquillo e libero dalle sanzioni. L’analisi dell’equazione potrebbe portare a constatare l’impossibilità di risolverla. Oggi le armi nucleari non sono considerate dai tecnici militari lo strumento più utile per la guerra totale. L’arma totale va individuata nei gas tossici, ma presumibilmente nessuno vorrà usarli in quanto sono posseduti da tutti, grandi, grandissimi e piccoli, ricchi e poveri.La bomba va piuttosto vista come status-symbol di un potere nuovo, capace di alterare gli equilibri geopolitici locali, in quanto conferisce prestigio e possibilità di intervento negli affari interni di altri stati. L’Europa, che ragiona solo in termini di crisi e tornaconto economico, non vedrebbe in termini negativi un vicino oriente governato da tre gendarmi in sospettoso equilibrio reciproco: Russia, Turchia, Iran. Ma qui si arriva a un altro punto privo di possibili mediazioni politiche. Al-Quds (città santa) è il nome arabo di Gerusalemme. La divisione Al-Quds del Corpo dei Guardiani della rivoluzione khomeinista, incaricata delle operazioni militari fuori dai confini, intende simboleggiare con il suo nome la dimensione apocalittica e religiosa della politica militare iraniana. Così, tanto per ribaltare i luoghi comuni più sciocchi e più facili, ciò che per gli ebrei del mondo costituisce un interesse esistenziale (la sopravvivenza dello Stato di Israele) viene interpretato come un prodotto di nevrosi collettiva alimentata da una storia terribile di persecuzioni. Occorre invece preoccuparsi, secondo la diplomazia europea, soltanto di soldi, affari e posti di lavoro. Sia pure soltanto come esempio valido per tutta la UE, sarà utile consultare i siti dedicati del nostro ministero: infomercati esteri.it e poi Diplomazia Economica Italiana. Gli abitanti della Repubblica Islamica sono 82 milioni, età media 27 anni, 70% vive in aree urbane, tasso di scolarità superiore ed universitaria elevato. E per finire il timore più operativo e dunque meno dichiarato: il collasso improvviso del sistema Iran e una possibile guerra civile modello Siria spingerebbero milioni di nuovi profughi verso le frontiere europee e verso il Mediterraneo. (by Piero Di Nepi)

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Shirin Ebadi sui rapporti USA/IRAN

Posted by fidest press agency su venerdì, 12 luglio 2019

Prima donna magistrato in Iran, avvocato e prima donna musulmana a essere insignita del Premio Nobel per la pace nel 2003, l’esule iraniana è intervenuta sui temi caldi dell’attualità politica italiana e internazionale.“Il problema fra l’Iran e l’America non è nucleare, il problema è la politica estera iraniana.L’Iran infatti pratica l’ingerenza nei paesi della regione mediorientale”. Ad intervenire sui rapporti fra USA e Iran, nelle interviste rilasciate alla redazione di Consulentidellavoro.it e nel corso del Festival del Lavoro 2019, Shirin Ebadi, prima donna magistrato in Iran, avvocatessa iraniana e Premio Nobel per la pace 2003. “Noi iraniani siamo contro la guerra perché sappiamo che la guerra non fa cadere il regime, lo rafforza. Le guerre rafforzano i dittatori ed è per questo che il regime islamico di Teheran spinge per lo scontro, che consentirebbe invece, con la scusa di difendere la sicurezza nazionale, di uccidere di più e maltrattare di più il proprio popolo”. “Comunque, la guerra nucleare non ci sarà”. Sicuramente alto è il rischio di attacchi offensivi, ma non con l’arma nucleare. “Ovunque dovesse scoppiare nel mondo, una guerra nucleare sarebbe pericolosa per tutta l’umanità, quindi è difficile che accada. Però c’è il pericolo di attacchi localizzati e brevi, a danno di persone e siti civili come fabbriche e centrali elettriche”. Dunque, per Ebadi è fondamentale che riprendano al più presto i negoziati perchè il popolo iraniano vuole il dialogo: “La disoccupazione è terribile; la gente non ha pane da mangiare, invece i soldi iraniani diventano armi negli altri paesi. Non abbiamo abbastanza scuole e ospedali, invece i nostri soldi diventano razzi da lanciare in altri paesi della regione”. Intervenendo poi sulla situazione dei professionisti in Iran, il Premio Nobel ha sottolineato
come decine di avvocati, ad esempio Nasrin Sotoudeh, per il semplice fatto di avere difeso i prigionieri politici e di avere svolto il loro lavoro in difesa dei diritti umani, sono stati vittime di persecuzioni, arresti, condanne. Così come sono in pericolo i giornalisti che raccontano quello che accade senza filtri e gli attivisti che lottano per la difesa dell’ambiente. Da qui l’appello alla libertà d’informazione: “Senza i mezzi di informazione non riusciremmo a far arrivare la nostra voce dappertutto. Gli stessi social network e Internet possono avere questa funzione. Pubblicate le nostre notizie. Parlatene. Le donne iraniane devono essere sentite. E come giornalisti consigliate ai vostri politici, se vanno in Iran e hanno delegati donne, di non usare il velo. Come esempio di solidarietà alle tante donne che sono costrette ad indossarlo”. Il video dell’intervista a Shirin Ebadi realizzata dalla redazione di Consulentidellavoro.it:
http://www.consulentidellavoro.tv/watch.php?vid=6cdd4976c

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Israele, Cirielli (Esteri): “Iran legittima diritto all’autodifesa”

Posted by fidest press agency su lunedì, 21 gennaio 2019

“Le parole del comandante dell’aeronautica di Teheran, generale Aziz Nasirzadeh, sulla volontà di eliminare Israele legittimano il diritto all’autodifesa dello Stato di Israele. Soprattutto alla luce della presenza di ingenti forze iraniane al confine con la Siria. Parole che confermano una minaccia concreta verso una Nazione con cui l’Italia deve dimostrare non solo a parole con atti concreti un’alleanza politica e militare”. E’ quanto afferma in una nota Edmondo Cirielli, Questore della Camera dei Deputati e componente della commissione Esteri.

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