A cura di Jens Søndergaard, Analista valutario di Capital Group. Quando l’inflazione è aumentata nel 2021, le banche centrali dei ME hanno reagito in modo rapido e aggressivo, trainate da quelle latino-americane. La banca centrale brasiliana ha iniziato ad alzare i tassi a marzo 2021 e ha portato il tasso di riferimento dal 2,00% all’attuale 13,75%. Le banche centrali dei paesi dell’Europa orientale hanno accelerato la stretta dopo l’invasione russa dell’Ucraina. Infine, l’aumento dei prezzi dell’energia dello scorso anno ha indotto alcune banche centrali asiatiche ad aumentare i tassi.Tassi di interesse elevati in termini sia nominali che reali hanno sostenuto le valute dei ME, attirando gli investitori in cerca di reddito. Real brasiliano e peso messicano sono stati tra le poche valute ad apprezzarsi nei confronti del dollaro americano nel 2022. Oltre ai rendimenti nominali e reali allettanti, anche le condizioni macroeconomiche sono migliorate. L’orientamento verso fondamentali più positivi dovrebbe continuare a prevalere sui timori di rischi politici in tali paesi, per il momento. In molte economie asiatiche, la combinazione tra tassi di interesse allettanti, miglioramento delle previsioni di crescita e fondamentali macroeconomici solidi sostiene le valute.La riapertura dell’economia cinese dovrebbe ampiamente favorire la crescita in Asia. A nostro avviso, nel Sud-Est asiatico il baht thailandese diventa sempre più interessante, poiché l’aumento del turismo sostiene i tassi di crescita economica e i flussi stranieri. La ripresa delle esportazioni di materie prime dall’Indonesia in Cina potrebbe favorire la rupia indonesiana. Anche il won coreano appare sottovalutato. Le esportazioni verso la Cina probabilmente aumenteranno e la situazione finanziaria del paese potrebbe migliorare. La Corea, grande importatrice di energia, è stata pesantemente penalizzata dal forte rialzo dei prezzi dello scorso anno – che ha colpito imprese e consumatori – ma le difficoltà dovrebbero attenuarsi sensibilmente quest’anno. L’interruzione dei rialzi dei tassi da parte della Fed potrebbe fornire ulteriore sostegno alle valute dei ME, poiché faciliterebbe il taglio dei tassi di riferimento da parte delle banche centrali dei ME, soprattutto in caso di ulteriore calo dell’inflazione o rallentamento della crescita. Detto questo, il differenziale dei tassi tra molti mercati emergenti e Stati Uniti rimarrà probabilmente interessante, favorendo potenzialmente le valute dei ME.
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I mercati emergenti sono più avanti sulla curva in termini di politica monetaria
Posted by fidest press agency su domenica, 21 Maggio 2023
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Pari Opportunità, Cicculli: in Campidoglio nuove idee per la politica a Roma
Posted by fidest press agency su domenica, 21 Maggio 2023
Roma. lunedì 22 maggio ore 10, Campidoglio, Aula Giulio Cesare. “Nuove proposte per Roma, elaborate da ragazze e ragazzi, saranno presentate lunedì in Campidoglio nell’evento Road to election, la politica è un gioco da ragazze. Momento conclusivo di un percorso di formazione politica, promosso dall’associazione Road to 50%, ha coinvolto l’istituto Superiore Leonardo da Vinci sui temi della comunicazione politica, leadership inclusiva e costruzione di una campagna elettorale in ottica di genere.Le ragazze e i ragazzi presenteranno le loro proposte pratiche sui temi della Mobilità e delle Carceri, che saranno discusse in una seduta simulata di consiglio comunale con le consigliere Pappatà e Converti e i consiglieri Corbucci, Zannola e Marinone e con l’assessora Lucarelli.Ascoltiamo le voci di chi vede Roma con occhi diversi, puntati sul futuro e decisi a cambiare il mondo. Mettiamo al centro la componente femminile delle nostre scuole che, senza escludere nessun opinione, ci guideranno in un’innovativa seduta in aula Giulio Cesare”.Lo dichiara la presidente della Commissione capitolina Pari Opportunità Michela Cicculli.L’evento fa parte del progetto di “Road to 50%”, associazione paneuropea che si occupa di parità di genere, che ha accompagnato i 50 ragazzi e ragazze che hanno partecipato al percorso di formazione.
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La storia politica italiana di questi giorni vista da Enrico Cisnetto
Posted by fidest press agency su domenica, 21 Maggio 2023
By Enrico Cisnetto. Lasciamo a chi si ciba di ridicolo il puerile tentativo di trarre un vincitore nazionale e un’indicazione politica generale dalle parzialissime elezioni amministrative (10% dei Comuni italiani) che si sono appena tenute e che peraltro devono ancora registrare l’esito dei ballottaggi. L’Italia non è tutta in mano a Giorgia Meloni e non guarda più di tanto a Elly Schlein, e chi si vuole sottrarre a questa alternativa non ha (ancora) un’offerta politica che lo possa soddisfare. Ecco cosa ha detto il nulla di fatto di domenica scorsa. E poi lo sanno tutti che la vera misurazione del consenso avverrà con le europee del prossimo anno, non solo perché riguarderanno l’intero corpo elettorale, ma soprattutto per via del metodo proporzionale con cui si svolgono, che spingerà a un “tutti contro tutti” che finirà per far esplodere le malcelate tensioni che fin dall’inizio della legislatura attraversano sia le forze di maggioranza sia quelle di opposizione. Tuttavia, da queste comunali qualche spunto si può ugualmente ricavare. In particolare, si conferma bassa l’affluenza alle urne – che non ha raggiunto il 60% nonostante si trattasse di consultazioni di massima prossimità, che di solito creano maggiore coinvolgimento – e si aggrava il fenomeno, ormai diventato patologico, della proliferazione delle liste civiche, segnale inequivocabile della crisi della politica realizzata attraverso i partiti. Ma soprattutto si consolida la fine del ciclo politico iniziato con il primo successo grillino del 2013, che Giovanni Orsina ha definito “della protesta”, nel quale veniva premiato dagli italiani più chi usava il tasto del biasimo che quello della rassicurazione. Infatti, la paura generata dal Covid prima, e poi dalla guerra e dal ritorno dell’inflazione, ha indotto e induce a preferire la stabilità di governo, e questo più che giocare a favore del centro-destra o del centro-sinistra, orienta il consenso verso figure che usano un linguaggio misurato e si atteggiano con fare moderato. Mi rendo conto che si tratta di categorie della psicologia e dell’immagine, ma oggi la politica più di questo non offre.In questo scenario, è evidente che a trarre maggior vantaggio non può che essere chi sta al governo – e tra questi chi ci sta in modo credibilmente composto – e viceversa ne ha danno chi sta all’opposizione, che può convincere gli elettori a produrre un ribaltone solo se offre maggiori garanzie in termini di capacità di governo, non sbraitando più e peggio di prima. Ora, se c’era (e non uso a caso il verbo al passato) un partito che incarnava i tratti della forza di governo, questo era il Pd. Tanto che in molti – a mio giudizio, sbagliando – hanno attribuito il suo declino elettorale all’essere troppo “governista”. In realtà è per aver deluso chi si aspettava che governasse bene che tanti elettori l’hanno abbandonato, essendosi mostrato indeciso a tutto nel cercare strenuamente di piacere a chiunque. In tutti i casi, la risposta che il Pd ha dato alla sua crisi è stata l’esatto opposto di quello che la fine del “ciclo della protesta” avrebbe richiesto. Tralascio qui il giudizio sulla consistenza politica e le qualità personali di Elly Schlein così come sulle assurde modalità con cui è stata nominata alla segreteria del partito – ne ho già scritto qui e parlato in varie War Room, ora da aggiungere ci sarebbero solo le braccia cascate di fronte alla copertina di Vogue e alle rivelazioni sull’abbigliamento consigliatole dalla sua “armocromista” – e mi concentro su posizionamento politico e contenuti. Non saprei dire se per scelta consapevole o per semplice conseguenza del suo modo di essere, Schlein sembra perseguire un unico obiettivo: erodere spazi e voti ai 5stelle. Per chi, come me, pensa che l’avvento del grillismo sia la più grande disgrazia capitata alla nostra politica negli ultimi tempi, lì per lì la cosa potrebbe apparire buona e giusta. Peccato che per farlo il Pd di Schlein debba necessariamente assumere la postura pentastellata, con ciò nascondendo i suoi tratti riformisti. Il risultato di questa trasformazione politica potrà anche far travasare un po’ di voti dai 5stelle al Pd – specie in elezioni amministrative – ma produce due effetti nefasti. Il primo è che il perimetro del centro-sinistra – ammesso e non concesso che sia corretto definirlo tale – rimane immutato, il secondo è che con il Pd spostato su posizioni massimaliste la (ri)conquista del centro, che è uno spazio molto più vasto di quanto dicano i numeri di chi maldestramente lo presidia, diventa mission impossible. Basta leggere il documento firmato da tre riformisti piddini doc come Stefano Ceccanti, Enrico Morando e Giorgio Tonini – che trovo del tutto condivisibile ad eccezione della conclusione a cui giunge, e cioè l’indicazione ai riformisti di continuare a rimanere nel Pd anziché costruire un partito finalmente tutto loro – per capire come Schlein e la sinistra riformista siano incompatibili. Ma c’è di più. Se il Pd non riesce a far altro che evocare il fascismo per definire l’opposizione a Giorgia Meloni – rinunciando così a prendere atto che pur con tutti i suoi limiti e difetti, la presidente del Consiglio è molto meglio dei suoi alleati, con tutto quello che ciò potrà politicamente significare una volta che gli scontri dentro la maggioranza dovessero superare la soglia della tollerabilità e diventassero rottura – o a farsi cassa di risonanza delle posizioni della Cgil di Landini (i vecchi leader comunisti, abituati al contrario, si gireranno nella tomba) sui temi economici e sociali, se svicola sulle questioni ritenute spinose, come il termovalorizzatore che il sindaco Gualtieri vuole realizzare a Roma, allora sarà ben difficile che il Pd, anche se forte di qualche punto percentuale in più rubato a Conte, possa rappresentare un’alternativa credibile e vincente nei confronti dell’attuale maggioranza e soprattutto della leadership che la guida. Potrà non piacere il presidenzialismo evocato da Meloni e l’autonomia regionale che vuole Salvini – e a me non piacciano entrambe le proposte – ma sulle riforme istituzionali non serve ritirarsi sull’Aventino né basta disprezzare le idee altrui, quando per esempio lanciare l’idea di una nuova Assemblea Costituente come luogo deputato a mettere mano alla Costituzione senza forzature e scevri da interessi di bottega, potrebbe consentire al Pd di aprire una stagione politica davvero nuova, per sé e per il Paese. Anche perché occuparsi della crisi del sistema politico e istituzionale costringerebbe il Pd a fare finalmente i conti con una delle grandi incognite da sempre lasciate irrisolte: intende riesumare la vecchia vocazione maggioritaria che Veltroni gli ha iniettato nelle vene fin dalla sua nascita o vuole senza infingimenti e rossori in volto proporre lo schema proporzionale? Fin qui ha usato l’ambivalenza del “ma anche” (anche questo di veltroniana memoria), perdendo così il vantaggio sia della chiarezza che della leadership su una delle due opzioni. Ma affrontare il busillis significa anche scegliere tra l’idea del “campo largo”, inevitabile nel caso del maggioritario, e del “giocare a tutto campo” che il proporzionale consente. Nel primo caso si passa inderogabilmente da un’alleanza organica, magari anche spinta fino all’integrazione, con i 5stelle di Conte, la Sinistra italiana degli ex D’Alema, Bersani e Speranza e la nebulosa Verdi-Più Europa con aggiunta di frattaglie varie. A Schlein sta bene – anche se dubito che le verrebbe lasciato lo scettro a lungo – ma davvero le diverse componenti del Pd più moderato, laiche e cattoliche, possono considerare questo il loro orizzonte? A parte l’inaffidabilità di Conte, che ora scavalca a sinistra il Pd e subito dopo flirta con Palazzo Chigi, magari usando la sponda di alcuni ambienti cattolici che ha sempre frequentato, per qualche posto in Rai e non solo, dove può portare una scelta del genere, se dal Paese sale la richiesta – forse confusa ma inequivoca – di essere preso per mano e rassicurato, non di essere portato in piazza? Per essere forza sicura di governo a Schlein può bastare non aver smentito, senza per questo aver sposato, la linea Letta sulla guerra, fatta di condanna senza sbavature di Putin e di appoggio incondizionato, anche militare, a Zelensky? Nell’affrontare questo tema cruciale, il mio amico Giuliano Cazzola ha rievocato lo strappo di Enrico Berlinguer quando affermò che si sentiva più sicuro sotto l’ombrello della Nato piuttosto che in altre situazioni, per dire che alla sinistra di oggi manca quel coraggio (che peraltro allora non gli consentì di arrivare fino in fondo al processo di revisione ideologica, cui con molti omissis arrivò solo dopo la caduta del Muro di Berlino e la fine dell’Unione Sovietica) che non sarà certo l’armocromizzata Elly a darle.Badate bene, cari lettori, per quanto sembri lontana e paia toccarci più sul piano umano che politico, sarà la guerra russo-ucraina – nella dimensione globale che ha assunto essendo chiaro che l’obiettivo vero di Putin fosse e resti la messa in discussione degli assetti geopolitici planetari, a cominciare da quelli europei che sono i più prossimi – a costringere l’Italia a chiudere la transizione infinita di questi ultimi trent’anni e a scegliere tra quella rivoluzione modernizzatrice tanto evocata quanto mai praticata, e il definitivo declino di ex potenza che si consegna al tribunale della storia per subire l’ignominia dell’emarginazione e del declassamento. E se si continua a pensare che possa essere il bipolarismo, ormai diventato bipopulismo perchè contrappone solo diverse forme di populismo, sovranismo e giustizialismo, il sistema politico cui affidare una scelta epocale come quella che vi ho descritto, significa aver perso in partenza la sfida. I riformisti del Pd ci pensino su: se è vero che la proposta politica populista è pervasivamente trasversale rispetto ai due campi del vecchio paradigma, il tema non può essere se e come fare opposizione al massimalismo della Schlein dentro il partito, ma organizzare altrettanto trasversalmente nel Paese la risposta riformista e liberale alla deriva cui ci consegnano le destre e le sinistre nate cresciute negli ultimi tre maledetti decenni. Enrico Cisnetto direttore http://www.terzarepubblica.it
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Chart of the Week – La politica della BCE è ancora molto accomodante
Posted by fidest press agency su martedì, 7 marzo 2023
Commento a cura dell’Economic Team di Payden & Rygel. Dopo la riunione di gennaio della BCE, la Presidente del Consiglio direttivo Christine Lagarde ha preparato i mercati a un rialzo dei tassi di 50 punti base nella prossima riunione di marzo (prevista tra meno di due settimane). E dopo marzo? Lagarde ha dichiarato che è “possibile” che siano necessari ulteriori rialzi, aggiungendo che “la risposta, vera e onesta, è che dipenderà dai dati”. Ebbene, i dati suggeriscono che la BCE abbia ancora tanto lavoro da fare. Questa settimana l’Eurostat ha rivelato che l’indice dei prezzi al consumo core dell’Eurozona è aumentato del 5,6% a febbraio rispetto al livello dell’anno precedente – un’impennata record in un anno. Per questo motivo, dubitiamo che la politica monetaria abbia trovato l’impostazione più adeguata. Il calcolo del tasso di policy “reale” (ad esempio, il tasso di deposito nominale meno l’inflazione di fondo) è un modo per misurare la restrittività della politica monetaria. Questo calcolo mostra che la BCE è ancora molto accomodante: dopo 250 punti base di aumento dei tassi, il tasso reale è ancora a -310 punti base. I banchieri centrali, come forse gli investitori, sperano che l’inflazione svanisca rapidamente da sola senza ulteriori sforzi politici? Se così fosse, la famosa frase della BCE “whatever it takes” assumerebbe un significato del tutto nuovo.
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Canone Rai. Come fa degenerare politica, informazione ed economia
Posted by fidest press agency su domenica, 12 febbraio 2023
Parlando ad un comizio per le elezioni del Lazio, il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha detto che si impegna per l’abolizione del canone dalla bolletta della luce. La stessa cosa aveva detto in campagna elettorale l’anno scorso l’attuale ministro delle Infrastrutture e Trasporti, Matteo Salvini. Il partito di entrambi sono anni che, ad ogni occasione elettorale, manifesta il proprio impegno abolizionista in materia. Che dire? Sono fatti che parlano da soli e, se poi vediamo i risultati elettorali delle ultime elezioni politiche, al partito di chi prometteva l’abolizione del canone non è andata tanto bene. Ma insistono, forse perché non hanno tanti altri argomenti per avere consensi. Quel che lascia basiti è il fatto che continuino, imperterriti. Fino all’estinzione? Sta di fatto che il canone Rai è sempre lì. Non solo, ma sembra consolidarsi sempre di più, visti anche i successi mediatici che la Rai riesce ad avere (in corso il festival di Sanremo). C’è da domandarsi se e quanto durerà questa farsa dei due politici leghisti. E quanto durerà la sopportazione di contribuenti e utenti nel – i primi – devolvere un’imposta per un servizio che massacra tutta la concorrenza coi soldi dello Stato e – i secondi – dover fruire di un servizio di Stato lottizzato. Si potrebbe dire di non votare questi signori senza vergogna e, dall’altra parte, non pagare il canone perché gli stessi servizi si possono avere gratis attraverso i vari streaming online. Ognuno per sé? Ma c’è un particolare che va considerato: siamo contribuenti, siamo utenti, ma siamo anche cittadini, cioè soggetti civici che dovrebbero contribuire alla felicità e alla crescita dello Stato. Bene, in quanto tali, non possiamo starcene con le mani in mano e vedere questa degenerazione della politica e dello Stato. Vincenzo Donvito Maxia http://www.aduc.it
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Seconda edizione della Scuola di Alta Formazione Politica “La democrazia in Europa: il tempo dell’incertezza”
Posted by fidest press agency su martedì, 7 febbraio 2023
Roma Via delle Coppelle 35. Partirà il 24 Marzo 2023, la seconda edizione della Scuola di Alta formazione “La democrazia in Europa: il tempo dell’incertezza”, promossa dall’Istituto Luigi Sturzo con il sostegno di Intesa Sanpaolo. L’iniziativa formativa ha come obiettivo quello di offrire ai giovani percorsi di riflessione che, partendo dall’analisi delle dinamiche sociali ed economiche del presente, siano in grado di individuare e approfondire le trasformazioni della democrazia sul piano nazionale e internazionale. Il programma delle Scuola si articola in 9 incontri e un ciclo di Lectiones Magistrales. La scadenza per la presentazione delle domande è il 3 Marzo 2023. Il corso si articolerà in nove incontri. Le lezioni si terranno online, di venerdì, dalle ore 14 alle ore 16 e dalle ore 16.30 alle ore 18.30, ad eccezione della lezione inaugurale, della lezione del 19 maggio e della cerimonia di consegna degli attestati al termine della discussione dei lavori finali che si terranno in presenza a Roma presso l’Istituto Luigi Sturzo (salvo eventuali e contingenti disposizioni normative di divieto causate da situazioni emergenziali). La selezione è aperta a studenti in possesso di laurea triennale e magistrale, dottorandi, dottori di ricerca e professionisti.
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Pubblicità politica: PE chiede regole più severe sulla trasparenza
Posted by fidest press agency su lunedì, 6 febbraio 2023
Bruxelles. Il Parlamento ha approvato la sua posizione negoziale sulle regole UE sulla trasparenza delle pubblicità politiche con 433 voti favorevoli, 61 contrari e 110 astensioni. La votazione in Plenaria dà il via libera al negoziatore principale del Parlamento, Sandro Gozi (Renew, FR), per iniziare i colloqui con i rappresentanti dei Paesi UE e concordare un testo in tempo per le elezioni europee del 2024.In base alle modifiche apportate dai deputati alla proposta della Commissione, solo i dati personali forniti esplicitamente per la pubblicità politica online potranno essere utilizzati dai fornitori di servizi di pubblicità. Il microtargeting, una tecnica che utilizza i dati dei consumatori e i dati demografici per identificare gli interessi di individui specifici, non sarebbe quindi possibile.Il Parlamento ha introdotto altre disposizioni per regolamentare ulteriormente la più estesa attività di targeting, come il divieto assoluto di utilizzare i dati dei minori. I deputati propongono di vietare alle entità non basate nell’UE di finanziare le pubblicità politiche nell’UE. Per determinare il Paese in cui è stabilita l’entità che eroga i finanziamenti, le autorità competenti devono tenere conto del luogo in cui si trova il controllore finale di tale entità. I deputati hanno anche apportato delle modifiche significative per garantire ai cittadini, alle autorità e ai giornalisti di accedere facilmente alle informazioni sulla pubblicità politica. Tra le proposte, i deputati sostengono la creazione di un archivio online per tutte le pubblicità politiche online e i dati relativi. Secondo la proposta, sarà più facile ottenere informazioni anche sugli sponsor delle pubblicità, sul suo costo e sull’origine del denaro utilizzato. Inoltre, dovrebbero essere pubblicate informazioni su una pubblicità sospesa per violazione delle regole, sui gruppi specifici di individui soggetti a targeting e quali dati personali sono stati utilizzati per questo, oltre che le visualizzazioni e il coinvolgimento (engagement) online relativi alla campagna pubblicitaria. I deputati propongono di riconoscere ai giornalisti un diritto specifico per ottenere tali informazioni. I deputati introducono la possibilità di infliggere periodicamente sanzioni in caso di violazione ripetuta e l’obbligo per i grandi fornitori di servizi di pubblicità di sospendere i loro servizi per 15 giorni con un determinato cliente in caso di violazioni gravi e sistemiche. La Commissione potrà introdurre sanzioni minime a livello europeo. Infine, il testo approvato rafforza i poteri delle autorità nazionali e consente al Comitato europeo per la protezione dei dati di assumere il controllo di un’indagine su una violazione e di applicare le norme.
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PIMCO: Decisioni di politica monetaria della BCE ampiamente in linea con le aspettative
Posted by fidest press agency su venerdì, 3 febbraio 2023
By Konstantin Veit, Portfolio Manager di PIMCO Nel complesso, le decisioni di politica monetaria della BCE di ieri sono state ampiamente in linea con le aspettative. La reazione da colomba del mercato non è del tutto intuitiva e probabilmente è stata influenzata anche dalle riunioni della Fed e della Banca d’Inghilterra. La BCE ha aumentato i tassi di riferimento di 50 punti base e ha lasciato intendere che il ciclo di rialzi non è terminato, dato che l’inflazione di fondo rimane ai massimi storici. La BCE intende aumentare i tassi di altri 50 punti base a marzo e valuterà il percorso successivo alla luce delle nuove proiezioni macroeconomiche di marzo.Il Presidente Lagarde ha fortemente lasciato intendere che la BCE non concluderà a marzo.La BCE non ha fornito molte indicazioni sulla potenziale destinazione dei tassi d’interesse, ma ha accennato al fatto che essi dovranno comunque aumentare in modo significativo e a un ritmo costante, fino a raggiungere livelli sufficientemente restrittivi.Le nostre convinzioni restano poche per quanto riguarda l’andamento e la portata dei rialzi dei tassi della BCE, date le ampie incertezze sulle dinamiche dell’inflazione. La BCE ha inoltre reso noti i dettagli dell’esercizio del QT nell’APP. In linea con le aspettative, i reinvestimenti parziali saranno condotti secondo la prassi attuale, in proporzione alla quota di rimborsi di ciascun programma costitutivo. Non prevediamo conseguenze sul mercato a seguito di questi dettagli.
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Meeting Fed: è possibile un cambio di rotta della politica monetaria?
Posted by fidest press agency su venerdì, 3 febbraio 2023
A cura di Jeffrey Cleveland, Chief Economist di Payden & Rygel. La Federal Reserve ha aumentato nuovamente i tassi in occasione della prima riunione del Federal Open Market Committee (FOMC) del 2023, portando il tasso sui Fed funds al 4,75% con un aumento di 25 punti base. Nel comunicato che annuncia la decisione, si afferma che probabilmente sarebbero stati necessari “continui aumenti” per contenere l’inflazione. Nella conferenza stampa successiva alla riunione, il Presidente Powell ha rafforzato questo messaggio, affermando che il “lavoro della Fed non è finito” e che è “troppo presto per dichiarare vittoria” contro l’inflazione. Powell ha anche aggiunto che “continui aumenti” significa “un altro paio” di rialzi dei tassi di 25 punti base. Come sosteniamo da mesi, i tassi overnight probabilmente saliranno e resteranno alti più a lungo di quanto il mercato si aspetti. E nulla di quanto abbiamo sentito mercoledì dalla Fed ci ha dissuaso da questa view. Tuttavia, i mercati finanziari hanno reagito positivamente con il protrarsi della conferenza stampa post-riunione. I mercati azionari hanno annullato le perdite precedenti e i titoli di Stato sono saliti. Questo è successo a causa delle previsioni differenti di mercati e Fed, e per il fatto che Powell ha aperto le porte a un possibile errore di politica monetaria, che potrebbe (eventualmente) indurre a un pivot.In primo luogo, il mercato sembra molto più favorevole a uno scenario in cui l’inflazione si riduce rapidamente. Nel frattempo, la Fed rimane più scettica (come noi): Powell ha infatti parlato della divergenza tra le aspettative della Fed e i prezzi del mercato obbligazionario, affermando che “è positivo che la disinflazione che abbiamo visto finora non sia avvenuta a spese di un mercato del lavoro più debole”. Ma ha poi aggiunto che “il processo di disinflazione a cui stiamo assistendo è in una fase iniziale”.In base alle nostre discussioni con gli investitori, alcuni vedono una prova più definitiva che il processo disinflattivo è già ben avviato. Anche alcuni giornalisti presenti alla conferenza stampa del FOMC hanno messo in dubbio l’approccio della Fed, sostenendo, in modo aggressivo, che la variazione annualizzata a 3 mesi dell’inflazione core avesse già subito un rallentamento in linea con l’obiettivo della Fed – ovvero, se il tasso di variazione attuale fosse stato mantenuto per un anno.In risposta, Powell ha riconosciuto che i prezzi dei beni sono crollati di recente, trascinando al ribasso il tasso di variazione dell’inflazione core, ma ha anche avvertito che i prezzi dei beni finiranno per stabilizzarsi, riducendo quindi la spinta sull’inflazione core). Allo stesso tempo, i prezzi degli affitti non hanno ancora rallentato e i servizi non abitativi (l’altro “56% dell’inflazione core”, secondo Powell) non mostrano “ancora segnali di disinflazione”, registrando tassi di inflazione superiori al 4%, secondo gli ultimi dati. Anche se il restante 44% dell’inflazione core PCE dovesse registrare un tasso di inflazione dello 0% per l’anno in corso, un’ipotesi alquanto improbabile, la sola parte dei servizi non abitativi manterrebbe l’inflazione core PCE al di sopra del target del 2% fissato dalla Fed. Anche in questo caso, secondo la Banca Centrale americana, è troppo presto per cantare vittoria.Questo è il messaggio che i mercati hanno apprezzato. Si tratta di un sottile, ma importante, cambiamento nella comunicazione che potrebbe risultare fondamentale nel corso dell’anno.
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Prezzi gas in calo. Realtà e politica
Posted by fidest press agency su lunedì, 30 gennaio 2023
“I ventuno miliardi di euro messi in campo dal governo Meloni sul contenimento dei costi energetici e il price cap cui il nostro governo ha fortemente contribuito hanno portato a una riduzione enorme del costo delle bollette che scenderanno del 40% a febbraio. Qualcuno dovrebbe chiederci scusa per le critiche mosse”. Lo afferma Alfredo Antoniozzi vice capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera. Con questa dichiarazione si è ufficialmente aperta la corsa a chi meglio si attribuisce il calo del costo del gas. Ma le cose stanno in modo diverso. Con il calo del prezzo nel TTF (Title Transfer Facility), il mercato virtuale di Amsterdam di riferimento per lo scambio del gas in Europa, si dovrebbe avere un taglio del 33% (e non del 40) delle bollette, dopo l’aumento del 23% di dicembre, L’Autorità per l’energia (Arera) dovrebbe comunicare il prossimo 2 febbraio le ricadute sulle bollette di gennaio con un risparmio, per la famiglia tipo (1.400 metri cubi annui) di 712 euro. Altro che virtù del governo che, coi 21 miliardi messi in campo, non ha dato nessun contributo al calo del prezzo del gas, ma solo aiutato le famiglie a farsi meno male quando il prezzo è stato alto.Purtroppo qualcuno non riesce a darsi ragione che le politiche nazionali in materia sono totalmente ininfluenti se non per riduzione del danno. Il mercato del gas, per un Paese come il nostro, dipende solo da quanto avviene oltre le Alpi dove – ed è questo l’unico aspetto importante – anche l’Italia partecipa. Altro che Europa maligna. Vincenzo Donvito Maxia http://www.aduc.it
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Giovani siciliani: Noi, la politica
Posted by fidest press agency su mercoledì, 4 gennaio 2023
Cinque gennaio 2023 Catania/ I colori della libertà Ore 10/ Giardino di Scidà (bene confiscato, via Randazzo 27): ASSEMBLEA DEI SICILIANI GIOVANI Premio Siciliani giovani a Salvatore Resca Ore 16/ da piazza Roma a via Fava: CORTEO POPOLARE ore 18.30/ Centro Zoo: Premio FavaOrmai non c’è più la politica ma una specie di buffo film di Pierino, però ci siamo ancora noi cittadini. Siamo meno di prima – quelli che vanno a votare, che credono nella repubblica e la legge – però siamo sempre la minoranza più forte, decisiva.Non è la prima volta, in Italia: da noi la distanza fra “duce duce” e “piazzale Loreto” non è mai stata troppa e un istinto stranissimo evita a questo buffo popolo, all’ultimo momento o anche dopo, di finire male. Ciò da duemila anni: il nostro è davvero un film da batticuore. E come va a finire, stavolta? Boh. Mafia, fascio, inflazione, denari in fuga, fabbriche sparite: non fossimo italiani, saremmo proprio nei guai. Cioè, siamo nei guai, guai seri e vicini: l’autista è ubriaco e quanto al controllore ha altri pensieri.Se fossero affari nostri, dovremmo pensarci noi: abolire la mafia, riprenderci i soldi nostri, piantarla con questi duci ridicoli e rifare uno stato. Noi italiani semplici, noi gente di strada. La società civile, si diceva una volta, il sessantotto, il popolo, non gli spettatori. Ma siamo ancora abbastanza, siamo abbastanza giovani, abbastanza cittadini? Tu, sono affari tuoi o sulla corriera pazza, tranquillo a occhi chiusi, vuoi restarci anche tu?
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Scuola: Il 40% degli italiani è deluso dalla politica e non vota più
Posted by fidest press agency su martedì, 27 dicembre 2022
In una società nella quale la politica si allontana in modo progressivo dalla popolazione italiana, con quasi un cittadino su due invaso da un sentimento di delusione e che per protesta diserta il voto politico, ha un sapore speciale il dato in crescita di lavoratori della scuola che chiedono e credono nella rappresentanza sindacale: benché ancora provvisori, i numeri pubblicati in queste ore dall’Aran sulle elezioni Rsu 2022 dicono che rispetto a quattro anni fa ha votato il 6 per cento in più del personale docente e amministrativo: 961.908 insegnanti e Ata votanti contro i 908.182 del 2018. Anche le tessere sindacali risultano in crescita, non solo tra il corpo docente e amministrativo: al 31 dicembre 2021, si legge nella rendicontazione Aran, è stato registrato un aumento del 25% delle deleghe dei dirigenti scolastici (10.279, con diversi presidi che hanno attivato quindi più tessere sindacali, contro le 8.164 del 2017) a cui si aggiunge un incremento del 5% di docenti e Ata, le cui deleghe complessive sono passate dalle 660.324 del 2017 alle 693.494 del 2021.“Sono numeri indubbiamente importanti – dice Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – perché vanno a sancire il bisogno e la voglia dei dipendenti della scuola, di ruolo e precari, di essere rappresentati e difesi, poiché una parte consistente dei loro diritti non trova riscontro nelle risposte blande dell’amministrazione e nella spesso difficile realtà lavorativa di tutti i giorni. L’insegnante, l’educatore, l’assistente amministrativo e tecnico, il collaboratore scolastico, il Dsga, il guardarobiere e tutte le figure professionali che operano nella scuola sono coscienti di quanto terreno, sul fronte dei diritti, sia stato perso negli anni. E che occorra fare di tutto perché venga recuperato. Noi, come Anief, siamo con i lavoratori e lavoriamo per loro: in questo quadro, avere aumentato la rappresentatività di oltre mezzo punto percentuale, perché l’Anief è l’unico sindacato italiano ad avere registrato nel 2022 un incremento di rappresentatività assieme alla Uil-Scuola, è un segnale importante. Un segnale che ci sprona a fare bene e sempre meglio”.
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Eutanasia all’italiana, Quando la politica uccide
Posted by fidest press agency su martedì, 20 dicembre 2022
Un fatto di cronaca: a Firenze un signore di 80 anni uccide la moglie ottantenne malata e poi si suicida. Eutanasia all’italiana. Meno nota del celebre “divorzio all’italiana” che, oltre ad essere un celebre film, era una realtà che “giustificava” il delitto d’onore quando il divorzio non era ancora legge, oggi l’eutanasia all’italiana ha un suo posto nella pratica e nella cultura. Pochi sono informati della possibilità di levarsi la vita andando in Svizzera ed ecco che imperversa il metodo “fai da te”. E’ probabile che in episodi come quello fiorentino una vita (marito) sarebbe stata risparmiata e un’altra (moglie) avrebbe cessato senza il trauma dell’assassinio.La mancanza di una legge che regolamenti l’eutanasia (già indicata come possibile dalla Corte Costituzionale, 242/2019 -4) porta a queste pratiche.In Italia i favorevoli ad una legge in materia sono il 93%, ma nel febbraio di quest’anno, sempre al Corte Costituzionale a presidenza Giuliano Amato, ha ritenuto di non ammettere un referendum che avrebbe chiamato gli italiani a decidere, una decisione tutta politica che,di fatto, è foriera della eutanasia all’italiana. La politica ha quindi deciso di uccidere le decisioni delle persone di disporre di se stessi e di uccidere le persone che aiutano per amore e rispetto. Quanti altri casi come quello fiorentino saranno necessari per umanizzare e razionalizzare la politica? Vincenzo Donvito Maxia http://www.aduc.it
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PIMCO: verso una politica restrittiva della BCE
Posted by fidest press agency su venerdì, 16 dicembre 2022
A cura di Konstantin Veit, Portfolio Manager di PIMCO. Le pressioni inflazionistiche rimangono elevate e riteniamo che la Banca Centrale Europea (BCE) aumenterà i tassi di interesse di 50 punti base nella riunione di dicembre, indicando che prevede un ulteriore aumento dei tassi. Prevediamo che il Consiglio direttivo chiarisca che un’impostazione neutrale della politica potrebbe non essere appropriata in tutte le condizioni, e ci aspettiamo una transizione verso incrementi di 25 punti base l’anno prossimo, mentre il ciclo di rialzo passa dalla normalizzazione all’inasprimento della politica. Prevediamo che le proiezioni della BCE per l’inflazione core e headline per il 2024 siano cambiate minimamente rispetto a settembre e rimangano quindi leggermente al di sopra dell’obiettivo, mentre le proiezioni sull’inflazione per il 2025 saranno probabilmente molto vicine all’obiettivo di stabilità dei prezzi del 2% della BCE. Rimane una notevole incertezza su quale possa essere il tasso neutrale per l’area euro, ma qualsiasi livello tra l’1,25% e il 2,0% in termini nominali sembra plausibile. L’attuale valutazione di mercato suggerisce una destinazione piuttosto restrittiva per la BCE, con un picco del tasso di riferimento del 2,9% intorno alla metà del prossimo anno. Il tasso terminale prezzato dal mercato appare ragionevole alla luce delle informazioni attuali, della grande incertezza sulle dinamiche dell’inflazione e rispetto ad altre importanti istituzioni centrali dei mercati sviluppati, come il Regno Unito o gli Stati Uniti.Riteniamo che l’anno prossimo la BCE si orienterà verso incrementi più convenzionali di 25 punti base, dato che il ciclo di rialzo si sta spostando dalla normalizzazione della politica all’inasprimento della stessa e le pressioni inflazionistiche dovrebbero gradualmente attenuarsi.L’inflazione complessiva dell’Eurozona dovrebbe raggiungere un picco intorno ai livelli attuali verso la fine di quest’anno o all’inizio del prossimo, per poi diminuire in modo abbastanza consistente nel corso del prossimo anno.Riteniamo che la BCE comunicherà che, pur continuando a considerare l’insieme dei tassi di riferimento come il principale strumento di politica monetaria, è opportuno che la normalizzazione del bilancio avvenga in maniera misurata e prevedibile nel tempo.Per quanto riguarda il programma di acquisto per l’emergenza pandemica (PEPP), il Consiglio direttivo intende attualmente reinvestire i pagamenti del capitale dei titoli in scadenza almeno fino alla fine del 2024. Ci aspettiamo che la BCE chiarisca che gli strumenti per salvaguardare la trasmissione ordinata della politica monetaria, in particolare i reinvestimenti flessibili nell’ambito del PEPP e del nuovo strumento anti-frammentazione (TPI), rimarranno in vigore e i reinvestimenti del PEPP rimarranno la prima linea di difesa nell’arsenale anti-frammentazione della BCE.Per quanto riguarda le operazioni mirate di rifinanziamento a più lungo termine (TLTRO), un deflusso delle TLTRO da 1,82 mila miliardi di euro vedrebbe il bilancio della BCE ridursi di circa il 21% fino alla fine del 2024. Di conseguenza, le scadenze regolari delle TLTRO e i rimborsi anticipati costituiranno la maggior parte della riduzione del bilancio della BCE nei prossimi due anni. Ciononostante, l’eccesso di liquidità rimarrà probabilmente elevato nel medio termine, per cui riteniamo che il tasso sui depositi continuerà ad essere il principale tasso di riferimento nel prossimo futuro. Nelle proiezioni economiche della BCE, il percorso di crescita a breve termine prevede potenzialmente una lieve e breve recessione a partire dal quarto trimestre di quest’anno, con due trimestri consecutivi di crescita negativa nel quarto trimestre del 2022 e nel primo trimestre del 2023, seguita da una ripresa che si consolida durante l’estate e fino alla fine del 2023.
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La politica energetica per le aree urbane
Posted by fidest press agency su sabato, 3 dicembre 2022
Roma, Martedì 6 Dicembre 2022 Auditorium Unioncamere, Piazza Sallustio 21 Forum Istituzionale CityLab Energy dedicato alle politiche energetiche nelle aree urbane. Il Forum è promosso da: Cnr, Unioncamere, Rete Nazionale delle Agenzie Energetiche, Cluster Nazionale dell’Energia e GreenHillAdvisory. – nella mattina sono previste due Sessioni su Strategie ed Esperienze per la produzione, l’ efficientamento e le Comunità Energetiche – nel pomeriggio si terrà una Sessione dedicata al tema Finanziare le Politiche Energetiche, l’integrazione tra investimenti Pubblici e Privati, Partecipano come relatori: Parlamentari, Amministratori Locali, Dirigenti Pubblici, Manager di Aziende e di Fondi di Investimento. Il Forum prevede momenti di networking in occasione del “Caffè di Benvenuto delle ore 9.00” e del “Light Lunch delle ore 13.30”. La partecipazione, in presenza o da remoto, è libera previa iscrizione.
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Politica trasformismo e interessi individuali
Posted by fidest press agency su lunedì, 28 novembre 2022
di Vincenzo Olita. Il trasformismo come significato politico lo si incontra nello scontro tra Montagnardi e Girondini nell’Assemblea parlamentare scaturita dalla Rivoluzione francese. In Italia trova cittadinanza nel gergo politico a partire dal 1882 quando il governo di Agostino Depretis si adoperò per allargare la maggioranza parlamentare con l’ingresso di rappresentanti della Destra. Il 24 marzo del 1900 Gabriele D’Annunzio attraversava l’emiciclo di Montecitorio abbandonando i banchi della Destra Storica, nelle cui liste era stato eletto nel 1887, al gridodi là i morti vado verso la vita, per poi sedere tra quelli dell’Estrema Sinistra. Trasformismo? No! Un moto di ribellione, verso la politica parlamentare della Destra, di un uomo che sarà interventista, futurista, legionario a capo dell’impresa di Fiume, promulgatore della Carta del Carnaro, fascista e poi no. Insomma, se il Vate costruisce la sua vita, secondo la sua ben precisa visione del mondo, il trasformismo di Depretis e il Connubio di Cavour trovano invece spessore e finalità politiche nella necessità di modernizzare il Paese. Possiamo trarre equivalenti considerazioni dal prosieguo storico? Certamente No! Il giolittismo si mosse tra arditi tatticismi e diffuse clientele, tralasciando il ventennio fascista e le prime undici legislature repubblicane, dal 1994, cioè dall’inizio di quella che maldestramente viene definita seconda repubblica, si è avuto un incremento esponenziale della migrazione parlamentare; nell’appena conclusa XVIII legislatura sono stati 306 i cambi di casacca, quasi 1/3 dell’intero corpo assembleare ( a fronte dei 39e 40, solo alla Camera, nella X e XI legislatura divenuti subito 124 nella XII 1994-96). Il trasformismo parlamentare si era trasformato da ragionamenti politici, quasi sempre di gruppo, utili a raggiungere obiettivi, disegni e strategie politiche, a scelte men che meno strategiche funzionali per obiettivi e disegni privati. Il potere per il potere? Ancora una volta NO! Siamo solo al particolare per il particolare. Quanta lontananza con il trasformismo storico, quanta distanza da Cavour, Giolitti e D’Annunzio. Altro che la nobiltà della politica, siamo alla salvaguardia del tornaconto, siamo al gattopardismo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa “Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi”; altro che interesse nazionale: per non compromettere i vecchi privilegi occorre mostrarsi come nuovi e immacolati. Ecco il trasformismo contemporaneo, quello dell’illusoria seconda repubblica, praticato e consumato in tutti gli schieramenti senza tema di sconfessione o vergogna, di perdita di dignità ed onore. Da manuale, l’operazione apolitica in fine legislatura condotta dal fu on. Di Maio, da manuale per furbizia, apolitica per contenuti e finalità. All’apparenza e momentaneamente più riuscita lamigrazione delle due ex ministre di Forza Italia che, ancora una volta, dimostra l’incapacità berlusconiana nella selezione della propria dirigenza, più volte sottolineata da Società Libera in questi anni. Da manuale di politologia, per come si costruisce e si alimenta una presenza politica senza essere politica, di un incolore ma attento e navigato personaggio del jet set milanese. Parliamo della signora Letizia Brichetto detta Moratti, un trentennale fallimento politico, inteso come contenuto nobile del termine, dovuto ancora una volta all’inadeguatezza berlusconiana nella composizione di una classe politica. Dall’insipienza come presidente Rai dal 1994 al 96, la si ricorda solo per alcune lottizzazioni, a Ministro dell’Istruzione per 5 anni dove ha ingolfato la scuola di burocrazia e oscurato lo studio della geografia. Dal 2006 al 2011 Sindaco di Milano, nel 2009 scelse Giuseppe Sala come direttore generale del Comune, il futuro sindaco compagno, trasformismo? NO! Appetenza. Una sindacatura punteggiata da inchieste giudiziarie, tra l’altro, condannata dalla Corte dei Conti a risarcire lo stesso Comune. Del tutto sbiadito il suo quinquennio che non ebbe seguito perché sconfitta da Giuliano Pisapia, circostanza in cui non fu supportata neppure da frange liberali. Superfluo continuare, utile solo a rafforzare l’apolitica immagine, secondi i nostri canoni, di un personaggio che per tre decenni, tanto ha avuto dalla sua parte politica, ricambiandola con contenuti del tutto inesplorati. Super valutata dal duo Gianni e Pinotto che l’accolgono nella loro formazione, dall’ensemble meneghino, un altro miracolato dalla politica Mario Monti ha dichiarato che dovunque andata la Moratti si è distinta(sic). Altro che società civile, sarà proprio la saggezza del Popolo Minuto checontribuirà altramonto del sogno, il buon senso, l’idem sentire che lontano dal politichese, ha compreso che non si barattano tre decenni di appartenenza con il diniego di una poltrona. Non siamo sul terreno della politica e neppure su quello del trasformismo, siamo alla capitalizzazione di una rendita e, purtroppo, ad un ulteriore quinquennio di sonnolenza dell’istituzione regionale. Intanto la transumanza morattiana attraversando il cortile di palazzo Lombardia avrà sussurrato: di là gli ingrati, vado verso il mio futur ancor radioso. (abstract) Vincenzo Olita Direttore http://www.societalibera.org
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“Politica, questa sconosciuta. Genesi e identità del comportamento politico”
Posted by fidest press agency su giovedì, 10 novembre 2022
E’ uscito il libro di Giuseppe Polistena intitolato “Politica, questa sconosciuta. Genesi e identità del comportamento politico” con la prefazione di Giorgio Galli. A nostro avviso si tratta di libro che rivoluzionerà il modo di fare politica nel mondo perché innanzi tutto dà un grande contributo alla conoscenza di questa fondamentale attività umana e poi perché propone il passaggio dalla vecchia ma dominante categoria “amici-nemici” alla nuova “tutti-nessuno”. La prima porta alla guerra, la seconda al dialogo tra popoli, alla pace e alla nonviolenza perché la politica deve fare in modo che “tutti” siano presi in considerazione e “nessuno” deve avere troppo potere da prevaricare sugli altri. L’autore in una bella intervista afferma “la politica dunque contiene la pace come elemento consustanziale mentre la guerra non è la continuazione della politica, come spesso si dice, ma la sua distruzione”.Tutti coloro che aspirano alla pace, all’istituzione di un tavolo di trattative per porre fine alla guerra e alla firma e ratifica del trattato internazionale per l’abolizione delle armi nucleari (TPAN), potrebbero trovare in questo libro un potente alleato col quale analizzare sotto una nuova luce le ragioni della crisi della politica. Questa analisi pone le basi per una grande sfida: eliminare le patologie individuate e operare per dare vita alla politicità sociale ricostruendo così la cinghia di trasmissione che consentirebbe alla cittadinanza di far sentire la propria voce in quelle scelte di vitale importanza quali sono quelle che riguardano l’attuale guerra in Ucraina.Il problema della crisi della politica, magra consolazione, è che non è limitato alla sola Italia, è mondiale: l’Italia potrebbe essere la culla di questo importante cambiamento di paradigma.Le due patologie più importanti sono sostanzialmente: 1) il fatto che la società ritenga “normale” che l’impegno in politica possa essere considerato un lavoro (a vita) da cui trarre il reddito per la propria famiglia, alla pari di un qualsiasi altro lavoro come il barista, l’insegnante, il fattorino o il medico. 2) Il fatto che la stessa persona fisica possa ricoprire ruoli di responsabilità nel partito e al tempo stesso avere ruoli di ministro o di parlamentare. Queste due patologie portano all’annientamento dei partiti e ad un peggioramento della qualità delle istituzioni. Non è ovviamente possibile spiegarne le ragioni in questo breve articolo, invitiamo quindi a leggere questo documento sintetico.L’annientamento dei partiti fa sì che la cittadinanza non abbia più a disposizione il luogo ideale per espletare la cosiddetta “politicità sociale” che comprende varie funzioni come informarsi, discutere, confrontarsi sulle proprie esigenze di vita e sulla propria visione del mondo, farne una sintesi nel programma elettorale, selezionare i migliori candidati per il parlamento, partecipare attivamente alle elezioni e poi controllare nel tempo i risultati ottenuti.Gli eletti, che dovrebbero dare vita alla “politicità istituzionale” il cui scopo principale è quello di fare le leggi per tutti/e sulla base delle indicazioni prodotte dalla “politicità sociale”, sono diventati di fatto una sorta di corpo autonomo che si autoriproduce e si “blinda” nei suoi privilegi anche grazie a leggi elettorali come il Rosatellum.In altre parole, la “politicità istituzionale” ha fagocitato lo spazio della “politicità sociale” annientandola: per il funzionamento fisiologico della società ci deve essere invece una separazione netta tra chi sta nei partiti e chi sta nelle istituzioni. Le elezioni dovrebbero essere il punto di arrivo dopo un complesso processo previsto dalla “politicità sociale”: in se stesse non garantiscono affatto l’esistenza della democrazia, ne diventano solo lo specchietto per le allodole.Che dire infine? Se vogliamo la pace, prepariamo la Politica, quella di Giuseppe Polistena.
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La politica non capisce niente di RaveParty
Posted by fidest press agency su martedì, 8 novembre 2022
Dj Aniceto: Propaganda Politica triste e scandalosa.”La cosa piu comica è che tutti politici parlano e sparlano dei Rave Party, quando il massimo delle feste a cui hanno partecipato sono state quelle parrocchiali. Trasformano tutto in propaganda politica, e gli unici a farne le spese sono i giovani promulgando emendamenti ridicoli che limitano la loro libertà in ogni ambito. Quello che viene visto come un evento musicale è in realtà una cultura e come tale va rispettata, I rave party non sono luoghi sicuri. questo è certo, e mi aspetto che chi legifera conosca bene la materia e non solo quanto costa un litro di latte al supermercato”: Questo è il messaggio, che il dj Aniceto, uno dei dj piu impegnati nel sociale, già membro della Consulta Anti-droga a Palazzo Chigi, guru dei sani valori in tv e testimonial sulla sicurezza stradale, sta cercando di far passare, dopo 20 anni di attività di prevenzione in materia di droga ed alcol in ogni ambito scolastico e di spettacolo. Il dj, afferma che i rave party sono zeppi di pericoli e non dovrebbero essere considerati come semplici feste. All’interno di questi eventi, infatti, si consumano droghe molto potenti e pericolose, come l’ecstasy, e non viene fornita alcuna assistenza medica in caso di necessità.Inoltre, i rave party sono generalmente organizzati in luoghi isolati e difficili da raggiungere, il che rende difficile l’intervento dei soccorsi in caso di emergenza. Per tutte queste ragioni, il dj Anti-droga Aniceto invita a evitare questi eventi e a sensibilizzare sul loro vero volto e ad un interesse maggiore le istituzioni che spesso ne ignorano i pericoli e soprattutto l’esistenza. Raggiunto a telefono Aniceto ci ha tenuto a ribadire: “In passato, a questo tipo di feste mi hanno spesso invitato a lavorarci ma ho sempre evitato di andare. E lo consiglio a tutti i miei colleghi, anche se purtroppo molto spesso sono proprio dei dj che organizzano questo tipo di feste. Dj non italiani che vedono Italia come l’albero della cuccagna trascinandosi dietro un pubblico desideroso di drogarsi e divertirsi all’inverosimile perchè se solo osassero farlo nel loro paese di origine li sbatterebbero subito in galera.” Vi ricordiamo che Robbie Aniceto, inoltre, e’ attualmente impegnato in una campagna contro tutte le dipendenze, e promuove eventi in discoteca sulla sicurezza stradale e contro i ‘paradisi artificiali’.
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Elezioni: “La vittoria nelle urne della destra era prevista”
Posted by fidest press agency su martedì, 27 settembre 2022
In essa si sommano errori politici e strategici dei partiti e qualche volta anche dei movimenti progressisti di questo Paese”: lo dichiara Gabriele Piazzoni, segretario generale di Arcigay. Che prosegue: “C’è tuttavia un punto preciso da cui ripartire: questa tornata elettorale ha visto per la prima volta convergere sul tema dell’affermazione dei diritti e del contrasto all’odio, alla violenza e alle discriminazioni, numerose forze politiche, di schieramenti diversi, che sommate rappresentano una maggioranza dell’opinione pubblica, seppur frazionata in diversi partiti. Il fronte dei diritti è ampio e, nonostante questa sciagurata legge elettorale lo confini in una porzione modesta di seggi parlamentari, esso può contare sulle numerose connessioni fuori dai palazzi. Queste connessioni sono oggi indispensabili e strategiche per organizzare una resistenza e una politica sui temi delle persone lgbtqi+, della parità di genere, del razzismo, delle persone migranti, delle persone con disabilità, di tutte le famiglie possibili. Queste connessioni, però, devono poter contare su una lealtà reciproca e sul definitivo superamento di qualsiasi tentennamento, perché sono quei tentennamenti ad aver lasciato l’Italia al palo sui diritti civili e sociali anche quando c’erano i numeri per approvare le leggi indispensabili a superare il ritardo del nostro Paese.”, conclude Piazzoni.
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Tra salute e politica
Posted by fidest press agency su lunedì, 19 settembre 2022
Notizie di cronaca, di politica e temi relativi al benessere fisico sono i principali argomenti di interesse degli adulti con un’età compresa tra i 57 e i 75 anni. Sono questi alcuni dei principali elementi emersi da una ricerca effettuata dall’Istituto Tips Ricerche in collaborazione con i ricercatori dell’Università Cattolica intitolata “Non dimentichiamoci dei boomers!” e basata su 450 interviste online realizzate nei mesi scorsi. Lo studio si è svolto nell’ambito del progetto Opinion Leader 4 Future nato dalla collaborazione tra l’Alta Scuola in Media, Comunicazione e Spettacolo (ALMED) dell’Università Cattolica e l’ufficio Media Relation del Gruppo Credem, tra i principali gruppi bancari nazionali e tra i più solidi a livello europeo, con l’obiettivo di indagare, grazie ai ricercatori universitari, il ruolo dei leader d’opinione nel panorama informativo nazionale ed internazionale.Più in dettaglio, la ricerca condotta dall’istituto Tips Ricerche ha coinvolto i cosiddetti “baby boomer”, persone nate tra il 1946 e il 1964, che sono stati protagonisti dell’esplosione economica e demografica della seconda metà del XX secolo. Rappresentano una larga parte del Paese, sono longevi e godono di una buona qualità di vita. Dalla ricerca è emerso che questa generazione, rispetto a quelle più giovani, è molto attenta all’informazione e predilige maggiormente i contenuti di cronaca e di politica citati tra i principali interessi dall’84% degli intervistati. La salute è un altro argomento che riveste particolare rilevanza per questa fascia demografica, sia in un’ottica di cura sia di prevenzione, per via dei disagi e della paura legati al perdurare dell’emergenza sanitaria.Per quanto riguarda i mezzi d’informazione, dalla ricerca emerge che gli adulti tra 57 e 75 anni, rispetto alle generazioni successive, prediligono le testate giornalistiche (quotidiani, periodici, online). La fiducia nei confronti delle fonti citate è tuttavia inferiore rispetto ad altre fasce d’età, infatti l’autorevolezza e la storicità dell’editore è un fattore di garanzia solo per il 20% degli intervistati contro il 35% degli under 40. Per entrare nel dibattito e alimentare il proprio punto di vista rispetto alle differenti tematiche sono considerati dei validi strumenti i telegiornali e i talk televisivi. I 57-75 enni, inoltre, per informarsi sui temi quali il risparmio, gli investimenti, l’agire quotidiano e la gestione e la cura dei patrimoni immobiliari, dichiarano di avere tra i propri principali riferimenti gli interventi di esperti e professionisti noti, raccolti sia attraverso i principali mezzi di comunicazione (come televisione e web) sia direttamente nel caso di conoscenza personale. In particolare, il 63% dei baby boomer considera i professionisti che intervengono pubblicamente sui media e le persone di fiducia come fonte di informazione essenziale. Fra tutti gli esperti sono considerati maggiormente affidabili quelli più autorevoli e con un forte bagaglio esperienziale (78% contro il 40% degli under 40). Le abilità comunicative e digitali e la reperibilità sono elementi secondari rispetto alla richiesta di coerenza e, conseguentemente, di capacità e coraggio nell’ammettere eventuali errori, caratteristiche valide anche per i professionisti televisivi (92% contro l’82% dei più giovani).
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