“Nò, ad una cultura di morte dettata da ideologie e da interessi economici”. E’ questo il tema inquietante proposto dai Vescovi italiani per la 45^ Giornata Nazionale della Vita, fissata al 5 febbraio, prima domenica del mese. Nel sottotitolo, i presuli chiariscono che “la morte non è mai una soluzione”, come, in qualche modo lo riteneva già lo storico francese Pierre Chaunu secondo il quale, così immaginata da lui nel 1976, per averla accostata alla “peste nera” del XIII secolo, che sterminò un terzo della popolazione europea. Il disamore a procreare, svuota infatti e massacra tutti i reparti della scienza medica riguardanti i processi rigenerativi dell’umanità. Tale inquietudine, preoccupa anche l’Onu che definisce l’Italia “popolo etnico in via di estinzione”, giacché Il rapporto, tra nascite e decessi, è negativo fin dal 1990. L’Italia, insomma, è dimagrita in breve tempo di oltre 200 mila persone, corrispondente suppergiù a quel rimasuglio di esseri umani esistenti oggi nel Molise. Mi riaffiora – menomale – nell’animo, l’inno alla creazione: il racconto biblico, cioè, sulla infinità delle origini della “Vita”. E di quel Dio che – dopo aver portato a compimento il cielo e la terra e tutte le loro schiere – creò l’uomo e la donna a sua immagine e somiglianza, e li benedisse e disse loro: “Siate fecondi, crescete e moltiplicatevi; sparpagliatevi sulla terra. E dominatela!” (Gen. 1, 28-29). “E quando Dio ritenne cosa buona e giusta tutto ciò che Egli aveva creato, venne sera e fu mattino”: il settimo giorno, quello della festa, consacrato al riposo ed alla contemplazione. E,… poi? E poi fu sera e fu mattino: per quest’altro “ottavo” nostro giorno di frustrazioni e di speranze, che si dilatano sull’uomo; sulle sue responsabilità, sulla sua vita e sul suo destino. Attorno a questa agonia genitale, a questo dramma e su questi sogni di futuro, che s’allarga lo sguardo inquieto ma anche rasserenante dei Vescovi, attraverso il loro Messaggio: “Nò – ad una cultura di morte”. E ne catalogano motivazioni e contesti, esprimendo il loro pensiero press’a poco così: Quando una coppia non potrà mantenere un figlio indesiderato, o perché comporterebbe la loro libertà, bèh, lo sbocco potrebbe essere l’aborto. Quando non sopporta la malattia, o un essere umano rimane solo; quando perde ogni speranza e risulta inefficace anche la terapia terminale – ebbene – la via d’uscita può consistere nell’eutanasia. Allorché la relazione con il coniuge o con “il compagno” diventa complicata, l’esito è talvolta catastrofico: la violenza degenera con un inarrestabile ricorso al femminicidio, all’uxoricidio di chi, forse, amava fino a pochi attimi prima. E si travalica così ogni barriera e si dà sfogo alla collera perfino sui piccoli, nella intimità delle proprie mura domestiche. Quando questa nostra esagitata esistenza risulta insostenibile – prosegue il documento della CEI – e il “poverocristo” di turno non scorge in lontananza neppure uno sprecapopololo per aiutarlo a perforare il muro della solitudine, allora egli stabilisce di tuffarsi nel profondo del suo estuario più tragico. Quando l’accoglienza di profughi, di naufraghi scappati e scampati da guerre, oppressioni, persecuzioni, miserie, e l’accoglienza umana si tramuta in “respingimento” e disumanità, ahimè, sopravviene allora l’atto inesorabile! E’ giorno di festa quello della Vita e per la Vita! Il giorno autorevole per esortare a riflettere anche sulla “morte psicologica” quella interiore, quella – per esempio – delle “mamme in attesa”, mortificate e talvolta allontanate dal lavoro, essendo ritenute svantaggiose per l’economia dell’Impresa. E’ il giorno per volteggiare lievemente pure sulla dolorosa ed inarrestabile diaspora di nuove generazioni in abbandono nel mondo, in un esodo senza il ritorno “nella cara terra dei padri”. Noi non siamo stati capaci di far fiorire qui i nostri giovani e la loro esuberanza. Non abbiamo capito l’implacabile grandezza della vita che, inesorabilmente, si sarebbe inceppata in assenza di coppie in età feconde. Le abbiamo sbaragliate delittuosamente. Non abbiamo pensato a ideare misure di sostegno permanenti capaci di bloccare l’emorragia della vita. San Carlo Borromeo – assai amato e venerato in passato a Guardialfiera – morto a 48 anni, qualche giorno pria di spirare, sfinito dalle fatiche pastorali – così sussurrò al frate cappuccino che lo vegliava: “La candela per far luce agli altri, deve consumare se stessa”. Dobbiamo consumare noi stessi per “dar vita alla Vita” e agli altri! Pasquale Di Lena, politico e autentico cultore larinate, annotava così sul suo Web nel settembre scorso: “Siamo di fronte al destino della nostra terra madre, al destino della nostra specie; siamo di fronte al problema dei problemi!”. Francesco D’Ovidio – appassionato umanista molisano, nel primo centenario della Provincia di Molise (1911), mentre s’aprivano tempi nuovi sul progresso quantitativo, umano e spirituale della sua e della nostra terra, così proclamò e così scrisse, come in un intenso inno creativo: ”O Giovani, amate questa vostra terra natale; amatela benché modesta; amatela perché modesta! Amatela per le sue glorie passate, per le benemerenze presenti; amatela per il suo sperato futuro di Vita”! Vincenzo di sabato. By Pasquale di lena
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Consueti e annuali spunti di riflessione da Guardialfiera di Vincenzo Di Sabato
Posted by fidest press agency su sabato, 4 febbraio 2023
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La vicenda Qatargate è avvenuta in un momento di per sé già delicato e impone una seria riflessione sull’Europa che intendiamo costruire
Posted by fidest press agency su mercoledì, 21 dicembre 2022
Lo dichiara Andrea Michele Tiso, presidente nazionale Confeuro. In attesa di capire se le accuse al centro dello scandalo si riveleranno fondate, si può affermare sin da ora che procedere secondo il motto business as usual equivarrebbe a voler mettere la testa sotto la sabbia, rinviando la discussione su questioni cruciali per il nostro futuro. Abbiamo più volte puntato il dito contro le pressioni indebite che soggetti esterni all’Unione, siano essi Stati o grandi multinazionali, esercitano quando a Bruxelles si prendono decisioni importanti per l’agricoltura e per gli altri settori – continua Tiso. I fatti che stanno emergendo in questi giorni devono spingere a un profondo ripensamento dei meccanismi di funzionamento delle istituzioni europee, con l’obiettivo di recuperare credibilità e affermare la trasparenza come principio cardine.Assistiamo ancora oggi a un evidente divario tra gli obiettivi dichiarati delle strategie europee e le misure concrete adottate. È il caso del Green Deal, che di fronte alle attuali difficoltà economiche sembra essere passato in secondo piano, e della riduzione dei pesticidi, che continua a scontrarsi con forti resistenze come dimostra la vicenda del glifosato. Solo un’Europa riformata e veramente trasparente sarà in grado di affrontare la tempesta in corso e di uscirne rafforzata.
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Crippa (ex capogruppo alla Camera del M5s): la riflessione se uscire dal partito è d’obbligo
Posted by fidest press agency su lunedì, 1 agosto 2022
“La riflessione se uscire dal partito è d’obbligo. Ho deciso di dare le dimissioni di capogruppo alla Camera per il fatto che non condivido la scelta che è stata fatta e soprattutto le conseguenze, ovvero la rottura del patto progressista che non vedo molto lineare come prospettiva. Da un lato noi un mese fa abbiamo convinto dei territori che magari con il Partito Democratico erano stati in opposizione ad andare in una lista unitaria, con l’idea che la coalizione avrebbe portato a un progetto politico molto più ampio, a un fronte unitario in elezioni successive. Andare a rompere quel patto, così come si era delineato, oggettivamente non era una conseguenza imprevista ma ampiamente prevedibile. Ho percepito in molti colleghi e in interventi che ho sentito che l’idea che la situazione potesse precipitare fosse improbabile, anche perché non si è mai andati a votare in autunno, ma non era così imprevedibile”. Così Davide Crippa, all’indomani delle sue dimissioni da capogruppo alla Camera del Movimento 5 Stelle intervenuto a 24 Mattino su Radio 24. Sulla questione dimissioni ha poi aggiunto: “Mi trovavo in una condizione di disagio ad essere comunque capogruppo e dover portare avanti una linea che non condividevo fino in fondo. Oggi lascio spazio a chi può condividere quella linea e a chi puoòcercare di metterla in campo alla Camera. Da 13-14 anni sono alla Camera e questa scelta comunque non è semplice”. Sull’ipotesi di passaggio ad Insieme per il futuro dice: “Se passerò al movimento di Di Maio? Non ho fatto questa scelta all’epoca e oggi stiamo vivendo un momento molto delicato e non è detto che chi per forza la pensi in maniera diversa o in dissenso rispetto a Conte debba essere incasellato da un’altra parte”.
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Una riflessione sulla ricerca della felicità
Posted by fidest press agency su venerdì, 29 aprile 2022
Padre Miguel Cavallé è un sacerdote missionario Legionario di Cristo, fondatore e presidente internazionale di VIS Foundation.VIS Foundation cerca di aiutare il maggior numero possibile di bambini e adolescenti, in qualsiasi parte del mondo, affinché abbiano una casa in un ambiente familiare, cibo sano, cure mediche e psicologiche, nonché una formazione completa che includa scolarizzazione e istruzione di qualità.Padre Miguel ha appena pubblicato il libro “L’inganno” (Edizioni IF Press) che propone una riflessione sulla ricerca della felicità dell’essere umano nel mondo contemporaneo.Il volume sarà presentato il 4 maggio 2022 alle 14.15 all’Università Europea di Roma, via degli Aldobrandeschi 190, in un incontro organizzato dal Centro di Formazione Integrale dello stesso ateneo.“La ricerca della felicità è un desiderio naturale di ogni essere umano”, spiega Padre Miguel Cavallé. “Ma che cos’è veramente la felicità? Uno dei rischi dei nostri tempi è la ricerca di un benessere apparente, a volte basato sull’inseguimento di miti materiali, egoistici ed illusori: il possesso delle cose, il potere, l’arrivismo, l’indifferenza… Vorrei proporre una riflessione su ciò che può significare realmente essere felici, senza cadere in alcuni inganni del mondo contemporaneo”.L’incontro all’Università Europea di Roma sarà aperto da un saluto del Rettore Padre Pedro Barrajón LC.Insieme a Padre Miguel interverranno il Prof. Guido Traversa, dell’Università Europea di Roma, e il Prof. Ardian Ndreca, della Pontificia Università Urbaniana.Concluderà Padre Gonzalo Monzón LC, Direttore del Centro di Formazione Integrale.In questo link di YouTube è possibile ascoltare un’intervista di Radio Onda UER a Padre Miguel Cavallé, sul tema della sua attività missionaria: https://www.youtube.com/watch?v=Vd3bOq5hfP0 La partecipazione all’incontro è consentita con Super Green Pass e mascherina FFP2. È necessaria la prenotazione via email all’indirizzo eventi@unier.it
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Una riflessione sulla politica agricola comunitaria
Posted by fidest press agency su lunedì, 7 marzo 2022
“I rincari energetici legati al rilancio economico post-pandemia, fortemente acuiti dagli scenari di guerra in Ucraina, devono necessariamente aprire un dibattito sulle fragilità dell’Unione europea. Dobbiamo innanzitutto pianificare una strategia sulle fonti di energia così da avere una stabilità che possa fronteggiare gli shock a cui stiamo assistendo e che ci vedono alquanto impreparati. Ma non importiamo solo energia. Emerge con tutta la sua rilevanza anche l’indipendenza alimentare dell’Europa, temi che con la difesa comune devono essere al centro delle discussioni politiche sul futuro dell’Ue”. Lo dichiara il deputato Filippo Gallinella (M5S), presidente della commissione Agricoltura. “Nella prossima programmazione sino al 2027 della Politica Agricola Comune – aggiunge -, ci siamo concentrati sulla sostenibilità delle produzioni alimentari, ponendo in secondo piano l’aspetto quantitativo, mentre ciò che accade a livello globale ci ricorda come l’Europa sia drammaticamente dipendente dalle importazioni”.”Ritengo, pertanto, non più rinviabile la riapertura del dibattito sull’autosufficienza alimentare per indirizzare i finanziamenti comunitari su produzioni sostenibili che, però, riescano a coprire il fabbisogno di tutta Europa nonché a permettere di esportare. Del resto, in prospettiva avremo una stabilità demografica nei prossimi 50 anni che ci permette di fare programmazione e decidere dove focalizzare gli interventi di sostegno e incentivazione” conclude Gallinella. ByMoVimento 5 Stelle Camera dei Deputati
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All’interno del Movimento 5 Stelle tutti vogliono aprire una riflessione
Posted by fidest press agency su giovedì, 3 febbraio 2022
Ma se pensano che basti farlo tra parlamentari e a mezzo stampa commettono un grave errore. Ricordo ai miei colleghi che un esercito fatto di tutti generali non può vincere nessuna battaglia, figuriamoci una guerra. E’ paradossale che chi dovrebbe segnare la via maestra per la rigenerazione del nostro progetto consideri solo chi siede sulle poltrone di palazzo Chigi e di palazzo Madama. Esiste un esercito di consiglieri e di persone che in questi anni hanno fatto esperienze importanti che vanno valorizzate; loro sono il vero patrimonio della nostra comunità. Il 90% delle persone che vuole decidere il futuro del Movimento non ha fatto un giorno da consigliere municipale o non sa cosa significhi amministrare una città: insomma, sembra non rendersi conto dei sentimenti degli attivisti e dei simpatizzanti che per anni hanno lottato insieme a noi. Manca sensibilità da parte loro e credo che servirebbe un po’ più di umiltà e della sana considerazione per le esperienze importanti fatte in questi anni, nonché per i sentimenti di chi ha sostenuto in questi anni il nostro progetto. E poi ormai la raccolta di un fallimento dopo l’altro pare abbia raggiunto livelli che non avremmo mai pensato, per cui sarebbe il caso che alcune di queste persone lascino spazio ad altre facendosi da parte il prima possibile.Mi spiace sottolinearlo, ma vedo gente fuori controllo e che non ha cognizione alcuna della realtà vera che li circonda. Quella di tutti i giorni, quella delle persone e dei cittadini comuni”. Così in una nota il consigliere capitolino del M5S e vicepresidente dell’Assemblea capitolina Paolo Ferrara.
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Una riflessione sulla Poesia, tra umanità e tecnologia
Posted by fidest press agency su martedì, 18 gennaio 2022
Roma.Venerdì 21 gennaio alle 17.00 online sulla pagina Facebook Incontro I Think dell’hub AI Open Mind Cristiana Freni, Michele Laurelli e Michelangelo Tagliaferri Modera Simonetta Blasi per proseguire il confronto sullo sviluppo dell’Intelligenza Artificiale favorendo il dialogo tra enti, istituzioni, università, imprese e, soprattutto, cittadini. C’è poesia e poesIA – Una riflessione tra umanità e tecnologia con Cristiana Freni docente di Estetica, Filosofia del Linguaggio e Letteratura Italiana presso l’Università Pontificia Salesiana (UPS), Michele Laurelli CEO di Algoretico appassionato di umanità e tecnologia e Michelangelo Tagliaferri sociologo e fondatore di Accademia di Comunicazione. L’incontro sarà moderato da Simonetta Blasi socia FERPI, consulente di comunicazione e docente presso la Facoltà di Scienze della Comunicazione Sociale dell’UPS. L’incontro vuole essere l’occasione per indagare oltre i confini noti dell’Intelligenza Artificiale e scoprire nuovi linguaggi e contaminazioni. La Poesia è una delle espressioni più nobili della cultura mondiale, l’Italia in particolare vanta nomi illustri da cui ogni generazione continua a trarre ispirazione. Negli ultimi anni si è verificato un fenomeno che ha visto cimentarsi l’IA nella realizzazione di poemi come il caso cinese di Xiaoice e dell’italiano PoAltry elaborato da Michele Laurelli https://www.poesiadelnostrotempo.it/poaitry-michele-laurelli/. Insieme a Cristiana Freni, docente presso la Facoltà di Filosofia dell’UPS e giurata della Laurea Apollinaris Poetica e a Michelangelo Tagliaferri, sociologo ed esperto di comunicazione si ripercorreranno le vie e i benefici della poesia in una società sempre più frammentata,dispersiva e automatizzata così da esplorare le strade nonché le implicazioni che hanno visto la Poesia incrociare la PoesIA intesa come l’elaborazione di poemi con l’impiego dell’IA. A quali forme espressive approda questa innovativa metodologia (PoesIA) e in che termini, eventualmente, la Poesia può beneficiarne? Queste alcune delle domande alle quali si cercherà di rispondere nel corso di questo particolarissimo incontro. Ai Open Mind (http/www.aiopenmind.it) è uno spazio – fisico e virtuale – di incontro e condivisione sui temi più ampi legati all’evoluzione della società dell’informazione. Tra questi, creatività, tecnologia e design sono gli ingredienti fondamentali per progettare nuovi modi di lavorare, studiare, dare servizi, assistenza e cooperazione. L’ambizione che l’hub si propone è quella di contribuire alla diffusione di una corretta alfabetizzazione e informazione su AI mantenendo una chiara distinzione tra ciò che è analogico, reale, umano e ciò che è digitale, virtuale e prodotto dall’uomo. Perché è la differenza che fa la differenza.Il ciclo di incontri “I THINK”, sostenuti dalla Mediapartnership dell’agenzia di stampa nazionale DIRE, Dirittodell’informazione.it, MediaDuemila/Osservatorio TuttiMedia e Città Nuova, rappresentano uno spazio nello spazio, aperto a chi lavora, studia e si applica nell’IA. Spazio di visibilità per progetti in essere e futuri. Spazio, come sempre, per le idee.
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Un incontro di riflessione e di solidarieta’ per la liberazione di Leonard Peltier
Posted by fidest press agency su lunedì, 10 gennaio 2022
Martedi’ 11 gennaio 2022 a Milano, presso il circolo Arci “La Scighera” (in via Candiani 131, quartiere Bovisa), con inizio alle ore 21 si svolgera’ un incontro di riflessione e di solidarieta’ per la liberazione di Leonard Peltier. Leonard Peltier ha 77 anni e da quando ne aveva 32 è nelle carceri di massima sicurezza negli USA.È stato condannato a due ergastoli per l’omicidio di due agenti federali, a seguito di un processo nel quale la pubblica accusa ha nascosto prove a discarico, ne ha fabbricate a carico e ha spinto testimoni a fornire false testimonianze.Partecipano: – Andrea De Lotto, storico animatore del “Comitato di solidarieta’ con Leonard Peltier” di Milano; – Marco Sioli, docente di Storia e istituzioni delle Americhe all’Universita’ Statale di Milano. L’incontro sara’ anche l’occasione per presentare l’ultimo numero della rivista “Tepee”, con un articolo dedicato a Leonard Peltier. Per ulteriori informazioni sull’incontro: sito: http://www.lascighera.org
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Qualche riflessione sul Bitcoin
Posted by fidest press agency su mercoledì, 7 aprile 2021
A cura di Luca Paolini, Chief Strategist di Pictet Asset Management. Con il boom del prezzo del Bitcoin, gli investitori dimostrano sempre più interesse verso questa criptovaluta. Ma quanto è prossima a diventare un vero e proprio strumento d’investimento? Non è una coincidenza che il Bitcoin sia tornato in prima pagina non appena sono sorte preoccupazioni sull’inflazione. Questo perché le criptovalute, tra le quali il Bitcoin spicca, sono diventate barometri del sentiment sulla politica monetaria aggressiva delle banche centrali e sulla repressione finanziaria. Nell’ultimo decennio le banche centrali hanno sostenuto le loro economie sulla scia della crisi finanziaria globale, facendo scendere i tassi di interesse e i rendimenti obbligazionari al di sotto del tasso di inflazione e imponendo di fatto agli investitori rendimenti negativi una volta rettificati per l’inflazione. Ciò è diventato ancora più evidente, quando hanno risposto in modo persino più massiccio alla crisi economica causata dalla pandemia di COVID. Allo stesso tempo la sfiducia nei confronti del controllo dei governi cresce sempre di più, man mano che le nostre vite si spostano online. Una valuta digitale anonima diventa quindi interessante.Ultimamente il Bitcoin ha vissuto un periodo particolare a causa dei timori che le banche centrali si fossero spinte troppo oltre con le misure di quantitative easing e gli altri stimoli. Il timore crescente è che le autorità monetarie stiano gradualmente monetizzando il disavanzo pubblico, ossia che stiano finanziando in via permanente la spesa eccessiva dei governi come strumento per sostenere le loro economie a seguito della pandemia di COVID. Questo è un problema, perché storicamente la monetizzazione del debito è stata un precursore di un’inflazione fuori controllo. Più di recente, la criptovaluta ha mostrato una modesta correlazione positiva con le azioni e l’oro e una correlazione negativa con i Treasury USA e il dollaro. Uno dei problemi principali per gli investitori è che il Bitcoin è impossibile da valutare. Non si tratta di un problema relativo al bene sottostante, ma al bene stesso. Non genera reddito. E, a differenza dell’oro, non ha una storia lunga durante la quale è stato in grado di costruirsi una reputazione ampiamente riconosciuta come riserva di valore alternativa. È poco negoziato, spesso associato a transazioni illecite e soggetto a forti oscillazioni. L’attrattiva principale per il Bitcoin rimarrebbe quindi la sua disponibilità limitata, con un tetto massimo di 21 milioni di unità. E ci vuole una potenza di calcolo ancora superiore per estrarre ogni ulteriore Bitcoin, rendendo questa valuta immune al tipo di deprezzamento delle valute tradizionali che molti dei suoi sostenitori temono.Ma anche in questo caso il Bitcoin deve affrontare diversi rischi. Secondo una stima, il mining di Bitcoin richiede già più elettricità di quanta ne consumi l’Argentina. Il governo iraniano ha attribuito i blackout locali alle operazioni di mining di Bitcoin che consumano molta energia elettrica. Questo dà ai governi un altro motivo per adottare misure aggressive contro il Bitcoin.La criptovaluta conquista regolarmente le prime pagine dei giornali e ha grande risonanza nelle chatroom su Internet. Ma è sempre più difficile che possa diventare un vero e proprio strumento di investimento, men che meno un sostituto del dollaro.
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Centro studi Africani una settimana di riflessione online sull’emergenza climatica
Posted by fidest press agency su martedì, 10 novembre 2020
dal 9 al 13 novembre una settimana di riflessione online sul tema della diplomazia dell’acqua e la cultura della sostenibilità, focalizzando l’attenzione sul bacino del lago Ciad. Negli ultimi 40 anni la superficie del quarto grande bacino d’acqua dolce d’Africa si è ridotta del 90% a causa della terribile siccità che ha colpito la regione del Sahel. La prospettiva del progressivo prosciugamento del bacino condiviso da Ciad, Niger, Nigeria e Camerun, rischia di tradursi in un disastro ambientale e umanitario di proporzioni tali da minacciare ulteriormente la sicurezza alimentare dell’area, favorendo le migrazioni forzate. Questo progetto di CSA Centro studi africani nasce in collaborazione con l’IHE Delft Institute for Water Education (NL), il Centro Studi Politica Internazionale (CeSPI), l’Istituto Affari Internazionali (IAI) e Hydroaid, con il sostegno del Ministero degli Esteri e della Cooperazione Internazionale e dell’ATO 3 Torinese. L’iniziativa prevede, esclusivamente on line ad accesso libero, una serie di appuntamenti multidisciplinari che stimolano la riflessione sull’emergenza climatica che investe uno dei territori chiave del Continente africano. L’intero convegno sarà in diretta sulle pagine Youtube e Facebook del Centro piemontese Studi Africani e successivamente disponibili sulle pagine dedicate sul sito http://www.csapiemonte.it
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Il voto alle regionali: una riflessione di carattere generale
Posted by fidest press agency su mercoledì, 4 aprile 2018
Si vota il 22 aprile prossimo. Sono interessati il Friuli, il Molise e la Valle d’Aosta. Sono tre regioni che hanno un basso numero di abitanti ma il loro voto è significativo in quanto sono le prime dopo le politiche del 4 marzo. Si vuole verificare la tenuta del centro destra e delle sue componenti, la capacità dei pentastellati di mantenere le proprie posizioni in ambito regionale e se la crisi del Pd continua ad erodere consensi. Ogni partito, in questo caso, cerca di non “compromettersi” troppo a livello nazionale con il proporre alleanze o intese che possono diventare poco chiare agli elettori e pregiudicare la stessa formazione di un governo. Proprio per questo motivo si pensa di posticipare un’eventuale affidamento dell’incarico, per la formazione dell’esecutivo, dopo il 22 aprile prossimo. Però, poi, a giugno si vota ancora alle amministrative e la storia non finisce qui se vi aggiungiamo, il prossimo anno, le elezioni europee. Se poi, a prescindere da tutti questi “tatticismi”, vogliamo valutare una linea di tendenza, che sta mostrando chiari segni di una presa di coscienza collettiva, dobbiamo riconoscere, in tale contesto, un calo non solo fisiologico dei partiti tradizionali. Una propensione, per altro, verificabile anche all’estero. In altri termini ciò che ha rappresentato per tutto il XX secolo una forte identità ideologica dei partiti da quello comunista alla destra, dal centrismo di taglio democristiano e agli stessi movimenti estremisti, sembra aver esaurito o di molto ridotta la sua carica “passionale”. Al loro posto si stanno affermando nuove identità che in un certo senso tendono a dividersi in due parti ben distinte che potremmo chiamare il partito dell’essere e quello dell’avere. O per meglio dire di chi dispone delle risorse per vivere agiatamente e chi ha poche disponibilità e vivacchia. I primi sono una minoranza e i secondi una maggioranza. Questi ultimi hanno, purtroppo, il difetto di non essersi del tutto resi conto che in democrazia valgono i numeri che la stessa minoranza non ha. Ma nonostante questa défaillance chi ha sa di poter contare sul “dio denaro” e degli effetti distorsivi che provoca nei semplici di cuore e negli ingenui di turno. Ora, a nostro avviso, sta andando a maturazione una nuova e più genuina consapevolezza e in questa “terra di mezzo” sono inevitabili molti scontri: da quello generazionale all’invadenza dei media, dalla disinformazione all’esasperazione sociale e identitaria. Non vorremmo che alla fine subentri la stanchezza e si ritorna al vecchio metodo di fare politica o si scateni una rivolta popolare. (Riccardo Alfonso)
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Gli ultimi attentati devono far riflettere gli italiani e gli europei
Posted by fidest press agency su martedì, 22 agosto 2017
È necessario ripensare due concetti che il politicamente corretto della sinistra e dei circoli culturali del buonismo hanno finora imposto, forti del loro controllo su molti media: l’accoglienza e l’integrazione. I fatti tragici di questi ultimi anni e quelli di Barcellona e forse di Turku in Finlandia di queste ore dimostrano che è fallita l’integrazione con la parte più radicale e fanatica dell’Islam che si è dimostrata quindi inconciliabile con i traguardi raggiunti dalla nostra civiltà”. È quanto dichiara Edmondo Cirielli, deputato di Fratelli d’Italia-Alleanza Nazionale.
“Per questo – aggiunge – bisognerà prevedere per gli immigrati naturalizzati o di seconda generazione che mostrino un radicalismo religioso la privazione della cittadinanza. Altro che ius soli. La cittadinanza non può essere un diritto, ma una conquista di cultura e di rispetto per chi ti ospita. Allo stesso tempo, appare chiaro che l’accoglienza quantitativa e qualitativa sta destrutturando e disumanizzando le nostre società aperte e tolleranti”. “Rischiamo – conclude Cirielli -di divenire xenofobi per colpa di un’immigrazione incontrollata voluta dalla sinistra, ma abbiamo il diritto, come diceva Popper (non certo di Destra o populista), di non tollerare gli intolleranti in nome della tolleranza”.
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La sinistra italiana: una riflessione che viene dal passato
Posted by fidest press agency su lunedì, 17 luglio 2017
Anni fa Eduardo Aldo Carra ha scritto un libro titolato: “Ho perso la sinistra. Le ragioni del declino e le proposte per reinventarla” con la prefazione di Aldo Tortorella (Collana Materiali, Prezzo 8,00 euro, Pagine 144). Allora, nel 2008, si annotava non solo la scomparsa della Sinistra Arcobaleno, ma di tutta la sinistra italiana. E a questo riguardo Carra scriveva: “Nel sistema bipolare si conta se si governa o se si ha il peso per condizionare il governo. Le forze di centro sinistra oggi non sono maggioritarie. E allora o si fanno alleanze larghe o si conquistano nuovi consensi. Nelle ultime elezioni non si sono fatte alleanze e si sono persi consensi. Da qui la gravità della sconfitta. Ma questa crisi in realtà nasce da lontano, e investe soprattutto il rapporto con il mondo del lavoro e con i giovani”. La tesi dell’autore è che gli elettori di sinistra non si siano spostati a destra, ma abbiano dato vita al secondo partito della sinistra: il partito dell’astensione. I voti sono, quindi, ancora recuperabili, ma solo con una profonda ricostruzione di strategie e comportamenti. È necessario, quindi, che la sinistra si faccia promotrice di uno stile di vita alternativo e di un nuovo modello di sviluppo economico e sociale. Questa ricostruzione della sinistra, nel mondo multipolare che scaturirà dalla crisi che sta investendo l’intero pianeta, deve assumere una dimensione europea sia per non rischiare l’emarginazione sul piano economico, sia per riproporre i valori sociali che hanno caratterizzato le esperienze socialiste europee avviando una nuova stagione di diritti del lavoro e di cittadinanza. Ora mi chiedo cosa è cambiato a distanza di nove anni? Poco o nulla, purtroppo, nella famiglia litigiosa del centro-sinistra. La nota più significativa è stata, semmai, quella di aver aperto una porta, non uno spiraglio, a una nuova idea di politica incarnata nella fattispecie dal Movimento 5 stelle. E questo, forse senza che la sinistra ne avesse piena consapevolezza, ha sancito la fine del centro sinistra e non solo come forza di governo e a metterci la pietra tombale è stata e continua ad essere la leadership di Matteo Renzi, l’uomo che divide e non unisce. Ma c’è anche una grossa novità nella politica italiana ed è costituita dal fatto che non esistono più, se non con numeri risibili elettoralmente parlando, i partiti nati e cresciuti intorno a una identità ideologica. Oggi sta nascendo nell’opinione pubblica, e non solo italiana, una nuova certezza che il mondo si sta sempre più caratterizzando tra chi ha e chi è e il chi ha, pur rappresentando una ristretta minoranza, ha saldamente in mano le leve del potere e le esercita per emarginare il chi è rappresentato da quel popolo che per la loro condizione economica è posto ai margini della società. (Riccardo Alfonso direttore del centro studi politici e sociali della Fidest)
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Una riflessione sulla sicurezza a partire dalla Bibbia di Anna Maffei
Posted by fidest press agency su martedì, 6 giugno 2017
Il bisogno di sicurezza è posto al centro di tutto in questo nostro tempo. E’ un ritornello che ci stordisce e che risuona, spaventando fin nel profondo le coscienze anche dei/delle più giovani fra noi. Siamo incerti su tutto, il lavoro specialmente – non c’è sicurezza sul lavoro e non c’è sicurezza del lavoro. Siamo incerti sul futuro del pianeta, siamo precari nei nostri affetti, non ci sentiamo sicuri a camminare per strada nelle nostre periferie, il nostro futuro economico è incerto e incerto è il futuro dei nostri risparmi, per chi ancora ce li ha. In risposta a questo bisogno di sentirsi al sicuro si propongono a livello governativo delle norme che vengono riassunte nell’espressione “pacchetto sicurezza”, ma in queste norme sono presentate soluzioni che non creano sicurezza ma inimicizia, divisioni, diffidenze, conflitto sociale e quindi maggiore insicurezza. Vorrei proporre per una volta un approccio diverso a questo tema che parta dalla fede e dalla Bibbia. C’è un versetto biblico che risuona nella mia testa molto spesso, una frase che ho cercato di insegnare al mio nipotino per il momento in cui va a letto: “In pace mi coricherò, in pace dormirò, perché tu solo Signore mi fai abitare al sicuro” (Salmo 4, 8). Questa è la sicurezza di cui parla la Bibbia: fiducia in Dio anche quando dormiamo, cioè quando siamo completamente senza difese. E’ anche l’esperienza di Giacobbe fuggiasco da un fratello che minacciava di ucciderlo quando, solo, con una pietra per guanciale, dormiva e sognava di una presenza rassicurante. Al suo risveglio esclamava: “Dio era in questo posto e io non lo sapevo!”. Fede è fiducia in Dio che si fa presente e ci protegge in situazioni senza luce. La fiducia, e il tipo di sicurezza che ne deriva, non è naturale, è rivelazione, va appresa vivendola. E va appresa proprio nell’incontro con l’Altro per eccellenza, con lo Sconosciuto che imprevedibilmente ci incontra. In che modo può questa intuizione biblica venirci incontro mentre parliamo delle nostre concrete insicurezze e delle nostre paure? Il Dio biblico non ci incontra soltanto nella visione luminosa in una notte buia ma ci incontra nell’altro, il fratello prima ostile. Dio aveva detto a Giocobbe: “Io sono con te e ti proteggerò dovunque andrai”. E poi dopo molti anni Giacobbe dice al fratello Esaù che lo accoglie superando inimicizia e desiderio di vendetta: “Io ho visto il tuo volto come uno vede il volto di Dio”. Il volto s-conosciuto di Dio è ri-conosciuto nel volto del nemico ritrovato come fratello. Paradossalmente il “pacchetto sicurezza” contrabbanda come sicurezza l’istituzionalizzazione della paura del diverso, rende più difficile l’incontro fra italiani e stranieri, nega la fraternità e l’uguaglianza di diritti, sacralizza il concetto di nazionalità, mina alle radici la fiducia reciproca indispensabile alla convivenza pacifica cercando di trasformare perfino i medici da coloro che si prendono cura a possibili delatori di identità “clandestine”. Nessuna persona è clandestina perché la terra non è proprietà esclusiva e definitiva di un popolo, di nessun popolo, la terra è eredità promessa ai miti e i miti sono coloro che accolgono l’altro così com’è, con il suo bisogno di amore, di protezione, con la sua fame di vita e di dignità. Nell’ambito della Conferenza mondiale dei battisti per la pace che si è tenuta a Roma e si è conclusa il 14 febbraio scorso abbiamo esplorato e analizzato molti fra i 50 conflitti armati che infuriano oggi nel mondo. Abbiamo anche considerato le scie di sangue che percorrono paesi che si credono pacificati, abbiamo ascoltato testimonianze drammatiche di persone provenienti da popoli umiliati da governi autoritari e corrotti, abbiamo udito le grida soffocate dei popoli falcidiati dalla guerra per il pane che manca, dalla pandemia dell’aids, dalla malaria, dal colera per l’acqua inquinata. Oh se si riuscisse a vivere e a combattere per un’idea, un obiettivo di sicurezza che abbracciasse tutti questi popoli, tutti i bambini, tutte le donne, quelle violentate nelle nostre case e nelle nostre strade e quelle stuprate ed esibite come trofei di guerra o come conquiste nei bordelli delle terre esotiche visitate da ricchi turisti! La sicurezza si costruisce con la giustizia e non con la pseudogiustizia privata, nazionale ed armata. Né le ronde, né gli eserciti per le strade ci faranno sentire più sicuri. Le mani intrecciate, le storie ascoltate, i diritti riconosciuti, la presa in carico delle responsabilità storiche che portiamo tutti insieme, il ri-conoscerci nella fraternità e nell’uguaglianza qualunque sia la terra dove siamo nati, questo potrebbe farci scoprire che Dio era proprio qui in mezzo al buio della nostra cecità e noi non ce ne eravamo accorti. (fonte: UCEBI.IT)
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“La vicenda di dj Fabo ci colpisce, ma ci aiuta a fare una riflessione ulteriore”
Posted by fidest press agency su mercoledì, 1 marzo 2017
“Se ne va, proprio mentre in Parlamento stiamo discutendo un disegno di legge che prevede le Disposizioni anticipate di trattamento (Dat). Una legge che come altre arriva dopo un lungo percorso nel mondo civile, che chiede più diritti. Negli ultimi anni abbiamo visto sempre più persone attraversare il confine per accedere alle cliniche svizzere dove esiste una precisa regolamentazione in merito”. Lo dichiara Micaela Campana, deputata del PD.”La legge non istituisce un obbligo, ma una possibilità in più in uno stato laico per quei cittadini che non riconoscono più nella propria esistenza le ragioni e le passioni di una vita. C’è chi può e vuole “ricostruirsi” e continuare a lottare, ma anche chi come Dj Fabo o Piergiorgio Welby in una condizione fortemente invalidante hanno preferito la libertà di andarsene. Questo non ci lascia immuni o impassibili di un dramma, ma pensare che anche nel momento più delicato lo Stato li abbia lasciati soli, senza una regolamentazione, costringendo Fabo e altri ad affidarsi ad uno Stato estero, è doppiamente una sconfitta. – Conclude Campana – Forse è per questo che dovremmo arrivare presto ad una legge, per dare fino all’ultimo valore al termine cittadinanza”.
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A proposito del tema riguardante l’eliminazione/riduzione dei privilegi pensionisti in Italia
Posted by fidest press agency su mercoledì, 1 marzo 2017
Riceviamo, per conoscenza, quanto Luigi Ciolli ha scritto allo Staff L’Arena Rai. Riprendiamo il messaggio convinti d’offrire ai nostri lettori utili motivi di riflessione: “Spettabile Staff L’ARENA – RAI Grazie per l’interessante ultima trasmissione che ha affrontato il tema della eliminazione/riduzione dei privilegi pensionisti in Italia ma, siamo rimasti sorpresi nel vedere che le osservazioni tecniche dell’On. Maurizio Paniz (esperto avvocato che difende dei privilegiati) non sono state presi al volo dai politici che partecipavano alla trasmissione al fine di presentare una proposta per una legge inattaccabile da ricorsi. Speriamo nella prossima trasmissione possiate cogliere l’occasione proporre all’attenzione dei politici e dei telespettatori quanto segue.
In sintesi, l’esperto avvocato On. Maurizio Paniz ha chiaramente spiegato che
un ricorso contro un provvedimento legislativo per ridurre i privilegi pensionisti
può essere accolto, come lo è già stato in passato, dalla Corte Costituzionale se diretto solo su alcuni soggetti. Al contrario, il ricorso non avrebbe speranza se il provvedimento di legge avrà come base l’emergenza, sia limitato nel tempo e diretto a tutti.
Per quanto sopra, per eliminare/ridurre i privilegi pensionistici, è possibile purché il Governo e/o i parlamentari varino un provvedimento in pochi giorni, come segue:
1) è possibile soddisfare il primo requisito, infatti, premesso che in Italia siamo in emergenza economica tanto che i lavoratori sono stati oggetto di eliminazioni di loro diritti pregressi, il dimostrarlo di nuovo appare semplice.
2) è possibile soddisfare il secondo requisito, infatti, possiamo limitare nel tempo, diciamo 5 anni, la riduzione e/o eliminazione dei privilegi pensionistici. Poi vedremo se l’emergenza passerà o meno.
3) è possibile soddisfare il terzo e ultimo requisito, infatti, basta che il provvedimento sia diretto a tutti, ricalcolando le pensioni con il sistema contributivo. Ovviamente detta norma dovrebbe intervenire su importi mensili netti superiori ai 1.800,00 euro per non creare nuovi poveri e la stessa norma deve stornare subito i risparmi che ne conseguono ai disoccupati, cassaintegrati, nullatententi e via dicendo, in modo da rimettere subito in circolo (nei consumi quotidiani) tali risorse e far ripartire consumi e occupazione. Vale notare che questo è, a nostro giudizio, il punto che pare ostacoli detto provvedimento perché tocca ex-sindacalisti, pensionati baby e via dicendo che sono la massa dei privilegiati a carico di tutta la collettività.
Come sopra detto, come hanno spiegato anche gli eletti al Parlamento che abbiamo sentito in trasmissione, bastano pochi giorni per varare un simile provvedimento. Certo che non lasciano ben sperare le risposte del Presidente della Camera dei Deputati alle Jene quando gli hanno chiesto di sopprimere l’assurda assicurazione ai parlamentari che grava sulla collettività.
L’importante è che, chi abbiamo eletto a rappresentarci al Parlamento, comprenda che per riavviare l’economia del Paese occorre dimostrare ai cittadini che si lavora davvero per eliminare i privilegi che affossano l’economia e aumentano la disparità tra i cittadini.
Occorre creare fiducia nel futuro e, nello stesso tempo, immettere subito sul mercato dei consumi le risorse che i privilegiati accantonano in conti correnti improduttivi e/o le trasferiscono all’estero: infatti, i non abbienti spenderebbero subito mese per mese quanto gli arriverebbero rilanciando il mercato dei consumi che crea posti di lavoro”. (Pier Luigi Ciolli Cittadini per vivere la città – nuove direzioni)
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Riflessione dell’On. Mario Tassone sul Meeting di CL a Rimini!
Posted by fidest press agency su martedì, 23 agosto 2016
Il Meeting di Rimini, che Comunione e Liberazione organizza da molti anni, è un appuntamento a cui non mancano i detentori pro tempore del potere e personaggi famosi. Anzi per i primi è l’occasione per riproporre, più che idee e programmi, leadership a volte appannate. Una tribuna per gli esponenti del governo e nessun riscontro equilibrato a posizioni diverse! Una presenza a un salotto divenuto esclusivo per la sapiente regia degli organizzatori impegnati a presentare C.L. come realtà profetica dai progetti di ampio respiro, dalle verità indiscusse. Una oasi incontaminata dai mali di questo mondo, affollato da peccatori e inadeguati. E allora si comprende la corsa a partecipare per conquistare benemerenza e un salvacondotto. Mai Rimini ha visto in primo piano personaggi di un “mondo diverso”. E quando ci sono, anche in questa edizione, sono risucchiati da un conformismo fastidioso. Si parla degli altri, di quelli che stanno fuori perché nel Meeting tutto è ritenuto perfetto. Certo il dato positivo è la presenza di tanti giovani che partecipano con l’entusiasmo della fede, questa si vera, e della generosità propria del loro tempo. E poi cosa rimane? Non si sa in un anno, aspettando l’agosto successivo, cosa fanno Cl e le sue potenti strutture collaterali. Quanto si è discusso a Rimini, temi ripassati per la verità, non trova sbocchi. Tutto si consuma nell’apparire. Quanto serve per continuare un impegno talmente esclusivo che scompare dai rader della conoscenza . Si dice che la scelta politica è individuale. Ma molti personaggi, noti alle cronache, non sarebbero andati lontani se non ci fossero state le adesioni di giovani, e non, a cui si chiede servizio verso gli ultimi…. e qualche supplemento in più. Rimini ha sempre sdoganato tutto anche quando si soffocavano i vecchi partiti, la D.C. veniva vilipesa e la storia democratica contraffatta. C’è sempre una zona grigia in certe vicende: la dicotomia fra valori con forza affermati e la pratica. Un imbroglio e una offesa! Il presidente della repubblica, che non si è sottratto al richiamo riminese, nel suo intervento ha detto: “molti si isolano in circuiti ristretti, illudendosi che il mondo appartenga solo a chi la pensa come loro e riversano astio e livore su chi pensa diversamente”. Una riflessione che condivido. Mi auguro che Mattarella l’abbia fatto pensando anche ai suoi ospitanti, gestori di una organizzazione sempre più esclusiva dalle élites spinte e disinvolte!
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Il celibato dei preti
Posted by fidest press agency su giovedì, 10 luglio 2014
Arriva in libreria il nuovo e atteso volume, edito da Elledici e Velar, Il celibato dei preti. Una sfida sempre aperta (pagine 304 – € 19,00).
Si tratta di un libro che va dritto al cuore della questione, senza pregiudizi e lontano da stereotipi. Ne è autore, Vittorio Moretto, missionario Comboniano, per anni in missione in Togo, e formatore di giovani missionari.L’autore affronta il tema del celibato sacerdotale, particolarmente discusso nel nostro tempo. Di fronte a interrogativi e obiezioni, il libro sviluppa una riflessione molto approfondita sulla questione. Non è un libro per specialisti – anche se da questi prende le più sostanziali informazioni storiche, teologiche, spirituali, psicologiche e sociologiche per metterle al servizio del lettore – ma uno strumento prezioso, completo ed equilibrato, chiaro e profondo al contempo, per comprendere, al di là di pregiudizi e stereotipi, la realtà della scelta celibataria, per aprire il cuore alla persona di Gesù Cristo, al suo messaggio e all’insegnamento della Chiesa e per scoprire il senso, la bellezza e la possibilità di vivere in modo corretto la sessualità nel celibato consacrato.
L’autore, nelle pagine di questo suo documentato libro – composto da 20 capitoli – si sofferma e si confronta con obiezioni molto comuni quando si affronta questo tema: “Il celibato non è qualcosa di anormale?”; “Non è innaturale in se stesso e perciò impossibile da proporre?; “Perché la Chiesa impedisce che i sacerdoti si sposino?”; “Perché non permette che si ritorni alle consuetudini dell’inizio del cristianesimo, quando esistevano sacerdoti e vescovi sposati?”; Non è una posizione disumana, quella della Chiesa?”.
Questi e molti altri interrogativi, seri e importanti, meritano una riflessione e una risposta che questo libro intende offrire.
L’autore non intende provocare polemiche, confronti o divisioni, degli uni contro gli altri, su verità teologiche, storiche e sociologiche, bensì si augura che sia possibile per il lettore scoprire il senso, la bellezza e la possibilit&agra ve; di vivere in modo corretto la sessualità nel celibato consacrato.Una pubblicazione impegnativa, ma chiara ed esaustiva nel dare risposte chiare e meditate ad una questione molto dibattuta dei nostri tempi, all’interno come fuori del mondo ecclesiale.
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Carceri: simpone una seria riflessione
Posted by fidest press agency su mercoledì, 15 gennaio 2014
“Le parole rese oggi dal procuratore aggiunto di Messina, Sebastiano Ardita, durante l’audizione in commissione giustizia alla Camera sul dl carceri, ci impongono una seria riflessione” così Alessandro Pagano, capogruppo di Ncd in commissione giustizia alla Camera, commenta la relazione del procuratore aggiunto e già direttore del Dap, Sebastiano Ardita. “Sono due gli aspetti, sottolineati dal procuratore, che preoccupano e non poco. Da una parte, la questione della “liberazione anticipata speciale” che, con il meccanismo previsto dal decreto, per cui lo sconto cresce con il crescere della pena, crea una situazione paradossale, ovvero la possibilità di far uscire i soggetti più pericolosi sul piano criminale. In parole più semplici, ciò vuol dire che a usufruire di tale liberazione anticipata speciale potrebbero essere esponenti della criminalità mafiosa, condannati a pene lunghe. Dall’altra, la questione del risarcimento cosiddetto equitativo. Si tratta di una disposizione che, se applicata massicciamente, costringerebbe lo Stato a sostenere costi elevatissimi. Parliamo di cifre folli, fino a 365 milioni di euro l’anno, tanto quanto lo stanziamento per il piano carcerario” spiega Pagano. “Di fronte a tutto questo, credo sia necessario avviare una seria e profonda riflessione. Dobbiamo evitare che il dl carceri si trasformi in un boomerang, i cui effetti sarebbero tutti a carico della collettività, sia in termini di sicurezza dei cittadini che di costi” conclude.
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Gesù storico, Gesù della fede
Posted by fidest press agency su mercoledì, 5 giugno 2013
Giuseppe Flavio, storico ebreo negli anni 93 o 94 d.C. nelle sue “Antichità giudaiche” parla di Gesù. Oggi non esiste il manoscritto originale. Possiamo accedere alla sua conoscenza solo attraverso la copiatura del manoscritto ad opera, nel corso dei secoli, dei diversi monaci cristiani. A questo riguardo va altresì precisato che prima del terzo secolo d.C. non esistevano monasteri e data la professione di fede ebraica di Flavio e l’ambiente nel quale viveva vi possono essere stati dei ritocchi al suo manoscritto. Pur con tutte queste puntella-ture, ciò che emerge, dal testo giunto ai giorni nostri, è che la testimonianza sull’esistenza di Gesù è da considerarsi valida. Flavio lo definisce: “Un uomo buono che attrasse dietro di se molte persone, che ebbe dei discepoli che gli rimasero fedeli anche nei momenti più difficili e che fu condannato sotto Pilato e morì sulla croce e che i suoi discepoli, sin dal primo momento, dissero che al terzo giorno era resuscitato e vive in mezzo a noi, e in lui si compiono le cose meravigliose annunciate dai profeti.”
A questa testimonianza “esterna” si aggiunge quella dei suoi discepoli e, soprattutto dei quattro evangelisti: Matteo, Marco, Luca e Giovanni che ci hanno raccontato la vita di Gesù segnandola come la “buona notizia” dal greco “evangèlicon”. Non solo. A latere sono fiorite altre “buone notizie” da autori poco noti e che sono passate alla storia come “apocrife”. Da tutto ciò non mi sembra vi possano essere dubbi sull’esistenza di un uomo carismatico, dalla parola suadente, dalla fermezza dei suoi principi posto al cospetto delle debolezze umane incluse quelle dei sacerdoti di Gerusalemme nel tollerare la presenza di mercanti dinanzi al tempio, luogo di fede e di sacrale rispetto. Ma la storia può spiegare il Gesù della fede?
Questa riflessione la considero importante per considerare il fondamento sul quale si costrui-scono il cristianesimo e la sua pesante eredità di sofferenze, martirii, persecuzioni ed emarginazioni. La parola di Gesù è stata quella che uccide perché la natura umana conosce la strada giusta ma preferisce percorrere l’impervia. Perché non è sufficiente costruire una Chiesa in nome di un Gesù elevato agli onori di un Dio. Occorre ogni giorno dare testimonianza di se ed essere costruttori di pace per ritrovare la via, la verità e la giustizia. E in questo le religioni non sempre si ritrovano con il Gesù della fede facendoci dubitare della sua stessa esistenza.(Riccardo Alfonso fidest@gmail.com)
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