Fidest – Agenzia giornalistica/press agency

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Scuola: Chiusa per mancanza di alunni

Posted by fidest press agency su lunedì, 29 Maggio 2023

Sembra segnato il destino della scuola italiana. Le culle vuote degli ultimi anni sono già diventate banchi vuoti e infine edifici scolastici chiusi, per ora soprattutto nelle scuole dell’infanzia e della primaria. Ma l’ombra della chiusura si sta già allungando anche sulle scuole medie e presto sulle superiori. Le classi, insomma, si svuotano e le scuole finiscono per chiudere i battenti. I numeri, inediti, fanno rabbrividire: negli ultimi dieci anni – secondo una ricerca di Tuttoscuola, elaborata su dati ufficiali pubblicati sul sito del Ministero dell’Istruzione e del Merito – in Italia sono state sbarrate le porte di oltre 2.600 scuole, solo nel segmento delle scuole dell’infanzia e primaria (alunni tra 3 e 11 anni). E nei prossimi cinque anni si può stimare che ne chiuderanno almeno altre 1.200, tra statali e paritarie. Del resto – secondo le stime dello stesso ministro Valditara – fra dieci anni dai 7,4 milioni di studenti del 2021 si scenderà a poco più di sei milioni, al ritmo di 110-120.000 ragazzi in meno ogni anno. “Le scuole italiane stanno scomparendo come i ghiacciai che si sciolgono”, spiega Giovanni Vinciguerra, direttore di Tuttoscuola. Un Paese che deve chiudere le proprie scuole – non una qui e lì, ma migliaia in maniera sistematica nell’arco di un decennio – quale futuro ha? La chiusura di una scuola è una misura estrema, e assume anche un significato simbolico. Non si tratta solo di meno alunni nelle aule, o di ridurre il numero di classi. Sbarrare per sempre il portone di una scuola, con le aule colorate, la palestra e le altre strutture, nelle quali non entreranno più alunni schiamazzanti né insegnanti, né bidelli, è molto di più: significa spegnere una comunità. Vuol dire che la crisi demografica sta mordendo la carne viva della scuola e della società, ne sta minando l’impianto organizzativo. Con minore possibilità di scelta e minore prossimità di servizi per le famiglie, peraltro sempre meno numerose. Ecco perché il dato di circa 4 mila scuole chiuse sul territorio nazionale tra il 2015 e il 2030, già in larga parte consuntivato, si può considerare drammatico.

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Fnopi: “Mancano almeno 70mila infermieri”

Posted by fidest press agency su domenica, 6 novembre 2022

Allo stato attuale, per garantire i Livelli essenziali di assistenza (Lea), mancano almeno 70mila infermieri. Numeri che costituiscono un autentico vulnus per la sanità pubblica e che scaturiscono dall’assenza di programmazione e di una visione strategica.Il reintegro degli infermieri sospesi a causa del mancato rispetto dell’obbligo vaccinale rischia di non produrre un impatto significativo riguardo le carenze in organico e di non colmare il deficit strutturale di personale nel Ssn. Sono infatti circa 2.600 gli infermieri italiani sospesi (lo 0.5% sul totale iscritti all’Albo in Italia) in quanto non vaccinati al 31 ottobre contro il Covid-19, e ora reintegrati per decreto, anche se occorre valutare quanti di loro torneranno effettivamente a lavoro.Si tratta di una cifra esigua (appena il 3,7%) rispetto alla carenza di 70mila infermieri , il numero di professionisti di cui ha bisogno il nostro Paese.Siamo però fiduciosi che il nuovo Governo – e in particolare il Ministro Orazio Schillaci – riconosca come priorità assoluta la necessità di rispondere al crescente fabbisogno di infermieri, disegnando una nuova prospettiva nel reclutamento del personale mancante e in questo senso siamo a disposizione per tracciare assieme le linee su cui lavorare.

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La mancanza di infrastrutture digitali rischia di lasciare milioni di famiglie rurali in povertà

Posted by fidest press agency su venerdì, 18 giugno 2021

Nonostante un notevole incremento nel numero di migranti che spediscono denaro a casa tramite trasferimenti digitali a causa della pandemia di COVID-19, milioni di membri delle famiglie destinatarie, che vivono in zone rurali, affrontano enormi difficoltà per accedere ai servizi finanziari digitali che potrebbero aiutarli a uscire dalla povertà. Il presidente del Fondo Internazionale per lo Sviluppo Agricolo (IFAD) ha lanciato oggi un appello perché si investa con urgenza in infrastrutture e servizi finanziari digitali nei paesi in via di sviluppo, per garantire che le famiglie che vivono in aree rurali non vengano lasciate indietro. L’anno scorso, le rimesse digitali sono aumentate del 65 per cento, raggiungendo la cifra complessiva di 12,7 miliardi di dollari. Questo cambiamento è dovuto a una diminuzione nell’uso di contante determinata dai lockdown, che hanno limitato la possibilità di spedire denaro attraverso canali informali, e dalle regole di distanziamento sociale, tanto per chi spediva quanto per chi riceveva le rimesse. Nonostante la recessione economica globale causata dalla pandemia, i migranti hanno continuato a mandare denaro a casa alle loro famiglie, e le rimesse nel 2020 hanno raggiunto l’ammontare totale di 540 miliardi di dollari – con un calo limitato all’1,6 per cento, rispetto all’anno precedente. In tutto il mondo, 200 milioni di migranti mandano regolarmente denaro a casa a circa 800 milioni di loro parenti. Questo contributo influisce in modo cruciale sulla loro vita e sulla loro possibilità di mantenersi. Quasi la metà di queste famiglie vive in aree rurali di paesi in via di sviluppo, dove la povertà e la fame sono più diffuse. Le famiglie usano i soldi mandati a casa dai lavoratori migranti per soddisfare necessità essenziali quali cibo, alloggio, spese scolastiche e mediche, oltre che per avviare piccole attività imprenditoriali. Queste risorse spesso sono in grado di cambiare la vita delle famiglie e delle comunità locali. Da marzo 2020, l’IFAD è alla guida di una task force globale per le rimesse (RCTF), composta da 41 organismi internazionali, istituzioni intergovernative, gruppi industriali e del settore privato e una rete di organizzazioni che si occupano di migranti, per ovviare all’impatto della pandemia di COVID-19 sul miliardo di persone direttamente coinvolte nel fenomeno delle rimesse. Tra le numerose raccomandazioni rivolte al settore pubblico e privato, la task force ha elaborato misure concrete per promuovere la digitalizzazione del mercato delle rimesse, nel tentativo di stimolare la ripresa e rafforzare la resilienza delle famiglie dei migranti in tutto il mondo. In linea con queste misure, l’IFAD sta attualmente finanziando soluzioni digitali promosse dal settore privato di cui beneficeranno oltre un milione di persone nella sola Africa occidentale.

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La mancanza dei vaccini antinfluenzali in farmacia deve essere risolta al più presto

Posted by fidest press agency su lunedì, 26 ottobre 2020

“La situazione è diventata drammatica e rivolgo un appello al Presidente della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini, a tutti Presidenti e agli Assessori alla sanità perché non si attenda oltre a fornire alle farmacie i vaccini antinfluenzali destinati alla popolazione attiva, almeno nelle quantità previste nell’intesa approvata lo scorso 14 settembre” dice il presidente della Federazione degli Ordini dei Farmacisti Andrea Mandelli, riferendosi alla decisione della Conferenza Stato-Regioni di destinare al canale farmacia almeno l’1,5% dei vaccini acquistati dalle amministrazioni, pari a circa 250.000 dosi. “Una quantità pari a un quarto di quella che ogni anno passa attraverso le farmacie e che abbiamo da subito dichiarato assolutamente insufficiente, soprattutto in previsione dell’aumento delle richieste dovuto alla giusta campagna di sensibilizzazione condotta dalla comunità scientifica” prosegue Andrea Mandelli. “Oggi i farmacisti di comunità sono assediati dalle richieste dei cittadini che, seguendo le indicazioni di infettivologi, virologi ed epidemiologi, chiedono di potersi immunizzare anche se non rientrano nelle categorie a rischio: alcuni colleghi hanno già raccolto migliaia di prenotazioni e la pressione non farà che aumentare. Con la lodevole eccezione di alcune Regioni che hanno deciso di ampliare questa quota e di provvedere alla distribuzione, nella quasi totalità dei casi dobbiamo rispondere alle persone che vaccini non ne abbiamo e non sappiamo se e quando saranno disponibili. Credo sia nell’interesse di tutti non assistere a una replica del “caso mascherine” e i tempi per evitarlo sono strettissimi, perché l’epidemia influenzale è purtroppo alle porte”. (n.r. Un’esigenza che la Fidest aveva già rappresentato motivandola. Il lassismo in questo caso da parte degli organi preposti è davvero inqualificabile. Vedasi: https://fidest.wordpress.com/2020/10/22/vaccino-antinfluenzale-lettera-aperta-fidest-alla-regione-lazio/)

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Sempre più preoccupante la mancanza di vaccino antinfluenzale nelle farmacie

Posted by fidest press agency su giovedì, 1 ottobre 2020

“E’ fondamentale vaccinare contro l’influenza le categorie a rischio, ma è anche importantissimo immunizzare la cosiddetta popolazione attiva: le persone che lavorano, che si spostano sui mezzi pubblici e che spesso sono a contatto con il pubblico, a cominciare dai lavoratori del commercio. Insomma tutti i cittadini che costruiscono il PIL del nostro paese”. Andrea Mandelli, presidente della Federazione degli Ordini dei Farmacisti, intervistato oggi dal Tg Studio aperto, ha rilanciato l’allarme sulla situazione che vede le farmacie sprovviste delle dosi di vaccino necessarie a provvedere alle richieste delle persone che non rientrano nell’obiettivo della campagna nazionale, in un momento in cui tutta la comunità scientifica raccomanda di generalizzare il più possibile la copertura antinfluenzale. “Le dosi messe a disposizione delle Regioni, circa 250mila, sono insufficienti: ne occorrerebbero almeno un milione in più. Le aziende produttrici hanno scritto alla Federazione dicendo di non poter soddisfare eventuali ordini” ha proseguito Andrea Mandelli ”e nel frattempo le richieste dei cittadini nelle farmacie stanno diventando sempre più pressanti. A questo punto o le Regioni accettano di destinare al territorio un numero adeguato di dosi, che poi lo Stato provvederà a reintegrare, oppure si deve cercare di reperire sul mercato estero dosi da importare. Non vedo in questo momento altre soluzioni al problema”. Un problema che, se non risolto, oltre a complicare il contrasto della pandemia, rischia di generare allarme sociale, come avvenuto nel caso delle mascherine.Ufficio Stampa FOFI.

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Mancanza di lavoro è uno dei problemi più grandi a livello mondiale

Posted by fidest press agency su giovedì, 13 agosto 2020

“Auspico che, con l’impegno convergente di tutti i responsabili politici ed economici, si rilanci il lavoro: senza lavoro le famiglie e la società non possono andare avanti”.Con queste parole di Papa Francesco all’Angelus, domenica scorsa, ha evidenziato quello che “è e sarà un problema della post-pandemia: la povertà, la mancanza di lavoro”, sottolineando che “ci vuole tanta solidarietà e tanta creatività per risolvere questo problema.” Il lavoro è la questione prioritaria ed urgente, soprattutto là dove vi è un’economia informale e dipendente dal mercato globale, dove mancano i sistemi di protezione sanitaria e sociale. Sono le tante testimonianze che ci giungono dai diversi paesi dove si è impegnati con gli interventi sostenuti dalla Campagna Caritas Italiana-FOCSIV “Dacci oggi il nostro pane quotidiano”. Siamo tutti coinvolti nel mercato internazionale, connessi dalle filiere produttive e commerciali. Il lockdown ha messo in evidenza la fragilità del sistema: di come siano gli anelli più deboli della catena sociale a pagare le maggiori conseguenze di questo periodo e di come siano stati pochi i settori che hanno resistito all’impatto dell’emergenza. Due tra tutti, quello dell’alimentazione, necessario alla vita, e quello delle armi, che produce morte.
Mentre la diffusione del COVID 19 accelera sempre di più in un crescendo di contagiati e di decessi in ogni parte del Pianeta, l’impatto sul mondo del lavoro aumenta le discriminazioni e le disuguaglianze, tra gli stessi lavoratori.

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I profeti del malaugurio

Posted by fidest press agency su giovedì, 28 febbraio 2013

Si sta formando in Italia un “partito” degli ottimisti per i quali la crisi mondiale che ci sovrasta non è poi tanto drammatica come sembra e l’Italia, in particolare, ha saputo fare come la laboriosa formica nel raccogliere nei periodi di abbondanza le risorse necessarie che oggi può mettere in campo nei momenti di crisi. L’altro “partito”, che possiamo definire dei pessimisti, è ovviamente, di segno contrario se pensa agli sprechi, al nostro debito pubblico da capogiro, al lavoro nero e senza tutele, alla disoccupazione, ecc.
L’opinione pubblica, ovviamente, interpreta tutto ciò a seconda dei suoi personali accadimenti. Se la famiglia ha un figlio disoccupato, o un genitore o entrambi, se sono alle prese con il mutuo della casa, di certo parteggeranno per il partito dei pessi-misti. A questo punto dovremmo pensare che esiste una terza possibilità, come dire “in medio stat vir-tus”. Lo dobbiamo alla nostra arte di saperci arrangiare. Se non fosse così come potremmo spie-garci l’abilità dei pensionati, una famiglia mono-reddito di quattro persone, i primi con un reddito da 500 euro e gli altri sui 1.200 al mese a pagare il fitto di casa, la luce, il gas, il telefono, le spese condo-miniali e ad alimentarsi e vestirsi? Sono i milioni di italiani che si arrangiano come possono così come accadeva nel periodo di guerra con la borsa nera e le tessere annonarie. E se gli italiani si arrangiano, non devono certo dire grazie al governo che in queste cose non c’entra, anzi diventa in talune circostanze un ingombro. Tutto questo potrebbe apparire una gran bella risorsa, un prodotto da esportare nel mondo, se non ci rendessimo conto che così ingegnandoci tracciamo un solco sempre più profondo tra la politica e i cittadini. Un solco di incomprensioni, del fai da te per mancanza di solidarietà, pavesato di egoismi e che si stanno traducendo in un volontariato alternativo a compiti che lo stato non dovrebbe abdicare come l’assistenza sanitaria, la sicurezza, con le ronde, l’istruzione, ecc. Alla fine avremo un anti-stato a tutto campo e ci chiederemo che senso ha avere un parlamento, una giustizia, un esercito, una scuola pubblica, se tali istituzioni tendono ad allontanarsi sempre più dalla realtà del paese, a non comprenderla, a non governarla, a non riuscire ad immedesimarsi con i suoi bisogni. A questo punto il malaugurio o il ben augurio diventa una vera e propria iattura. (editoriale Fidest a cura di Riccardo Alfonso)

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Confindustria: manca attenzione per i consumatori

Posted by fidest press agency su venerdì, 25 Maggio 2012

“Chi si aspettava un cambio di marcia rispetto alla Presidenza di Emma Marcegaglia non può che essere rimasto deluso”. E’ questa l’opinione di Massimiliano Dona, Segretario generale dell’Unione Nazionale Consumatori (UNC), rispetto alla presentazione dell’ agenda per il confronto con il Governo del neo Presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, che ha trascurato ogni serio riferimento ai consumatori.
“E’ sorprendente -dichiara Dona- che Confindustria continui ad operare come un normalissimo lobbysta senza preoccuparsi di aprire la propria politica ad una maggiore attenzione dei diritti dei consumatori: finché gli industriali non comprenderanno che la crescita deve necessariamente fare leva su una maggiore correttezza e trasparenza del mercato -conclude Dona- le nostre aziende perderanno competitività tanto sul mercato internazionale quanto su quello europeo”.

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Roma: mancano posti letto al S. Camillo

Posted by fidest press agency su sabato, 19 giugno 2010

Roma. “Prendo atto delle richieste avanzate dai primari dell’ospedale San Camillo di Roma, ma sono convinto che per disporre di un servizio sanitario efficiente, è necessario operare sulla redistribuzione degli organici e dei posti letto,  tagliando opportunamente dove si è in esubero”.  Il responsabile per la Sanità dell’Italia dei Diritti, Manlio Caporale, risponde con queste parole all’allarme lanciato in questi giorni da sette primari dell’azienda ospedaliera romana autori di una lettera indirizzata al direttore generale Luigi Macchitella, alla governatrice Renata Polverini e al sub commissario alla Sanità per la Regione Mario Morlacco, nella quale viene denunciata la grave situazione di collasso della struttura. Il documento in questione mette in evidenza la mancanza di infermieri e di anestesisti e la drastica riduzione dei posti letto nelle Unità operative di Neurochirurgia, Neurologia, Neurorianimazione e Neuroradiologia, con conseguenti difficoltà nel rispondere alla crescente affluenza dei ricoveri e codici rossi.  L’esponente del movimento guidato da Antonello De Pierro si dice pienamente comprensivo degli ingenti problemi che attanagliano le strutture pubbliche, ma ritiene opportuna un’analisi oggettiva della situazione sanitaria: “Nell’organizzazione della rete ospedaliera a livello nazionale sono previsti 4 posti letto per acuti (pazienti in regime ordinario e day hospital) ogni 1000 abitati. Nei termini, Roma è indubbiamente in sovrabbondanza nel numero di posti letti attribuiti, mentre le province al contrario, ne sono carenti. I cittadini delle periferia sono costretti a recarsi nella Capitale per fare una ecografia e non con pochi disagi. Lo stesso vale per il personale organico preposto, in esubero a Roma e scarso in provincia. L’ipotesi più auspicabile – conclude Caporale – sarebbe quella di una mediazione tra Roma e le altre province laziali,  indubbiamente dolorosa a causa dei tagli da fare, ma in grado di assicurare, attraverso la promozione di un tavolo comune d’incontro con tutte le professionalità del Lazio, una più adeguata redistribuzione. Così facendo, a mio avviso, le grandi aziende verrebbero sollevate da un eccessivo carico di lavoro mentre quelle piccole in periferia, opererebbero finalmente a pieno regime”.

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Settore assicurativo fuori controllo

Posted by fidest press agency su mercoledì, 9 giugno 2010

Costi elevati, ma anche mancanza di trasparenza e modifiche unilaterali delle condizioni contrattuali;  violazioni del diritto di recesso e presenza di clausole vessatorie nei contratti; informazioni pre-contrattuali poco chiare e mancanza di adeguate tutele per i cittadini: sono questi, e non da oggi, i principali problemi che denunciano i cittadini alle prese con le assicurazioni. E i costi non smettono di lievitare, con l’Rc Auto che fa registrare +51,5% dal 2000 ad oggi, +7,2% nell’ultimo anno.  “Troppo poco denunciare gli alti costi delle polizze assicurative: grazie, ma lo sapevamo già. Se la liberalizzazione del settore e le recenti norme a favore della concorrenza non hanno prodotto benefici positivi né  hanno inciso sui premi è anche per una dubbia capacità dell’Istituto presieduto da Giancarlo Giannini di vigilare e regolamentare adeguatamente un settore dominato da alti costi e scarse tutele. Su un aspetto, in ogni caso, concordiamo: il settore assicurativo è il tallone d’Achille tra i servizi di pubblica utilità in Italia”. Nelle dichiarazioni del vicesegretario generale, Antonio Gaudioso, il commento di Cittadinanzattiva in merito all’annuale relazione dell’Isvap. Non a caso, dalle segnalazioni dei cittadini giunte nell’ultimo anno a Cittadinanzattiva-PiT Servizi in tema di assicurazioni, i diritti violati più di frequente sono proprio il diritto alla sostenibilità economica (27%) e il diritto alla tutela (18%), seguiti dal mancato rispetto del diritto all’equità contrattuale (17%), alla trasparenza (13%) e alla corretta informazione (12%). Nell’ultimo anno, inoltre, le principali criticità riscontrate dai cittadini in tema di Rc Auto hanno riguardato: liquidazione del sinistro (lunghe attese, complessità delle procedure, difformità dei giudizi forniti dai periti di parte), preventivo (in diminuzione grazie al “preventivatore unico”, ma pur sempre significative di un disagio legato a: preventivi poco trasparenti e confrontabili dal punto di vista dei costi e delle caratteristiche contrattuali; preventivi online non in linea con le condizioni contrattuali poi effettivamente applicate; scarse info prima di stipulare il contratto), indennizzo diretto (in aumento, a causa di ritardi nella procedura e violazione delle norme: pensate per abbattere i tempi di attesa del risarcimento e per snellire gli adempimenti burocratici a carico dell’assicurato, di fatto rallentano i tempi dei rimborsi), recesso (applicazione di penali non dovute), aumento del premio (anche a fronte della diminuzione delle classi di merito e di comportamenti di guida virtuosi), clausole vessatorie presenti nei contratti. http://www.cittadinanzattiva.it

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Draghi: tra crisi del debito e mancanza di crediti

Posted by fidest press agency su mercoledì, 9 giugno 2010

La relazione annuale del governatore della Banca d’Italia è solitamente il documento economico pubblico più cauto, i cui argomenti sono scelti e misurati quasi con il bilancino di precisione usato per pesare oro e pietre preziose. Il tentativo di molti di ricondurlo dentro il minimo comun denominatore studiato per definire il sostegno alla recente manovra di tagli di bilancio è un po’ provinciale e comunque limitativo. Piuttosto bisognerebbe condividere la preoccupazione del governatore per la diffusa corruzione, per l’illegalità non solo fiscale e per la mancata riorganizzazione della Pubblica Amministrazione. A nostro avviso, però, il discordo di Mario Draghi contiene alcune importanti criticità che necessiterebbero di un maggior approfondimento. Salta subito all’occhio il fatto che ha ripetuto più volte che “le banche centrali hanno fornito liquidità in misura senza precedenti” sia nel caso della Lehman Brothers che in quello più recente dell’euro. “Le misure eccezionali di espansione della liquidità hanno evitato una crisi sistemica”, ha ricordato.  Ma proprio questa liquidità  è andata tra l’altro a coprire “disavanzi e debiti pubblici che sono aumentati vistosamente”. Per l’area dell’euro, “l’imponente creazione di debito pubblico, in una fase in cui arrivano a scadenza sui mercati quantità straordinarie di obbligazioni bancarie, ha improvvisamente accresciuto il premio di rischio su alcuni debitori sovrani”, ha spiegato Draghi, mettendo in luce questa grande e seria preoccupazione che assilla tutti i responsabili delle istituzioni di governance e di controllo dell’economia e della finanza.  I titoli di debito pubblico dei paesi dell’euro, che arriveranno a scadenza nel 2010, saranno di 540 miliardi di euro, a cui si vanno ad aggiungere nuovi titoli di debito per un totale di quasi 930 miliardi di nuove emissioni. Nel 2010 l’Italia dovrà rimborsare titoli per 250 miliardi. Poi 192 nel 2011 e 168 nel 2012. Rimborsare, come noto, significa semplicemente emettere dei nuovi titoli per rimpiazzare quelli vecchi. Il problema è trovare acquirenti disposti a comprarli ad un tasso di interesse equo e non punitivo.  Oltre al problema dei crescenti debiti sovrani, sta emergendo una forte competizione tra le banche europee e quelle americane per accaparrarsi i compratori istituzionali di bond. Secondo alcune stime, circa il 40% dei 2.000 miliardi di dollari dei grandi fondi americani è costituito da titoli di 16 grandi banche europee. Anche Draghi ha detto che “con l’insorgere della crisi greca, le forti tensioni di liquidità sul mercato interbancario sono tornate e l’operatività è concentrata sul brevissimo termine”. Attualmente gli investitori americani forniscono circa 500 miliardi di dollari in crediti a breve termine per le operazioni delle banche europee.  Il vento sta cambiano e alcuni fondi americani stanno cominciando a ritirare i loro finanziamenti dall’Europa. Non si tratta solo di giochi di geopolitica finanziaria, ma sono decisioni dipendenti dall’aggravamento della situazione debitoria negli USA. Un esempio per tutti è dato dalla recente richiesta del gigante assicurativo immobiliare americano di interesse nazionale, Fannie Mae, di nuovi aiuti di emergenza per 8,4 miliardi di dollari. Fannie Mae, che era stato salvato dal fallimento nel 2008 con fondi pubblici, ha in portafoglio 3.000 miliardi in ipoteche immobiliari il cui valore si sta deteriorando. Ha fatto registrare 11,5 miliardi di perdite soltanto nel primo trimestre 2010. Il totale delle sue perdite accumulato dall’esplosione dei subprime è di 145 miliardi. Quasi la metà del Pil della Grecia, per intenderci.
Anche se con tono pacato, Draghi ha ammonito che “le banche devono essere preparate ad affrontare periodi anche prolungati e ricorrenti di anomalie sui mercati”. Dopo le recenti esperienze, sarebbe irresponsabile lasciare al mercato il magico compito di rispondere a questa emergenza. Diventano perciò di estrema urgenza gli accordi tra gli stati e i governi del G 20 per approntare una nuova governance e nuove regole sulla finanza di cui lo stesso Draghi si è fatto portavoce come presidente del Financial Stability Board.  Affrontando poi, relativamente al nostro paese, il nodo centrale del rapporto tra ripresa economica e accesso al credito e solvibilità delle piccole e medie imprese, il governatore ha riportato che il “credito alle imprese era sceso del 3,7% a dicembre 2009 rispetto a settembre, in ragione d’anno”. Percentualmente, la flessione maggiore si è registrata di più per le industrie del Nord rispetto al già risicato accesso al credito del Mezzogiorno. Segnali di miglioramento sono stati spazzati via dalla crisi dell’euro.    Come si evince dalla relazione della Banca d’Italia, “la recessione peggiora la liquidità dei prestiti bancari e nel 2009 le perdite su crediti dei cinque maggior gruppi bancari italiani hanno assorbito quasi il 70% del risultato di gestione”. Nonostante il recente pacchetto di aiuti finanziari UE, la BCE stima, ottimisticamente, che le banche europee dovranno affrontare svalutazioni per sofferenze creditizie pari a 187 miliardi di euro da oggi a fine 2011. Nello stesso periodo le stesse banche europee entreranno in competizione nei e con i paesi dell’UE perché “vedranno addensarsi scadenze di obbligazioni bancarie per importi significativi”.  In questa corsa dei governi e delle banche al finanziamento dei propri titoli, le PMI, il solo motore produttivo della ripresa insieme al lavoro, rischiano di trovare chiusi i rubinetti del credito. Sarebbe ingenuo affidarsi soltanto a una ritrovata buona volontà delle banche.   Riteniamo urgente che il governo renda operativo il progetto della Cassa Depositi e Prestiti di creare un fondo speciale per il finanziamento di progetti a lungo termine e tecnologicamente avanzati delle piccola e media industria italiana. Le PMI sono l’unico cammello che lavora. Può resistere a lungo alla siccità, ma anche lui senza acqua muore!  (Di Mario Lettieri Sottosegretario all’Economia nel governo Prodi e Paolo Raimondi   Economista)

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Benedetto XVI: solidarietà

Posted by fidest press agency su domenica, 4 aprile 2010

“Completa e incondizionata adesione” alla persona del Santo Padre e ai Suoi insegnamenti, restando uniti al “Capo visibile della Chiesa con tutte le nostre energie e la fedeltà di cui siamo capaci in questi particolari momenti”.  È quanto si legge in una lettera di solidarietà a Benedetto XVI che l’intera comunità accademica della Pontificia Università della Santa Croce ha inviato al Papa nell’imminenza della Pasqua del Signore. Nel testo firmato dal Rettore Magnifico dell’Università, prof. Luis Romera, e da rappresentanti del corpo docente, degli studenti e del personale tecnico e amministrativo, si esprime inoltre ringraziamento al Santo Padre “per avere indetto l’Anno Sacerdotale, che ci ha portati a riflettere sulla grandezza del ministero sacerdotale, nonostante le nostre mancanze”. La lettera si conclude assicurando a Benedetto XVI la “quotidiana preghiera per la Sua Augusta Persona e le Sue intenzioni” di tutti i membri della Pontificia Università della Santa Croce.

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Assunzione vigili a Roma

Posted by fidest press agency su giovedì, 21 gennaio 2010

«Gli idonei al concorso dei vigili urbani che verranno assunti entro il 2011 sono persone privilegiate in quanto sanno con anticipo, e con assoluta certezza, che firmeranno un contratto a tempo indeterminato con l’amministrazione, come previsto dall’accordo sindacale dello scorso dicembre che tutti conoscono. E c’è di più: le circa 400 unità in questione forse hanno dimenticato che non esiste un diritto assoluto ad essere assunti dall’amministrazione nonostante si abbia vinto un concorso o si risulti idonei allo stesso».  Lo dichiara in una nota l’assessore alle Risorse umane, Enrico Cavallari, in seguito all’articolo pubblicato oggi su un quotidiano romano in cui il comitato degli idonei della Polizia municipale «8350» lamenta la mancanza di un calendario che annunci le date di assunzione per gli anni 2010-2011.  «La calendarizzazione delle date di assunzione è possibile soltanto dopo le previsioni di bilancio: questo è noto a chiunque, compresi gli idonei dei vigili e il quotidiano che ha ospitato le loro lamentele – continua Cavallari – Certe dichiarazioni inutili e strumentali, tuttavia, fanno venire il dubbio che il personale in procinto di essere assunto non sia pronto a ricoprire un ruolo tanto importante per la città, come quello dei vigili urbani, che richiede coscienza, rigore e correttezza».

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La deriva dell’ospedale Pertini di Roma

Posted by fidest press agency su martedì, 19 gennaio 2010

“Per quanto concerne la Sanità, nessuna buona nuova: oggi è l’ospedale Pertini, domani può essere un’altra struttura. A parte qualche centro d’eccellenza, in termini qualitativi si registra comunque una situazione di stallo generale”. Questo il duro e amaro commento del vicepresidente dell’Italia dei Diritti Roberto Soldà riguardo alla denuncia di alcuni parenti di pazienti ricoverati all’ospedale Pertini di Roma che segnalano la mancanza di strumenti essenziali quali termometri, flebo, apparecchiature indispensabili come quelle per la registrazione dei parametri vitali e tanti altri strumenti. In aggiunta a ciò, la carenza d’organico. Il personale presente si sacrifica ma è necessaria la collaborazione dei parenti per alleviare i disagi causati dall’insufficienza di infermieri e ausiliari. Prosegue l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro: “Queste carenze strutturali sono divenute ormai croniche, è inaudito che i parenti debbano ritrovarsi ad eseguire il lavoro di coloro che sono addetti alla cura dei pazienti e alla somministrazione delle terapie e dei pasti. E’ necessario che i cittadini, soprattutto nei momenti più difficili della loro vita, dispongano di servizi appropriati. E’ anche un diritto degli operatori sanitari lavorare in condizioni umane  fornendo loro un organico sufficiente e la strumentazione adeguata. In tal modo si eviterebbero loro turni massacranti e si assicurerebbero migliori servizi per gli utenti. Mi auguro – conclude Soldà – che vengano presto fornite risposte concrete a tale denuncia perché non è certo questa la Sanità che desiderano i cittadini”.

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