“Gualtieri deve aver frainteso il ruolo che è stato chiamato a ricoprire. Fare il sindaco impone la risoluzione di problemi concreti dei cittadini romani. Invece pare che il primo cittadino sia più impegnato a frammentare uffici, magari con competenze chiare e storiche, rendendone il governo complicato. Così come pare dilettarsi a creare uffici di scopo, chiamati a gestire temi anche delicati senza che vengano chiariti compiti, dinamiche, ambiti di azione. Per ora, con l’approvazione della nuova macrostruttura l’evidenza è che in questo modo Gualtieri crea poltrone per nuovi dirigenti; crea nuovi costi; duplica le competenze. Lo ha fatto in queste ore con la miriade di delibere sullo staff del sindaco e degli assessori che prevede un’infornata di nomine e un flusso in entrata di riciclati. E lo fa anche creando uffici di scopo come quello sul clima, che vorremmo capire di cosa dovrebbe occuparsi, o quello LGBT, che invece speriamo non si occupi di foraggiare associazioni odi diffondere teorie gender nelle scuole. Inutile dire che il sindaco non abbia pensato ad istituire un super dipartimento per la famiglia. Ma questo è esemplificativo di come l’inclusivo PD approcci a determinate tematiche. E intanto vigileremo attentamente, affinchè nessuno pensi di poter fare quello che vuole, in maniera dittatoriale e irrispettosa di tutti i cittadini, a Roma: servono meno ‘uffici customer care’, altra chicca della nuova struttura del personale capitolino, e più risposte concrete alle emergenze che si registrano in città” Lo dichiara Fabrizio Santori, consigliere capitolino della Lega in merito all’approvazione della Deliberazione n. 306 del 2 dicembre 2021 e delle seguenti delibere sui contratti degli staff politici del sindaco e della giunta.
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Il sindaco di Roma e le nomine nel governo della Capitale
Posted by fidest press agency su martedì, 7 dicembre 2021
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Roma Capitale. Non inizia bene il neo sindaco Gualtieri
Posted by fidest press agency su venerdì, 29 ottobre 2021
Con una intervista su due pagine de La Repubblica, il neo sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, si propone alla città con i suoi obiettivi. Qualcosa non quadra. Per la gestione dei rifiuti, il sindaco Gualtieri, dichiara: “Partiremo dalla pulizia e dalla manutenzione, anche valorizzando il contributo dei romani.”. Tradotto significa che i cittadini dell’Urbe dovranno armarsi di scopa e paletta, dopo che pagano la tassa sui rifiuti tra le più alte d’Italia? Prosegue con:”Poi cercheremo di far subito ripartire gli uffici. “Il che significa rimettere su strada 23 mila dipendenti comunali, più quelli dei vari enti connessi, che contraddice la sua proposta della “città dei 15” minuti, cioè della mobilità in quell’arco di tempo. Alla domanda se non teme di fare la fine del precedente sindaco Ignazio Marino (PD), risponde che “nessuno mi accoltellerà”. Si riferisce alla defenestrazione del sindaco Marino con atto notarile firmato dai consiglieri del PD. Avremmo gradito che la elaborazione del lutto fosse più esplicita, chè ammettere gli errori passati è sempre un buon inizio. Come al solito, staremo a vedere, come abbiamo fatto con tutti, dicasi tutti, i sindaci precedenti. Primo Mastrantoni, Aduc
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Roberto Gualtieri, docente della Sapienza, è il nuovo Sindaco di Roma Capitale
Posted by fidest press agency su lunedì, 18 ottobre 2021
Roma. In relazione all’esito dell’elezione di Roberto Gualtieri a Sindaco di Roma Capitale, la Rettrice della Sapienza Università di Roma Antonella Polimeni dichiara: “A nome mio personale e di tutta la comunità universitaria voglio esprimere congratulazioni e formulare i migliori auguri di buon lavoro al nuovo sindaco della Capitale, il docente della Sapienza Roberto Gualtieri. Il nostro ateneo vanta una lunga tradizione di competenze, capaci di interpretare ruoli di responsabilità al servizio delle istituzioni e della società civile”.
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Le corse per la candidatura a sindaco di Roma
Posted by fidest press agency su lunedì, 21 dicembre 2020
“La posta in gioco è altissima ed è la ripartenza di Roma. Come abbiamo sempre chiarito in ogni sede, il Partito democratico insieme alle forze di centrosinistra è pronto a cogliere la sfida delle prossime elezioni comunali nella Capitale, ed è tuttora a lavoro per la definizione di un programma di svolta. Atteggiamenti attendisti non ci appartengono: il perimetro del campo è chiaro e già definito. Possibili alleanze con i 5S non sono all’ordine del giorno”. Così in una nota il segretario del Pd Lazio, senatore Bruno Astorre, e il segretario del Pd Roma, Andrea Casu. “Tutte le forze politiche e sociali già riunite intorno al tavolo di coalizione devono continuare a dialogare insieme, senza arroccamenti, a proporre idee, che si trasformeranno in progetti per la rinascita di Roma, a fare squadra. Parte integrante di questo percorso collettivo – aggiungono i segretari – sarà la scelta della candidata o del candidato sindaco, che dovrà rappresentare una coalizione ampia, e che, se la pandemia di Covid-19 ce lo consentirà, sarà scelto a febbraio attraverso lo strumento delle primarie. Sprecare questa opportunità sarebbe da stupidi, e vorrebbe dire – concludono Astorre e Casu – consegnare la città alle destre, arrecando un grave danno ai cittadini che da più parti ci chiedono unità e cambiamento”.
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Un ricordo del maestro Gigi Proietti dal sindaco dell’Aquila
Posted by fidest press agency su lunedì, 2 novembre 2020
L’Aquila. Gigi Proietti, ovvero il Dio Kurt, scritto da Alberto Moravia, prodotto dal Teatro Stabile dell’Aquila nel 1969, con la regia di Antonio Calenda. Fu per quel successo di pubblico e critica, fu in quel momento, che il giovane Proietti capì che il teatro sarebbe stata la sua vita. Non sbagliamo ad affermare che Proietti è nato artisticamente all’Aquila, accolto in quel Teatro Comunale che ancora custodisce la sua interpretazione magistrale dell’ufficiale delle SS in preda a un furore verbale ossessivo. Uno spettacolo, quello, che vinse diversi premi, tra i quali il prestigioso premio Saint Vincent. E, poi, sempre con il TSA, ricordiamo Proietti ne il Coriolano di Shakespeare e in Operetta di Gombrowitz. Sono convinto che ricordare Proietti all’Aquila, nei primi anni Settanta, sia il modo giusto per piangere un grande del teatro italiano. Ricordare Gigi Proietti, oggi che ci ha lasciati, come un giovane entusiasta e curioso artista che si confrontava con una realtà di provincia colta e creativa, come era L’Aquila di quegli anni, ricca di fermenti culturali e di uomini visionari, credo che sia il sentimento più vero e sincero con il quale la nostra città può tributargli l’affetto e la stima che è presente in ognuno di noi. Un caro abbraccio alla sua famiglia, al Teatro Stabile d’Abruzzo e al teatro tutto che sta attraversando, uno dei periodi più complessi e difficili insieme al suo pubblico e all’Italia intera, a causa dell’emergenza sanitaria. Pierluigi Biondi Sindaco dell’Aquila
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Tassisti contro l’ordinanza del sindaco di Roma
Posted by fidest press agency su giovedì, 22 ottobre 2020
Roma <<Contestiamo l’ennesimo duro colpo inferto dalla giunta Raggi ai tassisti capitolini. L’Ordinanza del Comune di Roma che impone un rinforzo dei turni è un provvedimento illogico, con i parcheggi che sono sempre pieni e la città, già mezza vuota per l’assenza di turisti ed il lavoro agile, sempre più deserta nelle ore serali e di notte. Incrementare il numero delle vetture di turno significa mettere a serio rischio il futuro dei tassisti, categoria che con grandi sacrifici e completamente a proprie spese, si assume l’importantissima funzione di garantire 24 ore su 24 il diritto alla mobilità in questa caotica città, soprattutto servendo quelle persone che per motivi personali non possono usufruire di autobus e metro, ne utilizzare un mezzo privato. Invece di disporre l’aumento di vetture a poche ore da un nuovo DPCM che porterà nuove restrizioni alla circolazione delle persone, la Raggi dovrebbe occuparsi di debellare l’abusivismo che danneggia economicamente il settore e mette in pericolo la sicurezza degli operatori, come nel girone infernale dell’Aeroporto di Fiumicino. Aver preferito riempire Roma di monopattini, lasciando i tassisti nella morsa della pandemia, senza aiuti economici concreti per affrontare l’adeguamento delle auto alle misure anti contagio e sopperire alla ingente diminuzione delle corse, è l’ennesimo segno dell’assoluta incapacità dei Cinque Stelle di gestire i servizi essenziali per la città senza danneggiare gravemente sia l’utenza che gli operatori del settore.>> Così in un comunicato Fabrizio Ghera, capogruppo di Fdi alla Regione Lazio, Andrea de Priamo, capogruppo di Fdi al Comune di Roma, Marco Visconti dirigente romano di Fdi.
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La ricandidatura della Raggi a sindaco di Roma
Posted by fidest press agency su mercoledì, 12 agosto 2020
Roma “Da un lato ci sono le critiche strumentali, soprattutto da parte di chi ha lasciato Roma piena di debiti ed ha visto il dilagare dell’illegalità, dall’altra, invece, c’è il lavoro quotidiano di chi, portando i cittadini nelle istituzioni, ha riportato legalità e trasparenza negli appalti, messo in atto politiche per risanare il bilancio della città e di contrasto ai diffusi fenomeni di illegalità. I due opposti. In questi anni ho lavorato a stretto contatto con gli enti locali, a partire da Roma. La collaborazione tra la Capitale d’Italia ed il Governo ci ha portato ad approvare, tra le altre, una norma specifica per risolvere il problema delle buche di Roma, la norma sull’accollo del debito della gestione Commissariale, con un notevole risparmio per i cittadini romani, e ad avviare le procedure per liberare l’immobile occupato abusivamente da Casapound.
Roma sta cambiando, in meglio, grazie al lavoro di Virginia Raggi e della sua Amministrazione. Virginia sta lavorando intensamente con grande passione e impegno. Si merita la vicinanza di tutti noi. C’è ancora un grande lavoro da fare. E noi le cose non le lasciamo mai a metà“. Lo scrive, sui social, il Vice Ministro dell’Economia e delle Finanze, Laura Castelli.
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Giorgia Meloni sfiducerà il sindaco di Catania come a Erice?
Posted by fidest press agency su giovedì, 30 luglio 2020
«Apprendiamo da un suo post su Facebook che il sindaco di Catania, al quale auguro ovviamente di dimostrare nei successivi gradi di giudizio la propria innocenza, ha deciso di rimanere in sella lasciando la città senza sindaco. Mi aspetto adesso da parte di Fratelli d’Italia, suo partito, la stessa mozione di sfiducia sbandierata in altri comuni in presenza di situazioni processualmente meno gravi». A dirlo è Antonio Ferrante della direzione regionale del partito democratico in Sicilia in relazione alla recente condanna del sindaco di Catania Salvo Pogliese di rimanere in carica nonostante la sospensione in conseguenza della condanna in primo grado nell’ambito del processo per le spese pazze all’Ars. «Rispetto alla scelta del sindaco Pogliese – continua Ferrante – saranno i Catanesi a valutarne la natura, ciò che mi preme è verificare, davanti all’opinione pubblica siciliana, la coerenza di Fratelli d’Italia, partito cui milita il sindaco, al quale chiedo sin da subito se intende presentare una mozione di sfiducia nei confronti di Pogliese come già fatto ad Erice dove, lo voglio ricordare, la sospensione è stata predisposta in seguito ad una misura cautelare e non ad una condanna». «Nel rispetto della presunzione di innocenza – conclude Ferrante – ripropongo a Giorgia Meloni ed ai suoi parlamentari la stessa sfida di coerenza che ci hanno lanciato ad Erice, presentino una mozione di sfiducia nei confronti del sindaco di Catania. In caso contrario, oltre alla nota incapacità di essere forza di governo già mostrata in Sicilia, mostreranno ancora una volta di guardare ad interessi di partito prima che a quelli dei cittadini».
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Su condanna sindaco di Catania Pogliese
Posted by fidest press agency su martedì, 28 luglio 2020
«Abbiamo pieno rispetto per la magistratura e per lo Stato di diritto, ma non si può condannare una intera città a 18 mesi di precarietà in una fase di emergenza sanitaria, economica e sociale».A dirlo in una dichiarazione comune sono Pippo Zappulla, segretario regionale di Articolo uno in Sicilia e Paolo Mangano, segretario provinciale di Catania, commentando la condanna del sindaco della città etnea Salvo Pogliese a 4 anni e tre mesi per peculato continuato.«Ognuno ha il diritto di difendersi in tutte le sedi e giudizi possibili – continuano i due esponenti politici – ma una città piena di problemi economici e nel pieno di tanti drammi sociali non può essere prigioniera di queste necessità».«Si ridiano – concludono Zappulla e Mangano – un sindaco, una amministrazione e un consiglio comunale nuovo nel pieno esercizio delle loro competenze e facoltà. Catania di tutto ha bisogno, tranne che di un sindaco a sovranità limitata». (Vassily Sortino)
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A Milano la metropolitana costerà più che nel resto d’Italia
Posted by fidest press agency su giovedì, 4 gennaio 2018
Lo ha annunciato il sindaco di Milano Sala, che ha sfornato una trovata per tirare la volata a Gori, candidato Pd a governatore della Lombardia. Mi spiego meglio: il sindaco di Milano addossa la colpa dei rincari alla Regione e chi si candida a nuovo governatore, vedasi Gori, avrà il tempo per promettere che con lui alla guida questi aumenti non ci saranno. Smontiamo da subito la tesi: intanto è il governo che dovrebbe concedere i fondi necessari per il trasporto pubblico, la Regione ha l’onere di ridistribuirli. Gori, Sala, Gentiloni, rappresentano una triangolazione Pd che più che dare ossigeno alla mobilità rischia di strangolare definitivamente ogni buon proposito di efficientamento del servizio. Da parte mia, sento di promuovere un appello alla Regione per fare il possibile al fine di migliorare un servizio, affossato dalla città di Milano e dalla Città Metropolitana che è stata anche capace di tagliare le corse dei pullman domenicali (non garantendo la sua quota parte di contributi). L’aumento del biglietto annunciato per il 2019 non è certo un buon viatico per lavorare verso il potenziamento che invece è lecito attendersi, dall’estensione delle Linee (io non rinuncio a perseguire il prolungamento a Paullo della M3), all’ampliamento dell’orario (il venerdì e il sabato dovremmo pensare ad un allungamento dell’orario). Senza il temuto caro biglietto, se non a garanzia di un miglioramento, per tutti, della rete metropolitana, non si può proseguire seriamente sul tema in analisi. Se ci fosse un servizio efficiente, credo che nessuno avrebbe di che obiettare per 50 centesimi in più. Eppure qualche ingranaggio che gira male possiamo sicuramente trovarlo oggi. Cominciando dalla fruibilità della stessa metropolitana: il servizio sulle Linee M1, M2 e M3 si conclude intorno alle 00.30; la Linea M5 svolge il servizio alle ore 24. È possibile incentivare l’utilizzo del mezzo pubblico, chiedere ai giovani di muoversi in sicurezza la notte nei fine settimana, poi precludergli la possibilità di un trasporto pubblico efficiente? Nel resto d’Europa gli orari non sono tanto “corti”. Il venerdì notte, il sabato notte e la vigilia dei giorni festivi le linee metropolitane viennesi sono in servizio 24 ore su 24. I treni viaggiano a intervalli di 15 minuti. A Madrid si viaggia fino all’1.30. E anche a Londra, che l’assessore di Milano Granelli ha preso ad esempio non troppo tempo fa come modello da perseguire, vanta orari che variano ma che si prolungano in genere fino all’1. (Franco Lucente)
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Beppe Sala, sindaco di Milano, è indagato anche per turbativa d’asta
Posted by fidest press agency su lunedì, 26 giugno 2017
Milano. Continua l’inchiesta della procura generale di Milano su Expo, ed emergono sempre più fatti poco piacevoli per Beppe Sala. Dopo l’accusa di falso, per aver retrodatato un documento relativo al maxi-appalto per la Piastra (il più importanti di Expo, del valore di 272 milioni di euro), da oggi l’ex commissario e AD di Expo è indagato anche per turbativa d’asta, per la fornitura di alberi per la fiera.Le indagine si concentrano sullo scorporo dell’appalto del verde da quello della Piastra, al quale era inizialmente collegato, e che era stato vinto della Società Mantovani. Secondo l’accusa, si legge, questa operazione di scorporo avrebbe dovuto comportare una nuova formulazione della gara, per permettere a chi, per diverse ragioni, non aveva potuto tentare di aggiudicarsi l’appalto complessivo, di poter entrare in corsa per quello ridotto. Non aver posto in essere tale azione, avrebbe comportato una turbativa nella regolarità della gara.”Già in passato il sindaco Beppe Sala aveva annunciato di auto-sospendersi dal proprio incarico a seguito delle indagini compiute dalla Procura di Milano, salvo poi revocarsi l’auto-sospensione autonomamente.” afferma il Codacons – “Vediamo se ora, con la notizia di questa nuova indagine, il Sindaco deciderà nuovamente di auto-sospendersi dall’incarico oppure no.”Ci pare farebbe cosa gradita se in vista delle indagini della Procura della Repubblica il Sindaco decidesse nuovamente di auto-sospendersi.” Conclude l’Associazione. (n.r. Come dire? Se Roma piange, Milano non ride.) (foto: sala)
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Sindaco di Roma Raggi: Diciamo basta al linciaggio mediatico
Posted by fidest press agency su sabato, 10 settembre 2016
Sappiamo bene cosa significa essere una forza nuova che scende in campo per rompere i vecchi schemi di potere. E cosa vuol dire trovarsi nel mirino di potentati economici, stampa, e sinistra. Dobbiamo quindi dare per scontato che alla prima occasione ci sarebbe stato un tentativo per sollevare un grosso polverone dove la verità degli uni avrebbe finito con l’essere confusa con la menzogna degli altri. Il voto dei romani alla Raggi per Roma mostrava questa consapevolezza ed esprimeva anche la fiducia che vi sarebbe stata una rottura con il passato. Ora tocca agli stessi elettori del Movimento, e non solo, scendere in campo per dare una mano a questo sindaco e dimostrare che una città può essere amministrata senza inciuci e comitati d’affari criminali. Una città che è stata privata di tutto: dalla sua dignità alla sua bellezza. Se le opposizioni vogliono dimostrare che hanno tagliato di netto i ponti con il passato inglorioso di quanti militando nelle loro file hanno fatto scempio delle finanze e del suo patrimonio culturale non stiano a guardare il tanto peggio per il tanto meglio ma si rimbocchino le mani e restituiscano legalità al sistema città. Lo facciano mobilitando le forze sane di questa grande città per innescare un sistema virtuoso: controllare sul territorio i prelievi dell’Ama dai cassonetti dei rifiuti, segnalare i disservizi della rete viaria: dalle buche alle soste selvagge e alla regolarità della circolazione dei bus, rendere visibile la presenza di vigili urbani nei quartieri, curare la pulizia dei giardini e accelerare tutte quelle opere pubbliche che da anni sono state lasciate languire o attendono un intervento urgente. Alla fine potremo dire che Roma si è salvata perché i romani sono scesi in piazza rimboccandosi le maniche e hanno puntato decisi sulle cose da fare e non sulle parole da dire. Intendiamoci: la Raggi o altri non potranno mai fare nulla se non saranno i romani a darle una mano. (Riccardo Alfonso direttore dei centri studi politici)
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Il Sindaco è cinico, postalo su facebook solo se puoi dimostrare che è vero
Posted by fidest press agency su martedì, 9 agosto 2016
La sentenza della Cassazione n. 32791 del 27 luglio 2016 sulle problematiche derivanti dall’utilizzo dei Social e sulla dichiarazione di non doversi procedere in caso di condotta riparatoria. Sempre più le aule giudiziarie si animano di vicende che nascono dall’utilizzo “disinvolto” dei Social network, strumenti di comunicazione che spesso degenerano in diffamazione, come nel caso giunto dinanzi alla Suprema Corte che vede una signora al banco degli imputati per aver postato sulla propria bacheca personale facebook un commento sferzante nei confronti del sindaco del suo comune tacciato di insensibilità rigardo ai problemi dell’imputata e di un’altra persona a questa legata, oltre che di scarsa umanità.Citata in giudizio dal Pubblico Ministero davanti al Giudice di Pace per il reato di diffamazione previsto dall’art. 595 del codice penale, l’aveva scampata in corner dalla condanna in quanto, avendo offerto in udienza la somma di 800 euro a titolo riparatorio, ex art. 35 d.lgs. 28 agosto 2000, n. 74, otteneva una sentenza di non doversi procedere per intervenuta condotta riparatoria.Ma insoddisfatta ha impugnato la sentenza dinanzi la Corte di Cassazione in quanto la sentenza impugnata nulla dice in ordine alla richiesta principale di assoluzione per esercizio del diritto di critica, che – a suo giudizio – importa la nullità della sentenza per violazione di legge. La Corte di Cassazione Penale, Sezione Quinta con sentenza n. 32791 pubblicata il 27 luglio 2016 (Presidente: Bruno Paolo Antonio – Udienza: 13.5.2016), nel rigettare il ricorso condannando la signora alle spese processuali, ha tra l’altro, evidenziato che il giudizio sferzante postato su facebook nei confronti del Sindaco era certamente idoneo a lederne la reputazione in quanto attribuiva a quest’ultimo indifferenza verso le sofferenze umane, se non vero e proprio cinismo; il che, tenuto conto del ruolo ricoperto dalla persona offesa (Sindaco) ne comportava un evidente scadimento nella considerazione generale. Tale lesione dell’integrità morale – per la Corte – “sarebbe stata certamente irrilevante, dal punto vista penale, stante il ruolo pubblico della persona offesa, ove si fosse trattato di fatti veri, dimostrati nella loro obiettività. Nulla è dato sapere, però, circa la verità di quei fatti, nè stante la natura dell’istituto attivato dall’imputata – un accertamento era consentito al giudice, che ha dovuto necessariamente fermarsi all’esame della contestazione e alla verifica del suo inquadramento in fattispecie di reato tipizzate. Tanto ha concretamente fatto, constatando che il reato era sussistente, anche sotto il profilo della diffusività della propalazione (attraverso una bacheca facebook si ha propalazione di notizie in un ambito rilevante, a meno che non sia stato limitato l’acceso ad una sola persona: Cass., n. 24431 del 28/4/2015)”. Fermo quanto sopra – che si spera faccia riflettere sull’importanza di ponderare le espressioni che con troppa facilità e superficialità si trovano postate sui Social – la Corte ha affermato che il giudice è tenuto a pronunciare sentenza di assoluzione ai sensi dell’art. 129 del codice di procedura penale, qualora risulti “evidente” la ricorrenza di una delle condizioni che impongono il proscioglimento nel merito, ovvero che l’azione penale non poteva essere promossa o non può essere proseguita. Tale norma – applicabile al giudizio che si svolge dinanzi al Giudice di pace – va calata nel meccanismo applicativo dell’istituto previsto dall’art. 35 del d.lgs d.lgs. 28 agosto 2000, n. 74, che consente al giudice di dichiarare estinto il reato qualora l’imputato dimostri di aver proceduto, prima dell’udienza di comparizione, alla riparazione del danno cagionato dal reato, mediante le restituzioni o il risarcimento, e di aver eliminato le conseguenze dannose o pericolose del reato. Va considerato, poi, che la norma richiede, per l’applicazione dell’istituto, che il giudice “senta”
le parti e, eventualmente, la persona offesa, se comparsa. Gli strumenti a disposizione del giudice – dai quali poter trarre argomenti per valutare la congruità dell’offerta, sia sotto il profilo risarcitorio che quello social-preventivo – sono quindi limitati, anche se non è escluso che il giudice, dopo aver ascoltato le parti, possa acquisire documenti idonei a valutare l’entità del danno o la gravità del reato, mentre è da escludere, invece, una attività istruttoria volta ad accertare l’esistenza (o insussistenza) del reato o la sua commissione da parte dell’imputato, ovvero l’insussistenza dell’elemento soggettivo, giacchè verrebbe frustrata, in tal modo, la funzione dell’istituto, volto sia a realizzare una forma di giustizia conciliativa, sia a deflazionare il carico giudiziario, attraverso una forma di componimento extra giudiziario, o, più strettamente, extra processum. In ogni caso tale verifica, anche implicita, che compie il giudice può legittimare il ricorso per cassazione solo nei casi di “evidente” arbitrarietà della valutazione (quando, per esempio, venga accolta l’offerta riparatoria per un fatto certamente lecito).
Tanto premesso in via generale, la Suprema Corte ha rilevato che, nessun vizio affligge la sentenza impugnata che ha fatto corretta applicazione dei principi sopra sinteticamente riportati in quanto, nello specifico, nessuna “evidenza” era rilevabile dal giudice, quando fu dichiarato estinto il reato per congruità dell’offerta, né la ricorrente ha sollevato argomenti – rilevanti nel giudizio di cassazione – idonei a dimostrare un errore del giudice. Verdetto finale niente assoluzione, ma non luogo a procedersi per intervenuta condotta riparatoria. (Enrico Michetti da Il Quotidiano della Pubblica Amministrazione) (Photo Credit ilquotidianodellapa.it- cassazione)
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Roma: La giunta Raggi in pole position
Posted by fidest press agency su mercoledì, 6 luglio 2016
Una corsa contro il tempo per avere tutti e dieci i nomi degli assessori in tempo per la prima seduta del Consiglio comunale del 7 luglio. La sindaca M5s Virginia Raggi continua da giorni i colloqui e gli incontri informali per definire la squadra, ma le difficoltà sono più del previsto tanto che alcuni non escludono che la seduta potrebbe slittare al 13 luglio (data limite). Intanto oggi c’è stata la nomina ufficiale del capogabinetto Daniele Frongia: ex consigliere comunale con i 5 stelle e braccio destro della Raggi.C’è inoltre una nuova pedina da aggiungere all’esecutivo della giunta capitolina: Laura Baldassarre è stata scelta per fare l’assessore alle Politiche sociali. Secondo l’agenzia Ansa, la responsabile dell’advocacy istituzionale dell’Unicef Italia e già nell’Ufficio del Garante nazionale dell’Infanzia e dell’Adolescenza, ha accettato l’incarico. Il nome va ad aggiungersi ai quattro assessori che hanno già dato la loro disponibilità: Luca Bergamo alla Cultura, Paolo Berdini all’Urbanistica, Andrea Lo Cicero allo Sport e Paola Muraro all’Ambiente. Ci sono ancora da riempire però due caselle importanti: il Bilancio e i Trasporti. Per entrambi hanno rifiutato due nomi pesanti: il dirigente Consob Marcello Minenna e il professore del Politecnico Marco Ponti.
Resta anche da sciogliere il nodo del vicesindaco che in un primo momento avrebbe dovuto essere proprio Frongia, poi nominato capogabinetto. La scelta ha fatto discutere: alcuni hanno infatti ipotizzato il rischio che non potesse ricoprire ruoli dirigenziali un anno dopo essere stato consigliere comunale in base alla legge Severino. Un’ipotesi smentita dalla Raggi: “I pareri li abbiamo già chiesti e ottenuti”, ha detto, “prima di procedere alla nomina, altrimenti non avremmo proceduto in tal senso. Daniele Frongia è già stato nominato capo di gabinetto. Ho chiesto i pareri proprio per capire se vi fossero problemi e ho avuto risposte positive in merito all’assenza di qualunque incompatibilità o inconferibilità”. (fonte Ansa)
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Il nuovo sindaco di Roma? Metta in agenda la burocrazia capitolina!
Posted by fidest press agency su giovedì, 16 giugno 2016
Roma mercoledì 22 giugno a Roma nella Sala Einaudi di Confedilizia (Palazzo Bernini al Corso, via Borgognona 47) sarà presentato il libro Storia di un locale sfitto. Viaggio allucinante nei meandri della burocrazia del giornalista di Panorama Stefano Caviglia, appena pubblicato dall’editore Rubbettino.Subito dopo il saluto introduttivo del presidente di Confedilizia, Giorgio Spaziani Testa, ne parleranno con l’autore, Alfonso Celotto, Franco Debenedetti, Davide Giacalone, Corrado Sforza Fogliani.
Il testo, preceduto da una prefazione del presidente del Centro studi di Confedilizia, Corrado Sforza Fogliani, ricostruisce passo dopo passo l’«inferno burocratico» vissuto personalmente dall’autore nell’arco di oltre vent’anni a causa di una piccola proprietà immobiliare cedutagli dalla famiglia. «Il locale sfitto del titolo è il mio», annuncia Caviglia fin dall’introduzione. Segue un racconto agile e graffiante, ricco di episodi tragicomici (alcuni al limite dell’incredibile) che è al tempo stesso una denuncia dei danni economici e civili provocati da un’amministrazione molto interessata al proprio potere e poco o nulla alle esigenze economiche della città e del Paese. Una sorta di «reportage sotto copertura nel territorio ostile della Pubblica amministrazione», per riprendere una paradossale espressione contenuta nel libro.Guardare negli occhi dirigenti e funzionari pubblici mentre duellano con un cittadino qualunque, per mettere a nudo i misfatti della burocrazia italiana: è la sfida del giornalista autore e al tempo stesso protagonista di questo libro. All’origine di tutto c’è una piccola proprietà immobiliare ricevuta in eredità dalla famiglia. Il proposito apparentemente banale di gestirla al meglio si rivela ben presto un «film dell’orrore» (non ancora finito) da cui scaturisce un appassionato reportage su vizi e tic dell’Amministrazione pubblica. L’autore ripercorre passo dopo passo le avventure realmente vissute a causa del suo locale, mettendole in relazione con l’andamento della vita economica e l’evoluzione delle normative sotto i governi succedutisi negli ultimi vent’anni. Ne emerge un groviglio di incoerenze e inefficienze all’insegna del più sovrano disprezzo per le ragioni economiche dei cittadini, che chiama in causa diverse branche del settore pubblico centrale, anche se la parte del leone spetta ai numerosi uffici di Roma Capitale. Non ci sono in questa vicenda richieste di mazzette o estorsioni, ma solo la straordinaria normalità a cui va incontro chi cerca di seguire le regole senza scorciatoie. Nulla, a questo proposito, è istruttivo come ascoltare dalla viva voce delle autorità le richieste fatte ai cittadini per ottenere un timbro, un’autorizzazione o semplicemente il riconoscimento di una situazione di fatto. Ed è ancor più interessante scoprire quel che avviene davvero nella realtà, dopo che le pratiche hanno fatto il loro corso nei meandri della burocrazia. Così il «locale sfitto» del titolo diventa metafora ed esempio della situazione di un intero Paese, in cui l’accanimento silenzioso dell’Amministrazione contro i cittadini rischia di uccidere ogni fiducia e spirito di iniziativa.
Stefano Caviglia è un giornalista del settimanale Panorama che vive e lavora fra Roma e Milano, occupandosi di economia con un’attenzione particolare alla Pubblica amministrazione. Ha scritto di economia e di politica per diverse testate fra cui “L’indipendente”, “La Repubblica”, “Panorama Economy”. (foto: copertina)
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Sadiq Khan primo sindaco islamico di Londra, da oggi “Londonistan”
Posted by fidest press agency su domenica, 8 Maggio 2016

epa05290248 British Labour party candidate for Mayor of London Sadiq Khan (R) poses with his wife Saadiya Khan (L) after voting at a polling station in south London, Britain, 05 May 2016. Londoners head to the polls to elect the successor to London’s current Mayor Boris Johnson. EPA/HANNAH MCKAY
By CORRADO VITALE. Londra colpita dalla nemesi islamica? Sadiq Khan è con il vento in poppa: alla fine dello scrutinio delle cosiddette “prime preferenze” per il sindaco di Londra il candidato laburista d’origine pachistana e musulmana è in testa con 9 punti di scarto (44% a 35) sul rivale conservatore Zac Goldsmith, figlio del finanziere sir James Goldsmith e della aristocratica angloirlandese lady Annabel Vane-Tempest-Stewart, per decenni regina dei salotti e della vita notturna londinese. Secondo il sistema britannico in vigore nella capitale, si deve passare allo spoglio delle seconde preferenze (ogni elettore esprime un primo e un secondo candidato preferito) per ufficializzare il vincitore.Ma ormai c’è la certezza che Sadiq Khan sia il primo sindaco musulmano di una grande capitale europea. È un fatto clamoroso, un evento che presenta una notevole portata simbolica. Certo, il fatto che Sadiq Khan sia diventato sindaco, non vuol dire che la bandiera dell’Islam da oggi sventoli su Londra. Sadiq Khan può anzi apparire come un perfetto modello di integrazione, la favola di un ragazzo immigrato che è riuscito a farsi largo in una grande metropoli europea fino a diventarne sindaco. Nella sua scheda biografica ufficiale leggiamo che Sadiq Khan è un «avvocato dei diritti umani e membro di una famiglia di immigrati pakistani, entrò ai Comuni nel 2005». «Nella sua carriera legale – leggiamo ancora –, si è specializzato in azioni contro la polizia, diritto del lavoro ed in materia di discriminazione, recensioni giudiziarie, inchieste e criminalità».
Ma, dietro alla “favola bella” dell’integrazione, si nascondono diversi motivi di preoccupazione. Sadiq Khan è certamente un personaggio perfettamente integrato nel tessuto civile europeo. Ma altrettanto non può dirsi di una fetta consistente del suo elettorato, proveniente dalle periferie di Londra abitate dalle comunità musulmane, zone della città che assomigliano, ormai, più a quartieri asiatici e mediorentali che al tradizionale paesaggio urbano europeo. La vittoria di Sadiq Khan è oggettivante il trionfo della Londra “islamica”, ribattezzata “Londonistan”, una Londra scarsamente integrata in nome del multiculturalismo. Certo, a contrastare il candidato musulmano non c’era un figlio del popolo londinese, ma il rampollo di una famiglia di finanzieri. E anche questo è un motivo di preoccupazione. I ceti medi, le fasce popolari dell’Europa sono in arretramento politico, economico e demografico. La grande Margaret Thatcher era figlia di un droghiere. Ma il partito conservatore è riuscito oggi solo a imporre un figlio di papà, dopo aver espresso, come sindaco, un pazzoide come Boris Johnson. Non c’è bisogno di essere “apocalittici” irriducibili per interpretarlo come un inquietante segno dei tempi. (fonte: Secolo d’Italia) (foto:Sadiq Khan)
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Roma: Binetti: (Ap): no città moralmente inferiore ma in balia a classe dirigente poco credibile
Posted by fidest press agency su venerdì, 30 ottobre 2015
“I giornali aprono in larga misura sulla leadership morale di Milano rispetto a Roma e sulla sua capacità di reagire con prontezza davanti agli attacchi di quel virus formidabile che si chiama corruzione, mentre le difese immunitarie di Roma appaiono rallentate e in larga parte probabilmente sopite”. Così Paola Binetti, deputato di Area popolare commenta le notizie sui quotidiani di oggi. “Non mi interessa verificare se e quanto tutto ciò sia vero, personalmente credo di no e considero la Milano dalle Mani pulite costantemente esposta al rischio corruzione, come accade laddove si concentrano ricchezze e risorse materiali. E’ quanto accaduto all’inizio con Expo e quanto sta accadendo a Roma da quando nel ruolo di Roma Capitale si è trovata a gestire più fondi del previsto anche nella prospettiva del prossimo Giubileo. Ma un fatto è certo: la vicenda Marino non giova né all’immagine della città né alla credibilità operativa delle decisioni che una giunta potenzialmente dimissionaria può prendere. E’ questo uno dei danni maggiori che si stanno facendo a Roma- commenta Binetti- e che suggeriscono il sospetto che si voglia lasciare la città in balia di una sorta di una mafia capitale non governata né governabile.La città non riesce a darsi quella spinta ormai indilazionabile per affrontare problemi materiali e immateriali in vista del prossimo giubileo e le molteplici rassicurazioni che qualcuno si ostina ad inviare appaiono agli stessi romani come puro millantato credito. Ma non è tanto del Giubileo che i romani si preoccupano, quanto del caos giornaliero del traffico impazzito, della fatiscente manutenzione delle strade e degli impianti essenziali per la vita della città, come suggeriscono le stesse metropolitane, rotte o interrotte a giorni alterni. Roma non sembra una città senza guida, è una città in balia degli umori di una classe dirigente che ha perso il contatto con la sua gente, con quella stessa gente che ha votato un sogno, un progetto, che va dalla qualità di vita ordinaria al maggiore impegno per il Giubileo e si spinge fino alle possibili olimpiadi.Sembra proprio che di Roma alla sua classe dirigente non interessi nulla, se non una stucchevole dialettica tutta interna al Pd, che Renzi dà per conclusa, ma che non lo sarà definitivamente fino a quando lui non dirà un No chiaro, secco, e senza alternative all’attuale gestione, colpevole di aver spinto la città più bella del mondo nel caos più incomprensibile del mondo. Nessuno riesce a capire perché Roma infatti debba vivere sistematicamente sull’orlo di uno sfascio continuo ”
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Per un sindaco a misura di Roma capitale
Posted by fidest press agency su lunedì, 12 ottobre 2015
“Non ci sono alibi ora per i Romani: dobbiamo scegliere un sindaco a misura di Roma Capitale, della sua storia e della sua tradizione. Ma anche con la consapevolezza la legge almeno a Roma dovrebbe essere uguale per tutti e che sul Diritto romano si sono formati i codici di tutti i popoli occidentali. Arte classica ed arte cristiana; bellezze naturali e prospettive urbanistiche straordinarie, ottenute sfruttando i famosi sette colli. Tutto a Roma è bello, grande, elegante, originale e capace di sfidare il tempo, ma tutta la grande bellezza di Roma si è andata corrompendo nell’incuria, nella sporcizia, nella mancanza di manutenzione delle strade, degli edifici. Una città meravigliosa amministrata malissimo da chi non ne ha saputo coglierne l’anima e tanto meno è riuscito a valorizzarne i tesori. Ora ci è dato un tempo, una nuova opportunità, per ripensare da che vogliamo che Roma sia governata, da quale sindaco, da quale giunta, con quali obiettivi concreti da raggiungere a breve o nel medio termine.” LO afferma l’On. Paola Binetti, di Area popolare e romana. “Eleggere un sindaco è cosa troppo importante per lasciarla solo ai partiti, alle logiche di potere di questo o quel gruppo. Alle speculazioni di questa o quella categoria professionale o addirittura sociale. Serve competenza vera , documentata, serve un progetto strategico di ampio respiro in cui arte e cultura, bisogni sociali e prospettive imprenditoriali trovino il loro punto di sintesi. Il Giubileo che si aprirà tra poco ci chiede di essere misericordiosi e tali vogliamo essere con il governo uscente di questa Città. Ma non per questo vogliamo rassegnarci a subire altre scelte di dubbio profilo. Per questo fin da ora ci impegniamo a incontrare tutti i romani che desiderano dare un taglio forte a quel modo di affrontare i problemi della città che si è limitato ad accantonarli, in attesa di tempi migliori. Questo può essere un tempo migliore se sapremo farcene carico da oggi e non tra 20 giorni quando Marino formalizzerà le sue dimissioni.”
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Sindaco di Bologna condannato per trattamento antisindacale
Posted by fidest press agency su sabato, 24 marzo 2012

Virginio Merola, Mayor of Bologna, Italy Italiano: Virginio Merola, Sindaco di Bolonga (Photo credit: Wikipedia)
Il Tribunale del Lavoro ha condannato il Sindaco di Bologna Virginio Merola per condotta antisindacale, su ricorso presentato dall’Unione Sindacale di Base. I fatti risalgono al 29 settembre del 2011, quando il Comune di Bologna, nella persona del Sindaco Merola, con una semplice lettera disdettò unilateralmente il protocollo di relazioni sindacali territoriali che la USB, allora RdB, aveva stipulato con il Sindaco Sergio Cofferati nel luglio 2006, dopo un lungo ciclo di lotte. Con quel protocollo il Comune di Bologna riconosceva la USB “quale interlocutore, con ruolo propositivo, nei processi di formazione delle scelte strategiche, di revisione degli assetti macro organizzativi, di tutela della valorizzazione del lavoro, e più in generale, di miglioramento della qualità dei servizi”. Nonostante le innumerevoli richieste di incontro, le richieste di spiegazioni, il pronunciamento di diversi consiglieri comunali in sede di Commissione Consigliare, il Sindaco Merola non ha accettato nessuna richiesta evitando il confronto con USB, proseguendo invece nelle relazioni sindacali e nella contrattazione di bilancio, che è il perno del protocollo disdettato, con le sole CGIL CISL e UIL.
A distanza di sei mesi dalla disdetta, il Giudice del Lavoro del Tribunale di Bologna, Dott. Carlo Sorgi, ha dichiarato “ la illegittimità della condotta del Comune di Bologna ai sensi dell’Art. 28 L. 300/70 consistita nella disdetta unilaterale in data 29/9/2011 del protocollo 13/7/2006 concluso con il sindacato ricorrente disponendo che venga ripristinata da parte del Comune la vigenza di detto protocollo.” Una sentenza di rilevantissima importanza politica, oltre che giuridica, in quanto condanna di fatto l’arbitrarietà del comportamento del Comune di Bologna che “rende più semplice la gestione dei nuovi rapporti, elidendo un interlocutore dissenziente, ma elimina quel valore dialettico che è considerato di speciale rilevanza ed imprescindibile nel nostro ordinamento, con la previsione di cui al primo comma dell’Art. 39 della Costituzione e con i principi informatori dell’intera Legge n. 300/70” (Statuto dei Lavoratori). Che ciò venga affermato in un momento in cui nel nostro Paese le relazioni sindacali vengono pesantemente messe in discussione da soggetti privati e pubblici, ha una importanza eccezionale.
USB auspica che il Sindaco Merola tenga conto di questo contesto, si faccia carico della necessità di non intaccare ulteriormente un sistema di relazioni sindacali che deve garantire la pluralità e la partecipazione alle scelte di carattere sociale, e di conseguenza assolva alla pronuncia del Giudice senza proporre ulteriori inutili ricorsi.
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