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Quotidiano di informazione – Anno 35 n°87

Posts Tagged ‘minaccia’

Sventata la minaccia al made in Italy

Posted by fidest press agency su lunedì, 9 gennaio 2023

“Lo avevamo detto, chiaramente, e lo stiamo facendo. Finalmente Bruxelles si accorge di noi e mette uno stop all’etichetta Nutriscore, un sistema grossolano, profondamente sbagliato e discriminatorio, che declassa la nostra dieta mediterranea, riconosciuta in tutto il mondo per il suo equilibrio, andando così a penalizzare il settore agroalimentare. Un vero e proprio atto di pirateria alimentare contro il quale ci siamo battuti senza sosta. Non potevamo consentire che i nostri alimenti e i produttori subissero un’ingiustizia così evidente e, per questo, un grazie particolare va al ministro dell’Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, Francesco Lollobrigida, per essersi levato a difesa della nostra rete di produzione, di fronte alle istituzioni europee, sventando questo attacco al ‘made in Italy’. Ora, finalmente, attendiamo la messa a punto di un sistema di etichettatura alimentare completo e veritiero, perché non consentiremo a nessun semaforo di giudicare alimenti e ingredienti sani, cu sui l’Italia ha costruito una delle sue immagini più belle, sane e pulite”. Lo dichiara Simona Petrucci, senatrice di Fratelli d’Italia.

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La minaccia rappresentata dalla introduzione del cibo sintetico sarà una delle sfide decisive del futuro

Posted by fidest press agency su giovedì, 24 novembre 2022

Come già stanno facendo altre Regioni, anche la nuova Amministrazione del Lazio dovrà attivarsi per sventare questo attacco distruttivo alla filiera agroalimentare che è cifra determinante del PIL nazionale. Sono in gioco cultura di impresa, investimenti, professionalità e posti di lavoro, per le tante PMI del comparto, che hanno storie commerciali di lungo corso. Un segnale preciso in questo senso è arrivato dal Ministro della Agricoltura e della Sovranità Alimentare Francesco Lollobrigida, che ha preso una posizione fortemente contraria al cibo in provetta. Il cibo di laboratorio è una rischiosa incognita per la salute umana e molto probabilmente priverà il consumatore anche del piacere del gusto che tanta parte ha nella cultura alimentare italiana. Ma soprattutto è un pericolo ed un insulto alla identità secolare delle produzioni nostrane che vantano qualifiche D.O.C e D.O.P. ottenute con il lavoro di generazioni e generazioni di agricoltori. A rischio anche il comparto della commercializzazione dei prodotti in cui non poche sono le eccellenze che si distinguono per la qualità delle lavorazioni anche artigianali. Dalla salvezza delle coltivazioni esclusive delle nostre diverse regioni e degli allevamenti di bestiame tipico solo delle nostre terre, passa la conservazione della biodiversità e la continuità di una filiera che va dai campi alle tavole degli chef stellati ed è punta di diamante del Made in Italy. Stiamo presentando in tutte le Regioni un ODG in cui si chiede al Presidente della Giunta e alla Giunta Regionale di adottare tutti i provvedimenti utili al sostegno della petizione Coldiretti contro il cibo sintetico fornendo, a tal fine, specifiche direttive ai competenti uffici e servizi della Regione anche per la sollecita trasmissione della presente deliberazione al Ministero dell’Agricoltura e della Sovranità Alimentare e delle Foreste, nonché ad adottare tutti i provvedimenti utili a fornire i necessari seguiti di competenza al Governo italiano nel contrasto alla diffusione del sistema di etichettatura Nutriscore.>> Così in un comunicato Giancarlo Righini vicepresidente della Commissione Regionale Agricoltura e Ambiente della Regione Lazio.

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La minaccia di una guerra nucleare sembra riaffacciarsi

Posted by fidest press agency su venerdì, 23 settembre 2022

By Angelo Baracca (fonte: Pressenza International Press Agency in abstract) Il tema è ovviamente molto complesso, ma vorrei fornire un’informazione molto schematica (e ovviamente incompleta) rivolta soprattutto alle/i giovani che domani manifesteranno in Italia e in tutto il mondo perché i governi intervengano in modo radicale contro i cambiamenti climatici e oggi anche contro la (le) guerre. La guerra in Ucraina ha riportato l’incubo di una guerra nucleare, ma è assolutamente necessario dire che il rischio di uso – intenzionale o accidentale, per usare un eufemismo – delle armi nucleari si è progressivamente aggravato nei decenni recenti. Da una quindicina d’anni le potenze nucleari hanno in corso programmi “triliardari” di cosiddetta modernizzazione delle armi atomiche (testate, missili, sommergibili, bombardieri) che le rendono sempre più pericolose! Con questa premessa da non dimenticare, vengo al tema. La distinzione tra bombe nucleari strategiche e tattiche sorse specialmente durante la “Crisi degli Euromissili” (1977-1987) quando vennero installati in Europa dall’Urss e “in risposta” dagli USA missili nucleari a media gittata (max. 500 km), i quali, si badi bene, potevano colpire l’Urss, ma ovviamente non gli Usa. La crisi si risolse con il trattato INF (Intermediate Nuclear Forces) del 1987, con il quale questi missili vennero eliminati. Va anche detto che questo trattato, un tassello fondamentale, è caduto tre anni fa quando Trump lo ha disdetto. Qual è allora, sommariamente, la distinzione fra bombe nucleari strategiche e tattiche, anche se non si tratta di una distinzione netta e adottata da tutti gli Stati nucleari? In primo luogo la gittata: le armi strategiche sono portate da missili intercontinentali con gittata 10-12.000 km. C’è una “complicazione”, però: i sommergibili con missili nucleari si avvicinano a distanze enormemente minori dagli obiettivi “avversari” e costituiscono una delle minacce maggiori, anche perché in caso di “crisi” bellica potrebbero perdere i contatti con il rispettivo comando e l’eventuale decisione di lanciare i missili nucleari verrebbe presa dal comandante del sommergibile. Le armi tattiche con gittata inferiore a circa 500 km sono potenzialmente destinate al campo di battaglia (anche questa è una definizione generica, perché non è esclusa l’eventuale decisione, terrificante, di utilizzarle sulle città). Una seconda distinzione riguarda la potenza delle bombe: quelle definite tattiche hanno potenze “limitate” a un massimo di 50 kt (migliaia di tonnellate di tritolo equivalente). Mi sembra opportuna un’osservazione: le bombe che distrussero Hiroshima e Nagasaki avevano una potenza di 15-20 kt e i bombardieri le trasportarono per meno di 500 km da un’isola del Pacifico: insomma, oggi sarebbero da considerare bombe nucleari tattiche! Nel gennaio scorso le cinque maggiori potenze nucleari confermarono che <>, ma poche di loro hanno adottato un impegno ufficiale di no-fist-use: formalmente solo la Cina e l’India. In generale le dottrine nucleari delle maggiori potenze (compresi USA e Russia) contengono una clausola che più o meno prevede il ricorso all’arma nucleare in caso di un attacco, anche con armi convenzionali, che metta a rischio l’esistenza stessa del Paese. Con l’evoluzione della guerra in Ucraina è stata sollevata l’eventualità di questa opzione. Devo dire a titolo personale che la ritengo remota, ma i recenti sviluppi aprono scenari imprevedibili. Ma noi in Italia siamo “innocenti”? Questo è un aspetto cruciale e so per esperienza personale che molti purtroppo non lo conoscono. L’Italia fa parte della NATO, che ha adottato, in ossequio agli USA, la “condivisione nucleare” (nuclear sharing), “grazie” (!) alla quale quattro Paesi europei ospitano bombe nucleari tattiche statunitensi sul proprio territorio. La cosa è rigorosamente segreta (come il segreto di Pulcinella!), il loro numero non viene rivelato, ma è certo che una quarantina sono schierate nella base militare italiana di Ghedi nei pressi di Brescia e nella base statunitense di Aviano. Le bombe statunitensi a Ghedi sarebbero operate in caso di uso dall’aeronautica italiana: questa è una cosa gravissima, che fa dell’Italia di fatto uno Stato nucleare! Va detto che nel caso sciagurato di un conflitto nucleare queste basi militari potrebbero essere uno dei primi obiettivi dell’avversario, che potrebbe eliminare in un colpo solo una quarantina di bombe nucleari. Sembra superfluo dire che ci sarebbe una strage spaventosa per lo meno in gran parte dell’Italia settentrionale: vittime … “collaterali” della follia nucleare! Non mi sembra ozioso osservare che i cittadini statunitensi sanno esattamente (per il trattato Nuovo Start del 2010 fra USA e Russia) quante bombe nucleari hanno gli USA e dove sono schierate. In Italia invece noi cittadini e cittadine siamo tenuti all’oscuro: è ufficialmente un mistero dove e quante bombe nucleari statunitensi “ospitiamo”! Fra l’altro queste testate B-61 saranno fra poco sostituite con testate B-61-12 molto più precise.

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Una strategia per eliminare la minaccia della pirateria nel Golfo di Guinea

Posted by fidest press agency su sabato, 16 luglio 2022

Londra/Abuja – Il governo della Nigeria e una coalizione di operatori marittimi globali hanno lanciato una nuova strategia per porre fine alla pirateria, alle rapine a mano armata e ai rapimenti nel Golfo di Guinea (GoG).La strategia stabilisce un meccanismo per valutare periodicamente l’efficacia delle iniziative e degli impegni di pirateria nazionale nel GoG. Rivolto a tutte le parti interessate che operano nella regione, individuerà le aree di miglioramento e rafforzamento al fine di eliminare la pirateria.Il piano è suddiviso in due sezioni complementari: (1) azioni che possono essere supervisionate dal Nigerian Industry Working Group (NIWG) e (2) azioni che richiedono l’impegno con altri partner regionali e internazionali. L’ambizione strategica della coalizione è eliminare la pirateria nel GoG, proteggere le rotte commerciali, rassicurare gli equipaggi di passaggio e sostenere le comunità locali.A maggio il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha definito il GoG come l’hotspot della pirateria mondiale. Nonostante il Piracy Reporting Center dell’International Maritime Bureau abbia registrato un calo generale della pirateria globale nel 2021, i livelli di minaccia nella regione rimangono elevati.L’attività di pirateria nel GoG ha rappresentato una grave minaccia per i marittimi e le comunità locali per oltre un decennio. Nel 2020, il 40 per cento degli attacchi di pirateria e il 95 per cento dei rapimenti di equipaggi si sono verificati nella regione. Tuttavia, gli attacchi sono diminuiti di quasi il 60% nel 2021, dopo l’istituzione del progetto antipirteria della Nigerian Navy and Nigerian Maritime Safety Agency (NIMASA) denominato Deep Blue assieme all’aumento delle operazioni internazionali di contrasto alla pirateria nel GoG.La strategia appena lanciata è stata sviluppata da International Chamber of Shipping (ICS), BIMCO, Intertanko, Intercargo, Oil Companies International Marine Forum (OCIMF) e rappresentanti della Marina nigeriana e NIMASA, che insieme costituiscono il NIWG.Bashir Jamoh, Direttore Generale di NIMASA, ha dichiarato: “Lavorando in collaborazione con attori statali e non statali, i vari attori critici e le parti interessate dell’industria marittima hanno evidenziato aree chiave in cui si possono apportare miglioramenti collettivi. Questa strategia è un passo importante nella codificazione degli sforzi congiunti per sostenere la sicurezza marittima nel Golfo di Guinea. Sarà uno strumento importante per monitorare i nostri progressi”.Guy Platten, Segretario Generale di ICS, ha commentato: “L’accordo di questa strategia dimostra la forte relazione tra l’industria marittima e la Nigeria e il loro impegno condiviso per sradicare la pirateria nel Golfo di Guinea. La strategia sta già identificando i successi e le aree in cui ulteriori miglioramenti continueranno a ridurre la capacità dei pirati di attaccare i marittimi innocenti nella regione”.David Loosley, Segretario Generale e CEO di BIMCO, ha dichiarato: “La strategia congiunta contro la pirateria è un risultato positivo del dialogo produttivo tra le autorità nigeriane e i partner industriali. Il successo a lungo termine della strategia congiunta si basa sulla creazione di strutture e incentivi che stimoleranno un cambiamento sostenibile nel comportamento dei pirati del delta del Niger”.Katharina Stanzel, amministratore delegato di Intertanko, ha dichiarato: “L’accordo sulla Strategia del Golfo di Guinea segna un punto significativo nella lotta alla pirateria e all’insicurezza in questa regione. I marittimi hanno sopportato questo onere per troppo tempo e questa strategia concordata, con i relativi KPI associati, contribuirà a rendere il loro tempo sulle navi nell’area più sicuro”.Kostas Gkonis, Segretario Generale di Intercargo, ha spiegato: “Con questa nuova strategia l’industria marittima inizia un nuovo viaggio a fianco della Nigeria, un approccio organizzato per affrontare la sicurezza nelle acque del Golfo di Guinea. È solo il primo passo e i partner devono continuare a lavorare insieme per garantire un miglioramento continuo e garantire che la comunità marittima e l’economia locale vedano un reale cambiamento come risultato della strategia”.Karen Davis, amministratore delegato di OCIMF, ha dichiarato: “La necessità di identificare e dare priorità a quei problemi che possono aiutare a prevenire danni ai nostri marittimi è di fondamentale importanza. Questa strategia congiunta fornisce chiarezza alle attività che, se affrontate in modo collaborativo, faranno la differenza. Un effetto positivo è già stato dimostrato”.Un portavoce della Marina nigeriana ha concluso: “La Marina nigeriana svolge un ruolo fondamentale nel garantire la sicurezza marittima. La collaborazione con le parti interessate nazionali e internazionali è la cosa più importante e questa strategia congiunta dimostra i buoni risultati che si possono ottenere lavorando insieme”.

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Stati Uniti d’Europa. La Polonia minaccia la UE

Posted by fidest press agency su giovedì, 16 dicembre 2021

Ora siamo alle minacce. Il Governo polacco ha minacciato il veto su tutti i provvedimenti che implicano il voto all’unanimità dei Paesi membri della UE. Vorrebbe, inoltre, sospendere il suo contributo al bilancio comunitario, del quale, tra l’altro, è beneficiario attivo (riceve più di quanto versa).Questo è il risultato del braccio di ferro che il premier Mateusz Morawiecki ha ingaggiato con la UE, a proposito della attuazione dello Stato di diritto che, secondo il Parlamento europeo e la Commissione, la Polonia non rispetta. A tal motivo sono stati sospesi i contributi comunitari. Nei primi mesi del prossimo anno dovrebbe pronunciarsi la Corte di giustizia europea, i cui provvedimenti, però, sono contestati dal governo polacco stesso. Insomma, un circolo vizioso nel quale si è messo Morawiecki che, evidentemente, non riesce a comprendere che stare insieme significa rispettare, insieme, le regole comuni. Primo Mastrantoni, Aduc

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Gli agricoltori sono sempre più minacciati dal cambiamento climatico

Posted by fidest press agency su domenica, 31 ottobre 2021

L’impatto dei cambiamenti climatici sta minacciando sempre più seriamente le condizioni di vita degli agricoltori in tutto il mondo: lo dice un nuovo studio commissionato da Fairtrade International e condotto da ricercatori della Libera Università di Amsterdam e dell’Università di Berna delle Scienze Applicate, diffuso a pochi giorni dall’inizio della Conferenza delle Nazioni Unite sul Cambiamento Climatico, anche nota come COP 26. Lo studio sottolinea che maggiori investimenti nell’adattamento climatico e in altre misure di resilienza saranno cruciali per impedire il crollo del reddito degli agricoltori.Un’ombra sul futuro delle commodities. Banane, caffè, cacao sono alcuni tra i beni più commercializzati a livello globale; la ricerca analizza come regioni diverse del pianeta saranno colpite in modo differente dagli schemi metereologici generati dal cambiamento climatico.I produttori di banane del Centro e Latino America, ad esempio, dovranno affrontare stagioni meno piovose e temperature più estreme, mentre quelli del Sud-est asiatico e dell’Oceania un aumento del rischio di cicloni. I produttori di caffè del Brasile, America Centrale e sud dell’India registreranno presto degli aumenti dei picchi delle temperature insieme a siccità, con conseguenze sulla produzione di caffè Fairtrade. In Repubblica Dominicana e Perù, come in altre regioni dell’Africa Occidentale, i coltivatori di cacao dovranno affrontare periodi di caldo e siccità, mentre in Ghana orientale e Costa d’Avorio subiranno piogge più intense.L’effetto dei cambiamenti climatici sulle produzioni agricole è abbastanza riconosciuto, e i rischi per il futuro di commodities di grande interesse commerciale come il caffè, sono abbastanza noti. Studi suggeriscono che entro il 2050 metà delle aree agricole attualmente utilizzate per la coltivazione del caffè potrebbero non poterle più ospitare. Ma solo raramente si considera un collegamento ovvio, cioè quello tra il cambiamento climatico e le condizioni di vita di migliaia di contadini e lavoratori del settore agricolo.Negli ultimi anni Fairtrade ha rafforzato i requisiti dei propri Standard, aumentando il focus sui temi ambientali e sul cambiamento climatico, ad esempio attraverso le Accademie per il Clima e progetti dedicati con gli agricoltori. La dimensione che sta acquisendo la crisi tuttavia richiede partnership sempre più larghe per sostenere le comunità agricole affinché possano affrontare Ie enormi sfide che hanno davanti.

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Congo: Goma è stretta fra la minaccia del vulcano e gli attacchi di gruppi armati

Posted by fidest press agency su domenica, 30 Maggio 2021

Nella popolosa città di Goma, situata nella parte orientale della Repubblica Democratica del Congo, sabato notte si è verificata una prima eruzione del vulcano Nyirangongo. Ulteriori, forti sommovimenti hanno indotto la popolazione, circa due milioni di persone, ad abbandonare il centro urbano. «Non sappiamo ancora se dovremo evacuare il seminario». Lo ha riferito Don Arsene Masumbuko, rettore del seminario San Giovanni Paolo II di Buhimba, ad Aiuto alla Chiesa che Soffre, che ha sostenuto la formazione di 29 seminaristi e di sei sacerdoti docenti. «Il rischio grave è che ci possa essere un’esplosione nel lago, dove c’è gas, il che metterebbe tutto in pericolo nel raggio di 20 km.», spiega Don Masumbuko. Il quadro è particolarmente complesso perché nella regione del Nord Kivu, in cui si trova Goma, la popolazione è aumentata rapidamente negli scorsi anni a causa dei rifugiati causati dalla guerra civile e dalla violenza dei gruppi armati attivi nell’area. «Il primo dilemma è evacuare o no, ma se evacuiamo la domanda successiva è dove andare e in particolare come, perché la sicurezza al di fuori di Goma è molto precaria. Ci sono gruppi armati che approfittano di questa situazione per attaccare e assaltare la popolazione», prosegue il rettore. «La situazione è caotica», la missione «MONUSCO è andata via e ci ha lasciati soli. Non ci sono indicazioni precise, la gente è informata tramite i social network e vengono diffusi messaggi contraddittori. È un vero dramma», conclude Don Arsene Masumbuko.

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Il fuoco minaccia insediamenti indigeni in Brasile

Posted by fidest press agency su venerdì, 25 settembre 2020

Non solo l’Amazzonia sta bruciando: il biotopo umido del Pantanal sta vivendo la peggiore crisi degli ultimi decenni. Una grave siccità e gli incendi provocati dall’uomo stanno attualmente minacciando una delle più grandi zone umide interne della terra. Il Pantanal è un biotopo di zona umida ricco di specie, che è protetto e dal 2000 è patrimonio naturale dell’umanità dell’UNESCO. Il popolo Guató, tra gli altri, vive in questa zona. È uno degli ultimi rappresentanti del popolo della canoa. Circa 80 famiglie appartenenti a questo popolo sono minacciate dagli incendi della terra indigena Baía dos Guató. Le 35 famiglie del popolo Bororo nel territorio indigeno del Perigara hanno perso 8.100 ettari di terra negli incendi, più del 75% della loro terra. Il territorio indigeno Tereza Cristina ha perso il 12% dei suoi 3.300 ettari.Le popolazioni colpite hanno perso casa, cibo e medicine naturali, che sono il loro sostentamento. Ora i Guatós, in particolare, temono che i pesci possano morire a causa dell’inquinamento dei fiumi se gli incendi dovessero continuare durante la stagione delle inondazioni. Senza pesci perderebbero un’importante fonte di cibo. L’area distrutta continuerà a crescere fino alla fine della stagione secca. Lo sottolinea anche il Burn Monitor dell’Instituto Centro de Vida (ICV), che controlla il numero di incendi nel Mato Grosso. L’ICV analizza il Global Fire Emissions Database della NASA e dell’Istituto Nazionale per la Ricerca Spaziale (Inpe). I dati mostrano 148 incendi nelle aree indigene del Pantanal da gennaio ad agosto di quest’anno. Di questi, l’81% è stato osservato in agosto – in quel periodo, i venti forti aumentano il rischio di propagazione degli incendi.Le cifre descrivono un aumento significativo degli incendi sulle terre indigene in questo bioma. Nel 2019 c’erano stati cinque incendi nello stesso periodo, e nessuno nel 2018. Secondo il Centro nazionale brasiliano per la prevenzione e la lotta contro gli incendi boschivi, il Pantanal ha già perso circa il 15% della sua superficie a causa delle fiamme. Si tratta di oltre 2,3 milioni di ettari. Tra gennaio e il 10 settembre 2020, ci sono stati 12.703 incendi nel Pantanal. Questo è il numero più alto per questo periodo da quando l’Inpe ha iniziato il monitoraggio nel 1998.

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“Da Germania conferma di minaccia cinese nelle TLC”

Posted by fidest press agency su venerdì, 31 gennaio 2020

“La notizia riportata dalla Reuters secondo cui il governo tedesco avrebbe prove di una collaborazione tra Huawei e l’intelligence di Pechino confermano questi aspetti. Le compagnie di telecomunicazioni cinesi più importanti, ovvero Huawei e ZTE, la seconda di proprietà statale, secondo quanto contenuto dell’articolo 7 della legge cinese sull’intelligence emanata nel 2007, hanno l’obbligo di fornire ai servizi segreti di Pechino qualsiasi informazione ottenuta nell’esercizio del proprio lavoro all’estero. Il combinato disposto della legge sulla Sicurezza Nazionale e quella sulla Sicurezza Cibernetica della dittatura comunista cinese obbliga, in via generale, cittadini e organizzazioni a fornire supporto e assistenza alle autorità di pubblica sicurezza militari e alle agenzie di intelligence ed impone agli operatori di rete di fornire supporto agli organi di polizia e alle agenzie di intelligence nella salvaguardia della sicurezza e degli interessi nazionali.Sulla sicurezza delle reti 5G non prendiamo di mira nessuno, ma la sicurezza cibernetica e la sovranità digitale italiana vanno rispettate. Huawei e ZTE devono adeguarsi alle “regole del gioco” scelte dal legislatore nazionale, al fine di garantire la sicurezza nazionale ed evitare distorsioni del mercato delle telecomunicazioni, data la presenza nelle nostre reti.” Così il responsabile innovazione di FDI, deputato Federico Mollicone.

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Curcuma: una minaccia per il fegato?

Posted by fidest press agency su domenica, 23 giugno 2019

Riflettori puntati sulla curcuma: sebbene il suo effetto anti-ossidante sia comprovato scientificamente, nelle ultime settimane il Ministero della Salute e l’Istituto Superiore di Sanità hanno segnalato un incremento esponenziale dei casi riportati in Italia di epatopatia ad impronta colestatica associata alla assunzione di integratori contenenti curcumina. Una rinnovata consapevolezza delle proprietà benefiche dei prodotti naturali ha fatto sì che negli ultimi anni si siano imposti sul mercato come alternativa ai farmaci per la cura di disturbi e patologie di carattere neoplastico, infiammatorio ed anche nelle malattie del fegato. Sia in Europa che negli Stati Uniti, il 65 per cento dei pazienti usa preparati erboristici nella cura delle malattie del fegato, in quanto li considera sicuri, facilmente procurabili e senza effetti indesiderati dovuti a composti chimici sintetici.
Curarsi in modo naturale in linea di principio non è sbagliato – basti pensare che più della metà dei prodotti farmaceutici deriva da prodotti naturali – ma è fondamentale evitare il ‘fai-da-te’ e affidarsi a degli specialisti competenti, soprattutto in caso di patologie severe. All’interno di questo nuovo scenario la curcumina ha assunto un ruolo importante. Si tratta del principale costituente della Curcuma longa, una spezia ampiamente utilizzata per le sue proprietà biologiche anti-ossidanti, anti-infiammatorie ed anti-neoplastiche. La principale azione della curcumina è quella di limitare la produzione di radicali liberi da stress ossidativo, indotto da cause diverse, e questo ne suggerisce l’impiego nei pazienti con steatosi epatica non alcolica, ma anche con epatopatia alcol-correlata, nei quali la insulino-resistenza da una parte, l’alcol dall’altra, provocano una serie di meccanismi di perossidazione lipidica, con produzione di radicali liberi e conseguente danno epatico.
Secondo il professor Domenico Alvaro, presidente Sige “la storia recente della curcumina deve essere di insegnamento, per alcune considerazioni a carattere generale:
1. sono assolutamente necessari accurati controlli anche per i cosiddetti ‘integratori’ che vengono messi in commercio;
2. é il medico a dover suggerire l’eventuale uso di integratori che non possono essere lasciati alla libera scelta del paziente. Questo soprattutto considerando che la nostra alimentazione è generalmente completa e non necessita di integrazioni se non in condizioni di patologia!
3. il danno epatico da farmaci o xenobiotici è nella maggior parte dei casi imprevedibile, dipendendo dalle caratteristiche genetiche del paziente: per cui alla comparsa di disturbi dopo assunzione di un farmaco occorre sempre contattare il medico”.

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“Governo riferisca in Parlamento su minaccia Huawei”

Posted by fidest press agency su mercoledì, 22 Maggio 2019

“Il governo statunitense ha inserito il colosso cinese Huawei nella black list delle società potenzialmente a rischio per la sicurezza nazionale, bloccando le forniture commerciali.Le Casa Bianca ha seri timori che le infrastrutture realizzate dai cinesi possano esporre i paesi alleati e le basi statunitensi all’estero ad azioni di spionaggio mirato, timore espresso anche durante le visite ufficiali di Donald Trump e Mike Pompeo agli omologhi europei. Il mancato riconoscimento della minaccia di Huawei sulle infrastrutture di telecomunicazioni porterebbe inevitabilmente a una diminuzione della collaborazione in ambito di intelligence e difesa e a uno stress dei rapporti con l’alleato americano.Il premier Giuseppe Conte riferisca urgentemente in Parlamento in merito alla eventuale minaccia rappresentata da Huawei e dalla penetrazione tecnologica cinese in Italia.”E’ quanto dichiara Federico Mollicone, deputato FDI capogruppo in commissione Cultura e componente dell’Intergruppo Innovazione.

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La plastica minaccia la salute umana

Posted by fidest press agency su sabato, 23 febbraio 2019

Un rapporto diffuso nelle ultime ore dal Center for International Environmental Law (CIEL) evidenzia l’urgenza di adottare il principio di precauzione per proteggere l’umanità dall’inquinamento della plastica. Valutate tutte le fasi del ciclo produttivo e di vita di questo materiale, il report infatti rileva evidenti rischi per la salute umana.Nel dettaglio, il rapporto del CIEL evidenzia come:
· le materie plastiche presentano differenti rischi per la salute umana in ogni fase del loro ciclo di vita: dalle sostanze chimiche pericolose rilasciate durante l’estrazione del petrolio e la produzione delle materie prime, all’esposizione agli additivi chimici rilasciati durante l’utilizzo delle materie plastiche, per terminare con l’inquinamento dell’ambiente e del cibo che può derivare dal rilascio di plastica nell’ambiente;
· le microplastiche, come frammenti e fibre, a causa delle loro piccole dimensioni possono entrare nel corpo umano attraverso il contatto, l’ingestione o l’inalazione, penetrare nei tessuti e nelle cellule generando impatti sull’uomo, anche a causa del rilascio di sostanze chimiche pericolose;
· incertezze e lacune conoscitive non consentono di avere un quadro dettagliato circa gli impatti sulla salute umana e impediscono a consumatori, comunità e istituzioni di prendere decisioni consapevoli su questo materiale.
Commentando quanto emerge dal report di CIEL, Giuseppe Ungherese, responsabile campagna Inquinamento di Greenpeace Italia, dichiara:«I rischi per la salute derivanti dall’inquinamento da plastica sono stati ignorati per troppo tempo, un atteggiamento che va contro le regole basilari della prevenzione che dovrebbero guidare le scelte istituzionali e delle multinazionali e venire prima dei profitti. Imprese e istituzioni hanno scelto invece di mantenere lo status quo. Non sono solo gli oceani e gli animali marini a soffrire le conseguenze della dipendenza dalla plastica della nostra società, siamo tutti noi a subirne gli effetti. Nonostante ci sia ancora molto da chiarire su tutti i possibili impatti generati dalla plastica sulla salute umana, i rischi sono evidenti. Le conoscenze attuali impongono di applicare concretamente il principio di precauzione e iniziare a eliminare definitivamente la plastica, a partire dall’usa e getta».«Il ricorso a questo materiale, oltre a devastare il Pianeta, continua a mantenerci dipendenti dai combustibili fossili, contribuendo ai cambiamenti climatici», continua Ungherese. «Non ci sono motivi per continuare a mettere a rischio la salute umana in nome della presunta convenienza della plastica. Da mesi chiediamo alle grandi multinazionali, responsabili della commercializzazione dei più grandi volumi di plastica usa e getta, di assumersi le proprie responsabilità riducendo drasticamente la produzione di plastica monouso», conclude.

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Africa occidentale crisi alimentare minaccia 6 milioni di persone

Posted by fidest press agency su domenica, 1 luglio 2018

Caritas Internationalis ha lanciato un appello per l’assistenza urgente per aiutare milioni di persone colpite da una crisi umanitaria peggioramento della regione africana del Sahel. Quasi 6 milioni di persone in Burkina Faso, Ciad, Mali, Mauritania, Niger e Senegal stanno lottando per soddisfare le loro esigenze alimentari quotidiane. la malnutrizione grave minaccia la vita di 1,6 milioni di bambini. E ‘la peggiore crisi visto nella regione dal 2012. Caritas teme la situazione si deteriorerà ulteriormente nei mesi critici avanti.L’ultima emergenza è stato causato da scarsa piovosità che ha portato in acqua, delle colture e pascoli carenze e perdite di bestiame. Gli agricoltori sono stati costretti a iniziare il loro movimento stagionale del bestiame – quattro mesi prima e su distanze più lunghe del solito. La sicurezza alimentare si è rapidamente deteriorata in tutta la regione e derrate alimentari per milioni di persone sono state esaurite. Molti sono affrontare le sfide estreme, come limitate opportunità di lavoro, alti prezzi del cibo, lo spostamento e l’estremismo violento.Gravi tassi di malnutrizione acuta nei sei paesi sono aumentate del 50 per cento rispetto all’anno scorso. Un bambino su sei sotto i cinque anni ora ha bisogno urgente trattamento salvavita per sopravvivere. Le famiglie stanno riducendo i pasti, ritirare i bambini da scuola e rinunciare a servizi sanitari essenziali per risparmiare i soldi per il cibo. Senza immediata assistenza in scala-up, molte vite saranno a rischio e le condizioni di vita di migliaia di famiglie saranno in rovina come il ciclo allarmante di avversità è destinata a peggiorare nel Sahel.
Caritas Développement Niger (CADEV) dice violenti attacchi da parte di militanti di Boko Haram hanno aggiunto alle sfide come decine di migliaia di persone sono state costrette a lasciare le loro case nella regione di Diffa del sud-est del Niger. Diffa è una delle regioni più povere del mondo e le donne ei bambini rappresentano l’85 per cento dei rifugiati e degli sfollati.Raymond Yoro, segretario generale della CADEV, dice che la situazione è disastrosa. “La situazione umanitaria in Niger peggiora di giorno in giorno a causa della crisi della sicurezza in Diffa, Tillabery e Tahoua,” afferma Yoro. “Il numero di persone bisognose è aumentato a 2,3 milioni, con un incremento di 400.000 rispetto al 2017.”Yoro dice una stima di 1,4 milioni di persone avranno bisogno di assistenza alimentare in Niger nel 2018. CADEV è particolarmente preoccupato più di 380.000 bambini affetti da malnutrizione acuta grave (MAS) e altri 922.000 con malnutrizione acuta moderata (MAM).In Diffa, CADEV intende rafforzare la resilienza di 1500 famiglie con trasferimenti in contanti incondizionati, dare ai bambini sfollati l’accesso ai centri ricreativi e assistere 500 donne e 200 giovani con attività generatrici di reddito.
In Burkina Faso la situazione è anche critico. La Caritas dice che c’è malnutrizione acuta in sei province – Soum, Namentenga, Gnagna, Komandjoari, Boulkiemde e Kourweogo. Le famiglie si affidano a loro limitati risparmi per sopravvivere e più di 80.000 sono considerati in una fase di emergenza alimentare.Abbé Constantin Safanitié Sere, Caritas Burkina segretario generale, afferma che la situazione è la peggiore visto in Burkina Faso dal momento che la crisi umanitaria del 2012. L’aumento dei prezzi dei cereali, l’impatto del cambiamento climatico e gli attacchi terroristici in diverse regioni hanno aggiunto alle sfide affrontate da molti che sono stati sfollati.La Caritas è impegnata ad assistere i più vulnerabili con assistenza alimentare e protezione sostentamento con l’obiettivo di aiutare 2000 famiglie. “Se il progetto non è interamente finanziata, sarebbe devastante soprattutto per le famiglie vulnerabili che non possono sopravvivere senza assistenza. In quel caso avremmo dovuto dare la preferenza ai gruppi più vulnerabili, bambini, donne incinte, donne che allattano e le persone con disabilità “, dice.
In Mauritania gravi tassi di malnutrizione acuta sono al loro più alto dal 2008, con mezzo milione di persone minacciate dalla fame. Secondo un sondaggio condotto nel mese di febbraio, 147,507 persone potrebbero essere affetti da malnutrizione acuta. Caritas Mauritania lavorerà in Gorgol e Brakna fornire cibo e assistenza agricola di 23.300 persone.“Nonostante la speranza portata da alcune tracce di pioggia qua e là, la situazione umanitaria resta preoccupante nelle zone rurali”, afferma la Caritas Mauritania. L’accesso a cibo e acqua adeguati rimane il problema numero uno e la Caritas sta lavorando per proteggere i mezzi di sussistenza delle persone, fornendo cibo e altre forme di assistenza.La Caritas sta esortando la Mauritania ai partner di fornire un sostegno finanziario in modo che possa attuare il suo programma di emergenza per sostenere le persone nelle loro aree locali e di evitare la migrazione di grandi centri urbani. (Patrick Nicholson – Direttore della Comunicazione)

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Iran, nuova minaccia ad Israele: “ridurremo in polvere Haifa e Tel Aviv”

Posted by fidest press agency su venerdì, 23 settembre 2016

missile-iranianoL’Iran ha minacciato di “ridurre Tel Aviv e Haifa in polvere”, durante una parata delle forze armate della Repubblica islamica a Teheran nell’anniversario dell’invasione dell’Iraq (1980).
Nel corso dell’evento, ripreso dalla televisione di stato, le forze armate iraniane hanno esibito una vasta gamma di missili a lungo raggio, carri armati e un sistema di difesa missilistico terra-aria russo S-300. Il capo di stato maggiore delle forze armate iraniane, il generale Mohammad Hossein Bagheri, ha detto che il pacchetto di aiuti alla difesa da 38 milioni di dollari in 10 anni concesso a Israele dagli Stati Uniti “rafforza la determinazione” dell’Iran a rafforzare il proprio apparato militare.
Gli aiuti concessi dagli Stati Uniti a Israele, ha detto il generale, citato dall’agenzia iraniana “Fars”, rappresentano “un disperato tentativo di proteggere il vuoto di sicurezza di quel regime nella regione, e ci rendono più determinati ad aumentare la nostra potenza militare” (Fonte: Agenzia Nova, 22 Settembre 2016, Emanuel Baroz)

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Isis minaccia in nuovo video: “Colpiremo Israele e conquisteremo Roma”

Posted by fidest press agency su domenica, 7 agosto 2016

isis-califfatoL’Isis minaccia Israele, l’Italia e le rispettive capitali: Gerusalemme e Roma. Nello specifico è stato il gruppo terrorista Wilayat Sayna, la Provincia dello Stato islamico in Sinai, legato a Daesh, che ha diffuso un video in cui sono stati messi nel mirino lo Stato ebraico, gli ebrei e la nostra Penisola.Video in cui la voce narrate recita:Questo è solo l’inizio, i nostri incontri si terranno a Roma e a Gerusalemme. Ebrei, aspettaci, sarete puniti severamente e pagherete prossimamente un caro prezzo. L’attentato contro l’aereo russo che abbiamo abbattuto e gli attacchi contro le sedi dei crociati e dei giudei che sono state bombardate, sono solo l’inizio. Dopo ci incontreremo a Roma e Gerusalemme.Le minacce sono accompagnate da immagini di Gerusalemme est e di Piazza Navona a Roma. Il filmato, postato sui social media, mostra anche alcuni attacchi dei jihadisti dell’Isis contro le forze di sicurezza egiziane nella penisola del Sinai, che stanno conducendo una rivolta nella regione contro il governo del Cairo.Al momento non è stato possibile verificare l’autenticità del video, ma lo stile e il linguaggio usati sembrano non lasciare dubbi. L’Isis non ha mai nascosto l’intenzione di distruggere Israele e puntare dritto su Roma per innalzare la propria bandiera del terrore in Piazza San Pietro e conquistare il Colosseo con i carri armati, come ritraeva un video di qualche mesa fa. Motivo che ha spinto le nostre autorità a rinforzare la zona attorno al Vaticano e all’Anfiteatro Flavio.Questo video ma anche quelli diffusi in passato sono la prova di un disegno vero e proprio di conquista da parte dell’Isis. Non vi è alcuna presunta resistenza ad attacchi occidentali, non vi è assoluta volontà di vivere pacificamente con altri popoli e religioni, ma soprattutto non vi è alcuna depressione che spinge i jihadisti a compiere attentati e a uccidere tantissimi innocenti. L’Europa e i suoi media avrebbero dovuto capirlo tempo fa, ma quando si è accecati è impossibile vedere quello che si ha davanti agli occhi. (foto: isis-califfato)

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Il Ttip è una minaccia per l’agricoltura europea

Posted by fidest press agency su domenica, 31 luglio 2016

agricoltura europea1Il Ttip, il trattato di libero scambio tra Ue e Usa, rappresenta una grave minaccia per il comparto agroalimentare europeo, ed in particolare italiano; ed è per questo – dichiara in una nota il presidente nazionale Confeuro, Rocco Tiso – che attendiamo venga messa la parola fine su questa trattativa.
Il Ttip – continua Tiso – ha come obiettivo quello di svendere il patrimonio pubblico europeo a favore delle multinazionali e, se approvato, avrebbe gravi ripercussioni sulla cittadinanza del vecchio continente. In particolare – prosegue Tiso – preoccupa il superamento del principio di precauzione e quindi la possibilità di introdurre nel mercato agroalimentare produzioni dalla qualità e salubrità non certificata.Il nostro auspicio – conclude Tiso – è quello di poter festeggiare presto il superamento di questo trattato, ma ancora di più quello di poter condividere con le istituzioni comunitarie un nuovo modello di crescita e di sviluppo che abbia al centro proprio la qualità delle produzioni agricole.

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I pesticidi minacciano l’ambiente

Posted by fidest press agency su giovedì, 15 ottobre 2015

ambienteUn nuovo rapporto di Greenpeace pubblicato oggi mostra che l’agricoltura industriale, con il suo massiccio uso di pesticidi chimici, inquina le acque e i suoli causando la perdita di habitat e di biodiversità. Quasi un quarto (24,5 per cento) delle specie vulnerabili o in via d’estinzione nell’Ue è minacciata dagli effluenti agricoli, compresi pesticidi e fertilizzanti, che mettono a rischio la stessa sopravvivenza delle specie e preziosi servizi ecosistemici come l’impollinazione. È assolutamente necessario un sostegno politico e finanziario per passare da un’agricoltura intensiva dipendente da sostanze chimiche dannose, a pratiche agricole ecologiche.
Nel 2015 la “Task force sui pesticidi sistemici” dell’IUCN (Unione Internazionale per la Conservazione della natura), dopo aver analizzato oltre 800 relazioni scientifiche, ha segnalato un catastrofico declino degli insetti in Europa. Gli impatti possono essere devastanti, poiché il 70 per cento delle 124 principali derrate alimentari coltivate per il consumo umano, come mele e colza, dipendono dall’impollinazione, che migliora la produzione di semi, frutta e ortaggi.«La dipendenza dell’Europa dai pesticidi chimici è più che altro una tossicodipendenza», dichiara Federica Ferrario, responsabile campagna Agricoltura Sostenibile di Greenpeace. «Le colture sono regolarmente irrorate con diverse sostanze chimiche, di solito applicate più volte su ogni coltura durante l’intera stagione di crescita. Eppure gli agricoltori dispongono già di alternative non chimiche per contrastare le specie nocive, ma hanno bisogno del necessario sostegno politico e finanziario affinché queste diventino il metodo più diffuso».Il rapporto di Greenpeace “Tossicodipendenza da pesticidi. Come l’agricoltura industriale danneggia il nostro ambiente” esamina la letteratura scientifica disponibile sull’uso dei pesticidi chimici di sintesi in agricoltura. I risultati mostrano che i pesticidi sono una grave minaccia per la biodiversità, sia perché mettono in pericolo le specie, avvelenandole e alla fine uccidendole, sia perché alterano gli ecosistemi, per esempio provocando il collasso della catena alimentare. Secondo la stessa Unione europea, un quarto dei 471 principi attivi approvati in Europa supera le soglie critiche per la persistenza nel suolo o nelle acque, e 79 di questi oltrepassano i valori critici di tossicità per gli organismi acquatici.Spesso diversi “cocktail” di pesticidi contaminano l’ambiente, anche se di norma gli effetti di questi mix chimici non sono valutati nei processi di autorizzazione effettuati dall’Ue. Inoltre, i pesticidi sono valutati in base ai singoli principi attivi, anziché in base ai reali effetti dei prodotti in commercio, che spesso contengono più sostanze. Il processo di autorizzazione dell’Unione europea, inoltre, non riesce a valutare correttamente gli effetti a lungo termine dell’esposizione a basse dosi dei pesticidi, perché si concentra principalmente sulla loro tossicità acuta.«Chiediamo di abbandonare le pratiche agricole dipendenti dalle sostanze chimiche. Serve una forte presa di posizione politica contro l’abuso dei pesticidi e a favore di un’agricoltura ecologica e sostenibile», conclude Ferrario.

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Terrorismo e decreto Alfano

Posted by fidest press agency su mercoledì, 11 febbraio 2015

terroristi“Con il decreto antiterrorismo varato ieri dal Ministro Alfano al Consiglio dei Ministri si creano i presupposti per una difesa ancora più solida dal pericolo dell’Isis. Il terrorismo jihadista è una minaccia nuova rispetto alle forme di terrorismo che abbiamo conosciuto finora e per questo va affrontata con strumenti nuovi e moderni”. A dirlo è Paolo Alli, deputato del Nuovo Centrodestra del Gruppo Area Popolare (Ncd-Udc) e Vice Presidente dell’Assemblea Parlamentare della Nato.“In particolare, – continua Alli – con l’istituzione di una Procura nazionale si creerà un coordinamento con gli altri Stati europei per dare una risposta univoca a un problema generale. È questa la strada da seguire per individuare una strategia condivisa ed efficace”.“I provvedimenti sui foreing fighters, inoltre, – conclude – sono una risposta determinata a un pericolo sempre più diffuso che fa proseliti utilizzando soprattutto il web. Esistono, infatti, nuclei di jiahdisti dotati di passaporto occidentale, che vivono in mezzo a noi e che costituiscono una seria minaccia per la vita quotidiana e che possono essere messi fuori gioco con le misure restrittive del provvedimento”.

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Terrorismo o peggio ancora

Posted by fidest press agency su lunedì, 19 gennaio 2015

TerroristaTra i piu’ interessanti e stringenti interventi elaborati sul massacro di Charlie Hebdo, quello dell’amico Erri de Luca m’è parso il più eloquente nel mettere sull’avviso qualunque tentativo di manomissione della verità: “Morire con la matita in mano, la scatola dei colori, mentre si sta disegnando lo sgambetto a una qualche tirannia, con lo strumento insuperabile del sorriso. La strage non si limita a minacciare la libertà di critica. Mira a ferire la libertà in se stessa, data per immorale dagli assassini”. Non ho la sua capacità comunicativa nè la sua sintesi di ghiaccio bollente, cercherò quindi di non farla tanto lunga con i soliti ossimori.
A Parigi la ghigliottina reclama il dazio che le è dovuto, la caccia è giunta a conclusione, i combattenti senza onore sono stati messi pancia a terra, adesso è tempo di contare i morti, i feriti, le eventuali attenuanti prevalenti alle aggravanti per lenire il dolore delle nuove assenze.Qualcuno si ostina a dire che non bisogna offendere il Dio degli altri, tanto meno provocare quel Dio tanto protetto e osannato. Qualcuno sarebbe ora tacesse. Dio e tutti i santi sono nominati invano e pure presi a scaracchi in terra nostra, in alcune parti italiche non si pronuncia parola che bestemmia non incolga, manco fosse sport d’imperio paesano, cittadino, fin’anche regionale-nazionale. Dio è preso a ginocchiate, tra sorrisi e pernacchie, un assolo straripante di parolacce e improperi, persino vip e famosi per forza ne fanno grande sfoggio, e chissà se qualcuno ricorda un grande mezzo busto di veneta periferia, che tra una notizia e l’altra, intratteneva bellamente il popolino con smargiassate di vario tenore.
Il comando alto ci impone di non nominare il nome di Dio invano, noi infrangiamo tranquillamente la regola, ciò è chiaramente diseducativo, profondamente sbagliato, perfino fastidioso, ma la punizione non contempla il taglio scarnificante del machete nè i botti in entrata del kalashnikov. Chiudere la partita affermando che quanto accaduto in Francia (dappertutto è residenza francese o almeno così la penso io) sia da ricondurre all’uso scriteriato di una satira qualunquista, una presa per il deretano irresponsabile del credo mussulmano, è a dir poco disarmante. Quanto accaduto a Parigi non è riconducibile alla semplice affermazione terroristica, pensare che quegli spari a bruciapelo siano il risultato di una banda di esaltati, di numeri a perdere, di persone destinate al macero, è quanto meno discutibile, riduttivo, drammaticamente semplicistico, una spiegazione minore a favore del prossimo colpo in canna. Ciò che sta avvenendo in Europa, in America, nel mondo occidentale, è esattamente ciò che sta imperversando in ogni parte del mondo, a democrazia esportata (nel processo di esportazione democratica non ho mai creduto) corrisponde altro identico sangue versato, a massacro perpetrato in nome di una giustizia alta, ecco la carneficina come equivalente di una giustizia meno importante, eppure delirante al punto da scambiare Dio con il carico di plastico da fare detonare tra infedeli e traditori, inventando patenti di eroi irriconoscibili e di martiri che invece non hanno onorato alcun dettato coranico.
E’ senz’altro terroristica la forma di guerra combattuta, è terrorismo il modo in cui si fa combattimento mordi e fuggi, è terrorismo figlio di una ideologia, è terrorismo che però non alimenta se stesso, ma si abbevera alla sua fonte, la religione, dove partorisce e nasce la sua capacità di erosione intellettuale, in quella parte di Corano sprovvisto di esegeti, di oracoli, di interpreti, di testimoni, i quali avrebbero tutto il diritto di predicare la necessità di non farsi infinocchiare, non dalla preghiera, non dalla fede, non dalla speranza che ognuno mantiene e custodisce per tentare di rimanere un uomo libero.
Quando la fede, diviene lo scarpone chiodato per fare politica, per rendere accettabile la miseria e il sopruso, allora, quella fede non ha piu’ nulla da recriminare se la religione professa vendette e guerre sante, se la voce di Dio è schiacciata tra incudine e martello, se profeti e testimoni vestono tute mimetiche vendute al migliore offerente.
L’Islam non è un mostro dalle mille teste, non c’è nulla di incomprensibile e quindi colpevolmente sconosciuto, piuttosto è la violenza l’arma letale che annienta il dialogo e la possibilità di accorciare le distanze, è violenza messa in atto per difendere, è violenza messa in campo per attaccare, la violenza che impone martirio e suicidio, la violenza che con prepotenza estirpa intere generazioni, la violenza che uccide in nome di Dio, la violenza che ammazza in nome della democrazia, la violenza che conta da una parte i morti per attentati e omicidi di massa premeditati, la violenza che adagia con indifferenza nelle fosse pubbliche centinaia di migliaia di innocenti in nome del riordino mondiale, di una presupposta difesa dei principi e diritti universali. Ostinato e cocciuto, per altri pensatori, arguto e lungimirante, c’è chi si ostina a specificare che non si tratta di fatti eclatanti riconducibili alla propria religione, c’è fretta di rimarcare che non c’entra nulla il Dio degli altri, ancora meno il sangue versato ieri, l’anno scorso, oppure domani. C’è urgenza di sottoscrivere l’epitaffio autoassolvente di un terrorismo becero e tracotante, emerge la necessità di confinare questa minaccia incombente in uno spazio ben delimitato, dove poi fare confluire l’urto potente e indiscriminato della pace e della democrazia, e chissà, potrebbe risultare addirittura meno costoso in termini di vite umane questa politica della bomba ( poco ) intelligente.
Non è terrorismo di tutti, non è terrorismo di ognuno e di ciascuno, l’islam moderato è una realtà, oltre che vittima primaria del terrorismo di matrice islamica, l’errore più grave in questo momento è confondere le cose, perdendo contatto e attenzione con la sostanza del vero problema.
Ma è terrorismo prettamente coinvolgente intere nazioni, popoli, genti, dove spesso il buon Maometto, uomo di pace e di cuore grande, è ridicolizzato a una sorta di caricatura feroce e dannatamente somigliante al sultano Salah Al –Din. Ovviamente le parole sono ben più di semplici sassi, vanno soppesate, non maldestramente ferocizzate. Eppure sullo sviluppo demografico, sulle problematiche dell’immigrazione legate anche a Schengen che consente liberi passaggi alle frontiere nonché sull’integralismo e sulle dinamiche sociali, occorre parlarne, discuterne, fors’anche mettersi a mezzo, di traverso, non nascondere la testa come fanno gli struzzi, perché non ammetterlo per puro tornaconto elettorale, non solamente è imperdonabile, ma equivale a non fare i conti con quanto ci sta aspettando al varco. Ah dimenticavo: personalmente “non mi sento Charlie Hebdo” piuttosto un cercatore infaticabile di sepolcri imbiancati, dove mai sarà domiciliato alcun Dio. (Vincenzo Andraous)

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Alemanno e le promesse da “marinaio”

Posted by fidest press agency su mercoledì, 25 Maggio 2011

“Ieri Alemanno ha promesso che scenderà in piazza contro la sua stessa maggioranza che, spinta dalla Lega, vuol portare i Ministeri a Milano. Lodevole intenzione, quella del sindaco di Roma, se la metterà in pratica. Ma Alemanno dovrebbe sapere che, di solito, i sindaci pensano a tenerle pulite, le piazze. Non a sventolare una finta minaccia di riempirle solo per creare un po’ di folklore politico contro la loro stessa maggioranza. Le ultime dichiarazioni di Bossi, che ribadisce l’intenzione di trasferire i Ministeri a Milano, dimostrano purtroppo che per difendere Roma da Berlusconi e da Bossi ci vuole ben altro che i bluff di Alemanno”. Lo afferma il vicepresidente dei senatori del Pd Luigi Zanda.

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