Ha preso avvio in questo mese di marzo la seconda edizione del Corso di formazione per docenti (e futuri docenti) di lingua italiana in Somalia, organizzato dall’Ateneo su richiesta dell’Ambasciata d’Italia a Mogadiscio e destinato a 23 docenti che già insegnano presso le università del paese africano o che a breve vi prenderanno servizio. La rinnovata collaborazione tra l’Ambasciata d’Italia a Mogadiscio e l’Università per Stranieri di Perugia ha il fermo intento di promuovere l’insegnamento della lingua e della cultura italiana in Somalia, nella prospettiva di un rafforzamento delle relazioni culturali e scientifiche tra i due Paesi. Il corso di glottodidattica dell’italiano, che durerà 60 giorni, è attivo da due settimane ed è articolato in tre sezioni: la prima si focalizza sulle metodologie d’insegnamento, mentre le ultime due sono dedicate alla presentazione ed analisi del testo in uso tra la maggior parte dei docenti d’italiano somali e sull’elaborazione di tecniche glottodidattiche. All’inaugurazione del corso sono intervenuti il responsabile didattico, Roberto Dolci, la direttrice del Dipartimento di Lingua, Letteratura e Arti italiane nel mondo della Stranieri di Perugia, Sabrina Stroppa, il vice capo Missione dell’Ambasciata in Somalia, Massimiliano Bertollo, e il coordinatore dei corsi di italiano per le scuole e gli atenei somali, Hassan Osman Ahmed.
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Seconda edizione del corso di formazione per docenti di lingua italiana in Somalia
Posted by fidest press agency su lunedì, 20 marzo 2023
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“Business Opportunities in Somalia”
Posted by fidest press agency su martedì, 6 luglio 2021
Si terrà online il 15 luglio alle 10:00 (orario italiano) la presentazione del catalogo “Business opportunities in Somalia”, dedicato alle aziende italiane e di tutto il mondo interessate ad intraprendere attività di business in Somalia, al fine di importare o esportare prodotti, trasferire tecnologia e/o macchinari, discutere accordi di distribuzione e finalizzare joint ventures all’interno del Paese.Il catalogo è stato realizzato da un team di esperti di UNIDO ITPO Italy e UNIDO Somalia nell’ambito del progetto “Agro-technology development for Economic Growth in South and Central Somalia”, finanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS) ed implementato da UNIDO, in collaborazione con il Ministero somalo del Commercio e dell’Industria, la Camera di Commercio e dell’Industria somala, e le Enterprise Development Units in Mogadiscio, Kismayo, Baidoa e Beletwayne.La conferenza si aprirà con il discorso di benvenuto della Direttrice di UNIDO ITPO Italy Diana Battaggia e Ygor Scarcia, Industrial Development Expert e Officer in Charge to Somalia di UNIDO, e di importanti rappresentanti di AICS Mogadiscio e del Ministero somalo del Commercio e dell’Industria. Diversi rappresentanti del Ministero somalo della Pesca e delle Risorse Marittime, Ministero dell’Allevamento e della Selvicoltura, Ministero dell’Edilizia e delle Costruzioni e Ministero dell’Agricoltura interverranno inoltre per presentare le varie opportunità di business in loco. In seguito Francesco Pallocca, Investment Promotion Expert di UNIDO ITPO Italy, mostrerà nel dettaglio i 38 profili industriali individuati e suddivisi nelle quattro sezioni chiave del catalogo – agricoltura; pesca; costruzioni; allevamento, pollame e lattiero-caseario – ed una quinta sezione dedicata ad altri settori quali energia e commercio.Infine, la discussione – che si terrà in lingua inglese – si concluderà con una sessione interattiva di Q&A, durante la quale i partecipanti avranno la possibilità di porre domande direttamente agli speaker, favorendo così lo scambio di conoscenze in merito a specifiche tematiche di interesse.
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“Somalia: business opportunities in the agriculture machinery sector”
Posted by fidest press agency su domenica, 14 marzo 2021
Italy organizza per il 23 marzo 2021 alle ore 11:00 (CET) su piattaforma Zoom il webinar “Somalia: business opportunities in the agriculture machinery sector”.L’evento, organizzato in collaborazione con Federunacoma e UNIDO Somalia nell’ambito del progetto finanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo ed implementato da UNIDO, vedrà la partecipazione di diverse aziende somale che illustreranno il proprio business e le conseguenti opportunità di partnership commerciali con aziende italiane. L’iniziativa è indicata per tutti i produttori di macchine agricole, in particolare fornitori di soluzioni su piccola scala per quanto concerne trattori, motocoltivatori, irroratrici, pompe per l’irrigazione, mietitrebbia e macchine per la raccolta. Nei giorni successivi all’evento, che si terrà in lingua inglese, per le aziende interessate sarà possibile incontrare le imprese somale in apposite sessioni di B2B.
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Somalia un popolo senza pace
Posted by fidest press agency su giovedì, 22 ottobre 2020
Venticinque anni fa, il 22 ottobre 1995, proprio nella domenica che i cristiani nel mondo dedicano alla preghiera per le missioni, veniva uccisa Graziella Fumagalli, medico e capo progetto di Caritas Italiana, coordinatrice del centro anti-tubercolosi di Merca. Nel suo ricordo pubblichiamo il Dossier con Dati e Testimonianze (DDT) dal titolo “Nazione a frammenti. Crisi perenne di un popolo senza Pace” che fa il punto sulla crisi istituzionale, sociale e umanitaria che la Somalia vive dalla caduta del regime di Siad Barre, nel 1991. All’Angelus del 29 dicembre scorso anche papa Francesco ha voluto ricordare la tragedia del Paese, pregando per la Somalia ferita al cuore in quei giorni dall’ennesimo attentato terroristico che nella capitale Mogadiscio aveva tolto la vita a oltre un centinaio di persone. Papa Bergoglio in quell’occasione ha espresso vicinanza ma anche condanna per un gesto folle, «orribile», rivendicato dagli al-Shabaab. Purtroppo quello somalo rimane un conflitto per lo più dimenticato, dalla comunità internazionale e dalla sensibilità della gente comune. La Somalia oggi è un “Failed state”, uno Stato “fallito”: frammentato nella miriade dei suoi clan, ferito dagli interessi dei signori della guerra e dalle violenze delle milizie jihadiste che minano la stabilizzazione del Paese decretandone la condizione di Stato fallito da trent’anni. Una fragilità che provoca estrema vulnerabilità alla pandemia e agli shock climatici, con un terzo della popolazione che necessita di assistenza umanitaria, 2,6 milioni di sfollati, 800 mila rifugiati in altri Paesi, 850 mila bambini sotto i 5 anni che hanno bisogno di supporto nutrizionale. Il Dossier vuole approfondire una storia complessa di un Paese tormentato che sembra incapace di risollevarsi dalle sue ceneri, ma che a piccoli passi sta cercando una via verso quella pace che manca da troppo tempo. A partire proprio dall’impegno di Graziella Fumagalli, racconta anche le iniziative in questi anni di Caritas Italiana: complessivamente dal 2011 al 2020, grazie al contributo di tanti sostenitori, sono stati realizzati 40 progetti per oltre 2,5 milioni di euro. Il Dossier è disponibile online sul sito http://www.caritas.it
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Somalia: Conflitti e gravi inondazioni
Posted by fidest press agency su mercoledì, 13 Maggio 2020
Inondazioni devastanti, conflitti, un’economia paralizzata, incombenti invasioni di locuste del deserto e la diffusione esponenziale del COVID-19 stanno minacciando la sicurezza e il benessere sociale dei 2,6 milioni di sfollati interni presenti in Somalia.L’UNHCR, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati, teme che l’insieme di queste molteplici emergenze causerà conseguenze devastanti, a meno che comunità internazionale, autorità somale nazionali e locali e attori umanitari non implementino un’azione efficace e coordinata per rispondere alle enormi esigenze umanitarie della popolazione.Dall’inizio dell’anno, più di 220.000 somali sono rimasti sfollati all’interno del Paese, di cui 137.000 a causa di conflitti. Le catastrofi naturali, o legate alle condizioni climatiche, tra cui siccità, con conseguente carenza di mezzi di sostentamento, e inondazioni rappresentano ulteriori fattori complessi e interconnessi che causano gli esodi.Nella Somalia meridionale e centrale, si stima che inondazioni improvvise e le prime alluvioni fluviali causate dalle piogge “Gu” stagionali abbiano già costretto alla fuga 90.000 persone e che altre ancora fuggiranno, andando ad aggravare in modo significativo le preesistenti esigenze umanitarie degli sfollati interni e delle comunità di accoglienza. Se le tendenze attuali continuano, le piogge di quest’anno lasciano chiaramente presagire che potrebbero costituire la stessa catastrofica minaccia portata dalle piogge “Deyr” del 2019, che costrinsero più di 400.000 persone a fuggire dalle proprie case. Sciami di locuste del deserto, l’insetto migratore più distruttivo al mondo, minacciano di decimare le coltivazioni e di causare una diffusa carenza di derrate alimentari dopo la stagione delle piogge “Gu”.All’inizio di questa settimana, l’UNHCR e il Governo della Somalia tramite ponte aereo hanno assicurato aiuti di emergenza quali taniche, sapone, coperte, materassi, set da cucina e teli impermeabili, per assistere più di 8.000 persone a Baidoa, Bardheere e Qardho. Un secondo ponte aereo previsto per oggi, con aiuti destinati a Qardho, Bardheere, Beletweyn e Berdale, dovrebbe consentire all’UNHCR di estendere l’assistenza a un totale di 37.000 beneficiari.A marzo e aprile, sono ripresi gli attacchi armati ai danni di Al Shabab nella regione del Basso Scebeli, costringendo oltre 50.000 persone a fuggire dalle proprie case. Durante la fuga, le comunità sono state esposte direttamente al fuoco incrociato e agli attacchi di mortaio, nonché alle esplosioni verificatesi lungo le strade. Inoltre, sono stati riportati casi di reclutamento di minori, violenza sessuale e di genere e arresti arbitrari. Infine, a Gedo, nell’Oltregiuba, si stima che, a inizio marzo, i combattimenti in corso tra le varie parti in conflitto nella regione abbiano costretto 40.000 persone a fuggire da Belet Xawoo.L’UNHCR ritiene che, con l’ulteriore diffusione del COVID-19, la situazione sul piano umanitario peggiorerà. La maggior parte dei 2,6 milioni di IDP presenti in Somalia vive in insediamenti sovraffollati e molti di questi, soprattutto i nuovi sfollati, vivono in alloggi di fortuna fatti di sacchi di plastica, cartone e ramoscelli. Praticare distanziamento fisico e sociale è pressoché impossibile, e la disponibilità di acqua potabile è appena sufficiente per dissetarsi, certamente non per lavarsi la mani. Sussistono le condizioni ideali per una diffusa trasmissione del virus.Il Governo della Somalia ha cominciato a effettuare i test per rilevare il COVID-19 in tutto il Paese. Tuttavia, decenni di conflitto, accompagnati dalla carenza di kit per i test su scala mondiale, hanno lasciato le infrastrutture sanitarie in una condizione troppo precaria per poter assicurare una risposta, qualora il virus dovesse diffondersi rapidamente. Nonostante la Somalia abbia registrato 928 casi confermati di COVID-19, solo uno ne è emerso tra la popolazione di sfollati interni.Molti sfollati interni somali hanno visto crollare il proprio reddito, dal momento che le misure di prevenzione da COVID-19 hanno generato disoccupazione o una riduzione degli orari di lavoro, in particolare ai danni dei lavoratori a giornata o dei commercianti nei mercati. L’UNHCR ha osservato come i rifugiati siano stati tra i primi a perdere il lavoro. Allo stesso tempo, i prezzi degli alimentari salgono mentre le rimesse, un’àncora di salvezza per milioni di somali, continuano a calare vertiginosamente.In questa fase di crisi, l’UNHCR esorta la comunità internazionale ad assicurare fondi ulteriori alle agenzie umanitarie e al Governo della Somalia. Ieri, nell’ambito di un piano di più ampia portata lanciato dalle Nazioni Unite, l’UNHCR ha sollecitato gli Stati, il settore privato e i singoli sostenitori a donare 745 milioni di dollari per finanziare l’appello dell’Agenzia contro il COVID-19 al fine di garantire assistenza e protezione alle popolazioni in fuga nel mondo.
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Opportunità di investimento all’Italy-Somalia Business Forum
Posted by fidest press agency su sabato, 26 ottobre 2019
Mogadishu airport il 10-11 Dicembre 2019 Conference Hangar Nell’ambito delle attività in supporto del settore privato somalo, UNIDO ITPO Italy organizza in collaborazione con UNIDO Somalia, l’Italy-Somalia Business Forum, che avrà luogo a Mogadisho si inserisce nel quadro del progetto “Agro-technology development for economic growth In South and Central Somalia”, finanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo e implementato da UNIDO.L’evento vedrà una parte seminariale in cui approfondire le opportunità esistenti in Somalia, una parte tecnica in cui ogni azienda italiana potrà presentare i propri prodotti e una sessione BtoB/BtoG dedicata agli incontri con le controparti somale.Durante tutta la manifestazione sarà attiva un’area exhibition in cui le aziende italiane e somale potranno esporre eventuali prodotti/macchinari o materiale promozionale.I settori di interesse sono l’agro-industria, la pesca, le energie rinnovabili e il social housing.
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Opportunità di Business in Somalia
Posted by fidest press agency su martedì, 15 ottobre 2019
«La Somalia è un Paese in crescita con opportunità inesplorate e grandi potenzialità di business per lo sviluppo economico e sociale del Paese»: così si è aperta la Tavola Rotonda sulla Somalia, organizzata da UNIDO ITPO Italy in collaborazione con UNIDO Somalia presso l’Hotel Le Méridien a Roma. L’evento si inserisce nel quadro del progetto “Agro-technology development for economic growth In South and Central Somalia”, finanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo e implementato da UNIDO.La conferenza è stata arricchita dai saluti istituzionali dell’Ambasciatore somalo in Italia, S.E. Abdirahman Sheik Issa e dagli interventi del Direttore Generale del Ministero del Commercio e dell’Industria del Governo Federale Somalo, Abdiaziz Ibrahim Adan e del Consigliere per il Ministero del Commercio e dell’Industria del Governo Federale Somalo, Ahmed Elmi.La tavola rotonda è stata l’occasione per presentare il prossimo Italy-Somalia Business Forum, organizzato da UNIDO ITPO Italy e UNIDO Somalia per favorire nuove sinergie tra le aziende italiane e somale, attraverso una serie di incontri BtoB e BtoG. “La Somalia ha sempre avuto ottimi rapporti commerciali con l’Italia per ragioni storico-culturali” – ha affermato Abdiaziz Adan – “Siamo pertanto lieti di presentare l’Italy-Somalia Business Forum che avrà luogo a Mogadisho, il 10-11 Dicembre 2019”.
Oltre 50 aziende italiane hanno preso parte alla tavola rotonda, per approfondire in dettaglio le opportunità di business in Somalia con riferimento ai settori agroindustriale, pesca, social housing e energie rinnovabili. “Si sta affermando uno sviluppo economico orientato al settore privato che appare molto più dinamico” – affermano gli esperti di UNIDO. “Il settore bancario è in forte crescita insieme al settore finanziario “– ha continuato Ahmed Elmi – “che oggi risulta essere molto aperto agli investitori stranieri”.
Il progetto “Agro-technology development for economic growth In South and Central Somalia” nasce con l’obiettivo di stimolare l’occupazione e le opportunità economiche per lo sviluppo imprenditoriale del Paese, oltre che fornire assistenza tecnica al Governo Federale della Somalia e in particolare al Ministero dell’Industria e del Commercio.
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Sostegno dell’UE alla Somalia
Posted by fidest press agency su sabato, 13 Maggio 2017
Bruxelles. L’UE è impegnata in Somalia con un approccio globale basato sulla diplomazia attiva, il sostegno al cambiamento politico, il miglioramento della sicurezza, l’assistenza allo sviluppo e l’aiuto umanitario.Per il periodo 2015-2020 la cooperazione dell’UE e degli Stati membri, compresi l’aiuto allo sviluppo, l’aiuto umanitario e le operazioni di mantenimento della pace, ammonta a 3,4 miliardi di EUR.La Somalia ha avviato riforme politiche in linea con il nuovo patto per gli Stati fragili, approvato nel 2011. Questo patto (2013-2016) ha guidato le relazioni fra la Somalia e l’UE e altri partner internazionali. Si prevede che saranno rinnovati i nuovi principi di responsabilità e partenariato, con il nuovo governo somalo che si insedierà nel 2017.
In occasione del vertice UE-Somalia svoltosi nel 2013 entrambe le parti hanno sostenuto il patto somalo. L’accordo contempla una strategia di collaborazione fra l’UE e la Somalia e stabilisce i cinque principali obiettivi della pace e del consolidamento dello Stato per il paese: 1. consolidamento di una politica inclusiva, 2. sicurezza, 3. giustizia, 4. fondamenti economici, 5. entrate e servizi.Il sostegno dell’UE e il finanziamento di questi e di altri obiettivi di sviluppo seguono il programma indicativo nazionale per la Somalia (2014-2020).L’UE svolge un ruolo di prim’ordine nel sostenere gli sforzi della Somalia per diventare un paese pacifico, stabile e democratico, affrontando nel contempo la pirateria e altri crimini internazionali.La forza navale dell’UE (EU NAVFOR) ha contribuito significativamente a ridurre la pirateria: nel 2011 sono state attaccate 174 navi mercantili e 25 sono state arrembate, con 736 marittimi tenuti in ostaggio, nel 2013 sono state attaccate 7 navi ma nessuna è stata arrembata, nel 2014 si sono registrati due attacchi, mentre nel 2015 e nel 2016 non si sono verificati attacchi. Nel marzo 2017 una nave è stata arrembata e tenuta in ostaggio per quattro giorni.
L’UE ha tre missioni di sicurezza e difesa:la missione militare di formazione dell’UE (EUTM Somalia) (EUTM), che sostiene le forze di sicurezza somale.la forza navale dell’UE (EU NAVFOR), che lotta contro la pirateria e l’EUCAP, volta a migliorare la sicurezza marittima regionale.Attraverso il programma nazionale indicativo l’UE eroga anche 100 milioni di EUR destinati alle iniziative di consolidamento dello stato e della pace per il periodo 2014-2020.L’UE è uno dei principali partner per lo sviluppo del paese. Fra il 2014 e il 2020 il programma nazionale indicativo dell’UE dispone di 286 milioni di EUR per aiutare il paese a realizzare i suoi obiettivi di sviluppo. Il programma è stato elaborato per riflettere le priorità del patto somalo.Questi finanziamenti sono integrati da altri stanziamenti provenienti dal bilancio dell’UE, relativamente a questioni specifiche, quali la democrazia e i diritti umani, il rafforzamento delle amministrazioni locali, la formazione, la sicurezza alimentare nonché l’approvvigionamento energetico e idrico.
In occasione della conferenza di Londra sono stati annunciati 200 milioni di euro supplementari.
Dal 1994 l’UE finanzia le operazioni di aiuto umanitario in Somalia. Si tratta di un aiuto necessario, poiché per decenni il paese ha vissuto una situazione di conflitto interno e di catastrofi naturali. Nel 2016 l’UE ha speso 46,5 milioni di EUR per finanziare le operazioni di aiuto nel paese, aiutando oltre due milioni di persone. Il sostegno interessa questioni quali la preparazione e la risposta alle emergenze, il miglioramento della sicurezza alimentare e della salute, l’innalzamento dei livelli dell’alimentazione, oltre a fornire alloggi, impianti sanitari e acqua. Per quanto riguarda la siccità che colpisce attualmente la Somalia, nel 2017 l’UE ha erogato 78,5 milioni di EUR sotto forma di aiuti umanitari. La risposta complessiva dell’UE e degli Stati membri alla siccità in Somalia supera i 450 milioni di EUR. L’UE è impegnata ad aiutare la Somalia a sviluppare un’economia forte e sostenibile in grado di sostenere il paese nei processi di consolidamento dello stato e della pace. Le relazioni in questo settore sono informate al patto somalo, al processo derivato dal patto per gli stati fragili e al programma nazionale indicativo. Gli obiettivi, le priorità e le azioni sono inoltre strettamente collegati al piano di ripresa economica del governo somalo.L’impegno dell’UE è quindi volto a rivitalizzare ed espandere l’economia somala con un‘attenzione al miglioramento delle condizioni di vita, alla creazione di posti di lavoro e alla promozione di una crescita inclusiva. Si darà un’attenzione particolare al miglioramento delle opportunità economiche per le donne e i giovani, garantendo loro un maggior accesso ad attività redditizie e generatrici di reddito.
Relazioni commercialiL’UE non ha importanti scambi commerciali formali o diretti con la Somalia. I principali partner commerciali del paese sono gli Stati del Golfo e lo Yemen.
Per aiutare la Somalia a espandere i suoi orizzonti commerciali, è in corso di attuazione il programma nazionale indicativo dell’UE per incrementare la produttività nei settori dell’agricoltura, dell’allevamento e della pesca. Gli interventi del programma intendono altresì sostenere la crescita promuovendo il settore privato e commerciale in Somalia. MEMO/17/1243
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Somalia a rischio carestia
Posted by fidest press agency su sabato, 1 aprile 2017
Ancora una volta la Somalia è a rischio carestia e i primi dati mostrano che il numero di bambini che soffrono di malnutrizione acuta grave e di colera o diarrea acquosa acuta è in aumento – una combinazione di malattie che durante la carestia del 2011 ha ucciso molti bambini. A febbraio, l’UNICEF ha stimato che, nel 2017, 944.000 bambini avrebbero sofferto di malnutrizione acuta, compresi 185.000 bambini colpiti da malnutrizione acuta grave che hanno bisogno di urgenti aiuti salvavita. Questo dato potrebbe aumentare, anche se le prossime piogge dovessero iniziare in tempo ad aprile.Tra gennaio e febbraio più di 35.400 bambini colpiti da malnutrizione acuta grave hanno ricevuto cure con alimenti terapeutici presso centinaia di centri per la nutrizione in tutta la Somalia, un aumento del 58% rispetto allo stesso periodo nel 2016. Al 28 marzo, dall’inizio dell’anno sono stati segnalati più di 18.400 casi di colera o diarrea acquosa acuta, questo dato supera di gran lunga i 15.600 casi riportati durante tutto il 2016. La maggior parte dei casi sono stati riscontrati tra bambini molto piccoli.“Questi dati sono un campanello d’allarme” ha dichiarato Leila Pakkala, Direttore Regionale dell’UNICEF per l’Africa Orientale e del Sud, dopo aver parlato con delle famiglie sfollate e dei pazienti presso un centro per la cura del colera a Baidoa, in Somalia. “I bambini muoiono per malnutrizione, fame, sete e malattie. Durante la carestia del 2011, circa 130.000 bambini sono morti, la metà prima che la carestia fosse dichiarata. Stiamo lavorando duramente con i nostri partner per fare in modo che non accada di nuovo.” Attualmente non sono disponibili dati precisi sul numero di bambini morti per fame o malnutrizione, in parte perché molti muoiono per malattie o infezioni, però i bambini che soffrono di malnutrizione acuta grave hanno una probabilità 9 volte maggiore di morire per malattie rispetto a un bambino ben nutrito. Durante la carestia del 2011, la diarrea e il morbillo hanno fatto il maggior numero di vittime.A sei anni dalla dichiarazione di carestia in alcune aree della Somalia centrale e meridionale, il paese è ancora una volta sull’orlo della catastrofe. Questa volta la siccità è molto più diffusa e ha colpito le aree del Somalinad, Puntland e le aree rurali della Somalia, oltre alle parti centrali e meridionali del paese che erano state le più duramente colpite nel 2011. Il numero di persone esposte a rischio immediato è più grande e i bambini sono tra i più colpiti.L’UNICEF e i suoi partner hanno predisposto accesso ad aiuti salva vita fino a giugno e stanno lavorando ad un piano di ampliamento. L’UNICEF si sta impegnando per ampliare l’accesso alle strutture per la nutrizione sia mobili che fisse, all’acqua, ai servizi igienici, ai servizi sanitari e ha impiegato delle squadre nelle aree più duramente colpite, collaborando con le autorità locali, i suoi partner e le comunità per curare e prevenire la malnutrizione e il colera o la diarrea acquosa acuta.
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Somalia: aumentano le persone in fuga dalla siccità
Posted by fidest press agency su giovedì, 23 febbraio 2017
A partire da novembre, più di 135.000 persone sono state costrette a spostarsi all’interno della Somalia a causa della siccità, secondo i dati raccolti dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR), dal Norwegian Refugee Council e dalle organizzazioni locali. Un’azione rapida e consistente e finanziamenti adeguati stanno divenendo urgentemente necessari per scongiurare una carestia e il ripetersi di quanto accaduto nel 2011, quando morirono circa 250.000 persone, oltre la metà delle quali di età inferiore ai 5 anni.
Secondo le autorità del Puntland, oltre 20.000 famiglie si sono spostate verso la regione di Bari. E 1.638 di queste, nella città settentrionale di Galkayo, hanno urgentemente bisogno di assistenza.
Le persone fuggono dalla siccità, dall’aumento dei prezzi dei beni alimentari, dalle previsioni di clima secco e dalla continua insicurezza, dirigendosi verso le aree urbane, come Mogadiscio e la città di Baidoa. Il Governo sta cercando di ottenere aiuti per le popolazioni nei distretti stessi in cui vivono, in modo da evitare che intraprendano lunghi viaggi pericolosi a piedi alla ricerca di aiuto.
Alcune fonti hanno riportato casi di morti e di malattie, sebbene queste non siano ancora diffuse. Domenica, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati è stata informata della morte di 38 persone dovuta a cause riconducibili alla siccità nella regione di Bakool, nella Somalia centro meridionale. I casi clinici rilevati includono persone affette da malnutrizione acuta (soprattutto bambini), diarrea e colera. Non se ne conoscono i dettagli.
Nell’ambito di una risposta inter-agenzie, l’UNHCR e i partner lavorano per evitare cha la situazione degeneri in carestia. Ciò prevede il trattamento della malnutrizione e l’adozione di misure che limitino gli spostamenti della popolazione, che permettano di contenere il diffondersi di epidemie e che rendano effettivi i meccanismi di protezione.
L’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati ha cominciato ad assistere le persone nelle aree maggiormente colpite: Puntland e Somaliland a nord, e le regioni di Bay e Bakool. Sono stati messi a disposizione alloggi d’emergenza, distribuiti beni di prima necessità e sono state rafforzate misure di protezione per migliaia di persone.
Sono in corso le operazioni di distribuzione di circa 1.000 kit di aiuti umanitari alle famiglie colpite dalla siccità a Mudug (Puntland). E’ prevista la distribuzione di 1.500 kit a Bari (Puntland), e il trasporto di acqua potabile verso alcune regioni del Somaliland. L’UNHCR sta inoltre allestendo alloggi di emergenza e distribuendo beni di prima necessità a Bari, Nugal (Puntland), Sanaag (Somaliland), Galkayo e Garowe.
La siccità sta inoltre costringendo molti a lasciare il Paese. Dall’inizio dell’anno sono stati registrati più di 3.770 nuovi somali arrivati a Melkadida, in Etiopia, e casi di malnutrizione acuta sono stati documentati nel 75 per cento dei minori arrivati. Al momento, non si sono registrati flussi considerevoli di persone verso il Kenya.
L’UNHCR continua a implementare il programma di rimpatri volontari per i rifugiati somali accolti nei campi di Dadaab, in Kenya, che ha già permesso il ritorno a casa di 49.985 persone dal dicembre 2014. L’UNHCR informa i rifugiati della siccità in corso, ma finora la notizia non sembra aver prodotto effetti rilevanti sul numero dei rimpatri.
Rispetto al 2011, l’UNHCR e le altre organizzazioni umanitarie sono oggi preparate meglio a rispondere alla crisi, ma sono urgentemente necessari nuovi finanziamenti. Per il semestre gennaio-giugno servono 825 milioni di dollari statunitensi, ma ad oggi ne sono stati raccolti solo 100.
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Allarme siccità per la Somalia
Posted by fidest press agency su domenica, 19 febbraio 2017
A causa della siccità devastante che sta duramente colpendo la Somalia, le agenzie ONU UNICEF e World Food Programme (WFP) lanciano l’allarme che solo con un rafforzamento massiccio e immediato dell’assistenza umanitaria si potrà evitare al paese di precipitare in un’altra catastrofe.La siccità con cui si confrontano le regioni settentrionali da un anno sta colpendo ora tutta la Somalia, minacciando una popolazione già fragile indebolita da decenni di conflitto. Quasi la metà della popolazione del paese, circa 6,2 milioni di persone, vive nell’insicurezza alimentare grave o ha bisogno di sostegno nei mezzi di sostentamento. Si prevede che 944.000 bambini soffriranno di malnutrizione in forma acuta, quest’anno, inclusi 185.000 bambini che saranno gravemente malnutriti e che avranno bisogno di sostegno urgente salvavita. E’ molto probabile che questo numero possa aumentare del 50%, arrivando a 270.000 bambini gravemente malnutriti nei prossimi mesi. Questa settimana, i rappresentanti UNICEF e WFP hanno visitato alcune delle aree maggiormente colpite, nella regione settentrionale del Puntland, dove le due agenzie stanno fornendo assistenza di cui si ha estremo bisogno. “Sono tantissimi i somali che hanno esaurito tutte le loro possibili risorse e che vivono alla giornata”, ha detto Steven Lauwerier, rappresentante UNICEF in Somalia. “Abbiamo una piccola finestra di opportunità per evitare questa catastrofe incombente e salvare vite di bambini e siamo determinati a lavorare con tutti i partner e gli stakeholder per riuscirci”. La siccità attuale e altri eventi traumatici hanno lasciato le comunità con pochissime o addirittura nessuna risorsa su cui potere contare. Interi villaggi hanno perso i propri raccolti o hanno visto morire il bestiame. I prezzi dell’acqua e del cibo prodotto localmente sono aumentati drasticamente e migliaia di persone si stanno spostando in cerca di acqua e di cibo. La siccità ha anche portato, quest’anno, un aumento delle malattie causate dall’acqua contaminata con oltre 4.000 casi di diarrea acuta e colera. “Lo scorso anno, l’assistenza umanitaria ha salvato vite umane nel nord colpito dalla siccità, ma ora che la crisi si diffonde non c’è tempo da perdere”, ha detto Laurent Bukera, Direttore WFP in Somalia. “Insieme a l’UNICEF e ad altri partner, ci stiamo muovendo il più rapidamente possibile per raggiungere molte più persone con sostegno salvavita usando ogni opzione che abbiamo, inclusi i trasferimenti di contante, sostegno nutrizionale speciale e trasporto aereo di beni di soccorso”.Le agenzie segnalano preoccupate che l’accesso umanitario rimane limitato a sud in alcune aree colpite dalla siccità, ma che il WFP e l’UNICEF stanno rafforzando gli sforzi congiunti per potenziare la risposta nelle aree accessibili dove sono a rischio milioni di vite. Le agenzie stanno rispondendo insieme alla siccità fornendo voucher per cibo e acqua a centinaia di migliaia di persone nelle aree maggiormente colpite della Somalia, oltre a fornire assistenza nutrizionale. Man mano che si aggiungono ulteriori risorse, questa risposta congiunta continuerà ad espandersi nelle regioni più vulnerabili.Con l’aumento dei bisogni, l’UNICEF e il WFP insieme necessitano di oltre 450 milioni di dollari per poter fornire assistenza urgente nei prossimi mesi.
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Somalia: Save the Children, sull’orlo della carestia decine di migliaia di famiglie
Posted by fidest press agency su giovedì, 16 febbraio 2017
Decine di migliaia di famiglie colpite dalla siccità in Somalia stanno abbandonando le loro case in cerca di cibo, acqua e pascoli accessibili, dopo i segni evidenti dell’estensione della crisi alimentare che sta attanagliando la nazione.Le autorità governative locali e gli operatori di Save the Children segnalano l’arrivo di centinaia di camion ogni giorno nelle ultime sei settimane nella regione costiera del Puntland, carichi di famiglie e bestiame provenienti fin dal Somaliland, spinte semplicemente dalla notizia di leggeri piovaschi nella regione prima di Natale. Più a sud, nella Somalia centro-meridionale, le Nazioni Unite riportano un flusso in spostamento nella direzione opposta, con più di 100 rifugiati somali al giorno, dall’inizio di gennaio, che attraversano il confine con l’Etiopia per raggiungere il campo di Dollo Ado, una media mai registrato negli ultimi 4 anni.Nel Puntland, che sta soffrendo della più grave siccità che abbia colpito la regione dopo il 1950, i nuovi sfollati locali che hanno perso il bestiame si stanno raccogliendo in piccoli campi informali per cercare acqua, cibo e aiuti, ma le famiglie non riescono a sostenere la crescita del prezzo di acqua e cibo.
“I massicci spostamenti di persone tra Somalia e Somaliland, e attraverso il confine con l’Etiopia, è il segno che le pur forti famiglie rurali somale sono al limite,” ha dichiarato Hassan Noor Saadi, Direttore in Somalia di Save the Children, l’Organizzazione internazionale dedicata dal 1915 a salvare i bambini e promuovere i loro diritti.“Le condizioni di siccità attuali sono le peggiori degli ultimi decenni e il terreno è cosparso di carcasse delle capre. In alcuni posti, ci sono anche cammelli morti, che, di solito, sono il triste presagio della morte degli essere umani. Più di 360.000 bambini sotto i 5 anni soffrono già di malnutrizione acuta e in 71.000 sono ormai a rischio di perdere la vita.” “Sono gli stessi segni del 2011, quando più di 250.000 persone sono morte a causa della carestia perché il mondo non ha saputo rispondere tempestivamente. Non possiamo lasciare che accada lo stesso.”
Deeqa, una mamma di 37 anni, vive con 4 dei suoi 7 figli in un piccolo campo vicino a Bohol-Olodley, nel Puntland, raggiunto in cerca di un pascolo per il suo bestiame, ma quasi tutti i cammelli, capre e mucche che aveva sono morte. Lì non c’è scuola per i suoi figli e molti dei bambini che vivono nel campo sono ormai ammalati. “Se hai perso il bestiame e non vivi in una grande città, come fai a sopravvivere? Finché sei vivo puoi sperare di farcela, ma se non piove chi potrà sopravvivere? Saremo costretti a morire!”Nello stesso campo c’è anche Amina, 38 anni, che è fuggita dalla zona di Garowe con i suoi bambini, anche lei in cerca di pascoli. La sua famiglia ha già perso metà del bestiame, ma quello rimasto è in condizioni tali che non produce più latte. “Non ho mai vissuto o sentito di una siccità di queste proporzioni, non me la sarei mai potuta neanche immaginare.” Più di 6 milioni di persone in Somaliland, Puntland e nella Somalia centro-meridionale, per la metà bambini, hanno urgente bisogno di assistenza per poter sopravvivere. Con le pessime previsioni per la stagione delle piogge dei prossimi mesi, la Somalia è sospesa sul baratro di una nuova carestia se non verranno messe a disposizione le risorse necessarie per raggiungere con gli aiuti, acqua e medicine i più vulnerabili, e in particolare i bambini. Save the Children sta rispondendo alla migrazione forzata delle famiglie con l’intervento di unità mediche mobili e con il potenziamento dei suoi presidi sanitari nel Puntland, per il trattamento della malnutrizione infantile, delle patologie dovute all’acqua non potabile e di altre emergenze sanitarie. L’Organizzazione distribuisce inoltre l’acqua nelle zone abitate inaridite in Somalia e Somaliland, e fornisce voucher e micro finanziamenti per il cibo necessario alle famiglie.
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Kenya: dopo l’attacco terroristico a Nairobi
Posted by fidest press agency su mercoledì, 25 settembre 2013
La popolazione musulmana del Kenya e i profughi dalla Somalia rischiano ulteriore emarginazione e discriminazione. L’Associazione per i Popoli Minacciati (APM) teme che il terribile attacco terroristico compiuto a Nairobi possa avere gravi conseguenze sulla situazione già difficile della popolazione di fede musulmana del Kenia e i profughi provenienti dalla Somalia. Tutti i fedeli musulmani in Kenia rischiano ora di essere sospettati in toto di terrorismo nonostante il Supremo Consiglio musulmano abbia chiaramente preso le distanze dall’attacco terroristico. Anni di lavoro delle organizzazioni musulmane per porre fine alla discriminazione e alla violazione dei loro diritti rischiano di andare in fumo a causa del terrore importato dagli estremisti di Al Shabaab.I musulmani del Kenia costituiscono circa l’11% sui 40 milioni di abitanti del paese africano. L’attentato arriva proprio nel momento in cui la popolazione musulmana aveva iniziato a emanciparsi e a partecipare attivamente alla vita politica del paese e a porre richieste precise ad autorità e politici, come pari accesso al mercato del lavoro e riconoscimento sociale. Il Consiglio Supremo dei Musulmani del Kenia aveva però chiesto anche l’alleggerimento della legge anti-terrorismo proprio per porre fine alla discriminazione in toto dei fedeli musulmani nel paese. La richiesta di liberalizzazione della politica di sicurezza certo non sarà accolta ora, con il presidente Uhuru Kenyatta impegnato a mostrarsi forte e fermo di fronte agli attacchi.La discriminazione, le perquisizioni e gli arresti arbitrari rischiano di investire anche i campi dei profughi somali rifugiatisi nel vicino Kenia. Purtroppo però ogni violenza e arbitrarietà commessa contro i profughi non fa altro che ingrossare proprio le fila delle milizie estremiste Al Shabaab che da decenni reclutano sistematicamente i giovani dei campi profughi. L’unico modo per togliere forza alle milizie estremiste resta quello di impegnarsi con un seria politica a favore dei profughi, di fornire scuole, formazione professionale e reali prospettive socio-economiche in Kenia o in Somalia.
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Somalia: bambini a scuola
Posted by fidest press agency su lunedì, 9 settembre 2013
Nell’ambito dell’iniziativa Go 2 School, le autorità somale lanciano una vasta campagna con l’obiettivo di dare ad un milione di bambini l’accesso all’istruzione. Il lancio avviene oggi, Giornata Mondiale per l’Alfabetizzazione, a Mogadiscio, Garowe (Puntland ) e Hargeisa (Somaliland).La campagna, portata avanti dalle autorità scolastiche e sostenuta dall’UNICEF e da altri partner internazionali, avrà la durata di tre anni: l’intenzione è di dare ad un quarto dei giovani attualmente fuori del sistema scolastico la possibilità di studiare.I tassi di iscrizione in Somalia sono tra i più bassi del mondo. Solo quattro bambini su dieci frequentano la scuola. Molti iniziano la scuola primaria in ritardo rispetto all’età scolare regolare di ingresso (sei anni), molti altri abbandonano gli studi precocemente. Le iscrizioni alla scuola secondaria sono ancora più basse. La situazione per le ragazze è ancora più difficile: solo un terzo delle ragazze nella Somalia centrale e meridionale è iscritto a scuola e molte abbandonano prima di completare la loro istruzione primaria.L’iniziativa prevede l’istruzione di base per bambini tra i 6 e i 13 anni, nonché l’istruzione alternativa per i bambini che sono fuori dal circuito normale scolastico, come i pastori e gli sfollati. Ci sono anche piani per la formazione di competenze di base per mezzo milione di ragazzi tra i 14 e i 18 anni di età, che sono spesso visti come nella fascia di età più a rischio di essere reclutati in gruppi armati o bande criminali. Inoltre, per raggiungere i genitori e convincerli a portare i loro figli a scuola, saranno portati avanti piani che prevedono la costruzione e la ristrutturazione di scuole, oltre che attività di formazione.”Go 2 School è molto ambiziosa, ma è una iniziativa fondamentale e realizzabile”, ha detto Sikander Khan, Rappresentante UNICEF per la Somalia. “L’istruzione è la chiave per il futuro della Somalia – abbiamo già perso almeno due generazioni. Una gioventù istruita è uno dei migliori contributi al mantenimento della pace e della sicurezza in Somalia. So che i genitori somali riconoscono questo – e credo che la comunità internazionale lo valuti positivamente” . L’iniziativa Go 2 School, che costerà 117 milioni di dollari su tre anni, è sostenuta da UNICEF, WFP e UNESCO, insieme a diverse ONG internazionali. I fondi provenienti da Unione Europea, USAID e Dipartimento britannico per lo sviluppo internazionale, DFID sono stati indirizzati ad un consorzio di ONG. Giappone, Partnership Globale per l’Istruzione e Agenzia per lo sviluppo internazionale danese, DANIDA, hanno assunto impegni, mentre altri hanno manifestato interesse. Finora ci sono stati impegni o promesse che coprirebbero il 50% del finanziamento richiesto per gli anni scolastici 2013/14-2015/2016.
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Kenya: rafforzata la presenza nel complesso di Dadaab
Posted by fidest press agency su lunedì, 28 Maggio 2012

English: Women and children waiting to enter Dadaab camp in Kenya. One of thousands of refugee families who have recently arrived from Somalia fleeing the drought and conflict. (Photo credit: Wikipedia)
Ieri è stato inaugurato il nuovo ufficio dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) in Kenya nord-orientale, nell’ambito dell’impegno dell’Agenzia a garantire continuità ai fondamentali servizi di assistenza per le oltre 460.000 persone che vivono nel complesso di campi per rifugiati di Dadaab. Quello di Dadaab è il più grande insediamento di rifugiati al mondo e si estende su un’area di oltre 50 chilometri quadrati. Il nuovo ufficio UNHCR, inaugurato alla presenza delle autorità keniane, si chiama Alinjugur e si trova nel distretto di Fafi, a circa 80 chilometri dal confine con la Somalia e a circa 20 dalla base principale dell’Agenzia a Dadaab. Da ieri quindi Alinjugur ospita staff dell’UNHCR, di altre agenzie e di organizzazioni non governative. I team di operatori che fanno base a Alinjugur copriranno i siti di Hagadera e Kambioos che accolgono circa 150.000 rifugiati somali. L’ufficio di Alinjugur consentirà all’Agenzia di essere più vicina alle comunità di rifugiati e quindi di fornire migliori servizi ai rifugiati e alle comunità locali che li accolgono. L’apertura dell’ufficio è il risultato dei colloqui e della collaborazione con le autorità keniane mirati a decongestionare i campi e ad accrescere la presenza sul terreno dell’UNHCR e delle altre organizzazioni umanitarie. Inoltre è in atto una stretta collaborazione con la comunità d’accoglienza, al fine di favorire la positiva coesistenza con i rifugiati. L’UNHCR è fiducioso che i nuovi sviluppi consentiranno all’Agenzia di estendere lo spazio umanitario e facilitare le operazioni di assistenza.
Negli ultimi 6 mesi la sicurezza ha costituito a Dadaab una vera e propria sfida, costringendo l’Agenzia a ridimensionare le proprie operazioni sul terreno. Col perdurare di minacce quali sequestri, dirottamenti di veicoli, ordigni esplosivi improvvisati e scorrerie, la situazione resta complessa e tesa.
Da due decenni il complesso di Dadaab fornisce protezione, alloggio e assistenza umanitaria ai rifugiati somali, spesso in circostanze difficili e complesse. Tra queste il cronico sovraffollamento, il rischio di malattie e le inondazioni stagionali.
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Una Corte internazionale per la pirateria marittima
Posted by fidest press agency su sabato, 12 Maggio 2012
Bruxelles. I deputati ritengono che la lotta contro la pirateria non possa essere vinta solo con strumenti militari. In una risoluzione approvata giovedì, l’Aula chiede ai governi nazionali di rinforzare la protezione militare delle navi europee, ma allo stesso tempo di finanziare progetti che affrontino le cause del fenomeno. I deputati domandano inoltre l’istituzione di tribunali speciali per i pirati. L’EU e la NATO dovrebbero coordinarsi meglio per far fronte alla crescente minaccia alle imbarcazioni internazionali da parte della pirateria, soprattutto nella zona a largo della Somalia e del Corno d’Africa. I deputati deplorano che il numero delle navi messe a disposizione dagli Stati membri per l’operazione UE NAVFOR ATALANTA sia stato ridotto da 8 ad appena 2-3 all’inizio del 2012 e sollecitano pertanto gli Stati membri a “mettere a disposizione maggiori risorse navali per garantire il successo della missione”. Il Parlamento chiede all’Alto rappresentante UE per la politica estera Catherine Ashton e ai governi nazionali di trovare urgentemente una soluzione per liberare i 191 marinai ancora in ostaggio e di assicurare il rilascio delle 7 navi dirottate. I deputati inoltre ricordano alle autorità regionali che, in base al diritto internazionale, “nessuna autorità diversa da quella dello Stato di bandiera può ordinare provvedimenti di arresto o di blocco di una nave”.
La Commissione e il Consiglio devono trovare un accordo su regole comuni per l’uso, sempre più frequente, di personale armato autorizzato a bordo delle navi, continuano i deputati, che sottolineano anche che “il ricorso ad agenti armati privati è una misura che non può sostituirsi alla necessaria soluzione generale dell’articolato problema della pirateria”. Per combattere il fenomeno alla radice, la comunità internazionale deve adottare una “strategia globale per la situazione in Somalia, che stabilisca un nesso tra sicurezza, da un lato, e sviluppo, Stato di diritto e rispetto dei diritti umani e del diritto umanitario internazionale, dall’altro”, afferma il testo adottato. La strategia dovrebbe mirare a migliorare le strutture giudiziarie e a rendere possibile la creazione di tribunali speciali anti-pirateria nella regione.
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Danish Ship Disrupts Pirate Vessel
Posted by fidest press agency su mercoledì, 29 febbraio 2012
During the early morning of 27th February, off the coast of Somalia, Her Danish Majesty’s Ship (HDMS) Absalon, acting as part of NATO’s counter-piracy operation (Operation OCEAN SHIELD), approached a vessel that had been previously captured by pirates and was being used as a mother-ship (from which pirates normally launch attacks on other merchant vessels). HDMS Absalon successfully disrupted the pirate vessel however, two members of the original crew were found wounded and subsequently died.
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Crisi alimentare in Africa
Posted by fidest press agency su mercoledì, 18 gennaio 2012
Il ritardo della comunità internazionale nel rispondere ai primi segnali di crisi alimentare in Africa orientale è costata migliaia di morti e milioni di dollari. E’ quanto emerge dal nuovo rapporto “Un pericoloso ritardo”, diffuso oggi da Oxfam e Save the Children.In Corno d’Africa gli interventi avrebbero dovuto essere più tempestivi e anche se è impossibile calcolare esattamente quante siano le vittime della siccità che ha colpito la regione, un dato vale per tutti: nel solo periodo aprile-agosto 2011, il governo britannico ha stimato tra 50 e 100.000 decessi, di cui più della metà bambini sotto i 5 anni. Un altro dato ancora viene dal governo statunitense, più di 29.000 bambini minori di 5 anni sono morti in 90 giorni tra maggio e luglio. Oggi la Somalia è ancora colpita dalla peggior crisi alimentare del mondo con centinaia di migliaia di persone a rischio. Qualche azione preventiva è stata intrapresa, ma la crisi richiedeva un maggiore impegno e gli interventi più costosi sono stati effettuati troppo tardi. Trasportare 5 litri di acqua al giorno per 5 mesi – nel tentativo estremo di salvare la vita a 80.000 persone in Etiopia – costa più di 3 milioni di dollari. Al contrario, nella prime fasi della siccità, sarebbero stati sufficienti 900.000 dollari per predisporre fonti di approvvigionamento idrico nella stessa area. E’ una lezione da tenere presente per l’Africa occidentale, regione minacciata dal rischio di una crisi alimentare che potrebbe colpire milioni di persone. Secondo Save the Children, in alcune aree del Niger intere comunità sono già alle prese con scorte di cibo, denaro e carburante minori di un terzo rispetto al livello minimo necessario per sopravvivere. Più in generale, nel Sahel la produzione di cereali è diminuita del 25% in un anno e i prezzi sono aumentati del 40% rispetto alla media degli ultimi 5 anni. L’ultima crisi alimentare nella regione ha colpito 10 milioni di persone nel 2010. Uno scenario che il Forum Economico Mondiale in programma la settimana prossima e l’Unione Africana non possono permettersi di ignorare, se vogliono evitare un disastro umanitario. Per questo è cruciale non ripetere gli errori fatti nel Corno d’Africa. Secondo il rapporto di Oxfam e Save the Children, le agenzie umanitarie e i governi hanno indugiato per sei lunghi mesi prima di fornire aiuti su larga scala. Si sono attese le prove inequivocabili di una catastrofe umanitaria invece di agire per prevenirla. I sistemi più avanzati di allerta avevano preannunciato la probabile emergenza in Africa orientale per agosto 2010. Ma una risposta vera e propria c’è stata solo a luglio 2011, quando i tassi di malnutrizione in alcune regioni avevano superato di gran lunga la soglia di emergenza, e i media avevano cominciato a interessarsi della crisi. Oxfam e Save the Children chiedono di riformare le strategie d’intervento secondo le indicazioni della “Charter to end estreme hunger”, un’iniziativa congiunta per spingere i governi ad assumersi le loro responsabilità e intraprendere passi concreti per evitare nuove crisi alimentari.
Oxfam ha aiutato circa 1.5 milioni di persone in Somalia, 300.00 in Etiopia e circa un milione in Kenya fornendo acqua pulita, servizi igienici, cibo terapeutico per bambini malnutriti, denaro contante e mezzi di sostentamento.
Save the Children ha raggiunto e aiutato più di 280.000 persone in Somalia, 1 milione in Etiopia e più di 440.000 in Kenya.
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Assassinio di un leader della comunità di rifugiati
Posted by fidest press agency su sabato, 31 dicembre 2011
Ginevra. António Guterres, ha espresso oggi profondo rammarico per l’assassinio insensato di un leader della comunità di rifugiati avvenuto giovedì 29 dicembre, nel complesso di campi di Dadaab, nelnord del Kenya. Il leader del Community Peace and Security Team del campo di Hagadera è stato colpito da colpi di arma da fuoco giovedì sera alle 19.45 mentre
entrava nel suo compound. I team delle comunità Peace and Security, gestite da rifugiati, sono fondamentali per mantenere le condizioni di sicurezza nei campi. La vittima è stata colpita ripetutamente e gli assassini sarebbero
riusciti a darsi alla fuga. L’assassinio è stato immediatamente denunciato alla polizia locale. Gli sforzi per salvare la vita del leader della comunità di rifugiati, portato immediatamente all’ospedale del campo di Hagadera, sono stati vani e l’uomo è deceduto questa mattina mentre veniva trasferito a Nairobi. Dadaab è il complesso di campi più grande al mondo e vi trovano alloggio più di 460.000 persone. La Somalia rimane una delle crisi umanitarie più gravi del mondo. Più di 950.000 somali sono rifugiati nei paesi confinanti mentre 1.46 milioni sono sfollati all’interno della stessa Somalia.
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