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Quotidiano di informazione – Anno 36 n° 107

Posts Tagged ‘metodica’

Nuova metodica per aumentare il numero di polmoni idonei al trapianto

Posted by fidest press agency su venerdì, 23 dicembre 2016

equipe-bergamoBergamo. E’ stata presentata una nuova metodica introdotta nelle sale operatorie del Papa Giovanni, con l’intento di aumentare il numero dei polmoni idonei al trapianto. La novità è parte integrante di un protocollo di studio, avviato nei mesi scorsi all’ospedale di Bergamo destinato a dare un contributo importante alla conoscenza dei risultati, in termini di sicurezza ed efficacia, dell’applicazione di questa metodica, già in uso nei principali centri trapianto di Europa e Nord America e in alcuni centri italiani.La tecnica si chiama Ex Vivo Lung Perfusion (EVLP) e simula, prima del trapianto, le condizioni in cui l’organo si trova normalmente a lavorare nel corpo umano, cioè una temperatura di 37 gradi, con regolare circolo all’interno dei vasi (perfusione) e flusso di aria (ventilazione). Questa tecnica consente di superare il principale limite dell’ipotermia a 4°C, normalmente usata per la conservazione statica dell’organo nel lasso di tempo che trascorre dal prelievo dal cadavere del donatore al trapianto nel ricevente. L’ipotermia, se da un lato è in grado di rallentare il danno ischemico dell’organo con un metodo semplice ed economico, dall’altro impedisce di valutare la funzionalità dell’organo e di riparare eventuali danni riscontrati.
“Il trapianto polmonare è l’unica terapia salvavita per i pazienti affetti da insufficienza respiratoria terminale – ha spiegato Michele Colledan, direttore del Dipartimento chirurgico del Papa Giovanni trapianto-polmoneXXIII e responsabile del programma di trapianto polmonare -. Purtroppo lo scarto tra la disponibilità di polmoni idonei al trapianto e le richieste è più marcato che per altri organi. Questo perché il polmone è un organo delicato, che tende a deteriorarsi facilmente, per i meccanismi fisiopatologici che si instaurano con la morte cerebrale, ma anche per le necessarie manovre rianimatorie e per possibili infezioni. Questo deterioramento ci impone molto spesso di non prelevare i polmoni di donatori dei quali riusciamo invece a utilizzare altri organi”.In Italia, nel 2015, sono stati eseguiti 112 trapianti polmonari in 10 centri. Il tempo medio di attesa al trapianto è risultato di 1 anno ed è stata registrata una mortalità in lista pari al 10.1%, la più elevata nell’ambito dei trapianti d’organo in Italia. Quest’ultimo dato acquista ancor più valore se si considera che la scarsità di donatori adeguati incide sulla rigorosa restrizione dei criteri di inserimento in lista d’attesa, il che significa che la mortalità in lista sottostima la reale entità del problema.Al Papa Giovanni – tra i centri più attivi in Italia per i trapianti e pioniere con Michele Colledan nell’applicazione di tecniche innovative per aumentare la disponibilità degli organi, come la divisione di un polmone per crearne due da trapiantare (split) – lo scorso anno sono stati eseguiti 12 trapianti polmonari, facendo di Bergamo il secondo centro in Lombardia. Un numero elevato nel panorama nazionale, ma piccolo se si considera che lo scorso anno al Papa Giovanni sono stati in totale 180 i trapianti di organi solidi.La possibilità del trapianto con organi trattati con EVLP verrà proposta preliminarmente a tutti i candidati a trapianto di polmoni. La metodica verrà praticata sui polmoni di qualità altrimenti non valutabile con sicurezza, da uno staff di chirurghi, anestesisti e perfusionisti, in sala operatoria, seguendo il cosiddetto “Protocollo Toronto”, messo a punto dai colleghi dell’ospedale canadese, che per primi hanno utilizzato e studiato questa tecnica con ottimi risultati, tanto che nel 2013 hanno registrato un aumento del 28% dell’attività trapiantologica. I materiali che rendono possibile l’applicazione in sala operatoria di questa metodica sono stati acquistati anche grazie al sostegno di Brembo. (foto: equipe bergamo, trapianto polmone)

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Il sistema immunitario va in tilt?

Posted by fidest press agency su mercoledì, 24 luglio 2013

Quando le cellule lanciano gli allarmi sbagliati il sistema immunitario vain tilt. Nasce così anche la sclerosi multipla? Porta la firma deiricercatori della Fondazione Santa Lucia (Mario Picozza, Luca Battistini, eGiovanna Borsellino) un nuovo studio, pubblicato nell’ultimo numero dellaprestigiosa rivista internazionale Blood, grazie al quale è adessopossibile identificare con precisione le cellule del sangue (cellule “dendritiche”) che allertano e attivano le difese immunitarie. In alcuni individui, queste lanciano segnali di allarme sproporzionati, determinando l’eccessiva (e inutile) attivazione delle cellule del sistema immunitario che quindi aggrediscono organi e tessuti propri. Nella Sclerosi Multipla, una malattia neurologica disabilitante che colpisce soprattutto giovani adulti, succede proprio così, anche se non è chiaro cosa dia il via all’attacco autoimmune. Il merito della ricerca sta nell’aver messo a punto una metodica non invasiva che consente, a partire da piccolissime quantità di sangue, di seguire passo passo le cellule dendritiche e di coglierle in flagranza di reato, nel momento cioè in cui liberano in circolo le sostanze infiammatorie che attivano il sistema immunitario. In questo studio è stata utilizzata la “citofluorimetria policromatica”, che attraverso la misurazione di molecole fluorescenti permette di studiare le cellule del sangue nel dettaglio. Avvalendosi di strumentazioni all’avanguardia i ricercatori del Santa Lucia sono riusciti nel tentativo di trovare “l’ago nel pagliaio”, e la cassetta degli attrezzi nelle mani del ricercatore si arricchisce quindi di uno strumento in più.

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Gara di golf di beneficenza

Posted by fidest press agency su sabato, 4 luglio 2009

Sabato 11 luglio, presso il Golf Club della Montecchia (PD) si terrà il IV Open H.I.F.U. Golf Cup, Gara di golf di beneficienza a favore della L.I.L.T. (Lega Italiana Lotta Tumori). La giornata inizierà molto presto: alle 08.00, infatti, i primi giocatori cominceranno a sfidarsi e, al termine delle premiazioni (verso le ore 17.30), inizierà un’ interessante conferenza stampa presieduta dal Prof. Walter Artibani Direttore clinica Urologica Università di Padova e Segretario Generale aggiunto dell’Associazione Europea di Urologia sulla metodica H.I.F.U., che dà il nome alla manifestazione, sperimentata in Europa già a partire dal 1993. Ablatherm H.I.F.U. (high intensity focused ultrasound) è un trattamento non invasivo, molto semplice e preciso, robotizzato e comodo per il paziente dove il tessuto prostatico viene distrutto mediante ultrasuoni focalizzati ad alta intensità presente in oltre 230 centri in Europa e nel mondo di cui 31 solo in Italia. Il relatore è stato tra i primi al mondo ad utilizzare la metodica nella pratica clinica quotidiana dopo l’approvazione degli organismi regolatori. Il trattamento del cancro della prostata con Ablatherm Hifu risulta particolarmente indicato nei seguenti casi: – di prima scelta nei pazienti non suscettibili di intervento chirurgico o che lo rifiutano; – di salvataggio dopo il fallimento della radioterapia (indicazione oggi ben consolidata); – di salvataggio delle recidive chirurgiche locali; – di salvataggio dopo fallimento di brachiterapia in pazienti selezionati e come terapia focale; – palliativo negli stadi di malattia localmente avanzata; Il trattamento del cancro della prostata con Ablatherm Hifu offre i seguenti vantaggi: – è un trattamento mininvasivo che viene effettuato in un’unica seduta della durata media  inferiore alle due ore, in anestesia spinale; in caso di necessità il trattamento può essere ripetuto, cosa questa non possibile con altre tecniche quali la chirurgia e la radioterapia; – i dati circa l’esito del trattamento, verificabili tramite una semplice analisi del sangue, sono disponibili velocemente: il PSA nadir (Antigene prostatico specifico), si raggiunge in circa 8 settimane; – richiede un breve ricovero di norma non superiore alle 48 ore; in alcuni casi, comunque, è possibile  il trattamento in day-surgery; – non crea “empasse terapeutica” per cui non preclude il ricorso alla chirurgia o alla radioterapia; – presenta una bassa percentuale di effetti collaterali rispetto alla chirurgia ed alla radioterapia; – consente di preservare la potenza sessuale fino ad oltre il 50% dei casi e la continenza in oltre il 90-95% dei casi. – la validità terapeutica è dimostrata da numerosi studi clinici e pubblicazioni su prestigiose riviste scientifiche internazionali, con follow-up fino medio fino a circa nove anni con risultati vicini a quelli ottenibili con metodiche più invasive quali la radioterapia e la chirurgia. http://www.edap-tms.com

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Nuova tecnica chirurgica

Posted by fidest press agency su lunedì, 16 marzo 2009

Parma L’équipe della Clinica Chirurgica dell’Ateneo parmense, diretta dal Prof. Luigi Roncoroni, del Dipartimento di Scienze Chirurgiche, utilizza da anni una tecnica chirurgica messa a punto nelle sale operatorie dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma che, in alcuni casi, può risolvere definitivamente i problemi del paziente affetto da stipsi grave. Questa tipologia di intervento, eseguito già ai tempi del compianto Prof. Peracchia, consiste nell’asportazione di un ampio tratto di colon con il risparmio di una porzione prossimale utile a prevenire alcuni fastidiosi effetti collaterali frequenti invece dopo altri tipi di intervento che prevedono l’asportazione di tutto il colon. Il Prof. Roncoroni, coadiuvato dal Prof. Leopoldo Sarli e dagli altri membri della sua équipe, sulla base dell’esperienza maturata negli anni, ha perfezionato tale metodica innovativa, eseguendola anche con il moderno accesso laparoscopico.  Il Prof. Sarli ha provveduto a descrivere alla comunità scientifica i particolari della tecnica, pubblicandola su riviste scientifiche internazionali. E su riviste con alto impatto scientifico sono stati pubblicati anche i risultati dell’esperienza dell’équipe della Clinica Chirurgica del nostro Ateneo, che hanno dimostrato come i pazienti operati godono di una buona funzione intestinale, non hanno più i dolori che lamentavano in precedenza e riferiscono un significativo miglioramento della qualità della loro vita. Un altro membro dell’équipe, il dott. Federico Marchesi, è stato chiamato a relazionare sulla metodica e sui suoi risultati ad un importante congresso internazionale svoltosi quest’anno a Madrid.  Grazie ai buoni risultati ottenuti a Parma, altri chirurghi in Italia e nel mondo hanno adottato la metodica, soprattutto in Francia, Spagna, negli Stati Uniti ed in Cina. E sono state proprio alcune équipes cinesi che hanno pubblicato di recente, sulla rivista International Journal of colorectal disease, i buoni risultati della loro esperienza con la tecnica chirurgica che hanno definito con il nome di “Sarli procedure” dal nome, appunto, dell’autore delle numerose pubblicazioni sull’argomento. Successi di questo tipo, oltre a gratificare i componenti dell’équipe, costituiscono un importante stimolo per i giovani aspiranti ricercatori, specie in un ambiente chirurgico universitario com’è quello nel quale è stata messa a punto la tecnica proposta. Si tratta di un’ulteriore dimostrazione di come nel nostro Ateneo si faccia una buona ricerca scientifica anche in ambito clinico e di come queste attività vadano supportate con un adeguato sostegno.

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