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Malattie cardio-vascolari

Posted by fidest press agency su venerdì, 19 Maggio 2023

L’evento scientifico si svolge a Roma ed è supportato sul piano organizzativo da Dephaforum. “Le malattie cardio-vascolari rappresentano in tutto il Pianeta la prima causa di morte – afferma il prof. Giuseppe Mancia, Presidente della Consulta-SCV, Professore Emerito dell’Università Milano Bicocca e Presidente della European Society of Hypertension Foundation -. La loro prevenzione rimane di gran lunga la migliore strategia a nostra disposizione per limitarne l’impatto complessivo sul SSN. La prevenzione può essere primaria e comportare interventi sugli stili di vita e altri fattori di rischio. Oppure secondaria e quindi finalizzata all’evitare recidive a persone già colpite da un evento cardio-vascolare. Questa suddivisione ha avuto, e continua ad avere, numerose ricadute positive sulla pratica clinica. Tuttavia presenta dei limiti, che possono essere superati grazie a esami diagnostici più precisi. Oggi sono stati messi a punto biomarcatori del danno d’organo e nuove indagini strumentali come le bio-immagini. Rispetto a pochi anni fa è quindi possibile quantificare e qualificare il danno strutturale e funzionale al sistema cardiovascolare. Per esempio, le tecniche più avanzate ultrasoniche e tomografiche consentono di identificare precocemente lesioni, anche molto lievi, al sistema vascolare del cuore o dei reni o di altri organi. Tutto ciò porta inevitabilmente a importanti ricadute clinico-terapeutiche e opportunità di intervento precoce per tutti i pazienti. Questa maggiore precisione diagnostica consente una tempestiva identificazione del danno d’organo ed una conseguente adeguata quantificazione del rischio. Andrà perciò rivisto il paradigma classico con cui classifichiamo i pazienti, interpretiamo le nostre linee guida e diamo raccomandazioni terapeutiche alla luce del nuovo ruolo assegnato al danno d’organo, il vero nuovo “killer silenzioso”. “Un lavoro di aggiornamento va svolto anche per il paziente fragile – sottolinea il prof. Giovanni Corrao, Direttore del Centro Interuniversitario Healthcare Research and Pharmacoepidemiology -. La Consulta-SCV ha infatti proposto di costituire un gruppo di lavoro interdisciplinare, per studiare questa problematica. Ogni persona colpita da una patologia cardiovascolare presenta infatti dei livelli diversi di fragilità, che dipendono da diversi fattori come la complessità clinica, la suscettibilità biologica e anche la vulnerabilità sociale. Sono tutti elementi che devono essere tradotti in un piano assistenziale individualizzato che tenga poi conto dei singoli aspetti d’ogni malato. Questo vale soprattutto nella gestione clinica e assistenziale della cronicità, condizione che interessa un numero crescente di pazienti”. Al Workshop di Roma la Consulta presenta anche un terzo documento, dedicato all’arteriopatia periferica degli arti inferiori. “E’ una patologia decisamente trascurata anche se può interessare fino al 10% della popolazione adulta – prosegue la Prof.ssa Adriana Visonà, Direttore UOC Angiologia Azienza ULSS 2, Marca Trevigiana Regione Veneto-. Si caratterizza per una forte riduzione dell’afflusso di sangue e dell’ossigeno alle arterie degli arti inferiori, a causa dell’ostruzione o restringimento dei vasi sanguigni. a”. “La prevenzione cardiovascolare gioca un ruolo fondamentale per la sostenibilità del sistema sanitario nazionale. Un risultato che può essere raggiunto solo garantendo l’accesso rapido ed omogeneo a livello nazionale e regionale e la giusta valorizzazione economica di tutti i farmaci per la prevenzione e la cura delle patologie cardiovascolari – conclude il dott. Marcello Cattani, Presidente di Farmindustria -. Come Paese dobbiamo accelerare le partnership strategiche sui temi fondamentali: ricerca e sviluppo clinico, prevenzione, uso delle evidenze generate con la Real World Evidence, digitalizzazione dei processi in sanità e applicazione dell’intelligenza artificiale e degli strumenti innovativi che mette a disposizione. È infine fondamentale che si realizzi una corretta misurazione e valorizzazione di tutti i benefici clinici, economici e sociali, sia diretti sia indiretti”. (abstract by ml.medinews.it)

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Molte malattie ematologiche, oggi, sono finalmente curabili

Posted by fidest press agency su sabato, 15 aprile 2023

La ricerca scientifica allunga la sopravvivenza, infatti, ma serve una maggiore integrazione tra ospedale e territorio e, soprattutto, occorre trovare il modo di rendere più sostenibili le nuove cure, molto efficaci ma anche molto costose. È il ritornello che anima oggi a Bologna il secondo evento nazionale “Sie incontra i pazienti”, con protagoniste la stessa Società Italiana di Ematologia e le associazioni dei pazienti Ail, Adisco, Admo, Favo, Fedemo, United Onlus. Tra le esperienze concrete offerte all’evento di Bologna c’è quella di Fabrizio Pane, professore di Ematologia e direttore dell’unità operativa complessa di Ematologia e Trapianti di midollo all’azienda ospedaliero-universitaria Federico II di Napoli. “La sfida vera oggi- puntualizza Pane- è quella di continuare tutto questo lavoro, anche se alcune attività dei protagonisti in campo andrebbero integrate con quelle erogate dal Sistema Sanitario Nazionale. Il rapporto con l’Ssn va fortificato sotto alcuni aspetti”. Ecco un esempio fornito dal professore: “Il volontariato gestito da Ail, che ha 40 anni di storia, si occupa dei trasferimenti dei malati, così come costruisce e finanzia, grazie alle donazioni, le case Ail, che durante le fasi più intense dei trattamenti avvicinano il paziente a famiglie e istituzioni ospedaliere. Con cure così sofisticate, come quelle che contraddistinguono oggi l’ematologia, è necessario centralizzare questi saperi e queste infrastrutture di cura in pochi centri- raccomanda Pane- di grande complessità e capacità organizzativa”. Nel corso delle sessioni pomeridiane del convegno, fra l’altro, è stato dato spazio anche alle immunoterapie come le Car-T, che usano alcune cellule immunitarie del paziente geneticamente modificate per riconoscere e combattere alcuni tipi di malattie oncoematologiche. Evidenzia su questo Pier Luigi Zinzani, ricercatore dell’Università di Bologna: “Le Car-T in Italia e nel mondo sono la terapia innovativa in questo campo, ad oggi sono stati trattati a livello nazionale in questo senso 500 pazienti. Come Istituto di ematologia dell’Università di Bologna, ne abbiamo trattati 93 e arriveremo a 100 nei prossimi due mesi. Riusciamo a guarire il 40% dei pazienti, che inizialmente non avevano grandi chance. Il 40% è un grandissimo successo, considerando che questa terapia innovativa immunologica è personalizzata di paziente in paziente. L’efficacia potrà aumentare in futuro? Può diventare difficile, ma ci saranno nuovi tipi di Car-T e questo potrà essere un vantaggio per i nostri pazienti”.

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In aumento le malattie del fegato, colpa di sedentarietà

Posted by fidest press agency su domenica, 26 marzo 2023

Il territorio è la sentinella dei cambiamenti sociali. I medici di medicina generale ammettono che sono peggiorate le abitudini degli italiani. “È aumentato il consumo di psicofarmaci e di bevande alcoliche (vino, birra, superalcolici anche consumati in unica occasione), dilaga la vita sedentaria e aumentano le persone obese e in sovrappeso, tutto questo a scapito del fegato che presenta il conto: cirrosi, che può portare a gravi complicanze come ascite, insufficienza renale, encefalopatia epatica, ipertensione portale, varici esofagee, peritonite batterica spontanea, fino ad arrivare all’epatocarcinoma”. L’obesità in Italia interessa quasi la metà degli adulti e almeno un terzo dei bambini (la quota è pari all’11,5% (maschi 12,3%, femmine 10,8%) mentre nella popolazione adulta la quota di sovrappeso è del 36,1% (maschi 43,9%, femmine 28,8%), evidenziando un trend in costante crescita (dati Istat, 2021); è aumentato il consumo di psicofarmaci (i dati Ocse parlano di un aumento tra il 2000 e il 2019 del 14%) e di bevande alcoliche (oltre 8,6 milioni di persone sono a rischio di dipendenza, circa 800.000 minorenni e 2,5 milioni di over 65 persone sono a rischio per patologie e problematiche correlate); inoltre si conduce una vita troppo sedentaria; tutto questo a scapito del fegato. In Italia sono 180mila le persone colpite da cirrosi epatica, con un tasso di prevalenza dello 0,3% della popolazione totale. L’impatto di questa malattia cronica multifattoriale, molto spesso sottovalutata a tutti i livelli, è molto pesante: 170mila decessi in Europa ogni anno, 10-15mila solo in Italia. Il 64% dei decessi per cirrosi epatica sono alcol correlati. Dopo una fase asintomatica proprio per questo pericolosa e spesso sottovalutata, la cirrosi diventa scompensata quando i pazienti sviluppano gravi complicanze come ascite (21%), insufficienza renale, encefalopatia epatica (16%, di solito è reversibile se opportunamente trattata ed è generalmente scatenata da cause specifiche che potrebbero e dovrebbero essere evitate o prevenute), ipertensione portale, varici esofagee, peritonite batterica spontanea, fino ad arrivare all’epatocarcinoma (sesto tumore al mondo, per incidenza, rappresenta il 90% di casi di cancro al fegato; in Italia sono stati diagnosticati più di 10.000 nuovi casi nel 2020) e al trapianto. C’è un altro aspetto legato alle malattie del fegato. I pazienti con malattie epatiche non vengono riferiti tempestivamente allo specialista con conseguenze importanti: disabilità, ripetute ospedalizzazioni e costi relativi molto più alti di quelli sostenuti per i malati con scompenso cardiaco, con BPCO riacutizzata e con stroke. “L’attivazione della Rete Epatologica Veneta costituisce un passo sostanziale per garantire all’utente della sanità la migliore assistenza indipendentemente da dove abiti e da quali siano le sue capacità di muoversi all’interno della Regione – prosegue Fabio Farinati, Direttore Dipartimento di Scienze chirurgiche oncologiche e gastroenterologiche UNIPD -. La rete garantisce, infatti, lo scambio di informazioni e di capacità gestionali fondamentale per mettere a disposizione del paziente il miglior percorso diagnostico terapeutico senza che debba, salvo eccezioni, essere accentrato in strutture Hub”. Proprio in questa ottica, il Piano socio sanitario regionale 2019-2023, approvato con l.r. 28 dicembre 2018, n. 48, prevedeva l’istituzione di reti cliniche-assistenziali”.

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Convegno: Gestione territoriale delle malattie mentali

Posted by fidest press agency su giovedì, 23 marzo 2023

Roma Martedì 4 aprile 2023 ore 11.00 Sala Capranichetta, Hotel Nazionale, Piazza di Montecitorio 125. Evento in modalità ibrida. Dopo la pandemia da Covid-19, è aumentato il numero di persone che presentano un disturbo mentale grave o lieve/moderato, ad essere colpiti sono sempre di più gli adolescenti e ragazzi. È fondamentale riconoscere precocemente i sintomi e provvedere a una tempestiva e corretta presa in carico dei pazienti con problemi di salute mentale. Occorrerebbe raggiungere un’uniformità territoriale dei PDTA in cui, attualmente, l’accesso e la presa in carico dei pazienti non è omogeneo non solo all’interno delle Regioni, ma anche all’interno di ogni Dipartimento di salute mentale e delle sue articolazioni territoriali, valorizzando il ruolo dei distretti, perni della medicina territoriale e promuovendo un lavoro in rete con la Medicina Generale, la Pediatria di libera scelta e tutti gli stakeholder coinvolti. Il convegno rappresenta un momento di condivisione in cui Fondazione Onda presenterà i dati dell’indagine “La percezione dei servizi offerti dal territorio a supporto della salute mentale” volta a fotografare in particolare i servizi utilizzati dai pazienti schizofrenici e i loro caregiver, il livello di soddisfazione, gli unmet needs e le eventuali fonti di conoscenza.

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Malattie cardiovascolari, un paziente su cinque ad alto rischio rifiuta le statine

Posted by fidest press agency su domenica, 19 marzo 2023

Secondo uno studio pubblicato su JAMA Network Open, più del 20% dei pazienti ad alto rischio di sviluppare malattie cardiovascolari non assume le statine prescritte dai medici. «Il nostro studio evidenzia un numero allarmante di pazienti che rifiutano le statine e ci dice che i medici devono discutere con i pazienti del perché di questa situazione. Dobbiamo capire meglio quali sono le loro preferenze ed essere in grado di fornire un’assistenza più incentrata sul singolo individuo» afferma Alex Turchin, della Harvard Medical School di Boston, che ha diretto il gruppo di lavoro. Dopo aver notato che molti dei loro pazienti con colesterolo alto, tra cui alcuni con diabete, sceglievano di non assumere farmaci sicuri e benefici come le statine per ridurre il rischio di infarto e ictus, Turchin e il suo team hanno cercato di valutare più in profondità questo fenomeno. Lo studio si è concentrato quindi su più di 24.000 pazienti ad alto rischio che soffrivano di malattie coronariche o vascolari, diabete, colesterolo molto alto o avevano subito un ictus. A tutti i partecipanti sono stati raccomandati farmaci a base di statine per ridurre il rischio di infarto e ictus e ridurre i livelli di colesterolo. I ricercatori hanno rilevato che, mentre circa due terzi dei pazienti a cui era stata raccomandata la terapia con statine hanno provato ad assumerla da subito o dopo un periodo di tempo in cui l’hanno rifiutata, circa un terzo non l’ha mai fatto. Dallo studio è inoltre emerso che è stato necessario tre volte più tempo per ridurre i livelli di colesterolo LDL a livelli inferiori a 100 mg/dL nelle persone che inizialmente non hanno voluto assumere le statine, rispetto a quelle che l’hanno fatto da subito. La più grande sorpresa dello studio, tuttavia, è stata il tasso di rifiuto molto più elevato da parte delle donne rispetto agli uomini. Gli autori suppongono che questo possa essere dovuto almeno in parte alla falsa convinzione che le malattie cardiache abbiano un impatto maggiore sulle persone di sesso maschile. «Penso che si sottovaluti quanta differenza abbia fatto la medicina moderna per la durata e la qualità vita, e il ruolo che farmaci come le statine possono svolgere in tutto questo» conclude Turchin. (Fonte Cardiologia33)

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Nanotecnologie per malattie come Parkinson, Sclerosi Multipla, Atassie e per la prevenzione di infortuni sportivi

Posted by fidest press agency su venerdì, 10 marzo 2023

Piccolo come una sim-card, indossabile ovunque e tutti i giorni, non contiene farmaci, elettrodi, microchip, magneti o batterie: è il migliore device al mondo a nanotecnologia per malattie come Parkinson, Sclerosi Multipla, Atassie. Applicato consente di ridurre dell’87% il rischio cadute nei pazienti affetti da queste patologie e, più in generale, di potenziare il controllo motorio e l’equilibrio, non solo dei malati. Nello sport previene il rischio infortuni, ottimizzando la performance muscolare e, nel caso di gravi incidenti, accelera i tempi di recupero in modo straordinariamente veloce. In grado di migliorare la coordinazione dei movimenti e l’utilizzo della forza muscolare, Equistasi è uno stabilizzatore posturale e un potenziatore del controllo motorio con numerose applicazioni. Per esempio le patologie legate al Parkinson, che influenzano gravemente la qualità della vita causando instabilità nell’equilibrio e frequenti cadute e fratture, con conseguenti ricoveri ospedalieri, trattamenti invasivi e, nei casi più critici, interventi chirurgici. Si presenta come una piccola placca rettangolare di 1×2 cm per un peso di soli 0,17 grammi. Applicato sulla cute con un cerotto come ausilio nella terapia riabilitativa, il dispositivo produce, sfruttando il calore corporeo, una leggera sollecitazione meccanica di tipo vibratorio che consente la stimolazione del sistema propriocettivo del paziente: aiutandolo a ricostruire la percezione del proprio corpo per l’esecuzione di movimenti più corretti, migliora l’equilibrio generale riducendo il tasso di cadute. Cinque le caratteristiche principali: è indossabile in totale autonomia, può essere riutilizzato più volte, non è soggetto a scadenza, non contiene elementi farmacologici. E, soprattutto, non possiede alcuna controindicazione, tanto che il paziente non percepisce in genere nemmeno lo stimolo vibratorio. Per le patologie degenerative come il Parkinson, la Sclerosi Multipla e l’Atassia, costituisce uno strumento di grande efficacia anche per agevolare la socialità. Non cura la malattia ma, alleviando il dolore e dando maggiore sicurezza al paziente, lo spinge a superare imbarazzi e timori e uscire di casa, con una conseguente maggiore vita sociale. L’efficacia rivoluzionaria di Equistasi è certificata da numerose pubblicazioni scientifiche comparse sulle più prestigiose riviste di settore, tra cui 15 articoli tecnico-scientifici su PubMed.

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Il governo Meloni è attento alle malattie rare

Posted by fidest press agency su lunedì, 27 febbraio 2023

Il 28 febbraio è la giornata dedicata alle malattie rare, un segno di attenzione e rispetto verso quelle patologie che necessitano di cure e attenzioni in modo particolare poiché meno frequenti. Ho così voluto partecipare al convegno, organizzato dall’azienda Ospedaliero-universitaria delle Marche in prossimità di questa ricorrenza, in cui sono stati presentati alcuni risultati inerenti la sclerosi sistemica, una malattia rara che colpisce principalmente le donne rappresentando un problema serio per pazienti e famiglie. Oltre a essere orgogliosa dell’eccellenza rappresentata dalla Regione Marche nelle misure sanitarie intraprese per il contrasto a queste patologie, va riaffermato l’impegno del Governo Meloni dal punto di vista sanitario, certificato – oltre che da tanti provvedimenti e finanziamenti – anche dall’approvazione del Piano nazionale malattie rare per il triennio 2023-2025, segnando un decisivo passo in avanti per arginare le problematiche di chi vive queste patologie e dando concretezza alla sinergia tra la politica, il personale medico-sanitario e le associazioni dei pazienti. La sanità a misura di cittadino, che è alla base del programma di Giorgia Meloni e di Fratelli d’Italia, passa anche dall’attenzione verso le malattie rare. Questo quanto dichiara Sen. Elena Leonardi, Coordinatore regionale di Fratelli d’Italia Marche e Segretario della X Commissione del Senato “Affari sociali e Sanità”

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“Le terapie innovative nelle malattie muscolari del bambino e dell’adulto”

Posted by fidest press agency su domenica, 19 febbraio 2023

Torino Martedì 28 febbraio alle ore 21, l’Accademia di Medicina di Torino terrà una riunione scientifica, sia in presenza, sia in modalità webinar, dal titolo “Le terapie innovative nelle malattie muscolari del bambino e dell’adulto”. Introduce la serata Adriano Chiò, Responsabile del Centro per la SLA, Università di Torino e socio dell’Accademia. Intervengono come relatori Federica Ricci, Referente area pediatrica del Centro Malattie Neuromuscolari dell’A.O. Città della Salute e della Scienza di Torino, e Tiziana Mongini, Responsabile S.S. Malattie Neuromuscolari, Dipartimento di Neuroscienze RLM, Università di Torino. La malattie neuromuscolari rappresentano un vasto gruppo di malattie rare che colpiscono il sistema nervoso periferico e che possono esordire a qualsiasi età, dall’epoca neonatale fino a quella adulta avanzata, con impatto significativo sulla autonomia, sulla qualità di vita e sulla sopravvivenza. Nell’ultimo decennio, grazie alla disponibilità di nuove tecnologie e al conseguente miglioramento della comprensione dei vari meccanismi patogenetici, è iniziata una nuova era per le malattie neuromuscolari, caratterizzata dalla disponibilità di terapie innovative, inclusa la terapia genica, e dall’evoluzione degli standard di cura multidisciplinari. Tutto ciò ha determinato un cambiamento radicale dei quadri clinici e del decorso delle malattie, con ricadute positive sulla qualità di vita dei pazienti e delle loro famiglie, e l’emergenza di nuovi bisogni sanitari, quali ad esempio la diagnosi precoce e la transizione. Si potrà seguire l’incontro sia accedendo all’Aula Magna dell’Accademia di Medicina di Torino (via Po 18, Torino), collegandosi da remoto al sito https://www.accademiadimedicina.unito.it/attivita/sedute-scientifiche/prossime-sedute.html.

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Malattie reumatologiche e complicanze cardiache

Posted by fidest press agency su mercoledì, 11 gennaio 2023

Roma, 13 gennaio 2023 | ore 11.30 Auditorium Ministero della Salute (Lungotevere Ripa 1). Le malattie reumatologiche interessano milioni di uomini e donne in Italia. Nonostante i grandi successi ottenuti grazie alla ricerca medica sono patologie che possono essere ancora fatali. Soprattutto a volte colpiscono altri organi, oltre che le ossa-articolazioni, come per esempio i polmoni. Tra queste complicanze una delle più pericolose è l’interstiziopatia polmonare che viene però ancora fortemente sottovalutata da pazienti e specialisti. Per questo l’Associazione Nazionale Malati Reumatici (ANMAR Onlus) ha lanciato la campagna “Dalla teoria alla pratica: come migliorare il percorso di cura e di vita del paziente con malattie reumatiche autoimmuni e complicanza polmonare”. I risultati saranno presentati al Ministero della Salute in una conferenza stampa (venerdì 13 gennaio ore 11.30).Intervengono: Silvia Tonolo, Presidente ANMAR Onlus Gian Domenico Sebastiani, Presidente Nazionale della Società Italiana di Reumatologia, Mauro Galeazzi, Responsabile scientifico dell’Osservatorio CAPIRE, Alfredo Sebastiani, Responsabile day hospital pneumologico e centro fibrosi polmonare Ospedale San Camillo di Roma. La conferenza stampa sarà trasmessa anche sulla pagina Facebook di ANMAR Onlus.

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Malattie neuromuscolare e intelligenza artificiale

Posted by fidest press agency su venerdì, 18 novembre 2022

Roma Martedì 22 novembre alle ore 11:00, presso l’Auditorium dell’Ara Pacis, le voci dei pazienti, delle istituzioni e di esperti del mondo accademico, clinico e dell’industria si uniranno per accendere i riflettori sulla realtà attuale, sui bisogni e sulle prospettive future che vedono la “casa intelligente” al centro di nuove opportunità per chi affronta una disabilità motoria, come quella delle persone che vivono con malattie neuromuscolari e neurodegenerative. Il progetto “SMART HOME: Abitiamo nuovi spazi di libertà”, promosso da Biogen e dai Centri Clinici NeMO, in collaborazione con NeMO Lab e con il Patrocinio delle Associazioni Pazienti Famiglie SMA (Genitori per la Ricerca sull’Atrofia Muscolare Spinale), UILDM (Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare) e AISLA (Associazione Italiana Sclerosi Laterla Amiotrofica). I principali relatori e protagonisti del 22 saranno: Alberto Fontana, Presidente dei Centri Clinici NeMO Valeria Sansone, Direttore Clinico e Scientifico del Centro Clinico NeMO di Milano e Professore dell’Università degli Studi di Milano Alberto Arenghi, Professore di Architettura Tecnica, Università degli studi di Brescia (da remoto) Emanuele Frontoni, Direttore Scientifico Nemo Lab e Professore di Computer Science presso l’Università degli Studi di Macerata e Co-Director del Vision Robotics & Artificial Intelligence Lab (VRAI) dell’Università Politecnica delle Marche Stefano Regondi, Direttore Generale dei Centri Clinici NeMO e di NeMOLab. Nell’incontro sarà presentato ufficialmente alla stampa e alle istituzioni presenti – fra cui la Ministra per le Disabilità, l’On. Alessandra Locatelli – il “Forward Paper” al centro del progetto: un documento, scritto da un team multidisciplinare, che guarda al futuro, per delineare bisogni, opportunità e linee concrete d’azione per realizzare un futuro in cui la tecnologia e i sistemi di controllo ambientale applicati all’ambiente domestico possano essere una realtà accessibile per tutti coloro che affrontano gravi disabilità. E come – in progetti come questo – la partnership pubblico/privato sia fondamentale, soprattutto perché il privato non ha nessun ritorno profit, ma ha “solo” il pieno interesse di prendere in cura il paziente a 360° anche e soprattutto nei suoi bisogni quotidiani.

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Consenso sulla gestione del bambino febbrile in presenza di altre malattie o COVID-19

Posted by fidest press agency su domenica, 23 ottobre 2022

Nel 2017, la Società Italiana di Pediatria (SIP) ha pubblicato un aggiornamento delle linee guida per la gestione della febbre nel bambino. Tuttavia, a livello regionale sono ancora presenti approcci differenti, così come tra setting di cura ospedaliero e di Medicina di territorio, e la pandemia da COVID-19 ne ha fatti emergere di nuovi.Per questo motivo, un gruppo di esperti pediatri ha utilizzato il metodo Delphi per valutare il livello di consenso tra i pediatri italiani sulla gestione del bambino febbrile, sia in termini di appropriatezza terapeutica sia nella gestione in presenza di altre patologie, incluso il COVID-19. Il metodo Delphi è una tecnica robusta con cui si possono consultare esperti in maniera indipendente, attraverso una serie di questionari, ricevere in forma anonima un feedback durante le interazioni con esperti autorevoli e arrivare a un consenso condiviso. Questo metodo risulta particolarmente utile nell’indirizzare il clinico quando non esiste un gold standard o quando ci si trova in situazioni inaspettate come nel caso di pandemia di COVID 19. Gli Autori hanno raccolto linee guida e documenti di consenso sulla gestione della febbre in età pediatrica per valutare lo stato dell’arte a livello nazionale. In base ai risultati della ricerca, è stato stilato un questionario condiviso via internet con il panel di esperti provenienti da tutta Italia e con esperienza clinica > 10 anni nel trattamento del bambino con febbre. Dopo il primo giro di condivisione, gli Autori hanno raccolto e analizzato le risposte del panel di esperti e prodotto un secondo questionario, nuovamente sottoposto al panel per il consenso finale. Dei 500 pediatri esperti invitati a partecipare, il 16% ha aderito volontariamente al Delphi e il 75% di essi ha risposto a entrambi i questionari.Secondo i risultati del Delphi, i pediatri italiani concordano nella maggior parte delle affermazioni sulla gestione della febbre in età pediatrica.In particolare, l’uso di paracetamolo come antipiretico di prima scelta nei bambini ha raggiunto un alto livello di consenso grazie alla sua nota efficacia antipiretica e alla sua elevata tollerabilità alle dosi raccomandate (15mg/kg ogni 6 ore). Il panel ha riconosciuto l’appropriatezza terapeutica di paracetamolo nel trattamento della febbre del bambino disidratato, con o senza gastroenterite acuta, e in presenza di altre patologie come asma, malattia renale severa e sospetto di malattie infiammatorie delle basse vie aeree. Inoltre, il panel ha raggiunto un consenso sull’uso di paracetamolo in monoterapia come trattamento antipiretico di prima scelta per la gestione della febbre nel bambino con infezione da SARS-CoV-2. In assenza di una raccomandazione esplicita da parte delle attuali linee guida, questi risultati riflettono una omogeneità di opinioni derivate dalla pratica clinica individuale.In conclusione, la pubblicazione riporta che questa iniziativa di consenso che utilizza il metodo Delphi ha rivelato un alto livello di consenso tra i pediatri italiani su diversi aspetti della gestione dei bambini con febbre. In particolare, è stato raggiunto un consenso sull’adeguatezza di tutte le affermazioni sulle raccomandazioni fornite dalle agenzie regolatorie e dalle linee guida e sulla posizione di paracetamolo come trattamento sintomatico di prima scelta per la febbre nei bambini. (fonte doctor33)

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Malattie infettive in ortopedia

Posted by fidest press agency su sabato, 15 ottobre 2022

Roma dal 20 al 22 ottobre 2022 Auditorium “V. Nobili” ospedale pediatrico Bambin Gesù sede San Paolo. Saranno le malattie infettive osteo-articolari il tema al centro della prima giornata del XXIV Congresso Nazionale SITOP (Società Italiana Traumatologia e Ortopedia Pediatrica) dal titolo ‘Le infezioni dell’apparato locomotore in età evolutiva e le fratture esposte e il trauma maggiore. Un argomento, quello delle malattie infettive, “sul quale sentivamo l’esigenza di aggiornarci- spiega il past president della Società scientifica, Cosimo Gigante- e che è di stringente attualità, perché, la pandemia da Covid-19 ce lo ha ricordato, le malattie infettive sono tutt’altro che un retaggio del passato”. In ambito articolare ci sono alcune malattie che, seppur rare, hanno fatto registrare negli ultimi anni un aumento dell’incidenza. È il caso, ad esempio, della piomiosite, un’infezione settica muscolare “che un tempo era esclusivo appannaggio dei paesi tropicali ma che oggi, a seguito dei cambiamenti climatici, si riscontra sempre più frequentemente anche nei climi temperati”, spiega Gigante che a questa malattia dedicherà un articolato intervento nel corso della seconda giornata di Congresso. Una malattia, la piomiosite, che a volte può entrare in diagnosi differenziale con un’altra malattia rara: l’artrite settica dell’anca. Quest’ultima è anch’essa una malattia abbastanza rara (5 casi ogni 100mila abitanti in età pediatrica) che interessa nel 50% dei casi neonati e bambini nella prima infanzia con una prevalenza nel sesso maschile di 2 a 1, “probabilmente anche per il fatto che tra gli elementi predisponenti alla malattia ci sono i traumi”, precisa Gigante. Anche a questo tema sarà dedicato ampio spazio nell’ambito della prima giornata di Congresso, con l’obiettivo di formare adeguatamente i medici e aggiornarli sull’argomento onde evitare diagnosi tardive che possano mettere a rischio la qualità di vita dei bambini una volta diventati adulti. Tra gli altri temi affrontati nell’ambito della tre giorni: le fratture esposte e il trauma maggiore; la realtà italiana sul tema del Trauma Center pediatrico; la medicina nucleare; e la diagnostica per immagini. La prima parte del Congresso sarà dedicata al tema delle infezioni, mentre nella seconda si approfondiranno le tematiche inerenti alla traumatologia. Fonte: https://www.sitop.it/wp-content/uploads/2022/09/CONGRESSO_SITOP_PRELIMINARE_7settembre_v10-2.pdf

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Dolcificanti artificiali e malattie cardiovascolari

Posted by fidest press agency su venerdì, 30 settembre 2022

L’assunzione di dolcificanti artificiali da tutte le fonti alimentari è associata a un aumento del rischio complessivo di malattie cardiovascolari e cerebrovascolari, secondo uno studio pubblicato sul British Medical Journal. «Il nostro lavoro differisce da quelli condotti in precedenza, in quanto considera l’assunzione di dolcificanti artificiali contenuti nei cibi e nelle bevande, invece di concentrarsi principalmente sul contenuto di dolcificanti artificiali delle sole bevande» afferma Mathilde Touvier, della Sorbonne Paris Nord University, Francia, autrice senior dello studio. In effetti, poco più della metà dell’assunzione di dolcificanti artificiali nello studio proveniva dalle bevande, mentre il resto derivava da dolcificanti e alimenti. I ricercatori hanno studiato 103.388 adulti francesi nella coorte NutriNet-Sante, il 37,1% dei quali aveva segnalato di consumare dolcificanti artificiali. I dolcificanti valutati erano principalmente aspartame (58% dei casi), acesulfame potassico (29%) e sucralosio (10%), e il rimanente 3% era costituito da vari dolcificanti tra cui ciclammati e saccarina. In un follow-up medio di nove anni, l’assunzione di dolcificanti artificiali è risultata associata a un aumento del 9% del rischio di eventi cardiovascolari o cerebrovascolari, tra cui infarto del miocardio, sindrome coronarica acuta, angioplastica, angina, ictus o attacco ischemico transitorio. L’assunzione media di dolcificanti artificiali tra coloro che li utilizzavano è stata di 42,46 mg/die, corrispondente a circa un singolo pacchetto di dolcificante da tavola o 100 ml di bevanda gassata dietetica. «Non abbiamo prove sufficienti per definire una quantità di dolcificante artificiale sicuramente dannosa, ma abbiamo osservato un’associazione dose-effetto, dato che il rischio di eventi cardiovascolari cresce con un consumo maggiore di dolcificanti» prosegue Touvier. Il tasso di incidenza assoluta di eventi cardiovascolari o cerebrovascolari nei consumatori di quantità più elevate di dolcificante è risultato pari a 346 per 100.000 anni-persona rispetto a 314 per 100.000 anni-persona in coloro che non li utilizzavano. Ulteriori analisi più dettagliate hanno suggerito che l’aumento del rischio di eventi cerebrovascolari era associato in particolare all’assunzione di aspartame, mentre l’acesulfame potassico e il sucralosio erano correlati a un aumento del rischio di malattia coronarica. Lo studio ha utilizzato un metodo abbastanza affidabile di valutazione della dieta, con registrazioni ripetute di 24 ore, che sono state convalidate da interviste con un dietista qualificato e tramite i biomarcatori del sangue e delle urine. «Sebbene questo studio abbia molti punti di forza, da solo non può dimostrare una relazione causale tra dolcificante artificiale e aumento del rischio cardiovascolare. Abbiamo bisogno che le agenzie sanitarie esaminino tutta la letteratura sull’argomento» afferma Touvier. Gli esperti sono convinti che gli studi osservazionali costituiranno la base delle prove sugli effetti dei dolcificanti artificiali sulla salute. «Gli studi randomizzati in quest’area possono guardare solo a risultati a breve termine, come l’aumento di peso o i cambiamenti dei biomarcatori. Quindi, dovremo utilizzare studi osservazionali insieme alla ricerca sperimentale per costruire le prove, come è successo con il fumo di sigaretta e il cancro ai polmoni» concludono gli autori. (fonte doctor33)

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Malattie delle valvole cardiache

Posted by fidest press agency su martedì, 27 settembre 2022

Si conferma intenso il mese di settembre per le malattie del cuore. Oltre all’attesa Giornata Mondiale del Cuore (29 settembre), l’attenzione alle malattie delle valvole cardiache è stata al centro della settimana Europea appena conclusa (12-18 settembre) che ha coinvolto oltre 30mila italiani sopra i 65 anni che vengono analizzati in un importante progetto di screening. In queste settimane, la Società Italiana di Cardiologia Geriatrica (SICGe) sta promuovendo un programma di screening cardiologici rivolti alla popolazione sopra ai 65 anni coinvolgendo 10 paesi geograficamente distribuiti nel territorio italiano, selezionati per dimensione (1.500-2.000 abitanti) e vicinanza a 10 Istituti cardiologici. “L’aspettativa di vita è cresciuta di 10 anni negli ultimi 4 decenni e molto del merito è da attribuirsi ai passi in avanti compiuti dalla cardiologia. Questo ha però aperto il varco all’emergere di molte malattie legate alle patologie degenerative delle valvole cardiache – interviene Alessandro BOCCANELLI, Vice-Presidente della Società Italiana di Cardiologia Geriatrica (SICGe) e UniCamillus University Rome – ed è fondamentale non solo continuare a guadagnare ulteriori anni di vita ma anche assicurarne un miglioramento della qualità della stessa. Lo screening che stiamo conducendo ha una valenza unica nel suo genere visto che non è mai stato fatto finora sulla popolazione italiana. Attraverso l’impegno dei Comuni e dei medici di famiglia siamo riusciti a coinvolgere la popolazione per un totale di circa 1.500 persone sopra ai 65 anni che vengono sottoposte ad elettrocardiogramma e, in caso di anomalie a un’ecografia. Un grande traguardo utile per strutturare interventi mirati per quella che viene definita “prevenzione di precisione” e che speriamo di poter concretizzare con i risultati dello screening attesi a ottobre”.L’opuscolo (cartaceo e digitale su http://www.fondazionecuore.it), viene distribuito in migliaia di copie tramite le associazioni di Conacuore (Coordinamento nazionale associazioni di volontariato cardiopatici) in occasione delle iniziative della Giornata Mondiale per il Cuore nel mese di settembre. Le Malattie delle valvole cardiache colpiscono ogni anno il 12,5% degli ultra 65enni (pari a oltre 1 su 10), ovvero oltre 1 milione di persone, con una previsione di crescita del 25% nel 2030, fino a toccare il 33% nel 2040 (dati ISTAT 2021). Si tratta di patologie cronico-degenerative e fra esse vi sono le malattie valvolari, quali la stenosi aortica e il rigurgito mitralico e tricuspidale. Sono sempre più spesso riconducibili ad un declino funzionale e all’invecchiamento della popolazione. Vanno monitorate nel tempo e, in caso di necessità, possono richiedere la riparazione e/o la sostituzione delle valvole cardiache. Se non trattate, queste patologie sono causa di morte nel 90% dei casi a 5 anni dalla loro diagnosi. Fare diagnosi precoce in modo semplice per individuare in anticipo le malattie delle valvole cardiache permette di trattare tempestivamente queste patologie che, pertanto, si possono anche curare in modo non invasivo, con degenza ospedaliera ridotta in termini di tempo, ripresa più rapida e minori sofferenze per i pazienti. (abstract)

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Sole, mare e montagna e malattie reumatologiche

Posted by fidest press agency su giovedì, 4 agosto 2022

Per chi soffre di malattie reumatologiche, come artriti, artrite psoriasica, lupus e sclerosi sistemica, l’estate può offrire opportunità per prendersi cura di sé, condividere momenti sociali all’aperto, fare moderata attività fisica: sono però necessarie alcune accortezze a seconda della patologia e del trattamento farmacologico cui si è sottoposti. La luce del sole, l’altitudine e il caldo possono creare anche complicazioni.Le malattie reumatologiche, che in Italia coinvolgono 15 milioni di persone, sono patologie croniche molte delle quali di origine ancora sconosciuta, che possono avere pesanti riflessi sulla qualità di vita dei malati.Ecco, quindi, alcune indicazioni degli esperti utile per un’estate più serena e consapevole: Esposizione al sole? Da valutare attentamente. Per chi soffre di Lupus e connettiviti con anticorpi SSA/Ro l’esposizione al sole non è indicata, può aggravare la malattia sia dal punto di vista cutaneo (alcuni dermi soffrono di lucite, con intolleranza ai raggi solari), può riattivare la malattia negli organi interni. In questi casi si consiglia di essere particolarmente attenti, indossare cappelli e indumenti a maniche lunghe, evitare di uscire quando il sole è a picco (11-15), usare creme con protezione molto alta (>50), stare all’ombra.Per chi soffre di psoriasi invece la luce del sole (i raggi UVA) ha un effetto benefico, quindi ci si può esporre, con moderazione. L’acqua di mare, contrariamente a quanto si crede, non ha dei benefici diretti, solitamente si riscontra un miglioramento che è probabilmente collegato a una maggiore esposizione della pelle al sole.Il caldo migliora la percezione di benessere articolare e muscolare perché rende più elastici i tessuti, ma in realtà non provoca un vero effetto curativo sull’evoluzione dell’artrite e dell’artrosi. Chi soffre di artrosi può avere un beneficio dalla stagione calda, ma attenzione perché quando le articolazioni sono fortemente infiammate, come nel caso di una artrite attiva, non conviene esporle al calore, occorre aspettare una fase di remissione della malattia.Importante evitare di andare in disidratazione: chi soffre di malattie reumatiche sistemiche, che coinvolgono gli organi interni, tra cui i reni, deve bere spesso assumendo liquidi e con frutta e verdura. Chi assume poi il cortisone, ed è soggetto a crampi e sudorazione, deve fare attenzione a integrare sali minerali come magnesio e potassio.La pratica del nuoto è molto indicata perché i movimenti nell’acqua sono attutiti e le articolazioni sono meno stressate, nel caso di spondilite anchilosante per esempio il nuoto è proprio una pratica terapeutica per mantenere una buona postura della colonna vertebrale; quindi, con le accortezze dell’esposizione al sole già citate, il bagno si può fare. In alcune situazioni come sclerosi sistemica e connettiviti che causano il fenomeno di Raynaud (le dita di mani e piedi diventano bianche e poi di colore bluastro), scatenato dal freddo e dallo sbalzo di temperature, anche in estate se si sta al caldo torrido e poi si va in acqua fredda si può provocare questa reazione.La vita di montagna non cambia molto la gestione della propria malattia: è bene ricordare che in alta montagna a causa dell’altitudine la pressione atmosferica scende, e questo può comportare una maggiore sensazione dolorosa, senza però causare danni. Chi invece soffre di malattie reumatologiche che coinvolgono anche polmoni o cuore deve stare molto attento in alta montagna per la riduzione dell’ossigeno, che potrebbe aggravare i problemi di respirazione. (abstract)

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Le malattie sensibili al clima comprendono circa il 70% dei decessi globali

Posted by fidest press agency su mercoledì, 27 luglio 2022

Quelle cardiovascolari costituiscono la percentuale maggiore (il 32,8%). È uno dei dati contenuti nel report “Il cambiamento climatico in Italia: l’impatto sulla salute umana e i processi di adattamento. Lo scenario italiano alla luce del documento Climate Change Is A Health Crisis”, realizzato dall’Italian Institute for Planetary Health (IIPH), un Istituto dal respiro internazionale, nato nel 2019 dalla collaborazione tra l’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri IRCCS e l’Università Cattolica, che ha lo scopo di salvaguardare la salute dell’uomo mantenendo in buona salute anche il nostro Pianeta. La ricerca, presentata oggi, sottolinea come l’impatto dei cambiamenti climatici sia fortemente dannoso per la salute e il benessere umano, ed evidenzia come l’Italia, nel contesto europeo, sia al momento il Paese che sta pagando il prezzo più alto come confermano, ad esempio, i dati relativi agli incendi: nel 2021, infatti, l’Italia è stato il Paese in area Ocse con il maggiore numero di incendi registrati: 1.422. Dopo la Turchia, il nostro è stato il secondo Paese per superficie bruciata con ben 159.537 ettari. Si tratta numericamente del dato più alto registrato nell’ultimo decennio. Dagli incendi alle ondate di calore, il dato non cambia. Nell’anno 2020 l’Italia ha segnato uno degli incrementi di temperatura maggiori in tutta Europa, con +1,54 °C rispetto alla media del periodo 1961-1990 e continua a surriscaldarsi più velocemente della media globale. Questi numeri, confermati anche dal dato sempre più allarmante legato alle vittime per i disastri climatici, che in Europa ha superato il numero di 650mila casi negli ultimi 50 anni, hanno spinto gli esperti della sanità a lanciare un allarme alle Istituzioni. Per Walter Ricciardi, Professore ordinario d’Igiene e Medicina Preventiva presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, “il Rapporto delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico, pubblicato due mesi fa, è stato silenziato. In Italia non ha avuto alcun ascolto, eppure è strano, lo stiamo vedendo in questi giorni, perché il nostro è uno dei Paesi più colpiti dal cambiamento climatico e forse quello che necessita di più di interventi urgenti”. L’Italia, ha aggiunto Ricciardi, “è il Paese che ha avuto il maggior numero di incendi in Europa, il secondo al mondo, e che ha la più alta desertificazione, come stiamo vedendo dalla siccità del Po, dalla difficoltà di irrigare la Pianura Padana. È il Paese che sta vivendo più ondate di calore, quello che sta vedendo l’insorgenza di nuove malattie infettive da vettori, sono già 3 i morti per West Nile Fever, una malattia trasmessa dalle zanzare, che stanno ritornando a infestare parti importanti del nostro territorio. È importante combattere questo cambiamento climatico, abbiamo le soluzioni ma vengono largamente ignorate, anche perché questo ha un impatto enorme sulla salute mentale della popolazione e sul benessere”.

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Geopolitica e le sue malattie infantili

Posted by fidest press agency su giovedì, 14 luglio 2022

Vincenzo Olita direttore Società libera con il suo ultimo articolo, che mi ha inviato giorni fa, mi consente di aggregare alcuni suoi passaggi con le mie personali conversazioni che sullo stesso argomento ho avuto con giornalisti e politologi ucraini e russi conosciuti a Roma presso la sala stampa estera. Il tutto è iniziato quando, negli anni Novanta dello scorso secolo, in pochi mesi l’Urss si è dissolta lasciando al loro destino i diversi paesi dell’Europa orientale che aveva conquistato e dominato dalla fine della Seconda guerra mondiale. A questo riguardo Olita si spinge più indietro andando al “maggio del 1920 quando Vladimir Lenin pubblicò un saggio che sarebbe entrato nella storia del comunismo, un lavoro che influenzò non poco il cammino della Terza Internazionale definendo l’estremismo, una malattia infantile del comunismo.” E considerandolo “una connotazione patologica che spesso ha caratterizzato movimenti rivoluzionari sia in fase di nascita che di affermazione: in quest’ultima annoveriamo anche i maturi sistemi politici che, abbagliati dai propri risultati e dalle acquisite posizioni, hanno ritenuto di poter e dover osare per ulteriori traguardi. E’ il caso della Turchia di Erdogan, degli Usa di Biden, della Cina di Xi Jinping, non trascurando instabili sistemi come i talebani afghani o i nordcoreani di Kim Jong-un”. Si tratta di “un’ampia visione geopolitica, per gli affari esteri, che ha portato i grandi Paesi a praticare un estremismo diplomatico e militare che ha assunto, a tratti, veste imperiale”. E da questo precedente l’occidente non sembra averne avuta la piena consapevolezza e quindi la capacità di adottare adeguati antidoti. In pratica ci saremmo aspettati una risposta efficace dall’Occidente ed invece dobbiamo evidenziare su quel fronte “una crisi, legata alla perdita di qualsivoglia visione strategica soprattutto da parte di tre istituzioni: l’ONU, l’Ue e la NATO. Un deficit che è diventato plateale con la guerra in Ucrina e dalla necessità di riconsiderare molte delle sue Agenzie: dalla Fao all’OMS.L’Ue, ora vive un momento di buona visibilità, proprio grazie al conflitto in atto da cinque mesi. La vulgata è la straordinaria evidenza data all’unità politica dei 27, alla complessiva strategia per il sostegno all’Ucraina e per il superamento della crisi energetica, insomma, un vero modello di generale e unitaria resilienza: immancabile inservibile espressione, in cui tutto viene esaltato e magnificato, perfino un viaggio in treno di 3 leader politici comunitari è stato continuamente presentato come fatto storico che passerà alla storia. Noi, invece, crediamo che sostanzialmente nulla sia mutato. E in questa circostanza Putin, il Vladimir del XXI secolo, si trova nella stessa posizione di quell’indiano che seduto lungo la riva del Gange aspetta il passaggio del cadavere del suo nemico. (segue seconda parte dal titolo “La Geopolitica dell’età aduta” (Centri studi della Fidest diretta da Riccardo Alfonso)

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Malattie infiammatorie

Posted by fidest press agency su lunedì, 11 luglio 2022

Oltre 5 milioni di persone in Europa convivono con una malattia infiammatoria cronica come Artrite Reumatoide, Colite Ulcerosa o Malattia di Crohn: un vero e proprio “popolo” che affronta ogni giorno sintomi dolorosi e invalidanti, con una qualità di vita fortemente compromessa, ed esposto al rischio di importanti comorbidità. L’incidenza crescente di queste malattie sembra legata anche alle variazioni nello stile di vita, all’alimentazione e ad altri fattori ambientali che attivano la risposta infiammatoria: al centro dei riflettori anche il ruolo del microbiota, le cui alterazioni possono innescare un’infiammazione che dall’intestino raggiunge altri distretti dell’organismo. Negli ultimi anni l’attenzione per queste malattie è cresciuta, mentre la ricerca ha compiuto enormi progressi nella conoscenza dei meccanismi che sottendono all’infiammazione acuta e cronica e ha portato a sviluppare opzioni terapeutiche in grado di intervenire sul processo infiammatorio. L’approccio integrato e multidisciplinare che privilegia la continuità e le interrelazioni tra le diverse malattie infiammatorie croniche al centro di Infiammazioni, sfide e risposte, Masterclass per i giornalisti ospitata all’Humanitas University e promossa da Galápagos Biopharma Italy insieme all’IRCCS Istituto Clinico Humanitas, Centro di eccellenza per la ricerca e il trattamento delle malattie infiammatorie.

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Malattie cardiometaboliche

Posted by fidest press agency su venerdì, 8 luglio 2022

L’istituzione di una piattaforma unica di dati in grado di superare le criticità legate allagestione dei sistemi di data privacy. L’attivazione delle Centrali Operative Territoriali, già previste dal Pnrr, per una gestione efficace di servizi di telemedicina. E poi un Pdta (Percorso diagnostico terapeutico assistenziale) nazionale applicabile a tutte le Regioni. Infine, un nuovo modello digestione della dimissione ospedaliera, seguita da follow up che sfrutti le opportunità della telemedicina e un crescente rilievo ricoperto dalla costruzione di nuovi servizi domiciliari, anchein previsione degli investimenti previsti proprio dal Pnrr.Queste alcune proposte contenute in un documento di consenso sulle malattie cardiometaboliche, frutto di un confronto tra societa’ scientifiche, associazioni di pazienti e istituzioni. Il documento, promosso grazie al contributo non condizionante di Sanofi, è stato presentato alla Camera. Le parole d’ordine sono multidisciplinarietà e la costruzione di nuovo approccio alla gestione della cronicità.I temi del documento, ha sottolineato Rossana Boldi, Vicepresidente della XII Commissione Affari Sociali “saranno oggetto di una mozione con lo scopo di impegnare concretamente il Governo”. “I pazienti con malattie metaboliche e cardiovascolari – ha aggiunto Stefano Genovese, responsabile di Diabetologia, Endocrinologia e Malattie Metaboliche Irccs Centro Cardiologico Monzino – richiedono l’assistenza di più specialisti che spesso lavorano in parallelo ma con ridotta interazione. Sebbene sia nota da tempo la relazione tra patologie metaboliche e cardiovascolari, la capacità di affrontare l’interrelazione con strategie diagnostiche più sofisticate e approcci terapeutici integrati, che vanno dalle modificazioni dello stile di vita ai farmaci innovativi sviluppati negli ultimi anni, richiede anche una rivalutazione del modo in cui sono formati i medici”. “Questo lavoro – conclude Pasquale Perrone Filardi, presidente dellaSocietà Italiana di Cardiologia – rinnova l’attenzione verso il paziente diabetico anche come paziente a rischio cardiometabolico. Si rinnova la necessità di un approccio sia clinico che scientifico interdisciplinare, per ottimizzare i percorsi diagnostico terapeutici”. Fonte Doctor33

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La ricerca per prevenire malattie cardiache fulminanti

Posted by fidest press agency su domenica, 12 giugno 2022

Riuscire a capire da un elettrocardiogramma l’aspettativa di vita di un paziente quando è stata diagnosticata la rara sindrome cardiaca di Brugada, utilizzando tecniche di Intelligenza Artificiale. Questo è l’obiettivo del lavoro portato avanti dal gruppo di ricerca del Politecnico di Torino coordinato dal professor Eros Pasero – docente del Dipartimento di Elettronica e Telecomunicazioni-DET, che vuole mettere a disposizione dei cardiologi gli strumenti offerti dall’Intelligenza Artificiale per estrarre informazioni “nascoste” negli elettrocardiogrammi. Ora il progetto è stato selezionato dal Ministero degli Affari Esteri (MAECI) tra i vincitori del bando Scientifico Italia-Israele 2021-2023, che prevede un finanziamento di 300 mila euro. La sindrome di Brugada è un disturbo dell’attività elettrica del cuore che può provocare episodi di aritmia ventricolare anche letali. Questa sindrome è nota per essere una delle principali cause di morte cardiaca improvvisa e, purtroppo, non prevedibile. Soprattutto persone giovani muoiono all’improvviso senza nessuna sintomatologia particolare. La mancanza di sintomi rende spesso difficile capire se una persona è affetta da sindrome di Brugada e, a oggi, impossibile diagnosticare un evento fatale futuro.La ricerca viene portata avanti in collaborazione con l’Università di Torino, con il contributo del professor Fiorenzo Gaita, celebre aritmologo che insieme alla professoressa Carla Giustetto fornisce le competenze cardiologiche necessarie per questo tipo di studio, che verrà supportato anche dall’Università di Tel Aviv, dove tre scienziati collaboreranno con il professor Pasero per cercare di ottimizzare le tecniche di previsione. “I sistemi di Intelligenza Artificiale sono sempre più utilizzati per fare previsioni – spiega il professor Pasero – I dati di cui disponiamo per analizzare gli eventi fatali dovuti alla sindrome di Brugada sono purtroppo molto scarsi. Ma i risultati finora ottenuti con i nostri algoritmi sui primi 1000 pazienti sono molto incoraggianti portando a prevedere l’evento fatale in oltre il 90% dei casi. L’uso di nuovi algoritmi che stiamo sperimentando offrono inoltre la possibilità di vedere all’interno degli elettrocardiogrammi patologie non diagnosticate proponendo in futuro nuove prospettive diagnostiche”.

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