Dalle procedure online per l’anziano genitore al superbonus per gli ospedali, il nuovo decreto legge Recovery (77/2021) approvato dal Governo rende più facili una serie di passaggi per la modernizzazione del paese e l’uscita dall’emergenza Covid-19. Ciò avviene mentre il Senato va esaminando per la conversione in legge il Decreto legge 59/2021 che istituisce il Fondo complementare per il Recovery affiancando risorse tutte “italiane” ai 192 miliardi promessi dall’Europa. Sul Piano nazionale di ripresa e resilienza, l’intesa è stata trovata dopo febbrili trattative con regioni e sindacati in merito alle norme su governance del Recovery e semplificazioni; se l’Unione europea dà l’ok, all’Italia andranno a luglio i primi 25 miliardi per ricostruire. Tra i punti essenziali del decreto legge c’è anche la chance per gli ospedali, le Rsa, le case di riposo, le scuole – non per gli alberghi – di accedere al superbonus del 110% per gli isolamenti termici degli edifici. Fin qui sono stati stanziati 18 miliardi e spesi solo 2. Ma d’ora in poi per partire al posto della doppia conformità basterà la comunicazione di inizio lavori (Cila), come per le ristrutturazioni straordinarie. Si semplificano anche i rapporti tra cittadini (e pazienti) e Pubblica amministrazione. Chi usa correntemente lo Spid potrà essere delegabile dai parenti anziani ad accedere ai servizi anche per conto di questi ultimi. Scompare il bollo da 16 euro per i certificati digitali: chi scarichi i certificati online dall’Anagrafe nazionale dei residenti sarà esonerato da questo e dalle altre spese inerenti alla certificazione. Negli appalti, è stata espunta la regola del massimo ribasso. Come chiedevano i sindacati, i subappaltatori dovranno garantire gli stessi standard qualitativi previsti nel contratto di appalto e riconoscere ai lavoratori lo stesso trattamento del contraente principale, contratto nazionale incluso. Le stazioni appaltanti devono poi assicurare “una più intensa” tutela della sicurezza e “prevenire il rischio di infiltrazioni”. Infine, si dimezzano i tempi delle valutazioni d’impatto ambientale e per le grandi opere pubbliche. Nasce una Soprintendenza speciale sui progetti del Recovery. L’Agid potrà sanzionare le amministrazioni che frenano le grandi opere e comminare multe fino a 100 mila euro. Alle aziende che vogliano accedere ai bandi del piano sarà chiesto di assumere almeno per il 30% giovani under 36 e donne. Ogni progetto avrà una sua catena di comando che dai “soggetti attuatori” risale fino alla cabina di regia che fa capo a Premier e ministro dell’Economia, in carica fino al 2026 (oltre la durata dei governi). Per gli interventi green e digitali agiranno in prima battuta i due Comitati interministeriali per transizione ecologica-Cite e digitale e in seconda la Cabina. Ci sarà un tavolo consultivo per il partenariato e vi siederanno i rappresentanti di Comuni, categorie produttive, sindacati, università e società civile. Le Regioni chiedevano un coinvolgimento maggiore o avrebbero ricorso alla Corte Costituzionale. Si è giunti al compromesso secondo cui il presidente della Conferenza siederà in cabina di regia e nei Comitati se trattano temi regionali.E l’addio ai “concorsoni”? Sulle nuove assunzioni nella Pa e le relative modalità è atteso prossima settimana un nuovo decreto legge. Intanto, la Camera sta per approvare in via definitiva il Decreto Covid, il Dl 52/21, che istituisce lo scudo penale per i sanitari impiegati nell’emergenza e nella campagna vaccinale, già approvato in Senato. La norma disciplina anche il certificato vaccinale “green pass” da accordare poi con la normativa europea da luglio, e le nuove date di fine emergenza (per ora la cessazione è prevista il 31 luglio) nonché le riaperture delle fiere previste il 15 giugno e quelle dei convegni e congressi in partenza da luglio. Per un altro decreto legge, il “Sostegni bis” (Dl 73/2021, che completa il “Sostegni Uno” 41/2021) sono in corso sempre alla Camera le audizioni in vista della conversione in legge. By Mauro Miserendino fonte Doctor33
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Recovery plan: il Governo vara le prime semplificazioni
Posted by fidest press agency su mercoledì, 9 giugno 2021
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Recovery Plan, Melilli “Bene approvazione Ue, è cambio di passo”
Posted by fidest press agency su lunedì, 31 Maggio 2021
“È una notizia importante quanto positiva che tutti gli Stati membri abbiano dato il proprio via libera al finanziamento del piano di ripresa Next Generation Eu. Questo significa che tutti noi siamo vincolati ad un legame di solidarietà per aiutarci reciprocamente a ricostruire il tessuto economico e occupazionale dei nostri singoli paesi e quindi di tutta l’Unione Europea. Si realizza così il cambio di passo su cui il Pd, attraverso i suoi rappresentanti, ha lavorato intensamente in questi ultimi anni. E’ il segno di un cammino che dobbiamo rafforzare e consolidare perché l’Europa sia sempre più non una semplice unione di Stati ma una comunità che sta accanto ai cittadini e determina le condizione di sviluppo dei singoli paesi.” E’ quanto dichiarato da Fabio Melilli, presidente commissione Bilancio alla Camera dei Deputati.
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Recovery Plan: Puntare su formazione dei giovani e competenze digitali
Posted by fidest press agency su domenica, 9 Maggio 2021
Lanciare una strategia sinergica, multisettoriale e integrata per garantire ai giovani le competenze, le abilità e le conoscenze necessarie per gestire i profondi cambiamenti tecnologici e organizzativi che caratterizzeranno la società del futuro.Con questo obiettivo si è svolto oggi il Digital Talk “Le nuove generazioni e la società del futuro. Formazione e competenze digitali nel PNRR per il rilancio del Paese”, organizzato da Italy Next Generation, coalizione che aggrega alcuni dei principali player del mondo aziendale, accademico e associativo con l’obiettivo di favorire un dibattito sui pilastri fondamentali su cui dovrà poggiare la società che verrà consegnata alle prossime generazioni.Ha aperto l’evento il Ministro per le Politiche giovanili Fabiana Dadone, che ha evidenziato quali sono gli interventi necessari per proiettare l’Italia verso un nuovo modello di sviluppo centrato sulla sostenibilità, l’inclusione, l’istruzione e l’occupazione giovanile: “Formare i formatori, rafforzare le politiche attive del lavoro rendendole più efficaci, sviluppare un percorso di orientamento professionale che parta sin dalle scuole medie e accompagni i ragazzi fino all’ingresso nel mercato del lavoro. È importante che la formazione sia adeguata alle nuove esigenze del mercato del lavoro, quindi si orienti verso la transizione digitale e quella ecologica, ma soprattutto risponda alle esigenze dei giovani e giovanissimi: sviluppare percorsi di formazione informale che permettano l’apprendimento anche divertendosi, come ci diceva già Montessori. Emancipare i ragazzi – ha concluso il Ministro – ma emancipare anche chi lavora con una formazione davvero continua e permanente”.Su questi temi si sono confrontati autorevoli rappresentanti di aziende e associazioni di categoria che hanno preso parte al Digital Talk, tra cui Vodafone Italia, The Adecco Group Italia, ASSTEL – Assotelecomunicazioni, YOOX Net-a-Porter e il Gruppo AXA Italia, dialogando sulle misure da mettere in campo, nell’ambito dell’attuazione del PNRR, per favorire una maggiore collaborazione tra pubblico e privato per preparare i giovani con nuove competenze adeguate alle sfide imposte dai processi di innovazione tecnologica e necessarie per realizzare un progresso sostenibile.
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Greenpeace: Un piano poco verde
Posted by fidest press agency su martedì, 27 aprile 2021
Una mezza svolta verde per Greenpeace Italia il piano che ieri il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha presentato alla Camera dei Deputati. Con uno spazio davvero troppo esiguo per un serio dibattito pubblico e senza le schede progettuali da cui si potrebbe capire di più, il PNRR presenta qualche novità di rilievo ma ancora diversi limiti. “Registriamo con soddisfazione l’assenza di finanziamenti diretti al progetto CCS di Eni a Ravenna, l’inserimento delle smart grid, degli elettrolizzatori per 1 GW, l’agrovoltaico che si aggiunge all’agrisolare, seppure con risorse limitate” afferma Giuseppe Onufrio, direttore esecutivo di Greenpeace Italia. “Sulla mobilità urbana, invece, è prevista una “cura del ferro” che basterebbe probabilmente per la sola Roma, investimenti nella mobilità ferroviaria locale limitati che, tra l’altro, migliorerebbero ben poco la qualità dell’aria delle nostre città”.Tra le note positive anche l’accenno alle tecnologie per le fonti rinnovabili offshore ma con poche risorse e peraltro condivise con altri progetti innovativi, un miglioramento sulle colonnine di ricarica elettrica (rispetto alla precedente versione) ma al di sotto di quello che servirebbe. Non è ancora chiaro, inoltre, se le riforme per sveltire le autorizzazioni alle rinnovabili consentiranno di vedere una crescita di almeno 6 GW all’anno, oltre 6 volte quanto registrato l’anno scorso.Tra le note negative manca una svolta sull’economia circolare, assenti misure per la riduzione della produzione di rifiuti e l’innovazione necessaria a ridurre il ricorso all’usa e getta specie per la plastica: un percorso che potrebbe aprire all’uso massiccio di inceneritori con rischi sanitari pericolosi.In tema agricolo, evidentemente il comparto non è considerato parte della transizione ecologica: non c’è un riferimento preciso allo sviluppo dell’agricoltura ecologica e biologica, né a un obiettivo di riduzione del numero dei capi allevati spostando le risorse della PAC su produzioni agroecologiche. L’importante stanziamento sul biometano, fonte che può contribuire alla decarbonizzazione, rischia però, in assenza di una politica agricola orientata alla riduzione delle emissioni e dei capi allevati non solo di mantenere i loro impatti su ambiente e salute, ma addirittura di stimolare richieste per nuove autorizzazioni, in aree già fortemente colpite dagli impatti del settore zootecnico intensivo.Infine, il piano assegna – minimo passo avanti rispetto a quanto visto nelle bozze precedenti – delle risorse, seppur poche, alla tutela della biodiversità, ignorando il ruolo fondamentale dei numerosi “servizi ecosistemici” da cui dipendono le nostre vite e la nostra salute.
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Recovery Plan: Draghi riferisce alla Camera, Anief: programma ambizioso ma zoppo
Posted by fidest press agency su martedì, 27 aprile 2021
Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale del sindacato Anief, “senza incrementi di spazi, plessi, organici, tempo scuola, il Recovery plan rischia di trasformarsi in un progetto ‘zoppo’. E perché non si dice con chiarezza che per ridurre l’alto tasso di dispersione si agirà sulla l’estensione dell’obbligo scolastico fino alla maggiore età, con avvio a tre anni? Perché non c’è un impegno chiaro sulla cancellazione delle classi pollaio, con l’introduzione di un tetto massimo di 18 alunni e meno di 15 in presenza di disabili? Che fine hanno fatto le docenze per moduli, alla docenza specialistica d’inglese e l’educazione motoria nella scuola primaria? Questo piano può soddisfarci, servono correttivi importanti. Stavolta i soldi ci sono, manca la lucidità politica sulle priorità da adottare”, conclude il leader della giovane organizzazione sindacale.Dopo l’approvazione in Consiglio dei Ministri, il Recovery Plan passa in Parlamento, con il premier Mario Draghi che nel pomeriggio ha riferito alla Camera dei deputati sulle misure previste. Il presidente del Consiglio ha confermate le 4 “missioni” annunciate: digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura; rivoluzione verde e transizione ecologica; infrastrutture per una mobilità sostenibile; istruzione e ricerca; inclusione e coesione; salute, a cui vanno aggiunti 16 Componenti. La missione Istruzione e Ricerca assorbirà 31,9 miliardi, il 17% delle risorse totali, di cui “uno finanziato con risorse nazionali tramite il Fondo complementare, e 31 con il Dispositivo europeo”, ha detto il premier. Per domani è prevista l’approvazione dell’Aula. “Gli interventi principali – ha elencato Draghi – riguardano: Il miglioramento qualitativo e ampliamento quantitativo dei servizi di istruzione, a partire dal rafforzamento dell’offerta di asili nido, scuole materne e servizi di educazione e cura per la prima infanzia. Lo sviluppo e il rafforzamento dell’istruzione professionalizzante. I processi di reclutamento e di formazione degli insegnanti. Il potenziamento e l’ammodernamento delle infrastrutture scolastiche, ad esempio con il cablaggio interno di circa 40.000 edifici scolastici, la riforma e l’ampliamento dei dottorati. Il rafforzamento della ricerca e la diffusione di modelli innovativi per la ricerca di base e applicata condotta in sinergia tra università e imprese. Il sostegno ai processi di innovazione e trasferimento tecnologico”. Secondo il capo del Governo, con questo progetto si “inciderà su fattori indispensabili per un’economia basata sulla conoscenza”.Anief sostiene che il programma predisposto dall’esecutivo Draghi sul Piano nazionale di ripresa e resilienza nell’ambito dei comparti Istruzione e Ricerca è ambizioso, può godere di una parte importante dei finanziamenti europei, peraltro anche incrementata nella fase di revisione precedente al Consiglio dei ministri svolto ieri. Tuttavia, permane la mancanza di “voci” rilevanti per i destini della scuola italiana, ad iniziare dalla mancanza di un impegno previso sull’aumento di istituti scolastici autonomi: l’indicazione del ‘potenziamento e l’ammodernamento delle infrastrutture scolastiche’ non è sufficiente. Come non c’è più un impegno diretto sulla semplificazione dei concorsi, con assunzioni da graduatorie per titoli e servizi, visto che si parla solo di rinnovo dei ‘processi di reclutamento’
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Recovery Plan: A Scuola e Ricerca quasi 32 miliardi
Posted by fidest press agency su domenica, 25 aprile 2021
Il Governo ha varato il Piano economico europeo più importante da quando esiste l’Unione europea: quanto messo a punto dal Governo prevede un pacchetto complessivo di investimenti per 221,5 miliardi che nelle previsioni del Governo consentiranno nel 2022-2026 una crescita media del Pil di 1,4 punti percentuali più alta rispetto al quinquennio 2015-2019. La previsione dell’impatto economico è di tre punti percentuali rispetto allo scenario di base al 2026. Resta da decidere a chi affidare la governance del mega-progetto: verrà definita a maggio con apposito decreto. Comunque, la regia del Piano rimarrà a Palazzo Chigi ed è previsto il coinvolgimento nei lavori di tutta la squadra dell’esecutivo Draghi.La sei missioni previste dal secondo Governo Conte rimangono in piedi: saranno integrate da 16 componenti. Vi sono novità invece per la suddivisione dei fondi tra le varie aree: digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura sono previsti 42,5 miliardi, per Rivoluzione verde e transizione ecologica 57, per Infrastrutture e mobilità sostenibile 25,3 miliardi, per Istruzione e ricerca 31,9 (con un incremento importante rispetto alle prime stime), per inclusione e coesione 19,1 e per Salute 15,6.Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, è convinto che abbiamo una possibilità storica per ridurre il gap formativo e culturale all’interno dell’Italia: l’operazione deve attaccare il digital divide che penalizza un milione e mezzo di alunni, il mancato accesso all’istruzione nella fascia 0-6 anni e il 27% dei Neet. Il piano dovrà quindi prevedere supporti legislativi, a cominciare dall’allungamento dell’obbligo scolastico, che dovrà partire dai tre anni fino alla maturità. Ecco perché servono nuove norme per gestire reclutamento, personale e organici. Come va ridotto il numero di alunni per classe e incrementato quello del personale, assumendo tutti coloro che hanno svolto tre anni di servizio, immettendo in ruolo da GaE e graduatorie d’istituto, introducendo concorsi per titoli e servizi, oltre che cancellare i vincoli che si oppongono agli avvicinamenti su sedi di lavoro vicino casa che in tempo di pandemia rasentano la follia. Servono nuove professionalità, come di coordinamento delle segreterie scolastiche, sinora attivate solo sulla carta. Solo così si potrà ridurre la dispersione scolastica che, laddove l’apporto socio-economico è ridotto, l’immigrazione e l’emigrazione sono in alto numero, non può che dilagare”
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Recovery Plan: Arrivano per la scuola le assunzioni con i concorsi semplificati
Posted by fidest press agency su domenica, 25 aprile 2021
Il piano che l’Italia si appresta a consegnare alla Commissione europea prevede un reclutamento straordinario, con un processo normativo sarà avviato nel 2021 e concluso nel 2022. La procedura si basa sulla valutazione dei titoli culturali e di servizio e sullo svolgimento di una prova computer based sulla base di una graduatoria per coprire tutti i posti vacanti e disponibili”. Il modello che si sta introducendo prevede che “per i vincitori immessi nelle cattedre” si attuerà “un anno di formazione on the job e prova finale, il cui superamento determina l’immissione in ruolo a tempo indeterminato. La prova conclusiva è di tipo idoneativo affinché l’insegnante venga confermato nel posto in cui è stato immesso dovendo permanerci per almeno un triennio”.Nel testo che il CdM si appresta ad approvare c’è scritto che “per favorire in concreto la formazione continua e l’aggiornamento occorre un sistema di incentivi che si fondi sull’idea di una progressione di carriera dell’insegnante basata sulla misurazione del rendimento e sulla disponibilità di incrementarlo passando attraverso percorsi di autovalutazione, valutazione e recupero personalizzato delle competenze. Il nuovo modello di reclutamento degli insegnanti sarà collegato ad un ripensamento della loro formazione iniziale e durante tutta la carriera”.
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Recovery plan: I consumatori devono essere il terzo pilastro del dialogo tra istituzioni e imprese
Posted by fidest press agency su lunedì, 19 aprile 2021
“Nell’economia digitale, i consumatori, con i loro dati, sono spesso i primi produttori di valore economico per le aziende. Un valore che trasforma le loro vite, la produzione e l’intera società, e che per esprimersi, ha bisogno di essere aggregato, compreso e rappresentato, nell’interesse di tutti. Ecco perché, credo, le rappresentanze dei consumatori debbano poter entrare pienamente nel dialogo con Istituzioni e Imprese sull’attuazione del PNRR.” Lo ha dichiarato Alberto Pirrone, Direttore Generale di Altroconsumo, in occasione della presentazione del libro “Vivere con l’intelligenza artificiale”. All’evento organizzato da Utopia, oltre agli autori Marco Pierani e Marco Scialdone, sono intervenuti il Presidente di Confindustria Digitale Cesare Avenia, Antonio Nicita, già Commissario AGCM e neo incaricato al PNRR nella Segreteria nazionale PD e Mirella Liuzzi del M5S. “I prossimi mesi saranno cruciali nel portare l’Italia e l’Europa del post-pandemia verso la compiuta trasformazione digitale e la sostenibilità ambientale, di cui il PNRR sarà uno degli strumenti attuativi principali: in questo processo, i cittadini-consumatori sono al centro, e dovranno esserlo anche del dialogo che, credo, dovrà portare sia a nuove regole (come nel caso dell’IA, con il nuovo regolamento europeo) sia, soprattutto, a nuove opportunità di crescita e di sviluppo per il sistema. Altroconsumo vuole raccogliere questa sfida e farà la sua parte per promuovere, con atteggiamento attivo e dialogante, i diritti di tutte queste persone, che diversamente potrebbero non essere rappresentate” ha concluso Pirrone.
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Recovery Plan. de Bertoldi (FdI): su riforma fisco piano va cambiato
Posted by fidest press agency su sabato, 6 marzo 2021
“Le audizioni del direttore dell’Agenzia delle Entrate e del Consiglio nazionale dei Commercialisti, che avevamo richiesto e poi ottenuto, sul Piano nazionale di Resistenza e Resilienza confermano quanto da tempo sostiene Fratelli d’Italia. Il Recovery Plan non deve limitarsi soltanto alla digitalizzazione, ma deve avere l’ambizione di avviarsi lunga la strada della semplificazione, della riduzione della pressione fiscale e infine della riforma della giustizia tributaria”.A dirlo è il senatore di Fratelli d’Italia, Andrea de Bertoldi, segretario della Commissione Finanze e Tesoro.”Il premier Draghi ha assicurato che il Recovery Plan, predisposto dal precedente governo, sarà modificato dal Parlamento, ci attendiamo che il governo Draghi sul piano fiscale avvii quella discontinuità che finora non abbiamo visto. Limitarsi soltanto alla digitalizzazione significa sprecare la grande opportunità che offre il PNRR. Di digitalizzazione ce ne sarebbe anche abbastanza nel sistema, mentre manca semplificazione, e una riforma giustizia tributaria attraverso una maggiore tecnologia e investendo in digitalizzazione. Come ha ribadito il nostro presidente Giorgia Meloni ci siamo se si tratta di aiutare il Paese e gli italiani, e le audizioni di oggi confermano lo spirito costruttivo della nostra opposizione. Ci auguriamo che il parere che approverà la Commissione vada in linea con quanto chiesto da noi e dall’Agenzia delle Entrate e dagli stessi commercialisti, e che su questo il premier Draghi modifichi il PNRR”, conclude il senatore de Bertoldi.
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Sistema Paese: La vera sfida è la realizzazione delle riforme
Posted by fidest press agency su giovedì, 4 marzo 2021
Roma – “La sfida più grande non è rappresentata dalla mera assegnazione delle risorse del Recovery Plan, in quanto tale, a cui sta lavorando il Ministero dell’Economia e delle Finanze, con la squadra diretta da Carmine Nuzzo, un uomo dello Stato che ho avuto modo di conoscere in questi anni e di cui apprezzo le indubbie capacità. Ma dalla realizzazione di quelle riforme, dalla concorrenza, ai tempi della giustizia civile, dalla lotta all’evasione fiscale all’efficacia della Pubblica Amministrazione, che come ha ricordato il Commissario Gentiloni, obbligatoriamente devono accompagnare ciascuna missione d’intervento presente nel PNRR per poter mettere a terra i progetti.È su questo che dobbiamo concentrare il lavoro di Parlamento e Ministeri, per fare ciò che non è stato fatto negli ultimi decenni. E che ha rallentato il Paese, rendendolo meno competitivo.Serve un lavoro di squadra, perché questa è un’occasione importante ed irripetibile. Nei prossimi giorni, grazie anche al lavoro dei tecnici del MEF, potremo approfondire il piano, completandolo con i dettagli sui singoli progetti, per chiarire e definire ulteriormente gli obiettivi strategici e i relativi cronoprogrammi”. Lo scrive, in un post sui social, il Vice Ministro dell’Economia e delle Finanze, Laura Castelli.
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Arriva Draghi e si volta pagina
Posted by fidest press agency su sabato, 6 febbraio 2021
L’incarico che il presidente Mattarella ha conferito a Draghi è il segnale di un vero e proprio cambio di passo. La gestione del Recovery Plan e dell’emergenza sociale che si avvicina impongono di rompere gli indugi e di passare ad un governo fortemente irreggimentato dentro i vincoli ferrei della UE. E Draghi è l’uomo giusto per svolgere queste funzioni.Non sappiamo se chiamerà agli interni il generale Bava Beccaris (sic!) ma è chiaro che il nuovo esecutivo avrà un mandato molto rigido e dovrà appianare quelle timide contraddizioni con i diktat di Bruxelles che avevano caratterizzato gli ultimi anni. Nel mirino ci sono l’obbligatorietà ad accettare qualsiasi proposta di lavoro, per quanto indecente, per i percettori di reddito di cittadinanza (che sarà ridimensionato), la scomparsa di quota 100 e un nuovo inasprimento del regime pensionistico, la conclusione del periodo di cassa integrazione in forma più o meno selettiva e l’avvio della campagna di licenziamenti di massa.E soprattutto una gestione dei fondi a favore del sistema delle grandi imprese e completamente (per non dire esclusivamente) funzionale ai piani europei di integrazione subalterna della nostra economia.Dopo mesi di incertezza e di scontri di palazzo adesso vedremo tutte le forze politiche accodarsi al nuovo regime. I primi ad accorrere saranno il Pd e Berlusconi, ma poi seguiranno docili e mansueti anche grillini e leghisti e buona parte di quello che resta nel Parlamento. Lasceranno fare a Draghi quello che con difficoltà avrebbero dovuto gestire loro. Tutto senza opposizione, con la complicità di Cgil, Cisl e Uil.In questo scenario non sarà irrilevante il ruolo del conflitto sociale. Ed è su questo versante che USB sarà impegnata per scombinare i piani a lor signori.
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Recovery Plan: 19,7 miliardi insufficienti per svolta SSN
Posted by fidest press agency su mercoledì, 3 febbraio 2021
Recovery Plan: la Salute con l’8,8% rispetto alle risorse totali resta l’ultima ruota del carro, circa 8 miliardi in meno rispetto alla missione “inclusione e coesione” (penultima per finanziamenti). Inoltre “Piani di azione” per i diversi progetti da definire entro due-tre anni rispetto all’utilizzo delle risorse articolato su sei anni, rischiano di ridurre le potenzialità e gli effetti delle misure in campo: i piani di azione si devono tradurre in qualcosa di subito attuabile, non diluito nel tempo. Ancora assente il modello di governance istituzionale per il monitoraggio e l’attuazione del PNRR, come pure quello della governance della spesa sanitaria tra Stato, Regioni e ASL, con effetti su tempi di realizzazione. L’ultima occasione di finanziamento di un programma straordinario di investimenti in edilizia e tecnologie sanitarie risale a più di 30 anni fa con l’art. 20 della Legge 67/1988, con uno stanziamento iniziale, solo da parte dello Stato, pari a ben 15,5 miliardi di euro (i 30mila miliardi di lire), gli attuali 34,4 miliardi a parità di potere di acquisto, praticamente quasi il doppio rispetto ai 19,7 miliardi destinati anche ad altre esigenze che potrebbero arrivare dall’Europa e che rappresentano il 57% delle risorse decise 33 anni fa per i soli ospedali (quest’ultime allocate su arco temporale più lungo rispetto a quello del PNRR).Il fabbisogno iniziale di risorse stimato dal Ministero della Salute per gli interventi di edilizia sanitaria in vista della prima stesura del recovery ammontava a 34,4miliardi, di cui 14 miliardi per adeguamenti sismici e antincendio. Invece il recovery plan poi approvato dal CDM assegna per la sicurezza degli ospedali 5,6 MLD per realizzare 675 interventi di antisismica entro il 2026.Inoltre, mentre il Recovery Plan parla di “675 interventi”, che potrebbe significare anche una molteplicità di interventi per una stessa struttura sanitaria, nel 2013 la relazione conclusiva della Commissione parlamentare di inchiesta sull’efficacia e l’efficienza del Ssn segnalava come le strutture che necessitavano di una pluralità̀ di interventi di messa in sicurezza non fossero meno di 500.Per il rafforzamento dei servizi territoriali e per una migliore presa in carico delle persone con fragilità (cronicità, non autosufficienza, disabilità…) vengono destinati, attraverso il Recovery Plan, 7,9 miliardi in sei anni, di cui circa 1 miliardo all’assistenza domiciliare. Una cifra insufficiente a coprire gli oltre 17 miliardi l’anno di spesa privata delle famiglie per l’assistenza sanitaria a lungo termine, assistenza domiciliare e assistenza ambulatoriale per cura e riabilitazione, certificata dalla Corte dei conti.A rendere il quadro ancora più serio è il combinato disposto con la Legge di Bilancio 2021: infatti, se nel 2022 l’incremento del finanziamento del SSN è pari a 822,870 milioni di euro, già nel 2023, 2024 e 2025 questo si riduce a 527,070 milioni di euro per ciascuno degli anni, mentre a decorrere dal 2026 è pari a 417,870 milioni di euro l’anno. Dal 2023 sale nuovamente in cattedra la razionalizzazione della spesa (spending review- comma 404 L. 178/2020), che negli anni passati è stata confusa e declinata con un vero e proprio razionamento della spesa, dei servizi sanitari e dei diritti dei pazienti.E anche grazie a questo il SSN si è presentato alla sfida con la pandemia da Covid-19 impreparato, con i fondamentali non in ordine, con pazienti non-Covid costretti a diventare gli esodati del SSN e con numero di decessi di pazienti Covid purtroppo tra i più alti in assoluto. (fonte dal Report Salutequità in abstract)
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Scuola: Recovery Plan, ai docenti stipendi più alti
Posted by fidest press agency su sabato, 16 gennaio 2021
Maggiorazione degli stipendi dei docenti, ma anche più responsabilità e nuove mansioni, con l’introduzione di una vera e propria carriera dei docenti: lo prevede il capitolo istruzione del Recovery Plan appena approvato dal Consiglio dei Ministri con l’astensione di Italia Viva. Nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza – che ha una dotazione di 222 miliardi e attraverso cui il Governo vuole fare l’Italia un Paese più moderno, digitale, sostenibile e inclusivo – per il capitolo Istruzione e ricerca sono previsti oltre 28 miliardi per l’istruzione. Di questi 16,72 per ‘Potenziamento delle competenze e diritto allo studio’ e 11,77 per il punto ‘Dalla ricerca all’impresa’.
È emblematico che gli stessi temi del Recovery Plan si riscontrino pure nel punto 5 dell’Atto di indirizzo politico-istituzionale anno 2021, tramite il quale il ministro dell’Istruzione si impegna a “incentivare i processi di reclutamento, formazione e valorizzazione del personale scolastico”. Ritenendo quindi “necessario procedere al rinnovo del Contratto collettivo nazionale di Lavoro per il comparto scuola, sulla base delle risorse aggiuntive stanziate per l’incremento a regime della retribuzione del personale docente, anche operando sugli aspetti giuridici che regolano la professione stessa, attraverso la definizione di un vero e proprio percorso di carriera professionale che connoti il ruolo, dal momento della immissione fino al collocamento a riposo, su base meritocratica”.
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Recovery Plan: risorse insufficienti per la transizione italiana verso l’economia circolare
Posted by fidest press agency su mercoledì, 13 gennaio 2021
I fondi ad oggi previsti nella nuova architettura del Recovery Plan per l’economia circolare e la valorizzazione del ciclo dei rifiuti sono insufficienti a garantire la transizione del nostro Paese verso un modello di economia circolare e a colmare il gap impiantistico che ogni giorno ci costringe a esportare rifiuti, perdendo materia prima, energia e risorse economiche. L’attuale bozza di Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza rischia di essere una clamorosa occasione persa, non individuando strumenti economici per rafforzare il mercato del riciclo e del riutilizzo. Servono misure di incentivazione, anche tramite credito d’imposta, all’utilizzo di prodotti “circolari”. Sono queste la denuncia e le proposte rivolte al Governo delle Associazioni FISE Assoambiente e FISE Unicircular che rappresentano il mondo delle imprese che raccolgono, gestiscono, riciclano e smaltiscono i rifiuti urbani e industriali del nostro Paese.
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Recovery plan: Un’occasione irripetibile
Posted by fidest press agency su sabato, 9 gennaio 2021
“Non ci siamo fermati un attimo, dopo la Legge di Bilancio, per definire il Recovery Plan, che rappresenta un’occasione irripetibile per il Paese e per le prossime generazioni. La scommessa più grande, ed è proprio quello a cui stiamo lavorando con maggiore intensità in queste ore, è realizzare un piano ambizioso, di visione, che sia in grado di innovare profondamente l’Italia, colmando quel divario che esiste tra le diverse aree e facendo fare un salto di qualità complessivo all’intero Sistema Paese. Un piano, integrato con le altre politiche ed i diversi investimenti già in campo, che migliori la qualità della vita dei cittadini, disegnando un Paese più forte e competitivo.Ma oltre ad investire correttamente i 209 miliardi del Recovery Fund, questo processo va accompagnato con un piano straordinario di riforme, che dovranno andare in parallelo o, in molti casi, anticipare anche gli stessi investimenti, per garantirne la piena attuazione. Riforme, attese da decenni, necessarie per attrarre investimenti, far ripartire l’economia, e delineare un nuovo rapporto tra Stato e cittadini.Oggi il Paese ha bisogno di questo, di stabilità e programmazione.Si era persa l’abitudine. Programmare, invece, è quello che abbiamo ricominciato a fare da quando, come MoVimento 5 Stelle, siamo al Governo e che oggi dobbiamo, con determinazione, portare avanti. Per dare all’Italia quel piano industriale che metta a sistema tutte le risorse che sono disponibili, e quelle che arriveranno, con gli investimenti che provengono dalle società partecipate, con le altre misure di finanziamento, come i fondi FSC, i PON e gli altri fondi europei.Andiamo avanti, non c’è un minuto da perdere!”. Lo scrive, sui social, il Vice Ministro dell’Economia e delle Finanze, Laura Castelli.
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Recovery plan ed investimenti al Sud
Posted by fidest press agency su lunedì, 21 dicembre 2020
“Le risorse del Recovery Plan possono essere utili al Sud innanzitutto per colmare il divario infrastrutturale con le regioni del nord, ma soprattutto per intercettare gli eccezionali flussi commerciali che si riversano da anni nel Mediterraneo senza che l’Italia ne riesca a trarre beneficio. Il Sud deve essere l’acceleratore dell’economia italiana, anche per i suoi più ampi margini di crescita portando nel Mezzogiorno quegli investimenti tali da creare sviluppo, occupazione e gettito fiscale. Su questa prospettiva offriamo da subito la nostra collaborazione. Affinché il Sud – soprattutto in questa fase di depressione economica – può essere locomotiva per il rilancio e lo sviluppo e per questo occorre attenersi scrupolosamente ai criteri generali di impiego dei fondi stabiliti da Bruxelles che li destinano alle zone svantaggiate e con più alto tasso di disoccupazione”. E’ quanto ha dichiarato Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera e deputato di Fdi, intervenendo alla trasmissione ‘Coffee Break’ su La7.
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Recovery Plan, 10 miliardi per la scuola
Posted by fidest press agency su venerdì, 11 dicembre 2020
Ulteriori fondi dovrebbero riguardare l’edilizia scolastica e gli asili nido. Una spinta, ma senza un progetto chiaro cambierà poco Se qualcuno cullava l’aspettativa che il Next Generation EU potesse cambiare il volto della scuola italiana, sarà bene che non si illuda troppo. Non c’è spazio per voli pindarici, almeno in base alla prima bozza del «Piano nazionale di ripresa e resilienza» diffusa dai media. Dei 196 miliardi di euro previsti in sei anni, il Piano ne riserva direttamente all’istruzione 10,1, ossia il 5,15%: fondi significativi, beninteso, per un settore che pur avendo una elevata spesa corrente (quasi interamente per stipendi) è sempre a corto di investimenti. Potranno certamente apportare miglioramenti (“potenziamento della didattica e del diritto allo studio”), ma non saranno in grado di cambiare da soli la qualità e l’efficacia del servizio scolastico, un’esigenza ormai improcrastinabile per il Paese.Si tratta di 1,7 miliardi di euro all’anno per un settore che oggi ne assorbe circa 60 all’anno: un’incidenza del 2,8%. È pur vero che al sistema formativo potrebbero arrivare fondi per altre vie. Secondo quanto risulta a Tuttoscuola, una quota dei 40,1 miliardi per l’efficienza energetica e la riqualificazione degli edifici dovrebbe essere destinata alla malmessa edilizia scolastica (il 58% degli edifici degli istituti superiori è privi del certificato di agibilità, per citare solo un dato). Altre risorse potrebbero esserci per gli asili nido, e la scuola potrà forse trarre beneficio indirettamente anche da quelle destinate alla digitalizzazione, innovazione e sicurezza nella Pubblica Amministrazione . Ma per le ambiziose riforme che comportano specifiche spese aggiuntive occorreranno consistenti risorse fresche.Ad esempio, per la generalizzazione del tempo pieno nella scuola primaria – una riforma annunciata due settimane fa dal premier Conte – servirebbero ogni anno 2,8 miliardi a carico dello Stato (per 50 mila assunzioni tra docenti e collaboratori scolastici) e dei Comuni (per servizi di refezione e trasporto), senza contare le spese necessarie per la ristrutturazione dei locali. Solo questo intervento assorbirebbe tutte le risorse. In quel caso, niente digitalizzazione della scuola, niente stabilizzazione del precariato, niente aumenti di stipendio, limitato rafforzamento del diritto alla studio. Aspettative entrate nella testa di molti negli ultimi mesi.Si tratterà di scegliere se fare interventi a pioggia (come avvenuto con i fondi PON, 3 miliardi di euro per il periodo 2014-2020, che hanno alimentato la scuola “progettificio”, con pochi benefici visibili) oppure puntare forte su poche carte, per esempio su un grande piano di formazione del personale in servizio (ma di qualità).Se si vuole arrivare alla scuola che sogniamo entro un decennio, anche approfittando del calo demografico, è meglio considerare, realisticamente, i fondi in arrivo come un fuoco di innesco – da dosare sapientemente – di un cambiamento che deve investire l’organizzazione del servizio, la diffusione di metodologie didattiche innovative che consentano il salto dall’insegnamento trasmissivo all’apprendimento coinvolgente, la personalizzazione dei percorsi formativi, il sistema di reclutamento, l’introduzione di una carriera e di una leadership distribuita con la fine dell’egualitarismo assoluto. Nessuna illusione. Solo se inseriti in una visione strategica sul modello educativo da adottare, con il coraggio di cambiare paradigma, i tanto attesi fondi del Next Generation EU potranno contribuire a dare al Paese il sistema scolastico in grado di renderlo competitivo, l’indispensabile motore invisibile sul quale innestare il rilancio. Di più su tuttoscuola.com
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Recovery Plan: Il Governo mantiene le promesse per l’Istruzione
Posted by fidest press agency su giovedì, 10 dicembre 2020
È pari a 19,2 miliardi la fetta che, secondo la proposta che il Governo sta preparando, andrà a Istruzione e ricerca rispetto ai 192 miliardi totali che l’Italia dovrebbe percepire attraverso il Recovery plan: uno stanziamento di più di 10 miliardi dovrebbe essere indirizzato al “Potenziamento della didattica e al diritto allo studio”. Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, “rispetto alle linee guida, ci impegniamo già nel prossimo mese a tracciare i cluster e a definire i progetti singoli per rilanciare il Paese e contribuire al Piano Nazionale di ripresa e di Resilienza. Li invieremo già entro il prossimo mese al Presidente del Consiglio e ai ministri dell’istruzione, dell’Università e della ricerca”.
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Recovery Plan: Per la scuola saranno stanziati oltre 19 miliardi
Posted by fidest press agency su giovedì, 10 dicembre 2020
Sul Piano nazionale di ripresa e resilienza il governo è al lavoro: il testo sinora predisposto traccia gli obiettivi, le riforme e gli investimenti, l’attuazione e il monitoraggio del piano e la valutazione dell’impatto economico. Le riforme e gli investimenti mirano a “una transizione ‘green, smart and healthy’. E riguardano: riforma della giustizia; digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura; rivoluzione verde e transizione ecologica; infrastrutture per una mobilità sostenibile; istruzione e ricerca, parità di genere, coesione sociale e territoriale; e salute. In base a quanto trapela, il cluster “più ricco” è quello dell’Efficienza energetica e riqualificazione degli edifici, del capitolo Rivoluzione verde, che può contare su 40,1 miliardi. Al secondo posto i progetti relativi a “Innovazione, competitività, digitalizzazione 4.0 e internazionalizzazione”, del capitolo Digitalizzazione”, alla quale dovrebbero essere destinati 35,5 miliardi. È di 23,6 miliardi, invece, il pacchetto di risorse sui cui potrà contare il cluster “Alta velocità di rete e comunicazione stradale 4.0”. Poco più di dieci miliardi saranno dirottati sui progetti di Potenziamento della didattica e diritto allo studio mentre nel capitolo “Sanità” 4,8 miliardi dovrebbero andare al cluster “Assistenza di prossimità e telemedicina” e 4,2 ai progetti per Innovazione, ricerca e digitalizzazione dell’assistenza sanitaria. Sul testo non c’è però ancora il via libera del Consiglio dei ministri.
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Recovery Plan, Melilli “Bene Amendola per struttura coordinamento”
Posted by fidest press agency su mercoledì, 2 dicembre 2020
“Molto bene l’ipotesi che sta emergendo e che sottolinea oggi il Ministro Amendola, di porre all’attenzione del Parlamento una proposta per la definizione di una struttura che coordini e monitori l’attuazione del Piano di ripresa e resilienza. Il tema della capacità e della velocità di spesa delle risorse europee è stato posto con forza negli indirizzi che il Parlamento ha indicato al Governo e va di pari passo con la necessità di concentrare le risorse ed i progetti sugli assi fondamentali e sulle misure in grado di supportare la ripresa. Come è accaduto per gli indirizzi al Recovery, sono certo che il Parlamento saprà dare un contributo di idee costruttivo e condiviso.” Così il presidente della commissione Bilancio alla Camera Fabio Melilli.
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