A cura di Paolo Paschetta, Equity Partner, Country Head Italia di Pictet Asset Management. Il trasporto aereo è responsabile di un miliardo di tonnellate di emissioni annue di diossido di carbonio, ovvero il 2% circa del totale delle emissioni. Considerando che, da attese, il settore dell’aviazione continuerà a crescere e che la domanda di trasporto aereo salirà in media del 4,3% annuo nei prossimi 20 anni[, esso dovrà darsi “una ripulita” per raggiungere i target dell’ONU nella lotta al cambiamento climatico. Parliamo principalmente di trasporto passeggeri che, secondo le stime della International Air Transport Association, peserà nel 2023 il 67% del totale (con un 33% legato al trasporto merci). Uno dei principali ostacoli che si ravvedono nella transizione dell’aviazione verso modelli ottimizzati e a basso impatto è, invece, il peso: l’energia contenuta nel carburante degli aerei è di 12.000 watt/ora per kg, contro i 250 watt/ora per kg delle batterie al litio, che per eguagliare la potenza arriverebbero quindi a raggiungere pesi ben più elevati. Tuttavia, i motori a combustione tradizionale sono efficienti un terzo rispetto ai motori elettrici quando si tratta di convertire l’energia in potenza. Sempre i motori elettrici, inoltre, sono meno costosi: secondo BloombergNEF, nel 2022 i costi dell’energia per gli aerei alimentati a batteria sono stati inferiori ai prezzi del carburante per gli aerei tradizionali. In linea generale, la rapida innovazione tecnologica accelererà l’elettrificazione dei trasporti, come quella di edifici e fabbriche. Una maggiore consapevolezza da parte di consumatori e aziende e maggiori economie di scala da sfruttare nella fase di produzione di apparecchi sostenibili, amplierà questo universo di investimento che ha ancora importanti sfide da affrontare. Il tema della sicurezza resta inoltre centrale per la parte che contempla l’integrazione di nuovi software capaci di migliorare i sistemi di controllo, ma anche di sviluppare tecnologie in grado di simulare situazioni critiche risolvendole a monte. Un’alternativa al più efficiente motore elettrico potrebbe essere rappresentata dai motori ibridi, che hanno il potenziale per ridurre il consumo energetico del 30% sui voli fino a 50 posti; secondo Matheu Parr, le soluzioni ibride sono in grado di migliorare l’efficienza delle turbine a gas di circa il 2-4%. In base alle stime di Borschberg, nei prossimi 20 anni gli aeromobili elettrici saranno utilizzati esclusivamente per i voli di breve tratta. Per le lunghe tratte si passerà invece a soluzioni ibride e infine si arriverà a volare in elettrico. Iniziare dai mezzi più piccoli permetterà di raccogliere dati fondamentali, fornendo agli ingegneri un’esperienza in materia che si rivelerà di grande valore.Un’altra soluzione vede, invece, l’entrata in scena dell’idrogeno, che può essere bruciato come accade nei motori a combustione o usato nelle celle a combustibili (che potrebbero affiancare i motori esistenti). L’uso di idrogeno liquido risulta comunque particolarmente complesso, poiché richiede temperature di stoccaggio estremamente basse e quindi difficili da raggiungere. Vi è poi un’altra questione: quella della sostenibilità dell’idrogeno e delle sue modalità d’estrazione. Mentre l’idrogeno rappresenta oggi un progetto dall’alto potenziale, i motori elettrici hanno già fatto la loro comparsa nel mondo dell’aviazione. Per esempio, gli idrovolanti canadesi, usati a Vancouver per i voli passeggeri fino ai 30 minuti, stanno passando all’elettrico. Aerei elettrici vengono, inoltre, utilizzati per l’addestramento dei piloti. Il passaggio a voli completamente sostenibili richiederà ancora un po’ di tempo, ma si sta andando nella giusta direzione.
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Mercato dell’aviazione: cambiamento cercasi!
Posted by fidest press agency su martedì, 30 Maggio 2023
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Un mercato in crescita
Posted by fidest press agency su venerdì, 26 Maggio 2023
A cura di Gareth Payne, Head of Credit & Alternative Fixed Income Client Portfolio Management di Pictet Asset Management.La gamma di opportunità di investimento nel debito privato europeo è in crescita grazie alle aziende più piccole della regione, sempre più ricettive a questa forma di finanziamento.In genere, queste imprese sono di proprietà di famiglie o singoli imprenditori e storicamente si sono affidate a prestiti bancari o a capitale di private equity. I primi sono relativamente economici, ma dotati di poca (o nessuna) flessibilità. Inoltre, non forniscono alcun supporto che permetta di favorire la crescita aziendale. A paragone, il private equity offre potenzialmente molto valore, ma a costo di una perdita dell’indipendenza e del controllo. Il debito privato, quindi, può essere considerato il compromesso perfetto tra i due, uno strumento che una nuova generazione di imprenditori sta iniziando ad apprezzare.I fondi di direct lending possono offrire una guida strategica e operativa (che nel nostro caso comprende anche le questioni ambientali, sociali e di governance), ma non gestiscono le aziende né impongono cosa dovrebbero fare. Inoltre, possono offrire la flessibilità e il supporto necessari a trasformare una piccola impresa in un’azienda leader del settore. Dal punto di vista degli investitori, tale coinvolgimento può portare un certo grado di “alpha operativo”: un aumento ulteriore dei rendimenti grazie all’aiuto alla crescita dell’attività in cui si è investito.Le opportunità di nicchia sono difficili da cogliere in un mercato finanziario in cui le informazioni sono accessibili per tutti. Il direct lending alle società europee della fascia medio-bassa del mercato è una proposta allettante con un profilo di rischio/rendimento molto interessante, in particolare nelle attuali condizioni di mercato. Supportati da gestori dotati delle giuste competenze, di esperienza e di una presenza locale, gli investitori possono accedere a un’asset class a basso rischio con rendimenti solidi anche in un contesto macroeconomico incerto. Riteniamo che il credito (in particolare quello privato) stia attraversando la sua epoca d’oro.
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Ricerca RBS: Il mercato IA italiano è cresciuto del +92% negli ultimi 3 anni
Posted by fidest press agency su martedì, 23 Maggio 2023
La ricerca della Rome Business School “Digitalizzazione, Big Data e AI in Italia. Etica digitale e uso dei dati” fa un’analisi sulla crescita del mercato dell’IA in Italia, riconoscendo il ruolo fondamentale delle PMI in questo processo, ma sottolinea che è una tecnologia ancora sconosciuta per tante persone. Gli autori confrontano inoltre la trasformazione digitale in Italia con quella dell’Europa, evidenziando l’emergere della data economy, l’adozione di ChatGPT da parte degli italiani, e le sfide per proteggere la privacy delle persone. Oggi il mercato dell’IA italiano vale 500 milioni di euro, una cifra che nel 2019 ammontava a soli 260 milioni (+92%), una crescita che continuerà in salita verso i 700 milioni entro il 2025. Il 60% delle PMI italiane ha un livello base di intensità digitale, la media UE è del 55%: le regioni con maggior innovazione IA sono Lombardia e Lazio, seguite da Campania ed Emilia-Romagna. Secondo il sondaggio svolto da Rome Business School, 68% degli intervistati ritiene che ChatGPT avrà un impatto positivo sul mondo del lavoro, ma solo il 42% pensa che lo userà nel lavoro entro il 2025. Serve investire in formazione: con la scomparsa di oltre 300 milioni di posti di lavoro entro il 2030 a causa dell’incorporazione dell’IA, è necessario acquisire competenze chiave per ruoli come il prompt engineer.A gennaio 2023 in Europa operano circa 130 startup nel campo specifico della generative intelligence: Regno Unito in testa con 55 startup stimate, l’Italia si posiziona ottava (Sifted, 2023). L’Italia ha assistito a una crescita del settore del +92% tra il 2019 e il 2022, passando da 260 milioni di euro agli attuali 500 milioni, e si stima che arriverà ai 700 milioni entro il 2025. Nonostante ciò, in molti indicatori a livello europeo l’Italia rimane ancora molto indietro: siamo al 17º posto su 27 Stati membri per quanto riguarda la trasformazione digitale, e addirittura al 23º per il livello generale di digitalizzazione (Commissione Europea, 2022). La situazione è preoccupante anche per il capitale umano: l’Italia si posiziona al 25º posto in termini di competenze digitali, con solo il 46% della popolazione che possiede competenze di base, surclassando solo Bulgaria e Romania. Questo dato è al di sotto della media europea del 54%. In più, solo l’1,4% dei laureati italiani sceglie discipline ICT, il dato più basso nell’UE. L’Italia deve colmare il gap che fino ad oggi ha cumulato nei confronti degli altri grandi attori internazionali. I fondi stanziati del PNRR saranno chiave per questo: sono 48,1 i miliardi dedicati alla digitalizzazione, e pongono l’Italia come primo paese dell’Europa per investimenti in questo settore, davanti a Spagna, Francia e Grecia.In Italia non esiste ancora un quadro normativo completo sull’etica dell’IA, ma si sta lavorando per sviluppare linee guida, istituire centri di ricerca sull’etica, e promuovere campagne di sensibilizzazione pubblica. Infatti, l’Italia è stata la prima tra i paesi europei a muoversi concretamente per salvaguardare gli utenti nei confronti di ChatGPT. “L’Italia ha senza dubbio fatto da apripista, creando un precedente che servirà a informare altre analoghe iniziative (non solo europee) e che rappresenterà un riferimento soprattutto per un dibattito europeo orientato a creare regole comuni per paesi membri”, afferma Aldo Pigoli. I dati e le tecnologie digitali impatteranno sempre di più sul valore economico e sociale delle imprese, sono già indispensabili per prendere decisioni competitive, gestire processi e coinvolgere stakeholder. La “data-based economy” sta evolvendo verso una “data economy”, in cui i dati diventano l’elemento centrale della produzione, delle transazioni e degli investimenti. Secondo uno studio svolto da EY Tech Horizon nel 2022, il 50% degli imprenditori italiani intervistati ha già attivato importanti trasformazioni digitali, contro il 39% del resto del mondo. I loro principali trend di investimento sono Data e Analytics (22%), Internet of Things (20%), Cloud (18%) e IA (15%). (abstract fonte: Rome Business School)
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Libri: Il mercato stabilizza la crescita
Posted by fidest press agency su sabato, 20 Maggio 2023
In un mercato che stabilizza la crescita rispetto ai livelli prepandemia grazie alla vitalità dell’offerta editoriale, con un incremento sui primi quattro mesi del 2019 del 17% (vendite di narrativa e saggistica, esclusa la scolastica), le librerie fisiche consolidano la loro posizione come primo canale di vendita dei libri (53,8%). Nuovo calo dell’online (41,5%) e leggero recupero della grande distribuzione, che si attesta al 4,7%. Va comunque ricordato che, nel 2019, l’online aveva solo il 27% del mercato. “I dati che presentiamo oggi – ha spiegato il responsabile dell’ufficio studi dell’Associazione Italiana Editori (AIE) Giovanni Peresson – ci dicono due cose: la prima è che la crescita del mercato che si era innescata già a fine 2020 non era un fenomeno passeggero, ma una tendenza di lungo periodo che attesta e stabilizza il libro a valori di vendite superiori a quelli del prepandemia. Questo anche grazie a un’offerta editoriale capace di intercettare nuovi bisogni e nuovi pubblici. La seconda è che questo risultato viene perseguito tenendo bassi i prezzi, nonostante la crescita dei costi aziendali per materie prime ed energia. Le case editrici sono consapevoli della delicatezza e fragilità di un mercato della lettura sensibile ai minimi cambiamenti, ma certamente le ridotte variazioni dei prezzi di vendita, nonostante un’inflazione dell’8%, sono una scelta molto impegnativa soprattutto per gli editori più piccoli con meno capacità finanziarie”. Le vendite di varia nelle prime sedici settimane sono state pari a 473,2 milioni, le copie vendute sono 31,2 milioni. L’incremento rispetto ai primi quattro mesi del 2019 è stato del 17% a valore e del 15,6% a copie. Rispetto al 2022, la variazione rispetto al corrispondente periodo dell’anno è del -0,2% a valore e del -1,2% a copie. I marchi editoriali nella fascia di venduto oltre i 5 milioni sono cresciuti nelle vendite del 37,7% rispetto al 2019. Quelli tra 1 e 5 milioni sono cresciuti del 25,3%, quelli sotto il milione del 5,4%. L’inflazione corre, i prezzi di copertina no. Gli editori non trasferiscono l’inflazione in libreria, limitando gli incrementi dei prezzi di copertina. A fronte di un aumento generale dei prezzi su base annua dell’8,3% ad aprile, il prezzo medio di copertina del venduto è cresciuto dell’1,1%. Il dato delinea una tendenza di più lungo periodo: nell’aprile 2022 i prezzi erano aumentati dell’1,5% a fronte di un’inflazione del 5,8%. Se prima della pandemia (aprile 2019) il prezzo medio di copertina del venduto era 14,78 euro, oggi siamo a 15,16 euro: meno di 50 centesimi in più. La narrativa oltre il 50%. La top ten dei libri più venduti nei primi quattro mesi (vedi allegato), disegna un panorama dove convivono libri-evento (biografie reali), saggistica di cultura, romance, titoli trainati da trasposizioni cinematografiche e premi letterari, fenomeni social, Tik Tok in particolare. Va comunque sempre ricordato che il peso dei titoli più venduti è relativo in un mercato sempre più plurale: la quota dei primi 100 titoli rappresenta il 9,4% del mercato a valore e l’8,7% a copie. In maggioranza, gli italiani leggono narrativa come romanzi, fumetti, libri per bambini (50,7%), mentre saggistica e manualistica non universitaria copre il restante 49,3% delle vendite. Nel 15,3% dei casi, sono stati comprati titoli usciti nei primi 4 mesi dell’anno, il resto è composto da catalogo (84,7%). Chi sale e chi scende. La narrativa italiana cresce del 17,3% rispetto al 2019 e del 2,5% rispetto al 2022. Quella straniera cresce del 21,7% rispetto al 2019, mentre cala del 4,2% sul 2022. I fumetti triplicano rispetto al 2019 (più 195,8%) ma calano del 12,1% rispetto al 2022. Bambini e ragazzi crescono del 19,4% rispetto al 2019 e calano dello 0,8% sul 2022. La saggistica generale, comprese le biografie, cresce del 14,1% sul 2019 e del 7,2% sul 2022. La saggistica specializzata cresce del 3,2% sul 2019 e cala del 7,3% sul 2022, la manualistica non accademica, che comprende le guide di viaggio e i libri di cucina, cresce dell’11,6% sul 2019 e del 10,8% rispetto al 2022. Iniziano ad affermarsi i titoli di autrici italiane che sono passati da un valore di vendita di 1,1 milioni del 2019 a 6,0 milioni del 2023 (più 451%). La saggistica di cultura (divulgazione storica e scientifica, politica, reportage, critica letteraria, linguistica, filosofia, psicologia, scienze sociali) totalizza 81,3 milioni di euro di vendite nei primi quattro mesi del 2023, in calo dell’1,7% rispetto l’anno precedente ma comunque in crescita del 9,3% rispetto al 2019. La saggistica religiosa cresce del 17,3% rispetto al 2022 e del 14,5% rispetto al 2019. Le guide di viaggio e l’editoria turistica nell’ultimo anno hanno avuto un balzo del 44,1%, pur non essendo ancora tornate ai valori del 2019. L’editoria d’arte, che aveva anch’essa sofferto delle misure sanitarie e la ridotta mobilità, totalizza 11,1 milioni di vendite, in crescita del 3,5% sul 2022 e dell’8,8% sul 2019. Tuttavia, nel conteggio non sono considerate le vendite nei bookshop di musei e mostre museali. (abstract by AIE al Salone del Libro
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Inflazione cresce grazie al mercato libero dell’energia. Cambiare gestore!
Posted by fidest press agency su mercoledì, 17 Maggio 2023
I dati Istat di aprile sull’inflazione confermano grossomodo la stima preliminare: +0,4% su base mensile e +8,2% su base annua. Crescita dovuta soprattutto ai beni energetici non regolamentati (carburanti per gli autoveicoli, lubrificanti, combustibili per uso domestico non regolamentati ed energia elettrica mercato libero), + 26,6%.Infatti, le segnalazioni che ci arrivano da vari utenti del mercato libero sono di aumenti notevoli. E da luglio ci aspettiamo il peggio, dopo che il governo ha prorogato al 30 giugno la sospensione delle modifiche unilaterali dei contratti in essere. Sembrava che l’inflazione stesse lentamente riassorbendosi, ma era una sensazione legata solo al prezzo delle materie prime (energetiche essenzialmente), ché quando poi questi cali si riversano sul mercato, quest’ultimo agisce con logiche diverse. Abbiamo avuto l’esempio sulla pasta che, nonostante i prezzi del frumento siano in calo, non solo i prezzi al dettaglio sono aumentati, ma il governo ha colto occasione per trasformare il problema in propaganda, paventando un suo intervento risolutivo quando invece non può fare assolutamente niente.I gestori del mercato libero dell’energia hanno colto la palla al balzo e, incuranti di dover in qualche modo contribuire a risollevare il Paese dopo la batoste del covid e dell’energia russa, fanno solo i loro corporativi interessi. Aiutati anche dal governo che, invece di far loro capire con politiche di defiscalizzazione che potrebbero essere protagonisti della rinascita, li ha abbandonati a se stessi e alle logiche di una società che sopravvive solo grazie all’evasione fiscale. By Vincenzo Donvito Maxia – presidente Aduc
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TCW: l’andamento del mercato obbligazionario sta anticipando una recessione?
Posted by fidest press agency su venerdì, 12 Maggio 2023
A cura di Steve Kane, Co-CIO and generalist portfolio manager, TCW. Dopo un 2022 complesso, oggi, nel settore del reddito fisso si possono trovare molte opportunità. Prima di considerare i rendimenti positivi, bisogna tener conto che la Fed si sta avvicinando alla fine del ciclo di rialzi dei tassi, come anche il mercato sta iniziando ad anticipare. Ciò significa che i tassi probabilmente scenderanno a breve, rendendo interessante il mercato generale dei tassi e in particolare la parte breve della curva, dove si ottengono i rendimenti più elevati. Sul fronte economico invece, la nostra view è piuttosto pessimista: il motivo per cui i tassi scenderanno è che si entrerà in una recessione verso la fine di quest’anno o all’inizio del prossimo. La scorsa settimana la Fed non ha tagliato i tassi e probabilmente ciò non avverrà neanche alla prossima riunione. Riteniamo che il mercato stia correndo un po’ troppo in termini di aspettative di allentamento, che viene prezzato già per settembre di quest’anno, ma pensiamo che, sia se il rialzo della scorsa settimana sarà l’ultimo, sia se ne vedremo un altro, gli effetti cumulativi di tutte queste strette, che porteranno i tassi a un livello del 5-5,5%, finiranno per rallentare l’economia. Stiamo iniziando a vedere i segnali in vari settori, come l’edilizia abitativa. L’unico elemento che continua a mostrare una certa resilienza è il mercato del lavoro, ma riteniamo sia solo una questione di tempo prima di iniziare a vedere licenziamenti e allentamenti sempre più consistenti. Questa sarà la parte fondamentale dell’equazione che porterà l’inflazione complessiva verso l’obiettivo del 2%. É molto tipico all’inizio di una recessione attraversare un periodo temporaneo di stagflazione in cui l’attività economica è in calo, la disoccupazione è in aumento, ma l’inflazione deve ancora adeguarsi con un po’ di ritardo. Quindi arriverà il momento in cui la Fed si troverà di fronte a un vero e proprio rompicapo, perché l’inflazione sarà in ritardo, e il rischio è che si concentri troppo su questo indicatore, mantenendo un atteggiamento eccessivamente da falco per troppo tempo e peggiorando la situazione sul fronte della recessione. Lato investimenti, questo contesto implica che conviene essere difensivi sul credito di qualità inferiore, mentre molte aree del mercato del reddito fisso di qualità superiore risultano investibili, a patto di rimanere distanti dai titoli di Stato. Anche il mercato dei mutui ipotecari risulta molto interessante e siamo moderatamente costruttivi sul credito societario investment grade. Infine, un altro settore attraente sono i titoli di alta qualità del mercato cartolarizzato, compresi i mutui residenziali non-agency. Il mercato high yield invece mostra un’ampia gamma di rischi al momento, per questo riteniamo sia meglio investire nei segmenti di alta qualità, come i bond con rating B o BB, che offrono una certa protezione dal rischio di default. In generale, una parte del mercato è fondamentalmente solida dal punto di vista della leva finanziaria e della liquidità e i fondamentali sembrano positivi, in vista di questa recessione.
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Esplode il mercato europeo dei medicinali omeopatici
Posted by fidest press agency su venerdì, 12 Maggio 2023
Entro il 2028, infatti, il mercato europeo dei medicinali omeopatici avrà un valore complessivo superiore ai 5 miliardi di dollari (+60% sul 2021). L’Europa occidentale detiene il primato con una previsione di ricavi totali di poco inferiore ai 3,3 miliardi con una crescita media annuale composta superiore al 14%. Il trend coinvolge anche il Bel Paese e a testimoniarlo è un recente report stilato da Harris Interactive. Stando a quanto indicato dall’indagine condotta dalla società di ricerca su oltre 1000 italiani, infatti, l’81% risulta soddisfatto dell’efficacia dei prodotti omeopatici, il 77% considera l’omeopatia complementare alla medicina convenzionale e il 66% si fida ciecamente di questa opportunità terapeutica. Dietro a questi risultati c’è il lavoro svolto quotidianamente da una serie di realtà del panorama nazionale, tra cui Guna, organizzazione di spicco del settore che detiene oltre il 30% dell’intero mercato made in Italy grazie alla realizzazione e alla distribuzione di medicine biologico-naturali. “Il futuro dell’omeopatia e della medicina passa dalla ricerca – afferma Alessandro Pizzoccaro, presidente e fondatore di Guna – Un altro punto di grande importanza è la necessità di un nuovo approccio medico nei confronti del paziente che, in vista dei prossimi anni, dovrà essere sempre più considerato come persona, un sistema complesso psico-neuro-immuno-endocrino che interagisce all’interno di un network ambientale e di un network sociale. Di questo e molto altro si parlerà in occasione del Symposium «Medicina dei Sistemi – Il paziente del futuro», un grande evento che stiamo organizzando per il prossimo 20 maggio a Milano e che riunirà prestigiosi esperti mondiali che si confronteranno su scienza medica, medicina integrativa e Medicina dei Sistemi”. Restando sulla stessa lunghezza d’onda, ricerca e innovazione rimangono protagoniste indiscusse di Guna la quale, in partnership con Exolab, start up innovativa del panorama italiano, ha lanciato ufficialmente “Exocomplex®”, una linea di integratori alimentari a base di estratti vegetali da agricoltura biologica caratterizzati da una metodica produttiva innovativa. Quest’ultima consente di ottenere un’altissima concentrazione di esosomi purificati, fonte di preziosi antiossidanti per il sostegno delle funzioni cellulari. “In linea generale, il valore più importante per la medicina, e la successiva realizzazione e distribuzione dei medicinali, è la trasparenza – sottolinea Pizzoccaro – Siamo convinti che questo risulterà il key value della sanità globale in vista dei prossimi anni”.
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Convegno “Il mercato del libro: andamento e analisi”
Posted by fidest press agency su giovedì, 11 Maggio 2023
Torino venerdì 19 maggio alle 10:30 in Sala Blu Lingotto Fiere. Gli ingressi sono situati in via Nizza 294, via Matté Trucco 70, Stazione Lingotto FS, Centro commerciale Lingotto. Dopo il saluto del presidente di AIE Ricardo Franco Levi, con la moderazione di Sabina Minardi (L’Espresso) e sulla base dei numeri presentati da Giovanni Peresson (ufficio studi AIE), si confronteranno sul palco Alessandra Carra (Gruppo Feltrinelli), Marzia Corraini (Corraini Edizioni), Diego Guida (Vicepresidente di AIE e Presidente del Gruppo dei Piccoli editori), Stefano Mauri (Gruppo editoriale Mauri Spagnol), Martino Montanarini (Gruppo Giunti), Maria Teresa Panini (Franco Cosimo Panini Editore) e Enrico Selva Coddé (Gruppo Mondadori). Tutti gli incontri di AIE al Salone Internazionale del Libro di Torino sono disponibili alla voce: AIE al Salone del Libro.
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Mostra mercato internazionale dedicata a tutti gli amanti di libri e stampe antichi
Posted by fidest press agency su mercoledì, 10 Maggio 2023
Mantova sabato 20 e domenica 21 maggio 2023 Chiostro del Museo Diocesano Francesco Gonzaga (Piazza Virgiliana, 55. Sabato 20 maggio h. 10-18.30; domenica 21 maggio h. 9.30-13 Per i commercianti, apertura anticipata venerdì 19 maggio h.15-18.30 La mostra si svolge all’aperto, sotto i portici del chiostro, anche in caso di pioggia. L’ingresso è gratuito. Nel cuore della città dei Gonzaga, a pochi passi dal Museo Archeologico e da Palazzo Ducale, il chiostro del Museo Diocesano torna ad essere per un week-end un luogo magico e bellissimo dove i libri “dimenticati” – antichi o rari che siano – riprendono vita sui banchi dei 60 librai accorsi qui da ogni regione d’Italia e da oltralpe per partecipare alla settima edizione di Mantova Libri Mappe Stampe. Particolarmente folto e qualificato il gruppo degli espositori dell’edizione in arrivo, che vanta nomi di eccellenza e una significativa presenza di commercianti esteri (da Germania, Francia, Paesi Bassi, Croazia, Spagna, Cipro, USA; elenco consultabile su http://www.mantovalibriestampe.com). I più esigenti collezionisti, ma anche i curiosi attratti qui dal fascino irresistibile dei volumi d’epoca potranno sfogliare dal vivo un’offerta in carta e inchiostro davvero ampia: dai pregiati libri antichi usciti dai torchi dei più celebri stampatori come Aldo Manuzio e Giunta, fino ai volumi del ‘900, ma sempre di difficile reperibilità, come prime edizioni, fuori catalogo, testi autografati ecc. Ricchissima anche l’offerta cartografica d’epoca (che comprende mappe, atlanti, vedute italiane, europee e del mondo) e quella delle stampe decorative di ogni epoca e soggetto, tra cui spiccano le opere dei più grandi Maestri Incisori. Tra le migliaia di occasioni d’acquisto, anche diverse acqueforti firmate Rembrandt e una litografia di Joan Mirò del 1970 (di proprietà di Studio Fabrizio Pazzaglia, Urbino), mentre tra i libri si segnalano Le Metamorfosi di Ovidio (Venezia, 1584) nella prima traduzione contenente le magnifiche tavole illustrate del Franco e la prima edizione bergamasca della Divina Commedia (Bergamo, 1752) ad opera dei due abati eruditi Jacopo Migliorini (abate Calisto) e Pierantonio Serassi (entrambi proprietà di Libreria Antiquaria Britannico, Sarezzo). La manifestazione, organizzata con il patrocinio del Comune di Mantova, è ad ingresso libero anche per incoraggiare la partecipazione dei più giovani, che possono sfruttare l’occasione per ammirare dal vivo preziose rarità ed accaparrarsi più abbordabili, ma non meno fascinose, proposte di antiquariato e modernariato librario. Fonte: http://www.mantovalibriestampe.com
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T. Rowe Price – Cina, un mercato in rapida evoluzione. Siete posizionati dalla parte giusta del cambiamento?
Posted by fidest press agency su mercoledì, 10 Maggio 2023
A cura di Robert Secker, Portfolio Specialist, T. Rowe Price. La Cina è caratterizzata da una irresistibile ampiezza e profondità delle opportunità di investimento, è un mercato caratterizzato da innovazione e disruption. Gli investitori possono trovare opportunità in società che stanno guidando e sfruttando la crescita nel Paese e che hanno il potenziale per offrire rendimenti duraturi. La Cina è un mercato in rapida evoluzione, con un elevato volume di Ipo a differenza dei mercati mondiali sviluppati. I prezzi delle azioni di società ben gestite, di qualità superiore o innovative sono sempre più guidati da fattori idiosincratici piuttosto che da cambiamenti macro più ampi o dai cicli delle materie prime. Inoltre, cosa importante per gli investitori, la crescita viene sempre più spesso alimentata a livello nazionale attraverso settori innovativi come la tecnologia, la sanità e altri settori guidati dai consumatori. Una dinamica unica della Cina è il costante cambiamento, sia in termini di portata sia di ritmo. Nella maggior parte dei Paesi occidentali il processo di industrializzazione e modernizzazione è durato dai 200 ai 300 anni. In Cina è stato condensato in alcuni decenni. Il risultato è un rapido cambiamento della struttura economica e delle opportunità di investimento. Dieci anni fa dominava il settore finanziario con una ponderazione del 40% circa. Oggi è internet a svolgere il ruolo principale, con oltre il 40% dell’indice. Tra qualche anno, è possibile che l’indice possa subire altri cambiamenti significativi. Il settore automobilistico è uno di quelli in cui il cambiamento sta avvenendo rapidamente. In questo settore nascente, la concorrenza è agguerrita e mentre il percorso verso la redditività degli OEM (produttori di apparecchiature originali) manca di visibilità, la catena di fornitura degli EV, in cui la Cina beneficia probabilmente del fatto di essere la più completa e competitiva al mondo, offre un terreno di caccia fertile per i selezionatori di titoli bottom-up. Potrebbe trattarsi, ad esempio, di un produttore di vetri per auto che può trarre vantaggio dal maggiore contenuto di vetro nei veicoli elettrici, o di un produttore di scatole di ingranaggi in grado di soddisfare il maggiore contenuto tecnologico dei veicoli elettrici. Queste aziende che si trovano sul lato giusto del “ciclo del prodotto” possono registrare una crescita molto rapida in un breve periodo di tempo, fino a quando la concorrenza non le raggiungerà. In queste circostanze è fondamentale comprendere i fattori idiosincratici dei cicli di prodotto e di settore. A differenza di molti mercati occidentali, dove in genere vi sono pochi operatori dominanti in un determinato settore, il mercato cinese è ancora estremamente frammentato, il che consente alle aziende più efficienti e ben gestite di crescere strutturalmente e conquistare quote di mercato. Come è tipico dei mercati emergenti, la Cina è disseminata di settori nascenti e di aziende nascenti con un lungo percorso di crescita, il cui potenziale non è riconosciuto dalla natura a breve termine della maggior parte degli operatori di mercato.Dalla fondazione della Repubblica Cinese, il suo modello di crescita ha attraversato diverse fasi. La prima fase, tra il 1949 e il 1978, si è concentrata sulla circolazione interna, basata sulla crescita e sull’industrializzazione a livello nazionale. A partire dalle riforme economiche avviate alla fine degli anni ’70, la crescita è stata maggiormente orientata alla circolazione esterna guidata dalle esportazioni. Ora stiamo entrando nella terza fase, denominata doppia circolazione. Tutto ciò si traduce in un mercato dinamico e in rapida evoluzione che richiede agli investitori di cercare costantemente le tendenze e i cambiamenti emergenti, piuttosto che affidarsi agli attuali operatori storici a grande capitalizzazione. L’esperienza ci insegna che investire guardando al passato non è in genere una strategia vincente, soprattutto quando si tratta di investire in Cina. (abstract by http://www.verinieassociati.com/)
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Il mercato dell’intelligenza artificiale in Italia nel 2022
Posted by fidest press agency su sabato, 6 Maggio 2023
Ha toccato quota 422 milioni di euro (+21,9% rispetto all’anno precedente) ed è destinato (fonte: Anitec – Assinform) a superare i 700 milioni nel 2025. Se la diffusione tra le PMI è ferma al 5,3%, che rapporto hanno invece le startup con l’utilizzo dell’AI? A questa domanda ha risposto una recente ricerca di B-PlanNow (https://b-plannow.com/), acceleratore di startup per progetti in fase di avvio con un approccio unico e coerente.L’indagine ha evidenziato come la diffusione tra le startup dell’intelligenza artificiale tocchi il 19,4%, inferiore rispetto al 24,3% delle grandi imprese ma comunque in una posizione migliore rispetto alle PMI. La ricerca B-PlanNow mostra infatti che il 24% delle startup ha utilizzato tool di AI per generare idee di business utili al proprio percorso imprenditoriale, con una particolare predilezione per Ideas AI, utile strumento di brainstorming per chi si approccia per la prima volta a determinati concetti e paradigmi.Il 23% del campione monitorato da B-PlanNow ha utilizzato tool di AI (eg, ValidatorAI e VenturusAI) come supporto per la validazione di un modello di business: lo strumento non sostituisce ovviamente il necessario confronto con il mercato (e potenziali investitori) al fine di costruire un MVP ma certamente può aiutare i newcomer nelle fasi più acerbe del loro cammino.Ben il 51% del panel si è rivolto all’intelligenza artificiale per un aiuto concreto nella creazione di un naming originale e performante per la propria startup, qui la predilezione degli imprenditori in erba si distribuisce equamente tra Looka, Namelix, Xtemnsio e Namewink.L’84% del campione analizzato da B-PlanNow ha utilizzato strumenti di AI per scrivere dei testi. Sembra questo, al momento, il vero Eldorado dell’intelligenza artificiale nel mondo startup, insieme con la scrittura di parti di codice (72% del panel). Sono, infatti, i task ripetitivi a dimostrarsi davvero time-consuming per chi si accinge a lanciare una nuova startup e ha bisogno, quindi, di ottimizzare al massimo anche i costi anche per la presenza di un team spesso in formato “ridotto”. B-PlanNow ha anche chiesto al campione il proprio grado di soddisfazione nell’utilizzo di tool di AI: la risposta può sembrare poco scontata, in quanto solo il 65% dei founder di startup si dichiara pienamente appagato, mostrando dubbi sulla reale qualità degli output (78%) e sulla capacità dell’AI di rispondere davvero ai bisogni e agli input umani (89%).
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Gli effetti di un mercato del lavoro USA surriscaldato
Posted by fidest press agency su venerdì, 5 Maggio 2023
A cura di Andrea Delitala, Head of Euro Multi Asset e Marco Piersimoni, Senior Investment Manager di Pictet Asset Management. Il Presidente della FED Powell aveva asserito, a fine 2022, che per la dinamica dell’inflazione sarebbe stato cruciale il mercato del lavoro. Mercato, quest’ultimo, soggetto a un disequilibrio tra domanda ed offerta aggravatosi col periodo pandemico. A marzo 2020 abbiamo osservato un crollo simmetrico dell’occupazione e della forza lavoro, dipesi principalmente da fattori sanitari. Se il recupero successivo dell’occupazione è risultato abbastanza in linea con le attese, quello dell’offerta di lavoro è stato invece estremamente lento. Al punto che oggi mancano all’appello 3 milioni e mezzo di lavoratori rispetto alla linea di tendenza: 2 milioni da attribuire a un eccesso di pensionamenti, un milione per il calo dell’immigrazione e 0,5 milioni a causa di decessi da COVID. Il risultato è un conseguente surriscaldamento del mercato del lavoro. Ancora oggi, nonostante un assestamento dei Job Openings, per ogni disoccupato c’è 1,7 posto di lavoro disponibile.La relazione tra salari e congestione del mercato del lavoro suggerisce che il rapporto tra posti vacanti e disoccupati (V/U) dovrebbe avvicinarsi a 1, affinché la dinamica salariale possa convergere verso il 3,5% (sostenibile anche secondo la Fed dato il target d’inflazione al 2% e il trend di produttività storico dell’1,5%). Ciò implicherebbe 4 milioni di vacancies in meno o di disoccupati in più (occupati sono 160 milioni, i disoccupati 6 milioni e le vacancies 10 milioni). Come superare un simile impasse? In uno dei seguenti tre modi (o una loro combinazione): tramite una riduzione della domanda da parte delle aziende; grazie a un aumento dell’offerta di lavoro; infine, la più dolorosa, attraverso una flessione dell’occupazione, che tuttavia appare molto poco probabile sulla base degli ultimi dati. La curva di Phillips (che correla inversamente tasso di disoccupazione e inflazione salariale) mostra un aumento salariale nel periodo della pandemia (quando aveva raggiunto aumenti nell’ordine dell’8%) che oggi si sta ricomponendo verso il basso, a beneficio dell’economia. Nonostante il tasso di disoccupazione sia a un minimo storico, la dinamica salariale si colloca al +4,2%, già molto ridimensionata rispetto ad un anno fa. Se questo aggiustamento prosegue, il mercato del lavoro tornerà in equilibrio senza grandi sacrifici occupazionali (recessione) anche grazie alla ripresa del flusso migratorio. D’altro canto, la discesa dell’inflazione è più rapida rispetto alla riduzione dei salari; abbiamo quindi dei salari reali che stanno crescendo mentre la produttività persiste in zona -2%, mettendo sotto pressione i margini.
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T. Rowe Price: Il mercato azionario cinese non è solo big tech
Posted by fidest press agency su giovedì, 27 aprile 2023
A cura di Robert Secker, Portfolio Specialist, T. Rowe Price. La crescita e il dinamismo dell’economia cinese e del suo mercato azionario continuano a offrire un potenziale di rendimento interessante per gli investitori attivi. La Cina è diventata probabilmente il mercato azionario più dinamico del mondo, con oltre 6.000 società investibili quotate onshore e offshore. In effetti, la capitalizzazione del mercato azionario cinese è aumentata di circa 25 volte dal 2002 e oggi è il secondo mercato azionario mondiale per capitalizzazione di mercato. Inoltre, questa crescita delle azioni cinesi quotate si è verificata in una serie di settori innovativi.Nonostante l’espansione dell’ampiezza e della profondità del mercato, tuttavia, un numero ristretto di grandi società sono arrivate a dominare gli indici azionari della Cina e dei mercati emergenti. Di conseguenza, la maggior parte delle partecipazioni degli investitori in azioni cinesi – sia attraverso fondi cinesi, asiatici o dei mercati emergenti – tende a concentrarsi in un piccolo numero di società molto note che hanno già raggiunto lo status di “mega-cap”.Attualmente, le società cinesi quotate nell’indice MSCI China sono circa 750, ma rappresentano solo il 12,5% circa dell’universo investibile totale. In breve, l’indice non è una rappresentazione accurata dell’intero insieme di opportunità. Inoltre, i 100 titoli più importanti per capitalizzazione di mercato rappresentano incredibilmente circa il 70% dell’indice MSCI China.Anche i fondi azionari focalizzati sulla Cina tendono a gravitare su questo piccolo sottoinsieme del mercato. Se si considera la media dei maggiori fondi del settore Morningstar China funds, oltre il 50% del loro patrimonio è investito in questi nomi a grande capitalizzazione. Le restanti oltre 6.000 società – un incredibile 99% del mercato investibile – vengono ampiamente ignorate. Sebbene molte di queste mega-cap abbiano premiato gli investitori e rimangano aziende solide, è in questa sezione trascurata del mercato che riteniamo si trovino molte delle opportunità di successo.I titoli azionari cinesi possono essere classificati a grandi linee come onshore, A-share, o offshore, principalmente H-share (quotate a Hong Kong) e ADR (American Depositary Receipts). L’opportunità per gli investitori attivi risiede non solo nelle diverse società quotate in ciascuno dei mercati, ma anche nelle diverse basi di investitori che operano in ciascun mercato.Il mercato delle A-share è di gran lunga il più grande universo d’investimento sia per numero di società sia per capitalizzazione di mercato, eppure questa parte dinamica e in rapida evoluzione del mercato è fortemente sottorappresentata sia nell’indice sia in molti fondi cinesi; le H-share continuano a dominare il mercato anche se ora rappresentano meno del 20% delle azioni cinesi quotate per capitalizzazione di mercato. D’altro canto, le A-share costituiscono più di tre quarti del mercato azionario cinese, ma rappresentano poco meno di un quinto dell’indice MSCI China e solo un quarto della media delle prime 10 partecipazioni nei fondi dedicati alla Cina.Dieci anni fa, la possibilità di investire nei mercati locali per gli investitori stranieri era ancora molto limitata, con un accesso attraverso un sistema di quote molto complesso e limitato, denominato QF-II. Negli ultimi anni, tuttavia, le riforme condotte dal governo cinese per aprire i mercati ai capitali esteri hanno portato al lancio del programma Stock Connect nel 2014. Questo strumento collega i mercati azionari onshore (Shanghai) e offshore (Hong Kong), consentendo agli investitori stranieri di accedere alle azioni locali e agli investitori locali cinesi di accedere ai mercati offshore. L’ampiezza dell’opportunità e la possibilità di investire nei mercati onshore e offshore offrono agli investitori globali il potenziale per investire nei futuri vincitori prima che questi raggiungano lo status di mega-cap. Fonte: http://www.verinieassociati.com
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Il Gruppo 24 Ore lancia due indici di mercato italiani in collaborazione con Morningstar
Posted by fidest press agency su sabato, 22 aprile 2023
Londra/Milano. L’indice Morningstar IlSole24Ore Italy 40 misura la performance dei mercati azionari italiani, con focus sui primi 40 titoli italiani per capitalizzazione di mercato. L’indice si concentra sui dati finanziari core, senza prendere in considerazione in modo specifico i principi ESG. I titoli sono selezionati dall’indice Morningstar Italy e le posizioni sono ponderate in base alla capitalizzazione di mercato. L’indice costituisce un ottimo strumento per monitorare l’andamento del mercato azionario italiano.L’indice Morningstar IlSole24Ore Sustainability 24 mira a dare particolare visibilità ai titoli italiani che presentano il minor rischio ambientale, sociale e di governance (ESG) nell’indice Morningstar Italy. Rappresenta le 24 società tra le blue chips, diversificate per settore, con la migliore performance sui criteri ESG all’interno dell’indice Morningstar Italy. Grazie alla collaborazione con la principale società di ricerca, rating e dati ESG Morningstar Sustainalytics, l’indice si basa sull’ESG Risk Rating di Morningstar Sustainalytics che viene attribuito a ogni società dell’indice Morningstar Italy. Gli Indici Morningstar escludono le società che hanno un severo rischio ESG o non conformi ai Dieci Principi del Global Compact delle Nazioni Unite, come pure quelle operanti in settori come il tabacco, le armi controverse e le armi da fuoco destinate ai civili. In particolare, l’Indice Morningstar IlSole24Ore Sustainability 24 integra l’offerta informativa del Gruppo 24 ORE in materia di sostenibilità, che già include la sezione Sostenibilità de IlSole24Ore.com, con informazioni e approfondimenti su vari ambiti quali la finanza e il risparmio sostenibile.
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Capital Group: Nuvole all’orizzonte per il mercato europeo
Posted by fidest press agency su venerdì, 21 aprile 2023
Elaine Lin, Analista degli investimenti di Capital Group. Il rischio che l’eurozona entri in recessione è in crescita già da diverso tempo, ma il recente nervosismo dei mercati l’ha resa un’eventualità significativamente più probabile. Per quanto riguarda i dati, quelli sul prodotto interno lordo (PIL) del quarto trimestre indicano che l’eurozona ha evitato per poco una recessione tecnica. Osservandoli più da vicino, però, emergono una domanda dei consumatori via via più debole e una crescita penalizzata dalla domanda interna. Ulteriori segnali di un indebolimento della domanda al consumo arrivano dai dati sulle vendite al dettaglio in Germania, il cui trend ribassista è proseguito a gennaio. Insieme al crollo dell’offerta di moneta M1 e all’inasprimento degli standard per l’erogazione dei prestiti, tali dati indicano che la stretta monetaria sta producendo gli effetti desiderati.Nonostante il nervosismo dei mercati, in occasione della riunione di marzo la BCE è andata avanti per la propria strada mettendo in atto il rialzo da 50 pb preannunciato, ma ha abbandonato la propria forward guidance e ha fatto sapere di seguire ormai una traiettoria totalmente “dipendente dai dati”. A nostro giudizio si tratta probabilmente dell’approccio giusto, dato che l’istituto non è più in grado di farsi un’idea chiara di come si evolverà la situazione economica.Riteniamo che il nuovo approccio “attendista” della BCE comporti una progressiva riduzione del tasso finale data l’elevata probabilità di un ulteriore deterioramento dei dati economici. Questo fatto è messo in evidenza dal peggioramento del sentiment economico in Germania rilevato dall’indagine ZEW. Nonostante ciò, non è ancora chiaro quanto tempo impiegherà la BCE ad avviare un ciclo di taglio dei tassi.Dopo l’incertezza e la volatilità dell’ultima settimana sarebbe bello non doversi più preoccupare dell’inflazione; purtroppo, però, le pressioni al rialzo sui prezzi permangono.È pur vero che in seguito al recente calo dei prezzi energetici l’inflazione primaria potrebbe aver superato il proprio picco, con i prezzi “headline” trascinati al ribasso secondo le previsioni dagli effetti base nei prossimi mesi. Ma la maggior parte dei parametri che misurano l’inflazione di fondo continuano a crescere: nell’eurozona il dato core, che esclude i prezzi di generi alimentari ed energia, è ai massimi storici. Di conseguenza l’inflazione si trasformerà da problema esogeno a endogeno, sfida che nell’ultimo decennio la BCE non ha mai dovuto affrontare.A oggi la curva del mercato monetario sconta tagli dei tassi nell’eurozona a partire dal 2024. Ipotizzando che questa previsione sia a grandi linee corretta e che i dati emersi dalle rilevazioni evidenzino l’ulteriore deterioramento da noi atteso, pronostichiamo un calo dei rendimenti sui Bund tedeschi. Calo che potrebbe verificarsi anche qualora l’inflazione rimanesse vischiosa. Se le turbolenze sui mercati si intensificassero e le banche centrali fossero costrette a fornire maggiori stimoli, i titoli di Stato potrebbero beneficiare di una tentata “flight to quality”.Con l’aumento del rischio di una recessione è probabile che crescerà anche la pressione affinché la curva dei rendimenti si appiattisca. L’incertezza rimane tuttavia elevata e, dato l’approccio restrittivo “condizionato” atteso della BCE, manteniamo una posizione di ridotte dimensioni sul possibile appiattimento della curva come forma di copertura rispetto al rischio di un ulteriore incremento dei tassi.Dopo un decennio di politiche monetarie ultra-accomodanti iniziamo ad osservare le conseguenze desiderate e indesiderate del loro aggressivo inasprimento. Sebbene banche centrali e autorità di regolamentazione siano pronte a schermare il sistema finanziario da un altro “momento Lehman”, è importante tenere a mente che non serve una crisi finanziaria globale per far andare in recessione l’economia. (abstract by http://www.verinieassociati.com)
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Inflazione USA: il mercato obbligazionario statunitense si sta sbagliando di nuovo?
Posted by fidest press agency su giovedì, 20 aprile 2023
A cura di Jeffrey Cleveland, Chief Economist di Payden & Rygel. Milano. Mercoledì 12 aprile, dopo la pubblicazione dell’indice dei prezzi al consumo USA e dei verbali della riunione del FOMC di marzo, i tassi statunitensi hanno registrato un’impennata e gli investitori hanno rilanciato la scommessa di una Fed prossima a terminare il ciclo di rialzi dei tassi. Occorre tuttavia precisare che l’inflazione (CPI) ‘headline’ di marzo è sì risultata leggermente più debole del previsto, ma l’indicatore ‘core’ (escluse le componenti alimentare ed energetica) è comunque salito dello 0,4% su base mensile e del 5,6% su base annua: alla luce di questi dati, a nostro avviso, è quindi probabile che la Fed effettui nuovi rialzi a maggio e, forse, anche a giugno.Riteniamo inoltre possibile che alla fine del 2023 i tassi di interesse overnight siano ben al di sopra dei livelli impliciti nei futures obbligazionari. Questo perché, in primo luogo, alcune categorie di beni i cui prezzi sono scesi a marzo probabilmente risaliranno nel corso dell’anno: ad esempio, i prezzi dei veicoli usati sono scesi a marzo secondo i dati del BLS, ma dai numeri delle vendite emerge come siano aumentati a partire dall’autunno. Potrebbe ripetersi lo stesso schema del 2022, quando il CPI core sembrò rallentare a marzo per poi risalire nei mesi primaverili ed estivi, con conseguenti scosse sul mercato obbligazionario. In secondo luogo, anche se l’inflazione core si dovesse mantenere a un tasso mensile dello 0,4% per il resto del 2023, finiremmo l’anno con una lettura del 5% circa su base annua, decisamente troppo alta per la Fed. Le variazioni mensili dovrebbero infatti decelerare in modo molto più deciso (ad esempio dello 0,1% o dello 0,2%). Da ultimo, anche il CPI mediano della Fed di Cleveland, a nostro avviso il miglior indicatore dell’inflazione ‘core’, ha registrato una variazione dello 0,4% mese su mese a marzo e, cosa peggiore, è aumentato del 7,1% su base annua: la Fed ha quindi ancora molto lavoro da fare per contenere l’inflazione sottostante.In effetti, i verbali del FOMC di marzo pubblicati mercoledì 12 aprile hanno evidenziato come i responsabili delle politiche monetarie ritengano l’inflazione ancora “inaccettabilmente alta”, una valutazione che dubitiamo sia cambiata dopo la pubblicazione del CPI di marzo. Da notare come la parola “banche” sia apparsa 46 volte nei verbali della riunione di marzo, contro le sole due volte di febbraio, segnalando la chiara preoccupazione dei policymaker che, in assenza della crisi bancaria, “avrebbero considerato appropriato un aumento di 50 punti base dell’intervallo target”. La crisi bancaria presenta sicuramente rischi negativi per la crescita (gli economisti della Fed hanno previsto “una lieve recessione a partire dalla fine dell’anno”, secondo i verbali), ma sembra troppo presto per valutarne l’entità con certezza. Inoltre, i policymaker sono favorevoli a un rallentamento della crescita, con la maggior parte di essi probabilmente disposta a sopportare una recessione, se questo significa tornare prima alla stabilità dei prezzi.Dunque, in base agli ultimi dati, entro la fine dell’anno l’inflazione sarà probabilmente ancora troppo elevata per giustificare i tagli dei tassi attualmente prezzati per il 2023 dal mercato obbligazionario, che alla luce della crisi bancaria, sta scommettendo su un rapido rallentamento della crescita e dell’inflazione.
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In Italia il mercato degli alloggi universitari
Posted by fidest press agency su lunedì, 17 aprile 2023
Ha bisogno di un’importante e decisiva svolta, altrimenti le università perdono studenti e competitività. Attualmente la copertura dei posti letto offerti agli studenti universitari fuori sede, pari al quaranta per cento degli iscritti, si attesta intorno al 10,5 per cento e deriva da enti specifici che però coprono solo l’8,1 per cento del totale. Le strutture gestite da enti privati che coprono il restante 2,4 per cento. Meno della metà delle 14 maggiori realtà universitarie supera la media nazionale, e risulta ancora lontana dalla capacità di soddisfare il fabbisogno di posti letto minimo richiesto. Considerando che il fabbisogno stimato dell’offerta strutturata di posti letto deve essere pari ad almeno il 20 per cento degli studenti fuori sede (tasso di copertura medio europeo), sarebbero necessari almeno 130mila posti letto. Occorrerebbe realizzare circa ottantamila nuovi posti letto in studentati e collegi. È quanto emerge dal Rapporto “Lo student housing tra PNRR e mercato” presentato oggi a Roma da Scenari Immobiliari e Camplus nel corso del convegno “IL PNRR E L’INVESTIMENTO NELLO STUDENT HOUSING”. L’obiettivo, indicato nella riforma “1.7 Alloggi per gli studenti e riforma della legislazione sugli alloggi per gi studenti” è quello di quasi triplicare i posti letto per gli studenti fuori sede, per raggiungere tale obiettivo sono stati stanziati complessivamente 300 milioni di euro e realizzati i primi 7.500 posti letto, successivamente, ci sarà l’erogazione di ulteriori 660 milioni per creare ulteriori 52.500 posti letto. “Nel mondo dell’housing universitario – ha sottolineato Maurizio Carvelli, founder e CEO di Camplus – in questi mesi c’è stata una vera e propria rivoluzione copernicana. Tutti, in primis gli operatori privati, devono operare con un senso, oserei dire, etico dell’investimento puntando alla sostenibilità dei progetti che concretamente consisterà nell’ampliare l’offerta abitativa per gli studenti fuori sede, contribuirà a ridefinire e innalzare gli standard per gli alloggi degli studenti rafforzando l’accessibilità al living studentesco e, in definitiva, potrà collaborare in maniera diretta alla formazione dei nostri giovani studenti. Un lavoro che garantirà un rendimento ad un capitale che saprà essere paziente e che si connoterà per il forte impatto etico e sociale”.Il numero di studenti universitari fuori sede si è mantenuto in crescita nell’ultimo anno, sulla scia di un incremento che prosegue in modo costante dal 2015: nel 2022, infatti è aumentato di circa 2,5 punti percentuali rispetto al 2021 ed ammonta a oltre 660mila ragazzi, con una crescita di oltre otto punti percentuali (+8,3%) rispetto al 2010. Il peso percentuale della componente fuori sede sull’intero monte degli studenti iscritti è sempre risultato in crescita negli ultimi dieci anni, attestandosi al 39,9 per cento, dopo che ad inizio decennio il suo valore era pari al 34,2 per cento. Oltre che modificare le dinamiche territoriali, gli studenti rappresentano, insieme ai flussi turistici, una domanda rilevante che porta a modificare la pressione sui canoni di locazione. Osservando l’andamento dei canoni medi nelle zone semicentrali si può notare come rispetto alla media nazionale la forte pressione della domanda su queste aree comporti un andamento dei canoni maggiormente dinamico. Nelle città caratterizzate da capisaldi immobiliari e forze centrifughe rilevanti, i canoni richiesti agli studenti, sia in relazione all’offerta specifica (gestita e professionale) che in riferimento al libero mercato hanno subito importati variazioni positive negli ultimi anni. Nella città di Milano le punte rilevate per vivere all’interno di studentati raggiungono i 1.200 euro/camera/mese, Bologna si ferma a 1.100 euro/camera/mese mentre per Roma sono necessari 1.150 euro/camera/mese. Risulta interessante segnalare altresì che, nelle città a forte vocazione universitaria il canone relativo alle stanze da affittare agli studenti ha registrato variazioni positive importanti e sempre in campo positivo: rispetto a 12 mesi fa, i canoni delle zone con forte pressione studentesca della città di Padova sono aumentati di quasi il venti per cento, segue la città di Bologna con il 19,5 per cento in più, a parimerito con il capoluogo meneghino.
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View di mercato Titoli di stato e valute
Posted by fidest press agency su domenica, 16 aprile 2023
A cura di Alvaro Sanmartin, Chief Economist, Amchor. A meno che la situazione del sistema bancario non diventi molto più complicata di quanto atteso, i tassi di interesse dovrebbero rimanere relativamente alti per un periodo più lungo di quanto attualmente scontato dai mercati. Credito: in uno scenario macro in cui i tassi di default non dovrebbero aumentare troppo sono da preferire le obbligazioni societarie. In ogni caso, sarebbe sensato combinare l’esposizione al credito con posizioni ben selezionate in titoli di Stato emergenti in valuta locale che presentano ottime prospettive di rendimento, sia in termini di carry sia di potenziale apprezzamento del tasso di cambio. C’è un gruppo di paesi emergenti per i quali ci si aspetta alti tassi di crescita relativa, che beneficiano di una solida governance economica, di bassi disavanzi pubblici e di bassi tassi di inflazione ragionevolmente sotto controllo, fattori questi che rendono, oggi, l’esposizione al debito in valuta locale di questi paesi meno rischiosa di quanto possa sembrare. Azioni: in presenza di spostamenti verso l’alto delle curve dei tassi d’interesse tra oggi e la fine dell’anno, il segmento value/ciclico del mercato, comprese le banche, performerà meglio del segmento growth/defensive. Geograficamente, puntiamo sui mercati europei ed emergenti asiatici rispetto a quelli del Nord America. Valute: i livelli del dollaro intorno a 1,10 (o meglio ancora 1,12, qualora dovesse arrivarci) sono interessanti per fare di questa valuta una buona copertura per gli investitori in euro. Allo stesso tempo, e considerando i buoni segnali che il Giappone sta generando, anche lo yen potrebbe essere un buon strumento di copertura. Inoltre, abbiamo anche un atteggiamento costruttivo sulla sterlina e continuiamo ad apprezzare le valute dei mercati emergenti con una buona governance macro.
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Mercato azionario globale a seguito dello shock del sistema bancario
Posted by fidest press agency su venerdì, 14 aprile 2023
Analisi di Eric Turjeman, Co-CIO per i Mutual Fund di Ofi Invest Asset Management. Per un attimo lungo una vita, a inizio marzo è sembrato che il mondo tornasse indietro al 2008. Al tempo, dopo il fallimento di Lehman Brothers, il mercato azionario cedette più del 60% del suo valore in sei mesi e si sono visti anche altri eventi che possono essere assimilabili a dei veri cataclismi per il mondo finanziario che nessuno che li ha vissuti potrà mai dimenticare. Negli anni successivi, le banche centrali più importanti al mondo e i governi hanno imparato dagli errori, adottando contromisure drastiche che hanno fatto sì che lo shock di sistema non uscisse dai confini di Stati Uniti e Svizzera, ma che hanno portato vincoli più stringenti per la concessione di finanziamenti da parte delle banche, i quali, a loro volta, si sono tradotti in costi più elevati per le imprese che cercano un accesso al credito. Se questa tendenza fosse confermata anche nel lungo periodo, potremmo assistere a un freno per la crescita globale, generata da una pressione al ribasso sui tassi d’interesse. In particolare, questo secondo punto è un’ottima notizia per il mercato azionario, che può trarre maggiori guadagni futuri (scontati) se la controparte obbligazionaria restituisce rendite minori. Tuttavia, non è corretto attribuire il recente rialzo dei mercati azionari solamente a una contrazione dei rendimenti dei bond. Infatti, con il primo trimestre da poco conclusosi e con il periodo della pubblicazione dei risultati annuali che inizierà tra circa 10 giorni, noi di Ofi Invest AM e anche altri analisti finanziari non vediamo ragioni per modificare le loro previsioni sui guadagni per il 2023 e anche per il 2024, almeno in Europa. Negli Stati Uniti, questa conclusione non è così solida, in quanto le imprese attive in questa nazione stanno soffrendo a causa di molteplici fattori, uno su tutti un dollaro molto forte, anche se recentemente si è leggermente indebolito.Per quanto riguarda l’inflazione, pare che questa abbia raggiunto il suo picco, anche se resterà un problema con cui dover fare i conti anche nel prossimo futuro e capire come le imprese sono riuscite (o meno) a proteggere i loro margini di guadagno trasferendo i maggiori costi sulla loro clientela e, soprattutto, se e come potranno continuare a farlo anche in futuro, sarà fondamentale per determinare una strategia di investimento.Nel mese di gennaio avevamo abbassato le nostre valutazioni sul mercato azionario di una tacca, abbandonando la nostra posizione di neutralità. Il motivo era da ricercare nel rally frenetico che queste avevano vissuto e che, a nostro avviso, era stato troppo precipitoso. Ad oggi, dato che molti dei dubbi presentati sopra restano ancora impossibili da sciogliere, l’incertezza che aleggia sui mercati rimane molto alta, continuando a giustificare questa nostra visione leggermente negativa. Se la volatilità persisterà, ci saranno sicuramente occasioni future per correggere il tiro. Tuttavia, nonostante questa nostra conclusione generale, riteniamo che il settore equity presenti comunque delle buone opportunità di investimento. Dal punto di vista geografico, la nostra posizione sul mercato azionario statunitense rimane prudente, anche a causa delle recenti valutazioni che sembrano ridurre molto la possibilità di sorprese inaspettate. Per questo motivo, prediligiamo maggiormente i mercati europei e asiatici. (abstract by ecomunicare.onmicrosoft.com)
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Il mercato dei mutui green si consolida in Italia
Posted by fidest press agency su venerdì, 14 aprile 2023
Secondo l’osservatorio congiunto Facile.it – Mutui.it, nel 2022 la richiesta di questo tipo di finanziamento per la casa è stata pari al 7% del totale. Chi ha presentato domanda ha cercato di ottenere, in media, circa 150.000 euro, vale a dire circa l’11% in più rispetto ai mutui tradizionali. Più elevato è anche il valore degli immobili oggetto di questo tipo finanziamento green: nel 2022 è stato pari a 216.090 euro (+15% rispetto a quello degli immobili legati ad un mutuo standard).Guardando al profilo dei richiedenti emerge che quattro domande di mutuo green su 10 sono state presentate da under 36; Trentino-Alto Adige (18,64%), il Friuli-Venezia Giulia (8,68%), l’Umbria (7,81%) la Sicilia (7,63%), la Lombardia (7,62%) e il Veneto (7,61%) sono le aree dove, in termini percentuali, questo tipo di finanziamento è stato più richiesto. Come funzionano i mutui green, quali sono le caratteristiche e i vantaggi per i richiedenti? L’analisi completa è disponibile in allegato e qui: https://www.facile.it/ufficio-stampa/comunicati/i-mutui-green-rappresentano-ormai-il-7-delle-richieste.html
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