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PGIM Fixed Income: I messaggi contrastanti sul settore bancario insidiano la svolta dovish della Fed

Posted by fidest press agency su sabato, 25 marzo 2023

A cura di Daleep Singh, Chief Global Economist, PGIM Fixed Income. L’esito della riunione del FOMC di mercoledì ha rispettato le nostre aspettative (e quelle del mercato) di un rialzo dovish, anche se permangono più domande che risposte. La parte meno sorprendente del meeting è stata il segnale di prudenza che ha accompagnato il rialzo dei tassi di 25 punti base verso un target del 4,75-5,00%: la Fed ha ammorbidito le proprie indicazioni su ulteriori rialzi dei tassi – si è passati dal dichiarare “aumenti costanti dei tassi saranno appropriati” a “potrebbe essere necessario un ulteriore irrigidimento della politica monetaria”. Inoltre, il tasso di picco previsto dalle proiezioni del FOMC è stato lasciato invariato al 5,25%, segnalando che la fine della campagna di rialzo dei tassi è ormai alle porte; il presidente della Fed Powell ha riconosciuto che, in occasione di quest’ultima riunione, è stata valutata l’ipotesi di una pausa. La dichiarazione ha anche chiarito, con una particolare enfasi da parte del presidente Powell durante la conferenza stampa, che lo stress del settore bancario peserà sulla crescita, sul mercato del lavoro e sull’inflazione – in sostanza, un pretesto per ulteriori rialzi dei tassi.Tuttavia, discutendo i recenti sviluppi del settore bancario, non possiamo fare a meno di rimanere perplessi di fronte alla continua enfasi del Presidente della Fed Powell sul fatto che “tutti i correntisti sono al sicuro” quando, quasi nello stesso momento, il Segretario al Tesoro Yellen ha dichiarato al Congresso che l’assicurazione sui depositi senza massimale “non è qualcosa che abbiamo preso in considerazione”. Senza una chiara copertura governativa per i correntisti non assicurati delle banche di medie dimensioni (oltre il 40% del totale delle banche di medie dimensioni nel quarto trimestre del 2022), la probabilità che le tensioni continuino e si intensifichino rimane elevata. In effetti, come ha riconosciuto il presidente Powell, l’entità e la persistenza dello shock del settore bancario sull’economia reale rimangono molto incerte, mettendo in dubbio la convinzione che non saranno necessari tagli dei tassi per quest’anno. La nostra previsione rimane che il rialzo odierno sarà probabilmente l’ultimo di questo ciclo e che la coda lunga dell’attuale shock del settore bancario costringerà la Fed a tagli dei tassi di 50-75 punti base entro fine anno.Sebbene i mercati siano stati inizialmente sostenuti dall’inclusione dei rischi di ribasso nella valutazione del presidente Powell, compresi i suoi tentativi di rassicurare i correntisti, l’ottimismo è venuto meno con il discorso al Senato del Segretario al Tesoro e l’esclusione, avvenuta quasi in contemporanea, di potenziali e ampie garanzie sui depositi. Dopo che sono state svelate le difficoltà delle banche regionali, i titoli azionari hanno subito un ampio calo e gli spread creditizi si sono ampliati.Tutte queste cattive notizie, tuttavia, non sono state altro che buone notizie per il mercato dei Treasury. Mentre i rendimenti sono scesi lungo tutta la curva, l’attenzione della Fed per il sostegno alla crescita e l’affievolimento dell’attenzione per la lotta all’inflazione, almeno per il momento, hanno portato a un irripidimento della curva, in quanto i tassi a breve sono scesi più di quelli a lunga scadenza.In prospettiva, i movimenti del mercato saranno logicamente guidati dai dati e dagli eventi. Se i numeri della crescita e dell’inflazione dovessero risultare elevati e forti, i mercati del rischio probabilmente ne risentiranno, poiché il margine di manovra della Fed per combattere lo stress bancario con condizioni più favorevoli sarebbe limitato. Al contrario, una moderazione della crescita e dell’inflazione – che sembra probabile visto l’inasprimento delle condizioni del credito – dovrebbe mantenere viva la speranza di una fine dei rialzi dei tassi della banca centrale e guadagnare tempo per la stabilizzazione del settore bancario.

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PGIM Fixed Income: La Banca nazionale svizzera seguirà le orme della BCE?

Posted by fidest press agency su giovedì, 23 marzo 2023

A cura di Katharine Neiss, Chief European Economist di PGIM Fixed Income. Sarà interessante vedere se la Banca nazionale svizzera (BNS) seguirà le orme della Banca centrale europea nella sua prossima riunione. Cioè, dopo aver affrontato le preoccupazioni legate a Credit Suisse nell’ultima settimana, si sentirà abbastanza sicura da procedere con un ulteriore e consistente rialzo dei tassi di interesse di 50 punti base, o più, per far fronte a un’inflazione ancora troppo elevata? Oppure i recenti timori di un eccessivo irrigidimento delle condizioni finanziarie saranno sufficienti a far sì che la BNS faccia preventivamente una pausa? La nostra ipotesi di base è che nella prossima riunione la BNS alzerà il tasso di riferimento per far fronte alle preoccupazioni sull’inflazione, ma forse in modo meno aggressivo di quanto ci si aspettasse solo poche settimane fa. Al di là di questa settimana, prevediamo che l’impatto più ampio di Credit Suisse sulle condizioni finanziarie limiterà probabilmente la necessità di un ulteriore rialzo dei tassi.

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PGIM Fixed Income: Cosa attendersi dal meeting della BoE

Posted by fidest press agency su giovedì, 23 marzo 2023

A cura di Katharine Neiss, chief European economist di PGIM Fixed Income. Avendo iniziato il ciclo di rialzo dei tassi prima di altre banche centrali, in questo momento la Bank of England (BoE) si trova avvantaggiata. Pertanto, ci aspettiamo che la BoE mantenga un atteggiamento attendista in occasione della prossima riunione.La BoE aveva già segnalato la possibilità di una pausa nei rialzi dei tassi nella scorsa riunione e, da allora, non abbiamo assistito a molti indizi di un’ulteriore accelerazione dei trend inflazionistici. Ad esempio, la crescita dei salari nominali, pur rimanendo elevata, è scesa leggermente con gli ultimi dati. Analogamente, l’ultimo Decision Maker Panel – sotto stretta osservazione del Comitato di politica monetaria della BoE – indica che le aspettative delle imprese sull’inflazione dei propri prezzi sono diminuite a febbraio. Questi primi segnali, che indicano che la pressione inflazionistica si sta esaurendo, dovrebbero dare alla BoE un margine di sicurezza sufficiente per sospendere il ciclo di rialzo dei tassi senza dare l’impressione che si stia allontanando dal raggiungimento dell’obiettivo di inflazione. Tale mossa avrebbe l’ulteriore vantaggio di offrire, in questo momento, un po’ di sollievo ai mercati, viste le recenti preoccupazioni in alcune aree del settore bancario.

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“PGIM Real Estate: il riprezzamento porterà opportunità in Europa”

Posted by fidest press agency su sabato, 18 marzo 2023

A cura di Greg Kane, Head of European Investment Research for PGIM Real Estate. Nei mercati immobiliari europei si potrà assistere a una significativa correzione dei prezzi. I tassi di interesse sono aumentati bruscamente per tutto il 2022 e questo ha lasciato le rendite immobiliari esposte. L’ipotesi di un riprezzamento è forte; Le strategie di puro repricing, magari nei settori più deboli come quello retail, si affermeranno probabilmente più tardi. Alcuni vecchi asset non saranno più adatti alla loro destinazione d’uso e dovranno essere sostituiti. Stiamo assistendo a una spinta verso l’ESG su vari fronti: il sentiment delle aziende nei confronti della necessità di occupare spazi green è aumentato drasticamente negli ultimi anni e questo sta spingendo i requisiti e il potenziale di crescita degli affitti per gli asset di alta qualità. Per quanto riguarda gli investitori, si assiste a una quota crescente di volumi destinati a transazioni di tipo green.

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PGIM Fixed Income: BCE, bisogna ancora vedere gli effetti dei precedenti rialzi

Posted by fidest press agency su mercoledì, 15 marzo 2023

A cura di Katharine Neiss, Chief European Economist di PGIM Fixed Income. Siamo ancora convinti che l’inflazione di fondo continuerà a salire fino a primavera inoltrata, poiché i precedenti aumenti dei prezzi dell’energia si ripercuotono con ritardo su beni e servizi non energetici. In questo contesto, ci aspettiamo che la Banca Centrale Europea (BCE) fornisca indicazioni su un ulteriore rialzo dei tassi di 50 pb alla prossima riunione, e forse di qualche altro più contenuto in seguito. Detto questo, riteniamo che il mercato abbia probabilmente esagerato nello scontare una serie di rialzi dei tassi fino al 4%, o oltre. I precedenti aumenti dei tassi non hanno ancora manifestato i propri effetti e permangono le sfide per le prospettive economiche legate all’energia. Per quanto riguarda le prospettive sulla politica monetaria, negli ultimi 12 mesi i mercati hanno fatto un po’ “avanti e indietro”. Si è partiti dall’idea che le banche centrali fossero in ritardo e che i tassi di riferimento avrebbero dovuto crescere in modo significativo per riportare l’inflazione verso l’obiettivo. Poi sono stati alimentati timori dalla prospettiva che le banche centrali potessero operare una stretta eccessiva, facendo precipitare l’economia in recessione. Le opinioni si sono poi spostate su uno scenario di “atterraggio morbido”, molto più favorevole, grazie alla buona sorte: il clima più caldo ha ridotto la probabilità di razionamenti invernali nell’eurozona, abbassando allo stesso tempo i prezzi dell’energia. Il flusso costante di dati sorprendentemente positivi sull’attività economica è stato recentemente accompagnato da numeri sull’inflazione più forti del previsto. La salita dell’inflazione dei servizi nell’area dell’euro su base mensile nell’ultima stima flash è stata particolarmente notevole. A sua volta, ciò ha innescato un’ulteriore rivalutazione dei rialzi dei tassi nell’area euro, in quanto il mercato è tornato a pensare che la BCE potrebbe essere in ritardo nell’affrontare un’inflazione superiore al target. A fronte di una prospettiva così incisiva per i tassi, non saremmo sorpresi di vedere riemergere i timori di un’eccessiva stretta, con un conseguente calo delle aspettative sui tassi. Fonte: http://www.verinieassociati.com

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PGIM Fixed Income: Il tempismo della prossima riunione della BCE è cruciale per i mercati

Posted by fidest press agency su venerdì, 10 marzo 2023

A cura di Guillermo Felices, Global Investment Strategist di PGIM Fixed Income.”Il tempismo della prossima riunione della Banca Centrale Europea (BCE) non potrebbe essere più cruciale per i mercati dell’eurozona.Sul fronte dei dati macro, il blocco si è dimostrato molto resiliente quest’anno: i dati sull’attività economica hanno sorpreso al rialzo e l’inflazione core ha raggiunto nuovi massimi ciclici e ha mostrato segni di persistenza. La notizia si è già riflessa sui mercati dei tassi. I mercati dei tassi front end hanno rivalutato il tasso terminale della BCE al 4% circa, e i rendimenti tedeschi sono saliti lungo la curva con una chiara dinamica di appiattimento.Ciò è coerente con la nostra opinione secondo cui, con l’ulteriore inasprimento della BCE, l’economia dovrebbe indebolirsi. Tuttavia, gli asset di rischio dell’area euro continuano a scontare esiti favorevoli. Gli spread del credito societario e degli emittenti sovrani periferici non si sono allargati di molto nonostante le difficili prospettive future. La risalita dei rendimenti è stata guidata dalle aspettative di inflazione, più che dai tassi reali, e le notizie sul fronte fiscale nella periferia – in particolare in Italia – suggeriscono una vulnerabilità degli spread sovrani.Ciò lascia i mercati esposti a una BCE aggressiva e, soprattutto, a qualsiasi notizia sulla sua volontà di accelerare i piani di Quantitative Tightening (QT)”.

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PGIM Fixed Income: L’economia cinese si trova ad affrontare una serie di rischi molto diversi da quelli occidentali

Posted by fidest press agency su martedì, 7 marzo 2023

A cura di Daleep Singh, Chief Global Economist di PGIM Fixed Income. Dopo che il resto del mondo ha abbandonato le restrizioni e i blocchi pervasivi, la Cina ha abbandonato le sue drastiche restrizioni molto più rapidamente del previsto e lo ha fatto nel bel mezzo di un’epidemia stagionale della variante omicron. A prescindere dalla gravità dell’epidemia nelle settimane e nei mesi a venire, è probabile che le autorità cinesi abbiano poca voglia di tornare alle politiche del passato e di applicare nuovamente delle restrizioni severe. Nonostante un simile cambiamento, non riteniamo che i modelli economici associati alla riapertura nel resto del mondo si applichino alla Cina, poiché il settore industriale del Paese non ha mai interrotto completamente la produzione. Per questo motivo, i settori industriale e manifatturiero dovrebbero registrare solo un limitato rimbalzo della riapertura. Nel frattempo, le famiglie non hanno ricevuto grandi trasferimenti di denaro e quindi non hanno un elevato eccesso di risparmio da spendere complessivamente. Tuttavia, i servizi chiave, come la ristorazione e l’intrattenimento, nonché i viaggi e il turismo, hanno subito un forte calo negli ultimi tre anni e ci aspettiamo che il settore dei servizi sia il principale beneficiario della riapertura dell’economia.Nel complesso, siamo scettici sul fatto che la riapertura da sola possa portare il Paese a una traiettoria di crescita significativamente più elevata. Perché ciò accada, è necessario arrestare la caduta libera del settore immobiliare, in gran parte frutto della politica delle “Tre linee rosse” varata a metà del 2021. Da novembre e dicembre dello scorso anno, la politica è stata attivamente invertita e ci aspettiamo un ulteriore sostegno al settore.Oltre alla riapertura dell’economia, la stabilizzazione del settore immobiliare e lo stimolo fiscale nelle infrastrutture (che sembra essere in fase di attivazione) dovrebbero essere sufficienti a far rimbalzare l’economia nel 2023 e ci atteniamo alla nostra previsione superiore al consenso di una crescita media annua del 5,7%, che attenuerà in qualche misura i freni alla crescita globale provenienti dai mercati sviluppati. Al di là del breve termine, tuttavia, non vediamo altro che venti contrari – ciclici e strutturali – per la seconda economia mondiale. Dal punto di vista ciclico, la domanda esterna, l’ultimo motore di crescita rimasto in Cina lo scorso anno, si sta arrestando, mentre i consumatori globali stringono la cinghia.I venti contrari strutturali rappresentano una sfida ancora maggiore per la crescita nel lungo periodo. In passato, l’investimento nel settore immobiliare, trainato dal debito, è stato un motore di crescita fondamentale e non ci aspettiamo ritorni. Inoltre, l’eccesso di investimenti si estende a molti altri settori, rendendo improbabile un ulteriore accumulo di capitale come motore di crescita. Inoltre, la crescita della forza lavoro è in calo a causa del rapido invecchiamento della popolazione. Tuttavia, l’aspetto più preoccupante della crescita a lungo termine della Cina è la forte riduzione della crescita della produttività totale dei fattori (TFP). Se la storia insegna qualcosa, l’aumento della TFP cinese è rallentato a un ritmo che sembra insufficiente per uscire dalla trappola del reddito medio.

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PGIM Fixed Income: La Cina è pronta per la crescita

Posted by fidest press agency su mercoledì, 1 marzo 2023

A cura di Gerwin Bell, Lead Economist per l’Asia del team Global Macroeconomic Research di PGIM Fixed Income. Il consenso su molte questioni sembra essere difficile da ottenere in questi giorni e le prospettive economiche sulla Cina non fanno eccezione. Un anno fa avvertivamo che chi si aspettava una crescita superiore al 5% sarebbe rimasto sostanzialmente deluso, anche se la crescita sarebbe stata “abbastanza buona”. La nostra previsione si è rivelata corretta, anche se l’esito finale del 3% è risultato inferiore a quanto pensavamo all’epoca. Anche quest’anno abbiamo una posizione contrarian, ma nella direzione opposta, con una previsione di crescita economica del 5,7% – notevolmente superiore alle aspettative del consenso, anche se queste ultime vengono ora riviste al rialzo. Mentre l’anno scorso abbiamo affermato che una crescita più bassa non sarebbe stata la fine del mondo, avvertiamo che nel 2023 i mercati non dovrebbero adagiarsi e pensare che una crescita più elevata in Cina solleverà il mondo dalle recessioni.La nostra visione si basa principalmente sulle politiche. Il 20° Congresso Nazionale del Partito Comunista Cinese, tenutosi a metà ottobre, ha avuto delle ripercussioni sull’approccio della Cina all’economia e agli affari interni, rappresentando una significativa inversione di rotta per le politiche chiave. Il dietrofront più noto coincide con l’accantonamento della “politica dello zero-COVID”, che negli ultimi tre anni aveva portato a ripetute chiusure su larga scala in tutto il Paese.Economicamente più importanti sono state le svolte di politica che hanno posto fine alla disastrosa stretta che ha spinto il mercato immobiliare cinese in caduta libera e l’eliminazione del pesante giro di vite del governo sulle aziende tecnologiche. Inoltre, è ancora da stabilire se i pacchetti di stimolo fiscale che hanno sostenuto il mercato automobilistico e le infrastrutture rimarranno nel 2023.L’ipotesi migliore è che le politiche di allentamento e stimolo continueranno e si amplieranno, perché sono necessarie. La retromarcia del partito ha tacitamente riconosciuto che le politiche del passato sono state eccessivamente costose per le ambizioni di crescita del Paese in presenza di queste sfide. Ma l’abolizione di queste politiche da sola non si tradurrà in un rilancio della crescita, soprattutto con l’atteso rallentamento del commercio globale che eliminerà il motore di crescita residuo delle esportazioni: La fine dei lockdown legati al COVID farà certamente aumentare i consumi. Tuttavia, la quota dei consumi sul PIL è inferiore a quella della maggior parte degli altri Paesi, quindi qualsiasi aumento percentuale dei consumi delle famiglie avrà un impatto complessivo minore. Ad esempio, una crescita dei consumi reali del 6% farà salire il PIL solo di circa 2,25 punti percentuali. Allo stesso modo, il calo della costruzione di immobili in Cina è stato molto forte l’anno scorso – gli immobili residenziali in costruzione sono diminuiti di quasi il 30% -, anche con le nuove politiche in vigore, sarà difficile per questo settore risalire fino a un punto in cui possa raggiungere una crescita annuale. Servirà del tempo affinché la deregolamentazione del settore tecnologico conquisti gli investitori, ancora spaventati dai precedenti interventi. Allo stesso tempo, l’accelerazione della guerra tecnologica globale aggiungerà venti contrari sul piano della concorrenza e metterà sotto pressione le aziende tecnologiche cinesi che dipendono dai clienti stranieri. Lo stimolo alle infrastrutture potrebbe essere minacciato dalla ristrettezza delle entrate dei governi locali, mentre la perdita degli incentivi sulle automobili farà notizia e richiederà misure diverse per stimolare la spesa delle famiglie. Alla luce di questi fattori sfavorevoli, il governo non avrà altra scelta se non quella di proseguire con un ampio allentamento delle politiche su più fronti. Se il governo continuerà con le sue politiche di spesa e di accomodamento, come ci aspettiamo, prevediamo una crescita del 5,7%.Altri rischi di ribasso derivano da una recessione globale più ampia del previsto e da un’ulteriore acutizzazione di una guerra commerciale, o di una guerra vera e propria. Gli investitori vorranno osservare con attenzione gli annunci e le decisioni politiche dopo le “Due Sessioni” di marzo, i più importanti vertici politici cinesi dell’anno. Molto probabilmente non si innescherà una reflazione globale, poiché la Cina ha una capacità in eccesso e ci aspettiamo che gli stimoli saranno più legati ai consumi che agli investimenti. (abstract by http://www.verinieassociati.com)

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PGIM Fixed Income: Previsioni per il 2023 – Un insieme di sfide macro

Posted by fidest press agency su sabato, 25 febbraio 2023

A cura di Daleep Singh, Chief Global Economist, PGIM Fixed Income. Alcuni mesi fa, abbiamo riflettuto sulle peculiari sfide da affrontare nel formulare previsioni per un ciclo economico afflitto da una ripresa disomogenea dalla pandemia, dagli effetti a catena della guerra in Ucraina e dalla perdita di credibilità nella lotta all’inflazione delle maggiori banche centrali. In tale contesto, l’economia globale si è finora evoluta secondo le nostre aspettative: i dati retrospettivi e prospettici mostrano chiare tendenze al ribasso per l’inflazione dei beni e dei beni rifugio negli Stati Uniti, mentre l’inflazione dei servizi sta iniziando una graduale discesa man mano che la crescita dei salari mostra i primi segnali di rallentamento. Considerando l’impegnativo insieme di venti contrari appena descritto, continuiamo a ritenere elevato il rischio di recessione degli Stati Uniti nel 2023. Inoltre, riteniamo che una contrazione – se si materializzerà – sarà probabilmente più ampia rispetto al consenso. Lo sviluppo più incoraggiante dell’economia statunitense nell’ultimo trimestre è rappresentato dall’inflazione: quasi tutte le categorie di prezzi al consumo hanno mostrato una tendenza disinflazionistica negli ultimi tre mesi. L’inflazione dei servizi, esclusi gli alloggi, la categoria più importante per la Fed in quanto costituisce circa la metà della spesa per consumi di base, sta finalmente mostrando chiari segni di decelerazione che probabilmente continueranno nel 2023, con la moderazione dei salari nominali. Nel frattempo, i prezzi dei beni di consumo di base si stanno avvicinando a un ritorno alla deflazione vera e propria, grazie alla debolezza su larga scala di categorie precedentemente di grande richiamo, come i veicoli usati e le attrezzature per la casa. Sostenuti dall’effetto ritardato di un dollaro forte e dalla normalizzazione delle catene di approvvigionamento, riteniamo che la tendenza disinflazionistica dei beni di consumo di base continuerà nella prima metà del 2023. Per quanto riguarda la politica monetaria, gli sviluppi favorevoli dell’inflazione convalidano la recente riduzione del ritmo di inasprimento della Fed. Dall’attuale limite del 4,5%, ci aspettiamo che il tasso sui Fed fund raggiunga il 5% entro la riunione di marzo, anche se i rischi restano sbilanciati verso l’alto se il mercato del lavoro dovesse rimanere più rigido – e i prezzi dei servizi più alti – più a lungo di quanto attualmente previsto. Il nostro scenario di base prevede che l’indice dei prezzi PCE scenda al 2,5% entro il quarto trimestre del 2023, consentendo alla Fed di orientarsi verso una posizione più neutrale nel contesto di una recessione economica, con tagli dei tassi di 50-75 punti base entro la fine del 2023. A differenza degli Stati Uniti, l’Europa si trova di fronte ad una concreta e netta possibilità di entrare in stagflazione. Dovendo procedere tra la persistente inflazione nel settore energetico e la perdita di slancio della crescita, i funzionari della BCE hanno inviato un messaggio eccezionalmente aggressivo, se non addirittura confuso, durante l’ultima riunione, affermando contemporaneamente l’intenzione di dipendere dall’andamento dei dati e fornendo una forward guidance esplicita dei successivi aumenti dei tassi nelle prossime riunioni. Detto questo, la politica fiscale offre un barlume di speranza per l’Europa, poiché il boom economico prebellico lascia ai governi nazionali un certo margine di manovra per sostenere le famiglie e le imprese a combattere la crisi energetica senza espandere significativamente i deficit fiscali. Inoltre, nazioni come l’Italia e la Spagna continueranno a beneficiare dei fondi UE di nuova generazione fino al 2027 e potrebbero essere messi a disposizione ulteriori finanziamenti per le economie dell’Europa centrale e orientale più esposte allo shock energetico russo.Dall’altra parte della Manica, la stabilità finanziaria nel Regno Unito sembra essere in gran parte recuperata grazie alla rinnovata credibilità istituzionale data dal nuovo governo e dal ripristino della politica fiscale. Per concludere, il nostro quadro di riferimento fondamentale finalizzato a comprendere le cause della recessione rafforza le nostre previsioni negative sull’economia globale per il prossimo anno. Detto questo, la probabilità che si verifichino scenari più rosei, tra cui un “atterraggio morbido” della crescita che torni ai livelli mediani negli Stati Uniti, o addirittura un boom del “PIL nominale” trainato dagli ingenti investimenti pubblici legiferati nell’ultimo anno, è aumentata negli ultimi mesi, in particolare con l’inflazione in calo dal recente picco. Questi sviluppi positivi offrono ai funzionari di politica monetaria una maggiore flessibilità per guidare l’economia globale verso una continua espansione, anche in un contesto caratterizzato da continui e persistenti shock, il che ci fa propendere verso un orientamento umile e aperto a un’ampia gamma di risultati nel corso dell’anno. (abstract by http://www.verinieassociati.com)

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PGIM Real Estate raccoglie 400 milioni di dollari per il fondo European Core Plus

Posted by fidest press agency su martedì, 14 febbraio 2023

LONDRA, Regno Unito. PGIM Real Estate ha raccolto oltre 400 milioni di dollari per il fondo European Core Plus, in meno di sei mesi dal lancio del nuovo strumento. PGIM Real Estate è l’attività di gestione degli investimenti immobiliari da 204,4 miliardi di dollari di PGIM. Si tratta di un fondo open-ended, che mira ad acquisire immobili capaci di massimizzare i ritorni attraverso la combinazione di rendimento sostenibile ed un elevato potenziale di creazione del valore nel tempo. Il focus sulla creazione di valore pone al centro della strategia una gestione attiva degli asset e una gestione specializzata del rischio ESG Jocelyn de Verdelon, senior portfolio manager della strategia European Core Plus, ha dichiarato: “In questo contesto di elevata inflazione e di sconvolgimento dei mercati, gli investitori desiderano sempre di più strategie in grado di distribuire reddito sostenibile e generare rendimenti alfa. La nostra strategia European Core Plus si propone di fare proprio questo, concentrandosi su temi d’investimento ad alta convinzione in tutto l’universo core plus, capaci di offrire un reddito crescente combinato con la creazione di valore. La nostra esperienza nelle strategie alfa-driven ci fornisce una solida base per creare un altro veicolo di alta qualità che punta a cogliere interessanti opportunità di investimento in Europa.”La strategia si rivolge ai mercati più liquidi d’Europa, con un’allocazione verso i settori che beneficiano dei trend strutturali spinti dalla digitalizzazione, dai cambiamenti demografici e dalla decarbonizzazione. Focalizzandosi su questi temi d’investimento, il fondo investirà in settori quali la logistica last mile, il residenziale, compresi i PRS, senior e student housing, e gli uffici di nuova generazione. Inoltre, la strategia si concentrerà anche su opportunità tattiche in segmenti non adeguatamente valutati, come gli hotel o i self-storage.Attraverso teame competenze locali sia nella fase di acquisizione che di gestione in sei paesi, la strategia è gestita da un team paneuropeo dedicato, guidato da Jocelyn de Verdelon, senior portfolio manager e head of transactions in Europa, e da Tobias Waldschmidt, senior portfolio manager.Questa strategia ha un’importanza chiave all’interno dell’offerta europea core plus di PGIM Real Estate, attraverso la quale il team ha investito oltre 1,8 miliardi di euro attraverso veicoli precedenti, tra cui due fondi chiusi: PGIM Real Estate Pan European Real Estate Fund (PEREF) I e II,. La serie PEREF ha costantemente superato i propri obiettivi di rendimento totale sin dal lancio*.

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PGIM Fixed Income: Game on per i bond

Posted by fidest press agency su martedì, 7 febbraio 2023

A cura di Robert Tipp, Chief Investment Stategist & Head of Global Bonds at PGIM Fixed Income. I mercati hanno recentemente (e rapidamente) riscoperto livelli di rendimento elevato che non si vedevano da una ventina d’anni, facendo sì che il reddito fisso possa ottenere forti rendimenti nel lungo termine, nonostante i futuri periodi di volatilità Il sell-off del 2022 ha coinvolto pesantemente sia i titoli di stato che le obbligazioni societarie determinando un rialzo dei rendimenti su livelli elevati in tutto il reddito fisso. Di conseguenza, la volatilità del 2023 dovrebbe rivelarsi soltanto come un rallentamento all’inizio di una fase rialzista poiché questo flusso di reddito nuovamente elevato alimenta in ultima analisi i rendimenti obbligazionari attraverso questi eventi. La cautela sulle prospettive è certamente d’obbligo, tuttavia vale la pena considerare che i fattori che hanno penalizzato i rendimenti del reddito fisso negli ultimi trimestri segnano un’inversione di tendenza. Dai bassi rendimenti iniziali alla forte crescita, dall’inflazione elevata agli aumenti dei tassi di interesse da parte delle banche centrali, fino ai rischi sulla fornitura di energia tutte queste diverse fonti di preoccupazione si stanno probabilmente trasformando in fattori favorevoli. La crescita incredibilmente forte della prima metà del 2022 ha lasciato il posto a un ritmo moderato. Nel frattempo, i dati sull’inflazione stanno finalmente tornando a livelli più moderati, con indicatori concomitanti e anticipatori che promettono numeri di inflazione più bassi. A differenza dell’anno scorso, non solo la maggior parte delle banche centrali dei Paesi Sviluppati ha aumentato in modo sostanziale i tassi ma i mercati scontano ulteriori aumenti in arrivo: ad esempio, il punto massimo per i Fed funds è intorno al 5% mentre quello per i depositi della BCE è intorno al 3,5%. Lo spostamento dei fondamentali verso un’area positiva a reddito fisso suggerisce che il danno di tipo taper-tantrum ai tassi e agli spread è in gran parte alle spalle. Il rallentamento dell’economia potrebbe dimostrarsi positivo per il credito. Il 2022 ha registrato una significativa caduta sia nei prezzi dei bond che nelle azioni, proprio come con il taper tantrum del 2013 o la correzione del quarto trimestre del 2018. Una dinamica che, come verificato anche di recente, ha rivelato come la più grande minaccia alla propensione al rischio sia semplicemente la paura di inasprimento della politica monetaria, tassi di interesse più elevati e ricaduta negativa nell’allargamento dello spread creditizio. Anche stavolta, durante il recente mercato ribassista, gli spread si sono ridotti in modo simile ogni volta che il selloff dei tassi si è attenuato. Pertanto, non appena le banche centrali dei Paesi sviluppati sposteranno l’attenzione dal contrasto all’inflazione al sostegno alla ripresa economica i prodotti a spread dovrebbero registrare buone performance. A differenza della maggior parte dei cicli in cui l’aumento dei tassi nel mercato ribassista è seguito da una rapida discesa, questo ciclo potrebbe essere diverso, terminando con un plateau dei tassi d’interesse, piuttosto che con il tipico andamento a saliscendi. Le ragioni più evidenti per cui questo ciclo si distingue? Con la disoccupazione bassa e l’inflazione alta, i banchieri centrali saranno reticenti ad allentare le condizioni monetarie, temendo una ripresa dell’inflazione. Una seconda ragione: i tassi potrebbero non aver bisogno di scendere. Dopo la crisi finanziaria globale, le politiche finanziarie sono state prudenti; pertanto, in questo ciclo non si sono verificate le bolle e l’eccesso di leva finanziaria che storicamente hanno reso necessario un forte calo dei tassi. In sintesi, le prospettive dei tassi appaiono finemente equilibrate. È vero che si prospettano ulteriori inasprimenti della politica delle banche centrali. Ma i fondamentali sembrano volgere al meglio, con la crescita e la moderazione dell’inflazione, il che suggerisce che i tassi sono in prossimità di un picco. Il margine di discesa dei tassi, tuttavia, è probabilmente limitato, dati i timori dei banchieri centrali per la ripresa delle pressioni salariali e i bassi livelli di disoccupazione. È vero che l’orizzonte degli investimenti rimane offuscato e che l’ansia è elevata. Tuttavia, a compensazione del rischio, i rendimenti hanno oscillato dai minimi senza precedenti del 2020 fino alla fascia alta dell’intervallo degli ultimi anni, lasciando le obbligazioni ben posizionate per una forte performance a lungo termine.

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PGIM Fixed Income: Reazione post riunione FED

Posted by fidest press agency su venerdì, 3 febbraio 2023

A cura di Daleep Singh, Chief Global Economist, PGIM Fixed Income. L’ultima riunione del FOMC ha rivelato che la leadership della Fed intravede ancora un profilo di rischio asimmetrico per la politica monetaria – il rischio di fare “troppo poco” sulla stretta monetaria è ancora maggiore rispetto a “fare troppo”. Di conseguenza, il Comitato ha mantenuto invariata la frase chiave del comunicato, che “prevede rialzi in corso nell’intervallo target”. Durante la conferenza stampa, il presidente Powell ha ribadito tale posizione, sottolineando i rischi di rialzo dell’inflazione derivanti da un mercato del lavoro eccezionalmente rigido e la possibilità di un aumento ancora maggiore rispetto alla mediana del 5,25% indicata nel SEP (Summary of Economic Projections) di dicembre. Di conseguenza, il presidente Powell ritiene che le curve di Phillips dei salari e dei prezzi rimangano ancora ripide, anche a fronte di una moderazione sempre più evidente sul fronte dei salari e dei prezzi, anche in presenza di un mercato del lavoro rigido e squilibrato. In un contesto simile, il messaggio lanciato dal presidente Powell si è dimostrato risoluto: “non siamo ancora giunti al picco dei tassi”; e “quando ci arriveremo, ci resteremo” più a lungo di quanto i mercati si aspettano, e forse andremo oltre (con i rialzi dei tassi), se necessario. I mercati hanno registrato un forte rally nonostante il messaggio da “falco”, perché gli investitori sanno che la Fed non è onnisciente né dogmatica. Quando la banca centrale è in modalità “dipendente dai dati” sono le condizioni economiche a farla da padrone e gli operatori di mercato vedono un peggioramento di inflazione e di crescita più marcato di quello che vede la stessa Fed – questa l’osservazione che il presidente Powell ha fatto in conferenza stampa. L’aspetto più da “colomba” della riunione è stata l’interpretazione del presidente Powell sul perché le condizioni finanziarie si siano allentate negli ultimi mesi. Invece di definire le condizioni di mercato più favorevoli come un’incomprensione della funzione di reazione della Fed, Powell ha spiegato il tutto come una divergenza di opinioni sull’andamento e sull’entità della disinflazione a cui probabilmente assisteremo quest’anno. Riteniamo che la lettura del mercato sia probabilmente quella più accurata e manteniamo la nostra aspettativa che la Fed sospenda la sua campagna di rialzo dei tassi a marzo al 5%, dato che continuano ad arrivare prove convincenti di una disinflazione su larga scala. Per concludere, è importante ricordare che le banche centrali e gli investitori hanno un diverso orientamento sui rischi. Per il presidente Powell, il pericolo maggiore è una spirale inflazionistica al rialzo. Per gli operatori di mercato, invece, il rischio è quello di perdere un notevole rimbalzo del mercato nel momento in cui la disinflazione prenderà piede.

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PGIM Real Estate: Outlook USA, non è il caso di sedersi in panchina

Posted by fidest press agency su venerdì, 3 febbraio 2023

A cura di Catherine Marcus, Global Chief Operating Officer and Head of US Equity, PGIM Real Estate. L’anno scorso il cambiamento del sentiment nei confronti del settore immobiliare commerciale statunitense è stato straordinariamente rapido. Le proiezioni sulla domanda di locatari e investitori che sembravano realistiche in primavera sono state vanificate da una malsana combinazione di tassi d’interesse in rapido aumento e di un’economia in rapida decelerazione. I rendimenti hanno virato in negativo nell’ultima metà del 2022, ma rispetto ad altre asset class, l’immobiliare si è dimostrato resiliente, con rendimenti totali positivi per l’intero anno. Ad alcuni, questa relativa resilienza sta creando difficoltà nelle decisioni di asset allocation. I mercati del reddito fisso e dell’azionario hanno già subito una forte contrazione, il che significa che i modelli di asset allocation che in precedenza sembravano ben diversificati sono improvvisamente sbilanciati perché il valore delle partecipazioni obbligazionarie e azionarie è diminuito, mentre le partecipazioni immobiliari hanno resistito su base relativa. Ma i segnali di un mercato in rallentamento sono chiari: i prezzi hanno iniziato a scendere e i tassi di capitalizzazione delle transazioni sono in salita. La crisi economica pone due sfide imminenti agli investitori immobiliari. In primo luogo, il real estate potrebbe aver iniziato la correzione, ma ulteriori perdite di valore sono imminenti. Gli asset con flussi di reddito piatti sono stati i più suscettibili alle perdite di valutazione in questo contesto di tassi in aumento, in particolare nei settori con i tassi di capitalizzazione più bassi. Siamo lontani dalla fine di questo ciclo di rialzo dei tassi, quindi non sorprende che la maggior parte del repricing abbia riguardato le valutazioni di asset con lunghi termini di locazione.La seconda sfida riguarda le tipologie di immobili che si basano su spese non discrezionali, che subiranno una contrazione con il rallentamento dell’economia. Il settore industriale, per esempio, si trova ad affrontare: una rotazione simultanea verso i beni (per i quali molti consumatori hanno fatto grandi spese negli ultimi due anni), la pressione dell’aumento dei tassi e dei costi di finanziamento e un temporaneo calo delle quote dell’e-commerce nelle vendite al dettaglio. Con l’inversione di tendenza dell’economia, gli investitori con un portafoglio ampiamente diversificato che non dipende da un particolare fattore di crescita, come la spesa per i consumi, potranno trarre vantaggio su base relativa.Queste sfide iniziano a manifestarsi solo ora, in parte perché le transazioni sono così poche. Durante i periodi di incertezza i mercati immobiliari faticano sempre a trovare un equilibrio sui prezzi perché nessuno vuole comprare o vendere. La risposta di molti investitori immobiliari è stata quella di una pausa, mettendo in panchina nuove acquisizioni o sviluppi.Ma non è questo l’approccio che noi stiamo adottando. Al contrario, vediamo le attuali condizioni di mercato come un’opportunità. Negli ultimi anni la concorrenza per gli asset e le location di migliore qualità è stata intensa. Ora è molto più facile accedere a questi asset, e farlo a condizioni più favorevoli per i nostri clienti sottostanti.Allo stesso tempo, il livello di impegno del capitale è ora molto più elevato di prima. La selezione delle asset class, dei titoli e dei mercati sarà ancora più fondamentale. Negli ultimi anni alcuni investitori immobiliari hanno preso l’abitudine di acquistare tendenze, temi o storie generiche. Questo non era sufficiente allora e non lo sarà di certo in futuro. Gli investitori devono essere rigorosi nella selezione legata ai fattori strutturali di crescita che daranno risultati nel lungo periodo. Disciplina e controllo saranno le parole d’ordine per gli investimenti immobiliari nei prossimi due o tre anni. Ma le opportunità ci sono. Non è il caso di sedersi in panchina. (abstract)

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PGIM Fixed Income: Cosa attendersi dal meeting della BoE

Posted by fidest press agency su mercoledì, 1 febbraio 2023

A cura di Katharine Neiss, Chief European Economist di PGIM Fixed Income. La Banca d’Inghilterra (BoE) continua a essere sospinta in direzioni opposte. In un contesto di scioperi diffusi sulle retribuzioni e di crescita dei salari del settore privato ai massimi storici, la BoE si sentirà costretta a perseverare nell’adozione di toni da falco, secondo i quali le condizioni finanziarie devono essere ulteriormente inasprite per contenere le pressioni inflazionistiche. Tale narrativa si presenta in un momento importante, in quanto il Regno Unito si avvia verso il periodo chiave di liquidazione dei salari dei primi mesi dell’anno. Ciò lascia presagire un ulteriore rialzo dei tassi di interesse di 50 punti base nella prossima riunione del MPC, portando il tasso di riferimento al 4%.Tuttavia, segnali indicano che il consumatore britannico sia sottoposto a una reale pressione. Il sentiment dei consumatori si è deteriorato a gennaio e rimane più basso rispetto al periodo peggiore della pandemia o della crisi finanziaria globale. Le vendite al dettaglio hanno subito una contrazione in tutti i mesi del 2022, tranne uno. Anche in un mercato del lavoro rigido, dalla primavera dell’anno scorso abbiamo assistito a un calo costante dei posti di lavoro. La BoE è stata criticata per il ritardo nell’affrontare l’impennata dell’inflazione. Non vorrà che si pensi possa essere ricaduta nell’errore contrario, ovvero essere costretta a tagliare rapidamente i tassi in un contesto di inflazione in calo e di indebolimento dell’economia. I timidi segnali a indicazione del fatto che l’inflazione headline avrebbe raggiunto il picco verso la fine dello scorso anno suggeriscono che la BoE potrebbe essere vicina alla fine dell’attuale ciclo di rialzi, con un picco dei tassi appena superiore al 4%.

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PGIM: I REIT si riprendono grazie alla riduzione del divario di valutazione

Posted by fidest press agency su giovedì, 26 gennaio 2023

A cura di Rick Romano, Head of Global Real Estate Securities di PGIM Real Estate. In un contesto di inflazione sostenuta su scala globale, gli investitori azionari hanno trascorso la maggior parte del 2022 preoccupati dai rialzi dei tassi delle banche centrali e dal rischio di errori sul fronte politico che potrebbero oscurare una prospettiva economica già offuscata dalla politica zero-COVID della Cina e dal conflitto in Ucraina. Sebbene il contesto giustifichi una continua cautela, la performance dei titoli immobiliari quotati sembra mostrare che gli investitori potrebbero concentrarsi sui rischi macro in misura tale da sottovalutare una situazione particolarmente interessante. I fondamentali dei REIT rimangono solidi in un momento in cui dovrebbero distinguersi per le loro caratteristiche di copertura dall’inflazione e per la limitata esposizione alle supply chain. I REIT non solo offrono caratteristiche che possono essere utili agli investitori nelle condizioni attuali, ma presentano anche opportunità che dovrebbero essere difficili da ignorare con il miglioramento della visibilità, grazie a uno scollamento storicamente notevole tra i prezzi dei REIT e il valore sul mercato privato degli immobili che detengono.Per quanto riguarda le condizioni attuali, i REIT che beneficiano di caratteristiche difensive della domanda dovrebbero distinguersi per la loro capacità di mantenere o incrementare i rendimenti mentre le misure restrittive delle banche centrali si ripercuotono sull’economia in generale. Gli immobili che soddisfano una domanda basata sul bisogno, come le strutture sanitarie e gli immobili plurifamiliari, sono interessanti perché i trend sottostanti sono guidati dalla demografia e dalle dinamiche di mercato piuttosto che dal contesto economico. Molti dei rischi che hanno indotto gli investitori a prendersi una pausa per gran parte del 2022 non sono scomparsi. Le preoccupazioni in senso più ampio, come gli esiti economici derivanti dalla stretta delle banche centrali o l’ampia gamma di minacce che potrebbero derivare da un’escalation del conflitto in Ucraina, dovrebbero continuare a influenzare il sentiment del mercato. Dal punto di vista dei REIT, un aumento sostanziale dei tassi d’interesse comporta un rischio significativo di rollover. Sarebbe saggio evitare le società che potrebbero essere costrette a rifinanziare importi sostanziali di debito agli attuali livelli dei tassi, a causa del probabile impatto sugli utili che subirebbero in questo processo. Le valutazioni sono allettanti. Dopo essere stati travolti dalla volatilità del 2022, i REIT trattano a sconto rispetto ai loro NAV di quasi il 25%, il che rappresenta un significativo scostamento dal tipico premio del 3,5%. Quando negli ultimi 25 anni i REIT scambiavano a uno sconto del 10% o più rispetto ai loro NAV, hanno poi ottenuto rendimenti triennali rispetto al settore immobiliare privato compresi tra il 25% e oltre il 50%. Più peso per il dollaro. È improbabile che si ripresentino opportunità cross-border come questa. Il dollaro dovrebbe svolgere un ruolo significativo nella prima ondata di M&A, vista la sua pronunciata forza rispetto alle valute di Australia, Canada e altri Paesi. Questo crea l’opportunità per gli investitori immobiliari ben capitalizzati e che operano in dollari di attraversare le frontiere per acquisire società o asset molto interessanti. (abstract by http://www.verinieassociati.com/

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PGIM: Spicca la crescita secolare mentre il quadro degli utili si raffredda

Posted by fidest press agency su venerdì, 20 gennaio 2023

Mark Baribeau, Portfolio Manager di PGIM Jennison Global Equity Opportunities fund.L’incertezza sui mercati ha provocato un ampio sell-off delle azioni, in particolare dei titoli growth.I mercati di oggi sono tra i più difficili che si siano visti negli ultimi decenni. Indicatori in contrasto, mancanza di visibilità e una confluenza di pressioni macroeconomiche rendono gli investitori nervosi. Nel 2021 l’economia si è ripresa dalla flessione provocata dalla pandemia, con un aumento degli utili in aggregato dell’S&P 500 del 48%, pari a sei volte il tasso di crescita medio di lungo periodo. La crescita degli utili è rallentata notevolmente nel 2022 e le aspettative per il 2023 prevedono un calo della crescita a livelli inferiori al trend (8%) a causa del rallentamento della crescita economica in risposta all’aumento dei tassi di interesse e all’inflazione elevata. In questo contesto, la crescita diventa scarsa e ciò aumenta il potenziale per i titoli a crescita durevole di svolgere un ruolo più importante nei portafogli degli investitori.Le valutazioni rimangono significativamente compresse sulla scia della flessione del 2022. Un’analisi più approfondita rivela che la compressione dei titoli growth è in gran parte attribuibile al calo dei prezzi e non al deterioramento degli utili. L’aumento dei tassi di interesse ha innalzato i tassi di sconto utilizzati per determinare il valore attuale degli utili futuri, ma la crescita degli utili sottostanti rimane relativamente stabile. Poiché la crescita aggregata degli utili è sensibile a un incremento delle revisioni al ribasso nei prossimi mesi, le poche società in grado di aumentare in modo duraturo i ricavi e gli utili tendono a diventare più interessanti per gli investitori. Anche se i ricavi e gli utili subiscono una battuta d’arresto, la loro crescita dovrebbe rimanere pronunciata rispetto alle società che hanno iniziato con aspettative più basse che vengono successivamente ridimensionate.A partire dal 2005, circa una società a grande o media capitalizzazione su quattro ha registrato una crescita dei ricavi annualizzati pari o superiore al 7% e una crescita degli utili pari o superiore al 10%. Quando la soglia di crescita dei ricavi giunge al 15% e la crescita degli utili al 20%, il numero scende a circa una società su 10. Con gli aumenti dei tassi da parte della Fed a rallentare l’economia, gli investitori probabilmente privilegiano le società con una crescita stabile e affidabile.Al di là della volatilità a breve termine, le società growth che offrono prodotti e servizi distintivi che creano valore reale per la società dovrebbero continuare a prosperare nel lungo periodo. I temi di crescita secolare possono fornire notevoli vantaggi alle aziende ben gestite. Tre delle maggiori aree di crescita secolare per il 2023 sono:Veicoli elettrici: Riteniamo che l’industria dei trasporti sarà la prossima ad essere rivoluzionata, in particolare nel settore automobilistico. Stiamo finalmente raggiungendo ampie curve di adozione in Europa e guadagnando slancio negli Stati Uniti con incentivi fiscali di supporto. Inoltre, le opportunità si estendono oltre i veicoli elettrici: alle batterie, alla catena di fornitura delle batterie e all’accoppiata con le energie alternative per la produzione di elettricità.Lusso: Nonostante l’incertezza economica e di mercato, i migliori brand del lusso continuano a prosperare. Non si può creare un brand di lusso da un giorno all’altro. Ci vogliono anni per svilupparlo e la clientela è in gran parte fidelizzata al marchio. Mentre l’inflazione si ripercuote sulla spesa in generale, le tendenze di spesa di fascia alta rimangono solide.Fintech: Le piattaforme tecnologiche finanziarie rappresentano delle opportunità interessanti nei mercati emergenti, in quanto le imprese, le organizzazioni e i privati continuano a cercare un accesso più comodo e conveniente ai servizi finanziari. L’America Latina è una regione particolarmente interessante a causa della mancanza di potenziamento dei servizi da parte delle banche tradizionali. Visto il contesto complesso, privilegiamo un approccio bilanciato tra la categoria delle nuove società a rapida crescita, caratterizzate da una forte domanda strutturale secolare, e i compounder a crescita stabile con franchise solidi, utili sostenibili e crescita del flusso di cassa. Riteniamo che ciò potrebbe offrire agli investitori il meglio dei due “mondi” se le condizioni macroeconomiche dovessero migliorare; al contempo, ciò potrebbe isolare gli investitori dai grandi rischi, come l’overshooting della Fed o l’aumento dei lockdown in Cina, in caso di un peggioramento della situazione.

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PGIM: L’incertezza macroeconomica richiede agilità e diversificazione

Posted by fidest press agency su venerdì, 13 gennaio 2023

A cura di Sushil Wadhwani, Portfolio Manager del fondo PGIM Wadhwani Keynes Systematic Absolute. I mercati globali hanno subito un duro colpo nel corso della maggior parte del 2022. I persistenti problemi della catena di approvvigionamento, esacerbati dalla guerra in Ucraina e dalle chiusure per pandemia in Cina, hanno contribuito a far salire notevolmente l’inflazione in tutto il mondo. Poiché le banche centrali hanno in risposta inasprito la politica monetaria, i timori di recessione hanno attanagliato i mercati, con azioni, obbligazioni e asset immobiliari in forte calo per la maggior parte dell’anno. Nel frattempo, le materie prime hanno registrato una ripresa generale, anche se i rendimenti delle singole materie prime sono stati alquanto divergenti. In un contesto in cui le banche centrali di tutto il mondo che hanno adottato politiche monetarie restrittive per contenere l’inflazione, evidenziamo i quattro scenari macroeconomici più probabili, 1. Un “soft landing” in cui le previsioni della Fed si rivelano ampiamente corrette, con un’inflazione che torna gradualmente al target, ma senza che la disoccupazione aumenti di molto, evitando così una recessione. 2. Inflazione persistente e recessione, in cui l’inflazione si rivela più ostinata del previsto e la Fed è costretta a una stretta maggiore del previsto e/o a mantenere i tassi alti più a lungo, portando così a una recessione. 3. La Fed tollera un’inflazione più alta: la Fed procede a una stretta per far scendere l’inflazione dai livelli attuali, ma non è disposta a correre rischi per quanto riguarda la recessione o la stabilità finanziaria e, quindi, si ferma prima di aver fatto abbastanza per riportare l’inflazione al target. 4. Un “hard landing” in cui l’inasprimento delle condizioni finanziarie che si è già verificato porta a una recessione, e forse in tempi piuttosto brevi, e quindi la Fed potrebbe finire per operare un inasprimento inferiore rispetto a quanto attualmente previsto. Per gran parte dell’anno, le aspettative degli investitori si sono generalmente allineate con una maggiore probabilità che si verificasse lo scenario due, ossia un’inflazione persistente seguita da una recessione, in parte perché l’entità dell’aumento della disoccupazione previsto dalla Fed era stata associata a recessioni passate. Con l’inflazione complessiva che probabilmente ha raggiunto il suo picco (o lo raggiungerà presto) in molti Paesi e con le banche centrali che stanno operando una stretta con tempi più allungati, è probabile che le speranze degli investitori di un “atterraggio morbido” negli Stati Uniti aumentino. La capacità di andare sia lunghi che corti in varie asset class è un ulteriore vantaggio, in quanto fornisce la flessibilità necessaria per reagire agilmente al mutare delle condizioni. Quest’anno le strategie global macro hanno conseguito forti rendimenti assoluti e relativi rispetto ad azioni, obbligazioni e real estate, rappresentando un’interessante fonte di diversificazione per il portafoglio e una fonte di rendimento alternativa in caso di aumento dei tassi e dell’inflazione. (abstract by http://www.verinieassociati.com/

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PGIM Fixed Income: Le obbligazioni dei mercati emergenti offrono condizioni di ingresso favorevoli?

Posted by fidest press agency su mercoledì, 21 dicembre 2022

A cura di Cathy Hepworth, Head of Emerging Markets Debt di PGIM Fixed Income. Innanzitutto, le obbligazioni dei mercati emergenti non costituiscono una classe d’investimento omogenea. Ciononostante, gli investitori dovrebbero essere cauti sulle obbligazioni emesse da Paesi con rating moderato e solidità economica inferiore alla media. A nostro avviso, la situazione è generalmente migliore per gli emittenti di qualità più elevata; la loro solidità nei fondamentali economici attenua l’impatto dell’aumento dei costi di finanziamento. La maggior parte di questi emittenti sovrani dispone di un ampio mercato interno dove può collocare continuamente obbligazioni. Inoltre, hanno accesso al mercato del dollaro USA, dove incontrano una domanda elevata. Ad esempio, emittenti con rating BB come la Serbia e la Repubblica Dominicana sono economicamente solidi e, tuttavia, scambiano a valutazioni interessanti. Inoltre, esistono opportunità di investimento in Paesi del Medio Oriente come il Qatar e l’Arabia Saudita. L’America Latina, invece, è condizionata in maniera evidente dall’influenza della sfera politica sul mercato obbligazionario; anche in questo caso, però, gli emittenti potrebbero registrare performance migliori a breve termine rispetto a quelli di altre regioni. Nel complesso, le obbligazioni dei mercati emergenti sono di migliore qualità e con una duration inferiore rispetto alle obbligazioni societarie dei mercati sviluppati. Il loro spread è attualmente molto più ampio della media storica di lungo periodo. Ad esempio, le obbligazioni societarie dei mercati emergenti con rating BB sono scambiate 150 punti base al di sopra delle obbligazioni societarie USA con lo stesso rating, una posizione di partenza favorevole per ottenere rendimenti superiori alla media nel medio e lungo termine. Attualmente, esistono interessanti opzioni di ingresso nelle obbligazioni dei mercati emergenti. Tuttavia, in questo momento, gli investitori dovrebbero osservare il tutto con molta cautela. (abstract by http://www.verinieassociati.com/)

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PGIM Investments nomina l’ Head of International Distribution

Posted by fidest press agency su domenica, 11 dicembre 2022

LONDRA. PGIM Investments ha ulteriormente rafforzato la propria attività internazionale con la nomina di Matt Shafer come Head of International Distribution, a partire dal 1° dicembre 2022. Basato a Londra, Matt risponde a Stuart Parker, Presidente e CEO di PGIM Investments. Matt proviene da BNY Mellon Investment Management e, in precedenza, ha lavorato per Natixis Investment Managers.PGIM Investments è la divisione che si occupa della distribuzione dei fondi di PGIM, il business di gestione patrimoniale globale con 1.200 miliardi di dollari* in gestione di Prudential Financial, Inc. (NYSE: PRU), con sede negli Stati Uniti.In questo ruolo di nuova creazione, Matt guida gli ambiziosi piani di crescita di PGIM Investments nei mercati, wholesale e retail, esclusi gli Stati Uniti. La sua attenzione si concentra sull’ampliamento e l’approfondimento delle relazioni di PGIM Investments con banche private, gestori patrimoniali indipendenti, fondo di fondi, family office e altri distributori. Ha in capo la supervisione esecutiva della strategia di distribuzione internazionale, lavorando a stretto contatto con le altre affiliate di PGIM per identificare le opportunità volte a offrire soluzioni innovative e interessanti ai clienti internazionali. PGIM Investments ha ampliato in modo significativo la sua presenza in Europa e in Asia con otto uffici a Londra, Amsterdam, Dublino, Francoforte, Milano, Zurigo, Hong Kong e Singapore. Offre competenze d’investimento leader in tutte le principali asset class gestite dalle affiliate specializzate e indipendenti di PGIM, tra cui PGIM Fixed Income, PGIM Real Estate, PGIM Private Capital, Jennison Associates, PGIM Wadhwani e PGIM Quantitative Solutions. Attraverso veicoli di fondi registrati in 18 Paesi, gli investitori possono ottenere un’esposizione a strategie attive long-only a reddito fisso, azionarie fondamentali e quantitative. PGIM Investments ha anche un’offerta di investimenti alternativi di spicco nei settori immobiliare, del capitale privato e delle alternative liquide.

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PGIM Fixed Income: Il debito sovrano dei mercati emergenti è sotto pressione

Posted by fidest press agency su sabato, 3 dicembre 2022

A cura di Giancarlo Perasso, Lead Economist, CEEMEA, PGIM Fixed Income. Il Common Framework divide i creditori in due gruppi: i creditori ufficiali bilaterali e i creditori privati. I creditori multilaterali mantengono il proprio status di “super-seniority” e i loro prestiti non possono essere modificati. I creditori ufficiali comprendono i membri del Club di Parigi e i creditori non appartenenti al Club di Parigi e in particolare: Cina, India e Arabia Saudita. I Paesi eleggibili per l’Iniziativa di Sospensione del Servizio del Debito (DSSI) possono chiedere l’attuazione del Common Framework nell’ambito di un programma del Fondo Monetario Internazionale (FMI) nel caso in cui il loro debito estero sia ritenuto insostenibile da FMI e Banca Mondiale, che sono responsabili delle analisi tecniche. Quali sono i Paesi che più probabilmente chiederanno il ricorso al Common Framework? Nell’indice di riferimento del debito sovrano (l’EMBIGD di J.P. Morgan) ci sono 15 Paesi (più lo Zambia, che è già caduto in default e ha già avviato la procedura prevista dal Common Framework) che possono partecipare al Common Framework; la nostra attenzione è concentrata proprio su questi Paesi. Questi Paesi devono far fronte a riscatti complessivi di Eurobond per un valore di poco più di 14 miliardi di dollari da qui alla fine del 2025. Al momento, nessuno di loro può essere considerato come avente accesso al mercato.I riscatti di modesta entità non implicano però che il Paese non abbia bisogno di una ristrutturazione del debito. Per identificare i Paesi più a rischio, e quindi i più probabili candidati a richiedere l’applicazione del Common Framework, abbiamo costruito una semplice heatmap. Per semplicità di esposizione, abbiamo evidenziato solo i valori critici delle variabili con la consueta metodologia: più scura è la cella, peggiore è la situazione del Paese, mentre il verde rappresenta la rilevazione più positiva. Abbiamo inoltre utilizzato la mediana come perno per valutare la posizione relativa dei Paesi. Ghana, Kenya e Mongolia si distinguono come Paesi che necessitano di ulteriori analisi per valutare la sostenibilità del debito. La Nigeria presenta l’onere del debito più basso, ma è anche il peggior Paese in termini di crescita prevista: raccomandiamo cautela su questo punto poiché la crescita è una componente cruciale per raggiungere/mantenere la sostenibilità del debito. L’Etiopia emerge come il candidato meno probabile a chiedere l’inclusione nel Common Framework, ma ha già chiesto di farne parte, evidenziando i molti fattori che riguardano l’adozione del Framework (abbiamo escluso lo Zambia dall’analisi poiché ha già fatto default).Il Common Framework è ancora agli inizi e stanno emergendo “le difficoltà tipiche delle fasi iniziali”, come dimostra il prolungato negoziato nel caso del Ciad. Sono state suggerite e potrebbero essere adottate nei prossimi mesi altre misure più complete e inclusive per ridurre l’onere del debito dei mercati emergenti. Gli operatori di mercato e i Paesi debitori probabilmente sottoscriverebbero una soluzione in stile Piano Brady, ad esempio, anche se l’attuale mancanza di cooperazione internazionale non sembra favorire una soluzione di questo tipo nel breve periodo. Un’altra soluzione possibile potrebbe essere un Common Framework rafforzato in cui la valutazione della sostenibilità del debito (Debt Sustainability Assessment, DSA) sia effettuata congiuntamente da FMI e Banca Mondiale, creditori ufficiali e creditori privati. (abstract by http://www.verinieassociati.com/)

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