Chicago. I risultati positivi dello studio di Fase III ADAURA hanno mostrato che osimertinib, farmaco di AstraZeneca, ha prodotto un miglioramento statisticamente significativo e clinicamente rilevante della sopravvivenza globale (OS) rispetto a placebo, nel trattamento adiuvante del carcinoma polmonare non a piccole cellule (NSCLC) in stadio precoce (IB, II e III A) che presenta mutazioni del recettore del fattore di crescita epidermico (EGFR), a seguito di resezione radicale. Questi risultati saranno illustrati oggi in una presentazione orale nella Sessione Plenaria del Congresso annuale 2023 della Società Americana di Oncologia Clinica (American Society of Clinical Oncology – ASCO) (abstract #LBA3) e sono pubblicati contemporaneamente sulla rivista The New England Journal of Medicine. Osimertinib ha ridotto il rischio di morte del 51% rispetto a placebo, sia nella popolazione dell’analisi primaria (stadio II-IIIA) (maturità dati 21%, rapporto di rischio OS [HR] 0,49; intervallo di confidenza 95,03% 0,33-0,73; p=0,0004), che nella popolazione complessiva dello studio (Stadio IB-IIIA) (maturità dati 18%, OS HR 0,49; intervallo di confidenza 95,03% 0,34-0,70; p<0,0001). Nella popolazione dell’analisi primaria, l’85% dei pazienti trattati con osimertinib è vivo a cinque anni rispetto al 73% dei pazienti trattati con placebo. Nella popolazione complessiva dello studio, l’88% dei pazienti trattati con osimertinib è vivo a cinque anni, rispetto al 78% di quelli trattati con placebo. La sopravvivenza globale mediana non è stata raggiunta sia nel braccio sperimentale che nel gruppo di controllo. I pazienti trattati con placebo che hanno sviluppato malattia metastatica hanno avuto l’opportunità di ricevere osimertinib come trattamento successivo. Il tumore del polmone è la causa principale di morte per cancro tra gli uomini e le donne, e rappresenta circa un quinto di tutti i decessi per cancro.1 Il tumore del polmone si suddivide in NSCLC e tumore del polmone a piccole cellule.2 Si stima che ogni anno, a livello globale, 2,2 milioni di persone ricevano una diagnosi di tumore al polmone, di cui l’80-85% classificato come NSCLC, la tipologia più comune.1-3 La maggior parte dei pazienti con NSCLC presenta una diagnosi di malattia avanzata, mentre circa il 25-30% presenta malattia resecabile alla diagnosi.4-5 Le diagnosi di cancro al polmone in fase iniziale vengono spesso rilevate solo quando il cancro viene identificato mediante indagini radiologiche effettuate per altre condizioni non correlate.
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Tumore del polmone, con osimertinib l’88% dei pazienti e’ vivo a cinque anni
Posted by fidest press agency su martedì, 6 giugno 2023
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Tumore polmone in stadio precoce
Posted by fidest press agency su domenica, 4 giugno 2023
RAHWAY, N.J. Nel tumore del polmone in stadio precoce l’immunoterapia con pembrolizumab, prima e dopo l’intervento chirurgico, migliora la sopravvivenza libera da eventi e riduce il rischio di recidiva. Lo dimostrano i risultati positivi dello studio registrativo di Fase 3 KEYNOTE-671 che valuta pembrolizumab come regime di trattamento perioperatorio, che comprende il trattamento prima dell’intervento chirurgico (neoadiuvante) e dopo la chirurgia (adiuvante), per i pazienti con carcinoma polmonare non a piccole cellule (NSCLC) resecabile in stadio II, IIIA o IIIB. Al follow-up mediano di 25,2 mesi, pembrolizumab neoadiuvante più chemioterapia seguito da resezione e pembrolizumab adiuvante come agente singolo hanno migliorato significativamente la sopravvivenza libera da eventi (EFS), riducendo il rischio di recidiva, progressione o morte del 42% (HR=0,58 [95% CI, 0,46-0,72]; p<0,00001) nei pazienti con carcinoma polmonare non a piccole cellule (NSCLC) resecabile in stadio II, IIIA o IIIB, rispetto a placebo e chemioterapia neoadiuvanti seguiti da placebo adiuvante. Nei pazienti trattati con pembrolizumab, la sopravvivenza mediana libera da eventi (EFS) non è stata raggiunta (95% CI, 34,1-NR) rispetto a 17 mesi (95% CI, 14,3-22) di sopravvivenza per quelli trattati con la sola chemioterapia.Nonostante il raggiungimento della risposta patologica completa (pCR) sia un fattore predittivo di miglior outcome, l’analisi di sottogruppo esploratoria ha mostrato che la riduzione del rischio di recidiva, progressione o morte (EFS) con il regime pembrolizumab perioperatorio è stata osservata sia nei pazienti con pCR (HR=0,33 [95% CI, 0,09-1,22]), sia nei pazienti senza pCR (HR=0,69 [95% CI, 0,55-0,86]).“Questi nuovi importanti risultati si basano su studi precedenti di pembrolizumab nelle prime fasi della malattia in alcuni tipi di tumori, incluso il carcinoma polmonare non a piccole cellule”, dichiara Dr. Marjorie Green, Vicepresidente senior e Direttore di late-stage oncology, global clinical development, Merck Research Laboratories. “Pembrolizumab ha dimostrato miglioramenti statisticamente significativi e clinicamente rilevanti della sopravvivenza libera da eventi nei pazienti con carcinoma polmonare non a piccole cellule in stadio II, IIIA o IIIB trattati con il regime perioperatorio con pembrolizumab rispetto a chemioterapia e chirurgia da sole. Stiamo lavorando con la FDA e altre autorità globali per offrire questa nuova opzione ai pazienti il più rapidamente possibile”.Come precedentemente annunciato, alla prima analisi ad interim lo studio KEYNOTE-671 ha soddisfatto il duplice endpoint primario di EFS. A due anni, il 62,4% dei pazienti trattati con il regime pembrolizumab era vivo senza aver sviluppato eventi, rispetto al 40,6% dei pazienti trattati con il regime di chemioterapia e placebo.Il carcinoma polmonare è la principale causa di morte per cancro in tutto il mondo. Solo nel 2020, ci sono stati più di 2,2 milioni di nuovi casi e 1,8 milioni di morti per tumore del polmone a livello globale. Il carcinoma polmonare non a piccole cellule è il tipo più comune di carcinoma polmonare, rappresentando circa l’81% di tutti i casi.In Italia vivono 117.800 persone dopo la diagnosi di carcinoma polmonare e, nel 2022, i nuovi casi sono stati 43.900. (abstract by ml.medinews.it)
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Tumore del polmone: la prevenzione deve partire dalle aule scolastiche
Posted by fidest press agency su lunedì, 22 Maggio 2023
La lotta alle neoplasie polmonari deve cominciare a scuola contrastando il sempre più precoce vizio del tabagismo. In Italia fumano il 5% degli adolescenti, tra i 14 e i 17 anni, e il 19% dei 18-19enni. In totale quindi più di un teenager su 10 fuma regolarmente mentre il 4% si dichiara ex fumatore. Da qui l’esigenza di sensibilizzare i giovani studenti sull’importanza della prevenzione primaria di forme di cancro molto pericolose. Per questo l’AIOT (Associazione Italiana di Oncologia Toracica) in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione ha lanciato la seconda edizione di “Respiriamo insieme”. Si tratta di un concorso a cui hanno partecipato nel 2022-23 66 scuole tra primarie e secondarie (di primo e secondo grado). La campagna ha previsto la realizzazione di attività divulgative per promuoverne raccomandazioni salutari. Per le scuole primarie il tema è stato “Metti il fumo in riga” (con la produzione di una poesia recitata in formato video) mentre per le secondarie: “Appendi il fumo al muro” (realizzazione di una locandina illustrata/poster). Per le scuole secondarie di secondo grado il tema è stato “Metti il fumo da (p)ARTE” ed è stata prevista la creazione di un’opera d’arte (quadro, scultura, installazione, video promozionale).I vincitori sono stati: Scuola primaria, classe 4 sezione A – IC Rodari, Cappelle sul Tavo, Montesilvano PE Scuola secondaria di primo grado, classe 3 sezione A – IC di Cerrina Monferrato G. Marconi, Murisengo AL Scuola secondaria di secondo grado, classe 3 sezione B – Istituto di Istruzione Superiore Carlo Beretta, Gardone Val Trompia BS Tutti gli elaborati sono disponibili sul sito oncologiatoracica.it.
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Tumore al polmone: una malattia che causa quasi l’85% delle neoplasie di nuova diagnosi
Posted by fidest press agency su lunedì, 15 Maggio 2023
La necessita di un’approfondita conoscenza della storia naturale e dei meccanismi biologici del tumore al polmone sta portando verso una terapia sempre più personalizzata, per trattare i pazienti in base alle alterazioni genetiche del tumore. Per fare il punto sulle ultime novità di cura si è svolto il Convegno ‘EX20PLORE The new way for EGFR NSCLC Patient’, organizzato da OVER Group e realizzato grazie al contributo incondizionato di Jansen. In Italia, il tumore al polmone colpisce ogni anno oltre 40.000 persone, rappresentando la prima causa di morte per cancro negli uomini e la seconda nelle donne. Quando si parla di tumore polmonare due sono i tipi principali: a piccole cellule e il tumore non-a piccole cellule (NSCLC), il più frequente e che causa quasi l’85 per cento delle neoplasie di nuova diagnosi. In Italia, il 15% dei pazienti con tumore al polmone presenta mutazione dell’EGFR, circa 6.000 persone.“Il ritardo nel riconoscimento dei sintomi porta ai pazienti paura e nei medici difficoltà nel capire il tipo di mutazione così da poterlo seguire con la terapia più adeguata, sin dalle prime fasi della diagnosi. I pazienti con NSCLC caratterizzato da mutazioni di inserzione dell’esone 20 dell’EGFR solo l’8% sopravvive a 5 anni dalla diagnosi: il rischio di progressione della malattia è molto alto. Da qualche settimana è rimborsata anche in Italia la prima terapia specifica di tipo biologico per i pazienti con questa tipologia di tumore al polmone, i cui studi hanno mostrato una maggiore efficacia, raddoppiando l’aspettativa di vita”, ha spiegato Filippo de Marinis, Direttore della Divisione di Oncologia Toracica, Vicedirettore del Programma sul carcinoma polmonare, IEO Milano. “Fondamentale distinguere le diverse varianti per identificare la terapia più adeguata per ogni paziente. Per questo motivo, la Next-Generation Sequencing (NGS) diventa indispensabile per una corretta diagnosi e per una terapia personalizzata. Siamo entrati nell’era della medicina di precisione e quindi mirata ad individuare ogni piccola differenza sita in ogni essere umano e quindi paziente, dal semplice stile di vita al luogo in cui abita”, ha dichiarato Silvia Novello, Professore di oncologia medica presso il Dipartimento di Oncologia dell’Università di Torino, Responsabile della Struttura Semplice Dipartimentale di Oncologia Toracica all’AOU “San Luigi Gonzaga” di Orbassano, Presidente di WALCE – Women Against Lung Cancer in Europe
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Tumore del polmone a piccole cellule
Posted by fidest press agency su lunedì, 7 novembre 2022
Milano, mercoledì 9 novembre 2022, ore 11.30 Fondazione Feltrinelli (Viale Pasubio 5, Sala Lettura). Si terrà una conferenza stampa con gli interventi di Andrea Ardizzoni (Ordinario di Oncologia Medica all’Università di Bologna), Lorenza Landi (Oncologia Medica 2, Istituto Nazionale dei Tumori Regina Elena, Roma), Silvia Novello (Presidente WALCE, Women Against Lung Cancer in Europe, e Ordinario di Oncologia Medica all’Università degli Studi di Torino) e Mirko Merletti (Vice Presidente Oncology AstraZeneca). È prevista anche la diffusione in streaming dell’evento. La registrazione è obbligatoria e va effettuata prima dell’inizio dell’evento.
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Tumore del polmone
Posted by fidest press agency su mercoledì, 5 ottobre 2022
Età compresa fra 55 e 75 anni, fuma un pacchetto di sigarette al giorno da più di 30 anni o è un forte fumatore che ha smesso da meno di 15 anni. È l’identikit del candidato per l’inserimento nel programma ministeriale RISP (Rete Italiana Screening Polmonare). Il reclutamento inizia in questi giorni, con l’obiettivo di coinvolgere oltre 7300 persone (7324), monitorandole periodicamente con la tomografia computerizzata del torace a basso dosaggio (Low-Dose Computed Tomography, LDCT). Ogni anno, in Italia, 32.800 cittadini (circa l’80% dei casi) ricevono la diagnosi di tumore del polmone in fase avanzata, quando la malattia non è operabile e la prognosi è peggiore. Studi clinici hanno dimostrato che l’utilizzo della TAC spirale a basso dosaggio può ridurre di circa il 20% la mortalità per questa neoplasia nei forti fumatori. Si tratta di un progetto pilota, il primo di questo tipo in Italia, avviato per porre le basi per l’inserimento dello screening polmonare all’interno dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), alla stregua dei programmi di prevenzione secondaria del cancro mammario, colorettale e cervicale. Il tumore del polmone è responsabile del maggior numero di decessi oncologici in Italia, 34.000 nel 2021. Circa il 60%, pari a 20.400 morti, riguarda i forti fumatori. “Sono numeri allarmanti che ci impongono di agire quanto prima contro quello che resta il big killer – afferma Saverio Cinieri, Presidente Nazionale AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica) -. La TAC a basso dosaggio costituisce una promettente strategia salvavita, ma ad oggi non rientra ancora nella pratica clinica e nei programmi di prevenzione secondaria rimborsati dal Servizio Sanitario Nazionale. Ci auguriamo che RISP contribuisca a un cambiamento culturale. La Commissione Europea, pochi giorni fa, ha lanciato una nuova iniziativa volta a rafforzare la prevenzione e facilitare la diagnosi precoce dei tumori. Una delle patologie per cui è prevista un’intensificazione dei controlli preventivi è proprio il carcinoma polmonare e l’Unione Europea nei prossimi mesi emanerà una direttiva ad hoc. I sistemi sanitari nazionali saranno chiamati a partecipare attivamente all’avvio di programmi di screening strutturati per il tumore del polmone negli individui a rischio. RISP rappresenta il primo passo in questa direzione”. “Non va sottovalutato l’impatto economico della malattia, pari, nel nostro Paese, a circa 2,5 miliardi di euro ogni anno, considerando sia i costi diretti sanitari che quelli indiretti e sociali – continua il Presidente Cinieri -. Anticipare la diagnosi, grazie allo screening, significa aumentare il numero di persone che possono rientrare al lavoro, riducendo i costi socio-economici dovuti alla perdita di produttività e garantendo risparmi al sistema grazie al minor numero di ospedalizzazioni”. Nel 2020, in Italia, sono state stimate circa 41.000 nuove diagnosi di cancro del polmone. La sopravvivenza a 5 anni è pari al 16% negli uomini e al 23% nelle donne. (abstract)
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Carcinoma polmonare
Posted by fidest press agency su lunedì, 19 settembre 2022
E’ una della neoplasie più temute e insidiose e ogni anno colpisce oltre 41mila cittadini in Italia. La lotta contro i casi più gravi può passare anche dall’analisi dei bassi livelli di sodio nel sangue. Un processo definito iponatriemia (ovvero una concentrazione di sodio inferiore a 135 mEq/l), che rappresenta un delle principali alterazioni elettrolitiche riscontrate nella pratica clinica oncologica. “E’ possibile sfruttarla per arrivare a efficaci biomarcatori, già nelle fasi precoci della malattia, nel predire la risposta ai trattamenti e la prognosi dei pazienti”. E’ quanto ha dichiarato dalla prof.ssa Rossana Berardi, Ordinario di Oncologia all’Università Politecnica delle Marche, Direttrice della Clinica Oncologica, AOU Ospedali Riuniti di Ancona e membro del Direttivo Nazionale AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica). La docente, al Congresso 2022 della Società Europea di Oncologia Medica (ESMO) a Parigi, ha presentato i risultati preliminari dello studio ISA (“Iponatriemia e sindrome da inappropriata antidiuresi nel cancro (SIAD): approcci integrati verso la scoperta di agenti terapeutici mirati al pathway della vasopressina”). La ricerca è coordinata dalla prof.ssa Berardi e dalla sua equipe, costituita da Giulia Mentrasti, Lorenzo Giuliani, Carolina Liguori, Mariangela Gualteri, dalle biologhe Elisa Ambrosini, Natalia Chiodi e Francesca Bianchi, con il prezioso supporto della SOD di Anatomia Patologica, Professoressa Gaia Goteri e Dott.ssa Francesca Barbisan, e del Professor Marco Rocchi, Ordinario in Statistica Medica dell’Università di Urbino. “Già diverse evidenze scientifiche testimoniano come l’iponatriemia sia responsabile di un aumento della morbilità e della mortalità per i pazienti oncologici – afferma la prof.ssa Berardi -. È legata anche ad una maggiore durata dei ricoveri in ospedale e dei costi associati. Il tumore del polmone inoltre rappresenta una delle principali cause di morte da cancro nel mondo in entrambi i sessi. Solo in Italia il numero di decessi ammonta a oltre 34mila l’anno”. Lo studio condotto presso la Clinica Oncologica degli Ospedali Riuniti di Ancona ha vinto un finanziamento attraverso il bando PRIN (Progetti di Rilevante Interesse Nazionale) del MIUR. Tra i possibili biomarcatori analizzati ci sono i miRNA: piccoli segmenti di RNA coinvolti nella regolazione dell’espressione genica delle cellule del nostro organismo. I primi dati ottenuti hanno permesso di individuare un gruppo di 12 diversi miRNA espressi nei campioni tumorali di dieci pazienti eunatriemici (con normali concentrazioni ematiche di sodio) rispetto a dieci iponatriemici. E’ stato poi osservato come alcuni miRNA downregolati (espressi in minore concentrazione) siano associati ad una peggiore sopravvivenza, mentre altri upregolati (espressi in maggior misura) siano invece correlati ad una migliore sopravvivenza globale. “I primi risultati rappresentano un passo avanti nella comprensione del ruolo del pathway della vasopressina, e più in generale della natriemia, nello sviluppo e nella progressione delle neoplasie polmonari – prosegue la prof.ssa Berardi -. Attualmente è in corso la fase prospettica dello studio clinico che avrà lo scopo di validare queste scoperte su un campione più ampio di pazienti affetti da tumore del polmone in stadio avanzato”. By Prof.ssa Berardi Dott.ssa Mentrasti
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Tumore del polmone
Posted by fidest press agency su venerdì, 16 settembre 2022
I risultati aggiornati dello studio di Fase III ADAURA hanno mostrato che osimertinib, farmaco di AstraZeneca, ha prodotto un miglioramento clinicamente significativo e sostenuto della sopravvivenza libera da malattia (DFS) rispetto a placebo, nel trattamento adiuvante dei pazienti con carcinoma polmonare non a piccole cellule (NSCLC) in stadio precoce (IB, II e III A) che presentano mutazioni del recettore del fattore di crescita epidermico (EGFR), a seguito di resezione radicale. Questi ultimi risultati sono stati presentati a Parigi in occasione del Congresso della Società Europea di Oncologia Medica (ESMO) Susan Galbraith, Executive Vice President, Oncology R&D, AstraZeneca dichiara: “E’ straordinario come solo due anni fa i pazienti con tumore del polmone in stadio precoce con mutazione di EGFR non avessero opzioni terapeutiche mirate dopo la chirurgia. Ora, in tutto il mondo, questa popolazione di pazienti ha la possibilità di accedere ad osimertinib e di poter inoltre beneficiare del suo valore aggiunto offerto in termini di protezione a livello encefalico. Siamo in attesa dei risultati maturi sulla sopravvivenza globale nello studio ADAURA nei tempi previsti, ma la ricerca e il nostro impegno nei confronti dei pazienti con tumore del polmone in stadio precoce continuano attraverso un più ampio programma di sviluppo di osimertinib, nel quale si sta valutando una durata maggiore del trattamento post-chirurgico e il ruolo potenziale di osimertinib come terapia adiuvante in stadi ancora più precoci di malattia”.Il tumore del polmone è la causa principale di morte per cancro tra gli uomini e le donne, e rappresenta circa un quinto di tutti i decessi per cancro.5 Il tumore del polmone si suddivide in NSCLC e tumore del polmone a piccole cellule (SCLC), con l’80-85% classificato come NSCLC.6 La maggior parte dei pazienti con NSCLC presenta una diagnosi di malattia avanzata, mentre circa il 25-30% presenta malattia resecabile alla diagnosi.1,2 La maggior parte dei pazienti con tumori resecabili (stadio IB-IIIA) sviluppa una recidiva nonostante la resezione completa del tumore e la chemioterapia adiuvante. In assenza di programmi strutturati di screening, le diagnosi di cancro al polmone in fase iniziale vengono spesso rilevate solo quando il cancro viene identificato mediante indagini radiologiche effettuate per altre condizioni non correlate.AstraZeneca sta conducendo una rivoluzione in oncologia con l’ambizione di offrire le cure per il cancro in ogni forma, grazie alla scienza per comprendere il cancro e tutte le sue complessità, per individuare, sviluppare e fornire farmaci in grado di cambiare la vita dei pazienti.
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Prima rete di ospedali specializzati nel trattamento del tumore al polmone
Posted by fidest press agency su domenica, 3 luglio 2022
Una missione unica, dal nome molto promettente: Apollo 11. Si chiama così il progetto pilota presentato c/o l’Istituto Nazionale Tumori di Milano che per i prossimi 3 anni ricalcherà le orme (è il caso di dirlo!) di quello internazionale che sta ottenendo risultati sorprendenti sulle strategie diagnostiche e di sopravvivenza per i pazienti con tumore al polmone. Nella Giornata della Ricerca Scientifica vi è stato ill lancio di questa 1° rete di ospedali, che vede c/o l’Istituto dei Tumori anche l’importante riconoscimento ad Arsela Prelaj, la vincitrice per l’area della ricerca clinica e del bando che le sta permettendo di portare a termine questa missione. La rete APOLLO 11 così costruita, fornirà gli strumenti per la standardizzazione dei dati clinici e biologici dei pazienti. “L’esclusività di questa unica rete nazionale per un tumore così invasivo nasce dal fatto che verranno raccolti sia i dati dei pazienti sia i campioni biologici che verranno stoccati in biobanche locali. La condivisione dei dati e campioni di ciascun centro – continua Giovanni APOLONE, Direttore Scientifico dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano – sarà volontaria e contribuirà sicuramente alla ricerca scientifica di medio lungo periodo. Siamo di fronte a un traguardo mai raggiunto finora: la personalizzazione delle cure grazie alle nuove tecnologie dell’analisi dei big data come l’Intelligenza Artificiale e le sue branche di Machine e Deep Learning che possono leggere i dati insieme fornendo delle armi molto potenti”. L’associazione nazionale dei pazienti IPOP (Insieme per i Pazienti di Oncologia Polmonare), sarà uno degli attori principali del progetto vedendosi coinvolti sin dal disegno del progetto. Il tumore al polmone è la prima causa di mortalità legata al cancro in tutto il mondo. L’incidenza globale nel 2018 (periodo pre-COVID) è stata stimata in 2 milioni di casi, destinato a crescere nei prossimi 20 anni. Sono due le famiglie di tumori polmonari: quello a piccole cellule (SCLC), che rappresenta circa il 15-20% dei casi totali, e quello non a piccole cellule (NSCLC), che ne rappresenta circa l’80-85% e che viene spesso diagnosticato già in fase avanzata rendendolo non suscettibile di resezione chirurgica (a differenza del primo che è sempre considerato una malattia sistemica). L’associazione dei pazienti IPOP, sarà uno degli attori principali del progetto.
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Tumore del polmone in stadio iniziale: aumentano le guarigioni
Posted by fidest press agency su venerdì, 10 giugno 2022
Nel 2020, in Italia, sono stati stimati circa 41.000 nuovi casi di cancro del polmone. “Troppo spesso la malattia è scoperta in fase avanzata e le diagnosi in stadio precoce, candidabili all’intervento chirurgico, non superano il 25% – afferma Federico Cappuzzo, Direttore dell’Oncologia Medica 2 all’Istituto Nazionale Tumori ‘Regina Elena’ di Roma -. I risultati dello studio CheckMate-816, che ha arruolato 358 pazienti, sono davvero significativi e possono condurre a una modifica delle linee guida del trattamento in fase precoce. Ad oggi, l’intervento chirurgico è considerato l’unico strumento per ottenere la guarigione definitiva. Una percentuale compresa tra il 30% e il 55% dei pazienti però sviluppa recidiva dopo la chirurgia, confermando quindi una forte necessità di opzioni aggiuntive che interrompano questo ciclo. Se l’intervento chirurgico è preceduto da nivolumab più chemioterapia, è possibile ottenere una importante regressione tumorale e una potenziale guaribilità del paziente”. L’associazione di nivolumab e chemioterapia aveva già mostrato un miglioramento statisticamente significativo nel tasso di risposta patologica completa, ottenuta dal 24% dei pazienti rispetto al 2% di quelli trattati con la sola chemioterapia. “I dati aggiornati dello studio, presentati al Congresso ASCO – continua il prof. Cappuzzo –, mostrano la straordinaria capacità della chemioimmunoterapia neoadiuvante di ridurre di oltre l’80% il rischio di recidiva nei pazienti che ottengono la risposta patologica completa. In questo modo possono aumentare non solo le guarigioni, ma anche le persone candidabili all’intervento. Oggi, infatti, i pazienti con malattia non metastatica non operabile sono trattati con la chemioradioterapia, ma l’impatto dello studio CheckMate-816 è tale da poter portare a una modifica nella cura delle persone con malattia localmente avanzata, finora escluse dalla chirurgia”. Se nella neoplasia in fase precoce la guarigione costituisce un obiettivo reale, nella patologia metastatica le terapie mirano a migliorare la sopravvivenza a lungo termine e alla cronicizzazione. “A tre anni, è vivo il 27% dei pazienti trattati in prima linea con la duplice terapia immunoncologica, costituita da nivolumab più ipilimumab, in associazione con due cicli di chemioterapia, rispetto al 19% con la sola chemioterapia – spiega Filippo de Marinis, Direttore della Divisione di Oncologia Toracica dell’Istituto Europeo di Oncologia (IEO) di Milano
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Tumore del polmone
Posted by fidest press agency su sabato, 4 giugno 2022
E’ ancora la principale causa di morte per cancro nel mondo. Circa l’85% dei casi sono classificati come tumore del polmone non a piccole cellule (NSCLC), di cui l’adenocarcinoma è il sottotipo istologico più comune. L’introduzione dei moderni approcci di immunoterapia, che mirano a riattivare le cellule del sistema immunitario contro le cellule neoplastiche, ha iniziato a cambiare il panorama terapeutico per diversi tipi di tumore. Tuttavia, il tasso di risposta è ancora basso e solo il 20-30% dei pazienti beneficiano dei trattamenti di immunoterapia. Il risultato ancora modesto è dovuto a meccanismi di resistenza in parte dipendenti dalle caratteristiche intrinseche delle cellule tumorali, in parte legate al microambiente che circonda il tumore stesso. Nell’importante studio dell’Università Sapienza e dell’Istituto Regina Elena, i ricercatori hanno esplorato proprio il microambiente tumorale e le sue componenti essenziali, per identificare nuovi bersagli terapeutici e sviluppare terapie di combinazione. In quest’ ottica i versamenti che nella routine clinica vengono drenati dai pazienti a scopo terapeutico-palliativo, contengono lesioni metastatiche facilmente accessibili con metodi non troppo invasivi. Sono inoltre utili per studiare in laboratorio le interazioni tra cellule all’interno del microambiente tumorale, assai più difficili da osservare in altri tipi di contesti metastatici. L’arruolamento dei pazienti è stato possibile grazie ad uno studio multicentrico e alla preziosa collaborazione delle Divisioni di Chirurgia Toracica e la Pneumologia presso l’Azienda Ospedaliero Universitaria Sant’Andrea ed il Policlinico Umberto I (Sapienza Università di Roma), dirette rispettivamente da Erino Angelo Rendina, Alberto Ricci e Federico Venuta, e dell’Unità di Chirurgia Toracica dell’IRE, diretta da Francesco Facciolo. Grazie a Fondazione AIRC per la Ricerca sul Cancro, che ha sostenuto lo studio.
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Tumore del polmone, sopravvivenza in aumento
Posted by fidest press agency su giovedì, 18 novembre 2021
Al via la terza edizione di “Be MUTual Days”, organizzato da WALCE – Women Against Lung Cancer in Europe. Due giorni tutti dedicati ai pazienti italiani affetti da tumore polmonare non a piccole cellule con mutazioni molecolari e in stadio metastatico, che si incontrano e confrontano tra di loro e con oncologi italiani ed europei, psicologi, Società Scientifiche e Istituzioni. L’obiettivo è costruire una rete di persone, condividere bisogni e aspettative e progettare nuove azioni sul territorio.Il tumore del polmone modello della medicina di precisione in oncologia: le terapie a bersaglio molecolare stanno cambiando la storia naturale di questa neoplasia. Nei prossimi anni, la sopravvivenza dei pazienti trattati con farmaci target, che oggi si attesta al 15-19% a 5 anni, potrebbe superare il 60% grazie alla mole di dati e conoscenze sulle alterazioni molecolari e allo sviluppo di farmaci innovativi. Attualissime le tematiche trattate al workshop: nella prima giornata, scenario e prospettive delle terapie target, testimonianze di pazienti italiani ed europei; nella seconda giornata, terapie di supporto, gruppi di lavoro e il punto sugli studi clinici. Il dato: un terzo dei pazienti non sente mai parlare di sperimentazioni cliniche durante la sua storia di malattia. Il programma europeo EPROPA, disegnato da WALCE prova a ridurre le disparità regionali di accesso a test molecolari, farmaci innovativi e sperimentazioni cliniche in Italia e in alcuni Paesi europei.
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L’immunoterapia con durvalumab è efficace nel controllo del tumore del polmone
Posted by fidest press agency su giovedì, 4 novembre 2021
Lo è in pazienti non “selezionati”, cioè nella pratica clinica quotidiana. È quanto emerge dai risultati di PACIFIC R, lo studio di real life che ha arruolato circa 1.400 pazienti con carcinoma polmonare non a piccole cellule in stadio III non resecabile. Sono stati coinvolti 290 centri di 11 Paesi, tra cui l’Italia con 116 pazienti. PACIFIC R ha evidenziato una sopravvivenza libera da progressione con durvalumab di circa 22 mesi. Buona la tollerabilità: solo il 16% dei pazienti è stato costretto a interrompere il trattamento a causa di un evento avverso e il 27% per progressione della malattia.Nel 2020 in Italia sono stati stimati circa 41mila nuovi casi di carcinoma polmonare, l’85% riguarda la forma non a piccole cellule, la più frequente. Un terzo di questi pazienti riceve la diagnosi di malattia in stadio III. Durvalumab è già approvato in Italia dopo chemio-radioterapia definitiva per i pazienti con malattia allo stadio III non resecabile ed espressione di una determinata proteina (PD-L1) ≥1%. Lo scorso giugno, al Congresso della American Society of Clinical Oncology (ASCO) erano stati evidenziati, nell’aggiornamento dello studio registrativo PACIFIC, i benefici di sopravvivenza ottenuti da durvalumab, con il 43% dei pazienti vivi a 5 anni. Dal Congresso della European Society for Medical Oncology (ESMO), che si è svolto lo scorso settembre, è arrivata una nuova importante evidenza. I vantaggi dell’immunoterapia non si limitano alle sperimentazioni cliniche controllate, ma sono riscontrabili concretamente nella vita reale.“Si tratta di dati significativi, che evidenziano le importanti implicazioni dell’immunoterapia a vantaggio di una categoria particolare di pazienti che, sebbene candidata alla guarigione, per lungo tempo non ha beneficiato di nuove opportunità terapeutiche – chiarisce Diego Signorelli, oncologo all’Ospedale Niguarda di Milano -. PACIFIC R ha permesso di confermare il ruolo di durvalumab come gold standard anche nella pratica clinica quotidiana, quindi in una popolazione di pazienti non selezionati con criteri rigidi come quelli adottati nello studio registrativo”.Al PACIFIC R hanno, infatti, partecipato pazienti con carcinoma polmonare localmente avanzato non resecabile, che avevano precedentemente svolto trattamento chemio-radioterapico concomitante (in circa il 75% dei casi) o sequenziale, diversamente da quelli coinvolti nello studio PACIFIC, in cui criterio di selezione prevedeva l’esecuzione di chemio-radioterapia solo in concomitanza. Inoltre, PACIFIC R prevedeva l’inizio della terapia con durvalumab entro 90 giorni dalla conclusione della radioterapia, mentre nel PACIFIC era contemplato un intervallo massimo di 42 giorni.
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Una migliore gestione delle interstiziopatie polmonari
Posted by fidest press agency su domenica, 13 giugno 2021
Mettere “in rete” i centri di eccellenza in cui vi è la presenza di team multidisciplinari di qualità, incentivare il passaggio alla medicina digitale e “fare cultura”. Sono questi i tre punti su cui intervenire per una migliore gestione delle interstiziopatie polmonari (Interstitial Lung Disease, ILD), complicanze che possono presentarsi nei pazienti colpiti da malattie reumatologiche autoimmuni, con gravi conseguenze sulla salute generale e sul peggioramento della qualità di vita. Agire tempestivamente, favorendo l’individuazione precoce dell’interessamento polmonare, è fondamentale. Tuttavia in Italia emerge una realtà a macchia di leopardo in cui si alternano esperienze di collaborazione multidisciplinare di vera eccellenza a situazioni di gravi carenze. E’ quanto emerso dall’incontro deglispecialisti che hanno partecipato al meeting virtuale “Verso una proposta organizzativa di Team Multidisciplinare nella diagnosi e trattamento delle ILD in pazienti con MRA”. L’evento, organizzato da ISHEO, con il contributo incondizionato di Boheringer Ingelheim Italia S.p.A, segue il precedente e primo incontro del progetto RETE-ILD. Il progetto è nato per promuovere e implementare, sul territorio nazionale, l’attività dei team multidisciplinari e ha visto in questa fase un intenso dibattito tra reumatologi, pneumologi, radiologi e internisti, rappresentanti di iniziative di eccellenza sul territorio nazionale. Il progetto RETE ILD metterà in rete i centri identificati, costruirà occasioni di dibattito e progetti formativi per condividere best practices e fare cultura soprattutto per quei territori in cui i centri di reumatologia e/o pneumologia non risultano essere ben rappresentati. In tal modo sarà possibile costruire un ponte di collegamento con realtà ben organizzate.
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Tumore al polmone: ridotto del 28% il rischio morte
Posted by fidest press agency su mercoledì, 9 giugno 2021
Nei pazienti colpiti dalla forma più comune di tumore del polmone, quella non a piccole cellule, l’immunoterapia associata a cicli limitati di chemioterapia, cioè due invece dei “classici” quattro, riduce del 28% il rischio di morte e del 33% il rischio di progressione della malattia. Non solo, il 38% dei pazienti che hanno ricevuto la duplice terapia immuno-oncologica, costituita da nivolumab più ipilimumab, in associazione con 2 cicli di chemioterapia, era vivo a due anni rispetto al 26% di quelli trattati con la sola chemioterapia. Sono i dati principali dello studio di fase 3 CheckMate -9LA, presentato oggi in una sessione orale al Congresso della Società Americana di Oncologia Clinica (ASCO), in corso fino all’8 giugno in forma virtuale.“Nel 2020 in Italia sono state stimate quasi 41.000 nuove diagnosi di tumore del polmone – afferma Cesare Gridelli, Direttore Dipartimento di Onco-Ematologia dell’Azienda Ospedaliera ‘Moscati’ di Avellino -. È una neoplasia particolarmente difficile da trattare, perché circa il 70% dei casi è scoperto in fase avanzata. E la sopravvivenza a 5 anni per le persone con carcinoma polmonare non a piccole cellule metastatico non supera il 6%. Da qui l’importanza di nuove opzioni terapeutiche. Lo studio CheckMate -9LA ha coinvolto più di 700 pazienti ed ha un disegno innovativo. Innanzitutto la combinazione di due molecole immuno-oncologiche, nivolumab e ipilimumab, consente di ottenere un meccanismo d’azione completo e sinergico, perché diretto verso due diversi checkpoint (PD-1 e CTLA-4). L’ulteriore vantaggio di questo schema terapeutico è rappresentato dall’utilizzo di cicli limitati di chemioterapia, che permette di ridurre gli effetti collaterali. Si tratta di un grande beneficio per i pazienti, anche da un punto di vista psicologico, perché la chemioterapia fa ancora paura. Il paziente, in meno di un mese, termina la chemioterapia e prosegue il trattamento con l’immunoterapia”. “La duplice terapia immuno-oncologica, costituita da nivolumab più ipilimumab, in associazione con due cicli di chemioterapia, in prima linea nel tumore metastatico – spiega il Prof. Gridelli -, ha evidenziato miglioramenti sia nella sopravvivenza globale che in quella libera da progressione di malattia. In particolare, a un follow up esteso a due anni, l’associazione ha continuato a mostrare un miglioramento duraturo della sopravvivenza globale nel confronto con la sola chemioterapia, con una mediana di 15,8 mesi rispetto a 11 mesi. Anche la durata della risposta ha raggiunto 13 mesi rispetto a 5,6 mesi con la sola chemioterapia. E questi benefici si sono mantenuti indipendentemente dal livello di espressione di PD-L1 e dall’istotipo, squamoso o non squamoso”. Proprio oggi l’ASCO premia il Prof. Gridelli con il “B.J. Kennedy Award for Scientific Exellence in Geriatric Oncology”, prestigioso riconoscimento che attesta il contributo decisivo nella ricerca, diagnosi e trattamento dei tumori negli anziani. Cesare Gridelli dedica la sua lettura alla gestione del tumore del polmone non a piccole cellule avanzato nel paziente anziano. Il valore della produzione scientifica del Prof. Gridelli è testimoniato da un parametro molto elevato, che si basa sul numero di pubblicazioni e di citazioni ricevute (H-index pari a 69).
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Tumore del polmone non a piccole cellule
Posted by fidest press agency su giovedì, 3 giugno 2021
L’Agenzia Europea del Farmaco (EMA) ha approvato osimertinib per il trattamento adiuvante (dopo intervento chirurgico) dei pazienti adulti con carcinoma polmonare non a piccole cellule (NSCLC) in stadio precoce (IB-IIIA) che presentano mutazioni del recettore del fattore di crescita epidermico (EGFR), in particolare delezioni dell’esone 19 o mutazione puntiforme dell’esone 21 (L858R).L’approvazione da parte di EMA si è basata sui risultati senza precedenti dello studio di Fase III ADAURA in cui osimertinib ha dimostrato un miglioramento statisticamente significativo e clinicamente rilevante della sopravvivenza libera da malattia (DFS) nella popolazione di pazienti con NSCLC EGFRm in stadio II e IIIA (endpoint primario dello studio). Osimertinib ha inoltre dimostrato un miglioramento statisticamente significativo e clinicamente rilevante anche nella popolazione complessiva dello studio (pazienti con NSCLC in stadio IB-IIIA), endpoint secondario chiave.Circa un paziente su tre presenta alla diagnosi malattia in stadio precoce e può beneficiare dell’intervento chirurgico con intento curativo. Ciò nonostante, la recidiva risulta piuttosto comune anche laddove la malattia venga diagnosticata in uno stadio iniziale: in media, quasi la metà dei pazienti che ricevono la diagnosi in stadio IB e tre quarti dei pazienti che ricevono la diagnosi di stadio IIIA vanno incontro a recidiva entro cinque anni. Nell’UE, circa il 15% dei pazienti affetti da NSCLC presenta una mutazione dell’EGFR. Risultati coerenti di DFS sono stati osservati indipendentemente dall’utilizzo o meno alla chemioterapia in adiuvante e per tutti i sottogruppi pre-specificati. La sicurezza e la tollerabilità di osimertinib in questo studio si sono dimostrate coerenti con quanto osservato per i precedenti studi in ambito metastatico. I risultati di ADAURA sono stati pubblicati dal New England Journal of Medicine.Osimertinib ha ricevuto l’approvazione per il trattamento del carcinoma polmonare non a piccole cellule in stadio precoce in più di cinquanta paesi, inclusi Stati Uniti e Cina, e sono in corso ulteriori revisioni a livello globale. Osimertinib è inoltre già disponibile in Italia per il trattamento di prima e seconda linea dei pazienti con NSCLC localmente avanzato o metastatico con mutazione di EGFR.
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Cancro del polmone non a piccole cellule
Posted by fidest press agency su martedì, 19 gennaio 2021
Takeda Italia annuncia la disponibilità anche per i pazienti italiani di brigatinib in monoterapia per il trattamento di pazienti adulti con cancro del polmone non a piccole cellule (NSCLC), avanzato ALK positivo (chinasi del linfoma anaplastico) non trattati precedentemente con inibitori ALK che affianca l’indicazione al trattamento in monoterapia di pazienti adulti con NSCLC positivo per ALK, in stadio avanzato, precedentemente trattati con crizotinib ottenuta il 26 ottobre 2020.Brigatinib è un inibitore della tirosin-chinasi di nuova generazione studiato per colpire selettivamente e inibire le alterazioni genetiche ALK.
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Tumore del polmone, speranze da nuovo farmaco a bersaglio molecolare
Posted by fidest press agency su martedì, 3 novembre 2020
Un nuovo farmaco per combattere il tumore del polmone, e non solo. Una molecola molto attiva e ben tollerata contro quelle neoplasie che presentano l’alterazione dell’oncogene RET, driver della crescita tumorale. RET può essere alterato nel tumore del polmone, della tiroide e in percentuali inferiori anche in altre neoplasie. Lo dimostra uno studio clinico di fase 1/2, LIBRETTO-001, su un inibitore specifico di RET in sviluppo clinico e finora approvato solo negli Stati Uniti: il selpercatinib. I dati sono stati presentati, per la prima volta in Italia, al Congresso degli oncologi medici italiani, da Federico Cappuzzo, direttore dell’Oncologia Medica 2 dell’Istituto Nazionale Tumori Regina Elena. Il lavoro ha coinvolto pazienti con tumore al polmone che presentavano tale alterazione biologica, e mostra come il farmaco sia in grado di indurre, in un’alta percentuale di casi, la regressione di malattia per un tempo prolungato. “Lo studio su Selpercatinib – spiega Federico Cappuzzo –mostra che il tasso di risposta al farmaco è di oltre l’80% per i pazienti ‘naive’, cioè che non avevano precedentemente ricevuto alcun tipo di trattamento, con una mediana in termini di durata della risposta di tempo libero da malattia non ancora raggiunti, anche se presto avremo pure questo dato. Numeri che invece abbiamo già disponibili nei pazienti precedentemente trattaticon terapia standard, dove il tasso di risposta è del 64%, con una mediana in termini di durata della risposta di 17.5 mesi e di tempo libero da malattia di 16.5 mesi. Alla luce di questo, ci aspettiamo quindi numeri altrettanto importanti o ancora superiori nei pazienti ‘naive’. Risultati dunque di grande importanza, che dimostrano come vi sia un impatto importante nel controllo del cancro da parte di questo inibitore molecolare”. Il farmaco non è ancora disponibile in commercio in Italia se non nell’ambito di sperimentazione clinica, ma si sono fatti passi in avanti importantissimi in questo ultimo anno. Il primo riguarda l’approvazione del FDA per i tumori avanzati del polmone e della tiroide. Via libera che viene concesso solo quando un farmaco in corso di sviluppo offre benefici superiori rispetto alle terapie già in uso. I tumori sappiamo essere malattie complesse che suddividiamo in due grandi categorie, quelli che presentano o meno una alterazione genetica cosiddetta “azionabile”, cioè aggredibile con un farmaco a bersaglio molecolare. Una percentuale significativa delle neoplasie polmonari, che si aggira oggi intorno al 40-45%, dipende da mutazioni azionabili responsabili della crescita tumorale. Secondo gli esperti, questa caratteristica rappresenta un vantaggio sul piano farmacologico, perché grazie a farmaci intelligenti come l’inibitore di RET è possibile offrire le terapie più appropriate e personalizzate.
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Coronavirus: tumori polmone e testa-collo sanno difendersi
Posted by fidest press agency su lunedì, 5 ottobre 2020
Fin dall’inizio della pandemia da SARS-CoV-2 grande attenzione è stata rivolta a sapere se i pazienti oncologici sono più suscettibili all’infezione da coronavirus, se la presenza del cancro li rende più predisposti ad ammalarsi gravemente ed in generale a sapere quali sono le interazioni tra COVID-19 e cancro. Lo studio appena pubblicato dai ricercatori dell’IRCCS Regina Elena, analizza l’espressione di due geni fondamentali per l’infezione: ACE2 il recettore del virus presente sulla membrana delle cellule che viene riconosciuto e legato dalle proteine Spike, e TMPRSS2, una proteina che taglia Spike e genera la sua forma attiva, necessaria anch’essa per l’entrata del virus nelle cellule. Nel tumore, il meccanismo molecolare che causa l’inibizione della proteina TMPRSS2 e che determina una sorta di protezione delle cellule tumorali all’infezione dipende dai microRNA. “Nel nostro lavoro, – illustra Giovanni Blandino, Direttore dell’Unità di Oncogenomica ed Epigenetica IRE e primo autore dello studio – sono stati identificati un gruppo di 6 microRNA presenti in alti livelli nelle cellule tumorali, in grado di bloccare la produzione di TMPRSS2. Questa correlazione inversa tra l’espressione dei 6 microRNA e di TMPRSS2 è stata inoltre verificata in un paziente con tumore della testa-collo positivo all’infezione dal SARS-CoV-2.” “I risultati ottenuti – prosegue Blandino – suggeriscono di apprendere, proprio dagli studi condotti sulle cellule tumorali, i meccanismi molecolari che mediano la resistenza all’infezione da SARS-CoV-2.” “I microRNA inoltre,– conclude Gennaro Ciliberto, Direttore Scientifico IRE – già coinvolti in diversi trial clinici per lo sviluppo di nuove terapie mirate per i tumori, grazie alla loro capacità di regolare l’espressione delle proteine coinvolte nella entrata del virus nelle cellule, potrebbero essere degli strumenti terapeutici efficaci per diminuire il tasso di infezione di SARS-CoV-2.”
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