Fidest – Agenzia giornalistica/press agency

Quotidiano di informazione – Anno 35 n°185

Posts Tagged ‘politica estera’

Conferenza stampa: La politica estera del Presidente del Consiglio

Posted by fidest press agency su giovedì, 29 dicembre 2022

“Durante la consueta conferenza stampa di fine anno il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha dedicato ampio spazio alla politica estera e di questo dobbiamo esserne orgogliosi perché questo Governo sta riportando l’Italia ad avere un ruolo da protagonista nella geopolitica internazionale. Netto è stato il giudizio sulla questione russa poiché le scelte del governo di Mosca sono inequivocabili scelte che violano il diritto internazionale. Come ben detto da Giorgia Meloni, se fossero accettate dalla comunità internazionale, farebbero crollare l’intero castello della nostra costruzione giuridica internazionale”. Lo ha detto Giangiacomo Calovini, capogruppo di Fratelli d’Italia in commissione Affari Esteri.“Molto bene anche sul ruolo del nostro paese per il Mediterraneo poiché il tema migratorio, quello energetico così come la cooperazione con i paesi del nord Africa devono essere capitoli prioritari per il nostro esecutivo. Con piacere constatiamo che il prossimo consiglio europeo avrà al centro del proprio dibattito la difesa dei confini dell’Unione ed un approccio nuovo per il controllo della migrazione dal continente africano. Anche il passaggio sull’Iran sottolinea l’attenzione del Governo alla questione dei diritti umani che non può passare in secondo piano e due deve essere fortemente considerato dall’intera comunità internazionale. L’Italia – conclude Calovini – ha una posizione chiara in merito ed è chiaro che non possono essere più tollerate le atrocità che stanno avvenendo in quel paese”.

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Stato dell’UE: lotta a COVID-19, ripresa, clima e politica estera

Posted by fidest press agency su mercoledì, 15 settembre 2021

La Presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha iniziato il suo secondo discorso sullo Stato dell’Unione europea sottolineando che, durante più grande crisi sanitaria globale da un secolo, la più profonda crisi economica globale da decenni e la più grave crisi planetaria di tutti i tempi, “abbiamo scelto di andare avanti insieme. Come una sola Europa. E possiamo esserne fieri”. Ha sottolineato poi che l’Europa è tra i leader mondiali per tasso di vaccinazione, pur avendo condiviso la metà della sua produzione di vaccini col resto del mondo. Ora la priorità è quella di accelerare la vaccinazione globale, continuare gli sforzi in Europa e prepararsi bene per le future pandemie.Guardando al futuro, ha notato che “il digitale è la questione che fa la differenza” e ha annunciato una nuova legge europea sui microchip per mettere insieme le capacità di ricerca, progettazione e di test dell’Europa e coordinare gli investimenti europei e nazionali. Per quanto riguarda il cambiamento climatico, von der Leyen ha chiarito che “poiché è causato dall’uomo, noi possiamo fare qualcosa”. Ha poi sottolineato che, con il Green Deal, l’UE è stata la prima grande economia mondiale a presentare una legislazione completa in questo settore e ha promesso di raddoppiare i finanziamenti esterni per la biodiversità ai paesi in via di sviluppo, impegnandosi a stanziare altri 4 miliardi di euro per la finanza sostenibile fino al 2027. Parlando di politica estera e di sicurezza, la Presidente ha chiesto una politica europea di difesa informatica e un nuovo atto europeo di resilienza informatica, e ha infine annunciato un Vertice sulla difesa europea da tenersi sotto la Presidenza francese del Consiglio UE.

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I deputati europei criticano la visita del capo della politica estera dell’UE a Mosca

Posted by fidest press agency su giovedì, 11 febbraio 2021

Bruxelles. In un dibattito martedì pomeriggio con il capo della politica estera dell’UE Josep Borrell sulla situazione in Russia, alcuni deputati hanno difeso lo scopo della sua visita, mentre molti altri hanno condannato il suo viaggio a Mosca. Questi hanno sottolineato che non è arrivato in un buon momento, a causa del prolungato deterioramento delle relazioni UE-Russia, della continuata aggressione russa in Ucraina, della repressione dei manifestanti, oltre che per l’espulsione dei diplomatici UE dal paese e i tentativi di omicidio, da parte dei servizi segreti, e l’imprigionamento del leader dell’opposizione Alexei Navalny.Borrell ha detto, nella sua dichiarazione di apertura, che è andato a Mosca per capire, con la diplomazia di principio, se il governo russo fosse interessato ad affrontare le differenze e invertire gli sviluppi negativi nelle relazioni UE-Russia. La reazione che ha ricevuto indica una direzione diversa, ha aggiunto. Molti deputati hanno sottolineato che il governo russo non è interessato a invertire la tendenza negativa nelle relazioni con l’UE, finché l’Unione europea continua a sollevare questioni relative ai diritti umani e allo Stato di diritto. Hanno anche fortemente criticato il comportamento e l’atteggiamento del ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov verso l’UE e Josep Borrell, durante i loro incontri e la conferenza stampa, che avevano l’obiettivo di minare l’immagine dell’UE. I deputati hanno anche stigmatizzato l’incapacità dei governi nazionali dell’UE, in seno al Consiglio, di mettere in atto una reazione più decisa contro la Russia, comprese ulteriori sanzioni. Alcuni, infine, hanno criticato alcune capitali dell’UE per non aver risposto in modo appropriato al deterioramento delle relazioni UE-Russia, ad esempio fermando il gasdotto Nord Stream II.

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L’Europa che vorremmo e che non c’è e probabilmente non ci sarà

Posted by fidest press agency su giovedì, 23 luglio 2020

Se tralasciamo il discorso su ciò che i nostri padri pensavano sull’Europa da europei e ci limitiamo a considerare i fatti odierni dobbiamo renderci conto che dopo tanti sforzi unitari e le relative accelerazioni annettendo, senza farci molti scrupoli, paesi che non avevano ancora maturato l’idea dello stare insieme e le regole che avrebbero dovuto condividere e alla possibile perdita di parte della loro sovranità in tema di politica estera, di economia, di finanza, di giustizia, di certo la loro vocazione unitaria avrebbe mostrato non poche crepe. E il caso di questi giorni dell’Olanda e dei cosiddetti paesi “frugali”. E non solo.
E’ questo, a mio avviso, il tallone di Achille di una comunità che pensa ai propri confini, ai propri interessi in termini nazionali e non di certo sovranazionali. L’Europa sembra oggi insofferente al conto che la storia le presenta dopo decenni di colonialismo, post colonialismo e di governi fantoccio in paesi dove l’ordine di scuderia era quello di sfruttare, impoverire, immiserire in nome del profitto fine a se stesso. Eravamo tanto invasati alla ricerca diplomatica di un primato fra gli Imperi Europei che abbiamo saputo solo dar seguito naturale alle feluche dei propri ministri, diplomatici, accademici sostituendole con gli elmi del guerriero e scatenare guerre sanguinose e immani distruzioni. Ora che i tempi del guerreggiare in armi sono passati di moda un’altra cultura si è affermata affinando l’ingegno di taluni paesi europei verso un modo di pensare più ricercato per ottenere sempre e comunque lauti profitti a scapito degli altri partner. Il caso dell’Olanda insegna.
Questo doppio binario di politica interna ed internazionale messo in piedi da chi continua a sentirsi storicamente erede di un passato imperiale è destinato a far pagare un prezzo molto elevato a quelle nazioni in Europa e altrove che hanno subito il fascino del più forte e dei più egoisti e fanatici e non compreso l’insidia che nascondeva. Se questa è l’Europa che vogliamo abbiamo sbagliato alla grande perché non vi è dignità per i sudditi. E qui mi fermo.(Riccardo Alfonso direttore centri studi sociali e politici della Fidest)

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Governo. La politica estera italiana

Posted by fidest press agency su mercoledì, 18 settembre 2019

Nei prossimi giorni si svolgerà l’assemblea delle Nazioni Unite (ONU) e i dossier da affrontare riguardano la nostra posizione in Africa (Libia in particolare), America del Sud (Venezuela in particolare) e Asia (Iran in particolare).La politica europea è ormai appannaggio del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, del ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri e di quello agli Affari Europei, Enzo Amendola. Dunque, rimangono i dossier internazionali, dei quali, quello relativo alla Libia ci riguarda particolarmente, sia per i problemi energetici sia per quelli dell’immigrazione, seppur fortemente limitata a qualche migliaio di migranti, nonostante la forte esposizione mediatica, e per la situazione politica libica piuttosto complessa.Infatti, mentre il governo di unità nazionale libico, che ha sede a Tripoli, è riconosciuto dall’Onu, quindi anche dall’Italia, parte rilevante della Libia è in mano al generale Khalifa Haftar che intende inglobare il restante territorio libico.Ai contendenti libici si aggiunge l’interferenza di altri Paesi (Usa, Russia, Cina, Francia e vari Stati arabi). Ricordiamo che il nostro Paese gestisce un ospedale a Misurata, protetto da nostre forze armate.E l’Italia che fa? Quali proposte da sottoporre alla assemblea dell’Onu?
Domanda interessante, da rivolgere al Governo e, soprattutto, al ministro degli Esteri, Luigi Di Maio.Occorre, in via preliminare, spiegare al ministro Di Maio che il ministero degli Esteri non è la sede del M5S, dove riunire i ministri del proprio partito, ma è luogo dove si fa politica estera, in accordo con le altre istituzioni repubblicane.(Primo Mastrantoni, segretario Aduc)

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“In politica estera questo è un governo con troppi padroni e nessuna linea”

Posted by fidest press agency su sabato, 15 giugno 2019

“Sul Venezuela abbiamo fatto una figuraccia mondiale, stando a favore del dittatore comunista Maduro e negando solidarietà a decine di migliaia di venezuelani di origine italiana perseguitati dal regime. In Libia abbiamo sbagliato interlocutore consegnando alla Francia un ruolo decisivo nella gestione della crisi e mettendo a repentaglio i pozzi gestiti da Eni. In Medio Oriente confusione totale. D’altra parte se, come i 5 Stelle, non si ha un’identità ben definita non si possono che fare danni”.Lo dice in una intervista ad Affari Italiani il presidente di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni.
“Più vicina a Putin o Trump? Non faccio la tifosa di altri leader stranieri – spiega il presidente di FdI – Ho sostenuto Putin nella sua azione militare in Siria che è stata decisiva per distruggere l’Isis ma non ho esitato a schierarmi dalla parte del popolo venezuelano mentre i russi sostengono Maduro. Allo stesso modo mi piace Trump con la sua idea di patriottismo anche economico e per la sua politica di shock fiscale che vorremmo importare anche da noi ma abbiamo dubbi sulle sanzioni all’Iran e alla Russia, che danneggiano le nostre imprese. Entrambi mettono al centro delle loro politiche l’identità e l’orgoglio nazionale e per questo sono odiati dai sacerdoti del politicamente corretto. Via della Seta? Il governo italiano è stato troppo ingenuo e subalterno ai cinesi: chi controlla le reti oggi controlla tutto e non possiamo correre il rischio di lasciarle in mano a uno Stato in cui capitalismo aggressivo e comunismo si sono fusi in un mix micidiale. Siamo l’Italia, dobbiamo ambire ad essere rispettati da tutti e sudditi di nessuno”, continua Meloni.

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Trump e la politica estera statunitense

Posted by fidest press agency su mercoledì, 30 novembre 2016

Putin Views Russian Arms On Display At ExpoLa presidenza Trump dovrebbe migliorare le relazioni tra USA e Russia nell’arco di 1-2 anni. Che cosa significherà all’atto pratico è tutto da vedere. Anche se i toni tra i due Paesi si faranno presumibilmente più concilianti, è difficile che un Senato in mano ai falchi Repubblicani decida di abolire completamente le sanzioni. Nel 2017 è invece più probabile la parziale revoca delle sanzioni europee, la cui approvazione unanime deve essere confermata ogni 6 mesi. Alcuni Stati vogliono già cancellarle e se diminuissero le pressioni dall’oltre Atlantico, l’Europa potrebbe effettivamente imboccare questa direzione.
Le due aree calde della mappa geopolitica, Siria e Ucraina, saranno ancora oggetto di contesa. Tuttavia, se Trump ritirasse il sostegno ai ribelli siriani, concentrandosi sulla lotta contro l’ISIS e accettando la permanenza al potere di Assad, sarebbe un gran voltafaccia. Si ridimensionerebbe così anche il rischio di ulteriori sanzioni alla Russia. Quanto all’Ucraina, qualunque cosa accada, l’inattuabilità degli accordi di Minsk dovrebbe perpetuare lo status quo: un conflitto congelato.
Dal punto di vista economico, l’impatto è minimo. Alcune aree dell’economia russa risentirebbero della revoca delle sanzioni. Da tempo sosteniamo l’irrilevanza delle sanzioni. Ma il mercato russo soffre di uno dei premi di rischio più alti al mondo. I titoli con un P/E pari a 3x possono scambiare a 5 volte gli utili senza grandi variazioni dei fondamentali; basta che muti la percezione generale, soprattutto se il mercato è sottopesato.
Se la situazione cambierà, siamo convinti che il premio di rischio si ridurrà sensibilmente. Data l’esposizione attualmente molto limitata degli investitori internazionali, ciò potrebbe accadere anche se alcune sanzioni restassero in vigore.
Nel nostro scenario di base il petrolio oscilla fra $40 e $50/bbl. Un fattore di rischio molto importante per il mercato russo sarebbe un calo del greggio a livelli decisamente inferiori, diciamo al di sotto di $30/bbl. Nonostante le pressioni sul bilancio derivanti da un intervallo di prezzo di $30-$40/bbl, a nostro parere la copertura del budget sarebbe garantita dalla svalutazione del rublo e la tesi di investimento subirebbe un ritardo di 12 mesi. Tuttavia, se l’oro nero scendesse addirittura a $20/bbl, il trumpPaese correrebbe un rischio sistemico. A tali livelli le compagnie petrolifere avrebbero un free cash flow negativo e la sostenibilità della produzione a lungo termine verrebbe messa in discussione.
Ecco la situazione in cui ci troviamo oggi. Il mercato presenta un eccesso di offerta analogo a quello del 2014, ma con delle differenze importanti. Dal 2014 l’offerta non OPEC ha reagito al calo dei prezzi con un taglio alla produzione del 3-4%. I produttori USA, che operano nella parte più alta della curva dei costi, hanno ridotto l’output dell’8% dal picco di inizio 2015. L’offerta OPEC, che si colloca sulla parte inferiore della curva, è andata nella direzione opposta. Dall’estate 2014, l’OPEC ha aggiunto 2,35Mbbl al giorno, che equivalgono a una crescita dell’offerta del 6%, ovvero del 2% su scala globale. L’attuale contesto di prezzi bassi sarà stato forse creato dagli USA con lo scisto, ma è stato sostenuto dall’OPEC. In un mercato più bilanciato dovremmo assistere alla fine dell’accumulo di scorte a livello globale, mentre il petrolio scambierebbe al costo marginale dell’offerta non OPEC. Secondo le stime più recenti, il costo marginale dell’offerta non OPEC a livello globale ricade in un intervallo di $65-$75. È a questo prezzo che la filiera mondiale è incentivata ad aumentare l’offerta allo stesso ritmo della domanda, tenendo in equilibrio il mercato. Prezzi artificialmente elevati, come nel periodo 2011-2014, finirebbero per danneggiare l’OPEC in quanto favorirebbero un nuovo eccesso di offerta di shale oil americano, e potrebbero anche distruggere la domanda incentivando la ricerca di fonti alternative più competitive, come le energie rinnovabili. (da uno stralcio degli approfondimenti a cura di Pictet Asset Management)

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Riformisti, progressisti e moderati

Posted by fidest press agency su domenica, 6 novembre 2011

Entrega de viveres en Puerto San Jose

Image by Ministerios Cash Luna via Flickr

Editoriale Fidest. In questi giorni si infittisce il dibattito sull’alternativa possibile all’attuale governo. Un tema che si vuol far passare ad attuale ed invece è vecchio per lo meno di 20 anni per non parlare degli anni quaranta allorché la vittoria della Democrazia Cristiana pose il problema di un ricambio per quanto vi fosse una opposizione, pur forte e capace di affrontare l’alternanza, congelata per motivi di politica estera. Era, infatti, impensabile che i comunisti andassero al potere in un’Italia impegnata sul fronte occidentale da alleanze di segno opposto. Ora siamo davanti ad una visione Kafkiana della vita politica dove il reale si confonde con l’irreale. Cerchiamo, in altre parole, di sfuggire ai segni che provengono dalla nostra quotidianità per fare dissertazioni dal vago sapore accademico simulando scenari suggestivi ma privi di un logico supporto pragmatico. E’ quanto ci è dato d’osservare in queste ore. A mio avviso non si tratta di ripetere pedissequamente, un rituale nel quale si profilano schieramenti che nulla hanno a vedere con la nostra quotidianità: ha forse un senso dire sono di destra, di centro o di sinistra? Ha forse un senso affermare d’essere riformisti o progressisti o moderati? La nostra società si divide, invece, tragicamente tra l’essere e l’avere, tra il benessere e la povertà e i partiti sono solo due come ai tempi della Roma antica tra plebei e patrizi. Tutta la storia politica, sociale, economica e religiosa, che ci ha attraversato da millenni e ci separa dal cavernicolo, ha accentuato questo distinguo e forse solo stemperato da situazioni mediane: una povertà meno povera, una ricchezza meno ricca. Ma il divario resta e può ridursi solo alla cortigianeria, perché i ricchi abbiano dei servitori acquiescenti e i poveri si sentano più vicini alla casa del padrone. Ma se ci caliamo ai fatti di oggi e agli accadimenti italiani ragione vorrebbe che i programmi elettorali indicassero solo due posizioni: quella di chi al diritto alla vita e vi aggiunga l’irrinunciabilità del diritto a vivere dignitosamente per tutti e chi vi si oppone palesemente o lo ammanta con molteplici ambiguità. Il resto sono solo chiacchiere da comari. (Riccardo Alfonso http://www.fidest.it)

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Politica estera: avere i piedi in due staffe

Posted by fidest press agency su mercoledì, 23 febbraio 2011

Apparentemente si tratta di una contraddizione, ma in concreto si tratta di una divisione dei poteri (argomento caro al cavaliere) che permettono al cavaliere di lucrare consensi contraddittori, come sta avvenendo Tra Italia e Israele, da una parte, e Italia-Libia dall’altra. Con Israele ci sono i potentati economici americani, le lobby delle armi, che hanno consentito che l’Italia diventasse la seconda nazione al mondo produttrice ed esportatrice di armi; potentati che giudicano il cavaliere poco più di un buffone, del quale, però potersi servire a piacimento. Con la Libia ci sono interessi personali in molti campi, tra cui le TV, con il coinvolgimento dell’Egitto di Mubarak e la Tunisia di Ben Alì; ma l’affare più consistente è rappresentato dalle triangolazioni nella fornitura di armi a paesi sottomessi all’embargo (qui la fa da padrone finmeccanica) Si avanza l’ipotesi di una partecipazione attiva di mezzi italiani per sostenere la repressione contro Gheddafi; ma nello stesso tempo ci ritroviamo vincolati militarmente  con un altro trattato con Israele.Il Senato italiano  ha  ratificato  il 2 febbraio 2004, l’accordo Italia-Israele sulla cooperazione nei settori militare e della difesa è arrivato alla Camera. Qui, il 16 marzo, ha ricevuto luce verde dalla commissione esteri. Le implicazioni in realtà sono ancora più gravi. E’ «un accordo generale quadro» comprendente interscambio di materiale di armamento, organizzazione delle forze armate, formazione e addestramento del personale militare, ricerca e sviluppo militare. Secondo fonti militari israeliane citate da Voice of America (22 novembre 2004), Italia e Israele hanno già concordato e finanziato «lo sviluppo congiunto di un nuovo sistema di guerra elettronica altamente segreto». Poiché questo è un campo in cui Israele ha finora cooperato solo con gli Stati uniti, significa che l’accordo italo-israeliano è stato preventivamente approvato o preteso dalla Casa bianca (quella di Bush). Non è quindi solo un accordo tecnico: i ministri degli esteri e della difesa lo hanno definito «un preciso impegno politico assunto dal governo italiano in materia di cooperazione con lo stato d’Israele nel campo della difesa». Un accordo quinquennale, stipulato dal precedente governo Berlusconi, prorogabile automaticamente, ha impegnato anche i futuri governi a una precisa scelta di politica estera: quella di essere a fianco del governo israeliano qualunque cosa faccia. (Rosario Amico Roxas)

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La politica estera comunitaria

Posted by fidest press agency su martedì, 8 febbraio 2011

Roma 23.02.2010 dalle ore 16.30 alle ore 18.30 Sala Starlin Arush – Via Aniene 26/a Verso una reale diplomazia europea o verso 27 diplomazie nazionali + una? Il ruolo del nuovo Servizio Europeo di Azione Esterna (SEAE) Una delle novita’ piu’ rilevanti del Trattato di Lisbona e’ certamente rappresentata dal nuovo Servizio Europeo di Azione Esterna (SEAE). Un organismo di supporto al lavoro dell’Alto Rappresentante per la Politica Estera dell’Unione Europea che dovrebbe configura il primo tentativo strutturato di diplomazia di livello continentale. Si tratta dell’avvio di reale diplomazia comune europea e sarà la ventottesima, a fianco delle 27 diplomazie nazionali? Per discutere dell’impatto di questo nuovo organismo sulle diplomazie nazionali e sulle politiche europee, con un focus particolare su quelle relative al rapporto con i paesi Terzi e alla cooperazione allo sviluppo, LINK2007 invita ad un incontro con:
Roberto Gualtieri e’ stato uno dei tre membri del Parlamento Europeo delegati alle negoziazioni per l’istituzione del nuovo Servizio di Azione Esterna. Con lui, che ha seguito tutto l’iter che ha portato alla nascita del SEAE, cercheremo di capire quali sono le novita’, le opportunita’ ma anche i limiti di questo strumento e le possibili sovrapposizioni con le scelte politiche nazionali.
LINK2007 è la rete di ONG di cooperazione allo sviluppo e aiuto umanitario composta da: Avsi, Cesvi, Cisp, Coopi, Cosv, Gvc, Icu, Intersos, Lvia, Medici con l’Africa-Cuamm.

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Tunisia: una lezione di politica estera all’UE

Posted by fidest press agency su sabato, 5 febbraio 2011

Parlamento europeo. I deputati affermano che il caso Tunisia è un chiaro esempio dei difetti della politica estera comunitaria. Pertanto, il Parlamento chiede di rivedere la politica europea di vicinato, anche garantendo l’inserimento e l’attuazione di una “clausola sui diritti umani” in tutti gli accordi con i paesi terzi. In termini concreti, i deputati chiedono che l’UE metta in atto la decisione di congelare i beni all’ex Presidente e alla sua famiglia, che l’Alto rappresentante coinvolga il Parlamento nella preparazione di piani concreti per sostenere il processo democratico in Tunisia e che l’Unione invii una missione di osservazione elettorale nel paese, quando necessario. I deputati propongono inoltre un uso più flessibile dei vari strumenti di finanziamento per garantire assistenza alla Tunisia.

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Servizio diplomatico dell’UE

Posted by fidest press agency su sabato, 10 luglio 2010

Due settimane dopo l’accordo raggiunto a Madrid sul Servizio europeo di azione esterna (SEAE), il Parlamento ha approvato una serie di raccomandazioni sulla sua organizzazione e metodo di lavoro. Il nuovo servizio diplomatico é una delle novità principali nell’architettura dell’Unione seguite all’entrata in vigore del Trattato di Lisbona.   Anche se il Parlamento é stato formalmente solo consultato sull’organizzazione e il funzionamento del SEAE, i deputati hanno negoziato e ottenuto cambiamenti importanti rispetto alla proposta originaria fatta dall’Alto rappresentante per la politica estera dell’UE Catherine Ashton. L’identità comunitaria del nuovo servizio sarà rafforzata, cosi come la responsabilità democratica sia politica che di bilancio nei confronti del Parlamento, secondo quanto hanno affermato i negoziatori del PE Elmar Brok (PPE, DE), Guy Verhofstadt (ALDE, BE) e l’italiano Roberto Gualtieri (S&D).  La risoluzione é  stata approvata con 549 voti a favore, 78 contrari e 17 astensioni.  Il SEAE assisterà  l’Alto rappresentante (AR) nella sua funzione di condurre la politica estera dell’Unione e assicurarne la coerenza dell’azione esterna. Il controllo sulla politica di sviluppo e di vicinato rimarrà di responsabilità della Commissione europea, al contrario di quanto richiesto nella proposta originaria di Ashton, che dava maggiori poteri al Sevizio diplomatico.  Prima di assumere l’incarico, i Rappresentanti speciali dell’UE e I capi delegazione nei paesi considerati dal Parlamento di’importanza strategica dovranno comparire davanti alla commissione affari esteri del PE. l’Alto rappresentante dovrà anche chiedere il parare del Parlamento sulle questioni principali di politica estera comune e i deputati che avranno incarichi istituzionali potranno avere accesso a documenti riservati. I deputati hanno anche sottolineato l’importanza di rafforzare le relazioni coi parlamenti nazionali.  Le modifiche necessarie al Regolamento finanziario, allo Statuto dei funzionari e al bilancio 2012, sulle quali il PE ha pieni poteri di codecisione col Consiglio, saranno votate dopo la pausa estiva e dopo che il Consiglio avrà formalmente approvato la posizione del PE sull’organizzazione del Servizio diplomatico. Un anno dopo l’entrata in vigore della decisione sul SEAE, l’AR Ashton presenterà alla Commissione una stima di bilancio.

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Gaza: i deputati dibattono attacco con Ashton

Posted by fidest press agency su lunedì, 14 giugno 2010

Strasburgo Parlamento europeo 14/6/2010 (attività legislativa dal 14/6 al 18/6) I deputati europei discuteranno l’operazione militare d’Israele contro il convoglio umanitario, effettuata in acque internazionali, e la situazione umanitaria nella Striscia di Gaza con l’Alto rappresentante per la politica estera dell’UE Catherine Ashton. Il dibattito sarà concluso con una risoluzione in votazione giovedì.

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Parlamento europeo: La politica estera dell’UE

Posted by fidest press agency su domenica, 7 marzo 2010

I deputati europei ritengono che l’Unione debba potenziare la sua autonomia strategica e portare avanti una politica estera e di sicurezza più decisa e efficace. Sono pronti a usare i propri poteri di bilancio e di scrutinio democratico a tal fine, inclusa la questione del finanziamento del nuovo servizio diplomatico, come spiegano due relazioni che saranno dibattute e votate a Strasburgo. Conflitto a Gaza: dare un seguito alle raccomandazioni della relazione Goldstone – Dopo aver tenuto un dibattito, lo scorso 24 febbraio, sulla relazione della missione esplorativa dell’ONU sul conflitto di Gaza, guidata dall’ex giudice sudafricano Richard Goldstone i deputati voteranno una risoluzione su tale questione.

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Partenariato euro-atlantico

Posted by fidest press agency su giovedì, 26 marzo 2009

L’elezione di Obama è l’occasione per rinnovare le relazioni UE-USA. E’ quanto sostiene il Parlamento auspicando il coordinamento sistematico in tema di politica estera e sicurezza, il rafforzamento della cooperazione su diritti umani, lotta al terrorismo, disarmo nucleare e crisi regionali. Chiede poi di unificare il mercato e integrare quello finanziario. Invita però gli USA a cessare le consegne straordinarie, ratificare lo statuto della Corte penale internazionale e abolire la pena di morte.

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