“Non ci siamo fermati un attimo, dopo la Legge di Bilancio, per definire il Recovery Plan, che rappresenta un’occasione irripetibile per il Paese e per le prossime generazioni. La scommessa più grande, ed è proprio quello a cui stiamo lavorando con maggiore intensità in queste ore, è realizzare un piano ambizioso, di visione, che sia in grado di innovare profondamente l’Italia, colmando quel divario che esiste tra le diverse aree e facendo fare un salto di qualità complessivo all’intero Sistema Paese. Un piano, integrato con le altre politiche ed i diversi investimenti già in campo, che migliori la qualità della vita dei cittadini, disegnando un Paese più forte e competitivo.Ma oltre ad investire correttamente i 209 miliardi del Recovery Fund, questo processo va accompagnato con un piano straordinario di riforme, che dovranno andare in parallelo o, in molti casi, anticipare anche gli stessi investimenti, per garantirne la piena attuazione. Riforme, attese da decenni, necessarie per attrarre investimenti, far ripartire l’economia, e delineare un nuovo rapporto tra Stato e cittadini.Oggi il Paese ha bisogno di questo, di stabilità e programmazione.Si era persa l’abitudine. Programmare, invece, è quello che abbiamo ricominciato a fare da quando, come MoVimento 5 Stelle, siamo al Governo e che oggi dobbiamo, con determinazione, portare avanti. Per dare all’Italia quel piano industriale che metta a sistema tutte le risorse che sono disponibili, e quelle che arriveranno, con gli investimenti che provengono dalle società partecipate, con le altre misure di finanziamento, come i fondi FSC, i PON e gli altri fondi europei.Andiamo avanti, non c’è un minuto da perdere!”. Lo scrive, sui social, il Vice Ministro dell’Economia e delle Finanze, Laura Castelli.
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Recovery plan: Un’occasione irripetibile
Posted by fidest press agency su sabato, 9 gennaio 2021
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Recovery Fund occasione storica per tornare a crescere
Posted by fidest press agency su martedì, 10 novembre 2020
“Crescita, innovazione, sostenibilità. Con il Recovery Fund l’Italia ha un’occasione storica per trasformare la propria economia e tornare a crescere coniugando competitività e sostenibilità. Grazie alla straordinaria risposta dell’UE alla crisi scatenata dal nuovo Coronavirus, infatti, il nostro Paese avrà a disposizione oltre 200 miliardi di euro tra prestiti e trasferimenti diretti. Risorse che, però, per essere fruttuose, dovranno essere impiegate innanzitutto con l’obiettivo di tornare a crescere seguendo le tre linee direttrici indicate dal governo.” Inizia così il suo intervento su Il Sole 24 ore l’ad di Deloitte Fabio Pompei. La società. ha lanciato da gennaio anche il progetto Impact for Italy (https://www2.deloitte.com/it/it/pages/about-deloitte/articles/deloitte-lancia-impact-for-italy—deloitte-italy—about.html): il progetto e la nuova filosofia di Deloitte per l’Italia, con l’obiettivo di contribuire a far crescere e rendere più competitivo il Paese, anche grazie alle imprese e alle organizzazioni per le quali il network lavora. “Anche la spinta alla digitalizzazione- continua Pompei- è cruciale, come ha reso evidente il lockdown. Per far sì che tutti possano beneficiarne e non aumentino le diseguaglianze, però, servono infrastrutture adeguate e risorse per aumentare l’alfabetizzazione digitale di tutta la popolazione, con speciale attenzione ai dipendenti della Pubblica Amministrazione, così da rendere più snella e funzionale la burocrazia italiana.Infine, non c’è modernizzazione del Paese senza quella delle imprese. In questa fase è di vitale importanza sostenere le tante Pmi ad alto potenziale che, da sole, non riescono a investire in innovazione. Secondo una stima del nostro ufficio studi, solo una Pmi su quattro ha raggiunto una maturità tecnologica tale da poter competere sui mercati internazionali. Eppure, le nostre aziende producono eccellenze riconosciute in tutto il mondo e, con le sole esportazioni, il Made in Italy genera oltre il 30% del nostro Pil.” Non meno rilevante è il nodo energetico: mentre Francia e Germania si stanno attrezzando per diventare leader nella produzione di idrogeno green, l’Italia continua a scontare una forte dipendenza dall’estero per il suo fabbisogno energetico. Ma con l’avanzare dell’innovazione tecnologica, si accrescono per l’Italia le opportunità di investire in rinnovabili: una strategia che può accelerare la decarbonizzazione e, al contempo, aumentare l’efficienza energetica nazionale. Rientra in questa sfida anche l’ammodernamento delle nostre infrastrutture: oltre a dover risanare storici ritardi nei collegamenti tra il Nord e il Sud del Paese, nonché tra il versante Est e Ovest, sarà importante destinare investimenti alla messa in sicurezza del territorio e delle infrastrutture già esistenti. Una grande operazione di cura del territorio potrebbe diventare un volano di crescita ed evitare, nei prossimi anni, gravi costi umani ed economici legati al climate change.” Questa è l’ora di un grande patto pubblico-privato capace di fissare priorità strategiche per il nostro Paese.”
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Recovery Fund occasione per creare filiere zootecniche italiane
Posted by fidest press agency su domenica, 20 settembre 2020
Con la trasmissione al Parlamento della proposta di linee guida per l’elaborazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, il Governo ha ora avviato una fase di confronto sul programma da finanziare con il Recovery Fund. Il piano conterrà i progetti di investimento e riforma nel solco di un disegno complessivo di transizione verso un’economia più sostenibile. E a questo riguardo un apporto significativo per questa transizione green non potrà che arrivare dal settore agro-alimentare-zootecnico. “Un profondo rinnovamento dell’agricoltura e della zootecnia italiana con un progetto per il suo rilancio nel breve e nel medio periodo non è dunque più rinviabile”, sottolinea Marcello Veronesi, Presidente di ASSALZOO. “Come più volte ha recentemente ribadito anche la Ministra delle Politiche agricole Teresa Bellanova – continua Veronesi – il settore agroalimentare svolge un ruolo strategico per la crescita economica nazionale. Tuttavia, affinché questo ruolo sia ancora più incisivo, è fondamentale superare le criticità che da troppo tempo lo penalizzano. Sono tre le direttrici lungo le quali investire le risorse del Recovery Fund a disposizione dell’Italia: – produttività, far tornare la Dieta mediterranea al centro della tavola per il cittadino italiano di ogni ceto; – innovazione, dare nuove valenze ai nostri prodotti; – competitività, rafforzare la produzione agroalimentare di qualità e le eccellenze imprenditoriali nazionali, che hanno creato questi prodotti sempre più espressione di rapporti integrati dal campo alla tavola”. “Solo così l’Italia potrà essere più competitiva sui mercati internazionali, senza contare gli enormi benefici che ciò può determinare in termini di ripresa economica, di occupazione e di valorizzazione di tutte quelle aree che oggi soffrono una vera depressione economica nonostante abbiano tutte le potenzialità per favorire il rilancio e lo sviluppo di un sistema produttivo sostenibile e vitale per tutto il Sistema Paese”, conclude il presidente di ASSALZOO.
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“Abbiamo una grande occasione davanti, sono le risorse del Recovery Fund”
Posted by fidest press agency su domenica, 6 settembre 2020
“Le utilizzeremo per fare una programmazione di lungo termine. Intanto dobbiamo finanziare tutto ciò che va accelerato, penso al mondo delle partecipate di Stato che sono eccellenze a livello mondiale ed hanno progetti di riconversione importanti, e poi imprenditoria femminile, sostegno alle imprese per la riconversione, la formazione all’interno del mondo del lavoro e le politiche attive che sono state dimenticate per vent’anni. C’è una forte accelerazione, e nelle prossime settimane ci sarà un passaggio Parlamentare che vedrà le Commissioni interloquire con i Ministri per spingere ancora di più le direttrici con un dibattito parlamentare che sarà ancora più ambizioso e di visione. Il Parlamento, al di là delle scaramucce che emergono sui giornali, si sente una grande responsabilità nel lungo termine, cosciente che queste risorse saranno di accompagnamento per molti molti anni. C’è responsabilità da parte di tutti, il coinvolgimento è ampio e il dibattito non ci ha mai fatto paura. Il dramma del Covid ha portato la politica a dialogare più del solito”. Così Laura Castelli, Vice Ministro dell’Economia e delle Finanze, intervenendo a Radio24 sul Recovery Plan.
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Cosa succede in Europa
Posted by fidest press agency su venerdì, 15 Maggio 2020
A cura di Andrea Delitala, Head of Euro Multi Asset e Marco Piersimoni, Senior Investment Manager di Pictet Asset Management. Era il momento di restare uniti e anzi, come successo già in passato, la crisi attuale doveva rappresentare per l’Europa un’occasione per accelerare il processo di integrazione tra i singoli Paesi. Invece, allo shock esterno rischiano di aggiungersi ulteriori difficoltà derivanti dall’incompleta architettura dell’UME. A gettare un’ombra profonda sulle prospettive future per le istituzioni comunitarie è stata questa volta la Corte Costituzionale Tedesca che, con una sentenza che ha del sorprendente, ha sollevato il dubbio che la BCE potesse non aver rispettato il principio di proporzionalità nel perseguire gli obiettivi di politica monetaria e ha quindi chiesto all’istituto centrale di dimostrare in maniera inequivocabile, entro 3 mesi, che gli effetti economici e fiscali delle sue politiche siano proporzionati a quelli monetari (portare l’inflazione a un livello prossimo, ma inferiore al 2%). Oggetto della disputa è il programma di acquisto di Titoli di Stato (Public Sector Purchase Programme, PSPP), che la BCE ha fatto ripartire a inizio 2019 mentre è, almeno per il momento, esente il recente Pandemic Emergency Purchase Programme (PEPP), attivato per far fronte alla crisi scaturita dalla pandemia di COVID-19.Quanto elaborato dalla Corte Costituzionale Tedesca rappresenta un quantomeno inopportuno ostacolo lungo il percorso di maggiore flessibilità intrapreso tempestivamente dalla BCE per fronteggiare la situazione di estrema emergenza in cui versa l’economia dell’area. Prendendo ad esempio il caso dell’Italia, nel DEF di aprile è stato ipotizzato un deficit fiscale del -10% circa per il 2020, equivalente a un ricorso al debito per un importo di circa € 160 miliardi, senza considerare la quota aggiuntiva di deficit derivante dall’eventuale default degli emittenti garantiti dallo Stato. Le manovre fiscali comunitarie (MES, BEI, SURE), una volta attivate entro l’estate, dovrebbero nel complesso liberare risorse per circa € 85 miliardi per il nostro Paese, non sufficienti a bilanciare l’emissione di nuovo debito. Il Recovery Fund sarà determinante nel medio periodo, ma partirà nel 2021 (salvo qualche finanziamento ponte).Queste misure, come si intuisce esaminando chi avrà interesse a farvi ricorso (perché si indebita sul mercato a costi più elevati), saranno anche sbilanciate nel breve termine a favore dei Paesi più duramente colpiti dal virus e che necessitano maggiormente di un sostegno comunitario, visti i diversi spazi di manovra fiscale a disposizione dei singoli Stati. La loro approvazione funge quindi da barometro di solidarietà e coesione politica, ma da sole non garantiscono la sostenibilità del debito pubblico italiano destinato a salire dal 135% del PIL ad almeno il 155%.
Certo, una domanda che ci si pone spesso è come i titoli (in particolare dei Paesi periferici) detenuti dalla BCE e dalle banche centrali nazionali potranno mai essere reimmessi nel mercato. Nell’ipotesi che prevalgano le forze per l’integrazione su quelle centrifughe, tale quota di debito potrebbe essere un giorno riacquistata da un veicolo ad hoc che si finanzi emettendo obbligazioni sul mercato (con garanzie): si tratterebbe di Eurobond sintetici. Il fatto è che tutte le forme di intervento discusse, di natura fiscale o monetaria, sono già forme indirette di mutualizzazione dalle quali sarà impossibile tornare indietro senza traumi. Quindi auguriamoci, nonostante tutto, la strada virtuosa.
Ciò che è particolarmente interessante rilevare è che, nonostante le borse globali registrino performance negative da inizio anno, le valutazioni azionarie (rapporti P/E) non siano affatto economiche.La crisi provocata dal Coronavirus rappresenta, infatti, una minaccia concreta e rilevante per la crescita economica e per gli utili aziendali. Per questo motivo, il denominatore del rapporto P/E, gli utili, ha subito delle decise revisioni al ribasso, in grado di compensare abbondantemente il calo dei prezzi osservato e, di fatto, far risalire nel breve termine le valutazioni. Non è un caso, quindi, che queste risultino paradossalmente più elevate proprio nei settori più duramente colpiti dall’emergenza sanitaria e dalle conseguenti misure di ‘lockdown’, le cui previsioni di utili sono stati fortemente penalizzate.
Guardando avanti, nel medio periodo, è indubbio che la pandemia in atto stia producendo degli impatti strutturali in alcuni settori, sia in positivo (IT, farmaceutici e comunicazioni digitali) che in negativo (trasporti, turismo, tempo libero, commercio e finanziari). La brutta notizia è che i settori che stanno sperimentando un’accelerazione nell’attuale contesto pesano meno, in termini di utili, rispetto a quelli più colpiti, il che vuol dire che stiamo assistendo a danni strutturali alla crescita degli utili pari a un 10% circa (prendendo a riferimento il mercato mondiale, emergenti inclusi – rappresentato dell’indice MSCI ACWI).
Tuttavia, non è da escludere nel medio termine una buona performance delle azioni dei mercati emergenti, in particolare della Cina. Il Paese asiatico, oltre ad essere stato il primo ad uscire dall’emergenza sanitaria e ad aver quindi sperimentato un minore impatto sugli utili del COVID-19 (-7% vs -20% e -21% rispettivamente di USA ed Europa), non ha ancora beneficiato appieno dell’effetto espansivo sui multipli delle politiche monetarie. La PBoC è infatti rimasta per il momento estremamente cauta, ma qualora dovesse decidere di seguire l’esempio delle controparti sviluppate, l’effetto potenziale sulle valutazioni azionarie potrebbe essere dirompente.
(abstract)
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Coronavirus – Europa: occasione persa o rimandata?
Posted by fidest press agency su mercoledì, 22 aprile 2020
A cura di Andrea Delitala, Head of Euro Multi Asset di Pictet Asset Management. Il Fondo Monetario Internazionale (IMF) si è espresso, e le sue previsioni non sono affatto incoraggianti. Premettendo che oggi più che mai fare previsioni per il futuro è un esercizio estremamente difficile vista la fluidità e l’incertezza del contesto in cui ci troviamo, l’IMF nel suo World Economic Outlook ha proiettato la crescita globale nel 2020 al -3%, ben peggiore del -1% che avevamo ipotizzato fino a qualche giorno addietro. Abbiamo qualche speranza che queste stime siano (cosa singolare) persino pessimistiche per i Paesi sviluppati (-6%), mentre appaiono quasi generose per i mercati emergenti (-1%). In particolare, dalle analisi risulterebbe fortemente penalizzata l’eurozona, una delle regioni più duramente colpita dal virus e in cui manca ancora una risposta unitaria da parte delle istituzioni comunitarie. Non è un caso che, anche nel corso del rimbalzo registrato dalle borse nelle ultime settimane, le azioni europee abbiano fatto da fanalino di coda. In questo si può leggere la percezione di un ‘whatever it takes’ delle autorità di politica economica statunitensi, non altrettanto chiaro nel vecchio continente.Delude per ora l’assenza di coesione, con le perduranti diatribe tra la fazione dei Paesi del Sud Europa, che chiedono a gran voce l’emissione di Eurobond, e quella dei Paesi del Nord Europa, fermi oppositori di qualsiasi forma di condivisione del rischio.Ad oggi, quindi, il bicchiere appare mezzo vuoto, nonostante le massicce manovre annunciate la settimana scorsa dall’Eurogruppo, che superano complessivamente i 500 miliardi di euro. Tra di esse, è sicuramente apprezzabile il programma contro la disoccupazione (del valore di € 100 miliardi), che vede per la prima volta il mercato del lavoro come target esplicito di politiche comunitarie.La più potente tra le misure adottate, per portata e velocità di attivazione, è tuttavia quella, tanto dibattuta, del MES (Meccanismo Europeo di Stabilità, o Fondo salva-Stati). Tale organizzazione, istituita nel 2012, mette a disposizione dei Paesi che ne fanno richiesta linee di credito per importi fino al 2% del PIL. Vista la straordinarietà della situazione che stiamo attraversando, le risorse verrebbero erogate a fronte di una condizionalità molto blanda, nella forma della destinazione di tali risorse per finalità legate alla pandemia e di un generico rientro nelle regole fiscali comunitarie una volta superata l’emergenza. In aggiunta, l’OMT (Outright Monetary Transactions) aprirebbe all’intervento della BCE che potrebbe effettuare acquisti illimitati dei Titoli di Stato (con scadenza inferiore ai 3 anni) del Paese posto sotto tutela.A questo punto, per sperare in misure più collettive non resta che attendere, con fiducia, l’esito del Consiglio Europeo del 23 aprile, confidando sul fatto che le forze che spingono per una maggiore solidarietà ed integrazione, emerse di recente anche in Germania, prevalgano su quelle di segno opposto, centrifughe sempre in agguato quando si tratta di destinare risorse. D’altronde, nel mondo che ci verrà restituito dalla pandemia di Coronavirus, meno globalizzato e più localizzato, sarà ancora più necessario collaborare tra paesi limitrofi ed interdipendenti. Quindi, per l’Unione Europea mostrare unità di intenti e muoversi verso una maggiore integrazione (unione bancaria, unione fiscale e unione dei mercati) diventerà un problema esistenziale. Tra l’altro, la mancanza di cooperazione globale, con il rischio di destabilizzazione che ne consegue, è già fin troppo evidente nei recenti attacchi di Trump alla Cina e all’OMS, che pongono ostacoli alla gestione già insoddisfacente della pandemia che, essendo un fenomeno globale e simmetrico, non può che essere contrastata in modo corale.Sul fronte positivo, il nuovo Quantitative Easing della BCE contribuirà a rendere sostenibile il debito pubblico dei Paesi della regione. Oltre a calmierare il costo di tale debito, con i suoi acquisti l’istituto centrale riduce il rapporto debito/PIL dei singoli Stati in media del 23% circa, portandolo non lontano dal 60% tracciato come linea guida nel Trattato di Maastricht. Per quanto riguarda l’Italia, tale rapporto, attualmente prossimo al 137% del PIL, scende fino al 116% circa una volta depurato della quota di debito detenuta dalla BCE.
Cosa ne sarà di questo debito è ancora difficile da capire. Se si arriverà ad una maggiore integrazione, si potrebbe ipotizzare che venga reimmesso nel mercato attraverso una mutualizzazione sotto forma di Eurobond, ma solo dopo il suddetto processo di riforme istituzionali comunitarie.Sull’altra sponda dell’Oceano Atlantico, quanto fatto a livello fiscale e monetario risulta ancora più convincente. La Fed, in particolare, dopo aver scongiurato il rischio di disfunzionamenti del mercato interbancario e di un eventuale credit crunch con interventi tempestivi ed efficaci, è arrivata ad acquistare direttamente dalle banche i prestiti a piccole e medie imprese e obbligazioni High Yield: è tornata la ‘put’ della Fed? Non è da escludere che possa spingersi fino ad acquistare azioni, come già fa attualmente la Bank of Japan. Come sappiamo, anche solo paventare tale possibilità, stabilizzerebbe il mercato, presso cui l’istituto gode in questo momento di grande credibilità. A controprova di ciò, in seguito alle manovre messe in atto nelle ultime settimane, le aspettative di inflazione sono risalite in modo molto elastico, sospingendo i tassi reali in territorio abbondantemente negativo (-0,6%).Affinché l’efficacia di tali misure non venga compromessa, però, è necessario che il periodo di lockdown non si prolunghi eccessivamente. Di conseguenza, si iniziano a soppesare con maggiore urgenza gli effetti economici negativi di una proroga delle misure di distanziamento sociale attualmente in vigore. Da tanti fronti si alza la richiesta di una ripresa graduale, ma tempestiva, dell’attività economica.Per arrivare ad una reale riapertura servirebbero maggiori certezze sul fronte dei sistemi di diagnostica (per esempio, test di sieroprevalenza) e monitoraggio che permettano di scannerizzare la popolazione per individuare le persone infette e quelle già immunizzate (se mai, effettivamente, si possa raggiungere tale condizione). Certezze che tardano a manifestarsi ed anzi lasciano spazio a nuovi dubbi (contagi di ritorno). Siamo quindi un po’ più cauti nel giudicare le scelte di vari Paesi che cercano di limitare il sacrificio economico (di breve) attraverso riaperture che potrebbero rivelarsi premature.Ciò che è certo è che i corsi azionari, dopo una prima revisione all’ingiù degli utili attesi (di circa il 15% negli USA e del 20% in Europa) ed un rimbalzo dei corsi dai minimi del 23 marzo, mostrano valutazioni più equilibrate. In effetti, gli utili scenderanno certamente ancora, ma i prezzi attuali sono in grado di assorbire un’ulteriore riduzione del 10% delle previsioni, o poco più (specie se si passasse a misure relative come il premio di rischio azionario rispetto alle obbligazioni). Qualora si dovesse andare oltre a causa del perdurare del blocco dell’attività economica, sarebbe ragionevole attendersi una nuova fase di volatilità sulle borse.Non resta che attendere, quindi, che l’innovazione medica arrivi in nostro soccorso, scongiurando lo scenario peggiore. Quantomeno, l’analisi di cui sopra suggerisce che probabilmente una base (minimi?) ai corsi azionari possa essere stata messa a fine marzo.
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L’occasione perduta alla fine della seconda guerra mondiale
Posted by fidest press agency su giovedì, 23 agosto 2018
L’Europa non sembrò conscia che qualcosa era cambiato. Lo dimostrò il rituale di sempre svoltosi, questa volta, a Yalta. I protagonisti di questa messa in scena, consueta per gli storici per i suoi numerosi precedenti, vollero scientemente ignorare che eravamo giunti al secolo delle ideologie e non a una prosecuzione di un’Europa degli Stati tanto declamata ed esaltata nel secolo XIX. Si negò, di fatto, l’autodeterminazione dei popoli e ponendo così le premesse del confronto che ha portato alla ripartizione del mondo in blocchi e alla corsa agli armamenti.
Si disse che Yalta, in qualche modo, aveva garantito anni di pace dopo la fine della seconda guerra mondiale. Sono stati davvero anni di pace e non di sofferenza? Oggi, purtroppo, non siamo altro che gli eredi di tali calcoli operati a tavolino. Abbiamo esorcizzato una guerra totale, ma ne abbiamo accese molte altre regionali. Abbiamo fondato la libertà sulla sua stessa negazione. Libertà, sviluppo, democrazia, ma su quali basi? A pagarne il prezzo resta l’uomo con i suoi limiti e le sue dottrine aberranti. E’ mancata la voce di chi avrebbe potuto richiamarci alla concretezza della vita fondata su valori intramontabili e che noi abbiamo calpestato in nome di logiche consumistiche e d’ideologie repressive.
L’Italia di oggi, come del resto negli altri Paesi del mondo, è il frutto acerbo di questa civiltà che si rivolge all’uomo per negarlo, si rivolge ai grandi pensatori per strappare a loro, con l’inganno, un consenso che altrimenti non avrebbero, si proietta nel futuro lasciando irrisolti i grandi temi che determineranno il nostro futuro. E’ mancata, in poche parole, così com’è accaduto agli stati maggiori dell’esercito anglo francese, la consapevolezza che i tempi sono mutati e che per vincere la pace e costruire la stabilità politica ed economica di un paese non è più necessario trincerarsi dietro la linea Maginot dei partiti e dei loro interessi di etichetta e corporativi, ma è più efficace una lotta di movimento.
Non dimentichiamo che da qui a qualche anno la parola operaio o impiegato assumerà un significato diverso e non si andrà più in pensione perché si è vecchi a 57 anni o a 62. Stiamo cambiando le cose e la mentalità mentre, d’altro canto, la nostra consapevolezza generazionale giunge tardiva ed è questo il nostro vero motivo di disagio esistenziale.
Un disagio che nasce dal non essere in politica, come in economia, reali e aderenti al modo come viviamo invece di pensare e agire solo e comunque al modo come vorremmo essere o come taluni bramerebbero che fossimo migliori per calcolo e non per passione, per odio e non per amore. (Riccardo Alfonso)
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La voce del nuovo partito comunista è un’occasione per un ragionamento più articolato
Posted by fidest press agency su martedì, 6 marzo 2018
L’arrivo di una e-mail che mi annuncia l’esistenza di un “nuovo” partito comunista in Italia mi offre l’occasione per cercare di fare chiarezza soprattutto dentro di me e per capire i comportamenti razionali e irrazionali che avverto tra le persone che frequento, il cicaleccio di occasionali conversazioni e gli umori che registro tramite i vari contatti che riscontro sulla rete. Sono stato sempre convinto che il fallimento del “vecchio” partito comunista non sia stato tanto sulle ideologie quanto sugli uomini che le hanno sposate ma che le hanno tradite con i loro comportamenti non conformi. Oggi intravedo la necessità che anche il capitalismo ceda il passo a una nuova forma di gestione della società su valori che, per altro, sulla carta sono ampiamente condivisi: equità sociale, ridistribuzione delle risorse, lotta agli abusi e alla corruzione. In questo ruolo sia il socialismo reale sia il capitalismo hanno fallito per ingordigia. La ciclicità, per altro, delle crisi economiche e finanziarie denota l’ingovernabilità di un sistema poiché non rispetta più le regole del vivere civile. Va anche detto con chiarezza che prima di ingabbiarci in un modello di governance che finisca con il metterci gli uni contro gli altri in conflitti che possono diventare anche cruenti dovremmo capire quale genere di società vogliamo. E non credo che vi siano dubbi quando affermiamo che il diritto alla vita non prescinde da quello del diritto a vivere. Cosa significa? Che noi dobbiamo garantire ai nuovi venuti il diritto all’assistenza sanitaria, all’istruzione, ad avere un tetto sotto cui ripararsi, al lavoro, all’accesso ai beni primari (vitto in primis). Sono cose che non si possono e non si devono negoziare poiché il loro valore è assoluto e indeclinabile, a prescindere dalle condizioni economiche dei soggetti che accolgono i nuovi venuti.
Se questo significa essere comunisti, nuovi o vecchi che siano, io sono comunista.
Se la Chiesa di Roma o di altre professioni religiose considera il bene vita come base per il bene vivere, io sono un fedele praticante e osservante.
Se i governi che potrei definire laici perseguono questi fini nell’amministrare i loro popoli io mi sento di appoggiarli incondizionatamente. Se tutti costoro, o parte di essi, predicano bene e razzolano male allora io mi sento di combatterli in forza della regione che è in me e della falsità e dell’ipocrisia da essi mostrata all’atto pratico. Ora resta da capire cosa si deve fare per dare alla società mondiale quel giusto taglio da noi auspicato e per combattere quelle forze che pur minoritarie cercano in vario modo di vanificare le giuste e corrette forme di vita.
E’ di certo un problema educativo. Sappiamo bene che se ci caliamo nella realtà italiana abbiamo una parte, diciamo l’80% della popolazione che è rappresentata da pensionati, lavoratori monoreddito con salari medio bassi, precari, cassa integrati, disoccupati, mentre dall’altra parte vi sono tutti gli altri. Logica vorrebbe che a governare il paese vi fosse la maggioranza che abbiamo indicato mentre sappiamo che è tutto il contrario: è il 20% della popolazione che condiziona la vita politica e istituzionale del popolo italiano con gli effetti perversi che ci ritroviamo.
E allora l’invito è che questa grande maggioranza si riappropri dei suoi diritti, si riconosca nel rispetto dei propri simili, si faccia promotore di un modello di società sempre più aperto e solidale con l’area del disagio e che intraveda nell’essere umano non un bene economico ma un bene sociale e in tale veste sostenerlo senza esitazione alcuna. E’ questa la prima grande rivoluzione che deve maturare dentro di noi, aprirsi alla comprensione altrui, diventare legge universale.
Per quanto posso andare contro corrente, secondo il pensiero che va per la maggiore, ritengo che il proletariato individuato dal marxismo e i mali che hanno denunciato e la stessa nascita del leninismo come costola di un’idea marxista, sono diventati rivoluzionari non per volontà propria ma per necessità. Una società ingessata, molto legata a logiche consumistiche, al profitto, alla competitività come prevaricazione degli interessi deboli e dove il più forte non è il più intelligente, il più colto, il più saggio ma il più ricco, il predatore, non si può scardinare senza uno scossone violento. Sono aneliti di libertà legati al mancato riconoscimento di uno spazio vitale per chi non ha nulla da perdere perché povero, disoccupato, precario con un avvenire incerto, pensionato, cassaintegrato e famiglie che stentano a rincorrere i modesti stipendi al costo della vita e a subire l’esosità dello stato con le sue gabelle. E’ anche un movimento che denota i suoi punti deboli quando è chiamato a governare. Diventa necessariamente una dittatura e questo costituisce la negazione dei suoi principi, della sua vocazione storica. Ha anche la presunzione che un sistema politico non può essere debellato, se lo considera contro gli interessi del popolo che pure lo ha legittimato con il voto, con la stessa arma, ma solo con una rivolta cruenta. Qui non parliamo di paesi che hanno una dittatura, ma del nostro occidente colto, preparato, disposto ad accettare un confronto aperto, ma che non di meno subisce il fascino dell’imbonitore di turno ed è sedotto dall’idea che si possa entrare nella cerchia dei benestanti con un po’ di fortuna e la raccomandazione giusta. Uscire dall’anonimato, dalla povertà, è il sogno di tutti e ognuno per perseguirlo cerca di costruirsi la sua nicchia anche se la miseria batte alla sua porta, anche se ha dei limiti obiettivi non per proprio demerito, ma per chi ti ospita come accade agli immigrati, ma anche per chi vive in una regione, dello stesso stato, e pensa di spostarsi. E’ un sogno che richiede tempo e pazienza. E’ un sogno che fa scalpitare i giovani e rende cinici e amareggiati gli anziani. Da qui l’insofferenza degli abitanti dei quartieri poveri delle città britanniche, francesi, spagnole e greche di questi ultimi mesi. Da qui il disperato grido di dolore dei martiri che nel mondo arabo hanno invocato la libertà e sono stati definiti “briganti” da schiacciare come vermi. Da qui l’appello alla consapevolezza di uomini di cultura che vedono trasformato l’essere umano in qualcosa di disumano sviluppando i più bassi istinti, avvelenato dalle logiche consumistiche e dalla necessità che per soddisfare le sue ambizioni è necessario arricchirsi in fretta. Una società di questo genere è una società drogata, rinunciataria, avvelenata da ideologie aberranti. Non è questo, certo, un modello di vita ma solo di sopravvivenza. Non di speranze ma di rinuncia alla speranza. Non di crescita ma di depressione. E’ anche il più innaturale modo di concepire la vita se vogliamo crescere e maturare secondo valori che esaltano il ruolo dell’essere umano nel suo viaggio terrestre. (Riccardo Alfonso)
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Fotografia del diabete in Italia
Posted by fidest press agency su mercoledì, 11 novembre 2015
L’assistenza alle persone con diabete è una delle voci più ‘pesanti’ nel budget della sanità: ottenere informazioni precise sui percorsi assistenziali e sulla spesa è dunque di importanza cruciale per migliorarne l’assistenza, con un occhio alla sostenibilità economica. Preziose da questo punto di vista le informazioni contenute nel ‘Rapporto ARNO Diabete 2015’, frutto della collaborazione tra la Società Italiana di Diabetologia (SID) e il CINECA. Analizzando i dati relativi a oltre 30 ASL sparse sul territorio nazionale, è stato individuato un campione di 550 mila persone con diabete, rappresentativo della popolazione italiana: dato corrispondente ad una prevalenza del diabete del 6,2% (pari a una stima di 3.780.000 italiani con diabete), più che raddoppiato rispetto a 30 anni fa. In soli 18 anni, i casi noti sono aumentati di oltre il 70%. A questi vanno aggiunti i casi di diabete non riconosciuto, che si stima siano 1 ogni 4 casi di diabete noto. Questo porta i casi complessivi a circa 5 milioni e la prevalenza del diabete in Italia a circa 8,1%. Oltre il 65% delle persone con diabete ha più di 65 anni e 1 su 4 più di 80 anni, mentre il 3% ha meno di 35 anni.Diabete patologia costosa: più farmaci, visite, esami e ricoveri. Il 96% delle persone con diabete assume almeno un farmaco per il diabete o per altre patologie e consuma un confezioni di farmaci circa doppio (71 contro 32) rispetto ai non diabetici. Il 93% delle persone con diabete ha ricevuto dal SSN almeno una prestazione specialistica (visita ambulatoriale o esami del sangue o strumentali), contro il 73% dei non diabetici. Una persona con diabete su 5 si ricovera almeno una volta l’anno (media di 1.7 volte) e la degenza media nei diabetici è superiore di quasi un giorno rispetto ai non diabetici.
La spesa sostenuta dal SSN per curare le persone con diabete ammonta a circa 15 miliardi di euro l’anno. La spesa sanitaria pro capite annua nelle persone con diabete è circa doppia rispetto a quella dei non diabetici (rispettivamente € 2900 contro € 1500). Metà di questa spesa è generata dai ricoveri, il 21% dalla specialistica, il 20% dai farmaci non per il diabete, solo il 7% dai farmaci anti-diabetici e il 4% dai dispositivi. (In realtà la spesa per i ricoveri è largamente sottostimata dalle tariffe standard (sistema dei DRG) perché utilizzando il costo reale di una giornata di degenza (€ 750) e considerando la degenza media di 12 giorni si arriva a stabilire che il costo reale nei diabetici è stato € 9.000 per ricovero). Da notare che la spesa per le visite diabetologiche ambulatoriali rappresenta appena l’1% della spesa totale. Il costo della gestione standard del diabete è circa il 10% della spesa totale, mentre il costo delle complicanze croniche rappresenta il 90%.Terapia del diabete a due velocità: insuline di ultima generazione ma antidiabetici orali ‘antichi’ e spesso inadatti. Il farmaco in assoluto più utilizzato (in conformità con le linee guida) è la metformina (>80% dei soggetti). Oltre il 40% dei soggetti è trattato con sulfoniluree o repaglinide, fra l’altro usate più spesso negli anziani, i più fragili e a rischio effetti indesiderati. Ancora molto limitato – circa il 12% – l’uso delle incretine (inibitori DPP-4 e agonisti del recettore GLP-1), nonostante il loro rapporto rischio-beneficio sia più favorevole. “Il maggiore costo a volte gioca contro i farmaci nuovi – afferma il presidente della SID Enzo Bonora – ma se si considera la spesa nel suo complesso (farmaco + dispositivi + costo delle patologie iatrogene come l’ipoglicemia) essa è inferiore o comunque non superiore con le incretine, rispetto alle sulfoniluree/glinidi. Lo stesso ragionamento probabilmente lo si dovrà fare fra qualche tempo con la classe degli inibitori SGLT-2, non presenti nel rapporto ARNO, in quanto sul mercato italiano solo dal 2015”. Stabile da anni è l’uso di pioglitazone (5%) e acarbosio (3%). “Si tratta di ottimi farmaci – continua Bonora – che meritano un’adeguata attenzione, nel contesto di quella personalizzazione della cura del diabete tipo 2 che è raccomandata dalle linee guida”.
Radicalmente opposta la situazione sul fronte insuline: sempre più usati gli analoghi e sempre meno le vecchie insuline umane DNA-ricombinanti. “Questa transizione non sorprende – commenta Bonora – perché gli analoghi garantiscono maggiore sicurezza, stabilità glicemica e flessibilità. Resta comunque sorprendente il grande uso di insulina nel diabete tipo 2, spesso con multiple somministrazioni giornaliere, alla luce di un armamentario terapeutico oggi ricco di possibili e anche meno costose alternative”. Il 27% dei diabetici è trattato con insulina, da sola o in associazione ad altre terapie. Le insuline più usate sono glargine e lispro. Da notare che dei circa 850 milioni di euro spesi per i farmaci antidiabetici, circa la metà viene spesa per le insuline.Allarme automonitoraggio: non si controllano come dovrebbero. I soggetti che fanno uso di dispositivi (lancette pungi-dito e strisce per la misurazione della glicemia, aghi per penne o siringhe) sono circa la metà del totale. “Sono troppo pochi quelli che fanno misure della glicemia a domicilio – afferma Bonora – soprattutto se si considera che 1 su 4 è in terapia con insulina e che il 40% assume farmaci (sulfaniluree o repaglinide) che espongono al rischio di ipoglicemia”.I diabetici trascurano gli altri fattori di rischio. Troppo pochi quelli trattati per gli altri fattori di rischio cardiovascolare: “solo il 72% dei diabetici prende un farmaco per l’ipertensione – commenta Bonora – mentre dovrebbe essere 85-90%; solo il 48% assume farmaci contro il colesterolo (dovrebbe essere il 60-70%) e solo il 34% assume antiaggreganti piastrinici (dovrebbe essere il 50-60%)”. Nelle persone con diabete la causa di ricovero più frequente è lo scompenso cardiaco, tre volte più dei non diabetici; la seconda è l’insufficienza respiratoria, con tassi più che doppi. Oltre il doppio che nei non diabetici anche la percentuale di ricoveri per infarto del miocardio e ictus. “Praticamente tutte le patologie determinano ricoveri più frequenti nei diabetici che nei non diabetici – conclude Bonora – e questo conferma che tutte queste patologie andrebbero considerate come ‘complicanze’ del diabete”.
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Scuole Montessori di Varese: 3 incontri per prepararsi all’open day del 28 novembre
Posted by fidest press agency su giovedì, 29 ottobre 2015
Martedì 6, 13 e 20 novembre alle 20.30 nella scuola di Calcinate del Pesce appuntamenti gratuiti con esperti per approfondire il metodo Montessori.
È vero che non danno compiti? E che non c’è la cattedra? I bambini imparano davvero? Tanti i dubbi e i falsi miti che, ancora oggi, sono diffusi sul metodo Montessori. Per questo la Scuola Montessori di Varese Percorsi per Crescere ha organizzato una serie di incontri a partire dal 6 novembre in vista dell’open day che si terrà sabato 28 novembre a Calcinate del Pesce.«Abbiamo voluto organizzare degli appuntamenti per parlare in modo approfondito della didattica e della metodologia utilizzata nella scuola Montessori – afferma Maria Angela Ferioli, presidente della Cooperativa Percorsi per Crescere che gestisce la scuola di Varese – . Il metodo Montessori è diffuso e apprezzato in tutto il mondo anche se, proprio nella patria della sua fondatrice, è spesso conosciuto in modo approssimativo ed errato. Questi incontri vogliono essere un’occasione per fare chiarezza e per parlare delle potenzialità di questo approccio».
Gli appuntamenti si svolgeranno a novembre il martedì sera alle 20.30 nella sede di via Maggiora 10 a Calcinate del Pesce: si comincia il 6 novembre con la conferenza “Lo sviluppo intellettuale del linguaggio: il materiale per la lettura e la scrittura” con Costanza Buttafava della Scuola Montessori di via Milazzo a Milano; la settimana successiva, 13 novembre, si parlerà invece di “Educare alla libertà: un impegno per educatori e genitori”; il 20 novembre le maestre della Scuola Montessori racconteranno la pratica quotidiana nell’incontro “I materiale e gli ambienti”.
Sabato 28 novembre si terrà poi l’open day: gli orari di apertura sono dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 17. Sarà possibile visitare gli spazi, parlare con i docenti e gli ex alunni e “toccare con mano” il metodo utilizzato.
L’asilo nido e la Casa dei bambini si trovano in via C. Maggiora 10, mentre la scuola primaria in via Duca degli Abruzzi 188. Da sabato saranno aperte le iscrizioni per l’anno scolastico 2016/2017.
Scuola Montessori di Percorsi per crescere (www.percorsipercrescere.it) – La scuola Montessori Percorsi per crescere è nata nel 1998: inizialmente solo come nido, quindi negli anni per far fronte alle crescenti richiesti si è estesa anche alla scuola dell’infanzia e, dal 2006, alla primaria. Le insegnanti sono specialiste del metodo Montessori, grazie a una formazione specifica, mentre la supervisione pedagogica è affidata a Grazia Honegger, una delle ultime allieve di Maria Montessori. L’asilo nido e la scuola dell’infanzia si trovano in via Maggiora 10, mentre l’ingresso della scuola primaria è in via Duca degli Abruzzi 118, sempre a Calcinate del Pesce (Varese).
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La decisione del Consiglio sullo scambio d’informazioni sui regimi fiscali è un'”occasione mancata”
Posted by fidest press agency su giovedì, 29 ottobre 2015
Nel parere posto in votazione martedì, il Parlamento ha definito l’accordo tra gli Stati membri UE sulla condivisione automatica di informazioni relative ai regimi fiscali delle multinazionali come un'”occasione mancata” per compiere un importante passo in avanti nella lotta al “tax planning” e alla compensazione fiscale ingiusta.I deputati sono insoddisfatti perché l’accordo raggiunto dal Consiglio “Economia e Finanza” (ECOFIN) il 6 ottobre scorso, restringe indebitamente sia la portata del progetto di direttiva sullo “scambio automatico” sia l’accesso della Commissione a queste informazioni.
La risoluzione è stata approvata con 572 a favore, 90 contrari e 30 astensioni.
Commentando l’accordo del Consiglio, il relatore Markus Ferber (PPE, DE) ha affermato: “Se questo dovesse essere il testo finale, gli Stati membri avrebbero perso una grande occasione per raggiungere una maggiore trasparenza nella politica fiscale. I bilanci nazionali continuano a essere in sofferenza. Abbiamo bisogno di una procedura per tutta l’UE che sia obbligatoria e sistematica. Al momento, le autorità fiscali nazionali non si rendono conto che gli accordi sui regimi fiscali creati in altri Stati membri stanno minando le basi della loro politica fiscale. Le autorità fiscali dovrebbero essere obbligate a scambiare informazioni sui regimi fiscali e a renderle disponibili in un database centrale presso la Commissione europea”.
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Noi Italia
Posted by fidest press agency su domenica, 4 dicembre 2011
Roma Palazzo del Quirinale – Sala delle Bandiere saranno esposte fino al 31 gennaio 2012 centocinquanta opere e testi, realizzati da persone con disabilità nei Laboratori d’arte della Comunità di Sant’Egidio, e l’installazione/scultura tavoloITALIA dell’artista Anton Roca, per celebrare e rileggere criticamente i 150 anni dell’Unità. Nei Laboratori d’arte, dove le persone con disabilità sono quotidianamente sottratte all’indifferenza del mondo e all’inconsapevolezza culturale, sono state create pitture o assemblages, elaborati testi, memorie e scritture: centocinquanta opere che raccontano episodi salienti della storia del paese. Da molti anni, infatti, persone giovani o meno giovani, con diversi tipi di disabilità e un vissuto di marginalità lavorano nei Laboratori d’arte. Oggi collaborano con artisti affermati, critici d’arte e accademici, i quali si sono appassionati a questo mondo “sconosciuto” e alle sue straordinarie risorse.
Per il progetto espositivo “noi, l’Italia” è stato invitato il noto artista internazionale Anton Roca, che ha progettato e realizzato tavoloITALIA. Questa installazione/scultura ha coinvolto venti persone che partendo da diverse condizioni di marginalità sono diventate consapevoli di poter abitare e costruire l’Italia. L’opera racconta individuali esperienze di vita italiana, tracce di memoria, desideri, aspirazioni per il futuro. Secondo Simonetta Lux, curatrice della Mostra, “l’arte, in quanto atto determinato al gesto creativo di trasformazione di un mondo inaccettabile, è stata nella storia d’Italia un perno propulsivo di cambiamenti importanti nella mentalità e nel costume. Sin dalla seconda metà dell’Ottocento, artisti ed uomini di cultura italiani – Nino Costa, Giacomo Balla, Duilio Cambellotti, Sibilla Aleramo, Maria Montessori, Franco Basaglia, solo per citarne alcuni – si sono confrontati con le molte situazioni di povertà e marginalizzazione, determinando cambiamenti di mentalità, percorsi inclusivi, scelte di linguaggio e rotture delle gabbie istituzionali, che fanno del nostro Paese una realtà d’avanguardia. Il lavoro dei Laboratori d’arte della Comunità di Sant’Egidio e “noi, l’Italia” si inseriscono pienamente in questo percorso”.La mostra sintetizza i 150 anni dell’Unità d’Italia, la capacità di unire pluralità in un paese dalla grande storia e di grandi risorse umane. L’intelligenza delle persone disabili – imprevedibile, produttiva e liberatoria – è la grande scoperta che comporta una definitiva rottura dei pregiudizi culturali tuttora vigenti nelle società contemporanee. Con l’arte è iniziata la strada del superamento di tali pregiudizi, rivelando creatività e saggezza. Una cosa è certa: anche loro, forse soprattutto loro, sono l’Italia.
Il lavoro delle persone con disabilità che partecipano ai Laboratori d’arte della Comunità di Sant’Egidio è stato presentato al pubblico a partire dal 2003 in diversi luoghi istituzionali, a Strasburgo, Roma, Firenze, Milano ed altre grandi città. Nell’ottobre di quest’anno, alla Biennale di Venezia, una Biennale Session è stata dedicata al Progetto I\O_IO È UN ALTRO dell’artista Cesar Meneghetti, che collabora con i Laboratori e con le persone con disabilità, per la realizzazione di una grande opera. In due occasioni le esposizioni sono state visitate dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che quest’anno ha voluto ospitare il lavoro dei Laboratori d’arte al Quirinale, scegliendo di inaugurare la mostra in occasione della Giornata internazionale delle persone con disabilità (3 dicembre). La mostra, curata da Simonetta Lux, è promossa dalla Comunità di Sant’Egidio e dal MLAC, Museo laboratorio di arte contemporanea – Sapienza Università di Roma. Ideazione e progetto dell’allestimento Federico Lardera. Il catalogo è pubblicato da Maretti editore ed è stato realizzato con il contributo della J.P.Morgan
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Premio MYmovies
Posted by fidest press agency su lunedì, 5 settembre 2011
Venezia. Grazie a un mese di votazioni online i lettori di MYmovies e il pubblico del Premio Kinéo hanno potuto votare tra le 10 opere in nomination per il Premio MYmovies Miglior Opera Prima.
Il premio, l’opera in vetro di Murano “Gli amanti” dell’artista Giuliano Tosi, è stato assegnato al regista Aureliano Amadei per il suo 20 Sigarette storia dell’unico civile sopravvissuto alla strage di Nassiriya del 2003. L’annuncio del vincitore è stato dato in occasione della conferenza stampa della 9.edizione del Premio Kinéo “Diamanti al Cinema”. La Cerimonia di premiazione (su invito) – ore 21.45, Lancia Café, Hotel Excelsior Lido Resort – sarà presentata da Laura e Silvia Squizzato e si aprirà con l’atteso red carpet dei protagonisti. A seguire un after dinner party.
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Province: Un’occasione perduta
Posted by fidest press agency su mercoledì, 6 luglio 2011
Se si condivide l’esigenza di razionalizzare la spesa pubblica, tagliando sprechi ed esuberi, il disegno di legge sull’abolizione delle Province dovrebbe essere discusso, approfondito, corretto se necessario, ma approvato. FLI, in coerenza al programma elettorale, avrebbe sostenuto, sin dell’inizio delle legislatura, il ddl per l’abolizione delle province, e l’opinione pubblica avrebbe senz’altro dato un giudizio positivo al lavoro del Parlamento. Si rinuncia , invece, a un risparmio per le casse dello Stato stimato fino a circa 2 mld di euro, ma noi lo diciamo chiaramente non rinunceremo a questa battaglia, oggi ancora impedita dal noto condizionamento che la Lega esercita puntualmente sull’agenda del Governo. Si discute di federalismo, di federalismo fiscale, di velocità e flessibilità nelle decisioni, ma non si ha il coraggio di mettere mano alla riduzione del numero degli apparati politici e burocratici. Quindi, le province non si toccano e magari si tornerà a riesumare la proposta leghista di “regionalizzare” le province, attribuendo alle Regioni non solo il compito di abolirle, ma anche di istituirne di nuove. L’epilogo beffardo della incapacità delle riforme. Lo dichiara l’on. Giorgio Conte, vicepresidente dei deputati di FLI.
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What’s next for Italy?
Posted by fidest press agency su martedì, 31 Maggio 2011
Milano 9 giugno 2011, ore 11.30 Piazza Mercanti 2 Palazzo Giureconsulti Sala Parlamentino Dibattito sulle prospettive dell’Italia in occasione dei 150 di Unità nazionale L’Italia ha molto di cui essere orgogliosi, tuttavia in occasione delle celebrazioni per l’Unità nazionale molti italiani si sono domandati se l’unificazione non sia stata un errore. L’economia italiana è rimasta stagnante mentre altre sono cresciute. Come può l’Italia oggi, in tempi più difficili, recuperare il terreno perduto? Quando Berlusconi lascerà la sua carica, l’Italia avrà un’altra possibilità per rinnovarsi?
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Festa delle famiglie
Posted by fidest press agency su sabato, 21 Maggio 2011
Firenze 22 maggio 2011 presso il Parco dell’Anconella, ingresso da Via Villamagna (vicino alle giostre per bambini) in zona Firenze sud si svolgerà per la prima volta a Firenze, in contemporanea con altre città d’Italia, la Festa delle Famiglie. Un’iniziativa di visibilità e di condivisione festosa organizzata dall’Associazione Famiglie Arcobaleno che riunisce genitori e aspiranti genitori omosessuali. La festa è l’occasione per far conoscere all’esterno le famiglie omogenitoriali e per ricordare all’opinione pubblica che le famiglie omogenitoriali non sono riconosciute né tutelate dalla legge e i figli di copie gay e lesbiche non godono degli stessi diritti degli altri bambini. L’evento sarà anche un momento di condivisione con tutte le persone che si riconoscono in un’idea di società inclusiva e “plurale”. Una festa aperta a tutti coloro che hanno voglia di conoscere questa realtà e di passare una giornata di festa.
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Omofobia nelle aule parlamentari
Posted by fidest press agency su venerdì, 20 Maggio 2011
“Almeno sull’omofobia forse qualcosa a destra si muove e c’è da augurarsi che non venga nessuno a imbullonare”. Lo afferma l’europarlamentare del Pd, Debora Serracchiani, commentando le prese di posizione di Alessandra Mussolini (Pdl) e del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianfranco Micciché, seguite a quella del ministro alle Pari opportunità, Mara Carfagna, secondo cui con il voto contrario in Commissione ‘il Pdl ha perso un’occasione’. “Anche se un mondo ci divide dalle idee della Mussolini e di Micciché – osserva Serracchiani – le loro espressioni a favore della legge sull’omofobia assumono un rilievo emblematico, che potrebbe diventare molto significativo se condiviso da altri parlamentari del centrodestra”. Secondo Serracchiani “non dobbiamo smettere di fare tutto quel che serve per metterci alla pari con gli obiettivi che ci siamo dati in Europa e, in particolare su questioni come le discriminazioni, non bisogna mai smettere di sperare che le persone ragionino prima con la loro testa e coscienza e solo dopo con quella dei leader di partito”. (Giancarlo Lancellotti)
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Bits of Future: food for all
Posted by fidest press agency su lunedì, 16 Maggio 2011
Roma 23 maggio 2011 alle ore 14.30 presso l’Auditorium dell’Hotel Divino Amore “Casa del Pellegrino” in Via del Santuario 4 (Ardeatina km. 12), si terrà un’evento per la presentazione degli ultimi rivoluzionari risultati della Tecnologia Hyst – inventata dall’Ing. Umberto Manola – alla base del Progetto Umanitario “Bits of Future: food for all” promosso dall’Associazione Scienza per l’Amore. Con l’occasione verranno anche presentate le diverse attività dell’Associazione. Nel corso dei precedenti appuntamenti del 2 e del 16 marzo 2011, è stato presentato il progetto umanitario (www.scienzaperlamore.it/contStd.asp?idPag=448 ) ed è stata svolta una dimostrazione pratica della tecnologia processando crusca di frumento e paglia di mais (www.scienzaperlamore.it/contStd.asp?idPag=457). I risultati scaturiti dalle analisi effettuate dall’Università di Milano (www.scienzaperlamore.it/allegati/analisi_unimilano.pdf), presente a questo secondo incontro, saranno illustrate in dettaglio in occasione dell’evento (in allegato trovate una breve relazione esplicativa). La dimostrazione ha messo in evidenza come la tecnologia Hyst possa essere un importante strumento nella lotta contro la scarsità alimentare confermando la sua portata innovativa nel trattamento di biomasse e scarti agroindustriali. Ad esempio processando tramite tecnologia HYST i cruscami, oggi destinati al bestiame, si ottengono farine altamente proteiche in grado di rispondere a molti deficit nutrizionali dovuti a malnutrizione e/o denutrizione, che ogni anno causano la morte di circa 6.500.000 bambini sotto i 5 anni di età. I due incontri svolti hanno richiamato l’attenzione di Enti, Aziende e Istituzioni Internazionali, e hanno suscitato l’interesse di Paesi intenzionati a dar seguito allo sviluppo del progetto. Il prossimo appuntamento del 23 maggio rappresenta l’occasione per spiegare le implicazioni dei risultati emersi dalle ultime indagini, non solo nell’ambito dell’alimentazione umana e zootecnica, ma anche nel settore dell’energia rinnovabile. Il clima di incertezza sulle forniture di energia, causato dalla crisi Nordafricana e dallo stop dei programmi sul nucleare suscitato dagli incidenti in Giappone, rende ancora più interessante la possibilità di utilizzare le biomasse lignocellulosiche a fini energetici. Le tecnologie ad oggi utilizzate per la produzione di biogas comportano una depauperazione delle risorse destinate all’alimentazione. Anche in questo caso la tecnologia HYST può dare una risposta innovativa consentendo l’utilizzo di biomasse ad oggi inutilizzate, come la paglia. Dall’alimentazione alle energie rinnovabili, i risultati delle più recenti analisi condotte sui prodotti ottenuti dalla lavorazione HYST di cruscami e paglia di mais non lasciano spazio a dubbi: questa tecnologia pone le basi per un nuovo modello economico. L’evento sarà anche l’occasione per presentare, nella sua interezza, il programma dell’Associazione Scienza per l’Amore, i cui soci hanno sostenuto la ricerca dell’Ing. Manola relativa alla tecnologia HYST per realizzare il progetto umanitario. Nel corso degli anni hanno dato vita ad una serie di attività, tutte mosse dalla stessa spinta umanitaria, nel campo dell’arte (scuola di pittura, teatro), dello sport, del collezionismo (motociclette, francobolli), dell’antiquariato e modernariato, della ricerca scientifica (psicologia, linguistica, neuroscienze, botanica) e dell’editoria. Nell’ultimo anno le attività dell’Associazione Scienza per l’Amore sono state sottoposte a continui ostacoli e blocchi, anche a mezzo della divulgazione di informazioni contraffatte e prive di riscontro e in aperta contraddizione con le indagini analitiche condotte oggi dall’Università di Milano ed in passato dall’Università di Piacenza.
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RomExpo Franchising 2011
Posted by fidest press agency su martedì, 10 Maggio 2011
Roma 11 maggio alle ore 11,30 presso la sede di Confesercenti in Via Nazionale, 60 conferenza stampa di presentazione di RomExpo Franchising 2011, uno degli appuntamenti più importanti del settore giunto ormai alla nona edizione e quest’anno fortemente rinnovato. Nel corso dell’incontro sarà illustrato un ampio e documentato rapporto sul franchising, un settore che vale 20 miliardi l anno di fatturato, innovativo e capace di imporsi anche sui mercati internazionali. Sarà presentata nell’occasione una mappa completa sulla sua diffusione territoriale e per prodotto. I promotori presenteranno anche una novità di Romexpo Franchising 2011: un concorso che mette in palio 10.000 euro per la migliore idea di impresa. Aprirà i lavori un intervento di saluto di Marco Venturi, Presidente di Confesercenti. Parteciperanno ed interverranno all’incontro Patrizia De Luise, Presidente FIF- Federazione Italiana Franchising, Franco M. Ricci, direttore di Bibenda e Giulio Merlo, Presidente Merlo spa.
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L’orchestra italiana in Cina
Posted by fidest press agency su martedì, 12 aprile 2011
Pechino 26/27 aprile 2011 National Centre for The Performing Arts (NCPA) – 23 aprile 2011The Great Hall of The People – (con la partecipazione straordinaria del Maestro Nicola Piovani) Una grande occasione per far conoscere la musica delle colonne sonore italiane all’estero, soprattutto se a diffondere un pezzo della nostra cultura è un organico di ben 82 eccellenti professori d’orchestra, per la maggior parte sotto i 30 anni, che arriveranno a Pechino alla fine del mese per inaugurare con una diretta tv sulla televisione di stato cinese CCTV (cerimonia di apertura) e due concerti, la prima attesa edizione del Beijing International Film Festival , kermesse internazionale promossa dal Governo di Pechino.Si tratta dell’Orchestra Italiana del Cinema, prima compagine sinfonica italiana interamente dedicata all’interpretazione ed esecuzione del repertorio di musica per film: una formazione diretta dal Maestro Daniele Belardinelli (già con Abbado e Sinopoli) e costituita dalle migliori giovani forze musicali, rigorosamente selezionate con audizioni presso i prestigiosi studi di registrazione Forum Music Village di Roma , storica sede della colonna sonora fondata alla fine degli Sessanta da Luis Bacalov, Ennio Morricone, Piero Piccioni e Armando Trovajoli.A Pechino l’Orchestra si esibirà in tre giornate: il 23 aprile interpreterà una sintesi del suo repertorio all’interno della cerimonia d’apertura del festival trasmessa dal National Center for The Performing Arts (NCPA), autentico gioiello di tecnologia e design, che andrà in onda su CCTV – canale 3 , la più grande rete televisiva della Cina Continentale con oltre un miliardo e duecento milioni di telespettatori attraverso i suoi 19 canali televisivi. Il 26 e 27 aprile l’Orchestra sarà invece protagonista di un doppio concerto sinfonico-visuale all’interno di The Great Hall of The People di Piazza Tiananmen, storica sede del governo cinese in grado di ospitare contemporaneamente circa 9700 persone. Il programma, quale omaggio al grande cinema internazionale, porterà in scena alcuni tra i più significativi temi del grande schermo tratti da celebri film quali La dolce vita, Amarcord, 8 e 1/2, Il Padrino, E.T., Guerre Stellari, Schindler’s List, Momenti di Gloria, Via col vento, Colazione da Tiffany, 2001 odissea nello spazio, Luci della ribalta, Ladri di biciclette insieme ad alcune composizioni del cinema cinese tra cui The Red Detachment of Woman, concretizzando così lo scambio culturale tra i due Paesi.Solista dell’orchestra in alcuni brani del repertorio sarà invece Mauro Maur, storica prima tromba del Teatro dell’Opera di Roma e già solista per Ennio Morricone, accompagnato dalla pianista canadese Francoise de Clossey, Premio Oder 2008 alla Carriera. L’Italia, grazie alla collaborazione dell’Istituto Italiano di Cultura di Pechino e della Biennale di Venezia, partecipa alla manifestazione con i seguenti film: Sorelle Mai, L’uomo che verrà, La bellezza del somaro, Puccini e la fanciulla, La solitudine dei numeri primi. Ospiti d’onore della rassegna i registi Marco Bellocchio, Paola Baroni e Paolo Benvenuti.
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