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Quotidiano di informazione – Anno 35 n°185

Posts Tagged ‘medici’

Carenza medici, mozione interviene su assunzione specializzandi

Posted by fidest press agency su giovedì, 25 Maggio 2023

La Conferenza delle Facoltà e delle Scuole di Medicina e dalla Conferenza permanente dei Collegi di area medica, in una mozione chiede di non estendere la possibilità di assumere gli specializzandi oltre il 2026, prevista dalla riforma del sistema formativo specialistico medico introdotta con il Dl 30 marzo 2023, n. 34. Una “posizione incomprensibile”, sottolinea il presidente della Federazione Cimo-Fesmed, Guido Quici, pur sostenendo l’indubbia necessità “che l’intero sistema formativo debba essere riformato”. “La possibilità” per i medici specializzandi “di partecipare ai concorsi non si tocca” sottolinea Quici che aggiunge “invidio l’ottimismo” dei promotori della mozione “secondo cui dal 2026 il problema della carenza di medici sarà risolto in ogni ospedale d’Italia, tanto da ritenere inutile la possibilità di continuare ad assumere gli specializzandi dal terzo anno. Ma se tale previsione si rivelasse corretta – osserva Quici – gli specializzandi non avrebbero possibilità di essere assunti, poiché le graduatorie degli specialisti sarebbero sufficienti a colmare ogni posto disponibile, anche nei piccoli ospedali di provincia, dove al momento non vuole lavorare nessuno”. “Ricordiamo – aggiunge il presidente Cimo – che gli specializzandi che partecipano ai concorsi rientrano in una graduatoria diversa rispetto a quella degli specialisti, a cui si attinge solo nel caso in cui non ci siano specialisti disponibili. Perché tanto clamore, allora? Non c’è dubbio – evidenzia Quici – che l’intero sistema formativo debba essere riformato, andando nella direzione degli ospedali di insegnamento e di una nuova collaborazione tra ospedali e università. Ma non c’è alcuna ragione per precludere agli specializzandi la possibilità di partecipare ai concorsi”. Sulla stessa lunghezza d’onda Anaao Assomed che, in una nota parla di “un’azione tanto incomprensibile quanto tardiva e ingiustificata”, assicura: “Siamo pronti a contrastare tale tentativo di restaurazione del sistema formativo medico specialistico ormai obsoleto ed arretrato rispetto agli standard europei se necessario anche dinnanzi alla Commissione europea, affinché non venga dato spazio a tali tendenze particolaristiche e baronali delle università italiane”. “Il decreto Calabria, pur garantendo adeguato spazio anche alla formazione teorica svolta presso le università, che continuano a svolgere un ruolo di coordinamento delle attività didattiche e di ricerca – sottolinea il sindacato in una nota – ha scardinato il vecchio paradigma formativo italiano, in precedenza polarizzato verso un insegnamento esclusivamente teorico, incentrando la formazione specialistica dei medici verso l’insegnamento pratico che in medicina appare di importanza imprescindibile. Ebbene, le pressioni di alcuni universitari sul Governo italiano affinché revochi tale riforma epocale del sistema formativo medico rischiano di arrecare un gravissimo danno sia al diritto dei medici a un’adeguata formazione sia a quello alla salute dei cittadini”, è il monito dell’Anaao. Anaao Assomed – si legge nella nota – chiede al ministro della Salute e al Governo di continuare sulla strada intrapresa senza rallentamenti e con la certezza di avere l’approvazione della totalità degli oltre 50mila medici in formazione specialistica. “Ci auguriamo – conclude il sindacato – che il tempo delle lobby lasci spazio al tempo delle riforme vere nell’ottica di un continuo miglioramento delle cure e della formazione medica. Se così non sarà, siamo pronti alle barricate contro questo maldestro tentativo di mantenimento di uno ‘status quo’ figlio di un inquadramento del medico in formazione specialistica vecchio di ben 24 anni”. (Fonte Doctor33)

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Medici di famiglia, più investimenti per la specialistica

Posted by fidest press agency su venerdì, 12 Maggio 2023

“Nel 2021 risultavano in attività 40.250 medici di medicina generale (in calo di 1.457 unità rispetto al 2020)”, di cui “circa il 75% con oltre 27 anni di anzianità. Sempre nel 2021, il rapporto tra cittadini assistibili e medici di medicina generale risultava pari a 1.237, in calo di una unità (1.238) rispetto al 2020. Mentre il rapporto tra medici di medicina generale e cittadini per 10mila abitanti, a livello nazionale, era di 6,81”. Lo ricorda Silvestro Scotti, segretario generale Fimmg (Federazione italiana medici di medicina generale), citando i dati del rapporto Agenas sul personale sanitario. “L’approfondimento che Agenas ha dedicato alla medicina generale è un utile strumento di politica sanitaria e auspichiamo che possa essere lo strumento che ci aspettavamo per un’azione legislativa e contrattuale per realizzare quel cambio di passo sull’assistenza territoriale del quale il nostro Paese ha bisogno”, sottolinea. “Nel nostro Paese – evidenzia il leader della Fimmg – si assistite ad una desertificazione della medicina territoriale, con un forte sbilanciamento di investimenti verso la specialistica che ha limitato gravemente il diritto alle cure dei cittadini, indotti negli anni a rinunciare alla prossimità dell’assistenza e a rivolgersi sempre più spesso al secondo livello, pubblico o privato che sia. La nostra speranza è che questo autorevole rapporto di Agenas diventi il punto di partenza di una programmazione che metta in condizione il territorio di tornare attrattivo, attraverso un necessario reinvestimento di risorse umane ed economiche, per rispondere in modo efficace alle esigenze di salute dei cittadini”. “Illuminante – dice Scotti – il paragone con gli altri Paesi europei, che vedono un rapporto tra medici di medicina generale e popolazione ben più equilibrato”. Secondo il documento, a livello europeo nel 2020 il maggior numero di medici di medicina generale è stato registrato in Francia (94mila), seguita dalla Germania (85mila), mentre il Portogallo (medici abilitati all’esercizio della professione) e l’Irlanda hanno riportato il maggior numero di medici di medicina generale per 10mila abitanti (rispettivamente 29,2 e 18,8). (abstract fonte Doctor33)

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Medici di famiglia sotto pressione

Posted by fidest press agency su martedì, 25 aprile 2023

Il bando per il concorso di medicina generale d’accesso al triennio 2023-25 non si vede ancora. Ma il ministero della Salute ha appena inviato alle Regioni la ripartizione del fondo a finanziare le borse. Ora tocca alle giunte bandire i posti. Il segretario Fimmg Silvestro Scotti ha sollecitato il ministero della Salute ad inviare gli ispettori nelle regioni in ritardo nell’indicare i fabbisogni. Intanto, il nodo carenze si fa sentire: molti pazienti e sempre meno medici, e sempre più lontani ed oberati, senza successori. Per capire la gravità della situazione basta andare a Milano, dove solo 48 zone carenti su 424 sono state coperte, o in Veneto all’Ulss 3 Serenissima, Venezia, dove 69 “zone carenti” fin qui sono state riempite così: 22 con incarichi provvisori, 17 con proroga automatica dei medici convenzionati settantenni per altri 2 anni, 14 alzando per scelta del medico il massimale da 1.500 a 1.800 assistiti… infine sono previste 16 cessazioni da qui a fine anno. Nel frattempo, le regioni stentano a concludere gli accordi decentrati. Maurizio Scassola segretario Fimmg Veneto, ricorda che i problemi di organico tra i Mmg nella sua regione esitano in sovraccarichi lavorativi accettati per senso di responsabilità. «Si può avere anche 2.000 pazienti per medico, ma bisogna vedere a che condizioni. Serve un nuovo modello organizzativo e bisogna mettere in parallelo le trattative nazionali e regionali, con le seconde in qualche caso a fare da apripista», dice Scassola a Doctor 33.In Veneto Fimmg sta preparando i documenti per il futuro tavolo negoziale che auspica venga aperto a maggio. «Le nostre proposte riguardano personale e informatica. Sul personale partiamo da una riflessione: al momento il 40% dei residenti ha un medico di famiglia non incluso in alcun modello organizzativo di livello “europeo”; il cittadino conta su studi senza collaboratore né infermiere, esclusi a suo tempo dagli incentivi per via dei tetti alle forme associative. Ora però la mole di lavoro è diventata insostenibile. A fronte di una popolazione che invecchia e soffre di cronicità complesse, come medici di famiglia chiediamo alle regioni e alla Sisac per la trattativa nazionale strumenti per offrire agli italiani un’assistenza di prossimità vera», dice Scassola. «Non servono modelli aggregativi rigidi, forme associative strutturali particolari, ma serve un salto di qualità che ci avvicini al paziente, ci renda più accessibili». C’è poi il tema della tecnologia. «In una regione come il Veneto, avanti nell’informatizzazione, l’uso del “bit” è diventato una palla al piede del medico di famiglia e dei suoi pazienti. Si sono moltiplicati sia i frangenti in cui il computer ci è indispensabile sia i portali con cui dobbiamo dialogare: il 50% del nostro tempo è dedicato allo schermo a scapito dell’osservazione dei pazienti. Nel nostro documento chiediamo ad Azienda Zero (che coordina la tecnologia delle Ulss Venete ndr) di semplificare con noi le procedure informatiche, tanto più che sulle reti si innesteranno i servizi di telemedicina».Fimmg Veneto sostiene il Servizio sanitario nazionale come modello di network per legare assistenza ospedaliera e territoriale, ma punta ad una via “veneta” alla soluzione dei problemi locali. «Vorremmo rilanciare la qualità della proposta politica che fin qui ha contraddistinto la Regione. Il punto chiave è dotarci di nuovi modelli organizzativi calibrati sui bisogni della popolazione; tali modelli devono fare riferimento ai nostri studi distribuiti capillarmente sul territorio. Più che altro -dice Scassola- servono personale e percorsi di gestione dei pazienti. Si possono costruire nuovi modelli a partire da chi ha elevati bisogni socioassistenziali, ma serve trovare formule, spendibili nel resto d’Italia, che ci consentano di investire sul personale dei nostri studi. Speriamo di costruire un percorso verso un accordo integrativo regionale innovativo. Anche a livello nazionale Fimmg ragiona su una formula sostenibile da vecchi e giovani medici per finanziare i fattori produttivi di tutta la categoria. Ma bisognerà anche favorire gli ingressi di nuovi, giovani colleghi. Sollecito in tal senso la mia regione ad iniziare le procedure concorsuali per il triennio, ed è importante che tutte le regioni vadano in tal senso. Aumenti di massimale ed altre toppe di breve periodo da soli servono a poco». (fonte doctor33)

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Medici in piazza per salvare la sanità pubblica

Posted by fidest press agency su lunedì, 3 aprile 2023

Dallo spopolamento della medicina del territorio con 1,5 milioni di assistiti presto privati del medico di fiducia, alle vessazioni subite dai medici di famiglia di alcune regioni sugli stipendi; dal burn-out all’autonomia differenziata accusata di dividere ancora di più l’assistenza nelle regioni tra Nord e Sud: sono le ragioni di una manifestazione originata dai medici di famiglia Fimmg in Puglia. L’evento coinvolgerà gli altri sindacati del pianeta sanità, e gli Ordini. Dopo il congresso straordinario del 25 marzo, Fimmg porta il malcontento di una categoria che perde pezzi e vede avvicinarsi lo spettro delle mutue abbandonate dall’Italia 45 anni fa, “un sistema ove per potersi curare bisognerà avere una assicurazione e le prestazioni gratuite saranno erogate in base a quello che ognuno potrà pagare alla sua assicurazione”, come recita un corsivo Fimmg Bari. I medici lamentano la mancata applicazione delle norme vigenti che consentirebbero ai mmg fino a 850 assistiti di non perdere l’incarico di guardia medica: in Puglia la cessazione è imposta arrivati a 650 pazienti; e ai medici del corso di formazione in medicina generale è impedito di sostituire i titolari che incorrono in gravi malattie o infortuni; intanto, tardano le pubblicazioni dei bandi di assegnazione delle ore e degli ambiti carenti; alle dottoresse in allattamento non è riconosciuto il punteggio ai fini della graduatoria di medicina generale per il periodo di sospensione dell’attività.C’è poi un tema scottante: non solo la Regione non investe nuove risorse che consentano a tutti i medici di famiglia di avere collaboratori di studio e infermieri nei propri studi ma chiede indietro stanziamenti di 16 anni fa. Lo denuncia Fismu, ora confluita nella Federazione Medici del Territorio-FMT nuova sigla che comprende anche Uil Medici, Sumai ed Umi: la segretaria regionale Anna Lampugnani lamenta la richiesta della Regione di restituire compensi ricevuti dal 2007 a titolo di indennità previste dall’accordo integrativo e destinate a collaboratori di studio ed infermieri. «Dopo anni – denuncia Lampugnani – si tenta di fare cassa chiedendo la restituzione retroattiva di indennità da noi già investite per far funzionare gli ambulatori. Ma la Regione deve onorare un contratto ancora vigente, e deve reperire altri fondi adeguati per sostenere il livello professionale degli ambulatori di medicina generale». A fianco dei sindacati ci sarà la Fnomceo, sabato, con Filippo Anelli, Presidente Omceo Bari e Fnomceo, con il vice Giovanni Leoni e con il segretario generale Roberto Monaco. Anelli sottolinea come «per garantire il diritto alla salute del cittadino servono riforme che vadano incontro ai nuovi bisogni di salute tutelando lo spirito universalistico, equo e solidale del nostro SSN». Monaco rimarca la richiesta degli Ordini di vincolare parte delle risorse del fondo sanitario nazionale al sostegno dei professionisti. «Aver investito 30 miliardi in 4 anni in sanità è sicuramente una nota positiva, ma se non si investono analoghe risorse sul personale si mette a rischio il servizio sanitario pubblico».Solidali con i mmg i sindacati della dirigenza medica Anaao Assomed e Cimo Fesmed, che escono con un comunicato congiunto. «I medici di famiglia scendono in piazza 3 mesi esatti dopo la manifestazione organizzata a Roma dall’intersindacale della dirigenza medica e sanitaria “Uniti per la sanità”». E manifestano, «con lievi ma dovute differenze, degli stessi problemi che riscontriamo negli ospedali di tutta Italia, afflitti dalla stessa carenza, che si tenta di rattoppare affidando i turni al far west delle cooperative non controllate né regolate da nessuno; i problemi sono strettamente concatenati: se il territorio non funziona, non potrà funzionare l’ospedale, e viceversa. Le soluzioni dovrebbero essere altrettanto intrecciate. Creare un grande movimento che coinvolga i cittadini e tutti i lavoratori del settore dovrebbe essere l’obiettivo di tutti: Anaao Assomed e Federazione Cimo-Fesmed hanno già iniziato a lavorare con gli altri sindacati». Pino Gesmundo, Segretario generale Cgil Puglia guarda con preoccupazione alla “mancata implementazione del fondo sanitario per far fronte all’aumento dei materiali e dei costi energetici” e all'”arretramento in termini di spesa se rapportata al Pil nel prossimo triennio”. «C’è un disegno di smantellamento del SSN contro il quale il sindacato si sta già mobilitando con iniziative per sensibilizzare i cittadini. Alle regioni del Mezzogiorno vanno garantiti standard di servizi pari a quelli delle regioni più avanzate, altro che autonomia differenziata». (Fonte DoctorNews33)

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I giovani medici sono in fuga dagli ospedali italiani

Posted by fidest press agency su sabato, 1 aprile 2023

«Non riusciamo più a erogare cure gratuite a tutti nei tempi utili perché siamo pochi, stanchi, disamorati di una professione che inizia come sogno e diventa un incubo strada facendo». La frase di Pierino Di Silverio segretario generale nazionale di Anaao Assomed, principale sigla dei medici ospedalieri, non va contestualizzata in un comunicato sindacale ma nasce da una riflessione sulla realtà da cui si genera la fuga dei giovani medici in Italia. Una realtà che, scopriamo insieme, interessa l’ospedale più fatiscente come il più avanzato. Uno dei leit motif per giustificare gli esodi prematuri è che non solo da “gettonisti” nelle coop, ma soprattutto all’estero: in Francia, Germania, Olanda un medico ad inizio carriera guadagna circa il doppio che in Italia. Ma il movente non è solo economico, non è solo organizzativo, non si deve immaginare “stanco” solo chi lavora in un ospedale piccolo o decrepito.Tra il 2012 e il 2018, dicono i dati della Ragioneria dello stato, sono andati via 40 mila professionisti dal Servizio sanitario: in gran parte infermieri e medici. Contratti bloccati e degli stipendi fermi, vero; ma un articolo di fine 2022 sul sito dell’Università Cattolica del Sacro Cuore “Il personale sociosanitario un confronto europeo” ricorda che in Italia c’è perenne carenza di camici, e che abbiamo (dati Ocse) 33 addetti alla sanità ogni 1000 abitanti contro 80-90 della Scandinavia e 60 di Francia e Regno Unito. Alcuni sono pagati il giusto, altri sottopagati. Nel 2020 lo stipendio medio lordo annuo di un infermiere italiano è stato 38.379 dollari mentre quello di un medico specialista di 110.348 dollari; nel resto d’Europa gli infermieri prendono 5 mila dollari esatti in più di media e 3 mila in meno prende il medico specialista. Quindi, le retribuzioni dei medici italiani non sono poi inferiori a quelle registrate in altri paesi ricchi. Se negli anni 2010 è stata giustificata una fuga degli infermieri, perché sono andati via i medici? Pierino Di Silverio, Segretario Generale del sindacato dei medici ospedalieri Anaao Assomed, punta il dito contro una pluralità di motivi specifici: retribuzioni al palo (cioè prospettiva di perdita di potere d’acquisto), reparti affollati di pazienti e svuotati di colleghi, difficoltà di crescita professionale (solo il 7% riesce a fare carriera). Ma non solo. «Ai problemi organizzativi si aggiungono problemi sociali, primo tra tutti la perdita di ruolo del medico nella società che favorisce aggressioni e denunce. Inoltre, il tipo di lavoro e di contratto è ormai una gabbia professionale. I medici in Italia non sono più liberi di vivere, è stato sottratto loro il tempo di vita, è stato imposto il tempo di cura che ha sostituito la cura del tempo».E qui viene il problema che investe tutti gli ospedali italiani, anche quelli “top”, dove la gratificazione di lavorare “bene”, in équipe, ricambiata dal paziente, si scontra con la percezione di agire dentro affollate catene di montaggio. «Il rapporto medico-paziente è ormai un rapporto economicistico di venditore-acquirente e la salute è diventata un prodotto. Il medico oggi in Italia si sente abbandonato, solo, non protetto da quelle istituzioni che dovrebbero valorizzarlo in quanto erogatore di cure. È una questione economica, ma non solo», spiega Di Silverio. «Occorre liberare i medici e i dirigenti sanitari dalle catene della burocrazia che occupa e sostituisce tempo di cura, occorre pagare meglio i medici e i dirigenti sanitari defiscalizzando stipendi sui quali grava la pressione fiscale più alta d’Europa. Ma occorre anche reinvestire nelle carriere e nel miglioramento delle condizioni di lavoro. E depenalizzare l’atto medico che solo in Italia sottopone il professionista a ben tre tribunali. Per far tutto ciò occorre investire in sanità, tornando a considerarla un bene e non un prodotto» (Fonte Doctor33)

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Medici a gettone e aumenti ai compensi. Il Governo al lavoro su un decreto omnibus. Ecco le novità

Posted by fidest press agency su venerdì, 31 marzo 2023

«Mettere dei paletti all’uso dei gettonisti. Snellire le liste d’attesa aumentando il compenso dell’orario aggiuntivo dei medici e degli operatori sanitari. Contributi previdenziali ‘più pesanti’». Ci sarà questo e altro ancora nel decreto omnibus sulla sanità che comprenderà misure per la medicina d’urgenza e per chi opera nei pronto soccorso che il ministro della Salute, Orazio Schillaci, anticipa in un’intervista a ‘La Stampa’. Rispetto al numero chiuso a Medicina «abbatterlo no ma stiamo lavorando con il Miur per aumentare gli accessi alle Facoltà». Sulla possibile proroga dell’obbligo di mascherine in ospedali e Rsa che scadrà il 30 aprile, il ministro dichiara: «Decideremo sulla base delle evidenze epidemiologiche e scientifiche. Ma gli ospedali devono rimanere aree protette, almeno dove ci sono i fragili». Sul divieto di fumo anche all’aperto in presenza di bambini e donne incinte, il governo andrà avanti «sulle sigarette tradizionali, sulle e-cig servirà invece un approfondimento basato su reali evidenze scientifiche».Alla domanda su dove si troveranno medici e infermieri che dovranno lavorare nelle nuove 1.400 case e negli oltre 400 ospedali di comunità, il ministro risponde: «Tra medici di famiglia, specialisti ambulatoriali, pediatri ed ex guardie mediche abbiamo 82 mila professionisti, che oggi lavorano però troppo isolati, mentre nelle nuove strutture potranno garantire una migliore assistenza lavorando in team. Quelli che mancano veramente sono gli infermieri. Per questo stiamo pensando di autorizzare coloro che lavorano in ospedale a fare ore retribuite extra anche in case e ospedali di comunità». Le Regioni sostengono che con la prospettiva di un finanziamento dell’Ssn al 6% del Pil da qui al 2025 bisognerà dire la verità ai cittadini, ossia che le loro aspettative di assistenza dovranno essere riviste al ribasso. Ma il Ministro spiega che «non è solo una questione di soldi». «Le Regioni – risponde il ministro – devono però adoperarsi per evitare gli sprechi e rendere più efficienti gli ospedali e la sanità territoriale. I posti letto negli ospedali vanno ad esempio aumentati ma bisogna lavorare anche sull’appropriatezza dei ricoveri con la presa in carico dei malati cronici proprio da parte del territorio. Il mondo sta cambiando, abbiamo tecnologie e terapie che consentono quello che fino a ieri era impensabile”. “Le risorse – continua – per l’innovazione devono arrivare dalla prevenzione, che va potenziata. Perché in una popolazione che invecchia prevenire significa non solo far vivere meglio le persone ma anche liberare risorse per curarle poi più efficacemente quando serve. Rispetto alle risorse mi faccia però dire che, nonostante la guerra e la crisi energetica, il governo le ha aumentate quest’anno di oltre 4 miliardi. E nel calcolare le percentuali sul Pil bisogna considerare che durante la pandemia è sceso notevolmente mentre ora è destinato a salire anche oltre i livelli pre-pandemici. Il che significa che in valori assoluti le risorse non diminuiscono ma aumentano».Nello specifico, sul decreto omnibus per la sanità, Schillaci spiega: «Stiamo pensando di snellire le liste d’attesa aumentando il compenso dell’orario aggiuntivo dei medici e degli operatori sanitari – spiega il ministro della Salute – Si sta lavorando per contrastare la violenza nei pronto soccorso anche con il procedimento d’ufficio contro gli aggressori. Vogliamo mettere dei paletti all’uso dei gettonisti. Pensiamo infine per chi lavora nei reparti in prima linea, come l’emergenza e urgenza, di defiscalizzare l’indennità di specificità medica da circa 8 mila euro l’anno e di dare maggior peso ai contributi previdenziali per ogni anno lavorato in questi reparti, dove si potrà fare più punteggio anche ai fini della carriera. Che poi è anche un modo per incentivare i giovani a iscriversi a quelle specialità mediche meno attrattive da un punto di vista economico perché hanno poco mercato privato». Sui medici a gettoni, «stiamo pensando di fissare dei limiti sia alla quota utilizzabile che di età, perché non è possibile far lavorare chi ha anche 70 e più anni – avverte – Ma saranno necessari anche titoli specialistici attinenti al tipo di lavoro che si va a fare in ospedale. Un ortopedico non può finire a cardiologia». I pronto soccorso nel frattempo scoppiano. Come superiamo questa emergenza? «Sicuramente incentivando da un punto di vista sia di carriera che economico chi ci lavora. In questo senso stiamo cercando di anticipare a quest’anno i 200 milioni di incentivi stanziati per il 2024. Ma è indispensabile – osserva – potenziare la sanità del territorio e la telemedicina, perché oggi la gran parte degli accessi al pronto soccorso sono codici verdi che dovrebbero essere trattati fuori dell’ospedale». (Fonte Doctor33)

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Galenica:Per favorirne sviluppo serve più promozione tra i medici prescrittori

Posted by fidest press agency su venerdì, 31 marzo 2023

Per Walter Marrocco, “la galenica è fondamentale nella personalizzazione delle cure, in modo particolare nella gestione del paziente cronico. L’assistito diventa attore, insieme al medico, allo specialista, al farmacista, della propria cura. Con il prodotto galenico, di fatto, il coinvolgimento del paziente è maggiore e tale responsabilizzazione nella terapia è un elemento che migliora l’aderenza. Ci vuole, però, un salto di qualità nell’impegno verso la promozione e lo sviluppo della galenica. A oggi le competenze dei medici prescrittori possono essere ulteriormente ampliate e su questo occorre lavorare perché ci sia una maggiore diffusione delle conoscenze”. Per favorire lo sviluppo della galenica, per Marco Cossolo, presidente di Federfarma, “sarebbe anche utile differenziare i servizi che le farmacie possono offrire in questo ambito. La galenica non va identificata esclusivamente con il livello più evoluto: c’è un gradiente più basilare a cui tutte le farmacie bene o male afferiscono. Credo che serva un modello, un sistema codificato che differenzi le complessità di servizio, in modo da far capire alle farmacie quanto già oggi possono fare. Questo sarebbe certamente utile per arrivare a una maggiore diffusione della galenica”. D’altra parte, ha aggiunto Andrea Mandelli, presidente di Fofi “quando si è palesata l’esigenza i farmacisti si sono attivati immediatamente per rispondere ai bisogni della popolazione. Questo è stato vero tanto per i vaccini, quanto per le carenze. La rete delle farmacie è un valore per il Ssn e i cittadini. Per questo, il nostro impegno è diretto a fare in modo che la filiera della galenica sia sempre più tempestiva e vicina alle esigenze del paziente”. By Francesca Giani Fonte Farmacista33.

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Carenza medici, allo studio nuove misure finanziarie

Posted by fidest press agency su domenica, 26 marzo 2023

“A ridosso dell’inizio del mio mandato, ho istituito un apposito gruppo di lavoro con l’obiettivo di affrontare la questione della carenza del personale sanitario e il conseguente ricorso da parte delle aziende sanitarie ad affidamenti esterni. I temi che si stanno approfondendo costituiranno i contenuti di nuove proposte normative, che intendo adottare prima dell’inizio dell’estate”. Lo ha annunciato il ministro della Salute Orazio Schillaci, durante il Question time alla Camera su quali iniziative intenda assumere al fine di garantire una retribuzione adeguata al personale medico e al personale infermieristico del sistema sanitario nazionale. “Gli esiti di tale lavoro confluiranno in proposte normative, già in parte ben definite nella loro struttura e nel contenitore complessivo, finalizzate ad assicurare il potenziamento delle risorse umane nei servizi di emergenza urgenza, da un lato, e – ha aggiunto il ministro – dall’altro, a disincentivare il ricorso alle forme di esternalizzazione dei servizi sanitari che – come evidenziato – si traduce in un impiego a carattere saltuario e precario di professionisti sanitari da parte delle aziende”.Schillaci ha ricordato come “il cronicizzarsi della carenza di personale sanitario soprattutto nei reparti di emergenza-urgenza, con lo scarso indice di gradimento che riscontrano le scuole di specializzazione in medicina e chirurgia d’urgenza, anestesiologia ed altre, ha spinto le aziende stesse a forme d’ingaggio atipiche, attraverso affidamenti di appalti esterni, talvolta di interi reparti, con costi crescenti contabilizzati non più tra i costi del personale, ma tra quelli per beni e servizi. L’uso distorto delle esternalizzazioni, peraltro, non soltanto genera un sempre più gravoso onere in capo alle strutture, ma comporta gravi criticità in termini di sicurezza delle cure”. “Il mio impegno è finalizzato alla messa in campo di tempestive e rilevanti misure, anche di natura finanziaria, per rinnovare e incentivare l’interesse verso il Ssn, da parte di tutti i professionisti sanitari”, ha aggiunto il ministro della Salute. In particolare, spiega, “stiamo studiando la possibilità di un incremento delle tariffe orarie delle prestazioni aggiuntive, per l’abbattimento delle liste di attesa, così da rendere il ricorso a tali prestazioni da parte delle aziende e degli enti del Ssn più incentivante per i professionisti sanitari destinatari nonché più utile per la collettività”.L’emergenza di personale sanitario, ha detto ancora Schillaci “ha origini lontane e cui hanno concorso numerosi fattori, non ultimi una errata valutazione e programmazione nel tempo dei fabbisogni, con il crescente innalzamento della relativa età media del personale e una eccessiva rigidità dei limiti alla spesa del personale dipendente che ha reso nel tempo scarsamente attrattivo il lavoro prestato presso gli enti e le aziende del Ssn. Con un flusso in uscita complessivo di circa 31.600 professionisti tra medici ed infermieri dal 2001 al 2021”. (fonte Doctor33)

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Medici, orario di lavoro deve coincidere con tutela della salute

Posted by fidest press agency su sabato, 25 marzo 2023

La Cassazione, con una recente ordinanza (28/02/2023 n° 6008) ha sancito la legittimità del risarcimento del danno biologico per il superlavoro del medico, stabilendo che “il limite dell’orario di lavoro deve coincidere con la tutela della salute, con un alleggerimento dell’onere probatorio in capo al lavoratore”. Una decisione salutata con favore dal presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri (Fnomceo), Filippo Anelli, che la ritiene “importante” perché “evidenzia come i ritmi e gli orari di lavoro dei medici, derivanti dalla carenza di personale, incidano non solo sulla qualità dell’assistenza e su quella della vita privata e familiare, ma abbiano conseguenze dirette sulla salute. Non si tratta più di una mera rivendicazione contrattuale, ma di una questione di salute e di sicurezza sul lavoro”, afferma.La sentenza riguarda un dirigente medico di primo livello, dipendente di una Asl, che ha chiamato in giudizio l’azienda datrice di lavoro per chiederne la condanna al risarcimento del danno biologico conseguente all’infarto del miocardio subito “a causa del sottodimensionamento dell’organico che l’aveva costretto per molti anni a intollerabili ritmi e turni di lavoro”. La Corte d’Appello respinge il ricorso contro la sentenza di primo grado, sotto diversi profili attinenti al mancato assolvimento dell’onere della prova, onerandone oltre misura il dipendente. Ora la Cassazione ribalta la pronuncia di merito, rimandando il caso alla Corte d’Appello in diversa composizione. In particolare, afferma che il lavoratore è tenuto ad allegare rigorosamente tale inadempimento, evidenziando i relativi fattori di rischio (ad esempio modalità qualitative improprie per ritmi o quantità di produzione insostenibili, ovvero secondo misure temporali eccedenti i limiti previsti dalla normativa o comunque in misura irragionevole). Secondo i giudici di legittimità, spetta invece al datore dimostrare che i carichi di lavoro erano normali, congrui e tollerabili o che ricorreva una diversa causa che rendeva l’accaduto non imputabile a sé. Inoltre, evidenzia che “il fatto che sia stata riconosciuta in sede amministrativa la causa di servizio ai fini dell’equo indennizzo e che sia stata prodotta in giudizio la relativa documentazione, se non vale come prova legale (vincolante per il giudice) del nesso causale, ben potrebbe essere prudentemente apprezzata, ai sensi dell’art. 116 c.p.c., come prova sufficiente di quel nesso, in mancanza di elementi istruttori di segno contrario”. “Non dimentichiamo – conclude il presidente Fnomceo – che anche la violenza ha conseguenze sulla salute, immediate, ma anche indirette e a lungo termine: eventi cardiovascolari, disturbi post traumatici da stress sono effetti collaterali delle aggressioni, provati dalle evidenze scientifiche e per i quali la stessa Cassazione ha, più volte, riconosciuto un nesso causale. Anche in questo senso chiediamo un intervento, che permetta di applicare pienamente la Legge 113/2020 sulla sicurezza dei professionisti sanitari”. (abstract fonte Doctor33)

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In Molise arrivano i medici stranieri specializzati in Anestesia e Rianimazione

Posted by fidest press agency su lunedì, 20 marzo 2023

Hanno risposto all’avviso pubblico dell’Azienda sanitaria regionale del Molise (Asrem) per l’assunzione a tempo determinato di 19 professionisti.Di questi, uno è risultato in possesso di tutta la documentazione richiesta, altri dieci sono stati ammessi con riserva per carenza di documentazione, uno è stato escluso in quanto non in possesso della specializzazione richiesta. Da alcuni mesi, a seguito della scarsa adesione di medici italiani ad avvisi e concorsi per il Molise, l’Asrem ha deciso di rivolgersi a quelli stranieri “in deroga alle norme che disciplinano le procedure per il riconoscimento delle qualifiche professionali sanitarie conseguite in un Paese dell’Unione Europea o in Paesi terzi”

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Regione Sicilia: “Bene l’Assessorato regionale alla Salute sulle assunzioni di medici anestesisti e di pronto soccorso

Posted by fidest press agency su lunedì, 20 marzo 2023

“Finalmente cadono i paletti precedentemente previsti dall’Assessorato regionale della Salute sulle assunzioni di personale medico dell’emergenza/urgenza”. Lo dichiara il segretario regionale della Cimo Sicilia Giuseppe Bonsignore. “Finora, pur mancando medici rianimatori e di pronto soccorso – sottolinea Bonsignore – le precedenti disposizioni assessoriali prevedevano, anche in presenza di graduatorie concorsuali valide, la possibilità di assumere questo personale in maniera contingentata, ponendo un tetto dell’80% rispetto ai posti vacanti. Adesso, l’Assessore della Salute, Giovanna Volo e il dirigente generale ad interim della Pianificazione Strategica Salvatore Requirez, aggiustano il tiro, consentendo alle Aziende sanitarie siciliane di coprire tutti i vuoti in organico”. “Con una Circolare indirizzata a tutti i Commissari delle Aziende sanitarie – evidenzia il sindacalista – i vertici dell’Assessorato forniscono, a modifica delle precedenti indicazioni forniscono le dovute autorizzazioni alle Aziende a procedere alle assunzioni di personale medico nelle aree dell’emergenza/urgenza in linea con le previsioni annuali di piani di fabbisogno previsti ed approvati, avuto riguardo all’equilibrio economico-finanziario”. Prevista anche la possibilità di includere nelle procedure concorsuali gli specializzandi delle discipline interessate in modo tale da assumerli a tempo indeterminato non appena costoro avranno conseguito il titolo della specializzazione. Infine, viene ribadito il diniego a ricorrere alle esternalizzazioni dei servizi dell’emergenza/urgenza. “I vuoti in organico vanno colmati – conclude Bonsignore – “con il ricorso programmato e tempestivo al reclutamento del personale a copertura dei posti vacanti del piano di fabbisogno e delle dotazioni organiche approvate dall’Assessorato”.

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Medici, ecco quali sono le specialità a rischio estinzione

Posted by fidest press agency su martedì, 14 marzo 2023

Specialità fondamentali per il servizio sanitario nazionale sono sempre più “vecchie” in termini di camici bianchi e sempre più a rischio di sparizione nei prossimi anni, anche nelle regioni popolose e “avanzate”. Parliamo di medici di pronto soccorso, anestesisti rianimatori, chirurghi di prima linea, infettivologi. Lo attestano i dati di Associazione Liberi specializzandi sulle borse occupate, ovvero disertate, nelle scuole di specializzazione post-laurea, ai quali ora si incrociano i dati di Cogeaps-Fnomceo sulla specialistica. Sulle borse non assegnate od abbandonate ora c’è un dato nuovo: se nelle piccole regioni in percentuale ci sono specialità disertate al 100% o quasi, nelle grandi ci sono i numeri assoluti più preoccupanti. In Lombardia nel 2022 dopo il test e le graduatorie non sono state assegnati 919 contratti di specializzazione su 5106 banditi, in Emilia-Romagna deserte 547 borse su 3298, in Veneto non assegnate o abbandonate 634 borse su 2757, in Toscana 565 su 2570, in Friuli VG quasi 300 su 897. Risultato: cinque regioni chiave del Centro-Nord perdono 3 mila specializzandi, fra tutte le discipline materia di corso di specializzazione. O meglio, perdono 2962 candidati su 5724 neolaureati complessivi che hanno rinunciato alla borsa,censiti in 17 regioni tratte dalla ricerca Als. Certo, a parte il caso friulano-giuliano, per le regioni con perdite più ampie in termini numerici si parte in generale da un monte-contratti elevato, più che in altre regioni. Tuttavia,lo spettro di carenze di specialisti nei servizi sanitari pubblici per i prossimi anni si profila adesso anche in realtà dove era inimmaginabile. Le specialità che non piacciono sono le stesse lungo la Penisola: anatomia patologica (disertata dal 60 all’80% dei candidati, che rinunciano alla borsa), farmacologia (diserzioni dal 50 al 76%), microbiologia (fino al 90% di defezioni in Lazio e Lombardia e 100% nelle Marche) e chirurgia generale. Si tratta di discipline importanti per l’utenza, ma poco appetite: è il caso in particolare dell’Emergenza Urgenza che in genere perde tra il 60 e l’80% dei contratti tra non assegnati ed abbandoni, si scende al 30% in Sicilia, regione-oasi dove al contrario le borse sono quasi tutte assegnate. Ad analizzare la situazione, il presidente Fnomceo Filippo Anelli che rilegge anche i primi dati di un’analisi condotta dalCogeaps, il Consorzio della Gestione anagrafica delle professioni sanitarie. Dall’indagine appare che a tutta prima non dovremmo preoccuparci, sono 270 mila i medici specialisti in attività, un numero consolante. Tuttavia, «primo, la fascia di età tra i 64 e i 73 anni -medici in uscita -è prevalente per tutte le specialità. Secondo dato, più preoccupante, si nota un netto calo dei giovani medici che scelgono specialità considerate più a rischio di denunce o comunque con un peggior rapporto tra gratificazioni e frustrazioni. Mentre in allergologia, dermatologia, epidemiologia, il numero di medici con meno di 34 anni è confrontabile con quello della fascia di età successiva, i giovani anestesisti sono meno della metà di quanti ci si attenderebbe per mantenere costante nel tempo il loro numero. E così i cardiochirurghi, i chirurghi generali, i ginecologi-ostetrici». Se a questi numeri si aggiungono quelli di Fnomceo relativi ai mille medici che ogni anno si trasferiscono all’estero, o, ancora, quelli sugli oltre 300 mila processi per responsabilità medica (accertata solo nel 15% dei casi), «gli indizi diventano una prova: il nostro non è un Servizio sanitario nazionale per giovani. Inutile aumentare gli accessi a Medicina se non si rende attrattiva la professione». «Soprattutto nei settori dove la qualità di lavoro e di vita degli operatori è ormai ai minimi termini urge investire sui professionisti, sugli organici, sulla sicurezza, sulle condizioni di lavoro. E, contemporaneamente, far sentire protetti i medici, tutelandoli da controversie temerarie». (fonte Doctor33)

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Coppa Italia medici 2023

Posted by fidest press agency su sabato, 11 marzo 2023

Domenica 12 marzo al Pasqualino stadium di Carini. Inizia la fase preliminare della XX edizione della Coppa Italia nazionale medici 2023. I camici bianchi del Trinacria Palermo sfideranno il loro colleghi dell’Asd di Reggio Calabria domenica 12 marzo 2023, alle 11.30, al centro sportivo Pasqualino stadium di Carini. La squadra, presieduta da Teo Guzzetta e sponsorizzata dall’ordine dei medici di Palermo, è allenata da Giuseppe Massei. Questa la composizione: Vincenzo Bavuso, Antonino Bianco, Enrico Bonnì, Salvatore Cacioppo, Marco Caltabellotta, Fabio Carbone, Riccardo Cirri, Dario Costa, Pasquale Danile, Salvatore Di Fede, Claudio Di Gangi, Riccardo Di Raimondo, Giuseppe Falletta, Sergio Fasullo, Salvatore Fiandaca, Gerry Gibilaro, Teodoro Guzzetta, Camillo La Barbera, Mauro La Bruna, Giuseppe La Mattina, Nicola Li Puma, Davide Lo Nardo, Giuseppe Massei, Pietro Mannino, Gianfranco Mattina, Gianluca Monserrino, Federico Mostacci, Roberto Palumbo, Stefano Restuccia, Giacomo Rizzo, Giuseppe Rizzo, Nenè Romano, Vincenzo Verde.Dopo avere conquistato tre trofei, tra il 2019 e il 2021, comprese Coppa e Supercoppa, i medici dell’Asd Trinacria Palermo proseguiranno la loro mission. “Grazie al sostegno dei tanti colleghi che ci seguono da anni, confermato con orgoglio anche quest’anno dal nostro presidente Toti Amato e tutto il consiglio direttivo dell’Omceo, porteremo in campo ancora una volta gli stessi valori che portiamo nelle corsie di un ospedale: impegno e passione”, ha detto Teodoro Guzzetta. Perché, al di là delle aspettative e dei risultati “una partita di calcio – ha sottolineato – è un ‘fatto’ formativo e sociale in grado di trasmettere tatticismi e pratiche più o meno virtuosi, e il campo diventa uno spazio di espressione e comportamento. Speriamo di coinvolgere quanti più ragazzi possibile, ampliando la platea dei nostri colleghi sostenitori. L’ingresso al centro sportivo è gratuito”.

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Asp Trapani, carenza medici

Posted by fidest press agency su sabato, 11 febbraio 2023

E’ stata avviata una partnership con l’Associazione medici di origine straniera in Italia(Amsi). L’Asp di Trapani, al fine di fronteggiare la carenza di personale medico negli ospedali del territorio trapanese, ha avviato una partnership con l’Associazione medici di origine straniera in Italia ed il Movimento Uniti per Unire(UXU) che riuniscono i medici iscritti agli ordini dei medici italiani e gli operatori sanitari di origine straniera operanti in Italia che provengono dalle più svariate località del mondo, monitorando in tempo reale la situazione della sanità. “La carenza di medici specialistici e infermieri è una criticità che ha assunto proporzioni mondiali. Sono certo che la collaborazione avviata tra l’Associazione medici di origine straniera in Italia e l’Asp di Trapani consentirà di arginare il problema – ha detto il prof. Foad Aodi, Presidente Amsi (Associazione medici di origine straniera in Italia) e UMEM (Unione Medica Euro Mediterranea) e Membro Commissione Salute Globale della Fnomceo, insieme al Movimento Uniti per Unire – In Italia sono oltre 77.500 professionisti di origine straniera in Italia, ed è difficilissimo per loro lavorare nel settore pubblico perché il 65% non ha la cittadinanza italiana, si tratta perlopiù di medici e infermieri, 22.000 e 38.000. E poi odontoiatri, fisioterapisti, farmacisti, psicologi, tecnici radiologi. Un patrimonio umano prezioso ma purtroppo otto su dieci lavorano nelle strutture private, e solo il 10% riesce a servire nelle strutture pubbliche. Quasi tutti i concorsi, infatti, hanno come prerequisito la cittadinanza italiana”.“La direzione aziendale, in una più ampia ottica finalizzata al rafforzamento dell’attività assistenziale sul territorio per garantire l’erogazione delle prestazioni, ha attivato una procedura di reclutamento volta alla formulazione di un elenco di idonei per assunzioni a tempo determinato nei presidi ospedalieri aziendali”, ha sottolineato Vincenzo Spera, commissario straordinario dell’Asp di Trapani. Le figure professionali richieste sono: Dirigente medico di Medicina d’Urgenza/ Pronto Soccorso; Dirigente medico di Medicina Generale; Dirigente medico di Cardiologia. Il bando è pubblicato e consultabile sul sito aziendale: http://www.asptrapani.it

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Basta rattoppi al SSN, non sono i medici in pensione che ci salvano

Posted by fidest press agency su martedì, 24 gennaio 2023

La carenza di personale medico inserito in organico in pianta stabile deriva non solo dalla scarsa e insufficiente pianificazione del reale fabbisogno negli ultimi vent’anni, sia a livello nazionale che regionale, ma anche dal continuo “dissanguamento” del servizio pubblico da parte degli stessi medici, esasperati da condizioni di lavoro pesanti, ulteriormente messi alla prova dalla pandemia, da stipendi inadeguati e non aggiornati, neppure lontanamente paragonabili a quelli dei colleghi di altri stati europei. Se a questo si aggiunge l’inizio dell’attività lavorativa in età non più giovane, e la mancanza di progressione di carriera in quasi tutti gli ambiti lavorativi, ci si rende conto dell’insoddisfazione crescente che ha ormai raggiunto livelli di guardia. Per tutti questi motivi molti lasciano la professione, altri si trasferiscono all’estero, altri ancora abbandonano il ruolo pubblico per lavorare nel privato. Riteniamo, pertanto, che questo eventuale provvedimento non risolva le rilevanti problematiche esistenti, ma rischi fortemente di acuirne ulteriori. Per citarne solo alcune: a) bloccherebbe ulteriormente il fisiologico turn-over del personale medico, già estremamente carente nel nostro Paese, procrastinando l’assunzione di nuovi giovani medici dotati di entusiasmo, freschezza mentale ed energie fisiche per dedicarsi ad un lavoro mentalmente e fisicamente usurante e andando ulteriormente a sguarnire la base della piramide lavorativa che è ciò che nei nostri ospedali garantisce i livelli di assistenza essenziali, facendosi carico del lavoro attivo nei reparti, negli ambulatori e in pronto soccorso e congelando i ruoli apicali già da anni per lo più fuori dalle turnistiche di lavoro assistenziale. In questo contesto plaudiamo e troviamo di grande interesse e visione la proposta di ampliare le stabilizzazioni a medici specializzandi e dipendenti a tempo determinato che al contrario porterebbe linfa vitale, entusiasmo e nuove energie al sistema sanitario nazionale e contribuirebbe a rafforzare, rinnovandola, la base della piramide che svolge il lavoro attivo. b) impedirebbe per i prossimi anni progressioni di carriera nelle fasce di età compresa tra 40-50 anni e oltre, esasperando ulteriormente il senso di frustrazione in atto e spingendo sempre più medici a cercare soluzioni e carriere alternative; c) penalizzerebbe ancora di più le donne medico che non sono adeguatamente rappresentate in posizione apicale nelle generazioni al di sotto dei 70 anni. Soprattutto, nel breve/medio periodo, non risolverebbe le criticità esistenti, tra cui i turni di guardia notturna e festiva che affliggono tutte le strutture pubbliche, da cui la maggior parte dei settantenni sono esonerati da anni. Pertanto, riconoscendo il momento di crisi e la necessità di salvaguardare un sistema sanitario nazionale che non è mai stato così prezioso e fragile come in questo momento storico, suggeriamo alcuni fondamentali correttivi alla proposta: prevedere un’attività che sia esclusiva nel Servizio Sanitario Nazionale, imponendo limiti all’esercizio della libera professione svolta nelle strutture sanitarie pubbliche o extramoenia, data la motivazione “intrinseca” della proposta elaborata per gestire la crisi del personale medico nel SSN; prevedere che i medici ultrasettantenni possano rimanere in servizio attivo lasciando eventuali ruoli di direzione di struttura semplice o complessa (fatte salve le retribuzioni maturate), al fine di non precludere progressioni di carriera dei medici più giovani; utilizzare la permanenza in ruolo anche allo scopo di concorrere all’abbattimento progressivo delle interminabili liste di attesa nel servizio pubblico, prevedendo una collocazione nell’ambito di strutture ambulatoriali relative alla disciplina di appartenenza, anche in sostituzione di ferie, assenze, permessi, ecc; relativamente ai docenti di Medicina e Chirurgia, prevedere che rimangano in servizio solo i docenti il cui SSD rischi la chiusura delle Scuole di Specializzazione per effettiva carenza di Docenti. Questo è quello che chiedono anche i quasi 1.500 medici firmatari di una petizione promossa da Women for Oncology Italy e da Women in Surgery, che non ritengono che la soluzione delle problematiche sanitarie possa essere trovata nel prolungare l’età pensionabile!

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Rinnovo contratto dei Dirigenti Medici, Veterinari e Sanitari del SSN

Posted by fidest press agency su giovedì, 5 gennaio 2023

“Apprendiamo positivamente dal Presidente ARAN Antonio Naddeo – dichiara l’Intersindacale della dirigenza medica, veterinaria e sanitaria – che sarebbe prossima l’apertura del negoziato per il rinnovo del CCNL 2019/2021.” “Le Organizzazioni sindacali sono pronte, affinchè i medici e i sanitari dipendenti del SSN, che continuano con il loro lavoro a sorreggere la Sanità Pubblica con un contratto scaduto ormai da 4 anni e stipendi falcidiati dall’inflazione, possano finalmente vedere un adeguamento non solo economico di una professione che si avvia lentamente alla destrutturazione”. “Auspichiamo pertanto che il Ministro della salute Orazio Schillaci riesca, come promesso, a presentare l’atto d’indirizzo in Consiglio dei Ministri, prima dell’incontro con l’Intersindacale di categoria programmato per il 25 gennaio presso il Ministero della Salute, e che Governo e Regioni diano finalmente il via al rinnovo contrattuale in tempi brevissimi, al fine di non danneggiare ulteriormente e definitivamente l’attrattività del lavoro negli ospedali. La demolizione della Sanità Pubblica è vicina. Occorre fermarla. E il contratto è il primo passo”.

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Medici over70 in corsia oltre i limiti di età previsti

Posted by fidest press agency su giovedì, 15 dicembre 2022

Cooperative che impiegano medici con età anagrafica superiore a quella stabilita dai contratti o forniscono agli ospedali personale privo di formazione ad hoc, come medici generici in ginecologia o specialisti “non equipollenti” nei pronto soccorso. È ormai la regola nelle aziende sanitarie pubbliche e private delle regioni, con turni estemporanei di 12 ore pagati al singolo medico fino a 1200 euro senza regole né controlli. Ma evidentemente c’erano altre pecche, in qualche caso delle gestioni un po’ sopra le righe. Tanto si può desumere dopo la discesa in campo del Ministero della Salute. A seguito di una serie di servizi mediatici (sulla carta stampata, in particolare, il Corriere della Sera) da metà novembre i Carabinieri dei Nas hanno monitorato 1.934 strutture sanitarie, con verifiche su 637 cooperative e 11.600 tra medici e infermieri. Sono finite nel mirino in 637 tra le imprese fornitrici ed è stata passata al setaccio l’idoneità di oltre 11.600 tra medici (13% del totale degli operatori verificati), infermieri (25%) ed altri professionisti sanitari (62%). Oltre 200 sanitari sono stati segnalati per irregolarità, tra cui titolari di cooperative e strutture pubbliche e private. Tra i capi d’accusa per le strutture, ci sono quelli relativi a frode ed inadempimento nelle pubbliche forniture. Mentre specificamente tra gli infermieri sarebbero emersi 43 casi di esercizio abusivo della professione con titoli assenti o esteri non equipollenti, in ogni caso tutto materiale che sia la coop sia il committente dell’appalto avrebbero dovuto verificare preventivamente. Sono state contestate anche violazioni per carenze autorizzative che hanno determinato, nei casi più gravi, la chiusura di cinque strutture sociosanitarie. Pronte le reazioni del mondo medico e specialmente dei sindacati, che alla logica del turno estemporaneo da tempo chiedono di sostituire pianificazione ed assunzioni, o tutt’al più ore straordinarie di attività istituzionale retribuite correttamente. Il sindacato dei medici ospedalieri Anaao-Assomed denuncia un «quadro allarmante che evidenzia le criticità del sistema degli appalti alle cooperative». (Fonte Doctor33)

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Stipendi medici, aumenti a chi lavora di più

Posted by fidest press agency su venerdì, 9 dicembre 2022

L’assistenza del servizio sanitario va assicurata a tutti, il pubblico non deve perdere colpi. Ma siccome ci vuole tempo per formare i nuovi specialisti, nei 2-3 anni difficili che ci aspettano occorre rivalutare gli stipendi di tutto il personale. A partire dai medici che passano più ore in corsia. Lo afferma il ministro della Salute Orazio Schillaci sottolineando come sul Fondo sanitario nel 2024 saranno 4,4 miliardi in più rispetto al 2022 e si potrà ragionare di altri aumenti. Intanto, la Finanziaria adesso ha ampliato da 90 a 200 milioni il fondo per gli aumenti ai reparti di emergenza, pronto soccorso, pneumologia, e di questi 140 milioni vanno al personale del comparto e 60 ai medici ed agli altri dirigenti. Non è tutto. Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up dà il benvenuto, con le dovute cautele, all’articolo 62 della Manovra ad una previsione di aumento che per 3,2 milioni di dipendenti pubblici -Ssn incluso- consiste in una indennità pari all’1,5% dello stipendio da erogarsi per le 13 mensilità. «Si tratta di 20 o al massimo 30 euro ma va dato riscontro al nuovo Governo di avere smosso in qualche modo le acque». Ben altra cosa il tema dei nuovi contratti, «la copertura integrale costerebbe al complesso della Pubblica amministrazione circa 16 miliardi». E proprio sul fronte contratti i sindacati non sono contenti. L’atto di indirizzo di quello della dirigenza per il 2019-21 non è ancora stato bollinato e la trattativa non parte. Il ministro Schillaci non ha ricevuto le controparti. Che manifesteranno il 15 dicembre riunite nell’intersindacale: Anaao Assomed, Cimo Fesmed, Aaroi Emac, Cgil. Cimo Fesmed invita lo stato a spendere sulla sanità come farebbe una “madre di famiglia” e a richiedere all’Europa il prestito oneroso di 37 miliardi previsti dal Meccanismo Europeo di Stabilità (MES), «ultimo appiglio a cui il SSN può aggrapparsi prima di sprofondare». A livello regionale si segnalano le prime insofferenze. Nel Lazio, l’Intersindacale che manifesta a Roma il 15 denuncia negli ospedali sia carenze di personale, specie in reparti Covid, sia ritardi nella convocazione dei collegi tecnici per il passaggio di fascia dell’indennità di esclusività e nell’erogazione del residuo delle retribuzioni di risultato 2020 (a luglio 2022 erogata solo in parte!) e 2021. In Abruzzo l’intersindacale medica guidata da Walter Palumbo formula una serie di richieste, tra cui la possibilità per le regioni di superare i tetti al personale fissati dalle Finanziarie (livelli di spesa 2018 aumentati del 15%) anche con misure nuove. Come quella adottata dalla Calabria che ha deciso di retribuire 100 euro l’ora le prestazioni aggiuntive dei medici di Ps e dei reparti con carenze. Proprio dall’opzione di rimuovere il tetto al personale, che del resto le confederazioni caldeggiano da 4 anni, parte Andrea Filippi segretario nazionale Fp Cgil medici e dirigenti Ssn nella sua analisi. «Noi non crediamo che non ci siano risorse da investire sulle aziende pubbliche e sul personale, pensiamo che da anni ci sia la strategia di definanziare la sanità pubblica per favorire il privato. Lo fa anche il Piano nazionale di ripresa e resilienza finanziando nuove strutture ma non dettagliando con quale personale riempirle. Noi crediamo che si dovesse e ora più che mai si debba investire sull’offerta del SSN partendo proprio dallo sblocco dei tetti per il personale senza il quale le Regioni non ce la fanno a sostenere i servizi sanitari. Ovviamente, accanto alla copertura del deficit originato dalla pandemia e dei vaccini, uniche risposte date dalla Finanziaria, bisogna dare alle Regioni fondi ad hoc e vincolarle a quella spesa, in particolare all’incremento del numero di contratti specialistici oltre che allo sblocco del numero chiuso all’accesso a Scienze infermieristiche».Filippi lamenta poi come i contratti non si sblocchino. «Un ministro che volesse premiare il personale convocherebbe le parti sociali, tratterebbe il contratto 2019-21 scaduto da un anno, e metterebbe risorse sul contratto 2022-24; invece vediamo introdurre in Finanziaria una strana indennità che di poco supera quella di vacanza contrattuale, come se si volessero porre le premesse per azzerare stagioni contrattuali pregresse o di qui in avanti. Si vuole andare di nuovo al blocco dei contratti? Ci preoccupa, in questo contesto, che il Ministro voglia premiare chi già lavora con fondi aggiuntivi: gli ricordo che in tutti i servizi i medici lavorano già molto di più delle 38 ore settimanali, i professionisti ogni anno accumulano un extra-orario medio di 200 ore che poi viene azzerato senza essere retribuito e ferie non godute. Vogliamo introdurre il lavoro a cottimo mortificando le competenze gestionali dei medici o smantellare la direttiva europea sugli orari di lavoro e sui riposi di 11 ore? Ci preoccupa infine il ripensamento di Schillaci e del sottosegretario Marcello Gemmato alle Case di Comunità: l’intento di chi le ha pensate è corretto, meno corretto è stato non pensare di finanziare il personale nel PNRR, non vorremmo si buttasse via tutto. Si torni piuttosto a ragionare sui contratti riconoscendo il valore del lavoro e si recuperi il valore delle relazioni». (fsonte Doctor33)

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Carenza medici in Italia: cause ed effetti

Posted by fidest press agency su mercoledì, 7 dicembre 2022

Secondo le statistiche di Amsi(associazione medici di origine straniera in Italia) ,UMEM (Unione Medica Euro Mediterranea) ed il Movimento internazionale Uniti per Unire, negli ultimi 5 anni vi sonoo più di 9000 di richieste da tutte le regioni italiane sia dal privato che dal pubblico (la maggioranza rispettivamente da; Veneto, Lombardia, Lazio, Calabria, Sicilia, Piemonte, Umbria e Toscana) per medici, infermieri, fisioterapisti, farmacisti, logopedisti, podologi, dietisti e psicologi: Analizzando questo importante campione di richieste ed offerte di lavoro abbiamo questi elementi che fanno fotografare la situazione attuale e su cui lavorare; -Aumento del 30% dell’abbandono della sanità pubblica da parte di dei medici ed infermieri ; -Aumento del 35% dei medici ed infermieri che vanno a lavorare all’estero(In Europa e nei paesi arabi) -È diminuito del 50% dell’arrivo degli studenti stranieri per le facoltà sienitiche in Italia (per motivi numero chiuso e costo economico e affitto); -Più di 150 tra medici, infermieri e fisioterapisti arrivati in Italia grazie all’accordo di reciprocità tra Italia-Egitto; -È diminuito del 50% il numero dei professionisti della sanità che arrivano dai paesi dell’Est e dell’Africa (tranne Egitto ,Tunisia ,Marocco e Libia). -Ci sono più di 600 mila medici di origine straniera in Europa e la maggioranza dei medici vanno si trasferiscono in Francia, Germania ,Belgio ,Inghilterra ,Olanda ,Scozia e Spagna. “Siamo d’accordo con l’analisi del ministro Orazio Schillaci per quanto riguarda la carenza medici, è mancata la programmazione per prevenire e curare il fenomeno e tutte le sue cause che vengono da lontano e non solo nel periodo della Pandemia .Urgono soluzioni adesso per evitare altre chiusure di ospedali e dipartimenti in Italia(previsto più di 100 tra ospedali e dipartimenti che chiuderanno nei prossimi 5 anni) .Per questo urge coinvolgere ,valorizzare e tutelare i medici specializzandi ,precari e medici ed infermieri di origine straniera che stanno già in Italia, frenare l’emorragia dei medici dalla sanità pubblica e verso l’estero ,aumentare gli stipendi dei professionisti della sanità italiani e di origine straniera ,combattere l’aggressione e la medicina difensiva per combattere il problema di disaffezione verso il Servizio sanitario nazionale”. Cosi dichiara Il Prof.Foad Aodi Presidente Nazionale dell’Amsi e dell’UMEM nonché membro della Commissione Salute Globale della Fnomceo.

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Manovra governo: Ecco le novità di interesse per i medici

Posted by fidest press agency su martedì, 29 novembre 2022

La bozza di legge di bilancio del governo Meloni varata ieri suscita le critiche dei sindacati non solo sul tema del lavoro ma anche in sanità, dove i sindacati dei medici ospedalieri si dicono pronti a scioperare, come le opposizioni. Il servizio sanitario pubblico è oggetto di un incremento di 2 miliardi, che – se non i maggiori costi energetici – andando sul Fondo sanitario ripartito tra le regioni dovrebbero coprire incrementi di personale, contrattuali e recupero delle liste d’attesa. Le regioni hanno già fatto sapere che bastano per metà in un documento datato, su cui oggi ribadiscono le loro posizioni. Ma torniamo alle novità presenti nel disegno di legge per il servizio sanitario. Una farà piacere ai professionisti sanitari -medici inclusi- impiegati nei pronti soccorso: cresce da 90 milioni a 200 milioni il fondo straordinario per le indennità del personale. La cifra sarà però inserita nel Fondo sanitario e va comunque tratta dall’aumento di 2 miliardi di tale fondo, già previsto nella precedente Finanziaria. E in ogni caso sarà la contrattazione collettiva a definire alla lira l’incremento per queste figure. Si mantiene inoltre altissima l’attenzione su prevenzioni e coperture vaccinali, incrementando di 650 milioni il fondo del Ministero della Salute destinato all’acquisto dei vaccini anti Sars-CoV-2 e dei farmaci per la cura dei pazienti con Covid (ricordiamo l’impatto importante degli antivirali). Ma in tema di prevenzione arriva anche un finanziamento da 40 milioni -da ripartire tra le regioni- per ciascuno degli anni 2023, 2024 e 2025 nell’ambito del “Piano di contrasto all’Antimicrobico-Resistenza (PNCAR) 2022-25”, che sta per essere approvato dalla Conferenza Stato Regioni.Si accennava alle perplessità delle regioni (oltre a quelle del mondo politico), ma intanto arrivano anche critiche e richieste dai sindacati Per i medici ospedalieri, l’intersindacale che include Anaao Assomed, Cimo Fesmed, Aaroi Emac, Fassid e Cgil-Cisl-Uil sottolinea come di fatto la promessa indennità di Pronto Soccorso sia rinviata al 2024 e non vi siano risorse sul Contratto 2019-21, che prevede incrementi pari a un terzo del tasso inflattivo attuale, né finanziamenti per il 2022-24.«Le premesse erano state migliori. Un Governo nuovo, politico in quanto nato dalla volontà elettorale, un medico ministro, un tecnico. Ma ad oggi di tecnico, e di nuovo, abbiamo visto ben poco. Se questa è la considerazione in cui vengono tenuti migliaia di professionisti che hanno evitato al Paese una caporetto sanitaria, i dirigenti medici, veterinari e sanitari del SSN, in mancanza di segnali immediati e concreti, porteranno nelle piazze la loro insoddisfazione e la loro rabbia». Per i medici di famiglia, la Fimmg chiede di poter almeno accedere al credito d’imposta per mitigare l’impatto delle bollette dei medici convenzionati con una modifica di legge che equipari lo studio del medico di famiglia – impossibilitato ad alzarsi le tariffe rispetto ai liberi professionisti – ad un’impresa. E il Sindacato Medici Italiani Smi chiede che gli aumenti ventilati per i medici e gli infermieri dell’emergenza urgenza siano estesi a tutto il mondo medico ed in particolare alla medicina generale. «Vorremmo sapere i finanziamenti destinati al rinnovo dei contratti in scadenza», chiede la segretaria Pina Onotri. «I medici di medicina generale hanno il loro contratto scaduto e in arretrato di un anno e retribuzioni tra e più basse d’Europa al pari dei colleghi ospedalieri. Auspichiamo che il Parlamento corregga con misure ad hoc la legge di bilancio». (Fonte Doctor33)

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