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Quotidiano di informazione – Anno 35 n°195

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Proteggere la natura, supportando la ricerca

Posted by fidest press agency su lunedì, 27 giugno 2022

Questo hanno fatto gli oltre 340 volontari, di età compresa fra i 18 e i 30 anni, che, articolati in 8 differenti turni nel corso di 3 anni (2/2019, 2/2020, 4/2021), hanno partecipato a LIFE ESC360, il progetto ormai concluso, coordinato dai Carabinieri del Raggruppamento Biodiversità, con il supporto tecnico-scientifico del CREA (nello specifico del Centro Difesa e Certificazione) e di D.R.E.Am. Italia. Si è trattata, infatti, di un’esperienza di volontariato ambientale e scientifico, in cui i ragazzi hanno effettuato il monitoraggio di specie e habitat protetti nelle Riserve Statali gestite dai Carabinieri Biodiversità, dislocate in 6 macro-aree di studio (Lombardia, Toscana, Emilia Romagna,, Abruzzo, Molise, Lazio e Puglia), inserite nella Rete Natura 2000.In oltre 350 giornate di lavoro sono state realizzate 1.800 schede tematiche, su 50 target (fra cui 25 specie e 8 habitat in Direttiva anche prioritari). Un’iniziativa questa, in linea con la citizen science, la scienza partecipata che coinvolge i cittadini anche sul piano umano e sociale, generando una diversa consapevolezza e modificando comportamenti e scelte di vita. I volontari, infatti, non solo hanno acquisito competenze scientifiche e abilità tecniche, ma hanno anche stabilito un legame con il territorio e la sua biodiversità, oltre a fornire un concreto supporto alla ricerca scientifica. I risultati ottenuti documentano lo stato di salute della biodiversità nei siti studiati, fornendo indicazioni preziose sulle politiche di conservazione da attuare e hanno portato ad eclatanti ritrovamenti, come ad es. :il primo ritrovamento di due esemplari di Osmoderma eremita nella Foresta Demaniale del Circeo, uno scarabeo che predilige alberi antichi, elencato nella Lista Rossa degli insetti minacciati della IUCN e nella Direttiva 92/43/CEE “Habitat” dell’UE come specie prioritaria; l’avvistamento del gatto selvatico nella Riserva Naturale Statale del Belagaio; la riproduzione di lupo all’interno delle Riserve Naturali del Circeo.Per conoscere il progetto: https://www.facebook.com/life360esc

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Normativa europea per proteggere le foreste

Posted by fidest press agency su lunedì, 22 novembre 2021

La Commissione Europea ha pubblicato la prima bozza della normativa per eliminare la deforestazione dalle catene di approvvigionamento dell’UE. Secondo Greenpeace si tratta di un importante passo avanti verso la protezione delle foreste del mondo, ma il testo presenta ancora gravi lacune.La normativa, infatti, per la prima volta chiede alle aziende che immettono specifici prodotti e materie prime sul mercato comunitario, di tracciarne l’origine e dimostrare che non sono collegati alla distruzione o al degrado delle foreste. “La lista di prodotti e materie prime stilata dalla Commissione, tuttavia, non include carne di maiale, carne di pollo, gomma e mais, la cui produzione è legata alla distruzione di foreste ed ecosistemi”, commenta Martina Borghi, campagna foreste di Greenpeace Italia. “Inoltre, la protezione accordata alle foreste rischia di non interessare altri ecosistemi di grande importanza per la salvaguardia della biodiversità e del clima del pianeta, come le savane e le zone umide. È altresì preoccupante che il rispetto delle normative internazionali per la tutela dei diritti umani non venga considerato tra i requisiti per immettere questi prodotti sul mercato comunitario, lasciando i Popoli Indigeni e le comunità forestali tradizionali esposti ad abusi e violenze. Infine, la proposta non affronta l’impatto degli investimenti del settore finanziario europeo sugli ecosistemi planetari”.I negoziati al Parlamento europeo e tra i ministri nazionali dovrebbero iniziare nella prima metà del 2022. “Chiediamo alla Commissione Europea di sostenere l’adozione di una normativa rigorosa ed efficace, in grado di proteggere davvero gli ecosistemi del pianeta e chi da sempre li difende”, conclude Borghi.

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I 10 consigli per proteggere la sicurezza dei dati di aziende e utenti

Posted by fidest press agency su venerdì, 29 gennaio 2021

Ecco allora i 5 consigli degli esperti alle aziende per proteggere i dati gestiti:
NOMINARE UN DATA PROTECTION OFFICER In Italia i DPO formalmente incaricati sono circa 6mila: devono possedere competenze trasversali, legali e di organizzazione aziendale, poiché la normativa influisce sull’intera struttura organizzativa.
PROMUOVERE UNA CULTURA AZIENDALE DI ATTENZIONE AL DATO PERSONALE, tutte le aziende oggi dispongono di moltissimi dati personali di dipendenti e di clienti, è necessario sensibilizzare ad un uso corretto di queste informazioni attraverso workshop e policy precise e condivise.
ADOTTARE STRUMENTI E SOLUZIONI EFFICACI Dotare il DPO di strumenti organizzativi e tecnologici necessari a garantire l’efficacia del suo operato: non giocare al risparmio di risorse, poiché le sanzioni in caso di inadempienza sono davvero sostanziose.
PERSONALIZZARE IN BASE ALLE PROPRIE ESIGENZE Implementare una soluzione tecnologica che sia versatile e in grado di adattarsi alla realtà aziendale specifica: la GDPR cambia in base all’organizzazione, perciò non esiste una soluzione uguale per tutti.
LA TECNOLOGIA È IL VOSTRO PARTNER… VERSUS CRIME Per una gestione efficace e rapida della GDPR, la tecnologia dev’essere intuitiva e di facile implementazione: la norma è di per sé già molto complessa, se la tecnologia non aiuta a semplificare non porta risultati.
Infine, ecco i 5 consigli degli esperti dedicati agli utenti per tutelare la propria privacy in rete:
NON APRITE QUELLA MAIL Non aprire mai link e allegati nelle mail provenienti apparentemente da banche, poste e indirizzi sconosciuti in cui vengono richieste credenziali e dati personali.
PROTEGGI IL COMPUTER CON L’ANTIVIRUS Software antivirus e firewall aiutano a identificare le minacce e a proteggersi: ricordarsi di aggiornarli insieme al sistema operativo e al browser per mantenere alta la protezione.
PASSWORD COMPLESSE E AGGIORNATE IS THE ANSWER Utilizzare password complesse, non riconducibili ai propri dati, cambiandole con frequenza e non utilizzando la stessa per portali diversi.
SÍ AI SOCIAL, MA ATTENZIONE AI DATI Per non diventare complici dei malintenzionati, evitare di diffondere informazioni personali sui social network, come ad esempio foto dei propri documenti di riconoscimento.
SE IL SERVIZIO È GRATIS, IL PRODOTTO SEI TU Prestare attenzione ai cookie di profilazione e quando si clicca “acconsento”, in quanto si potrebbe autorizzare il trattamento dei dati per finalità di marketing indesiderate. By Matteo Gavioli

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Veeam: quattro passi fondamentali per proteggere le informazioni strategiche

Posted by fidest press agency su sabato, 23 gennaio 2021

A cura di Rick Vanover, Senior Director of Product Strategy di Veeam. La pandemia COVID-19 ha nuovamente acceso i riflettori su un problema che da anni affligge le aziende: la sicurezza. I dipendenti accedono alle reti aziendali utilizzando un numero di dispositivi ancora maggiore rispetto al passato, ma le azioni per proteggere, gestire ed effettuare il backup dei dati sensibili non crescono con la stessa velocità. Alcuni studi mostrano che il numero di connessioni ha avuto un’impennata improvvisa durante la pandemia, dovuta al fatto che le persone hanno dovuto gestire attività mission critical da remoto. L’uso di applicazioni e sistemi non autorizzati dall’IT cresce di anno in anno. Gli staff IT, già ridotti numericamente, lottano per fare di più con meno risorse in un momento storico in cui le minacce informatiche diventano sempre più numerose e difficili da contrastare.E non è tutto. Le persone privilegiano l’utilizzo di laptop, tablet e smartphone, che garantiscono una maggiore flessibilità, ma gestiscono in modo negligente i dispositivi personali, effettuando gli aggiornamenti una volta, massimo due volte l’anno o dimenticandosi di cancellare i dati dai dispositivi che regalano, rivendono o smaltiscono. Purtroppo questi dati, che spesso sono informazioni aziendali riservate, non si autodistruggono al semplice passaggio di mano dello smartphone.Gli hacker osservano con attenzione questo trend e tentano di approfittarne. Piuttosto che sferrare un attacco in grande stile ad una rete aziendale, preferiscono individuare un endpoint poco protetto, utilizzarlo per entrare silenziosamente in una rete e sottrarre informazioni prima che un qualunque tipo di allarme venga attivato.
Le aziende e i loro dipendenti devono lavorare attivamente per difendersi. È necessario proteggere i dati ed effettuarne il backup, affinché siano disponibili per futuri utilizzi. Ma questo non è sufficiente. I backup devono far parte di una più ampia strategia che include attività quali autenticazione a due fattori ed un uso più scrupoloso della VPN. Come si suol dire: “se connetti qualcosa, assicurati di proteggerla”. Ci sono alcune strategie di cybersecurity che aziende e dipendenti possono attuare per proteggersi e gestire le crescenti sfide imposte dall’era dell’iperconnettività.Si tratta della prima attività che devono fare gli staff IT, soprattutto perché il remote working avrà un ruolo di primo piano anche in futuro. Dotare le reti aziendali di VPN a protezione dei dati sensibili è una buona partenza, ma non è sufficiente. L’uso di sofisticati strumenti di gestione permetterà ai dipendenti di lavorare in modo produttivo, evitando che accedano ad informazioni non necessarie per la loro attività o che condividano documenti strategici. Sarà inoltre necessario formare i dipendenti, spiegando loro cosa fare e cosa non fare quando accedono alle informazioni da remoto e rivedere periodicamente la strategia di accesso alle informazioni, per assicurarsi che sia in linea con le esigenze aziendali. Tantissime informazioni riservate risiedono su dispositivi che passano di mano in mano. Gli staff IT devono gestire attentamente telefoni e laptop aziendali, equipaggiandoli a priori con funzionalità per la sicurezza ed effettuando un’attenta pulizia prima di consegnarli ad un nuovo utente. Questa attività deve essere effettuata anche per i dispositivi in prestito. Gli utenti che utilizzano da remoto i dati e le applicazioni aziendali devono fare la loro parte: cancellare i vecchi messaggi di posta elettronica aziendali dal PC di casa e, prima di regalare o dismettere i dispositivi personali, cancellare tutti i dati.Le violazioni sono fin troppo frequenti – e la maggior parte di queste è evitabile. Un passaggio basilare come la cifratura di documenti confidenziali può proteggere da scenari di emergenza in cui i dati dei clienti o un documento altamente confidenziale cadono nelle mani sbagliate. Le password forniscono un livello di protezione moderato e, se vengono aggiornate regolarmente e gestite correttamente, svolgono egregiamente il loro compito. Se però si accede a informazioni importanti che potrebbero compromettere in qualche modo l’azienda, l’opzione migliore è quella di dotare tutti i dispositivi privati di autenticazione a due fattori.Il phishing non è una novità, ma è comunque sempre pericoloso. In un’era in cui gli asset aziendali sono sempre a maggior rischio – e gli hacker sono costantemente in attesa di un passo falso – è indispensabile che i dipendenti pongano sempre la massima attenzione. Lo staff IT può inviare comunicazioni aggiornate sui pericoli o fare training periodici per ricordare alle persone le precauzioni da adottare, come ad esempio non cliccare su documenti o link che provengono da fonti non conosciute, non inserire credenziali online e se ci sono dubbi, contattare il team IT. Tenere sempre a mente il vecchio detto: “Fidati, ma prima verifica”.

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Proteggere la nostra agricoltura

Posted by fidest press agency su martedì, 27 ottobre 2020

E le nostre produzioni dalle emergenze fitosanitarie causate da virus, batteri, funghi o insetti, sempre più aggressivi a causa di cambiamenti climatici e globalizzazione, renderle resistenti agli stress biotici e abiotici, qualitativamente migliori e quindi più competitive è la sfida del Centro di Difesa e Certificazione del CREA. Grazie all’impiego delle tecnologie più avanzate e allo sviluppo di sistemi diagnostici innovativi, il Centro è impegnato nell’individuare tempestivamente, sia in porti e aeroporti che in campo, in piante, legnami e prodotti agricoli provenienti dall’estero, la presenza di organismi e microrganismi nocivi, che potrebbero avere drammatiche ripercussioni sulla nostra agricoltura. È un punto di riferimento consolidato e riconosciuto su queste tematiche a livello nazionale ed europeo ed è all’avanguardia nei metodi di lotta biologica, in particolare per il contrasto di “alien pest” (parassita alieno) come la cimice asiatica, che ha causato danni all’agricoltura italiana per quasi un milione di euro in un solo anno. Il Centro è Laboratorio Ufficiale Europeo di Riferimento per le Malattie delle Piante causate da Virus e da Batteri e presso le sedi di Roma e Firenze sono attivi dal 2019 i Laboratori Nazionali di Riferimento di Entomologia Agraria e Forestale, Acarologia, Nematologia, Virologia, Batteriologia e Micologia. Nel laboratorio da quarantena di Firenze i ricercatori del CREA hanno introdotto, già nel 2018, l’antagonista naturale della cimice asiatica, noto con il nome di vespa samurai per realizzare l’analisi del rischio che ha permesso di ottenere l’autorizzazione nel corso del 2020 per l’avvio del Programma Nazionale di lotta biologica cui hanno partecipato, con il coordinamento di CREA Difesa e Certificazione, 7 Regioni e varie istituzioni scientifiche di eccellenza. Non solo per stanare la cimice asiatica, ma anche per altri insetti, si sta inoltre testando l’utilizzo di un cane molecolare opportunamente addestrato. Il Centro, titolare dell’attività di certificazione delle sementi, opera anche per la definizione di protocolli avanzati per la caratterizzazione delle varietà vegetali, per assicurare standard univoci di identificazione ed assicurare sistemi sempre più avanzati controllo della qualità e tracciabilità. Non manca infine l’innovazione culturale, volta a sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza del contributo che ciascuno di noi può dare alla conservazione della natura, grazie all’elaborazione di Piattaforme digitali di tipo “Citizen Science”, che prevedono il coinvolgimento di cittadini, distribuiti sull’intero territorio nazionale, nell’attività di monitoraggio e tutela della biodiversità, finalizzati alla conservazione di specie animali e ambienti naturali protetti. In tale ambito il Centro porta anche avanti, con progetti europei, la formazione dei giovani che aderiscono al Corpo dei Volontari per il Monitoraggio della Biodiversità nei Siti della Rete Natura 2000 Italia.

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Misure rigorose necessarie per proteggere i lavoratori stagionali

Posted by fidest press agency su mercoledì, 24 giugno 2020

Bruxelles. Parlamento europeo.La Commissione deve verificare se le leggi UE sono adatte allo scopo e a prova di pandemia, I deputati chiedono un’azione urgente per salvaguardare la salute, la sicurezza e le condizioni di lavoro dei lavoratori transfrontalieri e stagionali nel contesto di COVID-19. La crisi COVID-19 ha messo ulteriormente in luce ed esacerbato il dumping sociale e l’attuale precarietà delle situazioni di molti lavoratori transfrontalieri e stagionali impiegati nei settori agroalimentare, edile e sanitario dell’UE.In una risoluzione adottata venerdì, il Parlamento esorta la Commissione a valutare le condizioni di occupazione, salute e sicurezza dei lavoratori transfrontalieri e stagionali, compreso il ruolo delle agenzie intermediarie e delle imprese subappaltatrici, per individuare le carenze della legislazione comunitaria e nazionale e, eventualmente, rivedere le leggi comunitarie esistenti. Il testo chiede inoltre un accordo rapido ed equilibrato sul coordinamento dei sistemi di sicurezza sociale, necessario per combattere la frode sociale e l’abuso dei diritti dei lavoratori mobili.I deputati chiedono alla Commissione di emanare nuove linee guida specifiche per i lavoratori transfrontalieri e stagionali nel contesto di COVID-19, proporre soluzioni a lungo termine per affrontare le pratiche abusive di subappalto e garantire che l’Autorità europea del lavoro (ELA) diventi pienamente operativa. Gli Stati membri devono aumentare la capacità degli ispettorati del lavoro e garantire un alloggio di qualità, che non dovrebbe essere collegato alla retribuzione, si legge nel testo approvato.La risoluzione è stata approvata con 593 voti a favore, 34 contrari e 38 astensioni.La Commissione europea dovrebbe presentare a breve le linee guida per la protezione dei lavoratori transfrontalieri e stagionali.Si stima che ogni anno nell’UE vengano assunti tra gli 800 000 e il milione di lavoratori stagionali, soprattutto nel settore agroalimentare: 370 000 in Italia, 300 000 in Germania, 276 000 in Francia e 150 000 in Spagna.

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Proteggere la Statua di Colombo

Posted by fidest press agency su mercoledì, 17 giugno 2020

Il Comitato Tricolore per gli Italiani nel Mondo ( CTIM Nord America) in prima linea nel proteggere la Statua di Colombo a Chicago ed in altre localita` in America.Nelle notti tra Venerdi’ e Sabato sono continuate le ondate di atti vandalici con pitture sparse che hanno danneggiato e sfregiato le Statue in alcune citta’ degli States, tra cui Chicago, dove ci sono 3 monumenti dedicati al grande navigatore ed esploratore genovese Cristoforo Colombo.Un atmosfera sempre piu’ pesante quella che si respira negli Stati Uniti, con un aumento di tensione, creata da ignobili teppisti organizzati e coordinati politicamente da una sinistra estremista,che si dilettano in maniera deplorevole nel compiere atti incivili e di violenza nei confronti di monumenti storici che dovrebbero appartenere alla storia di questo grande Paese e all’intera societa’, e che in questo caso toccano l’orgoglio della nostra comunita’ italo americana. Per questo motivo a Philadelphia alcuni manifestanti hanno deciso di proteggere da potenziali ed ulteriori attacchi vandalici, facendo da guardia alla Statua di Colombo.
A Chicago il Ctim guidato da Carlo Vaniglia e Frank Di Piero, assieme a Michelangelo Giampaoli e a Joe Esposito della ( LICNA) little Italy Chicago Neighborhood Association, con circa una sessantina di partecipanti hanno deciso di pulire e fare qualche riparazione al monumento danneggiato, e poi di manifestare in maniera pacifica per esprimere al pubblico ed ai media televisivi come CBS news, il loro senso di appartenza alla cultura italiana e alla storia, nonche’ proprio a quei monumenti voluti e messi in piedi dalla Comunita’ Italiana di oltre 50 anni fa, presso l’Arrigo Park, tra Loomis e Polk Street nel cuore della vecchia Little Italy di Chicago. Il Delegato del CTIM a Chicago Carlo Vaniglia rispondendo alle domande dei giornalisti della CBS, ha voluto esprimere con fierezza l’attaccamento a Colombo, uno dei principali simboli italiani, che con il Columbus day rappresenta nel mese di Ottobre l’unica festivita` dedicata alla collettivita’ Italo Americana.
Nella stessa giornata e’ intervenuto telefonicamente il Presidente del CTIM nonche’ Rappresentante negli U.S.A per il CGIE Vincenzo Arcobelli, il quale dopo essersi complimentato per l’eccellente lavoro svolto dalla Delegazione di Chicago e degli Organizzatori partners, ha evidenziato di come sia importante un lavoro di squadra coordinato con le altre associazioni italo americane sia a livello locale che a livello nazionale per dare piu’ voce a questo tema, che interpellera’ il Consigliere della Citta’ di Chicago Jason Ervin ( Alderman 28th ward), anticipando l’intenzione di organizzare una petizione, con la raccolta di firme, per prevenire la decisione di rimuovere la Statua di Colombo da Arrigo Park, desiderio espresso attraverso i socials da gruppi estremisti e da nuovi residenti (che vorrebbero cambiare la storia) dell’area vicina al monumento.

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Proteggere gli animali e i loro compagni umani

Posted by fidest press agency su giovedì, 26 marzo 2020

Non mettere mai le mascherine agli animali, poiché possono causare difficoltà respiratorie. Consenti agli animali di spostarsi normalmente in casa – non metterli in gabbia o cassette. Se una persona malata accarezza un cane e lascia il coronavirus sul pelo dell’animale, non è diverso da come se fosse depositato su una maniglia, un corrimano, un’altra mano umana o qualsiasi altra superficie toccata da una persona infetta. La PETA esorta tutti a proteggere se stessi e i propri animali da compagnia prendendo le precauzioni di base: se non stringi la mano a qualcuno, quella persona non dovrebbe neanche accarezzare il tuo cane o gatto. Non accumulare inutilmente – in quanto potresti mettere gli altri in difficoltà – ma pianifica in anticipo e assicurati di avere abbastanza cibo e medicine, se necessarie, per i tuoi animali da compagnia (circa per due o tre settimane). Aiuta i vicini di casa che non potrebbero essere in grado di fare acquisti per i loro animali da compagnia e dona delle scatolette alle banche alimentari.”I nostri cani e gatti si affidano a noi per la loro cura, tutto l’anno, soprattutto durante i periodi di crisi”, afferma la direttrice della PETA Elisa Allen. “La PETA chiede a tutti di assicurarsi che i loro animali continuino a ricevere cibo sano, a fare molto esercizio fisico e ricevere tanto amore”. (fonte: PETA.org.uk)

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Salute: arrivano gli smartwatch per proteggere la salute dei propri cari

Posted by fidest press agency su venerdì, 6 dicembre 2019

Da oggi gli anziani e gli ammalati hanno un nuovo strumento a disposizione a tutela della loro salute e delle loro vite. Le tecnologie d’avanguardia e salva vita stanno sbarcando infatti anche sugli orologi di ultimi generazione, i cosiddetti smartwatch, ovvero gli orologi intelligenti, capaci per proteggere la vita di chi lo indossa.Come? Grazie alla rilevazione dei parametri vitali, come la pressione e il battito cardiaco, la rilevazione perfino di una eventuale caduta di chi lo indossa, comunicando la posizione esatta ai soccorsi ed a propri cari.
Dati che vengono raccolti all’interno di una applicazione e messi a disposizione della famiglia e del personale medico in caso di bisogno.
Il primo smartwatch ad implementare queste tecnologie è lo SOS MYO, un orologio intelligente dotato perfino di un pulsante di Sos, in grado di avvisare tempestivamente con una telefonata o un sms sia i parenti che la Centrale Medica Operativa messa a disposizione dalla Helpcodelife, produttrice dello smartwach salvavita.Un servizio unico nel suo genere, in grado di mettere a disposizione dell’utente, 24 ore su 24 e 7 giorni su 7, un team di medici specialistici in grado di offrire un responso in tempo reale e offrire assistenza in caso di emergenza“Sos Myo è un innovativo orologio salvavita, unico nel suo genere, che apre un nuovo mercato sanitario, andando incontro alle esigenze degli anziani e delle loro famiglie, che da sempre aiutiamo nella tutela della loro salute”, ha detto Ivano Labruna, amministratore di Helpcodelife. sito internet http://www.helpcodelife.com.

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Come proteggere la navigazione online dei propri figli

Posted by fidest press agency su venerdì, 18 ottobre 2019

In occasione dell’European Cybersecurity Month (ECSM) che si tiene ogni anno a ottobre, voluto dall’Unione Europea per promuovere la cultura della sicurezza informatica, Fortinet suggerisce alcune linee guida per riconoscere le minacce informatiche, neutralizzarle e tutelare i più piccoli quando utilizzano il web.In un mondo iperconnesso e sempre più orientato al digitale, internet è entrato a far parte della vita dei più giovani, rappresentando una risorsa importante di materiale educativo e ludico. Non bisogna tuttavia dimenticare che i cybercriminali sono al corrente dell’utilizzo del web da parte dei minori e spesso ne fanno un target per i propri scopi.
Molti aspetti della vita dei minori, come ad esempio l’apprendimento scolastico e la comunicazione con i loro amici e le persone della famiglia, dipendono da device che sono connessi a internet, come computer e smartphone. Questi dispositivi internet-based costituiscono sicuramente un’opportunità, ma al tempo stesso espongono i ragazzi al rischio di diventare bersaglio per i cybercriminali, così come gli adulti. Avendo bene in mente quanto può accadere, è importante che i genitori facciano in modo di educare i propri figli alla comprensione del concetto di identità digitale e delle corrette modalità di utilizzo dei dispositivi e delle applicazioni.
Quando si parla di sicurezza informatica con i più giovani, è bene iniziare spiegando l’importanza di mantenere private le informazioni, perchè così facendo si rafforza la propria sicurezza online e i dati personali rimangono al sicuro. Molte attività online richiedono l’inserimento di dati sensibili (personally identifiable information – PII) come ad esempio il nome e la data di nascita. È bene sapere dove e con quale modalità si possono postare questo tipo di informazioni. Per i più grandi, il concetto abbraccia anche i pagamenti online. Può sembrare ovvio, però è davvero importante che i ragazzi comprendano che non devono condividere con nessuno i dettagli dei propri account e che devono limitare, per quanto possibile, la quantità di PII che rendono disponibili a terzi.Non è sempre possibile avere visibilità sulle attività online dei più giovani; tuttavia, per proteggerli dai pericoli, può essere utile stabilire una serie di regole da rispettare. I genitori possono, ad esempio, stilare una lista di siti web e app che i loro figli possono utilizzare, in questo modo garantiranno la loro sicurezza quando navigano. Lo stesso principio può essere applicato ai social media, per i quali si può creare un elenco di informazioni che possono essere condivise (o meno), così come una lista di persone con le quali è possibile entrare in contatto, oltre ad utilizzare gli appositi strumenti per limitare e proteggere la navigazione.Insegnare ai propri figli a utilizzare i dispositivi e dare regole per accedere ai propri profili digitali, può essere sicuramente utile per assicurarsi che navighino online in sicurezza, tuttavia questo spesso non basta. Per i genitori è importante anche conoscere e imparare a utilizzare tutte le feature per la sicurezza informatica disponibili sia per la navigazione web che per i dispositivi, così come applicare diversi livelli di protezione in modo da rendere difficile per i cybercriminali violarne i profili.
Come molti sanno, i dispositivi personali e gli account online sono diventati target primari per i crybercriminali che vogliono appropriarsi di informazioni riservate. Per questo motivo è estremamente importante che i genitori si accertino che i propri device e quelli dei propri figli siano sicuri.Per quanto riguarda la sicurezza online, essa inizia dall’utilizzo di una password forte. Le best practice da seguire sono semplici e includono la creazione di una nuova password per ciascun account, evitando l’utilizzo di parole e combinazioni numeriche comuni. Abilitare l’autenticazione a più fattori costituisce il passo successivo per rafforzare la sicurezza di un account; solitamente essa consiste nell’aggiunta di un ulteriore step al processo di login, con lo scopo di verificare l’identità della persona che sta tentando di eseguire l’accesso. Tecnicamente, l’utente riceve un codice univoco via mail oppure via sms a un numero di telefono indicato in fase di registrazione e prima del login. L’autenticazione a più fattori è fortemente raccomandata per gli account che consentono l’accesso a servizi finanziari, per cui è importante assicurarsi che sia attivata sugli account dei ragazzi che li utilizzano. Una recente ricerca sulle minacce dei FortiGuard Labs mostra che le piattaforme di e-commerce sono state sottoposte a un numero sempre maggiore di attacchi e che c’è stato un aumento delle truffe volte a sottrarre i dati finanziari.Per quanto riguarda la sicurezza dei dispositivi, una minaccia significativa deriva dal network a cui ci si connette. Le reti Wi-Fi potenzialmente non sicure, come ad esempio quelle pubbliche vengono spesso utilizzate dai criminali informatici per acquisire l’accesso a tutto ciò che vi viene connesso. Quando si intende utilizzare un servizio di questo tipo, è bene accertarsi prima delle credenziali d’accesso corrette prima di effettuare il login, per evitare spiacevoli inconvenienti.
Internet è sempre più presente nella vita dei più giovani, per questo motivo proteggere la loro vita online è diventata una necessità. Iniziative come l’European Cybersecurity Month (ECSM) permettono di approfondire temi della sicurezza informatica e della protezione della propria identità digitale nonchè apprendere le migliori best practice per la sicurezza informatica. Così facendo, questa diventa un’ottima risorsa per tutti i genitori che desiderano tutelare i propri figli quando navigano online.

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Proteggere i minori rifugiati e migranti

Posted by fidest press agency su mercoledì, 16 ottobre 2019

L’UNHCR, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati, ha sollecitato gli Stati europei a intraprendere maggiori sforzi per proteggere i minori rifugiati e migranti che non solo hanno sopportato viaggi difficili e pericolosi, ma continuano ad affrontare rischi e avversità una volta giunti in Europa, fra cui condizioni abitative insicure, essendo erroneamente registrati come adulti, e carenza di cure adeguate.L’ultima edizione del rapporto dell’UNHCR Viaggi Disperati, pubblicato oggi, registra che da gennaio a settembre 2019 circa 80.800 persone sono arrivate in Europa lungo le rotte del Mediterraneo – cifra in calo rispetto alle 102.700 persone giunte nello stesso periodo del 2018. Di coloro che sono arrivati, oltre un quarto erano minori, molti senza genitori.
“Questi bambini sono fuggiti da conflitti, hanno perso i propri familiari, mancano da casa da mesi, perfino anni, e alcuni di loro hanno subito abusi orribili durante il viaggio, ma le loro sofferenze non terminano una volta giunti alla frontiera”, ha dichiarato Pascale Moreau, Direttrice del Bureau per l’Europa dell’UNHCR. “In tutta Europa, i minori non accompagnati, in particolare, sono accolti di frequente in centri di grandi dimensioni privi della sorveglianza dovuta, carenza che li espone a ulteriori abusi, violenze e stress psichico e al rischio crescente di migrare nuovamente o scomparire”.Quest’anno la Grecia è stata meta di approdo della maggioranza degli arrivi di tutta la regione del Mediterraneo – un numero superiore a quello registrato in Spagna, Italia, Malta, e Cipro insieme. Ad oggi, oltre 12.900 bambini sono arrivati in Grecia via mare, compresi quasi 2.100 minori non accompagnati o separati, molti dei quali provenienti da Afghanistan, Siria e altri Paesi caratterizzati da conflitti e violenze. Le condizioni antiigieniche dei centri sovraffollati delle isole dell’Egeo sono estremamente preoccupanti. Le autorità greche hanno annunciato misure volte ad allentare la pressione causata dal sovraffollamento e vi sono esempi riusciti di buone prassi proposte sul territorio, fra cui l’affidamento di minori in seno alla comunità. Tuttavia, a fine settembre la maggior parte dei minori non accompagnati in Grecia si trovava ancora in soluzioni alloggiative inadeguate. Date le condizioni estremamente rischiose a cui sono esposti, l’UNHCR rivolge un appello agli Stati europei affinché in segno di solidarietà mettano a disposizione posti per ricollocarli e accelerino le procedure di trasferimento di quanti fra essi soddisfano i criteri di ricongiungimento ai propri familiari. Sebbene in Europa siano stati fatti diversi passi avanti per migliorare le misure di protezione, il rapporto osserva come sia necessario adottarne di ulteriori per rispondere ad alcune delle sfide alle quali i minori continuano a far fronte. Fra le raccomandazioni, il rapporto esorta gli Stati europei a porre fine urgentemente alla pratica della detenzione per i minori, assumere tutori o assistenti sociali formati e assicurare che minori rifugiati e migranti possano ricevere un’istruzione. In Europa, a volte i minori faticano a essere riconosciuti come tali e il rapporto chiede che si utilizzino metodi olistici e multidisciplinari nella valutazione della loro età. Adottando le misure definite nel rapporto, gli Stati potranno incrementare il livello di protezione assicurata ai minori in fuga e dotarsi degli ulteriori strumenti necessari per determinare in che modo soddisfarne l’interesse superiore, anche tramite soluzioni che li potrebbero portare fuori dall’Europa.

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Proteggere le foreste e il sistema agroalimentare

Posted by fidest press agency su domenica, 11 agosto 2019

Proteggere le foreste e proporre un nuovo paradigma per il sistema agro-alimentare: secondo il nuovo rapporto dell’IPCC (Gruppo Intergovernativo sui Cambiamenti Climatici) sui cambiamenti climatici e l’uso del suolo, sono queste le soluzioni alla crisi climatica ed ecologica che stiamo affrontando.Dal rapporto dell’IPCC, emerge che dal periodo preindustriale la temperatura sulle terre emerse è già aumentata di 1,53 gradi centigradi. La media globale dell’aumento è di 0,87 tenendo conto della variazione di temperatura sopra gli oceani. Più di un quarto della terra del Pianeta è soggetta al “degrado indotto dall’uomo” e la
produzione di bioenergia può rappresentare un pericolo consistente per la sicurezza alimentare e la degradazione del suolo. Il rischio infatti è quello di privarci di preziosi terreni agricoli, spostando piantagioni e pascoli per il bestiame in aree naturali di grande importanza per la conservazione della biodiversità e la salvaguardia del clima, come le foreste.«Lottare contro i cambiamenti climatici è complicato, ma le soluzioni ci sono e bisogna agire immediatamente. Chiediamo ai governi e alle multinazionali di promuovere pratiche agricole sostenibili ed ecologiche, ma nel frattempo anche noi possiamo fare la nostra parte: una dieta più sana, con meno carne e pasti più ricchi di verdure e proteine di origine vegetale, aiuterà a migliorare l’equilibrio tra ecosistemi naturali e terreni per la produzione agricola» conclude Borghi.Il rapporto dell’IPCC fornisce anche altri importanti elementi:
– Concentrarsi unicamente sull’uso del suolo non basterà per vincere la battaglia contro i cambiamenti climatici: per quello è fondamentale procedere all’eliminazione graduale dei combustibili fossili.
– Il 23 per cento delle emissioni umane di gas a effetto serra derivano proprio dalla deforestazione, dagli incendi e dall’agricoltura industriale.
– Negli ultimi 60 anni il consumo di carne è più che raddoppiato e il suolo è stato convertito a uso agricolo ad un ritmo senza precedenti nella storia umana.
– Nel mondo ci sono circa 2 miliardi di adulti in sovrappeso o obesi, mentre 821 milioni di persone sono denutrite: questi dati evidenziano la necessità di riformare l’attuale sistema alimentare.

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Proteggere i minori nelle controversie internazionali in materia di divorzio

Posted by fidest press agency su sabato, 20 gennaio 2018

europeBruxelles. Pur riconoscendo la qualità delle proposte della Commissione che mirano a migliorare il regolamento in vigore, i deputati propongono di rafforzare la tutela dei diritti dei minori durante l’intera procedura di risoluzione delle controversie tra le coppie divorziate. Ciò significherebbe in particolare garantire che il bambino abbia il diritto di esprimere la propria opinione, attraverso una procedura chiara, in cui non vengono esercitate pressioni sul bambino e l’intervistatore è un esperto appositamente formato. Se un bambino viene sequestrato in un altro Paese dell’Unione europea da uno dei suoi genitori, i deputati propongono che la questione venga affrontata da giudici che esercitano la professione e hanno acquisito esperienza in tale ambito, per garantire la priorità dell’interesse superiore del bambino.In apertura del dibattito di mercoledì, il relatore Tadeusz Zwiefka (PPE, PL) ha evidenziato l’importanza della dimensione infantile. Il fanciullo rappresenta l’anello più debole nelle controversie tra genitori e necessita quindi di tutta la protezione che possiamo offrirgli. In particolare, l’audizione del bambino rappresenta una questione fondamentale e merita disposizioni dettagliate.
Secondo le stime della Commissione, nell’UE risiedono 16 milioni di famiglie internazionali e ogni anno ci sono circa 140 000 divorzi internazionali. I casi di rapimento di minori da parte dei genitori registrati nell’UE sono circa 1.800 l’anno. Il Parlamento ha un Mediatore per i casi di sottrazione internazionale di minori. Questa funzione è attualmente svolta da Elisabeth Morin-Chartier.

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Proteggere dalla deforestazione illegale le terre della riserva indigena dell’Alto Turiaçu

Posted by fidest press agency su sabato, 12 settembre 2015

Ka'apor indigenous leaders receive training from Greenpeace activists in the use of trap cameras and satellite trackers. In late August 2015, Ka'apor leaders from the Alto Turiacu Indigenous Land, in the North of Maranhão state, started to integrate the use of technology in their autonomous activities of monitoring and protecting their traditional territory, in partnership with Greenpeace. Among the suggested tools adopted by the Ka'apor people are: more accurate maps; trap cameras aimed to document the invasion of logging trucks; and satellite trackers to monitor the routes of logging trucks in and out of the Alto Turiacu Indigenous land. Photo: Lunae Parracho / Greenpeace Na foto, indígenas Ka'apor recebem treinamento de ativistas do Greenpeace para utilização de câmeras ocultas e rastreadores via satélite. No final de agosto de 2015, lideranças Ka'apor da Terra Indígena Alto Turiaçu, no norte do Maranhão, começaram a integrar o uso de tecnologia às atividades autônomas de monitoramento e proteção do seu território tradicional, em parceria com o Greenpeace. Entre as ferramentas sugeridas e adotadas na ação pelas lideranças Ka’apor estão mapas mais precisos, armadilhas fotográficas ativadas por sensores de movimento e temperatura que podem flagrar a invasão dos caminhões madeireiros, e rastreadores via satélite, que permitem monitorar suas rotas dentro e fora da Terra Indígena. Foto: Lunae Parracho / Greenpeace

Ka’apor indigenous leaders receive training from Greenpeace activists in the use of trap cameras and satellite trackers. In late August 2015, Ka’apor leaders from the Alto Turiacu Indigenous Land, in the North of Maranhão state, started to integrate the use of technology in their autonomous activities of monitoring and protecting their traditional territory, in partnership with Greenpeace. Among the suggested tools adopted by the Ka’apor people are: more accurate maps; trap cameras aimed to document the invasion of logging trucks; and satellite trackers to monitor the routes of logging trucks in and out of the Alto Turiacu Indigenous land. Photo: Lunae Parracho / Greenpeace
Na foto, indígenas Ka’apor recebem treinamento de ativistas do Greenpeace para utilização de câmeras ocultas e rastreadores via satélite. No final de agosto de 2015, lideranças Ka’apor da Terra Indígena Alto Turiaçu, no norte do Maranhão, começaram a integrar o uso de tecnologia às atividades autônomas de monitoramento e proteção do seu território tradicional, em parceria com o Greenpeace. Entre as ferramentas sugeridas e adotadas na ação pelas lideranças Ka’apor estão mapas mais precisos, armadilhas fotográficas ativadas por sensores de movimento e temperatura que podem flagrar a invasão dos caminhões madeireiros, e rastreadores via satélite, que permitem monitorar suas rotas dentro e fora da Terra Indígena. Foto: Lunae Parracho / Greenpeace

Gli attivisti di Greenpeace Brasile hanno risposto alla richiesta di aiuto del popolo

Monitoring post created by the Ka'apor for their independent monitorig system. Between 2013 and 2015, the Ka'apor created 8 monitoring posts in Alto Turiacu indigenous land to control illegal loggers invasion. The Alto Turiacu indigenous land, from the Ka’apor people, spreads around 530 thousand hectares and is one of the last areas of Amazon forest in Maranhão state. In the last 25 years, that land has been continuously trespassed by illegal loggers – a threat not only to the forest itself, but to the Indians, victims of life threats, attempts and murders. Tired of waiting for the Brazilian government to take action even after several reports, the Ka’apor people developed an independent project to monitor and cast out trespassers Posto de vigilância criado pelos Ka’apor para seu sistema de monitoramento independente. Entre 2013 e 2015, os Ka’apor criaram 8 postos de vigilância na Alto Turiaçu para proteger seu território contra a invasão de madeireiros. Distribuída em cerca de 530 mil hectares, a Terra Indígena Alto Turiaçu, do povo Ka’apor, representa uma das últimas extensões de floresta amazônica no Maranhão. Nos últimos 25 anos, esse território tem sido continuamente invadido por madeireiros ilegais, que representam não apenas uma ameaça à floresta, mas também aos índios, vítimas frequentes de ameaças, assassinatos e atentados contra as suas lideranças. Cansados de esperar por uma atitude das autoridades brasileiras depois de inúmeras denúncias, os Ka’apor desenvolveram um projeto independente de monitoramento para expulsar os invasores de suas terras. Atendendo a um pedido de ajuda desse povo o Greenpeace auxiliou o povo Ka’apor a agregar a esse sistema de autovigilância o uso de tecnologias, como rastreadores e trap cams, que poderiam ser implementadas pelos próprios indígenas e fornecer evidências mais contundentes e pressionar ainda mais o governo brasileiro. Agosto de 2015. Foto: Fábio Nascimento / Greenpeace

Monitoring post created by the Ka’apor for their independent monitorig system. Between 2013 and 2015, the Ka’apor created 8 monitoring posts in Alto Turiacu indigenous land to control illegal loggers invasion. The Alto Turiacu indigenous land, from the Ka’apor people, spreads around 530 thousand hectares and is one of the last areas of Amazon forest in Maranhão state. In the last 25 years, that land has been continuously trespassed by illegal loggers – a threat not only to the forest itself, but to the Indians, victims of life threats, attempts and murders. Tired of waiting for the Brazilian government to take action even after several reports, the Ka’apor people developed an independent project to monitor and cast out trespassers
Posto de vigilância criado pelos Ka’apor para seu sistema de monitoramento independente. Entre 2013 e 2015, os Ka’apor criaram 8 postos de vigilância na Alto Turiaçu para proteger seu território contra a invasão de madeireiros. Distribuída em cerca de 530 mil hectares, a Terra Indígena Alto Turiaçu, do povo Ka’apor, representa uma das últimas extensões de floresta amazônica no Maranhão. Nos últimos 25 anos, esse território tem sido continuamente invadido por madeireiros ilegais, que representam não apenas uma ameaça à floresta, mas também aos índios, vítimas frequentes de ameaças, assassinatos e atentados contra as suas lideranças. Cansados de esperar por uma atitude das autoridades brasileiras depois de inúmeras denúncias, os Ka’apor desenvolveram um projeto independente de monitoramento para expulsar os invasores de suas terras. Atendendo a um pedido de ajuda desse povo o Greenpeace auxiliou o povo Ka’apor a agregar a esse sistema de autovigilância o uso de tecnologias, como rastreadores e trap cams, que poderiam ser implementadas pelos próprios indígenas e fornecer evidências mais contundentes e pressionar ainda mais o governo brasileiro. Agosto de 2015. Foto: Fábio Nascimento / Greenpeace

indigeno dei Ka’apor e stanno lavorando al loro fianco per monitorare e proteggere dalla deforestazione illegale le terre della riserva indigena dell’Alto Turiaçu nello stato di Maranhão.La scorsa settimana gli attivisti di Greenpeace hanno affiancato i Ka’apor in un accurato lavoro di mappatura della foresta, installando telecamere dotate di sensori termici e di movimento per documentare la sistematica e illegittima invasione della riserva perpetrata dalla mafia del legno. I Ka’apor potranno inoltre disporre di GPS per monitorare il passaggio dei camion usati dai taglialegna per attraversare le aree forestali dell’Alto Turiaçu.«Abbiamo deciso di intervenire perché la foresta è la nostra casa. La foresta ci assicura la vita stessa. Senza la foresta, noi non saremmo i Ka’apor: il nostro nome significa infatti “Abitanti della foresta”. Per questo dobbiamo difenderla a ogni costo», afferma uno dei leader della comunità Ka’apor, che ha chiesto di restare anonimo per motivi di sicurezza.Il Territorio Indigeno dell’Alto Turiaçu è uno degli ultimi tratti di foresta amazzonica nello stato del Maranhão, ma è sempre più vulnerabile a causa delle invasioni dei taglialegna e dei cacciatori. Secondo i dati ufficiali del DEGRAD (il sistema di mappatura dell’Istituto Nazionale di Ricerca Spaziale che misura il degrado delle foreste in Amazzonia), tra il 2007 e il 2013 ben 5.733 ettari di foresta dell’Alto Turiaçu hanno subito un serio degrado per colpa della deforestazione illegale. Alla fine del 2014, l’8 per cento della foresta all’interno del terre indigene (circa 41 mila ettari) risultava disboscato.La mafia del legno si fa strada nei territori indigeni alla ricerca di specie di legno pregiate come l’Ipé, che una volta lavorato ed esportato può essere venduto a un prezzo che arriva a 1.300 euro per metro cubo. Dal 2008 i Ka’apor chiedono pubblicamente al governo brasiliano di

Ka'apor Indians setting up trap cameras in areas used by illegal loggers to invade the indigenous territory. In late August 2015, Ka'apor leaders from the Alto Turiacu Indigenous Land, in the North of Maranhão state, started to integrate the use of technology in their autonomous activities of monitoring and protecting their traditional territory, in partnership with Greenpeace. Among the suggested tools adopted by the Ka'apor people are: more accurate maps; trap cameras aimed to document the invasion of logging trucks; and satellite trackers to monitor the routes of logging trucks in and out of the Alto Turiacu Indigenous land. Photo: Lunae Parracho / Greenpeace Indígenas Ka'apor instalam cameras ocultas em areas exploradas por madeireiros ilegais. No final de agosto de 2015, lideranças Ka'apor da Terra Indígena Alto Turiaçu, no norte do Maranhão, começaram a integrar o uso de tecnologia às atividades autônomas de monitoramento e proteção do seu território tradicional, em parceria com o Greenpeace. Entre as ferramentas sugeridas e adotadas na ação pelas lideranças Ka’apor estão mapas mais precisos, armadilhas fotográficas ativadas por sensores de movimento e temperatura que podem flagrar a invasão dos caminhões madeireiros, e rastreadores via satélite, que permitem monitorar suas rotas dentro e fora da Terra Indígena. Foto: Lunae Parracho / Greenpeace

Ka’apor Indians setting up trap cameras in areas used by illegal loggers to invade the indigenous territory. In late August 2015, Ka’apor leaders from the Alto Turiacu Indigenous Land, in the North of Maranhão state, started to integrate the use of technology in their autonomous activities of monitoring and protecting their traditional territory, in partnership with Greenpeace. Among the suggested tools adopted by the Ka’apor people are: more accurate maps; trap cameras aimed to document the invasion of logging trucks; and satellite trackers to monitor the routes of logging trucks in and out of the Alto Turiacu Indigenous land. Photo: Lunae Parracho / Greenpeace
Indígenas Ka’apor instalam cameras ocultas em areas exploradas por madeireiros ilegais. No final de agosto de 2015, lideranças Ka’apor da Terra Indígena Alto Turiaçu, no norte do Maranhão, começaram a integrar o uso de tecnologia às atividades autônomas de monitoramento e proteção do seu território tradicional, em parceria com o Greenpeace. Entre as ferramentas sugeridas e adotadas na ação pelas lideranças Ka’apor estão mapas mais precisos, armadilhas fotográficas ativadas por sensores de movimento e temperatura que podem flagrar a invasão dos caminhões madeireiros, e rastreadores via satélite, que permitem monitorar suas rotas dentro e fora da Terra Indígena. Foto: Lunae Parracho / Greenpeace

Ka'apor Indians set on fire illegal logs found near the indigenous territory. In late August 2015, Ka'apor leaders from the Alto Turiacu Indigenous Land, in the North of Maranhão state, started to integrate the use of technology in their autonomous activities of monitoring and protecting their traditional territory, in partnership with Greenpeace. Among the suggested tools adopted by the Ka'apor people are: more accurate maps; trap cameras aimed to document the invasion of logging trucks; and satellite trackers to monitor the routes of logging trucks in and out of the Alto Turiacu Indigenous land. Photo: Lunae Parracho / Greenpeace Indígenas Ka'apor queimam madeira ilegal encontrada perto do territorio indigena. No final de agosto de 2015, lideranças Ka'apor da Terra Indígena Alto Turiaçu, no norte do Maranhão, começaram a integrar o uso de tecnologia às atividades autônomas de monitoramento e proteção do seu território tradicional, em parceria com o Greenpeace. Entre as ferramentas sugeridas e adotadas na ação pelas lideranças Ka’apor estão mapas mais precisos, armadilhas fotográficas ativadas por sensores de movimento e temperatura que podem flagrar a invasão dos caminhões madeireiros, e rastreadores via satélite, que permitem monitorar suas rotas dentro e fora da Terra Indígena. Foto: Lunae Parracho / Greenpeace

Ka’apor Indians set on fire illegal logs found near the indigenous territory. In late August 2015, Ka’apor leaders from the Alto Turiacu Indigenous Land, in the North of Maranhão state, started to integrate the use of technology in their autonomous activities of monitoring and protecting their traditional territory, in partnership with Greenpeace. Among the suggested tools adopted by the Ka’apor people are: more accurate maps; trap cameras aimed to document the invasion of logging trucks; and satellite trackers to monitor the routes of logging trucks in and out of the Alto Turiacu Indigenous land. Photo: Lunae Parracho / Greenpeace
Indígenas Ka’apor queimam madeira ilegal encontrada perto do territorio indigena. No final de agosto de 2015, lideranças Ka’apor da Terra Indígena Alto Turiaçu, no norte do Maranhão, começaram a integrar o uso de tecnologia às atividades autônomas de monitoramento e proteção do seu território tradicional, em parceria com o Greenpeace. Entre as ferramentas sugeridas e adotadas na ação pelas lideranças Ka’apor estão mapas mais precisos, armadilhas fotográficas ativadas por sensores de movimento e temperatura que podem flagrar a invasão dos caminhões madeireiros, e rastreadores via satélite, que permitem monitorar suas rotas dentro e fora da Terra Indígena. Foto: Lunae Parracho / Greenpeace

prendere provvedimenti contro queste attività illegali che sono spesso causa di violenze e perfino di omicidi.Secondo i dati del Consiglio Missionario Indigeno (CIMI), negli ultimi quattro anni sono stati uccisi quattro Ka’apor, mentre quindici leader hanno subito attacchi violenti. L’ultimo omicidio è avvenuto lo scorso 26 aprile, quando è stato assassinato Eusébio Ka’apor, uno dei leader più attivi nella lotta contro la deforestazione. Un caso su cui le autorità competenti non hanno ancora svolto indagini adeguate, malgrado le evidenze di collegamenti tra gli assassini e il taglio illegale del legno.«Le tecnologie GPS aiuteranno i Ka’apor a sorvegliare in modo autonomo la foresta e a proteggere le loro terre. Ma saranno utili anche per fornire ulteriori prove a sostegno della necessità di un intervento concreto da parte delle autorità per porre fine alle violenze provocate dal taglio selvaggio e illegale perpetrato in questa regione», commenta Martina Borghi, Campagna Foreste di Greenpeace Italia. «Finora il popolo Ka’apor ha potuto contare solo sulle proprie risorse per difendere il territorio e la sua stessa sopravvivenza. Noi abbiamo offerto supporto tecnologico, ma purtroppo ancora non basta. È necessario che il governo brasiliano protegga il popolo Ka’apor, garantendogli i diritti fondamentali».
Greenpeace chiede agli operatori del mercato internazionale del legno di esigere dai loro fornitori brasiliani ulteriori garanzie, oltre ai documenti ufficiali, per assicurarsi che il legname proveniente dall’Amazzonia non derivi dal contrabbando nelle terre indigene. Il governo brasiliano deve inoltre rivedere tutti i piani di gestione forestale approvati dal 2006 in Amazzonia come primo passo per porre fine alla deforestazione illegale, assicurando al tempo stesso piena ed effettiva protezione di tutti i territori indigeni. (foto: foresta)

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Proteggere i diritti dei bambini

Posted by fidest press agency su giovedì, 13 agosto 2015

Giacomo_Guerra_UnicefA New York, le Nazioni Unite, l’UNICEF, il Global Compact dell’ONU e Save the Children hanno invitato il mondo imprenditoriale a contribuire alla stesura di principi universali che porranno i diritti dei bambini al primo posto dell’agenda mondiale della responsabilità aziendale. Le campagne contro il lavoro minorile e altre violazioni dei diritti dei bambini non sono una novità, ma fino ad oggi non esistevano linee guida universali definite che permettessero alle aziende di capire le potenzialità delle loro attività, compresi i programmi di responsabilità sociale, nei confronti dei cittadini più piccoli e più vulnerabili al mondo. Le tre organizzazioni richiedono ai top manager di collaborare per sviluppare principi – chiamati Children’s Principles for Business – per evitare l’impatto negativo che le loro attività potrebbero avere sui bambini e contribuire invece ad un futuro migliore per tutti. Riconoscendo che per essere efficaci, questi principi devono soddisfare le esigenze di tutte le parti interessate e che tutti hanno qualcosa da proporre al tavolo, i tre partner hanno chiesto agli imprenditori provenienti da tutti i settori e da tutte le regioni di partecipare al processo di consultazione e, grazie alla loro esperienza, di dare un contributo per stilare i Children’s Principles for Business. I Principi serviranno come quadro unificante e come punto di riferimento per le iniziative imprenditoriali riguardanti l’infanzia. Essi contribuiranno ad elaborare i “Principles 1 e 2” del Global Compact delle Nazioni Unite, che chiedono alle imprese di rispettare e sostenere i diritti umani e di non essere complici delle violazioni dei diritti umani. I Principi saranno strumenti importanti e utili per tutte le aziende, anche se non sono membri del Global Compact. ( fonte: http://www.unicef.it)

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Da Schneider Electric alcuni suggerimenti per non perdere la connessione durante un blackout estivo

Posted by fidest press agency su giovedì, 21 Maggio 2015

blackout estivoSchneider Electric, lo specialista globale nella gestione dell’energia, mette in guardia a proposito delle problematiche relative all’alimentazione elettrica più frequenti nella stagione estiva, offre alcuni consigli preziosi per non perdere la Infographic APCconnessione per laptop, stampanti, tablet, smart TV, player blu-ray, console di gioco, che sono entrati nelle case degli Italiani e che sempre più sono connessi tra loro e con Internet, spesso collegati al wi-fi della propria rete domestica. Cosa succede in caso di un’interruzione improvvisa della corrente? E se si perde la connessione? Si tratta di un’eventualità più comune di quanto si immagini, basti pensare che secondo Cisco il 43% di chi ha in casa una piccola rete domestica ha subito un’interruzione della connessione almeno una volta al mese e il 17% addirittura una volta la settimana.“La nostra connessione di rete in casa è così importante per la nostra vita digitale,” dichiara Davide Zardo, vice president IT Business Schneider Electric Italia, “che ci accorgiamo di poter non essere disponibili solo nel momento in cui, improvvisamente, viene a mancare la corrente e non ci possiamo collegare, e, con l’arrivo della stagione estiva, il rischio di interruzioni dell’alimentazione elettrica dovute a temporali e sovratensioni improvvise diventa più frequente. Meglio giocare d’anticipo e proteggere i nostri dispositivi.”Con l’arrivo del caldo aumenta il rischio di cali di tensione e blackout causati dai maggiori consumi elettrici e da un più frequente verificarsi di temporali, con i conseguenti fulmini che possono causare danni alle apparecchiature connesse alla rete elettrica e alla rete dati. Per questo utilizzare un gruppo di continuità è il modo migliore per mantenere la connessione a Internet durante un’interruzione di corrente.Se non lo si è fatto, è il momento di dotarsi di un UPS (Uninterruptible Power Supply), che garantisce alimentazione tramite batteria di emergenza, e di una presa filtrata, che protegge e filtra sbalzi di tensione e sovraccarichi, che possono danneggiare seriamente le apparecchiature.Un UPS adeguato permette di salvare il proprio lavoro, mantenere router e modem domestici connessi in rete anche in assenza di corrente, chiudere correttamente applicazioni e servizi in uso; inoltre, il filtro protegge dai fulmini, ma anche dalle variazioni meno percettibili dell’energia elettrica che, a lungo andare, possono abbreviare la vita delle apparecchiature. (foto: blackout estivo)

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Come proteggere il cervello

Posted by fidest press agency su lunedì, 6 aprile 2015

cervelloRoma Un gruppo di ricercatori di Sapienza e dell’Istituto Pasteur di Roma ha presentato i risultati di una ricerca che apre nuove prospettive sull’influenza delle condizioni di vita sullo sviluppo e progressione dei tumori cerebrali. Lo studio, pubblicato sulla rivista Nature Communications dimostra per la prima volta la possibilità di ridurre l’insorgenza e la crescita del glioma, un tumore cerebrale altamente invasivo e non curabile, attraverso un intervento preventivo sugli stili di vita. «L’esposizione a un ambiente arricchito da una maggiore varietà di stimoli sociali, sensoriali e motori rispetto alla norma» spiega Cristina Limatola del Dipartimento di Fisiologia e Farmacologia della Sapienza «rallenta la proliferazione delle cellule tumorali, riduce la massa del glioma e aumenta i tempi di sopravvivenza. Tali studi sono stati effettuati in un modello animale della malattia, facendo crescere topi, sin dallo svezzamento, all’interno di gabbie standard, in coppia (ambiente normale), o in gruppi di 10-15, all’interno di gabbie di dimensioni maggiori del normale, nelle quali sono presenti un gran numero di oggetti da esplorare (giochi, piccoli labirinti, carta per costruire il nido) e utilizzare per attività motoria (ruote, per correre, altalene), dove gli animali possono anche stabilire relazioni sociali complesse (ambiente arricchito).» I ricercatori hanno identificato due dei meccanismi coinvolti in questa azione inibitoria: uno dipendente dall’azione diretta del BDNF (fattore neurotrofico cerebrale) sulle cellule tumorali, dove questa neurotrofina, prodotta in misura maggiore nel cervello dei topi mantenuti in ambiente arricchito, agisce direttamente sul recettore TrkBT1, espresso dalle cellule tumorali, inibendone la migrazione e quindi l’invasione nel parenchima cerebrale sano.La somministrazione esogena di BDNF nei topi con il glioma ha effetti ampiamente sovrapponibili a quelli indotti dall’ambiente arricchito. Il secondo meccanismo descritto richiede la produzione di IL-15 da parte di una popolazione cellulare costituita dalla microglia e dai macrofagi che infiltrano la massa tumorale, e che agisce stimolando l’attivazione delle cellule Natural Killer (NK) e la loro infiltrazione nel tumore.
«Con il nostro lavoro» spiega Angela Santoni del Dipartimento di Medicina Molecolare «dimostriamo che IL-15 attiva le cellule Natural Killer (NK) che proteggono l’organismo da infezioni e tumori, uccidendo le cellule tumorali (in questo caso del glioma) o le cellule infettate e promuovendo altre risposte immunitarie. Quando le cellule NK vengono eliminate, infatti, l’esposizione a un ambiente “arricchito” e la stessa IL-15 non sono più in grado di esercitare gli effetti inibitori nei confronti del glioma».
Questo lavoro apre nuove possibilità di utilizzo del BDNF e dell’IL-15 come target terapeutici per il trattamento del glioblastoma, lasciando anche intravedere significative possibilità di intervento preventivo e curativo agendo sugli stili di vita della popolazione.
*Stefano Garofalo, Giuseppina D’Alessandro, Giuseppina Chece, Frederic Brau,Laura Maggi, Alessandro Rosa, Alessandra Porzia, Fabrizio Mainiero,Vincenzo Esposito, Clotilde Lauro, Giorgia Benigni, Giovanni Bernardini, Angela Santoni, Cristina Limatola ” Enrichedenvironmentreduces glioma growththrough immune and non immune mechanisms in mice” Nature Communications, 30 Marzo 2015 DOI 10.1038/ncomms7623

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La contraccezione d’emergenza

Posted by fidest press agency su domenica, 14 settembre 2014

ContraccezioneE’ un’importante opportunità per la donna, ma sul tema occorre più informazione. A poco più di sei mesi dalla decisione dell’Aifa di ricomprendere anche il levonorgestrel – oltre all’ulipristal acetato – nella famiglia dei contraccettivi, il past president della Società Italiana della Contraccezione (SIC), Annibale Volpe, torna a parlare della cosiddetta pillola del giorno dopo e si rivolge ai colleghi ginecologi. “Non tutte le pazienti hanno ben chiaro che il farmaco non è in grado di proteggere da eventuali rapporti sessuali non protetti avvenuti dopo l’assunzione. Anzi: secondo alcuni studi le donne che hanno rapporti non protetti dopo l’assunzione del contraccettivo d’emergenza, sono esposte a un rischio di gravidanza iindesiderata 3 volte superiore” specifica il professor Volpe. Continua: “La pillola del giorno dopo sposta infatti più avanti nel tempo l’ovulazione che comunque avrà regolarmente luogo: è un punto essenziale che i colleghi ginecologi devono spiegare con chiarezza alla paziente”. “Si può dunque” suggerisce il past president della SIC “prescrivere subito una pillola contraccettiva da assumere dopo quella d’emergenza e ricordare tuttavia che questa è in grado di mettere del tutto a riposo le ovaie dopo due settimane”. In sintesi, riassume il professor Volpe “le donne devono essere informate che la protezione contraccettiva nel corso dei primi 14 giorni dopo l’assunzione del contraccettivo d’emergenza può essere efficace solamente attraverso mezzi meccanici, quali per esempio il preservativo”.Il meccanismo è identico per entrambe i contraccettivi di emergenza attualmente presenti sul mercato, quello a base di levonorgestrel (che agisce fino a 72 ore dopo il rapporto) e quello a base di upistral acetato (fino a 120 ore dopo il rapporto). “Sia chiaro che entrambe le molecole devono essere assunte il prima possibile” aggiunge il ginecologo “e che la loro somministrazione non è in grado di proteggere dalle malattie sessualmente trasmissibili”.“Altra importante avvertenza” sottolinea il past president della SIC “è che sebbene non esista ancora un’ufficializzazione da parte dell’European Medicines Agency (EMA), recenti e autorevoli studi internazionali hanno messo in luce come il levonorgestrel possa non essere efficace sia nelle donne obese – come nel caso dell’ulipristal acetato– sia nelle pazienti con indice di massa corporea superiore a 25”.“Inoltre” precisa il professor Volpe “occorre spiegare chiaramente alla paziente che il contraccettivo di emergenza deve essere prescritto dal ginecologo e che nel caso di ulipristal acetato la prescrizione può avvenire solo in seguito a un test obbligatorio che abbia escluso una gravidanza già in atto”. “Poiché spesso le pazienti arrivano nei Pronto Soccorso con la richiesta di un contraccettivo di emergenza nel fine settimana, quando le strutture sono già molto affollate” aggiunge Volpe “è bene inoltre informare sempre la paziente che esistono anche altre strutture in grado di dispensare il farmaco e valutare le eventuali controindicazioni, come, per esempio i consultori, gli ambulatori di Medicina generale e, ovviamente, gli studi dei ginecologi”.
Conclude infine il past president della SIC: “In ogni caso, i colleghi hanno il dovere di ricordare sempre alla paziente che, come del resto indica la stessa parola “emergenza”, la pillola del giorno dopo non può essere utilizzata alla stregua di un contraccettivo ormonale a uso quotidiano”. “A tal fine” esorta il professore “il counselling è essenziale per trovare insieme alla coppia la soluzione contraccettiva più adatta e meno invasiva. A tal fine ricordiamo alcuni contraccettivi orali molto ben tollerati, anche a base di estradiolo naturale”.

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Proteggere il proprio cuore

Posted by fidest press agency su giovedì, 11 settembre 2014

cuoreProteggere il proprio cuore, il proprio cervello, le proprie arterie e le proprie vene, prevenire le malattie cardiovascolari da Trombosi e preservare la propria salute: informazioni preziose contenute nel nuovo numero di SALTO, il periodico di ALT – Associazione Lotta alla Trombosi e alle malattie cardiovascolari. Da leggere!
Il nuovo numero di SALTO è il 76esimo in 26 anni di lavoro di ALT: e tratterà un tema delicato e che riguarda tutti noi, a qualunque età. “Chirurgia e Trombosi”, esiste un rapporto delicato fra la coagulazione del sangue e gli atti chirurgici: il paziente non deve sanguinare, ma nemmeno coagulare troppo. Questo numero di SALTO aiuta a fare chiarezza su un argomento di interesse per molti.
L’intervento chirurgico di per sé attiva i meccanismi che portano il sangue a coagulare nelle parti del corpo sulle quali il chirurgo interviene: tagliare e cucire attiva la coagulazione del sangue, che in alcuni di noi potrebbe diventare eccessiva e causare Trombosi, soprattutto nelle vene, ma a volte anche nelle arterie. In alcuni tipi di chirurgia un paziente su due, se non venisse protetto, svilupperebbe una Trombosi o un’Embolia polmonare.I pazienti possono essere protagonisti nell’evitare trombosi legate alla chirurgia: sapendo di che cosa si tratta, quali sono i meccanismi, quali sono i fattori che aumentano la probabilità e come neutralizzarli, come prendere i farmaci antitrombotici se necessari.“I medici sono consapevoli del rischio di eventi cardio e cerebrovascolari da Trombosi nei pazienti che si sottopongono a interventi chirurgici: ALT trasmette informazioni fondamentali anche ai pazienti, in modo che possano fare squadra con il medico ed evitare incontri spiacevoli come una Trombosi venosa, un’Embolia polmonare, un infarto, un ictus cerebrale.È un lavoro di squadra che ALT condivide con i medici e con i pazienti da 27 anni, informando e stimolando persone di tutte le età ad informarsi e imparare a scegliere uno stile di vita intelligente e a correggere i fattori di rischio modificabili: anche grazie a SALTO, al sito http://www.trombosi.org e alla pagina facebook ” – ha spiegato la presidente di ALT, Lidia Rota Vender.Le malattie cardiovascolari sono conosciute con il nome di Infarto, Ictus cerebrale, Embolia polmonare, Trombosi arteriosa e venosa: possono essere evitate in un caso su tre. È moltissimo. E molto può essere fatto dai protagonisti della prevenzione: noi stessi.
Uno stie di vita intelligente, che preveda un modo di alimentarsi equilibrato, per qualità e quantità, attività fisica almeno tre volte la settimana per almeno 30-40 minuti consecutivi, controllo di colesterolo, trigliceridi, glicemia, peso, fumo, alcool: tutto questo dovrebbe far parte del nostro bagaglio di scelte quotidiane. In più, in situazioni speciali come quelle che sappiamo aumentare il rischio di Trombosi il paziente deve sapere come proteggersi, come assumere i farmaci, quali sintomi sono sospetti e che fare.
Utilizzare le calze elastiche nel periodo peri operatorio e oltre, usare in modo appropriato i farmaci antitrombotici se prescritti dal medico, senza modificare i tempi e le dosi: questo numero di SALTO affronta questi temi, spiegando con linguaggio semplice quello che il medico non sempre ha tempo di spiegare ma che il paziente ha il diritto/dovere di sapere.
ALT rappresenta in Italia EHN – European Heart Network: la sezione di SALTO “una finestra sull’Europa” aggiorna e informa sui temi in discussione a livello europeo e sulle decisioni delle Commissioni preposte alla salute dei cittadini europei, italiani compresi: temi caldi del prossimo semestre di Presidenza Italiana in Europa saranno Alimentazione, controllo del peso e tutela della privacy per l’uso dei dati necessari alla ricerca scientifica. La sezione “Lavori in corso” fa il punto sulle attività di ALT: collaborazioni con partner generosi e motivati come Gazzetta dello sport, Ecomaretona, circoli del Golf, e poi Prima edizione della giornata mondiale della Trombosi e terza edizione della Giornata Nazionale, e anticipazioni e informazioni sui prossimi eventi in programma.
SALTO è informazione e trasparenza: il lettore può leggere il nostro bilancio (certificato) e verificare quale uso ALT fa dei contributi ricevuti dai propri sostenitori e l’avanzamento dei progetti finanziati, come la “Valutazione del rischio trombotico nei bambini italiani obesi” coordinato dalla prof Paola Giordano dell’ Università di Bari, e “Ricerca sulle cause dell’Ictus nei giovani (IPSYS)” studio multicentrico coordinato dal prof. Alessandro Pezzini dell’Università di Brescia .

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Facciamo quadrato sulla sicurezza”

Posted by fidest press agency su venerdì, 30 marzo 2012

Deutsch: Festung Marghera, Festungswall Espera...

Deutsch: Festung Marghera, Festungswall Esperanto: Fortikaĵo Marghera, fortikaĵa remparo Italiano: Forta Marghera, terrapieno (Photo credit: Wikipedia)

Milano 5 Aprile 2012, ore 16:30 Mondadori Multicenter, in via Marghera 28 Il leader nella sicurezza, in collaborazione con AIPSI, propone un incontro per approfondire i nuovi fenomeni della consumerizzazione e dei millennials Consumerizzazione e millennials, due fenomeni attuali che hanno molto in comune e che determinano l’evoluzione degli strumenti IT e impongono nuovi modelli di sicurezza. Trend Micro – leader globale nella sicurezza per il cloud e AIPSI, Associazione Italiana Professionisti Sicurezza Informatica – capitolo Italiano di ISSA (Information System Security Association) – propongono un momento di approfondimento:
Consumerization, Millennials, Mobile: un nuovo approccio per l’IT.
Agenda dei lavori:
17:00 Introduzione al tema – Elio Molteni, Presidente AIPSI
17:30 Mobile Strategy – Cesare Garlati, Senior Director Consumerization&Mobile, Trend Micro
18:00 Tavola rotonda
Moderatore – Gaetano Di Blasio, Cofondatore e Vice Presidente Reportec
Relatori – Susanna Simari Benigno, Vodafone
– Gabriele Faggioli, Legal Services Consultant
– Cesare Garlati, Trend Micro
– Stefano Zanero, ISSA International Board
Per ulteriori informazioni sull’evento: http://www.aipsi.org/images/stories/food/aipsi%20quad_%20mobile%205-4-2012.pdf
Trend Micro Incorporated, leader globale nella sicurezza per il cloud, crea un mondo sicuro nel quale scambiare informazioni digitali, fornendo a imprese e utenti privati soluzioni per la sicurezza dei contenuti Internet e la gestione delle minacce. Pioniere nella sicurezza server con un’esperienza ultra ventennale, Trend Micro propone un’offerta completa per la sicurezza a livello client, server e cloud in grado di soddisfare le esigenze di clienti e partner, bloccare le nuove minacce con rapidità e proteggere i dati all’interno di ambienti fisici, virtualizzati e cloud. Basati sull’infrastruttura in-the-cloud Smart Protection Network™ di Trend Micro, le tecnologie, i prodotti e servizi per la sicurezza bloccano le minacce là dove emergono, su Internet, e sono supportati da oltre 1.000 esperti di threat intelligence di tutto il mondo. Per maggiori informazioni è possibile visitare il sito http://www.trendmicro.it

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