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Quotidiano di informazione – Anno 35 n°185

Posts Tagged ‘Politica/Politics’

Raddoppio del bonus bebè?

Posted by fidest press agency su lunedì, 16 Maggio 2016

istatSi fa sempre più strada l’ipotesi di un raddoppio del cosiddetto bonus bebe’, che sarebbe portato dagli attuali 80 a 160 euro. Indipendentemente dalle politiche che spingono il nostro esecutivo e i nostri legislatori a decidere incentivi basati sulle donazioni “caritatevoli” piuttosto che su incentivi e agevolazioni economiche e commerciali che potrebbero dare anche un respiro maggiore alla mefitica politica dei consumi nel nostro Paese… politiche che possono essere giudicate in vari modi…. resta una dato di fatto a nostro avviso tragico: lo spirito di voler incrementare la natalita’ che, anche come di recente ci ha ricordato l’Istat, nel nostro Paese, e’ in diminuzione. Calo che che per questi governanti e legislatori sembra essere una sorta di iattura piuttosto che una consapevolezza del nostro Paese rispetto al disastroso trend mondiale in materia. Viviamo nei confini nazionali? No. Siamo in Ue e, soprattutto, siamo nel mondo, con trattati di libero scambio all’ordine del giorno di tutti i summit mondiali, con migrazioni economiche (cosiddette) o per sfuggire alle guerre: milioni di persone che si spostano verso i nostri (Occidente) Paesi con la speranza di vivere e non dover lottare ogni giorno contro fame e morte, sia essa per strascichi del negretto colonialismo dei secoli scorsi che delle odierne irresponsabili politiche perseguire da non pochi nel mondo (fanatismo o incapacita’ economica e politica che sia).
E l’Italia, Paese che -pur con una terrificante burocrazia esecutiva- si distingue insieme ad altri per politiche di accoglienza dei migranti, di cosa si preoccupa oggi? Della natalita’ in calo e pensa che con 160 euro per figliolo di dare il suo contributo alla italianita’. Premesso che l’italianita’ allo scrivente (a parte la storia, che e’ poco politica e piu’ che altro fisica) la ritiene -come tutti i concetti e le pratiche di patria- uno dei maggiori responsabili della distruzione umana, ambientale, sociale ed economica del nostro Paese e dell’intero Pianeta, l’aspetto che rende ancor piu’ drammatico questo tipo di irresponsabili proposte col naso corto e la visione sotto zero del futuro, e’ che su di essa si fantastica per presupposte rinascite economiche; come se l’esplosione demografica nel mondo non esistesse e come se questa esplosione non stia facendo pressione alle notre porte -fisiche e virtuali- per chiedere una distribuzione delle ricchezze e delle opportunita’ in ambito di un libero scambio di mercato e di democrazia. Certo non siamo fessacchiotti, e ben comprendiamo che con la carita’ (non quella religiosa, che e’ un’altra cosa) si compra anche il consenso elettorale… ma questo finisce molto presto perche’ non basta solo avere le poltrone per comandare ed eseguire, ma bisogna soprattutto fare, e fare bene. Per questo cerchiamo di volare piu’ alti, si’ da far riflettere i decisori del nostro Paese perche’ indirizzino altrove le loro energie: politiche di incentivo dei consumi legate ad un mercato semre piu’ libero e non solo alla presunta maggiore disponibilita’ dei consumatori (i 160 euro…), aperture dei mercati internazionali, abbattimento dei dazi doganali, politiche di accoglienza dei migranti basate non solo sul buonismo, blocco e boicottaggio dei rapporti con i finanziatori dei massacratori di civilta’ democratica nel mondo, decisori comunitari ed internazionali con maggiori poteri ed eletti direttamente dai cittadini (un
presidente Ue cosi’, per esempio, deve continuare ad essere solo un’utopia?). Visionari? Se erano visionari quei carcerati che a Ventotene scrissero il famoso manifesto mentre in Europa e nel mondo i governanti facevano massacrare i loro popoli… si’ siamo visionari. Ma forse andrebbe reiscritto il significato di questa parola nei nostri vocabolari….. (Vincenzo Donvito, presidente Aduc)

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Renzi il mattatore

Posted by fidest press agency su martedì, 19 aprile 2016

L’ascesa politica di Matteo Renzi ha dell’incredibile. Poco più di due anni fa era sindaco di Firenze ed era lo sconfitto alle primarie del Pd per la segreteria del PD. Da allora ad oggi è stato tutto un crescendo e poco importa se a pagarne il prezzo sono stati gli italiani che ingenuamente hanno creduto in lui. Come si dice? “Chi è causa del suo mal pianga se stesso”. E’ che, purtroppo, a piangere lo sono anche coloro che hanno visto oltre il “naso di Renzi” e hanno capito che ci siamo trovati tra le mani un personaggio non certo dei migliori per governarci. Da quel momento anche le parole hanno cambiato significato: la legge sulla scuola da “cattiva” è stata licenziata con la dicitura “buona scuola”, il Pd è diventato di centro-destra ma continua ad essere definito da Renzi e dai renziani, di sinistra. I pensionati hanno avuto ragione sull’illegittimità del blocco delle pensioni da parte della Consulta ma continuano a votarlo pur essendo stati scippati, mediamente, di 5-6mila euro e gli statali hanno fatto la stessa fine con i contratti bloccati da oltre cinque anni. I disoccupati, in specie i giovani, continuano a non trovare lavoro ma si spellano le mani per applaudirlo, il PD è stato svuotato dagli iscritti ed è diventato solo un comitato elettorale ma suoi ex-aderenti continuano a votarlo. I lavoratori si son visti scippare i loro diritti e sono diventati più fragili davanti al padronato che ora è libero di licenziarli, ma continuano a votarlo. Gli elettori si assottigliano sempre più e Renzi esulta. Il non voto, infatti, gli ha permesso di raggiungere alle europee il 41% dei consensi ma ben pochi hanno riflettuto che se tutti gli italiani fossero andati a votare la sua percentuale non sarebbe andata oltre il 25%. Renzi, in pratica, ha beneficiato degli scandali perseguiti dalla magistratura per incassare il non voto dagli italiani schifati. E le opposizioni? Non gli fanno paura: il centro-destra è spaccato, i grillini non riescono ad andare oltre il 25% dei consensi e alla fine non ci resta che passare tutti noi in servizio permanente effettivo nella categoria dei “cornuti e mazziati.” (Centri studi politici della Fidest)

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Tavola rotonda: “giornalismo e politica, politica e giornalismo: il dilemma infinito”

Posted by fidest press agency su lunedì, 4 aprile 2016

Portrait of Antonio TajaniPerugia 8 aprile 2016 – 12.00-13.00 Teatro della Sapienza – Via della Sapienza 6, Tavola rotonda: “giornalismo e politica, politica e giornalismo: il dilemma infinito”. I due Vice presidenti italiani del Parlamento europeo, onorevoli Antonio Tajani e David Sassoli, e l’onorevole Silvia Costa, Presidente della commissione Cultura e istruzione del Parlamento europeo hanno un “passato” che li accomuna: sono stati tutti e tre giornalisti.
Qual è stato il percorso che li ha portati dal giornalismo alla politica? Quali le sfide, le opportunità, le peculiarità, le problematiche, le incompatibilità in questa transizione? Trattasi di un percorso senza ritorno oppure i ripensamenti sono sempre possibili nella vita? Quali le difficoltà e le particolarità, per politici e giornalisti, nel vivere e lavorare a Bruxelles, capitale dell’Unione Europea, in un periodo così difficile e cruciale per l’Europa?
Nella tavola rotonda si discuterà di tutti questi aspetti e di altri legati a due mondi così lontani e allo stesso tempo così vicini come quello del giornalismo e della politica. Modererà il dibattito Jaume Duch Guillot, Direttore per i media e portavoce del Parlamento europeo.

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La politica industriale italiana e le logiche informative dei media

Posted by fidest press agency su domenica, 27 marzo 2016

Enrico Cisnetto, “Cortina InConTra”

Enrico Cisnetto

È a dir poco schizofrenico il comportamento dei media italiani – della politica è inutile dire: non pervenuta – di fronte al “fenomeno Bollorè” e più in generale rispetto al tema dell’italianità dei gangli decisivi (quei pochi rimasti) del nostro capitalismo, cioè della proprietà italiana o straniera dei pacchetti di controllo di alcune società strategiche. Fino a ieri, pur avendo da molto tempo una posizione di rilievo in Mediobanca-Generali, e pur avendo più recentemente acquisito la quota di Telecom che era già diventata “foresta” perché finita in mani spagnole (Telefonica), Vincent Bollorè è stato trattato con i guanti, con la deferenza che si deve ad un padrone che è meglio avere amico che nemico. Ma nelle ultime settimane, supponendo che ci sia stato il suo zampino nella nomina di un francese, Philippe Donnet, al vertice di Generali (trascurando che faceva già parte del management della compagnia triestina) ed essendosi messo alla ricerca dell’amministratore delegato di Telecom (nel cui capitale nel frattempo il finanziere bretone è arrivato, senza superarla, alla soglia dell’opa obbligatoria) dopo le dimissioni di quello che c’era prima del suo ingresso nella società, ecco che di colpo l’uomo che opera attraverso il gruppo Vivendi è diventato il “francese colonizzatore”, e per altrettanta magia si è scoperto che i “poteri forti” – peraltro fino a ieri vituperati in quanto tali – parlano straniero. E giù articoli sulle penetrazioni francesi in terra italiana, solo parzialmente compensate dalla conquista di Carte Noire da parte di Lavazza e dalla malcelata soddisfazione di vedere i ripetuti inciampi che si è autoprocurata la Lactalis della Besnier nella gestione della Parmalat.Ma il tema non si può affrontare così. Prima di tutto perché quelli che oggi si stracciano le vesti sono gli stessi che nel passato hanno non solo criticato, ma addirittura volgarmente sbeffeggiato chi (do you remeber Antonio Fazio) difendeva il valore della proprietà italiana di alcuni bastioni decisivi (banche, Eni, Enel, la stessa Telecom) in nome della tutela degli interessi nazionali. Poi perché non si possono giudicare i protagonisti della partita a seconda dei rapporti politici che coltivano: Bollorè è buono fintanto che Renzi sembra preferirgli il suo rivale Xavier Niel, ma diventa cattivo se ipotizza di fare affari con Berlusconi e riconquista le simpatie del presidente del Consiglio. Certo, se il bretone decidesse di mettere al posto di Patuano un “non italiano” o, peggio, scegliesse un uomo chiaramente sponsorizzato dal padrone di Mediaset (come almeno un nome di quelli che circolano è), sbaglierebbe di grosso. Ma di qui a metter su filippiche sul transalpino arrembante, come se ci fosse la fila di italiani che vogliono la Telecom e lui li avesse tutti sgambettati con falli da rigore, ce ne corre.La verità è che si vorrebbe chiudere la stalla dopo che i buoi sono scappati da tempo. Il nostro sistema imprenditoriale si è impoverito – ben al di là degli effetti della lunga recessione – e ha perso ogni dimensione sistemica, dopo che sono venuti a mancare i poli di aggregazione, a cominciare da Mediobanca (che è ormai solo una banca d’affari come tante altre, oltre ad essere depositaria del pacchetto azionario più importante di Generali). Fiat-Exxor e Pirelli guardano oltre i confini nazionali, anzi sono già in larga misura fuori, e i quattro o cinque gruppi dotati di risorse finanziarie potenzialmente adatte a permetter loro di giocare partite aggregative, non hanno alcuna vocazione sistemica. Mentre le molte realtà medie e medio-grandi di successo – quelle che taluno chiama le multinazionali tascabili – non hanno né la tipologia di business né la dimensione neppure per concepire operazioni di sistema, e il loro spinto individualismo impedisce che lo facciano in una logica consortile.Abbiamo scritto qualche settimana fa che non saremo certo noi a piangere il disfacimento del vecchio “sistema paese”, quell’insieme di ruoli, uomini, prassi, relazioni e abitudini, che hanno costituito l’impalcatura su cui in Italia si è retta l’organizzazione della politica, dell’economia e della stessa società nell’ultimo quarto di secolo. È la “fine di un mondo”, ed è bene che sia così. Il problema, però, è che occorre costruirne un altro, di “mondo”, e nulla si vede all’orizzonte. Molti lettori ci hanno detto: “ok, ma non potete limitarvi a dire che c’è bisogno di riprogettare tutto senza spiegare come si fa, senza indicare con quali risorse umane ed economiche intendete farlo”. Vero, verissimo. Vi dobbiamo una risposta. Diciamo subito, però, che non abbiamo la ricetta miracolistica, e che qui cominciamo a darvi soltanto qualche prima indicazione. Tre, per la precisione.La prima: non è cosa da poco avere coscienza che la ridefinizione del “sistema Italia” riguarda tutto – gli assetti politici e istituzionali, le imprese e le loro relazioni, la rappresentanza degli interessi, la magistratura, le dinamiche della vita sociale, la mentalità collettiva – e che questa immane sfida non si può vincere se manca anche uno solo di questi tasselli. Saperlo è condizione non sufficiente, ma comunque necessaria, e siccome in giro di consapevolezza ce n’è poca, ci sentiamo di dire che si è già a metà dell’opera.La seconda: la costruzione di una risposta, anche sul terreno degli assetti del capitalismo, non può che partire dalla politica. Sia perché è giusto che chi è chiamato a guidare il Paese se ne assuma la responsabilità, sia perché il quadro del nostro sistema imprenditoriale – e la vicenda del rinnovo della presidenza di Confindustria è lì a confermarcelo – non è tale da poterci aspettare una risposta diretta. Quindi chi ha a cuore la “ricostruzione”, sappia che non può evitare di “sporcarsi le mani” con una ridefinizione di uomini, strumenti e regole della politica.La terza: la ricostruzione di un’intelaiatura del nostro capitalismo, che deve ovviamente calarsi nella dimensione dell’economia globalizzata e digitalizzata di oggi, va di pari passo con il nostro ritorno alla crescita e alla capacità di riportarci ad un tasso sviluppo intorno al 2,5-3%. Cosa che si può ottenere solo con un ricorso a massicci investimenti. I quali sono sostenibili solo se fatti da soggetti pubblici. Per questo occorre che nasca l’Iri 3.0 e che da una sua costola rinasca la vecchia Mediobanca. Non si tratta di nostalgia, ma di un esame obiettivo delle criticità del presente e delle necessità del futuro. Cominciamo da qui.(Enrico Cisnetto direttore di http://www.terzarepubblica.it)

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Politica: Moderati senza leadership

Posted by fidest press agency su domenica, 20 marzo 2016

Enrico Cisnetto, “Cortina InConTra”

Enrico Cisnetto

Una maledizione. Le elezioni amministrative disgiunte da quelle politiche in Italia sono sempre state motivo di verifiche politiche generali, fin dai tempi della Prima Repubblica. Ma nella stagione bipolare, e ancor più in questa Seconda Repubblica bis senza né capo né coda che dura da quattro anni e mezzo, il voto nelle regioni e nelle città è diventato una vera e propria dannazione, capace di bloccare per mesi l’attività dei governi, ferma nell’attesa che i partiti regolino i loro conti, interni e tra di essi. Non fa eccezione il prossimo turno che vede coinvolte città come Milano, Torino e Napoli oltre che la Capitale. Anzi, è almeno dall’inizio dell’anno – a Roma anche prima, visto che Ignazio Marino ha lasciato il Campidoglio lo scorso ottobre – che la vita politica ruota intorno a candidature, primarie, equilibri, scontri e inciuci vari, e a maggior ragione sarà così fino a giugno. Uno stallo intollerabile, per il tempo buttato e per le scene disgustose che vanno in onda al cospetto dei cittadini, sempre più stomacati. Questa volta, però, nella disgrazia sembra almeno esserci un vantaggio: i protagonisti di questo inverecondo spettacolo non ne usciranno vivi. Prendete il centro-destra. Non solo le diverse candidature che vanno dal centro alla destra non sono il segno di una ricchezza di posizioni pronte a unirsi al secondo turno (eventuale, ma in questo caso inevitabile) bensì la certificazione di una disastrosa implosione, ma dietro di esse è ben visibile (anche agli orbi) il profilo di uno scontro tra una leadership tramontata e una impossibile, per di più con il contorno di ambizioni malriposte.
Parliamoci chiaro: Berlusconi non solo non è più un leader spendibile, per enne ragioni di cui l’età non è la principale, ma rappresenta un vero e proprio impedimento alla formazione di quel partito liberale di massa che avrebbe voluto essere Forza Italia (e che mai è stato) e di cui il Paese sente un grande bisogno. Certo, la doppia debolezza del Cavaliere – quella propria e quella derivante dall’essere uno scoglio per la rigenerazione della dirigenza – non è l’unica causa se il soggetto politico che per sua natura sarebbe la forza potenzialmente di maggioranza relativa è invece ridotto ai margini della scena politico-parlamentare. Conta, non meno, l’aver del tutto perso quel poco (troppo poco) di capacità progettuale e programmatica, l’aver lasciato prevalere – come bene ha scritto Davide Giacalone – “linguaggi e idee di tono e di sostanza estremista”, l’aver “abusato nel carezzare sentimenti popolari come la paura e la rabbia” per inseguire il consenso, senza capire che così facendo si faceva perdere ruolo e credibilità alla politica, finendo col premiare chi meglio sbraita nel comunicare. Errore grosso, perchè l’Italia che si sente violentata negli interessi (legittimi) e ribolle d’indignazione, non riempie le piazze ma svuota le urne. Da una forza moderata che vuole rappresentare i moderati ci si aspetta un programma di governo in cui si dica dove si taglia la spesa pubblica corrente, come si semplificano le strutture e le amministrazioni pubbliche, in che modo e in quanto tempo si sconfigge la burocrazia inutile e si proceda alla delegificazione, come si afferma il merito e si affiancano i doveri ai diritti. Una forza che rifiuta la logica bipolare se questa significa doversi coalizzare con le forze estreme, populiste e forcaiole, per vincere e invece si confronta e si allea – apertamente, non attraverso patti nazareni occulti – con la parte riformista della sinistra, aiutandola a fare a meno delle componenti massimaliste e giustizialiste, incontrandosi con essa su un programma di governo di stampo liberal-keynesiano – in modo da rendere più efficiente il comparto pubblico e più competitivo quello privato, come ha ben scritto Michele Salvati – per la rinascita del Paese dopo la penosa stagione del declino e della decadenza.
Proprio per questo, non solo non è concepibile che la leadership del centro-destra sia nelle mani di Salvini, tanto più nella versione lepenista (ma presto ci aspettiamo anche trumpista), ma non è opportuno che i moderati abbiano la Lega e i nazionalisti ex fascisti come alleati. Che meglio stanno vicini ai 5stelle – e forse presto li vedremo, da quelle parti – in una sorta di santa alleanza del populismo e dell’anti-europeismo. Le evocazioni accorate all’unità – “uniti si vince, divisi si perde” – che si sentono continuamente fare dai berlusconiani della prima e dell’ultima ora, sono dunque sbagliate sia in via di principio che in via di fatto, e dimostrano la pochezza di una classe dirigente (si fa per dire) totalmente incapace di compiere uno straccio di analisi politica, economica e socio-culturale.
Noi lo abbiamo detto e ridetto, che non si poteva né riprovarci con Berlusconi né provarci con Salvini, da solo o in compagnia della Meloni. E che se si voleva che il partito della nazione di Renzi non fosse una (cattiva) riedizione della Democrazia Cristiana, bensì la nascita di un moderno partito socialista-riformista, bisognava costringere Berlusconi e Renzi a restare alleati alla luce del sole – anziché per il tramite di Verdini – e fare in modo che nuove forze occupassero la scena sul lato centrale destro del palcoscenico politico. Tutto, invece, è andato e sta andando per il verso opposto. Certo, qualche segnale c’è che la controtendenza è organizzabile: la candidatura di Parisi a Milano, il buon esito dell’esperimento Toti in Liguria, il gioco a tutto campo di Tosi, il ruolo terzista di Marchini e Passera. Ma è ancora troppo poco, e spesso troppo personalizzato. Occorrono luoghi di pensiero, strumenti di dibattito, gruppi impegnati in elaborazioni programmatiche nuove. Per i moderati come per i riformisti. Altrimenti prevarrà la disgregazione. E saranno dolori. (Enrico Cinnetto direttore http://www.terzarepubblica.it)

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“Il governo tra tecnica e politica”

Posted by fidest press agency su venerdì, 13 novembre 2015

chiostroComo Venerdì 20 novembre, ore 9.00 Chiostro di S. Abbondio a partire dalle 9, il Dipartimento di Diritto, Economia e Culture dell’Università degli Studi dell’Insubria di Como ospiterà, nel Chiostro di S. Abbondio, il seminario annuale dell’Associazione “Gruppo di Pisa” dal titolo “Il Governo tra tecnica e politica”, importante convegno nazionale che si svolge ogni anno in autunno tra ottobre e novembre.
Durante l’incontro interverranno Renato Balduzzi dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e del Consiglio Superiore della Magistratura; Antonella Sciortino dell’Università degli Studi di Palermo; Paolo Carrozza della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa; Marco Cuniberti dell’Università degli Studi di Milano; Michela Manetti dell’Università degli Studi di Siena e Mario Dogliani dell’Università degli Studi di Torino.Nel corso della giornata di studio gli ospiti si interrogheranno sul ruolo e sulle funzioni del Governo tra tecnica e politica e in particolare su come l’Esecutivo – nell’attuale contesto costituzionale e guardando anche alla revisione costituzionale in corso – venga influenzato dalla forte tendenza in atto alla commistione tra tecnica e politica.
L’Associazione “Gruppo di Pisa”, nata nel 1998, è una delle più importanti associazioni nazionali di studiosi di diritto costituzionale. Da molti anni promuove convegni e iniziative culturali nel settore del diritto costituzionale, favorendo il dibattito tra studiosi e operatori in ambito nazionale e internazionale, con una speciale, costante attenzione prestata alle esperienze della giustizia costituzionale.
L’Associazione dà voce soprattutto agli studiosi delle più giovani leve, offrendo loro un’opportunità di farsi conoscere nella comunità scientifica di riferimento.
Programma:
Ore 9.00Presiede: Giorgio Grasso, Università degli Studi dell’Insubria. Saluti: Alberto Coen Porisini, Rettore dell’Università degli Studi dell’Insubria – Giuseppe Colangelo, Pro Rettore Vicario – Lorenzo Spallino, Assessore all’Urbanistica del Comune di Como – Barbara Pozzo, Direttore del Dipartimento di Diritto, Economia e Culture Introduzione generale: Renato Balduzzi, Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano
Relazione I: Sulle funzioni del Governo, Antonella Sciortino, Università degli Studi di Palermo
Discussant: Paolo Carrozza, Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa
Relazione II: Sull’organizzazione del Governo, Marco Cuniberti, Università degli Studi di Milano
Discussant: Michela Manetti, Università degli Studi di Siena
Ore 14.00 Ripresa dei lavori Interventi programmati e dibattito
Relazione di sintesi: Mario Dogliani, Università degli Studi di Torino (foto: chiostro)

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Renzi anziché rottamare la politica corrotta, rottama la democrazia

Posted by fidest press agency su lunedì, 9 novembre 2015

antonio diomede1La rottamazione delle 76 frequenze televisive assegnate regolarmente dallo Stato alle tv locali accusate, poi, d’interferire i Paesi confinanti, è arrivata al capolinea. Sarebbe come dire che lo Stato ti assegna un canale televisivo per lavorare, vendi anche la casa per mettere su un’impresa, crei posti di lavoro e poi il Governo ti dice “scusa ho sbagliato, quelle frequenze disturbano l’estero, devi chiudere…”. Tu gli rispondi “..ma AGCOM e MiSE sapevano che quelle frequenze potevano interferire, ora dammene una buona!” La risposta non è mai arrivata. L’operazione comporta la chiusura di 125 piccole e medie imprese televisive che, grazie alla sentenza 202/76 della Corte costituzionale, sono state le voci libere nel territorio in cui hanno operato per 39 anni. Non avrei mai voluto scrivere questa pagina. E’ la pagina della sconfitta di un altro pezzo importante della nostra democrazia costituzionale. E’ la sconfitta delle persone laboriose che hanno creduto nei valori della libertà e dell’onesto lavoro. E’ la mia personale tripla sconfitta, quella morale, politica, sindacale per essermi battuto fino allo stremo delle forze nel tentativo di salvare le mille famiglie che vengono messe sul lastrico. La sconfitta morale è la constatazione che in questo Paese non c’è più posto per gli onesti. Quando di fronte a questa tragedia, il sottosegretario Giacomelli lo vedi gioire con ciniche dichiarazioni che inneggiano al successo del Governo per l’operazione rottamazione, mette in bella evidenza tutta la sua incompetenza di fronte al disastro che AGCOM e Mise hanno combinato con il piano di assegnazione delle frequenze. La sconfitta politica è di non intravedere uno spiraglio a breve termine per un’alternativa a questo Governo qualificatosi dei Rottamatori che, in realtà, è dei Restauratori in favore dei poteri della Finanza e dei Media nazionali che gli scrivono le leggi. E una sconfitta sindacale per non essere riuscito, come Presidente della REA, ad aggregare le emittenti per una forte azione di protesta che non fosse limitata all’azione giudiziaria per la quale siamo ancora in attesa dell’esito del TAR sulla impugnazione della delibera 480 che annulla le frequenze interferenti assegnate alle locali. Di Fronte alla sconfitta c’è sempre un vincitore. Il vincitore è il sistema corrotto che dilaga in tutti i settori del Paese. Quello delle comunicazioni non è esente, altrimenti non si potrebbe minimamente immaginare il bordello combinato da AGCOM e MiSE sulla pianificazione delle preziose frequenze televisive. Per aver semplicemente ripubblicato un articolo in cui si raccontava di una super truffa di circa 9 milioni di euro scoperta dalla Guardia di Finanza a carico dell’Editoria fatta da un noto personaggio del settore, sono stato querelato per presunta diffamazione. Ora mi aspetto un’altra querela da parte di AGCOM e MiSE, per aver scritto questo articolo. Ma se la querela servirà a mettere a nudo tutta la vicenda frequenze, ben venga, anzi la sollecito. Certo è che se dovessero scattare le manette, i polsi non saranno i miei, ma di altri. Il decreto direttoriale di rottamazione è scaricabile dal sito http://www.mise.gov.it. REA – Radiotelevisioni Europee Associate (Antonio Diomede) (foto: antonio diomede)

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Nella politica c’è un problema di legalità

Posted by fidest press agency su sabato, 24 ottobre 2015

legge-e-giustiziaOramai è evidente. Si può continuare a cercare di nasconderlo, ma la sostanza non cambia: nella politica italiana – dichiara il Sindacato Labor – c’è un problema di legalità. Per molto tempo si è creduto, o forse sperato, che si trattasse di mele marce all’interno di un meccanismo complesso, ma la verità è ormai venuta a galla e quelle mele merce non sono più dei casi episodici ma parte di un sistema ampiamente contaminato ed estraneo alle funzioni alle quali dovrebbe invece adempiere. Ovviamente – continua l’organizzazione – la politica non è la sola a doversi interrogare su questi temi; anche le strutture sindacali “tradizionali”, colpite di recente da numerosi scandali, dovrebbero dimostrare la reale intenzione di sgomberare il campo da ogni ambiguità. La verità però – conclude il Sindacato Labor –, e va detta, è che il disonestà, la corruzione e l’immoralità hanno ormai conquistato diversi campi della vita pubblica del Paese. Per sconfiggerle non si può attendere che la moralizzazione avvenga da parte di coloro che hanno già scelta di abbandonare il sentiero della legalità, ma serve un’aria nuova: soprattutto all’interno delle istituzioni.

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Dalla corruzione politica alle storie di giornalisti in prima linea

Posted by fidest press agency su mercoledì, 7 ottobre 2015

università paviaPavia Lunedì 12 ottobre (h21) il Collegio Universitario S. Caterina di Pavia (Via San Martino 17/B) inaugura il terzo ciclo di incontri aperti al pubblico e che integrano il Corso dell’Università di Pavia in “Storia delle Mafie italiane” tenuto dal professor Enzo Ciconte, uno dei massimi esperti di fenomeni mafiosi.Il ciclo prende avvio con un appuntamento a cui parteciperanno Raffaele CANTONE (Presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione), Mons. Michele PENNISI (Arcivescovo di Monreale) dal titolo “Costruire un’etica anticorruzione” che sarà moderato dal giornalista dell’Avvenire Toni MIRA.
Raffaele Cantone è stato un PM anticamorra prima di essere chiamato alla guida dell’ANAC per cui ha inoltre riportato la trasparenza nei cantieri di Expo 2015. Monsignor Michele Pinnisi si è impegnato attivamente per far assegnare a cooperative di detenuti ed ex-detenuti i terreni sequestrati ai mafiosi. Nel febbraio 2008 gli è stata assegnata la scorta, dopo aver ricevuto un volantino con minacce di morte dalla mafia gelese, per essersi rifiutato di celebrare il funerale in cattedrale di un boss mafioso
Giovedì 29 ottobre l’attenzione sarà rivolta al mondo dell’informazione con un dialogo dedicai ai “Giornalisti in prima linea” con i giornalisti dell’Espresso Lirio ABBATE e Giovanni TIZIAN e lo scrittore e giornalista Carlo LUCARELLI.
Giovedì 5 novembre si parlerà del contagio mafioso nelle regioni del Nord-est d’Italia con Francesco Saverio PAVONE Procuratore della Repubblica di Belluno e Pierpaolo ROMANI coordinatore nazionale di Avviso Pubblico.
Giovedì 12 novembre il procuratore aggiunto e coordinatore della Direzione distrettuale antimafia di Roma Michele PRESTIPINO racconterà, intervistato dal giornalista del TG5 Gaetano Savatteri l’inchiesta di Mafia Capitale.
Giovedì 19 novembre nell’incontro conclusivo della serie si parlerà di come colpire la criminalità organizzata attraverso la confisca e la rassegnazione dei beni. Interverranno Giovanni MELILLO (Capo di Gabinetto del Ministero di Giustizia) e Umberto POSTIGLIONE (Direttore Agenzia Nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata), modererà Enzo CICONTE.
Gli incontri si terranno tutti alle ore 21 presso il Collegio Universitario S. Caterina (Via San Martino 17/B, Pavia). Ingresso libero (foto: ciconte e cantone)

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Richiamo di Abraham Skorka alla politica: «Prioritario stabilire i valori verso cui guidare le persone»

Posted by fidest press agency su martedì, 8 settembre 2015

sant'egidioTIRANA – «La politica non è la mera arte di organizzare e governare le masse; è principalmente e prioritariamente l’atto di stabilire i valori e gli ideali verso cui vengono guidate le persone». E’ questo il richiamo il rabbino argentino Abraham Skorka che è intervenuto all’Incontro Internazionale «La Pace è sempre possibile», organizzato a Tirana dalla Comunità di Sant’Egidio.
Il rabbino ha sottolineato il rapporto tra religione e politica, invitando ad evitare ogni commistione e parlando di «ruolo profetico» che gli uomini di fede possono avere. Gli esponenti delle religioni – ha spiegato – «dovrebbero fungere da coscienza dei leader politici», ponendo con forza le questioni che riguardano la giustizia e la pace. Dovrebbero fare – ha continuato – «come gli antichi profeti d’Israele: portare la tradizione religiosa ad avere un’influenza sulle questioni attuali».
Skorka ha poi ricordato che il suo amico Bergoglio, ai tempi in cui era arcivescovo di Buenos Aires, usava sempre un linguaggio profetico: «l’allora arcivescovo ha sofferto più di una volta per la sua audacia spirituale, ma non ha mai cambiato il suo stile».

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La politica scarica l’emergenza immigrati sulle forze di polizia

Posted by fidest press agency su lunedì, 20 luglio 2015

Profughi“Da Roma a Treviso, da Terni a Lucca, a Verona, in ogni città d’Italia sta esplodendo un’emergenza sociale legata all’accoglienza di migliaia di immigrati che la politica sta scaricando esclusivamente sulle Forze dell’Ordine, che continuano a registrare feriti su feriti”. E’ quanto afferma Franco Maccari, Segretario Generale del COISP – il Sindacato Indipendente di Polizia, che spiega: “Mentre monta il malcontento della cittadinanza, la politica e le Istituzioni preposte continuano a gestire l’enorme flusso di immigrati con incredibile superficialità, riducendolo ad un semplice problema di ordine pubblico, e così esasperando da un lato gli stessi immigrati, lasciati allo sbando e senza alcun reale sostegno, dall’altro gli abitanti delle città destinate ad ospitarli, giustamente preoccupati per la propria sicurezza. Nel mezzo ci siamo noi, i Poliziotti, a prendere le botte dall’una e dall’altra parte, e spesso costretti ad interventi di ordine pubblico di cui non possiamo che vergognarci. E’ assurdo che ci venga chiesto di alzare i manganelli contro gente perbene che si sente abbandonata dalle Istituzioni e che tenta di difendere la propria casa. Non vogliamo indossare la divisa per essere forti con i deboli, mentre in altre occasioni siamo costretti a stare fermi mentre hooligans e teppisti distruggono le città. Non indossiamo la divisa per essere aggrediti e feriti da immigrati, alcuni dei quali comprensibilmente esasperati, perché anziché trovare un’accoglienza dignitosa,vengono trattati come bestie da chi usa l’emergenza immigrazione soltanto per fare soldi. La Politica e le Istituzioni affrontino il problema con serietà e competenza, e non con l’improvvisazione che li sta contraddistinguendo, mentre mandano le Forze dell’Ordine a prendere le botte ed a fare sfogare la rabbia di cittadini e immigrati”.

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Una politica fiscale più equa

Posted by fidest press agency su lunedì, 30 marzo 2015

parlamento europeoBruxelles Parlamento europeo. Gli Stati membri devono essere più trasparenti sulle loro decisioni fiscali nazionali, perché la concorrenza fiscale sleale falsa la concorrenza tra le imprese e potrebbe portare a una “corsa al ribasso”, hanno avvertito molti deputati durante la discussione di mercoledì con il commissario per la politica fiscale Pierre Moscovici. Moscovici – che ha difeso la sua recente proposta di scambio automatico tra gli Stati membri d’informazioni sulle decisioni fiscali – ha condiviso molte delle preoccupazioni espresse dai deputati e ha riconosciuto che le divergenze tra le norme fiscali nazionali portano a una frammentazione del mercato unico dell’UE. Il Commissario ha sostenuto un migliore coordinamento delle politiche fiscali fra gli Stati membri e annunciato che presenterà un’analisi della situazione fiscale in Europa entro la fine del 2015, come base per ulteriori lavori sulle questioni fiscali. Molti deputati hanno inoltre sottolineato che le tasse devono essere pagate nei paesi in cui i profitti sono realizzati e alcuni hanno insistito che ci dovrebbe essere una base imponibile consolidata comune (CCCTB) per attenuare le differenze. Le offerte fiscali vantaggiose per le grandi imprese multinazionali sono state ritenute, da molti deputati, pratiche sleali nei confronti dei cittadini e delle piccole e medie imprese, che si trovano cosi a pagare il grosso del gettito fiscale per finanziare la spesa pubblica.

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Alfano e la politica sull’immigrazione

Posted by fidest press agency su venerdì, 20 febbraio 2015

immigrati“Con il prolungamento dell’operazione Triton e il finanziamento all’Italia di ulteriori 13,7 milioni di euro, la Ue ha dato concreta risposta all’appello dell’Italia. È un vero e proprio endorsement nei confronti della politica sull’immigrazione del ministro Alfano che è riuscito a creare in Europa la coscienza che il Mediterraneo è la frontiera di tutta l’Unione Europea, non solo dell’Italia”. A dirlo è Paolo Alli, deputato del Nuovo Centrodestra del Gruppo Area Popolare (Ncd-Udc) e Vice Presidente dell’Assemblea Parlamentare della Nato.
“Questa mossa della Ue – continua Alli – è un vero e proprio schiaffo verso chi, in particolare La Lega Nord e Salvini, continua a fare polemiche sterili e dal sapore fortemente populista. Alfano ha ottenuto un risultato finora non raggiunto da nessun ministro dell’Interno e nemmeno dal noto euro assenteista Salvini: coinvolgere la Ue nella gestione del dramma dell’immigrazione e non lasciare sola l’Italia”.

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“I fidanzatini” del XXI secolo

Posted by fidest press agency su martedì, 16 dicembre 2014

renzi-berlusconiIn una recente trasmissione televisiva un ospite invitato dalla conduttricedel programma di commentare l’incontro tra Renzi e Prodi a palazzo Chigi ha visualizzato la situazione raffigurando Renzi che vede Prodi come l’amante intrattenuto per fare un dispetto al “fidanzato” Berlusconi per ripagarlo di qualche sgarbo non noto al volgo. Alla fine i due, Renzi e Berlusconi, riprenderanno con maggior foga ad amoreggiare perché questo appare il destino dei due.
Uscendo dalla metafora mi sembra chiaro che il tutto stia proprio nel patto del Nazareno e che ognuno dei due appare intenzionato a tenere celato il contenuto di là delle scarne notizie che sono state lasciate in pasto ai media.
E se questo è un segreto, e che per taluni appare alquanto inquietante e insidioso per la stessa tenuta del sistema politico italiano, mi sembrano altrettanto legittime le illazioni al riguardo. Per prima cosa è sotto gli occhi di tutti il fatto che si parli sempre meno dei processi che riguardano Berlusconi e appare, inoltre, alquanto strano che quest’ultimo continui ad insistere nel ribadire la sua fedeltà al rispetto degli accordi sulle modifiche alle leggi costituzionali come se si trattasse di un solenne impegno al prezzo pagato a Renzi su un qualcosa di personale e tanto che non esiterà, se necessario, a svendere la sua creatura politica: Forza Italia.
La circostanza più sconcertante è che è proprio la destra storica dalla Meloni a tutti gli altri non si siano resi conto di una realtà già presente venti anni fa con l’alleanza Fini-Berlusconi in quanto quest’ultimo se ne impipava della destra ma che gli era necessaria per la sua ascesa politica-clientelare. Ora con altrettanta disinvoltura può farne a meno se potrà convolare a giuste nozze con il suo partner ideale: Matteo Renzi. D’altra parte l’inciucio a sinistra di Berlusconi c’era già ai tempi del primo governo Prodi con la fronda secessionista di D’Alema, Violante e C. Sotto questo profilo in nome del dio Profitto il caro Silvio è stato più che coerente, direi maledettamente fedele. (Riccardo Alfonso http://www.fidest.it)

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Aldo Moro: Politica, filosofia, pensiero

Posted by fidest press agency su martedì, 14 ottobre 2014

aldo moroRoma venerdì 24 ottobre 2014 – ore 17 Istituto luigi Sturzo Palazzo Baldassini (Sala Rossa) – via delle Coppelle, 35 Intervengono Prof. ON. LUCIO D’UBALDO, Fondazione Italia-USA – PROF. GIUSEPPE SACCO, Università Luiss Guido Carli – PROF.SSA ANNA JELLAMO, Università degli Studi della Calabria – DOTT. DANILO CAMPANELLA, Autore del libro Presiede PROF. GIULIO ALFANO, Pontificia Università Lateranense Modera DOTT. ROMANO CAPPELLETTO, Ufficio Stampa Paoline
“Per molte persone, oggi, parlare di Aldo Moro appare desueto, come se avesse avuto un ruolo marginale nella politica italiana e internazionale. In verità è proprio l’attuale connotazione del costume politico, sociale e, in definitiva, del suo decadimento che pongono tale approfondimento come imperativo non soltanto dello studioso di filosofia politica, ma anche del buon cittadino”. Con queste parole introduttive Danilo Campanella dà la cifra essenziale del suo nuovo lavoro editoriale, dedicato al grande statista democristiano. Il volume presenta sinteticamente, ma con estrema attenzione, le fasi principali della vita di Moro, sottolineandone i tratti personali e l’azione politica. Particolare importanza viene data alla bibliografia, agli scritti e ai discorsi dello statista pugliese L’analisi degli scritti e degli editoriali può offrire una nuova, profonda chiave di lettura del pensiero di Moro, giungendo a una vera e propria filosofia politica morotea. L’autore non manca di descrivere le difficoltà che Moro incontrò con alcuni attori politici del suo tempo, come anche la questione del compromesso storico, la terza fase, il rapimento ad opera delle Brigate rosse e le lettere raccolte nel celebre “memoriale” dalla prigione del popolo. La biografia non canonizza, dunque, Moro, né pretende di narrare i retroscena oscuri della sua tragica fine. Semplicemente ci racconta com’è vissuto, che cosa ha fatto e perché il suo pensiero è ancora attuale.“Accostandomi alla figura di Moro – continua Campanella nell’introduzione – mi ha entusiasmato enormemente non soltanto per le sue vicissitudini politiche né solo per il mistero che ancora avvolge le dinamiche e i connotati della sua morte violenta, ma soprattutto per la sua tempra morale connessa al vivere sociale. Tutta la filosofia politica di Moro parte dalla contestazione della statolatria e della deificazione dello Stato: egli vedeva lo Stato per l’uomo, non l’uomo per lo Stato”.Il volume, semplice nello stile e scorrevole nel ritmo, è arricchito da una prefazione di Giulio Alfano,
Docente presso la Pontificia Università Lateranense e per diversi anni collaboratore di Aldo Moro. Conclude il libro un’interessante selezione di testi dal “memoriale”.
Danilo Campanella – Laureatosi in Filosofia a indirizzo storico-critico presso la Pontificia Università Lateranense, ha parteci­pato a un master in Geopolitica presso la SIOI con una tesi sull’economia di sussistenza ira­niana. Fra le sue pubblicazioni: Nascita, apogeo e caduta di Sparta (2008); La distruzione delle realtà sottili (2010); La filosofia politica di Aldo Moro come spinta riformatrice per l’unità euro­pea, in Rivista di Studi Politici (Anno XXIV, luglio-settembre 2012) 9; Il postmodernismo tra politica e strategia: Aldo Moro e Henry Kissinger, in Geopolitica II,2-3 (Estate-Autunno 2013); Etica ed economia: un divario incolmabile?, in Storia e verità MMXII/11 (settembre-dicem­bre 2013) 37-38; Etica pubblica e pubblica istruzione, in Critica Liberale XX/211-212 (maggio-giugno 2013) 157-158; L’economia della sopravvivenza, in Roma Tre News XIV/2 (2012) 44; Individuo e persona nella società di massa, in Aa.vv., L’informazione di massa: studio e implicazioni della tecnologia nella politica moderna (2012); La politica come servizio e come dominio, in Civitas 3/1 (2013-2014).

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Italiani: …perseverare autem diabolicum

Posted by fidest press agency su lunedì, 23 giugno 2014

Beppe_Grillo fonte wikipediaSi dice che la storia è maestra di vita. Se rapportiamo questo precetto alla gestione della politica in Italia dal primo dopoguerra in poi la lezione che ci viene impartita è quella che non riusciamo a trarre dai nostri errori il giusto insegnamento per evitarli in futuro. Il primo indicatore è dato dalla gestione politica dei partiti e, in primis, dagli uomini che l’hanno orientata. Per ben due volte i social-comunisti e diciamo pure tutta l’area che si richiama al centro-sinistra, nel 1919 e nel 1994 hanno tradito il loro elettorato per via della loro litigiosità e rispettiva diffidenza favorendo, nell’ordine, il fascismo e poi il berlusconismo. Nel 1947 ci fu un primo serio tentativo da parte dell’Uomo qualunque d’avvertire gli italiani sui rischi derivanti dal partitismo ma dopo un iniziale entusiasmo finì, come dicono i toscani, a brodo di giuggiole.
Nel 2012 ci riprovò il Movimento cinque stelle e la svolta sembrava avere tutte le premesse per essere epocale. Voleva dire, tra l’altro, che gli italiani, finalmente, avevano compresa la lezione. Fu, purtroppo, una pia illusione. Grillo è andato a sbattere contro un modello di pensiero distorto dove, da una parte, si sosteneva che non era possibile allearsi con dei partiti inaffidabili e dall’altra si rimproverava la mancata intesa perchè un movimento che salisse sull’Aventino per uno splendido isolamento non sarebbe stato capito. Se a questo punto Grillo fosse invece riuscito a convincere gli elettori italiani, nelle recenti europee, del nuovo bluff che si preparava ai loro danni, sarebbe stato possibile aprire una pagina nuova nella storia politica italiana. Non lo è stato e allora chi è causa del suo mal… E allora che resta da fare? Seguire la logica del dire “il cliente”, alias elettore, ha sempre ragione e così ci ritroviamo diabolicamente con i problemi di sempre. Amen. (Riccardo Alfonso fidest@gmail.com)

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Restituiamo dignità alla politica

Posted by fidest press agency su domenica, 17 novembre 2013

Paese vecchio

Paese vecchio (Photo credit: jerik0ne)

Da anni, oramai, stiamo subendo un imbarbarimento della politica e lo dobbiamo a tutti quei politici, e purtroppo sono tanti, che ne hanno fatto mercimonio. E’ tempo che s’inverta la tendenza. La politica è un bene comune che non va umiliato e schernito, ma riportato, semmai, al suo originario splendore. Vi possono, essere, ovviamente, dei momenti di debolezza, di opacità ma quello che non va mai dimenticato è il senso culturale che noi conferiamo alla politica. Il suo ruolo d’intermediario tra gli opposti interessi, per sedare il rigorismo ideologico, l’avversità per il diverso, la tendenza all’apartheid ma anche il più deleterio degli atteggiamenti che lascia percepire negli elettori l’idea che si può evadere, corrompere senza subire grossi guai giudiziari.
La politica deve portarci a un dialogo costruttivo per avere di una società di uguali e dove la solidarietà si fondi su basi concrete per vincere le sacche di povertà, per restituire dignità all’essere umano.
Il prezzo più alto per quest’andazzo così deteriore della politica lo stanno pagando gli italiani con i giochi e i giochini tra partiti che si dividono e litigano per una questione solo di poltrone ma che, in effetti, intendono eludere i reali bisogni e attese del Paese.
Sembra che nessuno si renda conto che è giunto il momento di restituire dignità al popolo degli oppressi a partire dalla politica e il farlo non disertando le urne ma votando chi ha dimostrato sino ad oggi di marciare contro corrente. (Riccardo Alfonso fidest@gmail.com)

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Siria: i deputati chiedono una soluzione politica negoziata

Posted by fidest press agency su domenica, 8 settembre 2013

I deputati nel dibattito di mercoledì con il responsabile della politica estera europea, Catherine Ashton, dovrebbero chiedere una soluzione politica negoziata per la Siria, nonostante la possibilità di un’azione militare dopo l’utilizzo di armi chimiche. Oltre due milioni di profughi siriani sono fuggiti dal Paese. L’Aula voterà giovedì una risoluzione sulla Siria.I deputati discuteranno la situazione in Egitto
La plenaria discuterà mercoledì l’attuale situazione di stallo in Egitto con il responsabile della politica estera europea, Catherine Ashton, a seguito delle misure restrittive decise dalle autorità nei confronti dei Fratelli musulmani e delle accuse mosse all’ex Presidente Mohamed Morsi e ad altri leader della formazione politica. Una risoluzione sull’Egitto sarà votata giovedì.Il dibattito in plenaria segue la riunione straordinaria della commissione affari esteri tenutasi il 28 agosto scorso.
Dibattito: mercoledì 11 settembreVotazione: giovedì 12 settembre
Procedura: Dichiarazione dell’Alto rappresentante per la politica estera/vicepresidente della Commissione Hashtag: #Egypt

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La “berlusconite” virale

Posted by fidest press agency su sabato, 13 luglio 2013

Silvio Berlusconi

Silvio Berlusconi (Photo credit: Wikipedia)

In questi giorni è manifesta, anche se non è la prima volta, l’incapacità del Parlamento italiano di fare delle scelte giuste. Dopo alcuni mesi dalle ultime elezioni ci troviamo impantanati con un governo dalle cosiddette “larghe intese” sotto la minaccia quotidiana di una crisi da parte del Pdl. Di riflesso il Parlamento continua a legiferare su “commissione” da parte di un esecutivo incapace, a sua volta, d’essere determinato nelle sue scelte di fondo. Nemmeno il “manrovescio” inferto dal Capo dello stato nel suo discorso alle camere in occasione della sua rielezione, e il suo invito esplicito a porre mano alle riforme incominciando da quella elettorale, riesce a scuotere un parlamento sempre più ingessato.Il tutto ruota intorno alla figura di un uomo che con i suoi intrighi ha reso sempre più ingovernabile il paese. La sua presenza non permette una riforma della giustizia che non sia di parte. Non consente una riforma fiscale perché potrebbe reintrodurre la sanzione penale del falso in bilancio. Ha fatto man bassa di audience elettorale e ora ber bocca del suo attaché rigira la pizza e accusa Rai tre di aver dato più ascolto al Pd.Quest’ultimo è l’ombra di se stesso. Dopo aver giurato e spergiurato in campagna elettorale affermando che era l’unico partito che poteva opporsi a Berlusconi non solo è riuscito a fargli recuperare i suoi dieci punti percentuali, che dividevano i due partiti, ma ha rischiato di farsi superare al foto finish. Perché non diamo una dimostrazione di orgoglio recuperato e di coerenza mandando, tanto per cominciare, fuori dalle aule parlamentari chi avrebbe dovuto mai esserci? (Riccardo Alfonso fidest@gmail.com)

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M5S e le sue “due anime”

Posted by fidest press agency su mercoledì, 10 aprile 2013

In questi giorni si stanno intensificando gli inviti al movimento perché assecondi la formazione del governo Pd. Il dibattito pare abbia coinvolto anche gli iscritti e i simpatizzanti e per quello che ci è dato di sapere attraverso una serie di e-mail inviate sul blog di Grillo. Credo, a questo riguardo, sia importante una precisazione. Grillo non è un fanatico moralista che vuole disfarsi dei signori della politica che da 20 anni si sono crogiolati con i loro inciuci. Ne avrebbe buon diritto, ovviamente. Il suo obiettivo è di mettere gli elettori italiani davanti alle loro responsabilità. Se ancora si vota il Pdl di Berlusconi e il Pd di Bersani questo significa che l’animo conciliante degli italiani si traduce in una forma di masochismo poiché finiamo di farci male da soli. Occorre che il sistema imploda e metta a nudo le rispettive responsabilità e si faccia piazza pulita di un sistema partitico, padronale o delle primarie che sia, che è andato in corto circuito ma stranamente a dirsi è proprio il popolo degli elettori a non accorgersene. D’altra parte non giriamoci tanto intorno. Pd e Pdl si sarebbero di certo messi d’accordo se non ci fosse stato nel mezzo la forza elettorale significativa del M5S. D’altra parte è poco credibile l’appello di fare il governo in fretta perché la casa brucia come se non lo sapessero da almeno dieci anni a questa parte. E quelli che avrebbero dovuto cambiare le cose dov’erano? A cercare oggi, come in passato, ancora una volta di spartirsi le poltrone. (Riccardo Alfonso fidest@gmail.com)

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