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Quotidiano di informazione – Anno 35 n°185

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Robeco: Credit Outlook, dalla corsa dei tassi ai problemi di rating

Posted by fidest press agency su sabato, 1 aprile 2023

A cura di Victor Verberk, Sander Bus, co-responsabili del team credito di Robeco.In un ciclo di rialzi che si chiude con una recessione, i tassi segnano il livello massimo generalmente prima rispetto agli spread del credito. Gradualmente la recessione guadagna spazio e viene sempre più integrata nelle prospettive generali, aumentando la dispersione del mercato. Il credito di qualità più bassa dovrebbe registrare un aumento dei tassi di default, mentre la fascia più alta del mercato potrebbe beneficiare di tassi più bassi e di una corsa alla qualità. Con l’aumento dell’offerta di titoli di Stato europei, prevediamo un ulteriore restringimento dei differenziali sugli swap in euro. Visto il punto del ciclo che attraversiamo e dal momento che gli spread sugli swap incidono fortemente sullo spread totale del segmento investment grade in euro, guardiamo con fiducia a una posizione moderatamente lunga nei mercati investment grade in euro mentre ci muoviamo con grande prudenza su altri mercati scarsamente movimentati. Nel 2023 il nostro scenario di base prevede una recessione sia negli Stati Uniti che in Europa. Prevediamo che le recessioni investiranno simultaneamente queste due regioni, traendone vicendevolmente forza, ma per cause di fondo diverse. Gli Stati Uniti dovrebbero attraversare un tipico ciclo di balzi repentini seguiti da improvvise contrazioni, mentre l’Europa sarà spinta in recessione soprattutto a causa dello shock generato dai limiti di approvvigionamento energetico.La Cina si trova in una fase diversa. Ha appena abbandonato la sua politica di azzeramento dei contagi. Per quanto strano possa sembrare, nel breve periodo la riapertura può portare a una minore attività economica, poiché il virus si diffonderà rapidamente e i consumatori si autoimporranno una riduzione alla mobilità. Entro un paio di mesi, tuttavia, l’economia cinese dovrebbe ripartire.Nei mercati sviluppati, dove lo scenario di base è recessivo, la domanda chiave è: quali ripercussioni patiranno i segmenti più rischiosi del mercato del credito? A che livelli gli spread sono abbastanza elevati per iniziare ad acquistare? Sappiamo dal passato che gli spread in genere raggiungono il picco prima dei tassi di default.Mentre la stretta sui tassi potrebbe essere vicina alla fine, il ciclo di inasprimento quantitativo è appena iniziato. La Fed, la BCE e la BoE hanno iniziato a ridurre i propri bilanci. Con la scomparsa di questa domanda, che ora sta invertendo la rotta, c’è urgente bisogno di nuovi acquirenti per i prodotti di credito. Un elemento di aiuto viene dal posizionamento difensivo, che sembra comune tra gli investitori obbligazionari, e dall’elevata liquidità presente in molti portafogli di investimento. Tecnicamente parlando, quindi, sono ancora le banche centrali a guidare i mercati. Finché le banche centrali continueranno a togliere liquidità dal nostro mercato, l’unica indicazione che possiamo seguire è quella della cautela. (abstract by http://www.verinieassociati.com)

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La sfida africana alle agenzie di rating

Posted by fidest press agency su martedì, 13 dicembre 2022

Di Mario Lettieri e Paolo Raimondi. L’Africa ha una sua agenzia di rating, la Sovereign Africa Ratings (Sar). E’ una novità importante nel panorama finanziario del continente africano, e non solo. La Sar è nata in Sud Africa per iniziativa di un gruppo di imprenditori locali con l’intento di contrastare l’attività speculativa e la dipendenza dalle tre agenzie di rating americane. Il modello di rating del credito di Sar comprende una serie di variabili classiche, quali alcuni aspetti fiscali, economici, monetari, ambientali e di governance, i cambiamenti climatici e la crescita del pil. L’elemento innovativo sta nel fatto che si attribuisce un peso rilevante alla ricchezza mineraria del territorio come indicatore di performance. Quindi, non solo le fonti energetiche ma anche le materi prime nascoste nelle viscere del continente: oro, diamanti, cobalto, rame, zinco, cobalto e le tante cosiddette terre rare. Finora i Paesi africani sono stati vittime dei voti dati dall’oligopolio formato da Standard & Poor’s, Moody’s e Fitch, che hanno il controllo del 95% del mercato del rating mondiale. Le “tre sorelle” sono delle imprese private il cui capitale azionario è controllato da grandi fondi d’investimento. Nel 2022 dette agenzie avevano stilato dei rating di solvibilità molto negativi nei confronti dei governi, delle obbligazioni di Stato, dei titoli pubblici e privati africani. I loro giudizi si sono basati su previsioni insufficienti e molto superficiali. I governi, a cominciare da quello del Sud Africa, hanno lamentato la politica invasiva delle agenzie statunitensi. Si ricordi che i declassamenti portano all’isolamento finanziario con un impatto devastante sulle economie africane. È, infatti, noto che un rating basso comporta il pagamento di un tasso d’interesse maggiore per ottenere dei crediti o per piazzare dei titoli sui mercati. Indebolisce anche l’offerta di capitali da parte degli investitori stranieri. Per i governi, questo implica scelte spesso impopolari come lo spostamento di fondi di bilancio dalle spese sociali verso il servizio sul debito pubblico. Di solito i declassamenti accrescono l’esosità degli speculatori e delle multinazionali delle materie prime. Ciò significa povertà, instabilità sociale e sottosviluppo. Il rating creditizio di S&P per il Sud Africa è di BB- con outlook positivo. BB- equivale a junk, spazzatura. Di conseguenza, le obbligazioni sono considerate titoli speculativi. Le banche centrali, come la Bce, non accettano in garanzia titoli con tale voto. Le assicurazioni e i fondi pensione non possono acquistarli e sono tenuti a disfarsi di quelli già in possesso. Invece, la Sar ha dato al Sud Africa il rating BBB (investment grade, degno di investimento), lo stesso che S&P concede all’Italia. David Mosaka , chief rating officer dell’agenzia Sar, ritiene che l’economia del Sud Africa stia crescendo a un tasso dell’1,9% quest’anno e dell’1,4% nel 2023, il che certamente non favorisce l’occupazione e nuove entrate fiscali. Egli ritiene, però, che un approccio valutativo diverso rispetto al passato possa frenare le spinte speculative. Man mano che l’agenzia crescerà sui mercati internazionali, essa potrà produrre valutazioni per i Paesi africani al fine di contrastare il deprezzamento delle commodity e delle economie nazionali. Lo scorso 15 maggio, anche Macky Sall, capo di Stato senegalese e attuale presidente dell’Unione Africana, aveva auspicato “La creazione di un’agenzia panafricana di rating finanziario”. Sall aveva affermato che il rating delle agenzie internazionali è “talvolta molto arbitrario”. Esse esagererebbero il rischio d’investimento in Africa, aumentando così il costo del credito. Secondo il presidente senegalese, almeno il 20% dei criteri di valutazione per i Paesi africani sarebbero “fattori culturali o linguistici piuttosto soggettivi, estranei ai parametri che misurano la stabilità di un’economia”. L’iniziativa del Sud Africa si colloca all’interno dei programmi dei Brics, di cui il Paese fa parte. Tra le loro iniziative vi è proprio la creazione di un’agenzia di rating. E’ anche una lezione d’indipendenza e d’intraprendenza rispetto all’Unione europea che, dopo la grande crisi del 2008 in cui le “tre sorelle” ebbero un ruolo centrale e nefasto, aveva speso tantissime parole in merito alla creazione di un’agenzia di rating europea. Parole che sono rimaste solo sulla carta. Se ne ignora il perché. By Mario Lettieri già sottosegretario all’Economia e Paolo Raimondi economista

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Agenzie di rating: rieccole

Posted by fidest press agency su martedì, 18 ottobre 2022

Di Mario Lettieri e Paolo Raimondi. Eccole di nuovo. Le tre sorelle del rating ritornano a farsi sentire con le loro superficiali pagelle sull’economia e la politica italiana. La prima è l’agenzia Moody’s e a ruota le altre due, la Standard & Poor’s e la Fitch. Che l’Italia abbia un debito pubblico elevato lo sappiamo tutti. Così come sappiamo degli altri problemi di carattere politico ed economico. Naturalmente conosciamo anche i lati positivi dell’Italia, tra cui la propensione al risparmio, la capacità imprenditoriale, le sue eccellenze nei campi della scienza, della tecnologia e della cultura in generale. Cose che sono ovviamente neglette dai critici. Moody’s ripete le stesse, ritrite, litanie degli anni passati. Ad esempio, ci sarà un indebolimento delle prospettive di crescita se non si attuano le riforme, oggi anche quelle previste dal Pnrr. Poi, che le incertezze geopolitiche e la crisi energetica siano un aggravamento della situazione economica e sociale lo sanno tutti gli italiani che pagano le bollette della luce, del gas e l’aumentato costo della vita. L’agenzia ci “regala” un rating Baa3 con outlook negativo. Ciò vuol dire che l’Italia è all’ultimo gradino dell’investiment grade (livello di affidabilità dell’investimento). In questo stadio le obbligazioni di lungo periodo sono soggette a un moderato rischio di credito, con caratteristiche speculative. Sotto questo gradino c’è il non investment grade, dove i rischi sono più alti, sempre più giù fino alla soglia di vero e proprio fallimento. E’ intollerabile che le loro valutazioni nei confronti degli stati siano essenzialmente di carattere politico. Quando, però, si erano permesse di mettere in dubbio l’affidabilità dei Treasury bond americani, ricevettero dei sonori ceffoni da parte dell’allora amministrazione Obama e scelsero il silenzio. Non per l’Europa. I loro rating hanno conseguenze importanti per le finanze e le economie nazionali. Per esempio, un titolo di stato con rating BBB non può essere acquistato e tenuto in bilancio da parte di molte istituzioni finanziarie private, come le assicurazioni e i fondi pensione. Ancora più grave, gli stati e i governi non potrebbero mettere detti titoli BBB in garanzia per ottenere dei crediti, ad esempio da parte della Banca centrale europea. Ciò è contenuto in una direttiva della stessa Bce. Ancora una volta ci si chiede il “perché” di tanto masochismo da parte dell’Europa e dei suoi governi. Il presidente del consiglio dei ministri, Mario Draghi, conosce meglio di chiunque altro questo problema, essendo stato a lungo presidente della Bce. Aveva perfino sollevato dei dubbi sulla loro affidabilità, ma senza risultati. D’altra parte non si capisce la ragione per cui si dà credibilità al giudizio di agenzie che nella grande crisi finanziaria del 2008 ebbero un ruolo attivamente negativo. Allora, la Commissione d’indagine del Senato americano aveva sentenziato che esse erano state corresponsabili della crisi, avendo distribuito a man bassa rating altissimi AAA a titoli e derivati finanziari che poco dopo sarebbero crollati. Con i governi le agenzie non farebbero grandi profitti. Con le imprese private, invece, ne farebbero molti. Il fatto di poter giudicare il comportamento dei governi e degli stati, però, dà loro un enorme potere. Il loro mercato è sempre florido. Moody’s ne controlla circa il 40%, segue con poco meno S&P e più distante Fitch. Non sorprende che nei loro consigli di amministrazione e comitati direttivi siedano dirigenti provenienti da tutte le grandi banche americane e internazionali. Esse sono società americane private il cui capitale azionario è controllato da imprese e fondi privati. Per Moody’s, il 13,4 è nelle mani della finanziaria Berkshire Hathway del banchiere e speculatore Warren Buffet, poi vengono i fondi di investimento Vanguard e Blackrock. Questi due ultimi sono anche i maggiori azionisti, ciascuno con oltre l’8%, di S&P. Vanguard e Blackrock, con l’altro fondo SSGA, sono le massime potenze del cosiddetto settore non banking financial insitutions (nbfi), con asset stimati nel 2019 a 14.000 miliardi di dollari e con importanti partecipazioni azionarie nelle maggiori corporation americane. Le agenzie di rating sono state sottoposte a tante indagini. Ma sembrano più “arzille” che mai. Che cosa manca alle autorità europee per porre dei freni alle loro scorribande? Non vorremmo che queste facessero la parte delle tre scimmiette che non vedono, non sentono e non parlano. Di Mario Lettieri già sottosegretario all’Economia e Paolo Raimondi economista

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Chiesi ottiene un rating ESG positivo dall’agenzia indipendente Cerved Rating Agency

Posted by fidest press agency su domenica, 26 settembre 2021

Chiesi, gruppo farmaceutico internazionale orientato alla ricerca (Gruppo Chiesi), ha ottenuto da Cerved Rating Agency un rating A per l’elevata capacità di gestione dei temi ambientali, sociali e di governance (ESG). Per l’agenzia di rating italiana specializzata nelle prestazioni ESG delle aziende, con un punteggio ESG complessivo di 73,7, Chiesi è tra le realtà più virtuose nel settore farmaceutico. L’analisi del rating evidenzia come Chiesi integri con successo i fattori ESG nei propri processi aziendali. Per Cerved Rating Agency, lo status di più grande azienda farmaceutica al mondo certificata B Corp e la natura di Società Benefit in diversi Paesi, testimoniano la profonda trasformazione sostenibile del business di Chiesi e la genuinità dell’approccio basato sul concetto di valore condiviso. Il Gruppo Chiesi si distingue soprattutto per le prestazioni in ambito sociale e ambientale. Il report individua nello sviluppo di un inalatore a emissioni minime di carbonio, nell’obiettivo di raggiungere la neutralità carbonica entro il 2035 e nell’adozione di criteri per la valutazione del ciclo di vita dei prodotti durante il loro sviluppo, compresa una metodologia di R&S incentrata sul paziente, gli elementi distintivi dell’impegno del Gruppo a favore della sostenibilità. Chiesi, inoltre, ottiene un punteggio elevato in riferimento al benessere dei dipendenti e alla soddisfazione sul posto di lavoro. In particolare, Cerved Rating Agency elogia le ore di formazione per dipendente, il livello di fidelizzazione del personale ed il fatto che nella R&S la maggioranza dei collaboratori sia donna.

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Fitch conferma il rating di SACE a BBB- con outlook stabile

Posted by fidest press agency su giovedì, 6 Maggio 2021

L’agenzia di rating Fitch, nell’ambito del suo processo di revisione annuale delle valutazioni, ha confermato il rating di SACE a BBB- con outlook stabile, premiandola con AA come Standalone Credit Profile (SCP).Il giudizio di Fitch assume un’importanza ancora più rilevante alla luce dell’emergenza economico-sanitaria del momento e conferma la solidità del modello di business di SACE, improntato al raggiungimento di obiettivi di reddittività e sostenibilità economico-finanziaria a supporto del Sistema Paese. Da sottolineare è la valutazione AA per lo Standalone Credit Profile (SCP), grazie al forte profilo finanziario, la diversificazione delle operatività ed i rischi operativi contenuti.Il rating BBB- con outlook stabile assegnato a SACE – allineato al rating dello Stato Italiano – si basa su un’analisi approfondita della struttura societaria, finanziaria e patrimoniale, sottolineando in particolare l’elevata solidità patrimoniale e la forte capitalizzazione. La nota diffusa dall’agenzia, e disponibile sul sito fitchratings.com, evidenzia come il Patrimonio Netto di SACE si conferma pari a circa 5 miliardi di euro nonostante la cessione in riassicurazione dell’80% del portafoglio rischi al Ministero dell’Economia e delle Finanze per effetto delle misure previste dal Decreto Liquidità (23/2020). Il mandato di SACE, infatti, è stato ampliato e rafforzato, nel corso del 2020, per supportare maggiormente le imprese italiane nella fase di gestione dell’emergenza e in quella successiva di ripartenza, portandolo oltre il tradizionale ruolo di sostegno all’export e all’internazionalizzazione, con un’estensione anche al mercato domestico.

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Second IFAD credit rating will help increase investments to fight poverty and hunger

Posted by fidest press agency su domenica, 22 novembre 2020

Rome. The prospect of eradicating hunger and poverty received a boost today as the UN’s International Fund for Agricultural Development (IFAD) obtained its second strong public credit rating, facilitating its access to private funds to invest in increasing rural prosperity and development in the world’s poorest countries. The AA+ rating was announced today by Standard and Poor’s (S&P) Global Ratings. This complements the AA+ Fitch rating that IFAD received on 2 October, when IFAD became the first fund in the United Nations system to receive a public credit rating. “As hunger grows in rural areas, the demand for our services is greater than ever and we need to broaden our investor base as much as possible,” said Gilbert F. Houngbo, President of IFAD.As the leading global development organization dedicated exclusively to eradicating poverty and hunger in rural areas, IFAD plays a critical role in achieving the Sustainable Development Goals (SDGs) by 2030.The recently released Ceres2030 report found that an additional US$14 billion a year, on average, is needed until 2030 to end hunger and double the incomes of 545 million small-scale farmers. This means roughly doubling the amount of aid given for food security and nutrition each year.IFAD has been exploring new funding models to help it double its impact on reducing poverty and hunger by 2030, and meet the changing needs of borrowing countries at a time when Official Development Assistance (ODA) is under severe pressure, and the economic impacts of COVID-19 threaten to push millions more rural people into hunger and poverty. IFAD-supported projects and programmes are currently funded through contributions from its 177 Member States, investment income and reflows, as well as cofinancing from other sources.“It is a new era and we need to keep pushing the boundaries of how we fund development,” said Houngbo. “This second rating strengthens the assessment of IFAD’s creditworthiness and allows us to develop a diversified, broader and more predictable funding base. By harnessing additional resources, we can stretch every dollar of taxpayer money we receive to ensure we reach the poorest of the poor.” Due to the COVID-19 pandemic, there could be up to 132 million more hungry people in 2020 alone, and extreme poverty looks set to increase for the first time in decades. With only 10 years left to achieve the SDGs, there is an urgent need to increase investment in the rural areas where most of the world’s extremely poor and hungry people live, and where IFAD focuses its activities.

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“Il rating: uno strumento vitale per le Pmi tra credit crunch e lockdown”

Posted by fidest press agency su giovedì, 23 luglio 2020

A cura di Valentino Pediroda, AD di modefinance, società FinTech specializzata in soluzioni di Intelligenza Artificiale per la valutazione e la gestione del rischio di credito. Tra le dinamiche che il Covid ha contribuito ad accelerare ce n’è una che fa tremare le imprese: ed è il credit crunch. I numeri sono noti: le piccole imprese, secondo Confesercenti, hanno perso 45 miliardi in 12 mesi pre-Covid – tanto per citare la categoria più bistrattata in questo ambito – tanto che la stessa Confesercenti, a settembre, definiva “una chimera” l’accesso al credito delle Pmi. Quanto è successo nel 2020 con il lockdown non farà che esacerbare la situazione. Anche perché per effetto delle regole di Basilea da anni è stato imposto alle banche di assegnare alle imprese più piccole un indice di rischiosità aggiuntiva anche a parità di tutte le altre condizioni (lo spiega bene questo documento di Bankitalia). Così nel tempo le banche hanno stretto i cordoni per preservare la qualità della propria patrimonializzazione.Tuttavia, le imprese hanno diverse frecce al proprio arco per rendersi più appetibili agli occhi di banche o altri soggetti eroganti finanziamenti. Una di queste, probabilmente la principale, è il rating. Dotarsene, con un atteggiamento proattivo, può essere un primo passo per l’accesso a fonti di finanziamento anche alternative al credito bancario, come i minibond.Intanto, un’analisi condotta a inizio 2020 da modefinance, società FinTech specializzata in soluzioni di Intelligenza Artificiale per la valutazione e la gestione del rischio di credito, su un campione di 187mila aziende con fatturato tra i 2 e i 50 milioni di euro, mostrava una fotografia piuttosto positiva in termini di merito di credito per queste Pmi. Il 65% di esse si colloca nella fascia di rating intermedio identificata da BBB a B: ovvero presenta una situazione economico-finanziaria equilibrata, pur se con margini compressi.È vero anche che si tratta della stessa categoria in cui, secondo i risultati di un successivo stress test condotto con il modello previsionale For-ST (Forecasting-StressTest) di modefinance, esiste il maggior rischio default ingenerato dalla crisi da Covid. Per la classe B la situazione è la più critica: con fatturati in calo del 20%, la probabilità di default si moltiplica, passando dallo 0,98% al 3,29% e diventando di gran lunga superiore a quella della tripla C al 2,38%.Il rating è la misura del merito creditizio di un’impresa , un parametro che consente di valutare le capacità di un soggetto di ripagare i debiti contratti. Il processo che porta all’emissione del rating si compone di tre fasi. La prima è l’analisi dei dati quantitativi che si concretizza nel calcolo del credit score, un punteggio di affidabilità creditizia calcolato sulla base dei dati di bilancio, inteso a valutare l’equilibrio economico-finanziario dell’impresa. Segue poi l’analisi andamentale, che valuta i rapporti intrattenuti dall’impresa con il sistema bancario, attraverso la lettura dei dati forniti dalla Centrale Rischi della Banca d’Italia e dai sistemi di informazione creditizia (SIC), e l’analisi degli aspetti qualitativi che possono influenzare l’andamento della società (capacità gestionali dell’impresa, situazioni politiche avverse, eventi imprevisti, ecc.). Di questi step, quello che maggiormente contribuisce alla definizione del rating finale è il risultato dell’analisi qualitativa sugli ultimi dati di bilancio.
Nel 2020, l’analisi qualitativa viene effettuata sui bilanci 2019 perciò prima che il diffondersi dell’epidemia di Coronavirus in Italia imponesse la chiusura delle attività. Certo, gli effetti della crisi potranno essere visibili dall’analisi della storia creditizia dell’azienda che, indagando le ultime segnalazioni inviate alla Centrale Rischi, fornisce un’informativa più aggiornata sulla salute dell’impresa. Ma il risultato dell’analisi qualitativa e andamentale potrà influire solo limitatamente sul rating finale assegnato all’impresa.Inoltre, le banche non sono le sole a erogare credito alle imprese. Molte iniziative vengono dalla finanza alternativa, un insieme di canali in grado di portare liquidità alle imprese in brevissimo tempo. Come l’emissione di minibond, attraverso cui le PMI possono raccogliere fino a 500 milioni di euro dagli investitori qualificati. Negli ultimi mesi, la Consob ha esteso la platea di piattaforme di crowdfunding autorizzate a collocare minibond e la conversione in legge del Decreto Liquidità ha esteso alle imprese emittenti prestiti obbligazionari la possibilità di ottenere la copertura della garanzia SACE. A patto che la società emittente abbia ottenuto una valutazione investment grade da parte di una Agenzia di Rating.I vantaggi dei minibond per le imprese sono diversi: è un canale che consente di diversificare le fonti di finanziamento e di ridurre la dipendenza dal credito bancario; ma anche e soprattutto avvicina le aziende al mondo finanziario in vista di eventuali future quotazioni (IPO), costituendosi come un primo passo per una maggiore e più sofisticata apertura del capitale. Il database del sesto Report italiano sui minibond del Politecnico di Milano conta 801 emissioni di minibond effettuate dalle imprese del campione a partire da novembre 2012. Il valore nominale totale dei minibond supera 5,5 miliardi di euro mentre la raccolta netta, dedotto il capitale già rimborsato nel corso del tempo, è pari a circa 4,75 miliardi. Il 2019 ha contribuito con 1,18 miliardi di euro arrivati da 207 emissioni: altro record storico (+21,1% la raccolta, +24,7% le emissioni rispetto al 2018). Tuttavia, il valore medio delle emissioni è al minimo tendenziale storico (4,68 milioni nel secondo semestre 2019).Nel campione totale, il 63% delle emissioni è sotto la soglia di 5 milioni e nel 2019 la percentuale sale quasi al 68%: il che indica che lo strumento inizia a essere apprezzato proprio da quelle piccole imprese più vessate dal credit crunch.L’accesso a finanziamenti a medio-lungo termine incrementa la liquidità, migliorando in generale l’equilibrio economico-finanziario dell’azienda. Ciò può portare a sua volta a una valutazione più alta dell’affidabilità creditizia, migliorando le condizioni di accesso al credito bancario. Un circolo virtuoso che si innesca a partire dalla richiesta di rating e che sul rating ha un effetto benefico. (By Diana Ferla)

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Le agenzie di rating all’assalto dell’Africa

Posted by fidest press agency su giovedì, 21 Maggio 2020

By Mario Lettieri già sottosegeretario all’Economia e Paolo Raimondi economista. Avendo perso mordente e spazio operativo negli Usa e in Europa, le agenzie di rating si sono “buttate” contro i paesi emergenti, in particolare quelli dell’Africa. Non è necessario essere un genio di competenza e di capacità di analisi per immaginare le difficoltà economiche in un mondo devastato dalla pandemia del covid-19. Soprattutto nei paesi cosiddetti emergenti, da sempre suscettibili a ciò che accade nelle economie avanzate.In momenti e in modi leggermente differenti, le “tre sorelle del rating”, Standard& Poor’s, Moody’s e Fitch, hanno declassato dieci paesi africani e i loro titoli di debito pubblico fino al livello di junk, di titoli spazzatura. Si tratta di Angola, Botswana, Camerun, Capo Verde, Repubblica Democratica del Congo, Gabon, Nigeria, Sudafrica, Mauritius e Zambia. Le valutazioni sono basate fondamentalmente sulle previsioni riguardanti la debolezza dei sistemi fiscali e sanitari di detti paesi. Ciò avviene mentre la Banca Mondiale ha opportunamente, invece, sostenuto la sospensione dei pagamenti degli interessi sui debiti dei paesi più poveri che fanno parte dell’International Development Associaztion (IDA). D’altra parte, la loro conoscenza dell’Africa è bassissima. La S&P, per esempio, si vanta di essere in grado di formulare valutazioni su ben 128 paesi del mondo. Ma ha un solo ufficio, a Johannesburg, per l’intero continente africano. I rating delle agenzie sono solitamente delle valutazioni più o meno banali. Però, com’è noto, sono presi in considerazione dai mercati per giudicare lo stato di salute delle varie economie e, di conseguenza, per definire i tassi d’interesse del debito pubblico dei singoli paesi. E’un fenomeno più volte sperimentato, con effetti devastanti sia sull’aumento del costo dei prestiti sia sugli investitori internazionali. In merito, è opportuno ricordare il ruolo svolto dalle agenzie nel “meltdown” finanziario negli anni della Grande Crisi del 2008, che ebbe un impatto sui mercati globali e, soprattutto, sull’economia reale di molti paesi, compresi quelli in via di sviluppo. Poiché sembra che la cosa non sia nella memoria collettiva, riteniamo utile ricordare le denunce istituzionali fatte nei loro confronti. Per esempio, il dettagliato rapporto “The financial crisis inquiry report” redatto da una Commissione bipartisan e pubblicato dal governo statunitense nel 2011. Vi si affermava, tra l’altro, che “la crisi non sarebbe potuta avvenire senza le dette agenzie. I loro rating, prima alle stelle e poi repentinamente abbassati, hanno mandato in tilt i mercati e le imprese”. Il solito giochino.Qualche anno fa, persino il “falco” tedesco Wolfang Schäuble, allora ministro delle Finanze, aveva detto:” Dobbiamo spezzare l’oligopolio delle agenzie di rating”. Si ricordi che in più circostanze, sia il G8 sia il G20 ha prodotto una copiosa letteratura, fatta di documenti e dichiarazioni, con i quali si stigmatizza il loro comportamento e si chiede una loro profonda riforma.Moody’s ha declassato a junk il Sudafrica facendogli perdere l’ultimo gradino di investment grade, sotto il quale gli investitori istituzionali non sono più autorizzati a comprare i titoli di stato. Essa ha stimato un notevole aumento del debito pubblico sudafricano che dovrebbe raggiungere il 91% del Pil entro il 2023. Quest’anno la crescita dovrebbe essere inferiore all’1% e poi sprofondare in terreno negativo a meno 5,8%. Moody’s non ha neanche aspettato per verificare l’impatto economico del coronavirus e i provvedimenti del governo di Pretoria. Le altre due agenzie, a onor del vero, avevano già da tre anni valutato come junk i titoli sudafricani. Adesso il Sud Africa dovrà lasciare l’importante World Government Bond Index dove ci sono tutti i titoli pubblici con il rating di investment grade. Di conseguenza il valore dei titoli sarà ridefinito senza una rete di protezione.
Fitch ha tagliato il rating sovrano del Gabon da B a CCC. La spiegazione del declassamento riguarda l’eventuale difficoltà di rimborso del debito sovrano per mancanza di liquidità determinata dalla caduta dei prezzi del petrolio.Moody ha rivisto in negativo il rating sovrano di Mauritius a causa della previsione di minori guadagni turistici per il coronavirus.
La Nigeria è stata declassata da S&P da B a B – perché il covid-19 aumenterebbe il rischio di choc fiscali derivanti dalla riduzione dei prezzi del petrolio e dalla recessione economica. S&P ha, da ultimo, anche declassato il Botswana, una delle economie più stabili dell’Africa, che aveva il rating A. L’agenzia ha citato l’indebolimento del bilancio statale a causa di un calo della domanda di materie prime e della prevista decelerazione economica provocata dalla pandemia. Il declassamento del Botswana è stato fatto quando nel paese non si era registrato neanche un caso di infezione! Questi downgrade a livello di spazzatura stanno provocando seri problemi, che possono avere conseguenze peggiori dello stesso coronavirus. Riducono, infatti, il valore delle obbligazioni sovrane usate come garanzia nelle operazioni di finanziamento delle banche centrali, aumentando allo stesso tempo il costo degli interessi e, quindi, del debito. Di conseguenza vi sarà un’ondata di declassamenti anche delle imprese private.
I paesi dell’Africa sono chiamati da più parti a disegnare un meccanismo di risposta collettiva contro l’abuso del rating. Si vorrebbe, tra l’altro, che l’Unione Africana creasse una sua autorità di controllo sulle attività delle agenzie e definisse degli standard di valutazione equi e realistici. I governi e le popolazioni del continente africano guardano sempre più all’Europa per trovare un sostegno e un modello. Purtroppo, anche sulla questione delle agenzie di rating l’Unione europea è ancora e inspiegabilmente paralizzata. Riguardo a particolari avvenimenti e a certi comportamenti umani, le popolazioni africane per descriverli usano figure di animali. Chissà quale bestia della savana utilizzeranno per le agenzie di rating?

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Agenzie di rating, mercati e stabilità finanziaria

Posted by fidest press agency su martedì, 12 Maggio 2020

Mario Lettieri già sottosegretario all’Economia e Paolo Raimondi economista. Il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco nel meeting di primavera del Fondo monetario internazionale e della Banca mondiale, tenutosi per via telematica, ha affermato che senza liquidità e sostegno alle imprese, alle famiglie e ai lavoratori, il mondo rischia un default di massa. Non solo l’Italia, quindi. E ha aggiunto che “poiché la crisi è globale, la risposta deve essere globale”. E’ necessario, perciò, preservare la “funzionalità dei mercati finanziari e la stabilità del sistema finanziario”.
Non è la prima volta che le istituzioni italiane e i loro massimi rappresentanti si distinguono per chiarezza e lungimiranza in contesti e incontri internazionali. La puntualizzazione sull’aspetto finanziario merita, però, qualche riflessione aggiuntiva. Non per sminuire la gravità della situazione economica italiana, ma per meglio contestualizzarla nella ben più complessa e difficile situazione globale.
Per prima cosa intendiamo evidenziare l’importanza e le rilevanti ripercussioni della decisione della Banca centrale europea di “mettere fuori gioco” le agenzie di rating. Fino a qualche giorno prima, la Bce, sulla base di un singolare regolamento, accettava in garanzia da parte degli Stati membri soltanto titoli e obbligazioni con la pagella della tripla A fornita dalle agenzie di rating. Oggi la Bce si è “liberata” da questo obbligo e intende acquistare qualsiasi titolo pubblico, anche quelli sotto il rating BBB-, cioè “junk”, i cosiddetti titoli spazzatura. La mossa ha, tra l’altro, neutralizzato le solite superficiali valutazioni di rating nei confronti dell’Italia e di altri Paesi. Rating che solitamente abbassano la fiducia nei titoli dei debiti pubblici e che fanno aumentare i tassi di interesse da pagare. Ci auguriamo che questa decisione della Bce non valga solo fino a settembre 2021 ma che sia definitiva e che metta dette agenzie fuori dalla porta.
Si tenga presente che le tre sorelle del rating, Standard& Poor’s, Moody’s e Fitch, da anni non hanno più voce in capitolo negli Usa. Non si permettono più di esternare valutazioni critiche sui titoli di stato americani. Già ci fu un sonoro ceffone da Obama, adesso Trump sicuramente le “deporterebbe su un’isola deserta”, se osassero commentare negativamente l’andamento dell’economia americana. In Italia e in Europa, purtroppo, sono ancora le benvenute.
Forse è sfuggito agli autorevoli commentatori italiani il film-documentario “Inside Job” recentemente trasmesso nel programma “Atlantide” de La7. Esso evidenzia in modo efficace le storture finanziarie sistemiche, le perversioni della speculazione, il ruolo dei derivati e l’interessata complicità delle agenzie di rating nel provocare la Grande Crisi del 2008. Il documentario è basato sui dati raccolti dalla Commissione del Senato americano: “Wall Street and the financial crisis: Anatomy of a financial collapse”. Fonte, tra le più autorevoli, spesso citata nei nostri articoli.
Un’altra riflessione merita di essere fatta sul ruolo presente e futuro del mercato. Si pensi al petrolio e ai suoi andamenti di borsa. Nei giorni passati si è assistito, attoniti e in silenzio, a un fatto storico gravissimo e senza precedenti: i contratti future sul petrolio venduti a un prezzo negativo! Il che significa che chi vendeva petrolio ha dovuto pagare per farlo comprare. Il petrolio pompato sarebbe stato così tanto che, sia per gli altissimi costi di stoccaggio sia per la mancanza di spazio per conservarlo, le compagnie petrolifere hanno o avrebbero dovuto pagare i loro clienti per prenderlo. Pura pazzia. Frutto di speculazioni finanziarie e di irresponsabili “giochi geopolitici globali” in un momento economicamente già molto pericoloso.
Occorre sapere che la stragrande maggioranza dei contratti future sono solo virtuali e speculativi, non prevedono cioè alcuna vera compravendita di greggio o di altre materie prime o di generi alimentari e, quindi, nessun loro passaggio fisico dal venditore al compratore. E’ evidente che non c’è alcun vantaggio per l’economia e neanche per la formazione del cosiddetto giusto prezzo di mercato. La crisi odierna, per fortuna, sta facendo apprezzare il ruolo dell’economia reale e dello Stato. Non servono perciò straordinarie e complicate regole. Basterebbe imporne una: chi va sul mercato per qualsiasi business deve impegnarsi a portarlo a termine fisicamente. I veri operatori si comportano così. Per scoraggiare gli altri, cioè coloro che, invece, intendono soltanto lucrare sulla differenza di prezzo, dovrebbe essere loro imposto un significativo deposito di garanzia.
Lo stesso, ovviamente, dovrebbe essere fatto per tutte le operazioni finanziarie allo scoperto. Per esempio, vendere virtualmente un titolo qualsiasi per poi ricomprarlo a una certa scadenza, o viceversa. La finanza speculativa ha sempre giustificato simili operazioni come il toccasana dell’equilibrio di mercato. Non è così. La pandemia e il conseguente lockdown produttivo ci hanno insegnato empiricamente che contano le produzioni, i beni, e non le speculazioni. Queste ultime, così come i derivati otc, si basano anche su un’elevata leva finanziaria, cioè quel sistema che può generare enormi masse finanziarie sulla base di un piccolo capitale realmente a disposizione. In alcuni paesi europei, compresa l’Italia, tali operazioni allo scoperto sono state bandite per 3 mesi. A nostro avviso dovrebbe essere una misura definitiva da parte della Consob. Da alcune settimane continuiamo ad assistere a evoluzioni delle borse così forti da far apparire come delle semplici altalene per bambini anche le più spericolate montagne russe. Non sorprende affatto che il mondo della finanza appaia indifferente. Ma è più che mai inaccettabile che le autorità politiche e quelle di controllo restino, impotenti o incompetenti, alla finestra. Sembra che in diversi paesi sia stato richiesto l’intervento delle autorità competenti. La Consob avrebbe voluto farlo ma ha scoperto di non averne il potere. Riteniamo che l’emergenza pandemia ci insegni che l’interesse collettivo viene prima dell’interesse di parte. Come ha affermato recentemente anche il direttore del Fondo monetario internazionale, la signora Kristalina Georgieva, i governi a livello mondiale si sono finora responsabilmente impegnati a sostenere le economie minate dal corona virus con circa 8.000 miliardi di dollari e le banche centrali sono disposte a fornire “liquidità illimitata”.
Di fronte a questo straordinario impegno pubblico e a questa assunzione di responsabilità collettiva e condivisa non possiamo non chiederci perché ancora non si riformino i mercati e non si blocchino le speculazioni.

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Aiutare aziende bloccando rating bancario

Posted by fidest press agency su mercoledì, 18 marzo 2020

“Varato il decreto sono dell’avviso che sia necessario porre maggiore attenzione al sistema bancario. Infatti, se non si interviene in maniera precisa ciò che oggi potrebbe risultare positivo, un domani potrebbe diventare negativo. Mi riferisco agli accordi di Basilea e al rating bancario e cioè al sistema di valutazione bancario delle aziende. Per il calcolo del rating il sistema utilizza diversi dati, non soltanto i parametri di bilancio ma anche altri fra cui la puntualità delle aziende nel pagare i propri debiti soprattutto nei confronti di mutui e prestiti e sul numero di insoluti ricevuti. Insomma sulla correttezza finanziaria dell’azienda, valutando anche il parco clienti. In questa particolare situazione dettata dall’emergenza del Covid-19, dove sicuramente il numero di insoluti sarà rilevante tanto che il governo prevede ulteriori garanzie per gli anticipi dei crediti insieme all’interruzione dei pagamenti delle rate di finanziamento e mutui, si potrebbe produrre un anomalo peggioramento del rating che a medio termine significa un aumento dei tassi d’interesse per le aziende e una minore accessibilità al credito. Il rischio concreto è che oggi aziende giudicate solvibili domani potrebbero, a causa di questo incrocio di condizioni, non essere più giudicate positivamente creando ulteriori difficoltà dopo il periodo di crisi. Insomma, potrebbe accadere che le aziende riusciranno a sopravvivere alla crisi ma non al sistema di rating. Tutto questo può e deve essere evitato intervenendo sul sistema bancario, affinchè sia sospeso per il periodo di crisi il calcolo del rating così che le aziende non siano penalizzate nel prossimo futuro. Bloccare il rating bancario alle aziende alla data del 20 di febbraio per riprenderlo alla fine della crisi, è questa l’unica soluzione. Aiutare le aziende non significa intervenire soltanto per l’immediato ma farlo pensando concretamente anche al domani”. Lo dichiara il senatore di Fratelli d’Italia, Patrizio La Pietra.

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Cerved Rating Agency ha confermato il rating B1.2 a Battistella Company S.r.l

Posted by fidest press agency su sabato, 15 febbraio 2020

La holding finanziaria e capogruppo dell’omonima realtà di Treviso, riconducibile alla famiglia Battistella, dalla fine degli anni Sessanta produce e commercializza arredamento giorno e notte a marchio “Novamobili”, nonchè camerette e soluzioni per casa e ufficio con i brand “Nidi” e “Cinquanta3”. L’agenzia di rating europea che fa capo al Gruppo Cerved, infatti, ha collocato il Gruppo Battistella in un’area di solvibilità.Dai dati di pre-chiusura 2019 emergono ricavi consolidati pari a 104 milioni di euro, in crescita rispetto ai 97,8 milioni del 2018, grazie soprattutto a un aumento dei volumi, a fronte di un sostanziale mantenimento dei livelli di marginalità (Ebitda margin 12% circa). Per il 2020 si stimano ricavi in crescita a 114 milioni di euro e un miglioramento delle marginalità, trainato dall’ampliamento dell’offerta con prodotti a maggior valore aggiunto. Nell’ultimo triennio la capacità di generare costantemente flussi di cassa attraverso l’attività operativa ha consentito al Gruppo di finanziare le Capex senza ricorrere a risorse esterne. Una migliore gestione del circolante, che si è tradotta in minori utilizzi delle linee a breve termine, ha determinato una contrazione della Posizione Finanziaria Netta (PFN) al 31/12/19 a 35,4 milioni di euro (40,9 milioni al 31/12/2018), trend atteso anche nel 2020.

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Energia, Cerved Rating Agency conferma il rating B1.2 alla società campana Graded S.p.A.

Posted by fidest press agency su sabato, 4 gennaio 2020

San Donato Milanese. Cerved Rating Agency ha confermato il rating B1.2 alla società campana Graded S.p.A. – Energy Service Company (ESCo) con sede a Napoli prevalentemente operativa nella gestione, progettazione e realizzazione di soluzioni energetiche integrate sia nel settore pubblico (circa il 70% dei ricavi nel 2019) che in quello privato -, collocandola dunque in un’area di solvibilità.
La strategia impostata dal management aziendale nel periodo 2017-2019, orientata alla costante ricerca di soluzioni innovative sul fronte dell’efficienza e del risparmio energetico, ha consentito un progressivo miglioramento delle performance economico-reddituali, nonché il mantenimento di una struttura finanziaria nel complesso abbastanza equilibrata. Tali fattori si tradurranno verosimilmente nel 2019 in un valore della produzione (VdP) pari a circa 20 milioni e in una marginalità del 10,4%, in crescita del 2% rispetto al 2018.
Per il 2020 la Società stima una crescita del valore della produzione del 14,7% rispetto al 2019 e un EBITDA margin in linea con l’esercizio precedente: proiezioni ritenute attendibili da Cerved Rating Agency, l’agenzia di rating europea che fa capo al Gruppo Cerved, in considerazione dei progetti in corso e in partenza (circa 14) e delle commesse attualmente in via di definizione.

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KBRA Assigns Ratings to Reliant Bancorp, Inc.

Posted by fidest press agency su sabato, 23 novembre 2019

Kroll Bond Rating Agency (KBRA) assigns a senior unsecured debt rating of BBB, subordinated debt rating of BBB-, and short-term debt rating of K3 for Brentwood, Tennessee-based Reliant Bancorp, Inc. (NASDAQ: RBNC) (“the company”). In addition, KBRA assigns deposit and senior unsecured debt ratings of BBB+, a subordinated debt rating of BBB, and short-term deposit and debt ratings of K2 for the subsidiary bank, Reliant Bank (“the bank”). The Outlook for all long-term ratings is Stable.The ratings are supported by the company’s low credit loss history which has permitted relatively stable earnings, reporting core ROA generally near 1% (core ROA of 0.95% for 3Q19) since 2014. Historically, RBNC has maintained a sound capital profile including TCE and leverage ratios ranging from 9-10%. However, the pending acquisitions of Tennessee Community Bank Holdings, Inc. and First Advantage Bancorp, Inc. (OTC: FABK) are expected to markedly decrease capital ratios, with the TCE ratio dropping to roughly 8.0% on a proforma basis. Nevertheless, management intends to rebuild capital over time, managing towards pre-acquisition levels. Somewhat counterbalancing RBNC’s ratings strengths, which incorporate our favorable impressions of the company’s senior management team, is a funding profile that is relatively higher cost, with a heavier component of CDs. Additionally, RBNC has a comparatively high concentration in riskier C&D lending, though the bank has managed the portfolio well over time, minimizing credit losses with proven credit controls. Moreover, in addition to the inherent risks associated with integrating multiple acquired institutions in a calendar year, RBNC’s pending acquisition of First Advantage Bancorp, Inc. includes the high-risk, high-yield manufactured home loan portfolio, though partly mitigated by RBNC’s retention of key members of FABK who have a successful track record with manufactured home lending.

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AM Best Affirms Credit Ratings of Members of GEICO

Posted by fidest press agency su martedì, 17 settembre 2019

AM Best has affirmed the Financial Strength Rating (FSR) of A++ (Superior) and the Long-Term Issuer Credit Ratings (Long-Term ICR) of “aaa” for the members of Government Employees Group (GEICO) (Chevy Chase, MD). The ratings of GEICO reflect the group’s balance sheet strength, which AM Best categorizes as strongest, as well as its strong operating performance, very favorable business profile and appropriate enterprise risk management (ERM).The ratings also reflect GEICO’s robust capitalization, consistent track record of operating profitability, brand name recognition and pre-eminent national market position in the personal automobile insurance segment. GEICO’s solid operating results reflect a considerable underwriting expense advantage, driven by its direct distribution business model. In addition, the group continues to produce generally favorable loss experience while benefiting from a steady stream of investment income, and capital gains in its investment portfolio given the favorable performance of equity markets in most years. As a result, GEICO’s substantial capital growth over the most recent five-year period has comfortably supported the steady growth in premiums.
These positive rating factors are offset partially by GEICO’s high investment leverage derived from its significant allocation of invested assets to unaffiliated equities, which could lead to fluctuations in its risk-adjusted capitalization due to market swings or potential stock market downturns. In addition, GEICO maintains a modest geographic concentration that exposes it to legislative changes and judicial decisions, as its top five states account for slightly more than half of its direct premiums written. However, this risk is mitigated largely by GEICO’s geographic spread throughout the United States and management’s proven ability to quickly adapt to changing market conditions. The ratings also reflect GEICO Marine’s supportive risk-adjusted capitalization, historical ocean marine specialty niche expertise and the explicit support provided by NICO, in the form of significant quota share reinsurance coverage, and for which GEICO Marine receives rating enhancement. Additionally, the ratings recognize the implicit commitment provided by Berkshire.

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KBRA Assigns A- Rating to Air Lease Medium-Term Notes

Posted by fidest press agency su venerdì, 13 settembre 2019

Kroll Bond Rating Agency (KBRA) assigns a senior unsecured rating of A- with a Stable Outlook to the 2-part Medium-Term Notes, Series A, due 2023 and due 2029, to be issued by Air Lease Corporation (NYSE: AL, “Air Lease” or “the Company”), an aircraft leasing company headquartered in Los Angeles, California. The company intends to use the proceeds for general corporate purposes, which may include the purchase of aircraft and the repayment of existing indebtedness. KBRA most recently affirmed the Company’s issuer and senior unsecured debt ratings of A- on December 14, 2018. The Notes will be Air Lease’s senior unsecured obligations and will rank equally in right of payment among themselves and with its existing and future senior indebtedness. The Notes will rank senior in right of payment to any future subordinated unsecured indebtedness and will be effectively subordinated to its existing and future secured indebtedness to the extent of the value of the assets securing such indebtedness. The Notes will be structurally subordinated to all existing and future indebtedness and other liabilities of our subsidiaries.
The ratings of Air Lease are supported by strong financial fundamentals, as reflected by a low leverage strategy, strong profitability, liquidity and cash-flow metrics, and largely unencumbered asset base. The rating also takes into account Air Lease’s strong management profile and the growing strength of its global franchise, which is backed by a young and in-demand fleet, a diverse customer base, substantial forward lease placement of orders, and a strong order book. The ratings are further supported by the stable outlook of the global aircraft leasing industry. These strengths are balanced by the disciplined funding and placement planning required to manage the significant order book, an element of key-man risk despite good succession planning, the cyclical nature of the industry, potential credit quality issues in the airline industry as a whole, and event risks related to air travel in general.

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KBRA Assigns A- Rating to Wind Energy Transmission Texas

Posted by fidest press agency su lunedì, 9 settembre 2019

Kroll Bond Rating Agency (KBRA) assigns a A- rating to the 3.67% Senior Secured Notes Due 2034 (the “Notes”) issued by Wind Energy Transmission Texas, LLC (“WETT”) for an original principal amount of $490 million.The A- rating on the Notes reflects our view of the Project’s strengths, as follows:Supportive Regulatory Environment: Transmission and distribution utilities under the jurisdiction of the PUCT in ERCOT benefit from the timely recovery of incurred investments and expenses, allowing for stable and predictable cash flows.
Barriers to Entry for Competitors: Texas is well ahead of the 2025 target installed renewable capacity of 10,000 MW; there is currently approximately 21,000 MW of wind in the system and interconnect requests are high. While this is the case, there is a lengthy and rigorous process to be approved to develop a transmission system despite a need for more installed transmission capacity.
Low Business Risk: WETT is a transmission-only utility which limits the business and operating risk of the project. WETT’s budgeted operations and maintenance expenses are similar to those of other transmission assets; there is minimal maintenance capital expenditures expected during the life of the Notes. WETT has been able to successfully operate the project without any material unplanned outages or disruptions since achieving COD.
Proven Technology: The technology used in both the transmission lines and in the substations is well-known and proven. Given the age of the assets, there is low operating risk and the maintenance expenditures in the near term are not significant.

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AM Best Withdraws Credit Ratings of AIA New Zealand Limited

Posted by fidest press agency su domenica, 1 settembre 2019

AM Best has affirmed the Financial Strength Rating of A+ (Superior) and the Long-Term Issuer Credit Rating of “aa-” of AIA New Zealand Limited (AIA New Zealand) (New Zealand), formerly known as Sovereign Assurance Company Limited. The outlook of these Credit Ratings (ratings) is stable. Concurrently, AM Best has withdrawn these ratings as the company has requested to no longer participate in AM Best’s interactive rating process.The ratings reflect AIA New Zealand’s balance sheet strength, which AM Best categorizes as very strong, as well as its strong operating performance, favorable business profile and appropriate enterprise risk management. In addition, AIA New Zealand benefits from rating enhancement from its ultimate parent; AIA Group Limited (AIA or the AIA group).
AIA New Zealand’s balance sheet strength is underpinned by its risk-adjusted capitalization, which AM Best expects to remain at the strongest level over the medium term, as measured by Best’s Capital Adequacy Ratio (BCAR). In addition, the company’s local regulatory solvency position in New Zealand is expected to be maintained at an appropriate level, supported by AIA’s capital management strategy and AM Best’s expectation that financial support from the parent will be forthcoming, if required. A partially offsetting balance sheet factor is the company’s increased reinsurance utilization. Since being acquired by the AIA group in 2018, AIA New Zealand has ceded a notable portion of its existing in-force protection portfolio to a third-party reinsurer.The company has a track record of strong operating performance, with a five-year average return-on-equity ratio of 15% (fiscal years 2014 to 2018). AM Best continues to view AIA New Zealand’s business profile as favorable. The company remains the largest life insurer in New Zealand, with its market share (new and in-force business) exceeding 25%. AIA New Zealand also benefits from a 20-year strategic bancassurance partnership that is in place between AIA New Zealand, AIA International Limited (New Zealand Branch) and ASB Bank Limited, a wholly owned subsidiary of the Commonwealth Bank of Australia.AIA New Zealand’s ratings incorporate rating enhancement from AIA, one of the world’s largest life insurance groups. AIA New Zealand is ultimately wholly owned by AIA, and while the subsidiary accounts for a small component of the group’s overall revenues and earnings, it is considered important to the group in terms of accessing the New Zealand life insurance market and its strategic priority of developing long-term bancassurance partnerships.

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Nasce il primo rating “FinTech” per le PMI europee certificato a livello globale

Posted by fidest press agency su mercoledì, 17 luglio 2019

Ai nastri di partenza il primo rating “FinTech” certificato a livello globale e dedicato alle PMI europee che nasce dalla partnership fra modefinance, la prima agenzia di rating FinTech d’Europa (certificata CRA e ECAI da ESMA nel 2015), e Wiserfunding, fintech londinese specializzata nella valutazione del rischio di credito delle piccole e medie imprese, fondata dal Professor Edward Altman, inventore, nel 1968, del modello Z-score, il primo modello per la valutazione del rischio di credito, e massimo esperto mondiale sulla modellizzazione del rischio delle PMI. Dall’unione delle due metodologie di analisi (quella tradizionale unita all’approccio FinTech basato su artificial intelligence e Big Data analysis) nasce il primo rating capace di valutare in modo innovativo circa 25 milioni di PMI in tutta Europa (sia società non quotate sia quotate). L’utilizzo dei Big Data e la loro integrazione con dati privati e con le considerazioni del team di analisti relative a fattori non valutabili quantitativamente permette di sviluppare modelli altamente predittivi e affidabili in grado di individuare potenziali fattori di rischio con oltre 24 mesi di anticipo.Questo nuovo strumento permetterà, per la prima volta, a un target così ampio di PMI europee di avere un rating certificato su scala globale, indipendente e tempestivo (i rating tradizionali esistenti valutano circa 1,5 milioni di società per singolo paese e, ad oggi, non esisteva un rating dedicato alle PMI su scala europea) proprio perché realizzato con un mix vincente di analisi tradizionale e approccio FinTech. L’automatizzazione dei processi di analisi che ne deriva e la scalabilità delle informazioni rendono, quindi, fruibili e trasparenti in tempi nettamente inferiori i processi di valutazione del merito di credito di una PMI.
Secondo un recente rapporto di Unimpresa, in Italia, nel 2018, i prestiti alle PMI si sono ridotti del 5% rispetto all’anno precedente. La restrizione del credito bancario ha colpito con forza i 141 distretti industriali presenti nel territorio italiano che costituiscono circa un quarto del sistema produttivo del nostro Paese. Nel periodo compreso tra il 2010 e il 2017, i finanziamenti alle imprese dei distretti italiani si sono ridotti complessivamente di 57 miliardi. Inoltre, la normativa Basilea 3 prevede che una Banca, per emettere un finanziamento a una azienda priva di rating, debba accantonare a riserva molto più capitale rispetto ad un finanziamento erogato nei confronti di una società con un rating ufficiale. È ragionevole quindi aspettarsi un ulteriore aumento del costo del credito bancario alla luce delle nuove regole. Le Banche che utilizzano il metodo AIRB saranno tenute a fissare un limite minimo (cosiddetto output floor) al di sotto del quale il loro capitale regolamentare non potrà scendere. Per agevolare la ripresa di finanziamenti verso le PMI (segmento meno fornito di rating esterni) e ridurre l’impatto dell’output floor, sarà dunque fondamentale che gli istituti finanziari si dotino di sistemi esterni, credibili ed efficaci, per la stima del rating su PMI.
È evidente, quindi, come questo nuovo strumento risponda in modo efficace a una palese esigenza di sostegno alle imprese di piccole dimensioni nel mercato europeo e ancor di più in quello italiano: per un istituto finanziario poter avere a disposizione un rating così innovativo, immediato e democratico per la valutazione del rischio di credito di una PMI rappresenta una svolta importante che potrebbe agevolare la riapertura delle linee di credito a favore delle imprese di più piccola dimensione maggiormente virtuose. L’obiettivo è inoltre duplice: permettere alle PMI di comprendere il loro profilo di rischio (e come analizzarlo in ottica di costante miglioramento) ed aiutare i soggetti interessati a offrire credito alle imprese più piccole (piattaforme di factoring e lending, banche tradizionali, ecc.), a ridurre costi e requisiti di capitale, in ottemperanza alle più avanzate regolamentazioni esistenti.

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AM Best Affirms Credit Ratings of Lloyd’s

Posted by fidest press agency su venerdì, 12 luglio 2019

AM Best has affirmed the Financial Strength Rating of A (Excellent) and the Long-Term Issuer Credit Ratings (Long-Term ICR) of “a+” of Lloyd’s (United Kingdom), Lloyd’s Insurance Company (China) Limited (Lloyd’s China) (China) and Lloyd’s Insurance Company S.A. (Lloyd’s Brussels) (Belgium). Concurrently, AM Best has affirmed the Long-Term ICR of “a” of Society of Lloyd’s (the Society) (United Kingdom) and the Long-Term Issue Credit Ratings of “a-” on the GBP 500 million 4.750% subordinated loan notes maturing 30 October 2024 and on the GBP 300 million 4.875% subordinated notes maturing 7 February 2047. The outlooks of these Credit Ratings (ratings) remains stable.The ratings reflect Lloyd’s balance sheet strength, which AM Best categorises as very strong, as well as its strong operating performance, favourable business profile and appropriate enterprise risk management.The Lloyd’s market benefits from its risk-adjusted capitalisation being at the strongest level, as measured by Best’s Capital Adequacy Ratio (BCAR). Capital adequacy is supported by a robust risk-based approach to setting member-level capital and a strong Central Fund, which is available to meet the policyholder obligations of all Lloyd’s members. AM Best’s assessment of the balance sheet strength of Lloyd’s takes into account the fungibility constraints of capital held at the member level and the market’s good financial flexibility, which is enhanced by the diversity of its capital providers.
The favourable business profile assessment reflects the strong position of Lloyd’s in its core markets, as a leading writer of reinsurance and specialty property and casualty insurance. Lloyd’s has an excellent brand in these markets but an increasingly difficult operating environment poses challenges to Lloyd’s competitive position. The market’s business mix is well-diversified but with some geographical bias toward North America and product bias towards moderate to high-risk commercial specialty lines products.
The ratings of Lloyd’s China and Lloyd’s Brussels reflect reinsurance support from Lloyd’s in the form of quota share contracts between Lloyd’s and the syndicates participating on the China and Brussels platforms.The rating of the Society is notched from the rating of the Lloyd’s market, reflecting the unique relationship between the Society and the Lloyd’s market, which means that the ability of the Society to meet its obligations is inextricably linked to the ability of Lloyd’s to meet its obligations.

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AM Best Affirms Credit Ratings of Unum Group and Its Core U.S. Subsidiaries

Posted by fidest press agency su venerdì, 14 giugno 2019

AM Best has affirmed the Financial Strength Rating (FSR) of A (Excellent) and the Long-Term Issuer Credit Ratings (Long-Term ICR) of “a” of the core U.S. life/health insurance subsidiaries of Unum Group (Unum) (headquartered in Chattanooga, TN) [NYSE: UNM]. Additionally, AM Best has affirmed the FSR of A- (Excellent) and the Long-Term ICRs of “a-” of Unum Insurance Company (Unum Insurance) (Portland, ME) and Starmount Life Insurance Company (Starmount) (Portland, ME). Concurrently, AM Best has affirmed the Long-Term ICR of “bbb” and the Long-Term Issue Credit Ratings (Long-Term IR) of Unum. The outlook of the Credit Ratings (ratings) is stable.The ratings of the core U.S. life/health insurance subsidiaries of Unum reflect their balance sheet strength, which AM Best categorizes as strong, as well as their strong operating performance, favorable business profile and appropriate enterprise risk management.Unum’s strong balance sheet strength is supported through the organization’s continued profitability and quality investment portfolio. Unum continues to report strong operating results from its core ongoing insurance operations. Premium growth has been steady over the past five years, averaging about 4%. Loss ratios and persistency have been relatively stable, which has driven the organization’s steady operating earnings. Nevertheless, the company did have a reserve charge for its legacy long-term care (LTC) business during the third quarter of 2018. This charge had a material impact on the consolidated GAAP results for the year; however, the company still reported good results, with net income of more than $500 million for the year. The steady earnings stream produced by Unum’s core businesses somewhat mitigates the potential of adverse financial impact from the closed LTC business in the future.AM Best views Unum’s asset quality as good as investments are held mainly in investment grade fixed income securities. However, the company does have modest exposure to below investment grade bonds and commercial mortgage loans. Unum’s investment income has been relatively stable with modest impairments. The insurance operation’s liquidity is mainly supported by favorable operating cash flows. Additional financial flexibility is derived from holding company cash and investments, a $600 million revolving credit facility and access to Federal Home Loan Bank borrowings. Unum has manageable financial leverage of approximately 24% as of the first quarter of 2019. Interest coverage was just five times in 2018, lower than the high single-digit levels the company historically has reported. Unum’s new debt issue is not anticipated to materially increase the organization’s financial leverage on a long-term basis.Unum maintains a leading market positions in the majority of its core product lines with a diverse nationwide distribution network. Additionally, the company continues to diversify its earnings stream with new product offerings and through growth in its dental and international businesses, which helps to deepen penetration and aid with client persistency. Unum’s enterprise risk management program is well-developed and incorporated into strategy and financial planning for the organization.

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