A Roma, lunedì 20 febbraio a partire dalle 9, presso l’Aula Magna della Pontificia Università San Tommaso D’Aquino, alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, del Ministro della Salute Orazio Schillaci e di altre autorità. A beneficio di quanti non potranno presenziare e della cittadinanza in generale, sarà predisposto un servizio di diretta streaming, attraverso i canali social e i siti istituzionali degli Enti organizzatori.La celebrazione congiunta sarà strutturata in modo da alternare letture di brevi testi di scienziate e scienziati, poeti e poetesse con esecuzioni musicali della Red Shoes Women Orchestra, diretta dal Maestro Dominga Damato e composta da sole musiciste donne.La scelta di privilegiare un’orchestra al femminile nasce dalla comune volontà di lanciare un segnale di attenzione per contrastare la violenza e gli episodi che la cronaca continua a registrare e che, purtroppo, sempre più spesso sono perpetrati, in particolare contro le donne e contro i professionisti sociosanitari a prescindere dal genere. Promossa dal regista Ferzan Ozpetek e dal paroliere Mogol, la giornata è stata istituita con la Legge 13 novembre 2020 “per onorare il lavoro, l’impegno, la professionalità e il sacrificio del personale medico, sanitario, sociosanitario, socioassistenziale e del volontariato nel corso della pandemia da Coronavirus”. È stata scelta la data simbolica del 20 febbraio per ricordare il giorno in cui a Codogno venne scoperto il “paziente uno”.
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20 febbraio Giornata nazionale del personale sanitario
Posted by fidest press agency su giovedì, 16 febbraio 2023
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“Il Servizio sanitario nazionale sta precipitando inesorabilmente verso il fallimento
Posted by fidest press agency su sabato, 17 dicembre 2022
Per impedire questo triste epilogo domani scendiamo in piazza per salvare la sanità pubblica, per difendere il diritto alla salute e il diritto alle cure”. Così il segretario nazionale della Fp Cgil Medici e Dirigenti Ssn, Andrea Filippi, alla vigilia della manifestazione promossa dall’intersindacale ‘uniti per la Sanità’ in programma domani a Roma in piazza Santi Apostoli a partire dalle ore 14. “Da anni i Governi – sostiene il dirigente sindacale – stanno deliberatamente programmando il fallimento del Servizio sanitario nazionale, pubblico e universale, a vantaggio del privato, anche quando convenzionato. Hanno agito definanziando, tagliando il personale, bloccando i contratti, ma soprattutto alimentando il conflitto dei cittadini contro gli operatori. Oggi le condizioni di lavoro nei servizi sono pessime, il personale è sottopagato e ridotto ai minimi indispensabili. Con questa legge di Bilancio si definanzia ulteriormente il Fondo sanitario nazionale e non si mettono risorse per assumere, al contrario si favorisce la disaffezione al lavoro pubblico, favorendo la libera professione con la flat tax”. Inoltre, prosegue Filippi, “non scordiamo che il contratto dei medici e dirigenti sanitari del 2019/2021 è scaduto e bloccato in qualche stanza del Ministero dell’economia e delle finanze, mentre dilaga il fenomeno dei medici mercenari che lavorano a gettone. Il tutto è indecente. Se vogliono una sanità senza medici e sanitari pubblici ci provassero. Noi sindacati uniti saremo domani in piazza per salvare il Ssn, pubblico e universale, vogliamo le assunzioni, il contratto e migliori condizioni di lavoro. Scendiamo in piazza per la salute delle cittadine e dei cittadini. È solo l’inizio, il nostro obiettivo è una grande mobilitazione di tutti gli operatori sanitari uniti alla cittadinanza”, conclude.
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Piano di rilancio del Servizio Sanitario Nazionale
Posted by fidest press agency su mercoledì, 5 ottobre 2022
Roma, 11 ottobre 2022 – Ore 10.00 – 13.30 Sala Capitolare, Chiostro del Convento di Santa Maria sopra Minervapresso il Senato della Repubblica – Piazza della Minerva 38. Il Rapporto rivaluta l’impatto delle “patologie” pregresse che compromettono lo “stato di salute” del Servizio Sanitario Nazionale (imponente definanziamento pubblico, “incompiuta” dei nuovi LEA, inadeguata governance Stato-Regioni) e analizza i rischi di quelle emergenti, alla luce di due incontestabili certezze. Innanzitutto la pandemia – oltre a non aver mollato la presa – ha ulteriormente indebolito il SSN con effetti a medio-lungo termine: ritardi nell’erogazione di prestazioni ordinarie con impatto sulle liste di attesa, emergenza di nuovi bisogni di salute, depauperamento e demotivazione del capitale umano. In secondo luogo, lo stato di salute del SSN dovrà inevitabilmente fare i conti con un ulteriore “fattore ambientale” di portata globale, ovvero la crisi energetica ed economica. Il Rapporto analizza inoltre le criticità che possono ostacolare riforme e progetti del PNRR al fine di predisporre le adeguate contromisure per centrare i due obiettivi chiave: ridurre le diseguaglianze regionali e ottenere il massimo ritorno di salute dalle risorse investite.
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Fascicolo sanitario elettronico
Posted by fidest press agency su venerdì, 22 luglio 2022
Il Fascicolo sanitario elettronico (FSE) cambia pelle con la pubblicazione delle nuove linee guida e l’approvazione del decreto attuativo. Questo dossier che raccoglie i dati di tutti gli italiani ai fini di prevenzione, diagnosi cura e riabilitazione, e sarà punto unico di accesso per i cittadini ai servizi sanitari pubblici, rispetto al 2012 quando il governo Monti lo previde per la prima volta per legge, ha subito tre modifiche chiave. Nel 2020 il decreto legislativo 34 ha eliminato il consenso alla sua alimentazione e lo ha esteso alle strutture della sanità privata. Lo scorso gennaio con il decreto-legge 4/2022 si è aperta la strada a decreti per “metterlo a terra”. Le regioni hanno 3 mesi per adeguarsi dall’entrata in vigore di ciascun decreto. Se non lo fanno lo stato le sostituisce per inadempienza. E poi sono arrivati i decreti. Il primo, approvato a maggio, detta le linee guida del fascicolo, appena pubblicate. Il secondo, relativo ai sistemi di sorveglianza nel settore sanitario e governo della sanità digitale, è stato approvato dalla conferenza stato-regioni nei giorni scorsi.Il decreto-legge 4/22 ha previsto come va strutturato il FSE, quali dati vi afferiscono, e ha dato poteri all’Agenas di agenzia per la sanità digitale. Il fascicolo dovrà contenere documenti sanitari e dati dell’assistito in formato strutturato, secondo standard che Asl, ospedali ed erogatori pubblici e privati devono rispettare all’origine.Secondo il DL 4 inoltre l’Agenzia dei servizi sanitari regionali-Agenas assume il ruolo di Agenzia nazionale per la sanità digitale (ASD). Veste nella quale, d’intesa con Transizione Digitale e Presidenza del Consiglio, curerà standard di raccolta, conservazione, consultazione e scambio dati da parte degli enti del Servizio sanitario nazionale. In più, certificherà le soluzioni digitali in sanità, e potrà offrirle a fornitori; inoltre potrà renderà disponibili alle strutture specifiche soluzioni di controllo formale dei documenti e per alimentare i fascicoli sanitari. Attualmente, sono attivati i fascicoli di 57 milioni di italiani ma da qui a farli usare a medici e pazienti servono passaggi specifici. Nelle linee guida appena pubblicate in Gazzetta si parla di requisiti da adottare subito ed altri da adottare entro il 2026, anno di conclusione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Da subito, vanno uniformati i servizi del FSE esistenti, va allargato il set di documenti e vanno realizzati l’Indice nazionale dei documenti, l’anagrafe nazionale assistiti, la tracciatura del dato nel fascicolo. Entro il 2026 va fatto in modo che non si acceda a soli PDF e documenti ma anche a dati, si usino sistemi di codifica standardizzato, che vi sia una nuova architettura con repository centrale, che si possano adottare strumenti d’intelligenza artificiale per elaborare i dati, che vi sia un processo continuativo di verifica degli standard. Raccomandata l’estensione del fascicolo ai dati omici, genetici, epigenetici. Si fissa il target per cui l’85% dei medici di famiglia italiani deve usarlo, e tutte le regioni devono adottarlo ed utilizzarlo. E si specificano i contenuti del patient summary: il medico di famiglia vi inserirà patologie croniche, organi mancanti o trapianti, reazioni avverse allergie, farmaci utilizzati per la cronicità, anamnesi familiare, fattori di rischio, vaccinazioni ed eventuali malattie in atto. Saranno le regioni a curare la gestione dei fascicoli, usando standard di clinical document architecture HL7 CDA release 2 e sistemi di codifica ICD-9-CM per le malattie, LOINC per le analisi cliniche, AIC, ATC per la classificazione dei farmaci, AIC per la loro immissione in commercio.Con l’ultimo ok, a luglio, da parte delle regioni, si adeguano le richieste fissate dal DL 4/22 ai requisiti richiesti dall’Unione Europea per erogare a questo capitolo risorse per oltre 610 milioni di euro: quasi 299,6 per potenziare l’infrastruttura digitale dei sistemi sanitari e 311,38 per incrementare le competenze digitali dei professionisti del Ssn. Come spiegato dal Presidente del Molise,Donato Tomache ha guidato la Conferenza in cui è stato approvato il decreto, le risorse per il FSE saranno ripartite tra le Giunte che presenteranno un piano operativo; il Governo dovrà definire criteri per omogeneizzare, a livello nazionale, l’erogazione dei contributi a favore degli erogatori privati. By Mauro Miserendino Fonte Doctor33
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Il servizio sanitario è stato fortemente penalizzato in questi ultimi anni
Posted by fidest press agency su domenica, 19 giugno 2022
Il progressivo depotenziamento dell’assistenza ospedaliera del nostro Paese è nei numeri. In dieci anni (2010-2019), gli istituti di cura sono diminuiti da 1.165 a 1.054, con un taglio di circa 25mila posti letto di degenza ordinaria (da 215 mila a 190 mila). Non solo. Il personale dipendente del Servizio Sanitario Nazionale è diminuito di 42.380 unità (da 646.236 a 603.856) e il definanziamento della sanità ha raggiunto i 37 miliardi. La pandemia ha mostrato la debolezza del sistema e l’attuale crisi dei Pronto Soccorso non è altro che il risultato di anni di tagli e la punta dell’iceberg di un sistema ospedaliero in affanno. E le proposte di riforma della medicina territoriale (Decreto Ministeriale 71) sono insufficienti a colmare le gravi lacune sempre più evidenti, che rischiano di compromettere la qualità dell’assistenza. L’esigenza di avvicinare le cure all’ambiente di vita dei pazienti non può essere soddisfatta semplicemente con la creazione di nuove strutture, le cosiddette Case di Comunità (una ogni 50mila abitanti), definizione peraltro impropria in quanto non di comunità si tratta bensì di popolazione, o peggio i Distretti sanitari (uno ogni 100mila abitanti), come previsto dal DM 71. Per questo serve un nuovo modello, in cui territorio e ospedale siano interconnessi. A partire da un ospedale “adeguato”, che sia esteso al territorio, ridefinendo i parametri che finora ne hanno caratterizzato l’organizzazione e che risalgono al 1968. È quanto chiede il “Forum delle Società Scientifiche dei Clinici Ospedalieri e Universitari Italiani” (FoSSC), oggi in una conferenza stampa virtuale, con l’intervento di Walter Ricciardi (Membro del Consiglio Esecutivo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e Presidente del ‘Mission Board for Cancer’ dell’Unione Europea). È inoltre reale il rischio che l’attivazione di strutture territoriali in assenza di adeguato personale medico comprometta il sistema delle cure primarie, definito addirittura già da una Convenzione Internazionale e svolto attraverso il medico di medicina generale con la presa in carico di tutti i cittadini davvero in prossimità della loro soglia di residenza. Le cure primarie infatti hanno nulla o poco a che fare con i Servizi Territoriali, rappresentano invece la prima occasione di contatto degli individui e delle famiglie con il Sistema Sanitario e costituiscono il primo elemento di un processo continuo di assistenza sanitaria, un settore ben definito da preservare ed anzi da potenziare. La pandemia ha evidenziato una doppia criticità: l’assenza del territorio e l’insufficienza dell’ospedale. E quest’ultima non corrisponde alle mancanze del territorio, perché contiene un’enorme quota di bisogni clinici, tecnologici e di competenze specifiche, che stanno diminuendo sempre di più nei nosocomi.
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La Commissione europea presenta il profilo sanitario dell’Italia
Posted by fidest press agency su domenica, 26 dicembre 2021
Il rapporto della Commissione Europea sullo stato della salute in Italia nel 2020 evidenzia le difficoltà dovute al Covid-19, ma fa anche notare che il paese ha ora uno dei tassi di vaccinazione più alti in Europa. Il profilo sanitario presentato dalla Commissione, con lo scopo di supportare le scelte decisionali dei responsabili sanitari, parte dal presentare la forte riduzione di oltre un anno dell’aspettativa di vita nel nostro paese dovuta alla pandemia di COVID-19. Nonostante questo, tuttavia, l’Italia continua ad avere uno dei più alti livelli di aspettativa di vita nell’Unione europea (UE), anche se le disuguaglianze geografiche sotto questo aspetto sono significative, con un divario tra regioni meridionali e settentrionali di quasi tre anni. Gli esperti sottolineano che tale differenza dovrebbe ridursi almeno temporaneamente nel 2020, poiché la pandemia ha avuto un impatto maggiore sulle regioni settentrionali. Il documento analizza poi l’onere del cancro in Italia, che è notevole. Nel 2018 sono decedute per cause oncologiche oltre 180.000 persone, più del doppio del numero di decessi per COVID-19 registrato nel 2020. I tassi di screening per il cancro al seno, al collo dell’utero e al colon-retto sono diminuiti di circa il 40-45% nel 2020 a causa della pandemia, e si prevede che questo fatto si tradurrà in un ritardo nella diagnosi.Vengono poi analizzati i fattori di rischio per la salute, tra cui fumo, cattiva alimentazione, inattività fisica e obesità sono i più importanti nel paese. Per quanto riguarda il fumo, in particolare, quasi il 30% dei quindicenni ha riferito di aver fumato nell’ultimo mese, uno dei tassi più alti dell’UE. Tre bambini su dieci di età compresa tra otto e nove anni erano in sovrappeso o obesi nel 2019, con una prevalenza nel sud del paese e nelle famiglie con condizioni socioeconomiche sfavorevoli, e la percentuale di ragazzi e bambini in sovrappeso o obesi è superiore alla media UE.Il rapporto si sofferma poi sulla spesa sanitaria pro capite, che in Italia è stata di 2.525 euro nel 2019, pari all’8,7% del PIL, e quindi inferiore alla media UE del 9,9%. Gli esperti notano che negli ultimi anni è cresciuta molto la parte di spesa sanitaria pagata di tasca propria dalle famiglie, ma notano anche che la spesa pubblica in senso sanitario è aumentata notevolmente in risposta alla pandemia.Per quanto riguarda la gestione di COVID-19, i ricercatori sostengono che, nonostante il sistema sanitario fosse ben sviluppato nelle regioni più colpite, il paese non è stato in grado di appiattire con abbastanza anticipo la curva dei contagi, con conseguente saturazione degli ospedali e crescita dei decessi, per cui in Italia si è verificato uno dei tassi di mortalità più alti per COVID-19 durante la prima ondata della pandemia. La pur ampia serie di misure restrittive messe in atto non è stata in grado di prevenire una seconda ondata della pandemia, anche se l’aumento della capacità dei letti di terapia intensiva e la mobilitazione di operatori sanitari aggiuntivi hanno contribuito a rispondere alle pressioni durante i picchi di pandemia. La mortalità è stata comunque elevata fino alla primavera del 2021, tanto che il tasso di mortalità cumulativo da COVID-19 in Italia ad agosto 2021 era superiore alla media UE di circa il 35%. La campagna vaccinale contro il COVID-19 ha portato il 60% della popolazione totale a essere completamente vaccinato con due dosi o a una situazione equivalente entro agosto 2021, con una percentuale superiore alla media dell’UE. (fonte doctor33)
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“Finalmente si torna ad investire sul personale sanitario”
Posted by fidest press agency su giovedì, 4 novembre 2021
“Nella manovra approvata in Consiglio dei Ministri sono state rese stabili 12 mila borse di specializzazione per i giovani medici. Così si supererà l’imbuto formativo ricorrendo ad un programma di investimenti duraturo nel tempo per garantire il fabbisogno di specialisti in modo stabile. Non sono poi mancate novità importanti anche per quel personale assunto durante l’emergenza con l’autorizzazione agli enti del Servizio sanitario nazionale di stabilizzarlo a tempo indeterminato. Finalmente, dopo l’ultimo anno e mezzo di emergenza pandemica, è diventato ormai evidente a tutti non solo la centralità del comparto sanità ma anche il fatto che ogni investimento in questo settore debba necessariamente partire dal personale”. Così Federico Gelli, presidente della Fondazione Italia in Salute, commenta la manovra del Governo.
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Incremento Fondo sanitario
Posted by fidest press agency su martedì, 26 ottobre 2021
“Bene l’incremento del Fondo sanitario nazionale, frutto delle rivendicazioni sindacali di questi mesi difficili di pandemia e anche prima. La salute è un investimento sul futuro ed è un bene archiviare la stagione dei tagli. Ora queste risorse siano vincolate ad un piano straordinario di assunzioni e al potenziamento degli organici in Sanità, insieme alla stabilizzazione di tutti i precari Covid. Si tratta infatti di risorse di parte corrente che quindi possono essere usate dalle aziende per implementare l’occupazione, visto che, parallelamente, gli stanziamenti previsti dal Pnrr saranno utilizzati per potenziare l’offerta e l’organizzazione sanitaria territoriale. Dobbiamo davvero dare risposte agli operatori sanitari in termini di salari, occupazione e valorizzazione professionale ma possiamo anche migliorare la qualità dell’assistenza ai cittadini. Ora accelerare su riforme, assunzioni e rinnovo contrattuale”. È quanto dichiarano Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl commentando le parole del ministro della Salute, Roberto Speranza, che ha annunciato un incremento in manovra del Fondo sanitario di 2 miliardi nel 2022, di 4 nel 2023 e di 6 nel 2024 quando si arriverà a 128 miliardi complessivi.
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Sperimentazione di un sistema avanzato di soccorso sanitario in emergenza
Posted by fidest press agency su domenica, 11 luglio 2021
Federconsumatori aderisce al progetto SEAM (Sanitary Emergency Air Mobility) della Società Italiana 118 siglando un importante protocollo di intesa finalizzato a promuovere la sperimentazione di un sistema avanzato di soccorso sanitario in emergenza, quindi a beneficio di persone in imminente pericolo di perdere la vita, effettuato e coordinato dalle Centrali Operative 118 mediante l’invio su scenari critici di droni in grado di veicolare defibrillatori automatici, in caso di arresto cardiaco improvviso, emoderivati, in caso di politraumi con shock emorragico, antidoti, potenzialmente salvavita, in caso di intossicazioni acute che ne richiedano la somministrazione più precoce possibile. In Italia si documentano ogni anno almeno 60.000 decessi per arresto cardiaco improvviso, numero ad oggi ancora così elevato in quanto determinato della mancata conoscenza della rianimazione cardiopolmonare e dalla scarsa diffusione di defibrillatori semiautomatici sul territorio, in particolar modo nelle aree più disagiate. Ancora eccessivamente lunghe, inoltre, per cari motivi, le tempistiche di arrivo dei mezzi e degli equipaggi del Sistema 118, sia in area urbana, sia in area extraurbana, sui pazienti in condizioni cliniche severe. Per questo è divenuto sempre più urgente e necessario assicurare alle città e ai luoghi di difficile copertura logistica un modello di cardioprotezione all’avanguardia, con l’utilizzo di strumenti e di mezzi innovativi di air mobility con la formula “Move to the place of risk”: trasportando, cioè, il servizio sanitario dove serve, accelerando i tempi di intervento e portando sul luogo di soccorso un drone ambulanza dotato di defibrillatore e di una telecamera attraverso cui il personale medico della Centrale Operativa del 118 può fornire istruzioni di primo soccorso potenzialmente salvavita alle persone che si trovano vicino alla vittima oppure supportare in tempo reale l’azione di soccorso e la strategia terapeutica degli operatori 118 giunti sul luogo. Un progetto “vitale”, e “salvavita”, che vedrà una attiva collaborazione tra Federconsumatori e SIS 118 per garantire il carattere universale della sanità pubblica e l’innovazione del nostro sistema sociale e sanitario.“Mettere a disposizione dei cittadini un sistema efficiente e tempestivo per il primo soccorso è un passo importante, che consentirà di salvare molte vite. – afferma Emilio Viafora, Presidente Federconsumatori. – Per questo riteniamo fondamentale e strategico, in questa fase di rinnovamento e di rilancio, porre l’innovazione e l’intelligenza artificiale al servizio dei cittadini, per proteggere la loro salute ed aumentare la sicurezza.” “In emergenza il tempo è il fattore chiave – dichiara Mario Balzanelli, Presidente Nazionale della SIS118, e con la nuova, rivoluzionaria visione di Sistema del progetto SEAM, che vede il soccorso salvavita, in alcune situazioni specifiche, giungere anche dal cielo, in pochi minuti, proprio assicurando al paziente critico di ricevere in tempo utile terapie salvavita ridurremo, in modo assai significativo, numerose morti evitabili nel nostro Paese. Ringrazio il Presidente Nazionale di Federconsumatori, Emilio Viafora, per l’autorevole, importante adesione, che apre alla consapevolezza della società civile nazionale l’importanza insostituibile ed irrinunciabile del primo soccorso in caso di emergenza sanitaria effettuato con formula integrata sinergica, complementare e soprattutto tempo dipendente dagli astanti e dal Sistema 118.
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Andiamo verso una riorganizzazione burocratica del Servizio Sanitario Nazionale?
Posted by fidest press agency su martedì, 18 Maggio 2021
«Non possiamo accettare che sulla Sanità si commettano gli errori del passato e di certo non saremo complici di una riorganizzazione burocratica del Servizio Sanitario Nazionale che alla fine dovrà essere pagata, ancora una volta, con la salute dei cittadini». È una voce unanime quella che si leva dall’intersindacale che mette assieme le diverse anime della sanità italiana: la Federazione CIMO-FESMED, ANPO, ASCOTI, FIALS Medici (per la dirigenza medica) e Cisl Medici, Fimmg, Fimp, Fismu, Snami e Sumai Assoprof (per la parte dei medici convenzionati). Di qui la richiesta al Presidente della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri, Filippo Anelli, affinché la FNOMCeO convochi prima possibile tutti i rappresentanti dei sindacati medici per affrontare insieme il modo in cui la professione medica possa essere rappresentata nel progetto di cambiamento dell’SSN previsto dal PNRR. Obiettivo dichiarato, quello di evitare che il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza porti ad una mera rivisitazione in chiave manageriale del sistema salute, marginalizzando e svilendo la professione medica e comprimendo al contempo il diritto alla salute sancito dall’Articolo 32 della Costituzione. Uniti dalla determinazione di costruire una Sanità migliore, che non commetta gli errori del passato, pagati a carissimo prezzo con la pandemia, i sindacati medici mettono sotto accusa l’impronta miope ed economicistica che emerge nel PNRR in fatto di riorganizzazione del Sistema Sanitario Nazionale. «Inadeguate le risorse stanziate, molto meno di quanto si è destinato al superbonus edilizio, e inadeguato anche l’approccio al problema – dicono dall’intersindacale-. Adeguare edifici non significa offrire migliori cure ai pazienti, garantire nuove tecnologie e posti letto, non significa essere pronti a dare risposte di salute. Tutto questo, che è certamente necessario, deve partire dall’adeguamento delle risorse di personale e da un rinnovamento della governance». Tra i tanti problemi contestati c’è la mancanza, o meglio la sparizione, di un finanziamento per eliminare la mobilità sanitaria, o la valorizzazione del ruolo della ricerca. Un Piano che «invece di avvicinare la Sanità ai cittadini rischia di allontanarla», con enormi carenze anche nell’organizzazione del territorio. «Si pensi ad esempio alle Case di Comunità, dove evidentemente prevale l’idea e la volontà di investire in strutture rispetto ai micro team ed altre soluzioni di integrazione e sviluppo dell’organizzazione territoriale con tutte le altre figure convenzionate territoriali e in rete con l’ospedale. Un’idea per nulla condivisibile – aggiungono dall’intersindacale – che del resto neanche si allinea con le parole del Presidente Draghi e del Ministro Speranza sulla prossimità delle cure». Queste solo alcune delle principali ragioni per le quali ora i maggiori sindacati medici, sia della componente ospedaliera che della componente convenzionata, chiedono alla Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri di intervenire affinché si possa portare tutti insieme, rappresentanza della professione e rappresentanze contrattuali, le proposte al Governo per riempire di contenuti i meri contenitori creati con il PNRR che vedano i medici al fianco dei loro pazienti. Una convocazione della FNOMCeO che possa favorire una sintesi delle diverse istanze, evitando così che si arrivi ad azioni rivendicative che i sindacati, responsabilmente in un momento così delicato, per gli interessi primari della salute dei cittadini italiani, non vorrebbero essere costretti ad utilizzare.
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Fascicolo elettronico sanitario, gli esperti: serve riforma urgente
Posted by fidest press agency su sabato, 1 Maggio 2021
Sul Fascicolo sanitario elettronico “serve una riforma urgentissima perché così come è oggi lo strumento pone molti problemi operativi” risultando poco utile ai cittadini e al Ssn quando potrebbe invece contribuire ad “abbattere le ospedalizzazioni, anche nelle terapie intensive, in misura rilevante”. E’ l’appello congiunto di SIT, ANORC, CNR-IRPPS e SIAARTI, lanciato oggi con una conferenza stampa. Società scientifiche e associazioni hanno deciso di unire le forze perché l’Fse è una delle chiavi della Telemedicina, “che con un sistema informativo funzionante e dati di qualità- si legge in una nota congiunta- può abbattere le ospedalizzazioni, anche nelle terapie intensive, in misura rilevante”. Può essere insomma una delle armi per affrontare la crisi di sistema resa ancor più evidente dalla pandemia, e che si manifesterà ulteriormente nei prossimi mesi per il sommarsi delle cronicità post-Covid con le altre cronicita’ trascurate in questi due anni a seguito dell’emergenza sanitaria.”Per creare una sanità migliore- ha detto il presidente Sit, Antonio Gaddi- servono informazioni sanitarie fruibili e corrette. L’attuale Fascicolo Sanitario Elettronico non solo non consente di realizzare questi obiettivi, ma non ha ancora dimostrato di essere scevro di possibili effetti indesiderati e rischia di bloccare molte delle progettualità del Pnrr”. La maggiore criticità, come ha spiegato Fabrizio L. Ricci, former Director LAVSE-Consiglio Nazionale Ricerch, è che “oggi in Italia vi sono 21 Fse, uno per ogni Regione (in realtà 22 con il Fse jolly della Sogei) per l’autonomia delle Regioni con conseguente diversi contenuti e funzioni, oltre a quelle richieste a livello nazionale”. Per questo, suggerisce il presidente di Anorc Professioni, avvocato Andrea Lisi, “è necessario un cambiamento culturale che metta al centro i dati. Serve una metadatazione standardizzata. E su quei dati a livello centrale vanno garantiti i principi di interoperabilità, accessibilità, minimizzazione, usabilità, condivisione, garantendo naturalmente una applicazione rigorosa del Gdpr”.L’importanza della reingegnerizzazione dell’Fse, l’ha ricordata anche Flavia Petrini, presidente SIAARTI: “Le nuove tecnologie digitali- ha detto- sono indispensabili anche per ridurre la pressione sulle strutture di ricovero ed in parte quella sul personale sanitario. Sia per la Medicina Perioperatoria, le Reti di Terapia Dolore e Cure Palliative ed a maggior ragione per le Cure Intensive e l’assistenza alle criticita’ in emergenza”. Secondo la presidente, il Fascicolo Sanitario Elettronico può essere “l’anello di congiunzione nella progettualità digitale fra Medici di medicina generale, pediatri e specialisti del SSN”.
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Il Servizio Sanitario del Lazio “potenziato” diminuendo il numero degli infermieri
Posted by fidest press agency su lunedì, 1 marzo 2021
Dopo le poche risposte della Regione Lazio sulle assunzioni di personale infermieristico, lunedì 22 febbraio 2021 abbiamo attivato una ricerca per confrontare i dati. Il risultato è sconcertante! La previsione di uscite per pensionamento e quota 100 nel biennio 2019 – 2020 va ben oltre le 4000 unità di personale infermieristico. Consideriamo che con tutta probabilità la pandemia ha aumentato i processi di uscita quota 100 del 2020 e ancora manca tutto il 2021. Lavoratori e lavoratrici che per un anno hanno operato a ritmi folli e che hanno davanti un altro anno in condizioni di lavoro estremo sceglieranno, con molta probabilità, di perdere qualcosa economicamente ma di garantire la propria salute psichica e fisica.
Intanto la graduatoria infermieri del Sant’Andrea è arrivata alla posizione 4780 a tempo indeterminato, ma di questi non tutti sono stati assunti in Regione Lazio. Gli stabilizzati con la riforma Madia, facendo invece già parte del personale ospedaliero, non incidono sulle variazioni.Quindi a conti fatti, numero più numero meno, gli ospedali, le ASL e il servizio di emergenza Ares 118 stanno lavorando con lo stesso numero di personale infermieristico del 2018, che risultava già sottorganico per via del commissariamento e del blocco del turn-over. La condizione è generalizzata, e si allarga ad altre figure professionali e tecniche con graduatorie attive di idonei e le chiamate (dove sono state fatte) risultano ben inferiori alla copertura del turn-over e soprattutto lontane dai numeri previsti nel fabbisogno regionale del triennio 2020-2022 che dovevano servire ad aumentare gli organici. Altro che potenziamento della sanità regionale! Zingaretti e D’Amato hanno sbandierato ai quattro venti le “migliorie” apportate al Servizio Sanitario Regionale. Ottima propaganda politica sulle spalle degli operatori sanitari, delle centinaia di precari chiamati a tempo determinato e messi nei reparti Covid, sui malati non Covid, sui contagiati e soprattutto sui morti, Covid o non Covid. Dove c’è precariato è tutto precario… anche il governo regionale!
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Supporto sanitario alla Regione Molise
Posted by fidest press agency su martedì, 23 febbraio 2021
Proseguono le attività del Servizio nazionale della Protezione Civile a supporto delle strutture sanitarie regionali impegnate a fronteggiare l’emergenza Coronavirus.Su richiesta della Regione Molise, il Dipartimento della protezione civile ha attivato nei giorni scorsi la Centrale remota operazioni soccorso sanitario (CROSS), che ha già assicurato il trasferimento di 8 pazienti di terapia intensiva positivi al COVID-19 presso ospedali di Grosseto, Roma, Foggia e Cesena. Il supporto della Cross, che ha coordinato i trasferimenti attraverso ambulanze medicalizzate ed elicotteri del 118 e dell’Aeronautica Militare, è assicurato dalla centrale 118 di Pistoia.La CROSS, in questa seconda attivazione, può contare sulla forte esperienza acquisita durante i mesi di marzo ed aprile scorsi durante i quali sono stati 116 i pazienti trasferiti dagli ospedali della Regione Lombardia in altre regioni italiane e anche in Germania.
La scorsa settimana il Dipartimento ha inoltre raccolto oltre 1400 candidature di professionisti sanitari attraverso la manifestazione d’interesse per una task force sanitaria a supporto della regione Molise.
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Le nuove tecnologie per una riforma del Servizio sanitario nazionale
Posted by fidest press agency su martedì, 15 dicembre 2020
Il bisogno di salute è in continua crescita e le patologie croniche hanno bisogno di essere affrontate con un approccio nuovo. Rifondare il Servizio sanitario nazionale è una occasione unica e lo sta dimostrando la stessa pandemia da Covid-19 che ha mostrato le falle di un sistema sanitario nazionale che, proprio per affrontare le nuove esigenze degli ammalati ed essere al passo con i Sistemi sanitari dei Paesi del mondo, deve guardare ad altri scenari. Guardare dunque a nuove opportunità di “rinascita” significa affrontare temi nodali (dal potenziamento del territorio alla ripartizione della spesa in silos) e guardare alle nuove tecnologie come ad un volano per questa nuova riforma. L’impiego della Health Technology Assessment è un punto nodale per fare questo, ma implica tutta una serie di processi organizzativi, gestionali ed economici sulla quale devono essere coinvolti tutti gli attori del sistema salute. Velocizzare l’introduzione delle nuove tecnologie permetterebbe di valorizzare di più farmaci e devices, ma per fare questo occorre che il Sistema sanitario inizi a pensare a questo processo in un’ottica di investimento piuttosto che di costo, misurando il valore nel suo impatto sull’intero percorso di cure e sull’organizzazione assistenziale. Questo complesso scenario, emerso in occasione del webinar “Academy, il valore del farmaco e dei devices” organizzato da Motore Sanità, con il contributo incondizionato di Bristol Myers Squibb e Teva, ha aperto tre questioni: il tema della medicina territoriale, il ruolo strategico della Health Technology Assessment e il processo di Horizon Scanning.La pandemia ha mostrato le lacune del sistema sanitario pubblico italiano. Il sistema si è retto meglio dove c’era una sanità territoriale più legata agli ospedali. “Il tema vero è dare sostanza a termini molto spesso utilizzati ed enfatizzati – spiega Pier Luigi Bartoletti, Vice Presidente OMCeO Roma. Prendiamo la presa in carico del paziente che sotto intende un sistema di responsabilità. Se l’ospedale per intensità di cure è l’ospedale del futuro, a questa definizione teorica non si è mai chiarito il fatto che un ospedale per intensità di cure funziona solo se esiste un territorio che fa la sua parte. E per territorio si intende una serie di servizi che ad oggi spesso non hanno una integrazione delle loro funzioni e, soprattutto, la fase di passaggio più critica nel sistema attuale italiano sono i passaggi della presa in carico”.
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ll 9 novembre è nato in Italia Medicoora
Posted by fidest press agency su sabato, 14 novembre 2020
E’ il nuovo servizio del mondo medico e sanitario per non lasciare più indietro nessuno. Il periodo di emergenza che stiamo vivendo ha sovraccaricato il servizio sanitario pubblico ma ha anche accentuato divari culturali e tecnologici, all’interno del nostro paese e tra generazioni. Nel lockdown, ci siamo tutti resi conto che il digitale ha creato un gap tra chi possiede supporti tecnologici e chi no, ma soprattutto tra i cosiddetti nativi digitali e chi non ha dimestichezza con computer, tablet e smartphone, creando per questi ultimi un’estrema difficoltà anche per accedere alle informazioni e alle prestazioni sanitarie di base, soprattutto in un periodo in cui tutto va fatto da remoto con modalità e canali di accesso ai servizi che cambiano ogni settimana. Un vero e proprio digital divide che ha messo in difficoltà tutti coloro che sono alle prese con scuola, didattica a distanza, organizzazione quotidiana e necessità di fissare visite mediche, incontrare esperti o avere una seconda opinione. Medicoora è la risposta dal mondo delle startup a queste esigenze: combina l’uso di strumenti tecnologici e la semplicità di utilizzo che li caratterizza, con la qualità e l’affidabilità delle strutture sanitarie italiane. L’elemento digitale è uno degli strumenti per raggiungere questo obiettivo, ma non il principale: per Medicoora infatti al centro ci sono le persone e la componente umana del servizio. Medicoora nasce con l’idea di rendere la semplicità accessibile a tutti: anziani, famiglie, professionisti, ragazzi. A chi vorrebbe avere un medico a disposizione 10 volte al giorno e a chi evita sempre di andarci per non perdere tempo. Come? Fornendo una guida accessibile e comprensibile a tutti, una guida in carne e ossa, disponibile all’ascolto h24 per fugare dubbi e preoccupazioni, capire se c’è un problema e quale possa essere la soluzione più semplice e immediata che sia un consulto video da remoto con un professionista o la prenotazione di una visita in presenza presso una struttura ospedaliera, la consegna dei farmaci o la ricerca del primo appuntamento libero con un specialista. Quello che manca oggi è un punto di riferimento unico che aiuti le persone a capire come muoversi e decidere cosa fare. Le esigenze della famiglia moderna, che spesso vive in città diverse, rischiano di addossare tutta la responsabilità della salute dei più piccoli e dei più anziani, su una singola persona che deve tener traccia delle cose da fare e prendere decisioni o informarsi per conto di tutti. Ambasciatrice della campagna di Medicoora è Giorgia Mosca, alias ‘6voltemamma’, che è una delle massime esperte di acrobazie per gestire le esigenze di tutti i suoi sei figli (a breve sette!), dai pochi mesi ai 14 anni, ma anche dei nonni. Utilizzare Medicoora è molto semplice: basta andare sul sito http://www.medicoora.it, salvare l’app sul proprio smartphone e registrarsi. C’è un servizio pensato per ogni esigenza: per chi è sempre in movimento e non sa a chi rivolgersi quando è lontano dalla sua città, per chi ha bambini piccoli e il pediatra poco reperibile, per chi deve prendersi cura non solo dei figli ma anche dei genitori anziani. Sono inclusi alcuni consulti specialistici (la lista di specialità coperte è molto esaustiva, va dal cardiologo al pediatra e al geriatra), visite mediche e consegna farmaci a domicilio. Oltre a questo, attraverso Medicoora si possono prenotare in modo semplice e immediato visite ed esami presso strutture mediche su tutto il territorio nazionale, senza passare ore aspettando che il centralino risponda.
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Il sistema sanitario del Lazio non è stato preparato ad affrontare il ritorno del Covi-19
Posted by fidest press agency su giovedì, 12 novembre 2020
Zingaretti e D’Amato hanno preso decisioni sbagliate, nonostante ci fossero tempo, risorse e strumenti, anche normativi ed emergenziali, per agire tempestivamente. Dopo il primo impatto del virus, è stato chiaro che i soli ospedali non potevano reggere l’urto di una ondata di Covid19 e che non sarebbe stato ne giusto ne sufficiente azzerare l’assistenza a malati di patologie croniche gravi. Il sovraffollamento nei Pronto Soccorso che ha incrementato i contagi tra i sanitari e tra i malati poteva essere evitato, se si fosse alleggerita la pressione sui DEA attivando presidi di Medicina Territoriale per i contagiati che non necessitavano il ricovero e dotando i PS di percorsi Covid-Non Covid. Più volte abbiamo cercato di far capire alla giunta di Sinistra del Lazio che era necessario realizzare una rete di strutture ospedaliere dedicate al contrasto al Covid19 per evitare condizioni di promiscuità tra pazienti positivi e altri malati senza dover convertire interi reparti essenziali, come quelli di Cardiologia e Cardiochirurgia e di Oncologia del Policlinico Umberto I e di tanti altri nosocomi, sacrificando prestazioni specialistiche di alta complessità e danneggiando i medici specializzandi. Ribadiamo che servono ulteriori assunzioni oltre a quelle previste per incrementare il personale sanitario,da impegnare contro il Coronavirus e al tempo stesso garantire tutte le altre prestazioni sanitarie.>> Così in un comunicato Fabrizio Ghera, capogruppo di Fdi alla Regione Lazio.
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Un servizio sanitario che si basa sulla “maggior speranza di vita” è un servizio alla deriva
Posted by fidest press agency su mercoledì, 4 novembre 2020
“C’era tutto il tempo per prepararsi ad un’eventuale seconda ondata – dichiara Ivano Giacomelli, Segretario Nazionale di Codici – per mesi si è dibattuto su come affrontare un possibile ritorno dell’emergenza, che tra l’altro per alcuni esperti era scontato, ed ora che questo scenario si è verificato, scopriamo che il servizio sanitario è totalmente impreparato ed inadeguato. Le raccomandazioni della Siaarti, la Società Italiana di Anestesia Analgesia Rianimazione e Terapia Intensiva, agli anestesisti-rianimatori in questo senso sono tanto emblematiche quanto agghiaccianti. Parliamo di raccomandazioni di etica clinica per l’ammissione a trattamenti intensivi e per la loro sospensione, in condizioni eccezionali di squilibrio tra necessità di risorse disponibili. In sostanza, si privilegia la maggior speranza di vita, si suggerisce di curare chi ha più possibilità di sopravvivere e di, conseguenza, di abbandonare al proprio destino chi è in gravi condizioni. Nessuno nega la straordinarietà dell’emergenza, ma ancora una volta ci troviamo di fronte ad un sistema che scarica sui cittadini, in questo caso pazienti, le proprie responsabilità. Gli errori di programmazione, le misure confuse e senza un criterio non possono ricadere sui cittadini. Il diritto alla salute è sancito dalla Costituzione e noi ci batteremo con tutte le forze affinché venga garantito a tutti, a prescindere dalla speranza di vita di ognuno”.
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Lazio: Potenziare il sistema sanitario territoriale
Posted by fidest press agency su venerdì, 5 giugno 2020
Condivido l’appello lanciato oggi dalla CGIL FP e dalla CGIL Roma e Lazio, a proposito del modello di sanità regionale che dovrà accompagnare il passaggio dalla fase emergenziale a quella della ricostruzione.
Il Lazio ha saputo reagire con efficienza ed efficacia alla crisi pandemica, riuscendo a contenere in maniera importante il numero dei contagi e dei decessi, nonostante la complessità di un territorio con una popolazione di sei milioni di abitanti e con i flussi e gli spostamenti di una città come Roma.Ora però è indispensabile e doveroso guardare a ciò che del sistema va migliorato, accelerando rispetto alla tabella di marcia che la giunta e la maggioranza della Pisana già si erano date: occorre potenziare il sistema sanitario territoriale, i servizi e l’integrazione socio-sanitaria, l’assistenza specialistica, domiciliare e residenziale. Per farlo occorrono visione, risorse e investimenti.
Occorre accelerare sulle assunzioni del personale sanitario così come vigilare sul trattamento economico di tutte le figure del comparto, a cominciare da quello della sanità privata in attesa da troppo tempo di un rinnovo. Possiamo in questo approfittare delle risorse e del nuovo slancio alla sanità territoriale che sono già scritti nei primi articoli del decreto “Rilancio” e imparare contemporaneamente dalla grande e dolorosa lezione che ci è arrivata dalla pandemia.Come Regione Lazio, così come dimostrato nei mesi più duri dell’emergenza, dovremo lavorare per mettere in campo tutti gli strumenti necessari per disegnare una sanità all’altezza di un futuro più giusto ed equo”.Così in una nota la Consigliera del Lazio Marta Bonafoni, capogruppo della Lista Civica Zingaretti e componente della Commissione Sanità.
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Il Covid-19 ha messo a nudo le debolezze del nostro sistema sanitario
Posted by fidest press agency su martedì, 5 Maggio 2020
“Ci siamo accorti che avevamo tagliato risorse alla salute per metterle altrove; che l’indebitamento che continuiamo ad assommare non e’ servito a fortificare i nostri sistemi di tutela; che la sanita’ e’ pubblica, ma che le strutture private giocano un ruolo fondamentale e dovrebbero essere concepite all’interno del sistema; che lo Stato non e’ in grado di differenziare le proprie decisioni su un territorio profondamente differenziato per sua natura, fosse solo come espressione geografica”. Cosi’ Stefano Del Missier, direttore responsabile di Italian Health Policy Brief (testata edita da Altis-Ops), nel suo numero speciale dedicato alle ‘Sfide del Covid-19: il senno di poi. Il Ssn alla prova del Coronavirus: imparare e ripartire’.I contenuti della pubblicazione sono stati al centro di una conferenza stampa via web a cui hanno partecipato, oltre all’autore anche, il presidente della Regione Marche, Luca Ceriscioli, e il professor Carlo Signorelli, docente di Igiene e sanita’ pubblica all’Universita’ di Parma e all’Universita’ Vita-Salute San Raffaele di Milano.”Abbiamo utilizzato una frase facilmente memorizzabile per questa nostra riflessione, il ‘senno di poi’- ha proseguito Del Missier durante l’incontro- perche’ il periodo di emergenza da Covid-19 ci ha posto una serie di domande, che dobbiamo assolutamente prendere in carico se desideriamo che il Servizio sanitario nazionale possa uscire rafforzato da questo periodo”.Ma quali sono le debolezze emerse piu’ preoccupanti?”Sono soprattutto le ambiguita’ mai risolte che gravano sul sistema sanitario rendendolo indifeso, debole, lento e anche non efficiente – ha fatto sapere Del Missier – viviamo in un scontro continuo tra centro contro periferia alias Stato contro Regioni; continuiamo ad osservare il confronto armato tra politici e tecnici; il dilemma tra ospedale e territorio non e’ stato ancora davvero risolto; la compresenza di pubblico e privato e’ rimasta una contrapposizione e non e’ ancora diventata vera integrazione, cosi’ come una vera cultura aziendale fa fatica a trovare spazi in un contesto che vive da ente pubblico”. Su questi temi, il governatore Ceriscioli ha osservato che “rispetto all’emergenza Covid, i limiti che si sono visti in termini di risposta hanno interessato la parte territoriale della nostra regione. Mentre gli ospedali, pur non organizzati per una pandemia, hanno avuto capacita’ di adattarsi e modificarsi in tempi reali ed essere cosi’ in grado di fornire tutto il necessario in anticipo rispetto all’avanzata del virus, la parte che piu’ ha fatto fatica e’ stata proprio il territorio. Limiti che pero’ non associo ad un’incapacita’ a livello regionale di organizzare al meglio anche tale servizi, ma piuttosto ad un elemento fondamentale che e’ il sotto finanziamento della sanita’ pubblica italiana”. In merito alle questioni strategiche su cui avviare il confronto sul futuro, Del Missier ha poi aggiunto: “I temi di maggior confronto sono la definizione di un nuovo patto per la salute, una programmazione di piu’ ampio respiro, una diversa e piu’ qualificata identificazione e selezione delle risorse umane e del management, un piu’ chiaro ed effettivo investimento sull’innovazione tecnologica e sulla trasformazione digitale”. E proprio su queste macro-tematiche, Signorelli ha voluto invece sottolineare che “ci sara’ in tutti settori un pre-Covid-19 e un post Covid-19: dai trasporti al turismo, all’istruzione, al lavoro e, a maggior ragione, alla sanita’. Le auspicabili nuove risorse devono essere canalizzate nelle giuste direzioni: il sistema ospedaliero deve essere sempre piu’ flessibile, i manager piu’ smart, il territorio e la prevenzione devono essere parte integrante del sistema, anziani e altre fasce fragili piu’ seguiti, la telemedicina deve decollare; senza dimenticare la grande criticita’ in corso cioe’ quella dell’emergenza medici e altre figure sanitarie”. Il nostro Servizio sanitario nazionale, in un tempo di grande crisi, ha mostrato insomma “tutti i suoi punti deboli – ha aggiunto infine Del Missier- elencabili come una serie di nodi da sciogliere, ovvero un set di indicatori per la costruzione di una visione nuova e per la sua sostenibilita’. Quanto descritto nella nostra pubblicazione e nel dibattito di oggi ci sembra essere piu’ che mai il set di questioni su cui elaborare con competenza una nuova visione di sistema sanitario di come questo possa funzionare e di come possa ovviamente essere anche sostenibile”. (fonte agenzia Dire)
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