Tanta meraviglia e indignazione perché un conduttore come Fabio Fazio è stato licenziato dalla Rai dopo “anni di onorato servizio”, e ora sembra che altrettanta sorte potrebbe capitare alla giornalista Lucia Annunziata. Immaginiamo le ulteriori indignazioni e denunce di lottizzazione e cose del genere. Ma…. viviamo in un’altra galassia? La Rai è lottizzata per definizione e struttura, e ci stupiamo che, con il governo in carica, certi conduttori e giornalisti siano rimasti ancora fino ad oggi a fare i loro servizi. Certo, la Rai è lottizzata da tutto il regime dei partiti parlamentari, ma le percentuali di informazione/pubblicità sono calibrate rispetto alle maggioranze che esprime il nostro Parlamento. Ora abbiamo il governo di estrema destra ed è “normale” che l’ “house organ” del regime risponda a chi è maggioranza. Qualcuno (in genere quelli che comandavano prima) straparla di democrazia non rispettata… è noto che alla mancanza di buon gusto non c’è mai limite, soprattutto in ambito di gestione del potere. La Rai è questa. Non c’è altro da aggiungere fintanto che continuerà ad essere azienda di Stato per informazione e cultura di Stato. Gli italiani, con un referendum, avevano chiesto che fosse privatizzata… ma la volontà popolare non è stata rispettata, proprio perché c’è un regime che coinvolge tutti i partiti nell’uso della Rai.Poi ci siamo noi utenti che, per il fatto stesso che abbiamo un tv collegato al digitale terrestre, ci obbligano a pagare un canone che serve per finanziare questa loro Rai. Dobbiamo continuare a farci violentare così? In attesa che la Rai divenga solo informazione istituzionale, magari dopo che ha vinto una gara per l’assegnazione, possiamo disdire il canone. Pur possedendo un tv, se questo non è collegato al digitale terrestre, possiamo non pagare il canone, già da subito. Il prossimo 30 giugno è la scadenza entro cui si può presentare disdetta del canone per i prossimi sei mesi. E’ bene ricordare che, la disdetta va poi presentata ogni anno entro il 31 gennaio per tutto l’anno intero, altrimenti si diventa evasori fiscali.Molti canali Rai, anche in diretta, sono visibili in streaming via Internet, e così per tanta altra informazione. Non avremmo quindi meno informazione ma avremmo solo fatto una scelta di migliore qualità senza essere complici del gioco dei canali di propaganda del regime dei partiti.
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Rai delle nostre pene. Come non contribuire all’informazione di regime
Posted by fidest press agency su martedì, 16 Maggio 2023
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Rai: nomine di Roberto Sergio e Giampaolo Rossi
Posted by fidest press agency su lunedì, 15 Maggio 2023
“Non posso che esprimere viva soddisfazione per le nomine di Roberto Sergio e Giampaolo Rossi, rispettivamente come amministratore delegato e direttore generale della Rai. Si tratta di due profili di altissimo livello, che sapranno garantire al servizio pubblico radiotelevisivo qualità, pluralità e quella linfa culturale nuova che i telespettatori italiani aspettavano da tempo in Rai”. Lo dichiara il senatore Raffaele Speranzon, vicecapogruppo vicario di Fratelli d’Italia a palazzo Madama.
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Canone Rai. Come fa degenerare politica, informazione ed economia
Posted by fidest press agency su domenica, 12 febbraio 2023
Parlando ad un comizio per le elezioni del Lazio, il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha detto che si impegna per l’abolizione del canone dalla bolletta della luce. La stessa cosa aveva detto in campagna elettorale l’anno scorso l’attuale ministro delle Infrastrutture e Trasporti, Matteo Salvini. Il partito di entrambi sono anni che, ad ogni occasione elettorale, manifesta il proprio impegno abolizionista in materia. Che dire? Sono fatti che parlano da soli e, se poi vediamo i risultati elettorali delle ultime elezioni politiche, al partito di chi prometteva l’abolizione del canone non è andata tanto bene. Ma insistono, forse perché non hanno tanti altri argomenti per avere consensi. Quel che lascia basiti è il fatto che continuino, imperterriti. Fino all’estinzione? Sta di fatto che il canone Rai è sempre lì. Non solo, ma sembra consolidarsi sempre di più, visti anche i successi mediatici che la Rai riesce ad avere (in corso il festival di Sanremo). C’è da domandarsi se e quanto durerà questa farsa dei due politici leghisti. E quanto durerà la sopportazione di contribuenti e utenti nel – i primi – devolvere un’imposta per un servizio che massacra tutta la concorrenza coi soldi dello Stato e – i secondi – dover fruire di un servizio di Stato lottizzato. Si potrebbe dire di non votare questi signori senza vergogna e, dall’altra parte, non pagare il canone perché gli stessi servizi si possono avere gratis attraverso i vari streaming online. Ognuno per sé? Ma c’è un particolare che va considerato: siamo contribuenti, siamo utenti, ma siamo anche cittadini, cioè soggetti civici che dovrebbero contribuire alla felicità e alla crescita dello Stato. Bene, in quanto tali, non possiamo starcene con le mani in mano e vedere questa degenerazione della politica e dello Stato. Vincenzo Donvito Maxia http://www.aduc.it
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Canone Rai. Le promesse da marinai non risolvono il problema. Che fare
Posted by fidest press agency su martedì, 3 gennaio 2023
Sì, il canone Rai è un problema da quando, negli anni 70 del secolo scorso, è stato abolito il monopolio statale e le offerte radiotelevisive si sono moltiplicate. Il problema è la violazione della concorrenza: la Rai, che è finanziata da canone e pubblicità, compete con emittenti radio e tv che non fruiscono del canone. Generalmente le emittenti private si finanziano con la pubblicità, dove quest’ultima è distorta per il fatto che uno dei maggiori attori (Rai) ha anche soldi dallo Stato. Roba da Antitrust (abuso posizione dominante) che, però, interpellata diversi anni fa, come anche Cassazione e Corte Costituzionale, si è arrampicata sugli specchi per giustificare la situazione. Nel 1995 si è anche tenuto un referendum (vinto!) che ha chiesto la privatizzazione della Rai… ma siamo ancora qui. Insomma, il problema del canone Rai è possibile affrontarlo solo tramite il Parlamento: il legislatore deve decidere se e come cambiare. Un contesto in cui, nell’attuale Parlamento, spicca la Lega di Matteo Salvini che, nell’ultima campagna elettorale, ha rispolverato la propria proposta storica di abolizione. Ora la Lega è al governo e il suo leader ha fatto sapere di essere sempre impegnato in merito. Il contesto (legge finanziaria), è tutto un rimando rispetto agli impegni presi in campagna elettorale, quindi ci vengono in mente le famose “promesse da marinaio”. Aspetteremo, così come stiamo aspettando da quasi mezzo secolo che l’anomalia sia risolta. Sembra non esserci interesse ad affrontare e risolvere il problema. Legislatori di governo e opposizione traggono profitto dal lasciare la situazione com’é: la struttura Rai favorisce tutto l’arco parlamentare, sia in informazione che in quote dirigenti, e sembra che l’interesse privato abbia prevalenza sul buon diritto. Noi utenti e contribuenti possiamo solo difenderci, cercando di farci meno male. E’ possibile non pagare il canone non avendo tv: una rinuncia che non comporta altrettanta rinuncia a informazione e divertimento, visto quanto offre la Rete. Vincenzo Donvito Maxia http://www.aduc.it
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Canone Rai resta in bolletta. Arrivano le multe Ue?
Posted by fidest press agency su venerdì, 18 novembre 2022
Entro la fine del 2013 il canone Rai avrebbe dovuto essere levato dal pagamento tramite bollette elettriche: lo aveva stabilito la commissione Ue perché considerato onere improprio che mina la concorrenza del settore. Se n’è parlato e contro-parlato, tant’è che uno dei leader del Governo, Matteo Salvini, in campagna elettorale si era impegnato per la sua abolizione. Il ministro dell’Economia (quota leghista) interviene ieri per dirci che sono solo voci, non è un onere improprio – dice – e, rispondendo ai sindacati Rai preoccupati per i soldi, fa sapere che il canone resta in bolletta. Due cose sono sicure: il ministro dell’Economia, ammesso che si chiarisca col suo segretario, dovrà chiarire agli elettori… ammesso che se ne ricordi… in sede Ue, dove in materia “oneri impropri” sono stati chiari e hanno dato tempo perché gli inadempienti vi provvedessero in tempo senza arrivare alla scadenza di fine anno, non potranno far altro che aprire una procedura sanzionatoria verso il nostro Paese. Bene, ora ci toccherà non solo continuare a pagare il canone ma anche pagare i multoni che ci arriveranno perché il ministro dell’Economia non sa rispondere alle preoccupazioni dei sindacati Rai e quindi, cosa di meglio che rassicurare con lo “status quo”? Vincenzo Donvito Maxia http://www.aduc.it
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Canone Rai. Disdirlo per non pagarlo nel 2023
Posted by fidest press agency su sabato, 8 ottobre 2022
Il canone Rai dall’anno prossimo non potrà più essere riscosso tramite bolletta della luce e, al momento, non ci sono novità. Tra le ipotesi c’è anche quella di abolirlo e di attingere il dovuto più o meno attraverso la fiscalità generale… ma è un chiacchiericcio, lo stesso che parla di aumento dell’importo. La certezza è che oggi tutti i possessori di un tv devono pagare il canone quando l’apparecchio è collegato tramite antenna al sistema digitale.Ma siamo sicuri che vale la pena vedere i programmi tv attraverso l’antenna? Mediamente la qualità tecnica è migliore di, per esempio, lo streaming via Internet, e ci sono alcuni canali che non sono visibili in streaming… ma è realmente quanto serve al nostro desiderio/esigenza di informazione e spettacolo? Quanti, per esempio, vedono film solo attraverso piattaforme come Netflix o usano YouTube per i tg di varie emittenti, musica e intrattenimento? Fatta questa valutazione è bene ricordarsi che se si vuole disdire il pagamento del canone, liberandosi della tv collegata all’antenna, si può fare entro il 31 gennaio 2023, meglio (per evitare magari di dover chiedere rimborsi, visti i tempi non fulminei della registrazione di queste richieste) entro il 31 dicembre 2022… dove “entro” significa anche farlo domani indicando la data di fine anno come cessazione del rapporto. (fonte: http://www.aduc.it
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Verso la nuova Rai della nuova maggioranza
Posted by fidest press agency su martedì, 4 ottobre 2022
Con la nuova maggioranza parlamentare ci sarà anche un nuovo assetto della informazione e intrattenimento di Stato, la Rai. Cambierà presidente e amministratore delegato, ci saranno nuovi direttori di rete e di tg. Qualche assunzione, qualche licenziamento e tutto un assetto che, rappresentando comunque tutto l’arco parlamentare (opposizione inclusa), vedrà al comando esponenti di chi ha vinto le elezioni. Sul tutto vigilerà la Commissione parlamentare Rai, la cui presidenza, in genere, viene affidata ad un esponente della minoranza, ma – è bene ricordarlo – si tratta di una commissione di vigilanza e indirizzo.Le professionalità saranno ovviamente considerate, ma ognuna nell’ambito dell’appartenenza a maggioranza o opposizione. E alla fine, tutti felici e contenti avranno l’informazione di Stato che, probabilmente, è meglio chiamare informazione “da Parlamento”, ché nello Stato, per esempio, ci sono anche quel 40% di elettori che non hanno scelto gli attuali parlamentari. Si dirà: siamo in democrazia e funziona così, chi non decide lascia che siano altri a farlo. Proprio come accade in tutti i Paesi del mondo, inclusi, per esempio, Russia e Cina. Con una differenza, che in molti Paesi a democrazia liberaldemocratica (tipo Usa e Uk), sull’informazione non decidono le maggioranze, ma solo professionalità e mercato.L’Italia, ovviamente, appartiene ad altro filone. Ma quando, per esempio, era stata chiamata ad esprimersi sull’assetto dell’informazione di Stato, con un referendum alla fine del secolo scorso, si era pronunciata contro la spartizione tra i partiti del Parlamento ed aveva chiesto la privatizzazione, sì da troncare l’abuso di posizione dominante che la Rai fa verso tutto il mercato radiotelevisivo e lasciare l’informazione pubblica solo alla professionalità. Ricordiamo, infine, una delle promesse elettorali di un partito che oggi fa parte della maggioranza: l’abolizione del canone. Aspettiamo fiduciosi. Vincenzo Donvito Maxia http://www.aduc.it
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Canone Rai. Verso l’aumento dell’importo
Posted by fidest press agency su giovedì, 25 agosto 2022
I 90 euro che oggi paghiamo tramite bolletta elettrica non verranno più riscossi così dalla fine dell’anno dopo che l’Ue ci ha imposto di non mescolare “il sacro col profano” (mercato e imposte), visto che si tratterebbe di oneri impropri, fuorvianti per il mercato energetico.Ci sono vaie ipotesi allo studio, anche quelle di una regionalizzazione che potrebbe anche esentare del tutto dal pagamento. Ma, vista la continua fame di fondi più volte reclamata dall’ad della tv di Stato, è probabile che venga colta questa occasione per aumentare il canone, anche perché, senza la riscossione automatica in bolletta elettrica (che pochi si azzardano a non pagare viste le conseguenze del taglio della luce), potrebbero aumentare gli evasori.L’occasione in proposito sembra proprio che ci sia: la ristrutturazione della sede generale della Rai in viale Mazzini a Roma. Il comunicato con cui la Rai dà l’annuncio dell’incarico ad una società – “Passo doveroso a razionalizzare gli spazi dell’Azienda” – è esplicito e non dà adito a scelte di risparmio, bensì una “profonda ristrutturazione” con mega interventi con, ovviamente, tutti gli annessi e connessi per dare lustro, tecnologia e valore – incluse le gallerie di dipinti che sono in quella sede – a quella che l’amministratore delegato Rai, Carlo Fuortes, considera la più grande impresa culturale del Paese.Vuoi che questa non sia occasione d’oro per “ritoccare” l’importo di un canone che, sempre Fuortes, considera terribilmente basso e non in linea con altri Paesi Ue in cui ancora sussiste questa imposta? In campagna elettorale siamo certi che non se ne parlerà. Figurati se qualcuno, nell’orgia di regalie (sempre senza copertura finanziaria) in corso, osa parlare di un aumento di un’imposta. Per cui, prendiamoci una pausa fino al nuovo governo e poi ne vedremo delle belle. Vincenzo Donvito Maxia
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Canone Rai. Le repliche estive. Un motivo per odiarlo di più
Posted by fidest press agency su martedì, 23 agosto 2022
L’imposta per il possesso di un apparecchio tv, il cosiddetto canone, si paga a prescindere del proprio gradimento per il risultato del servizio di Stato di informazione e intrattenimento. La “più grande organizzazione culturale italiana”, o “l’offerta editoriale più ampia d’Europa”, come più di qualcuno osa chiamare il caravan serraglio dei partiti che la governano, prende più di 1,7 miliardi di euro all’anno per garantirci un servizio che, però, è fatto molto di repliche durante la stagione estiva. Quest’anno, a differenza degli scorsi, i tg hanno da parlare delle elezioni dei loro partiti, per cui sono meno monotematici degli altri anni (estate bla bla). A occhio e croce, 5 dei miliardi che prendono, in estate servono per mandare in onda repliche che, volendo, sarebbero visibili a scelta su Rai Play.Scelte editoriali che non hanno riflessi sull’importo del canone di 90 euro annuali che viene implacabilmente prelevato dalla bolletta elettrica. E’ giusto? Domanda che possiamo solo auspicare venga fatta propria dalla Commissione parlamentare di vigilanza, ché noi sudditi non abbiamo voce in capitolo… si pensi che nel 1995 (caso unico in cui come utenti fu consentito di dire la propria sulla tv di Stato) fu vinto un referendum in cui si chiedeva la privatizzazione della Rai… stiamo ancora aspettando. Temiamo che nessuno consideri questa richiesta. I parlamentari sono impegnati – vigente l’ordinaria amministrazione delle istituzioni fino al voto – per farsi rieleggere, e temiamo che questa richiesta sia proprio straordinaria. Qui il canale web di Aduc sul canone Rai: https://tlc.aduc.it/rai/ Vincenzo Donvito Maxia http://www.aduc.it
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Canone Rai. L’eterno problema irrisolto… che non sarà risolto
Posted by fidest press agency su giovedì, 28 aprile 2022
Il fatto che entro la fine dell’anno le istituzioni dovranno decidere come dovrà essere pagato il cosiddetto canone Rai è occasione per ripensare il nostro sistema pubblico di informazione radiotelevisiva? Occorrerebbe volontà politica. Tutti i partiti (governo e opposizione) hanno tornaconto dalla spartizione Rai e, al momento, non sembra che vogliano rinunciare agli interessi di bottega, ovviamente spacciati per interessi collettivi. Il nostro sistema di gestione e finanziamento della Rai (circa 1.630 milioni di euro all’anno) è erede di un mondo che non esiste più, quando i partiti erano espressione viva dei cittadini e tutto passava attraverso essi. Oggi i partiti sono gruppi di potere e di “clienti” che, a malapena votati dalla maggioranza degli elettori, parlano a se stessi, tant’è che anche le massime cariche esecutive delle istituzioni sono affidate a persone a loro esterne e che, proprio per questo, ispirano maggiore fiducia e credibilità… anche agli stessi partiti. Le comunicazioni e le informazioni oggi hanno molteplici canali di distribuzione, soprattutto quelli della Rete, ma il nostro sistema pubblico si finanzia ed è impostato come quando c’era il monopolio. Tant’è che la Rai è oggi in abuso di posizione dominate con i suoi concorrenti (essenzialmente mercato pubblicitario) che non fruiscono del canone: tutti lo sanno, autorità di controllo incluse, ma fanno salti mortali per dire che invece è tutto a posto… essere Stato, sembra che dia diritto a violare leggi che, altrimenti, sono applicate – solo per loro – ai concorrenti Rai.I sommovimenti a cui assistiamo, anche di partiti (Lega) che in passato hanno fatto iniziative per l’abolizione del canone, sono sempre nella logica di una migliore spartizione del potere. E’ di questi giorni, per esempio, un’interrogazione della Lega per sapere se i paventati aumenti del canone siano dovuti al fatto che un nuovo collaboratore Rai percepisce un compenso di 50mila euro al mese. Iniziativa in teoria nobile ma ad orologeria, visto che questo collaboratore viene tirato in ballo perché politicamente inviso ai leghisti, e altrettanto non viene richiesto per tanti collaboratori e giornalisti a libro paga dell’informazione di Stato. Non si discute e non si propongono, per esempio, cambiamenti radicali che, di per sé, non potrebbero che mettere la parola fine a questa gestione Parlamento/partiti. Sembra che, più che informazione istituzionale, l’interesse sia per uno strumento di propaganda, gestito da fedeli, spaziando anche sullo spettacolo. Gli elettori alcuni fa (1995 – 4) furono chiamati ad esprimersi sul modello di gestione con un referendum, e indicarono al legislatore la privatizzazione. Considerazione=zero! Vari tentativi di confronti e cambiamenti parlamentari sono rimasti lettera morta… il fatto che tutti i partiti (che mirano alla propria sopravvivenza) sono equamente rappresentati in Rai ha, di fatto, comprato le loro politiche.La fine della riscossione del canone in bolletta elettrica, quindi, sembra che non porterà a nulla di nuovo. La maggiore rivoluzione potrebbe essere (come avviene in Svezia, Norvegia, Finlandia, Belgio, Olanda e Spagna) che i mille e seicento milioni e rotti necessari alla gestione, invece di riscuoterli direttamente fossero presi dalla fiscalità generale. Canone quindi abolito! Ma da qualche parte questi proventi andranno presi e non ci stupiremmo, per esempio, qualche balzello sulla benzina (fonte eterna delle fiscalità più varie…). E comunque resterà l’irrisolto ed eterno problema: l’informazione come strumento di esercizio di potere e consenso e non come servizio… magari affidato ad una gara di appalto…François-Marie Arouet http://www.aduc.it
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Con Rai Documentari alla scoperta del Pianeta Terra
Posted by fidest press agency su giovedì, 6 gennaio 2022
Domenica 9 gennaio alle 15.35 su Rai Due. Al centro di “Mompracem l’isola dei documentari”, l’appuntamento domenicale di Rai Documentari a partire dalle 15:35 su Rai Due, il nostro pianeta, la Terra, risorsa insostituibile e preziosa che va salvaguardata. In apertura Rai Documentari presenta “Earth un giorno straordinario”, pluripremiato documentario prodotto dalla BBC girato nel corso di una sola giornata, dall’alba al tramonto, da un team di ben 100 operatori coordinati da tre registi. Con la voce narrante di Diego Abatantuono – che sostituisce Robert Redford nella versione originale – e attraverso le più innovative tecnologie di ripresa, il documentario rivela l’eccezionale potenza del nostro pianeta e della natura. Un viaggio alla scoperta di scenari stupefacenti: dalle isole più remote dell’Antartide alle giungle esotiche dell’Asia, dall’Australia al deserto africano, filmando più di 40 specie viventi. Nella rubrica di Barbara Gubellini una nuova “guerriera verde”: Liz Chaerty, leader indigena che ha contribuito in modo significativo alla salvaguardia della foresta amazzonica, in particolare delle foreste pluviali e dei fiumi nel Perù nord-orientale. Qui, nella zona di Loreto, dove è nata e vive tutt’oggi, fauna e flora crescono rigogliose: basti pensare che in un ettaro di foresta crescono molte più specie di piante che in un intero paese europeo ed esistono tribù che non sono mai entrate a contatto con altre civiltà. By Paola Ganapini
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Rai senza soldi…. Tranquilli… buon Pantalone non mente
Posted by fidest press agency su martedì, 30 novembre 2021
L’amministratore delegato della Rai, Carlo Fuortes, dopo le polemiche per le nuove nomine ai vertici dell’informazione Rai, in commissione vigilanza, oltre a difendere il modo di spartizione partitocratica in cui ha fatto queste nomine ha annunciato un po’ di tagli perché mancherebbero i soldi. Calma: tagli alle trasmissioni non al personale… ché queste quote sono già spartite. Mancanza di soldi che aveva già evidenziato quando aveva chiesto di estendere il canone anche a tablet e telefonini, oltre che di dirottare sulla fiscalità generale quella parte di canone che oggi finanzia alcune emittenti locali (il cosiddetto Fondo per il pluralismo) Insomma, gira e rigira, il dente duole sempre nello stesso punto: i soldi.Si percepisce che l’ad Fuortes è nuovo perché si pone dei problemi che, lì dove lui amministra, non esistono. Ve l’immaginate la Rai che non ha sufficienti soldi? E’ come se Alitalia e banca Mps non fossero mai esistite. Il pozzo senza fondi dei soldi di Stato, generoso nell’elargire anche ai più inefficienti miliardi e miliardi, dovrebbe tirarsi indietro di fronte al luogo per eccellenza del potere mediatico? Non accadrà mai… almeno finché la Rai sarà quel che è. Il problema, per noi e forse qualcun altro, è: come fare che la Rai non continui ad essere quel che è? Gli italiani hanno già chiesto con un referendum di privatizzarla e, di conseguenza, metterla sul mercato al pari degli altri suoi concorrenti, oggi penalizzati dal suo abuso di posizione dominante… e se fosse così… altroché glissare e non preoccuparsi per mancanza di soldi… ma buon Pantalone non mente.
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Perché la Rai è persa, senza speranza
Posted by fidest press agency su domenica, 21 novembre 2021
L’ad della Rai, Carlo Fuortes, tra le tanto vantate novità della sua amministrazione, si era particolarmente distinto per due: l’estensione del canone/imposta anche a media device e l’impegno ad una Rai indipendente dai partiti. Nel bel mezzo gli è piombata la bega della Commissione Ue che ha detto che non va bene la riscossione del canone tramite bolletta elettrica e che dal 2023 occorre cambiare. In attesa di accendere una nuova luce su questi tre problemi, il nostro ad ha fato nuove nomine nelle testate giornalistiche. A parte i contenti e gli scontenti, pur nella valutazione di specifiche professionalità di cui in qualche modo sembra che abbia tenuto conto, ci torna alla memoria l’impegno di Fuortes a tenere i partiti fuori dalle sue decisioni. Impresa titanica di per sé, visto che la lottizzazione non potrebbe non esserci nell’informazione/spettacolo di Stato. Ed è stata confermata non solo titanica, ma impossibile. La novità sembra che il cosiddetto manuale Cencelli che Fuortes ha utilizzato abbia fotografato più gli attuali poteri parlamentari in divenire che la composizione numerica: si sa (sondaggi) che il maggiore partito in Parlamento (M5S) è in notevole calo, come si sa che altri partiti oggi poco avvezzi col governo (FdI) sono in vorticosa crescita (sempre sondaggi), mentre altri di governo sono altalenanti. Il partito di Giovanni Conte (M5S), arrabbiato, ha fatto sapere che andrà in altre tv, gli altri tutti zitti (incassano e portano a casa). Ci scusiamo con chi legge per questa dissertazione sulla lottizzazione Rai, mediamente una delle tematiche più noiose quanto scontate del panorama dell’informazione di Stato… ma l’abbiamo riportata proprio per far capire (per chi avesse ancora dubbi e perplessità) la situazione comatosa in cui versa l’informazione che ognuno di noi paga con il canone. Tanto comatosa che l’ad Fuortes, per applicarla, non si è fatto scrupolo di procedere in modo contrario di come si era presentato dopo la sua nomina: “una Rai indipendente dai partiti”. Se aspiriamo a vivere in un Paese dove informazione e potere dovrebbero essere uno controllore dell’altro, rassegnamoci: la Rai è persa. E’ in quell’”altrove” estraneo alla possibilità che uno Stato ci possa informare sviluppandoci capacità critica. Alla Rai, oltre all’alimentazione professionale di se stessa e dei propri poteri, interessa essenzialmente formare sudditi.Lo slogan “la Rai si abbatte e non si cambia” è quantomai di attualità. Lo hanno chiesto gli italiani tempo fa con un referendum che chiedeva la privatizzazione, forse è il caso di procedere ad una nuova richiesta referendaria di cittadini, spettatori e contribuenti.
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Canone Rai non più in bolletta energetica
Posted by fidest press agency su mercoledì, 10 novembre 2021
Sembra che la riscossione del canone Rai rimanga in bolletta elettrica solo fino alla fine del 2022. Oggi fa parte dei cosiddetti “oneri impropri” dei costi energetici. L’attuale metodo di riscossione lederebbe gli impegni presi in Ue con il Piano di ripresa e resilienza. La cancellazione dovrebbe avvenire con la riforma per rendere il mercato energetico al dettaglio più concorrenziale, levando oneri non legati al settore elettrico.Una bega per il Fisco che dovrà inventarsi un nuovo metodo per la riscossione di questa imposta per il possesso di un tv. Vista la sfrontatezza dei metodi utilizzati fino ad oggi, non ci sarà da stupirsi per quello che verrà inventato. Di certo non sarà occasione per ripensare tutto il sistema di informazione e intrattenimento di Stato, magari facendo fede ad un referendum che alcuni anni fa suggerì al legislatore che la Rai sarebbe meglio privatizzarla e farla concorrere al pari coi suoi avversari dell’etere generalista. Intanto, però, i contribuenti e i legislatori che ritengono vessatorio l’attuale sistema di radio-tv di Stato, possono cominciare ad organizzarsi per un eventuale referendum. Non per sostituirsi al legislatore, ma per aiutarlo a comprendere il danno che l’attuale regime provoca a libertà di informazione e all’economia di mercato. Per capirci sui tempi: nell’attuale “ingorgo” di scadenze istituzionali, una eventuale raccolta di firme referendarie non può partire prima del 2024. Tanto, nel frattempo, ci sembra difficile che la Rai venga meno ai propri presupposti monopolisti; anzi: ci sono tutte le avvisaglie per un peggioramento, anche e proprio in virtù del nuovo metodo di riscossione del canone che dovrà essere inventato. COMUNICATO STAMPA DELL’ADUC URL: http://www.aduc.it
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Imposta/canone Rai. Referendum per libera informazione e fisco non-predatore
Posted by fidest press agency su venerdì, 5 novembre 2021
L’amministratore delegato della Rai ha bussato cassa e vorrebbe estendere il cosiddetto canone anche a telefonini, tablet e pc. In diversi gli hanno fatto notare che “non va bene”. Ma Carlo Fuortes insiste. Occasione perché l’unico partito non al governo, Fratelli d’Italia, si è erto a difensore dello status quo di contribuenti e utenti tlc. Il canone è, a singhiozzo, campo di battaglia (storico – di vari partiti, e il partito della Meloni si è buttato a capofitto per l’occasione, basta dire il contrario di chi è al potere, anche se nei fatti FdI in Rai ha le proprie “poltrone”. Nulla di cui stupirsi. Informazione e intrattenimento di Stato (governo e opposizione) funzionano così. Sembra che l’imposta/canone sia tra le più odiate dai contribuenti, immaginiamo, trasversalmente rispetto ai partiti che poi vengono mandati in Parlamento… ma questo non intacca il compatto partito unico padrone della Rai. Siamo quindi in uno dei casi in cui chi rappresenta gli elettori nelle istituzioni fa cose diverse da ciò che pensano e desiderano i propri elettori. Nulla di cui stupirsi. Riforme all’orizzonte a parte le richieste di soldi di Fuortes e – sempre il nostro – che dice di amministrare la tv di Stato senza farsi condizionare dai partiti… lui che è dov’è per decisione dei partiti? Nulla. Dobbiamo rassegnarci e, come fanno tante associazioni e simili, dimenticarci del problema in cambio di qualche boccone della torta? Anche perché in passato, visto che il Parlamento era sempre insensibile in materia e i cittadini avevano tentato dei referendum, questi ultimi non hanno dato effetto? No, non ci rassegniamo e rilanciamo per tre motivi: – i danni dell’informazione e intrattenimento di Stato sono sempre peggiori in una società dove la mediaticità è dominante per consapevolezza, consenso e salute mentale di ognuno; – i danni del trust/monopolio inquinano mercato mediatico e pubblicitario (unica fonte di introiti per i concorrenti Rai); – il Parlamento continua ad essere insensibile (o lo è col metodo FdI…) alle istanze dei cittadini e quindi è tempo di aiutarlo ad essere più attento e disponibile. Così come in questi ultimi e prossimi mesi è e sarà aiutato coi referendum giustizia giusta, cannabis, eutanasia e caccia. Referendum che nel metodo – la rivoluzione della raccolta firme con lo spid – sono diventati più accessibili, funzionali e consoni per l’aiuto degli elettori al processo legislativo. Occorre quindi mettersi a studiare come, facendo tesoro del passato dare il nostro contributo ad una informazione e un fisco non da sudditi.
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Canone/imposta Rai. Verso l’abolizione?
Posted by fidest press agency su venerdì, 30 luglio 2021
Il Ddl Concorrenza, nei prossimi giorni in Consiglio dei ministri, dovrebbe eliminare le incrostazioni che frenano l’economia, impegno verso l’Ue contenuto nel Piano nazionale di ripresa e resilienza inviato a Bruxelles (pilastro dei 200 e passa miliardi di prestiti e sovvenzioni che l’Italia riceverà nei prossimi anni). Tra queste la cancellazione dell’obbligo per i venditori di elettricità di “raccogliere tramite le bollette somme che non sono direttamente correlate con l’energia” . L’imposta/canone Rai (9 euro mensili per dieci mesi) tra queste. Il Ddl dovrebbe essere approvato entro fine mese, ma per la sua operatività può slittare anche a fine 2022, e alcune novità potrebbero essere introdotte nell’esame parlamentare.Il cosiddetto canone (1,8 miliardi di euro all’anno) è finito in bolletta nel 2016, ed è l’imposta che si paga per il possesso di un tv per il servizio monopolista di informazione e spettacolo della Rai. Prima era tra le imposte più odiate e, di conseguenza, abbastanza evasa. Poi si è stabilizzata.La Rai è quello che è: gestita dai partiti del Parlamento, illegale perché viola norme Antitrust (abuso di posizione dominante: compete in un mercato, anche pubblicitario, in cui i suoi concorrenti non hanno canone), e perché, nonostante referendum e legge, continua a non essere privatizzata .Ora il Parlamento deve scegliere se tener fede agli impegni verso Bruxelles (e prendersi gli oltre 200 miliardi) o continuare con la gabola della riscossione tramite bolletta elettrica, inventarsi un’altra gabola (probabile) o far rientrare il finanziamento della tv di Stato nella fiscalità generale (difficile che venga ripristinato il vecchio metodo di esattori che rincorrevano evasori).Sulla gabola non osiamo “dare consigli” ma la creatività in materia non è loro assente. Sulla fiscalità generale (quasi 2 miliardi l’anno), nel caso, aspettiamoci di tutto (iva, benzina, rc-auto in prima fila).Rimane IL PROBLEMA che in Parlamento non vogliono affrontare. Nel 2021, ha ancora senso una tv di Stato così com’è? Informazione faziosa spartita tra i partiti in Parlamento, marchette a go-go dallo sport alle ballerine e ai notiziari, spese di gestione da baraccone pubblico (la vicenda Rai Play/ItsArt grida vendetta – 3) con un numero di giornalisti e tecnici e un rapporto produzione/costi da incubo. E’ possibile e credibile che in una democrazia economica la maggiore impresa Tlc sia dello Stato?Forse – FORSE – la cancellazione del canone in bolletta luce farà tornare i decisori (Parlamento e non solo) sulla via maestra di un’economia di mercato smettendo di violare le leggi e bandendo, per esempio, una gara per l’affidamento del servizio pubblico? Vincenzo Donvito, presidente Aduc
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E’ questa la nuova Rai nuova con l’intervento di Draghi?
Posted by fidest press agency su giovedì, 15 luglio 2021
E’ saltata l’assemblea Rai per l’approvazione del bilancio. Azionisti: ministero Economia 99,56% e Siae 0,44%. Quindi niente bilancio approvato e indicazioni nuovo ad e presidente. Per questi ultimi pendono i nomi di Carlo Fuortes e Marinella Soldi che, indicati dal premier Mario Draghi, godono di un certo lasciapassare (“al di fuori dei partiti”, “sopra le parti”… che per un ente gestito e controllato dai partiti, non è auspicio di chissà quale gestione – 1), che però è soggetto al vaglio del Consiglio dei ministri (con maggioranza due terzi) e della Commissione parlamentare di vigilanza (40 membri per la quale in questi giorni Camera e Senato sono chiamati a votare 4 consiglieri di propria competenza).Già questo potrebbe bastare per capire come, per quanto si parli di nuova gestione, quest’ultima è più che altro un modo di dire, essendo la realtà organica come sempre alle logiche dei poteri dei partiti nel Parlamento.Ma aggiungiamo alcune informazioni apprese dai media. Si vuole scalzare il rappresentate di Fratelli d’Italia in cda per sostituirlo con persona vicina al segretario Pd Gianni Letta. Ma sembra che Draghi non abbia intenzione di inimicarsi ulteriormente la leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni. Inoltre sembra che manchino i voti di Forza Italia e della Lega in Commissione di vigilanza e, per averli, si paventano nomine di direttori e altro in posti di responsabilità in Tg1, Rai1, Rai2 Rai Sport… a cui aggiungere la spartizione per il nascituro portale di informazione online e il canale in lingua inglese, molto sponsorizzato dalla Lega.Se chi legge è riuscito ad arrivare fin qui, oltre ad essersi stancato o incuriosito (i pastoni dei più importanti media nazionali sono pieni di queste notizie con tanto di nomi e cognomi), avrà avuto la conferma che la Rai è “cosa dei partiti”. Altro che “la Rai sei tu” o “la Rai di tutto e di più”. E’ informazione/intrattenimento di Stato, in regime di monopolio e abuso di posizione dominante (il cosiddetto canone che percepisce a differenza dei suoi concorrenti). Niente di nuovo, per carità. Importante è non farsi illusioni su ricette Draghi in materia. Almeno fino a quando non si sarà usciti dal non rispetto del referendum in cui gli italiani chiesero la privatizzazione, così come anche stabilito dalla legge Gasparri successivamente.Vincenzo Donvito, presidente Aduc
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Rai. Ora con ad e presidente nuovi… peggio di prima!
Posted by fidest press agency su giovedì, 15 luglio 2021
Il premier Mario Draghi ha deciso: Marinella Soldi presidente e Carlo Fuortes amministratore legato (ad). Due nomi di prestigio e, come li presentano i vari media, al di fuori dei cosiddetti giochi dei partiti.Noi utenti/sudditi dell’informazione e intrattenimento di Stato ci poniamo alcune domande: Può un ente di Stato, espressione della politica dei partiti presenti in Parlamento, avere al timone due capitani che non hanno rapporti con il personale di bordo (i dipendenti Rai, tutti lottizzati)? Cosa farà la Commissione parlamentare per l’indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi (il controllore, il cui nome è esplicito!), a fronte delle decisioni dei nuovi capitani quando le stesse non saranno condivise? A queste domande rispondiamo con altrettanta domanda: un’azienda metterebbe a capo qualcuno che non è armonico all’impostazione aziendale, a differenza di tutto il personale e dei controllori che invece sono come dovrebbero essere?Crediamo che ci aspettino periodi di conflitti interni ed esterni, maggiori di quanti già fisiologicamente esistano.Siamo per questo contenti? Tutt’altro, visto che lo fanno con gli 1,8 miliardi di cosiddetto canone che noi contribuenti diamo loro per questo servizio, che è anche in violazione delle leggi antitrust (abuso di posizione dominante sui loro concorrenti che non hanno il canone).Purtroppo anche il premier Draghi dà il suo contributo al regime di sfascismo dei diritti e dell’informazione: il problema non è far finta che si possa governare la Rai con professionalità anti-aziendale e conseguente maggiore ingovernabilità, ma rispettando gli italiani (referendum) e la legge (Gasparri) che hanno stabilito che la Rai deve essere privatizzata.Vincenzo Donvito, presidente Aduc
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Dove va la Rai? Perché non si applicano le leggi?
Posted by fidest press agency su giovedì, 8 luglio 2021
La nomina del nuovo amministratore delegato e del presidente della Rai è ancora in alto mare. E quand’anche il premier Mario Draghi deciderà, pur come si legge di qua e di là in sua totale autonomia, non dovrebbe succedere nulla. La Rai non è la Bbc! C’è sempre la commissione di vigilanza parlamentare che, strutturalmente divisa fra tutti i partiti presenti in Parlamento, ha come compito la spartizione. La sua situazione economia non è mai stata rosea (posizione finanziaria 2020: -523,4 milioni) ma una possibile ristrutturazione radicale avrebbe potuto esserci, la privatizzazione. Consigliata dagli elettori nel 1995 con un referendum, è stata recepita dall’art.21 della legge Gasparri del 2004: entro sei mesi (5/11/2004) avrebbe dovuto essere “avviato il procedimento per l’alienazione della partecipazione dello Stato nella Rai”, il collocamento in Borsa “di un’offerta pubblica di vendita” che, all’inizio, avrebbe dovuto essere di minoranza. Non una rivoluzione, ma far giocare l’informazione/intrattenimento di Stato nel mercato azionario, forse avrebbe calmato le tipiche arroganze dei partiti sulla gestione. Forse un primo passo. Sono passati più di 16 anni e referendum e legge Gasparri è come se non fossero esistiti col bello che, ogni tanto, si sente qualcuno parlare di privatizzazione come se non esistessero questi ben definiti paletti istituzionali. E’ evidente che la Rai resterà la Rai, coi gestori pubblici che la usano a loro discrezione politica ed economica. Per quest’ultima grida vendetta la “Netflix della cultura italiana”, ItsArt (rigidamente in lingua inglese… W l’Italy!), coi soldi dello Stato (Cassa depositi e prestiti), creatura del ministro della Cultura Dario Franceschini dove ci sono gli stessi contenuti che sono gratis su RaiPlay e con prezzi fuori mercato. Per la discrezione politica è sufficiente sintonizzarsi su uno dei tanti tg o gr o intrattenimenti vari, e si intuisce chi sono i gestori…. Della serie che per avere informazione presumibilmente indipendente è bene cercarla altrove e non su radio e tv che paghiamo con le nostre imposte.Potrebbe sembrare che il premier Draghi sia consapevole di questa situazione e, nel contempo, non se la senta di andare con mano pesante perché altrimenti il suo governo ne risentirebbe.Ma, da contribuenti e cittadini ci poniamo una domanda: Siamo sicuri che sarebbe una mano pesante quella di applicare la indicazione referendaria e la legge dello Stato? Vincenzo Donvito, presidente Aduc
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Perché è urgente privatizzare la Rai
Posted by fidest press agency su martedì, 18 Maggio 2021
In periodo di rinnovo del consiglio d’amministrazione della Rai, che ci dicono dovrebbe cambiare tutto, ci sembra invece opportuno ricordare che in materia non esistono mezze misure, ma solo soluzioni radicali che, tra l’altro sono state auspicate anche da un referendum vinto da chi ha perorato la privatizzazione del servizio pubblico radiotelevisivo. Occasione per tornare (1) in materia è una servizio andato in onda ieri 13 maggio su Rai2 e che riproponiamo. Non un servizio dei programmi dell’accesso, dove gli aventi diritto dicono quel che vogliono, ma una trasmissione, “Il Contrappunto”. Stiamo perorando la censura? Non ci sembra, visto che il problema che poniamo non è l’espressione di opinioni critiche su alcune normative di cui il telespettatore è stato informato, ma sulle falsità che hanno caratterizzato tutta questa trasmissione. Il contrario di quello che dovrebbe essere un servizio pubblico. E se qualcuno crede che queste cose siano correggibili, magari perché sta arrivando il nuovo cda o altre amenità del genere, è bene ricordare che vicende del genere sono all’ordine del giorno nella tv di Stato. Dipende solo da chi in un determinato momento è al Governo e al Parlamento (tutto inclusa l’opposizione), ché sono loro che decidono chi, come, dove e quando e, di conseguenza, non potrebbero che essere faziosi. La Rai non è possibile cambiarla. Tutti “ci mangiano” e nessuno la vuole cambiare. La Rai è un servizio di Stato e monopolista che si occupa di tutto, dalla culla alla bara, non un servizio di informazione istituzionale. Perciò va privatizzata e chiusa come servizio di Stato, affidando (solo) l’informazione istituzionale a chi vince una gara. E se le professionalità da essa finora sviluppate vogliono continuare ad esistere, che lo facciano nell’agorà del mercato, al pari coi loro concorrenti. Oggi invece la Rai è in abuso di posizione dominante perché, oltre a fruire come i suoi concorrenti del mercato pubblicitario, riceve anche il sussidio pubblico con quella bella che chiamano canone. Vincenzo Donvito, presidente Aduc
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