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Quotidiano di informazione – Anno 35 n°185

Posts Tagged ‘nucleare’

Nucleare da fusione: Questo è il futuro

Posted by fidest press agency su venerdì, 16 dicembre 2022

“La notizia secondo la quale il dipartimento statunitense dell’Energia annuncerebbe domani in una conferenza stampa notizie eccezionali sulla produzione di energia dalla fusione nucleare- avendo registrato negli esperimenti una reazione di fusione che ha generato più energia di quella usata per innescarla- è strabiliante e apre all’intera umanità una prospettiva di futuro fatto di fonti pulite e climaticamente non alteranti. Lo scopo della ricerca sulla fusione è replicare la reazione nucleare attraverso la quale si crea l’energia sul Sole. Pare manchi ancora almeno un decennio all’uso commerciale di tale scoperta, ma la svolta è simile a quella della sfericità della terra. Una rivoluzione che dimostra comunque che sarebbe stato imprudente riavventurarsi sulla strada del nucleare da fissione in Italia, dopo decenni di inattività legata all’esito del referendum del 1987. Sarebbe significato essere la retroguardia della fissione quando invece si può essere l’avanguardia della fusione. La ricerca italiana approfitti di questa notizia e il ministro dell’ambiente la affianchi e sostenga perché il futuro è più vicino di quanto si prevedesse”. E’ quanto dichiara il vicepresidente della Camera dei deputati Fabio Rampelli di Fratelli d’Italia.

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Il pericolo nucleare in Ucraina di Piergiorgio Pescali

Posted by fidest press agency su martedì, 27 settembre 2022

Un libro che che si focalizza sul coinvolgimento, sia in veste civile che militare, del nucleare. Il volume analizza come si è sviluppato e quale è la situazione attuale dell’arsenale atomico russo per poi esaminare lo stato delle cinque centrali nucleari presenti in Ucraina, eredità del periodo sovietico.Una serie di reportage e una raccolta di dati scientifici effettuati direttamente sul posto esamina quale sia stato effettivamente il pericolo di un incidente nucleare nei siti atomici ucraini coinvolti nel conflitto, con uno sguardo di particolare attenzione verso le vicende di Chernobyl durante e dopo l’occupazione russa

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La minaccia di una guerra nucleare sembra riaffacciarsi

Posted by fidest press agency su venerdì, 23 settembre 2022

By Angelo Baracca (fonte: Pressenza International Press Agency in abstract) Il tema è ovviamente molto complesso, ma vorrei fornire un’informazione molto schematica (e ovviamente incompleta) rivolta soprattutto alle/i giovani che domani manifesteranno in Italia e in tutto il mondo perché i governi intervengano in modo radicale contro i cambiamenti climatici e oggi anche contro la (le) guerre. La guerra in Ucraina ha riportato l’incubo di una guerra nucleare, ma è assolutamente necessario dire che il rischio di uso – intenzionale o accidentale, per usare un eufemismo – delle armi nucleari si è progressivamente aggravato nei decenni recenti. Da una quindicina d’anni le potenze nucleari hanno in corso programmi “triliardari” di cosiddetta modernizzazione delle armi atomiche (testate, missili, sommergibili, bombardieri) che le rendono sempre più pericolose! Con questa premessa da non dimenticare, vengo al tema. La distinzione tra bombe nucleari strategiche e tattiche sorse specialmente durante la “Crisi degli Euromissili” (1977-1987) quando vennero installati in Europa dall’Urss e “in risposta” dagli USA missili nucleari a media gittata (max. 500 km), i quali, si badi bene, potevano colpire l’Urss, ma ovviamente non gli Usa. La crisi si risolse con il trattato INF (Intermediate Nuclear Forces) del 1987, con il quale questi missili vennero eliminati. Va anche detto che questo trattato, un tassello fondamentale, è caduto tre anni fa quando Trump lo ha disdetto. Qual è allora, sommariamente, la distinzione fra bombe nucleari strategiche e tattiche, anche se non si tratta di una distinzione netta e adottata da tutti gli Stati nucleari? In primo luogo la gittata: le armi strategiche sono portate da missili intercontinentali con gittata 10-12.000 km. C’è una “complicazione”, però: i sommergibili con missili nucleari si avvicinano a distanze enormemente minori dagli obiettivi “avversari” e costituiscono una delle minacce maggiori, anche perché in caso di “crisi” bellica potrebbero perdere i contatti con il rispettivo comando e l’eventuale decisione di lanciare i missili nucleari verrebbe presa dal comandante del sommergibile. Le armi tattiche con gittata inferiore a circa 500 km sono potenzialmente destinate al campo di battaglia (anche questa è una definizione generica, perché non è esclusa l’eventuale decisione, terrificante, di utilizzarle sulle città). Una seconda distinzione riguarda la potenza delle bombe: quelle definite tattiche hanno potenze “limitate” a un massimo di 50 kt (migliaia di tonnellate di tritolo equivalente). Mi sembra opportuna un’osservazione: le bombe che distrussero Hiroshima e Nagasaki avevano una potenza di 15-20 kt e i bombardieri le trasportarono per meno di 500 km da un’isola del Pacifico: insomma, oggi sarebbero da considerare bombe nucleari tattiche! Nel gennaio scorso le cinque maggiori potenze nucleari confermarono che <>, ma poche di loro hanno adottato un impegno ufficiale di no-fist-use: formalmente solo la Cina e l’India. In generale le dottrine nucleari delle maggiori potenze (compresi USA e Russia) contengono una clausola che più o meno prevede il ricorso all’arma nucleare in caso di un attacco, anche con armi convenzionali, che metta a rischio l’esistenza stessa del Paese. Con l’evoluzione della guerra in Ucraina è stata sollevata l’eventualità di questa opzione. Devo dire a titolo personale che la ritengo remota, ma i recenti sviluppi aprono scenari imprevedibili. Ma noi in Italia siamo “innocenti”? Questo è un aspetto cruciale e so per esperienza personale che molti purtroppo non lo conoscono. L’Italia fa parte della NATO, che ha adottato, in ossequio agli USA, la “condivisione nucleare” (nuclear sharing), “grazie” (!) alla quale quattro Paesi europei ospitano bombe nucleari tattiche statunitensi sul proprio territorio. La cosa è rigorosamente segreta (come il segreto di Pulcinella!), il loro numero non viene rivelato, ma è certo che una quarantina sono schierate nella base militare italiana di Ghedi nei pressi di Brescia e nella base statunitense di Aviano. Le bombe statunitensi a Ghedi sarebbero operate in caso di uso dall’aeronautica italiana: questa è una cosa gravissima, che fa dell’Italia di fatto uno Stato nucleare! Va detto che nel caso sciagurato di un conflitto nucleare queste basi militari potrebbero essere uno dei primi obiettivi dell’avversario, che potrebbe eliminare in un colpo solo una quarantina di bombe nucleari. Sembra superfluo dire che ci sarebbe una strage spaventosa per lo meno in gran parte dell’Italia settentrionale: vittime … “collaterali” della follia nucleare! Non mi sembra ozioso osservare che i cittadini statunitensi sanno esattamente (per il trattato Nuovo Start del 2010 fra USA e Russia) quante bombe nucleari hanno gli USA e dove sono schierate. In Italia invece noi cittadini e cittadine siamo tenuti all’oscuro: è ufficialmente un mistero dove e quante bombe nucleari statunitensi “ospitiamo”! Fra l’altro queste testate B-61 saranno fra poco sostituite con testate B-61-12 molto più precise.

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Le opinioni negative sul nucleare potrebbero essere sovvertite

Posted by fidest press agency su mercoledì, 20 luglio 2022

A cura di Jess Williams, Analista Investimenti Responsabili di Columbia Threadneedle Investments. L’energia nucleare offre una serie di vantaggi rispetto ad altre tecnologie per l’energia pulita: fornisce un carico di base (il livello minimo di domanda su una rete elettrica in un intervallo di tempo) pulito e affidabile, che le fonti rinnovabili meno affidabili possono faticare ad offrire; è in grado di fornire energia in modo affidabile in qualsiasi momento della giornata e indipendentemente dalle condizioni meteorologiche e richiede meno materiali rispetto ad altre tecnologie di transizione (Figura 1). Queste qualità sono fondamentali per poter trasformare completamente i nostri sistemi affinché producano energia a zero emissioni di carbonio.Tuttavia, il nucleare è per certi versi controverso. I rifiuti radioattivi e gli incidenti come il disastro di Fukushima del 2011 hanno reso il pubblico sospettoso nei confronti di questa tecnologia. L’uranio arricchito trova anche applicazione nelle armi nucleari, ed è per questo che i programmi nucleari condotti da paesi come la Corea del Nord, l’Iran e, naturalmente, la Russia preoccupano davvero tanto i governi occidentali. In aggiunta a questi considerevoli timori, bisogna tenere presente che il costo del nucleare è elevato e che i progetti vengono spesso realizzati in ritardo e superando i budget, anche se alcune regioni asiatiche sembrano andare in controtendenza. I fattori positivi sembrano comunque prevalere su quelli negativi, il che ha favorito un ritorno dell’enfasi sull’energia nucleare, in particolare nel Regno Unito e in Europa, poiché i governi sono alla ricerca di modi per migliorare la sicurezza energetica e conseguire gli ambiziosi obiettivi di riduzione delle emissioni.La maggior parte delle centrali nucleari attualmente esistenti sono impianti di terza generazione che utilizzano principalmente reattori ad acqua pressurizzata, i quali sono relativamente inefficienti nell’utilizzo dell’energia immagazzinata nelle materie prime, poiché di norma sfruttano solo il 5-8% dell’energia disponibile, generando di conseguenza una grande quantità di rifiuti. I reattori nucleari di quarta generazione invece sono costituiti da un gruppo di tecnologie diverse, come i reattori avanzati ad acqua pesante e i reattori a sali fusi, e possono utilizzare il 95-98% dell’energia disponibile nel carburante, anche se sono ancora alquanto lontani dalla commercializzazione. I mini reattori “Small modular reactors” (SMR), che occupano assai meno spazio rispetto agli impianti convenzionali e possono essere costruiti molto più rapidamente e in modo standardizzato, potrebbero diventare una realtà già nel prossimo futuro. Inoltre, i media stanno parlando anche di fusione nucleare considerati i recenti progressi nel settore. La sicurezza rappresenta una preoccupazione comune per le tecnologie nucleari, a causa principalmente di incidenti storici come quelli di Fukushima e Chernobyl. Tuttavia, entrambi questi esempi sono in qualche modo specifici a ciascun sito ed è difficile che si verificheranno in altri impianti nucleari. Il Centro comune di ricerca (JRC), il servizio della Commissione europea per la scienza e la conoscenza, ha recentemente avviato un riesame sulla decisione di includere il nucleare nella tassonomia della finanza sostenibile dell’UE. Ha concluso che non è emersa “alcuna evidenza scientifica comprovante che l’energia nucleare arrechi un danno maggiore alla salute dell’uomo o all’ambiente rispetto alle altre tecnologie per la produzione di energia elettrica [ossia eolica e solare] già incluse nella tassonomia in quanto attività che sostengono la mitigazione dei cambiamenti climatici”. Infatti, come mostra la Figura 4, considerando i decessi dovuti all’inquinamento atmosferico, il nucleare risulta particolarmente positivo rispetto ai combustibili fossili e alla biomassa ed è pressoché paragonabile all’energia eolica, idroelettrica e solare.Nel breve periodo è probabile che vengano commissionati ulteriori reattori ad acqua pressurizzata di terza generazione. Il presidente francese Emmanuel Macron ha infatti annunciato di recente almeno sei nuovi reattori con la possibilità di aumentare tale quota a 14. Di conseguenza, gli SMR di prossima generazione dovrebbero iniziare ad essere operativi verso la fine del decennio. La Cina punta ad attivare il suo primo SMR entro il 2026 e il governo britannico spera che gli SMR (prodotti da Rolls-Royce) siano in grado di fornire energia alla rete entro i primi anni 2030. Infine, bisogna considerare anche la fusione nucleare. Tutte le tecnologie di cui sopra utilizzano la fissione nucleare, che comporta la divisione di atomi di grandi dimensioni (solitamente di uranio). La fusione nucleare, invece, si concentra sulla fusione di elementi leggeri (come l’idrogeno). Stando a una battuta datata, alla fusione nucleare mancherebbero sempre 40 anni, ma grazie alle recenti scoperte e al significativo aumento dei finanziamenti per la ricerca (tra le centinaia di milioni di dollari e i diversi miliardi di dollari) la stiamo includendo nelle nostre prospettive a lungo termine. Fonte: http://www.columbiathreadneedle.it

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Il pericolo nucleare in Ucraina di Piergiorgio Pescali

Posted by fidest press agency su mercoledì, 1 giugno 2022

È uscito il nuovo libro di Pescali dedicato alla guerra in Ucraina che si focalizza sul coinvolgimento, sia in veste civile che militare, del nucleare. Il volume analizza come si è sviluppato e quale è la situazione attuale dell’arsenale atomico russo per poi esaminare lo stato delle cinque centrali nucleari presenti in Ucraina, eredità del periodo sovietico. Una serie di reportage e una raccolta di dati scientifici effettuati direttamente sul posto esamina quale sia stato effettivamente il pericolo di un incidente nucleare nei siti atomici ucraini coinvolti nel conflitto, con uno sguardo di particolare attenzione verso le vicende di Chernobyl durante e dopo l’occupazione russa. (Mimesis edizioni)

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Pericolo nucleare, un liceo romano a dicembre lo aveva profetizzato

Posted by fidest press agency su lunedì, 28 febbraio 2022

Di un pericolo imminente legato ad una guerra nucleare non ne parlava più nessuno da anni. Ma un liceo romano, lo scorso dicembre, ha dedicato diverse iniziative all’argomento. E lo ha fatto attivando una prestigiosa collaborazione; quella con l’Ippnw, l’International physicians for the prevention of nuclear war, l’associazione internazionale di medici contro le armi nucleari, che nel 1985 per il suo impegno in materia ha ottenuto il Nobel per la Pace. Il presidente onorario dell’Ippnw Italia, il professor Manlio Giacanelli, neurologo in pensione, dedica da tempo il suo impegno ad ammonire sugli esiti conseguenti agli armamenti nucleari, indicando proprio la Russia, insieme ad India e Pakistan, le aree a rischio. Oltre ad aver effettuato un incontro con gli studenti del liceo “Augusto” di Roma, tramite il professor Corrado Rossitto, e ad aver rilasciato un’intervista al giornale dell’istituto, è stato promotore di un video di 13 minuti (urly.it/3hz3f) in cui non soltanto viene evidenziato che il 22 gennaio 2021 è entrato in vigore il Trattato Onu che rende illegali le armi nucleari (Tpan), ma vengono illustrate le conseguenze dei bombardamenti in Giappone e degli esperimenti condotti dai francesi.Il professor Ira Helfand, vicepresidente dell’Ippnw, ricorda nel video che ci sono ancora 20mila testate nucleari nel mondo – di cui il 95 per cento in Usa e Russia, il resto in Cina, Regno Unito, Francia, India, Israele, Pakistan e Nord Corea – e che l’uso di un’atomica avrebbe esiti infausti diretti e indiretti non soltanto sulla salute, ma sul clima, sulle coltivazioni (in particolare di grano e di riso), sull’aumento della povertà e della fame. Un ordigno nucleare provoca l’innalzamento della temperatura di 11 milioni di gradi in un’area di tre chilometri, superando quella della superficie solare, e determina un vento di mille chilometri all’ora per sei chilometri e di 300 chilometri all’ora entro 16 chilometri. Nel video viene indicata in 72,6 miliardi di dollari la spesa che gli Stati hanno investito in armamenti nucleari nel 2020 grazie anche ad una rete di lobbisti che preme sui governi per approvare gli enormi budget per le armi.“Una realtà di cui si parla poco, ma è inconcepibile – ha detto il professor Giacanelli agli studenti, rinnovando il suo impegno, da scienziato, per illustrare in particolare alle giovani generazioni le conseguenze sanitarie delle armi nucleari sulla popolazione inerme. A sostenere la campagna è anche l’Unsic, che si occupa della comunicazione.

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Capire Fukushima: La lotta del Giappone, il nucleare oltre gli stereotipi

Posted by fidest press agency su lunedì, 14 giugno 2021

Di Piergiorgio Pescali Casa editrice: Lekton, Catania Pagine: 337 Prezzo: 20 euro Il titolo di questo volume, Capire Fukushima indica già di per sé l’intento che la sua lettura si prefigge di ottenere. Comprendere come si è arrivati all’incidente della centrale giapponese impone innanzitutto uno studio a monte che deve includere i principi della fissione nucleare e, come ulteriore approfondimento culturale, la storia che ha portato gli scienziati a comprendere in funzionamento del nucleo atomico e delle radiazioni. Le conseguenze dell’incidente nucleare giapponese non sono solo materiali, ma anche morali, psicologiche; soprattutto le ultime due avranno sempre più peso via via che il tempo cancellerà le impronte lasciate dal terribile Grande terremoto del Giappone orientale e dello tsunami dell’11 marzo 2011. Le crepepsichiche e mentali si ripercuoteranno nella vita quotidiana per generazioni a venire, anche quando Fukushima sarà per molti solo storia. Per capire quello che è accaduto e continua ad accadere a Fukushima, il libro è diviso in due parti: una parte tratta il percorso storico che ha portato alla scoperta dei vari costituenti del nucleo e delle radiazioni e la teoria della fissione nucleare e delle radiazioni. La seconda parte entra nel vivo delle vicende che hanno segnato l’incidente: le concitate fasi in cui gli impianti di raffreddamento dei reattori si sono bloccati, i tentativi, purtroppo infruttuosi, degli operatori per evitare la fusione del nocciolo. I successivi capitoli sono il risultato di visite e indagini sul campo condotte anche personalmente dall’autore che individua i principali punti di contrasto tra i cittadini non solo con le autorità, colpevoli di aver nascosto i rischi effettivi dell’emergenza, ma anche con quelle associazioni che, senza alcuna evidenza scientifica, da una parte ingigantivano i problemi e i rischi radiologici (e non solo) mettendo a rischio le attività di intere famiglie in campo agricolo e ittico. La verità, oltre a non stare nel mezzo, non esiste. Fukushima ha mostrato tutta la limitatezza dell’uomo: l’incapacità di fronteggiare eventi eccezionali (che sono forse eccezionali in termini generazionali, ma non certo se considerati nell’arco di tempi geologici), di analizzare con obiettività scientifica qualunque tipo di situazione, la manipolazione, intenzionale o no, dei drammi collettivi e personali per promuovere idee preconcette. In questo campo, in particolare nel settore della comunicazione umana, Fukushima, come Chernobyl, come Bhopal, come migliaia di altri disastri non annunciati, ma prevedibili hanno invece permesso di sollevare problematiche tecniche e scientifiche prima forse troppo trascurate o addirittura ignorate. Questa è l’eredità che dobbiamo essere in grado di cogliere per garantire alle generazioni future un mondo più vivibile e meglio gestito. Piergiorgio Pescali è un ricercatore scientifico e giornalista e collabora con radio, riviste, quotidiani e network radiotelevisivi in Europa ed in Asia. Sud Est Asiatico, Corea del Nord e Giappone sono le zone geografiche che frequenta con più assiduità, anche se non disdegna il Medio Oriente e il Sudtirolo.

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Nucleare. Torna l’incubo e la furbizia Nimby? Usiamo scienza e piedi in terra

Posted by fidest press agency su giovedì, 7 gennaio 2021

Dopo la pubblicazione della Carta dei siti idonei per il deposito nazionale delle scorie nucleari (Cnapi), è riesplosa una sindrome che sembrava estinta, la NIMBY (“Not In My Back Yard, “Non nel mio giardino”). Tutti gli amministratori dei territori individuati si dicono contrari e pronti alle barricate, anche con l’appoggio di forze politiche che nel 1987 erano contrari al referendum con cui l’Italia uscì dall’energia nucleare. A questa sindrome si affianca anche quella dei furbi, che dicono che parte delle scorie andrebbero messe in un sito europeo, ovviamente non italiano (anche se il problema è solo italiano)… così come si fa con i rifiuti che, in assenza di politiche per lo smaltimento si spediscono nei posti più disgraziati.Non ci stupiamo di questo dibattito. Eppure la questione è semplice e auspichiamo che la autorità agiscano di conseguenza. Premessa: tutti i siti dove depositare le scorie devono essere in zone geologicamente stabili individuati dalle autorità, considerando che l’Italia continentale è zona sismica e che ci stiamo muovendo verso i Balcani.I rifiuti sono di due tipi: scorie delle vecchie centrali dismesse dal 1987, pochi e non in crescita, da stoccare in un solo posto; scorie da ospedali e centri di ricerche con produzione continua, da stoccare in diversi luoghi vicini a dove vengono prodotti e più facili da controllare. Importante è evitare il trasporto il più possibile.Il resto ci sembrano chiacchiere e ricerca di visibilità politica saltando sul problema del momento. Vincenzo Donvito, presidente Aduc

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Nucleare, Rotta: “Percorso è trasparente, no alle prediche di Salvini”

Posted by fidest press agency su giovedì, 7 gennaio 2021

“E’ bene ricordarlo: nel 2011 Salvini voleva riportare il nucleare in Italia e oggi dice, senza un briciolo di coerenza, che le scorie sono un problema. Per troppi anni l’Italia non ha deciso – il percorso è fermo dal 2003 – e oggi è a un passo dall’infrazione. Durante l’anno e mezzo di Governo a trazione Salvini si sono guardati bene dal decidere per non scontentare nessuno. Sarebbe poi utile che il leader della Lega studiasse perché il procedimento prevede un’ampia consultazione della cittadinanza e anche eventuali manifestazioni di interesse delle amministrazioni visto che è prevista una compensazione ambientale ed economica per il territorio coinvolto”, così la presidente della commissione Ambiente alla Camera Alessia Rotta, replica al leader della Lega. “La legge – spiega – non prevede un passaggio parlamentare, ma non ho dubbi sul fatto che il Governo non negherà audizioni in commissione, sempre nella totale trasparenza e a garanzia dei cittadini. L’atto pubblicato oggi, e non più rinviabile, va proprio in questa direzione: indica i siti adatti, con caratteristiche idonee, non il punto esatto dove verranno costruiti i depositi. La sede verrà individuata dopo una accurata selezione che coinvolgerà anche la cittadinanza e prevederà una congrua compensazione. Tra l’altro questo permetterà lo stoccaggio in sicurezza delle scorie, oggi sparse in varie zone del territorio” Conclude Rotta.

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Terapia medico nucleare

Posted by fidest press agency su mercoledì, 12 dicembre 2018

Le Associazioni Italiane di Fisica Medica (AIFM) e Medicina Nucleare (AIMN), hanno presentato al Ministero della Salute il Documento di Consenso Intersocietario “Terapia medico nucleare: Ottimizzazione su base dosimetrica ai sensi della Direttiva Europea 2013/59/Euratom”. L’introduzione di nuovi radio-farmaci, i progressi scientifici e tecnologici degli ultimi 20 anni, e la Direttiva Europea 2013/59/Euratom rendono oggi inadeguata una terapia medico nucleare basata sulla posologia fissa, e spingono verso un’ottimizzazione personalizzata basata sulla dosimetria. Il presente documento affronta queste tematiche specifiche, differenziando tra le molteplici terapie medico nucleari possibili: paziente adulto o pediatrico, tumori della tiroide non metastatici e metastatici, del fegato, neuroendocrini, linfomi, metastasi ossee, della prostata, ipertiroidismo. In base alla richiesta della Direttiva, ciascuna terapia viene classificata come standardizzata o non standardizzata in base al livello di complessità del tipo di patologia e terapia, del processo di ottimizzazione relativo e dei rischi connessi.Inoltre, assoluta novità e valore aggiunto del documento, rispetto alla Direttiva stessa, è che per ciascun trattamento, viene definito se la dosimetria sia raccomandata oppure opzionale e, dove raccomandata, viene proposto un approccio sistematico, individualizzato e ottimizzato su base dosimetrica alla terapia, simile a quello utilizzato nella radioterapia oncologica, in base al bilancio tra il costo (inteso in termini non solo economici, ma di impegno di risorse in generale) – e il beneficio atteso. Si auspica altresì che, questo ulteriore contributo, sia da stimolo per concludere al più presto la trasposizione della direttiva, recepimento che avrebbe dovuto essere compiuto dagli stati membri entro il 6 febbraio 2018.

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Incidente verificatosi alla centrale nucleare di Zaporizhye

Posted by fidest press agency su giovedì, 4 dicembre 2014

centrale nucleare di ZaporizhyeIl Primo Ministro Ukraino Arseny Yatseniuk ha confermato che oggi (mercoledì si è verificato un incidente nucleare e che a breve si terrà una conferenza stampa.L’impianto tornerà alla normale attività il 5 dicembre Demcişin ha aggiunto, citato dalla Reuters. “Non c’è alcuna minaccia, nessun problema con i reattori. L’incidente è avvenuto in numero di blocco di tre dello stabilimento di Zaporozhye, al sistema elettrico”, le autorità hanno anche dichiarato che l’incidente non è legato alla produzione di energia elettrico stesso. “E ‘stato un corto circuito,” hanno detto, aggiungendo che l’impianto ora fuori uso è il reattore n.3. “E ‘un guasto tecnico, cui stiamo lavorando ora. Il reattore è stato chiuso e decine di villaggi e città sono rimaste senza elettricitàSecondo l’agenzia Interefax, l’incidente avrebbe comportato nel gruppo 3 di arresto centrale elettrica con una potenza di 1.000 MW, che ha portato a fermare l’alimentazione di alcune aree a est.Lo stabilimento di Zaporozhye ha sei reattori con una capacità totale installata di 6.000 MW.
IAEA Agenzia internazionale dell’energia atomica, con sede a Vienna, non ha fatto nessun commento, secondo AFP. Secondo le convenzioni internazionali adottate dopo l’incidente di Chernobyl 1986, ogni paese deve informare l’AIEA di qualunque incidente nucleare che possono avere un impatto sugli altri paesi. Central in Zaporozhye si trova a circa 2700 km da Roma.

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Africa e nucleare: Quali le prospettive future?

Posted by fidest press agency su mercoledì, 17 settembre 2014

mama africa di nadia ceriani“Sebbene sia innegabile la necessità di costruire una ulteriore capacità di generazione di carico di base per affrontare i problemi di sicurezza energetica del paese, – scrive Tom Harris di Frost & Sullivan, – non si può fare a meno di sollevare la questione: perché si continua a porre un’attenzione così forte sul nucleare, nonostante molti analisti del settore energia abbiano una visione discordante? Il recente aggiornamento dell’Integrated Resource Plan (IRP) afferma che, per un costo capitale overnight superiore a 6.500 dollari per kilowatt (kW), non sarà creata alcuna nuova capacità nucleare; la capacità, invece, sarà prodotta grazie a energia solare concentrata (CSP), turbine eoliche e turbine a gas a ciclo combinato (CCGT). Ciò è fondamentale, poiché i contratti nucleari più recenti in Europa suggeriscono che la realizzazione di uno scenario di costi così favorevole sarà improbabile, con un costo di capitale superiore a 7.000 dollari per kW. Per quanto riguarda i tempi di implementazione, ci sono ancora poche prove per sostenere la validità della capacità di generazione nucleare. Il nucleare ha tempi di costruzione estremamente lunghi e la costruzione è spesso soggetta a lunghi ritardi. Si sono verificati ritardi pluriennali anche nei paesi sviluppati con forti capacità gestionali, come ad esempio in Francia. Alla luce dei costosi ritardi riscontrati nell’implementazione di Medupi e Kusile, il Sud Africa può davvero permettersi di contare sul fatto che un programma nucleare non andrà incontro a problemi simili a quelli affrontati dalle recenti costruzioni nucleari in Europa? Il rapporto sullo stato dell’industria nucleare mondiale (World Nuclear Industry Status Report) afferma che “le agenzie di rating considerano rischiosi gli investimenti nel nucleare” e riferisce che il 67% delle utilities nucleari valutate tra il 2008 e il 2013 sono state declassate. Pertanto, non si può fare a meno di chiedersi se sia Eskom che il Sud Africa subiranno ulteriori declassamenti del credito, o se sarà implementato un programma di aumento della capacità nucleare guidato da Eskom. Tali declassamenti aumenterebbero ulteriormente i costi di servizio del debito di Eskom e scoraggerebbero gli investimenti nell’economia del Sud Africa già in difficoltà, avendo già sofferto un primo trimestre di contrazione nel 2014. Non esistono altre tecnologie meno rischiose e dai costi competitivi che possono essere messe in produzione in un tempo nettamente inferiore rispetto al nucleare – principalmente, energie rinnovabili e gas? Già oggi, la capacità di stoccaggio dell’energia solare concentrata (CSP) neutralizza in qualche modo l’argomento secondo cui le energie rinnovabili non sono in grado di garantire il carico di base. Anche le tecnologie solari potrebbero essere combinate con altre fonti rinnovabili, come eolico, biogas e piccolo idroelettrico, per creare diversi portafogli di soluzioni rinnovabili che potrebbero contribuire al raggiungimento dei requisiti relativi al carico di base. Se da una parte tali fonti rinnovabili offrono soluzioni energetiche ‘pulite’ attraenti, non si può ignorare il potenziale termico di gas e carbone. Con l’espansione della fornitura di gas naturale, l’economia globale ha assistito a un calo dei prezzi del gas e ad un aumento della convenienza dell’energia termica prodotta da gas. La possibilità del Sud Africa di accedere al potenziale di questa energia richiederà infrastrutture facilitanti; di conseguenza, il Sud Africa ha atteso avidamente il rilascio del piano Gas Utilisation Master Plan (GUMP) del Dipartimento dell’Energia, che determinerà l’evoluzione del settore. Questo sarà di vitale importanza per la pianificazione della capacità energetica, poiché il potenziale di “Big Gas” potrebbe ridurre la necessità di appoggiarsi al nucleare. Finché nel paese sarà disponibile una grande quantità di carbone a buon mercato, anche le centrali elettriche a carbone potrebbero rappresentare una soluzione più economica e più praticabile rispetto al nucleare per affrontare il fabbisogno di base. Tuttavia, gli esecutori del progetto dovranno imparare dagli errori costosi di Medupi e Kusile, e l’opzione migliore potrebbe essere quella di prendere in considerazione una strategia build-operate-transfer (BOT) per tali progetti futuri, piuttosto che permettere che sia nuovamente Eskom a facilitare la costruzione. Il Dipartimento dell’Energia ha mostrato un atteggiamento proattivo allineandosi con la tendenza globale verso la privatizzazione del settore energetico, attraverso l’implementazione di numerosi programmi per l’approvvigionamento di energia da produttori indipendenti (Independent Power Producer Procurement Programme). Tuttavia, il rapporto sullo stato dell’industria nucleare mondiale indica che, in un mercato dell’elettricità veramente competitivo, le centrali nucleari si troveranno a dover lottare per sopravvivere, ed evidenzia che: “tutti gli impianti nucleari la cui costruzione sia iniziata nell’ultimo decennio sono in sistemi di monopolio, solitamente di proprietà dello stato, o protetti da un patto per l’acquisto di energia a lungo termine”. Pertanto, è probabile che un programma sudafricano di costruzione nucleare dovrebbe essere un progetto sostenuto dal settore pubblico, che potrebbe rallentare la transizione verso un settore energetico competitivo e privatizzato. L’aggiornamento più recente dell’IRP sostiene saggiamente che “l’impegno ad effettuare investimenti su larga scala e a lungo raggio dovrebbe essere evitato” al fine di garantire “decisioni meno suscettibili di rammarico”. Indipendentemente dalla propria posizione sul tema dell’energia nucleare, l’apparente divario tra le recenti dichiarazioni del governo e l’IRP porta a chiedersi: che cosa sta realmente accadendo in Sud Africa relativamente allo sviluppo della politica energetica, e in che modo vengono effettivamente prese le decisioni importanti che riguardano l’evoluzione del panorama energetico? Se il governo ha veramente deciso che la capacità prodotta grazie al nucleare è la migliore alternativa per rispondere alla domanda di base di energia elettrica in Sud Africa, i decisori politici farebbero bene ad assicurarsi di poter comunicare chiaramente i fattori che hanno portato a questa conclusione. Ciò dovrebbe comprendere l’identificazione dei parametri chiave e delle variabili considerate – evidenziando le prestazioni del nucleare rispetto a gas, carbone e alternative rinnovabili, insieme alle supposizioni fatte relativamente a tali confronti. Sebbene diversi operatori del settore abbiano ancora opinioni contrastanti, questa trasparenza contribuirebbe notevolmente a migliorare il parere degli investitori. Incoraggerebbe il settore, mostrando che il governo sta seguendo un processo di definizione delle policy più coerente, logico e considerato – piuttosto che guidato da capricci, mode e fantasie di particolari individui”, conclude Frost & Sullivan.

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Normativa e materiale nucleare

Posted by fidest press agency su martedì, 18 ottobre 2011

Strutture di un reattore nucleare RBMK in italiano

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“La giornata di studio sulle normative internazionali che regolano la gestione del materiale nucleare, in corso nel centro ENEA Casaccia, svela ancora una volta l’abbraccio mortale che da sempre avvince il nucleare civile alla sua controparte militare”, dichiara Alfredo Bertocchi, USI-RdB Ricerca.“Un convegno – prosegue il rappresentante USI-RdB – al quale non pensavamo di dover assistere, dopo due referendum che hanno decretato senza ombra di dubbio l’indisponibilità collettiva all’opzione nucleare. E questo avviene mentre i laboratori vengono dismessi e intere linee di ricerca abbandonate, con il blocco delle assunzioni che riguarda anche vincitori di concorso si continua ad insistere sul filone nucleare”. Sottolinea Bertocchi:“I lavoratori ENEA sono stanchi di una gestione miope, arrogante e incapace, che fa carta straccia del futuro di intere generazioni di lavoratori della ricerca, e per questo stamane hanno svolto un presidio davanti al convegno alla Casaccia. La proroga per il terzo anno all’Ing. Giovanni Lelli della gestione commissariale è quanto di più lontano dagli interessi della comunità ENEA. Usi-RdB Ricerca chiede con forza che l’Ing Lelli, pensionato da mesi, vada finalmente a casa. Nello stesso tempo Usi-RdB Ricerca chiede il ritorno ad una gestione ordinaria competente sul piano scientifico, che riporti l’ENEA al suo ruolo di veicolo della ricerca di base in campo energetico per il benessere collettivo e che restituisca salario e dignità ai lavoratori”, conclude Bertocchi.

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Nucleare: e lo stress test?

Posted by fidest press agency su martedì, 13 settembre 2011

Simplified illustration of some nuclear safety...

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“Che fine ha fatto l’accordo raggiunto a marzo dall’Unione Europea sugli stress test per le centrali nucleari continentali?”. Lo chiede l’europarlamentare del Pd Debora Serracchiani in una nota, annunciando un’interrogazione alla Commissione a seguito dell’incidente accaduto al sito nucleare francese di Marcoule. Serracchiani osserva che “l’avvio degli stress test è stato annunciato per il 1° giugno, ed è legittimo chiedersi se la Francia abbia inteso sottoporre a verifica il suo più vecchio sito nucleare. Soprattutto è legittimo chiedere che su una materia così delicata come la sicurezza degli impianti nucleari l’Europa abbia poteri molto più sostanziali di quelli attuali. Ricordiamo infatti che il Consiglio europeo ha conferito alla Commissione il mandato di rivedere, entro la fine del 2011, l’attuale quadro legislativo e regolamentare per la sicurezza degli impianti nucleari, e che sempre entro la fine del 2011 il Consiglio europeo dovrà esaminare gli esiti dei test in base a una relazione della Commissione”. Per l’europarlamentare “sembra proprio che l’Europa non riesca a imparare la lezione e che la paura nucleare debba continuare ad aleggiare sul nostro continente. Dopo la sciagura di Fukushima abbiamo creduto che un nuovo vento di consapevolezza avesse cominciato a soffiare anche in Europa, e che il referendum in Italia e le decisioni della Germania di fuoriuscire dall’atomo fossero i segni di una discontinuità che veniva colta anche dagli stessi organismi dell’Unione. In questo senso, l’accordo chiuso dai regolatori europei e dal commissario all’energia Guenther Oettinger sullo svolgimento di test sulla resistenza dei reattori ad eventi come terremoti, inondazioni e incidenti causati dal’uomo è sembrato una prima risposta di fronte all’emergenza giapponese. Probabilmente una risposta ancora troppo cauta – prosegue Serracchiani – e frutto di molti compromessi, dato che è stato previsto che le verifiche si svolgessero solo su base volontaria: è infatti evidente che il carattere stesso del rischio implica misure e normative uniche e richiede una governance sovranazionale. Le legittime preoccupazioni suscitate in Italia da quanto avvenuto a Marcoule in Francia, ma anche da quanto potrebbe un giorno accadere a Krsko in Slovenia – conclude l’europarlamentare – suggeriscono con forza che la competenza sul nucleare non possa continuare a essere affidata ai singoli Stati membri.

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Referendum: E’ vittoria della democrazia e dei diritti

Posted by fidest press agency su lunedì, 13 giugno 2011

“Hanno vinto le ragioni dei cittadini, l’acqua è un bene comune non si può privatizzare, il nucleare è pericoloso e inutile. Il voto deve far riflettere, ha un grande valore politico, chi governa con la sindrome del ‘non disturbare il manovratore’ e ascolta solo i grandi interessi sbaglia, i cittadini vanno sentiti, chiedono risposte concrete ai problemi quotidiani -dichiara Lorenzo Parlati, presidente di Legambiente Lazio-. Nelle decine di iniziative di questi mesi di campagna referendaria abbiamo incontrato tante persone motivate ma anche molte disilluse, ed è stato bello e interessante far crescere la partecipazione fino al risultato finale. Il risultato di Roma è straordinario, ma anche nei capoluoghi i numeri sono strabordanti, così come diversi piccoli Comuni hanno dato davvero bei risultati facendo pesare il loro voto che è stato determinante. La sensazione è che si chieda un pubblico più autorevole e capace, amministratori meno arroccati e più trasparenti, ma anche un privato meno ingordo, più interessato all’interesse pubblico e al bene della comunità che solo ai propri affari.”

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Viva la Francia: nucleare ed acqua

Posted by fidest press agency su sabato, 11 giugno 2011

ECOLOGÍA: Por qué decir NO a las energías nucl...

Image by Librería La Marabunta via Flickr

In queste settimane di incontri, c’è un argomento che spesso mi è stato chiesto: ma se abbiamo centrali per una potenza installata pari a circa 110 mila MW e una richiesta di punta (ovvero la massima richiesta durante l’anno dal Paese) intorno ai 55 mila MW perché mai importiamo energia elettrica dalla Francia? E molti sostenitori del nucleare mi hanno sempre ribattuto che è poco coerente dire no all’atomo in casa nostra e poi importare energia elettrica dall’estero prodotta in tal modo. Dunque riguardo a questa seconda critica, penso che se si voglia l’autarchia nella generazione elettrica lo si dica chiaro, personalmente la trovo ridicola in un mondo globalizzato dove gran parte della merce che consumiamo viene prodotta all’estero. Per coerenza dovremmo tornare a costruire computer in Italia, cellulari, televisori eccetera eccetera. Dovremmo riappropriarci delle emissioni climalteranti che non emettiamo più come Paese e facciamo emettere dai “paesi manifatturieri del mondo”, Cina in primis. Riguardo al primo punto, chi parla ignora che in Italia esiste un mercato elettrico, che ogni mattino alle ore nove si chiude quello chiamato “del giorno dopo” in cui viene determinato il PUN il prezzo medio dell’energia elettrica all’ingrosso, quello stabilito questa mattina ad esempio è di 65,83 euro al MWh e in borsa sono stati “offerti” 535.574 MWh, cui si aggiungono alti 364.646 sulla piattaforma PCE (la piattaforma su cui si registrano i contratti bilaterali), in totale ne sono stati accettati 900.008, sono rimasti invenduti (e quindi domani non produrranno) 660.960 Mwh. Dall’estero sono arrivate offerte in borsa pari a 92.214 MWh (36.82 fuori borsa). Le offerte vengono accettate dal gestore del mercato Elettrico in ordine di convenienza sino a che l’offerta raggiunge la domanda prevista e viene stabilito il prezzo di equilibrio corrispondente al costo “marginale” dichiarato dall’ultimo impianto ammesso alla vendita; detto in altri termini, il prezzo di mercato è quello dell’offerta dell’impianto più costoso accettato in quell’ora. Non esiste nessuno che decide di importare dall’estero, è il sistema che permette che offerte “estere” se convenienti siano accettate, pertanto per prima cosa non importiamo corrente a “caro prezzo” ma al contrario perché risulta più convenienti in alcuni orari (la notte) della produzione nazionale e, secondo punto, se si vuole evitare di importare dall’estero non occorre costruire centrali atomiche, importeremmo comunque, occorre cambiare il sistema delle regole del mercato elettrico. Sono gradite proposte al riguardo. Ultima nota: non siamo un caso anomalo, anzi il futuro su cui tutti i gestori europei stanno puntando è quello di una maggiore integrazione; la tanto citata Francia esporta sì, ma importa pure e non lo fa negli orari “morti” in cui l’energia elettrica costa poco ma in quelli di punta perché la sua potenza atomica la rende vulnerabile nei momenti di picco della domanda (per la chiara scarsa flessibilità della generazione nucleare). Per non essere vago nel 2010 ha importato 37,1 miliardi di kWh (dato Rte.fr) 1,2 dal nostro Paese, poi da Gran Bretagna, Spagna, Belgio, Svizzera e soprattutto dalla Germania (16,1 miliardi di kWh), il suo principale fornitore ed infatti la decisione tedesca di abbandonare il nucleare ha messo in allarme i gestori francesi che sanno di essere vulnerabili in particolare periodi come quello estivo quando in caso di forte aumento delle temperature, molti reattori (quelli costruiti lungo i fiumi) vanno spenti per indisponibilità di acqua (in questi giorni RFE ha segnalato che in caso di emergenza caldo questa estate la Francia dovrà importare la produzione equivalente a 8.000 MW di potenza installata). E visto che stiamo parlando di Francia e di acqua chiudiamo con una notizia che arriva da Bordeaux (Les Echos 10 giugno 2011), dove Lyonnaise des Eaux potrebbe perdere un suo storico contratto (è il suo principale) perché Vincent Feltesse, presidente della comunità urbana ha annunciato l’intenzione di passare ad una gestione pubblica dell’acqua. Il passaggio sarà graduale poiché sono in vigore due contratti distinti, il primo relativo alla depurazione che scade l’anno prossimo, il secondo relativo alla distribuzione, che scade nel 2012.(Roberto Meregalli Beati i costruttori di pace . Comitato Energia Felice)

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Energie rinnovabili? Sì, grazie

Posted by fidest press agency su giovedì, 9 giugno 2011

Energie rinnovabili? Sì, grazie ma l’Italia non si adegua. L’energia nucleare e’ una fonte esauribile e di importazione (non possediamo miniere di uranio e tale risorsa si esaurira’) mentre le energie rinnovabili possono essere una buona prospettiva per il futuro. La Germania ha deciso di chiudere le proprie centrali nucleari, la stessa decisione l’ha presa la Svizzera. In Europa la percentuale delle energie rinnovabili e’ così ripartita:
Italia 9,5%;
Norvegia 42,4%;
Lettonia 36,2%;
Svezia 34,4%;
Austria 27,3%;
Finlandia 23,2%;
Portogallo 19%;
Danimarca 16,7%;
Romania 14,9%;
Svizzera 16,9%;
Estonia 13,5%;
Slovenia 12,7%;
Croazia 10,9%;
Lituania 10,5%;
Spagna 9,3%;
Insomma, spazi di manovra per puntare sulle energie rinnovabili ci sono, occorre perseguirle.

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Referendum: il pasticcio del voto all’estero

Posted by fidest press agency su giovedì, 9 giugno 2011

“I dubbi sulla regolarità del voto degli italiani all’estero riguardano tutti e quattro i referendum, non solo quello sul nucleare. La questione non è tanto se chi ha già votato sul nucleare debba o no rivotare, bensì se gli oltre 3 milioni di italiani all’estero sono stati messi effettivamente nella condizione di votare per i quattro referendum. Siamo davvero sicuri che siano stati tutti informati nei loro attuali recapiti della possibilità di votare? Il plico contenente le schede referendarie non è inviato tramite raccomandata, per cui non v’è certezza sulla sua effettiva ricezione. Peraltro, sono sempre di più le segnalazioni che sto ricevendo di italiani all’estero a cui le schede non sono arrivate nonostante al Consolato risultasse di si. Lo stesso voto all’estero avviene con posta ordinaria, per cui chi ha votato non saprà mai se il suo voto è arrivato a destinazione. E poi, quali informazioni di merito e occasioni di conoscenza i Consolati hanno garantito affinché l’interesse a votare non fosse soffocato? Dal momento in cui il quorum condiziona la validità del voto di decine di milioni di italiani, la verifica su cosa accaduto ai 3 milioni di votanti all’estero è condizione essenziale di democrazia. Nel 1999 il referendum che aboliva la quota proporzionale del Mattarellum si fermò al 49,6% solo perché le liste elettorali erano piene di morti e irreperibili, con solo l’1% degli italiani all’estero che aveva effettivamente ricevuto il certificato elettorale.
Il Governo chiarisca subito quanti sono i plichi tornati al mittente e quanti gli italiani che hanno effettivamente ricevuto le schede. Non può essere conteggiato nel quorum dei quattro referendum chi non è stato messo nelle condizioni di esercitare il voto.”

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Mobilitazione contro il nucleare

Posted by fidest press agency su giovedì, 9 giugno 2011

Roma 9 giugno alle ore 16.30 a piazza di San Lorenzo in Lucina si terrà un iniziativa informativa e coreografica a sostegno del referendum contro il nucleare del 12 e 13 giugno prossimo.
L iniziativa promossa dal Vicepresidente del Parlamento europeo Roberta Angelilli, dall Assessore alle Infrastrutture e Lavori pubblici della Regione Lazio Luca Malcotti e dall associazione di giovani del Pdl Officina Futura è volta sensibilizzare i cittadini ad andare a votare SI al quesito referendario che dice NO a una politica energetica in Italia basata sul nucleare. Bene ha fatto il Governo ad approvare la moratoria sulla costruzione di centrali nucleari, ma è fondamentale che su questo tema si ascolti la voce e l opinione dei cittadini, dichiara il Vicepresidente del Pe Angelilli.

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“Sull’acqua non si scherza, siamo per il sì”

Posted by fidest press agency su giovedì, 9 giugno 2011

“Per i due quesiti referendari sull’acqua siamo per il ‘Sì’ mentre per tutti gli altri non diamo indicazioni di voto”. Lo dichiara Giovanni Centrella, segretario generale dell’Ugl, spiegando come “su nucleare e giustizia non vogliamo prestarci in alcun modo ad eventuali e inevitabili strumentalizzazioni. Il Paese si sta già ‘perdendo’ in una serie di divisioni, alle quali non vogliamo contribuire”. “Ma sull’acqua – aggiunge Centrella – ci sentiamo obbligati a dichiarare il nostro pensiero perché lo riteniamo un bene pubblico per eccellenza e indispensabile per la collettività, di conseguenza siamo contrari sia ad un affidamento del servizio ad operatori privati sia ad una de¬ter¬mi¬na¬zione della ta¬riffa del ser¬vi¬zio stesso in base all’adeguata re¬mu¬ne¬ra¬zione del ca¬pi¬tale in¬ve¬stito”.

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