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Posts Tagged ‘sprechi’

Acqua, Meleo (M5s): “Riduzione sprechi grazie a nostra gestione, Virginia Raggi motore del cambiamento”

Posted by fidest press agency su mercoledì, 22 giugno 2022

Roma. “Una diminuzione delle perdite d’acqua dal 43,2 per cento del 2017 al 28,6 per cento del 2021 raggiunta durante il mandato di Virginia Raggi su suo preciso imput. Un risultato prezioso tanto più alla luce della crisi idrica attuale. Ci spiace constatare che il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti ammette genericamente i lavori fatti sulla rete – non potrebbe fare altrimenti vista l’utilità del miglioramento per affrontare la difficile situazione della siccità – ma, ancora una volta, omette di riconoscere il merito all’ex sindaca della Capitale. Per il bene dei cittadini, ci auguriamo che, sotto la nuova Amministrazione dem, l’efficientamento del sistema distributivo continui, e che Acea possa proseguire il percorso fatto nella passata consiliatura. Non guasterebbe anche maggiore lealtà istituzionale e generosità nell’attribuire all’ex sindaca obiettivi allora impensabili, vista l’eredità disastrosa ricevuta. Quando abbiamo preso in mano la città di Roma abbiamo dovuto fare i conti con tubature colabrodo. Abbiamo dovuto prendere atto che chi ci aveva preceduto non aveva preso a cuore il problema, e siamo riusciti a raggiungere l’obiettivo. Questo è stato possibile anche grazie al lavoro dei dipendenti dell’azienda, di cui il Comune è socio di maggioranza. Abbiamo così avviato e realizzato un programma di investimenti senza precedenti nella manutenzione e innovazione tecnologica delle infrastrutture. Il risparmio di 100 milioni di metri cubi di acqua, cui oggi Zingaretti accenna e si avvantaggia, ha un nome, Virginia, che l’ha perseguito”. Così in una nota Linda Meleo, capogruppo capitolino M5s.

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Tasse e sprechi. Italia: Paese strano

Posted by fidest press agency su martedì, 25 Maggio 2021

Anima il confronto politico la proposta del segretario Pd per ulteriormente tassare i patrimoni ereditati oltre i 5 milioni di euro. Stroncata dal presidente Mario Draghi con una frase ad effetto (“non è il momento di prendere ma di dare”), si possono leggere ed ascoltare ovunque i partigiani del sì e del no. Sembra che il prelievo avrebbe riguardato l’1% della popolazione con un vantaggio fiscale di 2,8 miliardi da devolvere sotto varie forme a 280.000 diciottenni.Dal punto di vista di politica economica sarebbe stato, come giustamente fatto notare dal capo del governo, un segnale negativo. Economicamente, invece, avrebbe leso in piccola parte i diritti acquisiti di poche persone. Socialmente avrebbe avuto un certo impatto, forse come quello del Reddito di cittadinanza (pur con le dovute differenze). Se fosse stato giusto o meno, allo stato dei fatti, non ci interessa. Mentre prendiamo atto del continuo metodo utilizzato ed auspicato per far fronte ai problemi reali dovuti alla pandemia: lo Stato si fa imprenditore e tutore e poi dispensa (maggiormente alle lobby che si sono fatte meglio valere). Non si è scelto di far riferimento ai consumi e alle utenze: ridurre/eliminare le varie aliquote sì che utenti e consumatori fossero aiutati nell’abituale utilizzo di prodotti e servizi.Non solo, ma le politiche di spreco di denaro pubblico non sembra che abbiano avuto una qualche modifica. Due soli esempi: Atac di Roma e Alitalia, due aziende cotte e decotte mantenute solo dai soldi dello Stato, e la cui reiterazione del mantenimento è oggetto anche di decisioni attuali. E quindi ad ogni neonato diamo una dote di 44mila euro di debito pubblico. Sta, intanto, per diventare realtà la prossima sfornata di aiuti (“Ristori”) anche se quelli precedenti non sono stati ancora elargiti. Questo il meccanismo grazie al quale economia e la società dovrebbero riprendersi, con tanto di “super” Mario Draghi alla guida. Noi vediamo tanta continuità che, probabilmente, va bene a chi ha come obiettivo il ritorno alla cosiddetta normalità del pre-covid. Noi avevamo sperato di aver appreso una lezione da questa pandemia. Ma ognuno è a modo suo in questo strano Paese. Vincenzo Donvito, presidente Aduc

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Utilizzare le risorse agroindustriali in modo efficiente per valorizzare gli scarti ed evitare gli sprechi

Posted by fidest press agency su mercoledì, 30 settembre 2020

Occorre realizzare sottoprodotti ad alto valore aggiunto che coniughino sostenibilità ambientale ed economica. Questo è l’obiettivo del progetto SUSINCER – Sustainable use of bioactive compounds from Brassicaceae and Solananceae wastes for cereal crop protection (Utilizzo sostenibile di composti bioattivi estratti da scarti di Brassicaceae e Solanaceae per la protezione di colture cerealicole), coordinato dal Centro di Ricerca Cerealicoltura e Colture Industriali del CREA, in collaborazione con CREA Ingegneria e Trasformazioni Agroalimentari e CREA Politiche e Bioeconomia. Il progetto, della durata triennale, parte dall’individuazione delle varietà di patata da industria e coprodotti della filiera delle Brassicaceae più idonei per composizione biochimica, grazie a metodiche computer based e wet Lab (oppure metodiche bioinformatiche e di biologia molecolare). Dopo averne ottenuto scarti di lavorazione (bucce per le patate, residui della disoleazione delle radici e dei fusti per la rucola) ad alto valore aggiunto, (ricchissimi in biocomposti attivi quali glucosinolati, glicoalcaloidi, fenoli e flavonoidi, utili per la difesa della coltura stessa nei confronti degli stress biotici), si prefigge la realizzazione di miscele e formulati da utilizzare come risorsa nella difesa delle due colture maggiormente diffuse al mondo, mais e frumento. Queste ultimi, infatti, sono facilmente soggetti agli attacchi di funghi e patogeni, che producono tossine dannose per la salute dell’uomo e degli animali. Riducendone, quindi, l’esposizione a funghi e patogeni, si riducono anche le micotossine e si ottengono, di conseguenza, cereali più salubri. Le nuove formulazioni ad alto potere antifungino verranno, infine, reintrodurre nella filiera delle produzioni cerealicole per la difesa da patogeni fungini e da insetti fitofagi, conciliando in tal modo un impatto ambientale ridotto con l’adozione di una difesa fitosanitaria più sostenibile. Una opportunità in più, insomma, sia per gli agricoltori , che attualmente non dispongono di validi biofungicidi a basso impatto ambientale; sia per i consumatori, sempre più attenti alla sostenibilità del prodotto acquistato, ma anche per le aziende che producono fertilizzanti, interessate a sviluppare nuovi prodotti in grado di incrementare il valore economico e ambientale dei propri scarti industriali.

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L’Italia degli sprechi

Posted by fidest press agency su martedì, 25 agosto 2020

Rimproveriamo spesso gli amministratori pubblici di sperperare il denaro della collettività per opere o per iniziative inutili o poco redditizie, ma non ci chiediamo cosa fanno i cittadini che in quel paese vivono e se essi si comportano nel privato alla stessa maniera della scelta fatta per guidarli nella gestione del Paese. La verità è che oggi, amministratori e amministrati, stiamo vivendo una stagione surreale nella quale cerchiamo di riverberare le nostre frustrazioni attraverso logiche consumistiche che un tempo ci facevano sognare e che ora sentiamo più concretizzabili. Non ci siamo resi conto, al tempo stesso, dei guasti che provochiamo nel voler “istituzionalizzare” un benessere acquistato con la falsa moneta dei facili arricchimenti, delle logiche clientelari, delle azioni indegne praticate pur di raggiungere e consolidare uno status symbol. Abbiamo finito con il creare dei mostri che con il loro cinismo hanno avvelenato le nostre coscienze, ci hanno resi aridi e amorali e fatto perdere il senso della misura nel rapporto con i valori costituenti la base del nostro vivere comune. La politica praticata con questi stessi principi aberranti ha perso il suo carisma iniziale e come un legno storto, riprendendo la celebre metafora kantiana, resta nella sua condizione poiché non siamo in grado di raddrizzarlo per l’assenza di una lucida e determinata volontà di cambiamento. Questa nostra incapacità talvolta la surroghiamo con l’alterazione del significato che c’è dato dalla politica. La consideriamo una sorta di contenitore nel quale possiamo riversarvi i nostri interessi personali e non per quella che è, ossia un’esperienza sociale, per consentirle di esplicitare tutte le proprie potenzialità. Su questo punto manca l’elemento più importante: la figura di un “reggitore” ovvero di chi è dotato di una particolare forma di intelligenza per capire le esigenze del sociale e avere la volontà di realizzarle nella loro oggettività. È un identikit non facile da tracciare essendo un compito così fuori dal comune in una società come la nostra portata a seguire la strada più agevole e comoda del nostro bene privato in luogo di quella del bene di tutti. E al bene privato può facilmente associarsi la “tentazione del potere” che per affermarsi e consolidarsi non ha scrupoli. Lo fu nel mondo antico con la divinizzazione del sovrano, lo è oggi nel postulato machiavellico e hobbesiano che non esista potere che non sia assoluto. Su questo presupposto è stata prima costruita la teoria della sovranità popolare e poi quella della divisione dei poteri per limitarne l’assolutezza. Ma questa non demorde. Oggi è in atto il tentativo di condizionare dall’interno l’autonomia dei diversi poteri: giudiziario, legislativo e dell’esecutivo per renderli, ove possibile, più deboli, inefficaci, ininfluenti. Se il male è questo quale potrebbe essere il suo antidoto? Continua a esserlo l’essere umano con la sua intelligenza, coerenza e valori morali. Solo in questo modo si può pensare in maniera diversa al potere non per abolirlo ma per risemantizzarlo. (Riccardo Alfonso)

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L’Italia degli sprechi

Posted by fidest press agency su martedì, 25 agosto 2020

Rimproveriamo spesso gli amministratori pubblici di sperperare il denaro della collettività per opere o per iniziative inutili o poco redditizie, ma non ci chiediamo cosa fanno i cittadini che in quel paese vivono e se essi si comportano nel privato alla stessa maniera della scelta fatta per guidarli nella gestione del Paese. La verità è che oggi, amministratori e amministrati, stiamo vivendo una stagione surreale nella quale cerchiamo di riverberare le nostre frustrazioni attraverso logiche consumistiche che un tempo ci facevano sognare e che ora sentiamo più concretizzabili. Non ci siamo resi conto, al tempo stesso, dei guasti che provochiamo nel voler “istituzionalizzare” un benessere acquistato con la falsa moneta dei facili arricchimenti, delle logiche clientelari, delle azioni indegne praticate pur di raggiungere e consolidare uno status symbol. Abbiamo finito con il creare dei mostri che con il loro cinismo hanno avvelenato le nostre coscienze, ci hanno resi aridi e amorali e fatto perdere il senso della misura nel rapporto con i valori costituenti la base del nostro vivere comune. La politica praticata con questi stessi principi aberranti ha perso il suo carisma iniziale e come un legno storto, riprendendo la celebre metafora kantiana, resta nella sua condizione poiché non siamo in grado di raddrizzarlo per l’assenza di una lucida e determinata volontà di cambiamento. Questa nostra incapacità talvolta la surroghiamo con l’alterazione del significato che c’è dato dalla politica. La consideriamo una sorta di contenitore nel quale possiamo riversarvi i nostri interessi personali e non per quella che è, ossia un’esperienza sociale, per consentirle di esplicitare tutte le proprie potenzialità. Su questo punto manca l’elemento più importante: la figura di un “reggitore” ovvero di chi è dotato di una particolare forma di intelligenza per capire le esigenze del sociale e avere la volontà di realizzarle nella loro oggettività. È un identikit non facile da tracciare essendo un compito così fuori dal comune in una società come la nostra portata a seguire la strada più agevole e comoda del nostro bene privato in luogo di quella del bene di tutti. E al bene privato può facilmente associarsi la “tentazione del potere” che per affermarsi e consolidarsi non ha scrupoli. Lo fu nel mondo antico con la divinizzazione del sovrano, lo è oggi nel postulato machiavellico e hobbesiano che non esista potere che non sia assoluto. Su questo presupposto è stata prima costruita la teoria della sovranità popolare e poi quella della divisione dei poteri per limitarne l’assolutezza. Ma questa non demorde. Oggi è in atto il tentativo di condizionare dall’interno l’autonomia dei diversi poteri: giudiziario, legislativo e dell’esecutivo per renderli, ove possibile, più deboli, inefficaci, ininfluenti. Se il male è questo quale potrebbe essere il suo antidoto? Continua a esserlo l’essere umano con la sua intelligenza, coerenza e valori morali. Solo in questo modo si può pensare in maniera diversa al potere non per abolirlo ma per risemantizzarlo. (Riccardo Alfonso)

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Altroconsumo contro gli sprechi alimentari e a sostegno di una sana alimentazione

Posted by fidest press agency su venerdì, 17 aprile 2020

Cucinare utilizzando gli scarti è una buona abitudine che, oggi più che mai, va incentivata: consente di perseguire un’alimentazione sana e di alleggerire sia il portafoglio (l’utilizzo degli scarti offre il beneficio di aumentare la resa dei prodotti che compriamo) sia la nostra impronta sull’ambiente.Bucce, foglie e gambi infatti non sono da considerare come scarti, ma come miniere di sostanze nutritive addirittura in misura maggiore rispetto alla polpa, una “regola” che vale – ad esempio – per zucca, porro e sedano. Purtroppo, oltre alle sostanze nutritive, spesso nelle bucce ci sono anche i pesticidi. Ecco perché Altroconsumo ha condotto un’indagine sul tema pubblicata nel numero di InSalute di aprile 2020 – per capire quante sostanze nutritive e quanti pesticidi contengono le bucce, i gambi e le foglie di 7 ortaggi e 3 frutti, sia biologici sia convenzionali.Per quanto riguarda le sostanze nutritive, nel caso dei prodotti convenzionali, le foglie del sedano ad esempio sono molto più ricche di polifenoli rispetto al gambo (77 mg/100 g contro 9,7); la buccia di mela è più ricca di fibre e polifenoli rispetto alla polpa (107,6 mg/100 g contro 64,1); le foglie verdi del porro hanno più vitamina C rispetto al bulbo (7,6 contro 3,6 mg/100 g). (Vedi schede di seguito).Per quanto riguarda i pesticidi, invece, queste sostanze, sono state ritrovate sia su frutta e verdura convenzionale sia su quella biologica (anche se in misura limitata). In generale i valori riscontrati sono bassi e al di sotto dei limiti di legge, anche se sarebbe stato meglio non trovarne affatto, visto che lavaggio e cottura non sempre sono sufficienti ad eliminarli. Primato negativo alla buccia del limone convenzionale, in cui sono stati trovati 14 pesticidi, seguito dalle foglie del sedano convenzionale (10 pesticidi). Nessun principio attivo in cavolfiore, e porro sia convenzionale che biologico.
Tra i consigli per utilizzare queste parti considerate meno nobili, c’è ad esempio quello di utilizzarle per dare profumo ai brodi o per preparare dei centrifugati. Le foglie di alcuni ortaggi che solitamente vengono buttate (come ad esempio per il cavolfiore) invece, possono essere cucinate per preparare sformati e vellutate, oppure possono essere bollite e poi saltate in padella. I ciuffi dei finocchi invece, si possono ad esempio usare per preparare un pesto per la pasta.Altroconsumo è impegnata da anni su temi legati alla sana alimentazione, alla riduzione degli sprechi e all’attenzione alla sostenibilità delle proprie scelte. Cucinare ricette con ingredienti di stagione, ridurre il consumo di carne, ignorare la moda dei “superfood”: sono solo alcuni dei suggerimenti concreti che possono aiutare a “fare del bene” non solo al nostro organismo, ma anche a quello ambientale. E proprio per essere vicini ai consumatori in maniera concreta è nato il progetto “La Spesa che Sfida” finanziato dal Ministero dello Sviluppo Economico (DM 7 febbraio 2018).Obiettivo del progetto è rendere più semplice la vita dei consumatori, spiegando a cosa fare attenzione, quali informazioni cercare in etichetta, ma anche come non farsi ingannare da immagini e claims pubblicitari o dal posizionamento negli scaffali. Attraverso brevi video e consigli l’Organizzazione vuole aiutare le persone a fare la spesa in maniera consapevole per preservare la salute, l’ambiente e il portafoglio: online sono disponibili due video su come non sprecare cibo in casa e come organizzare il frigorifero e conservare meglio la spesa.

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Gli sprechi sotto le feste

Posted by fidest press agency su lunedì, 16 dicembre 2019

(By AJ-Com.Net) Il Natale è tradizionalmente il momento dell’eccesso, soprattutto in Italia dove in occasione delle feste si esagera spesso con cibi e vini. Queste celebrazioni natalizie golose hanno così un effetto dannoso sul pianeta di cui stiamo consumando le risorse a tempo di record, ogni anno sempre di più: a mettere in evidenza questo aspetto spesso trascurato è Ener2Crowd (www.ener2crowd.com), la prima piattaforma italiana di lending crowdfunding energetico, che in occasione di questo Natale 2019 invita i cittadini a rendere le feste più eco-sostentibili.In particolare lo spreco alimentare somma annualmente in Italia 17 miliardi di euro, pari all’1% del pil, di cui 14 miliardi di euro dissipati per il cibo già prodotto e gettato e 3 miliardi di euro per lo spreco di filiera e distribuzione.
Dopo soli 3 anni, tramutato in investimenti mirati e sostenibili, lo spreco produrrebbe una rendita complessiva del 28%. Tassi di crescita del genere sono introvabili anche in prodotti finanziari speculativi e ciò dà una misura delle potenzialità di un’economia stabile riconvertita e partecipata verso il green.Ma se analizziamo i dati del periodo natalizio scopriamo che si getteranno via oltre 500 mila tonnellate di cibo, corrispondenti ad oltre 80 euro per gruppo familiare che vanno in fumo inutilmente, portando anche ad un’impennata del livello di inquinamento «perché ogni tonnellata di rifiuti alimentari produce 4,2 tonnellate di CO2» spiegano gli esperti.
Le lampadine a led -ad esempio- consumano l’80% di energia in meno rispetto alle vecchie luci ad incandescenza e durano 30 volte di più, una scelta che nell’ultimo anno ha già consentito di evitare 600 milioni di tonnellate di CO2 nell’atmosfera, riduzione pari alla chiusura di 170 centrali elettriche a combustione.In tal senso Roma e Palermo sono state le prime città in Italia ad optare per il diodo ad emissione di luce per decorare gli abeti nelle piazze principali. «Vogliamo che sia un Natale all’insegna della sostenibilità. Per questo le luci sono a basso consumo e l’abete, alto 21 metri e abbellito con oltre 600 sfere e 3 mila metri di luci a led, è certificato FSC e quindi è anche conforme ai più rigorosi standard ambientali» mette in risalto il sindaco di Roma, Virginia Raggi. Ed anche l’installazione di Milano, alta 37 metri e composta da 81.448 punti luce, è quest’anno una struttura «light emitting diode», nell’abbraccio di un anello verde formato da 22 abeti: un “albero” innovativo e sostenibile che vuole essere un simbolo di inclusione e di solidarietà. L’albero di Natale è infatti un altro tema caldo in quanto ad inquinamento. Scegliere un albero vero a zero chilometri per evitare l’inquinamento dovuto ai lunghi trasporti o alle modalità di produzione è sempre la scelta migliore. Il processo di realizzazione di un albero artificiale in pvc richiederebbe invece un consumo di circa 20 chili di petrolio e comporterebbe il rilascio di 23 chili di biossido di carbonio. Così come le palline di plastica, per ogni tonnellata prodotta ex-novo, comportano l’emissione di 2,5 tonnellate di CO2.
Perché scegliere il «crowdfunding energetico»? I progetti Ener2Crowd, tutti diversi tra loro, hanno superato una forte selezione e sono accomunati dal diretto coinvolgimento dei più giovani in iniziative volte a produrre un cambiamento concreto nella società. Ad esempio il progetto Ener2Crowd legato al relamping realizzato da Samso SpA con la nuova tecnologia a led è in grado di produrre risparmi economici consistenti ed un valore ambientale ed energetico estremamente rilevante, permettendo un risparmio nei consumi finali di 845.500 kWh all’anno e portando ad una riduzione annua di 365 tonnellate di emissioni di CO2, pari all’effetto che avrebbe la piantagione di 36.500 alberi, un numero tale da coprire 185 campi da calcio. (AJ-Com.Net). AJ/LL 13 DIC 2019 09:00 NNNN

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Alitalia: Facciamo il punto su uno dei tanti sprechi di Stato

Posted by fidest press agency su venerdì, 26 luglio 2019

Fa effetto che siamo qui ad occuparci di Alitalia parlando di ennesimo spreco di Stato? Visto che siamo sempre e comunque rispettosi delle istituzioni, per quanto queste ultime possano esserci distanti in alcune questioni (Alitalia inclusa), non smetteremo mai di stupirci delle differenze tra il dire e il fare che coinvolgono i nostri governanti. Su Alitalia la questione è “storica” visto che i tentativi di “salvarla” sono ampiamente datati: governo Prodi, poi Berlusconi, Renzi, Gentiloni, coinvolgendo manager privati e boiardi di Stato: otto miliardi. Ora che a settembre dovremmo avere gli elementi per la nuova nazionalizzazione (o chissà come la chiameranno), un altro miliardino è pronto ad essere dissipato.
Su tutta l’operazione grava un dubbio “amletico” non indifferente. Essere o non essere. Business o non business. E sembra che sia stata fatta la scelta storico/letteraria del non essere, del non business: investire su una compagnia aerea, cioé:
1 – di per sé decotta e che ha mostrato di essere solo fonte di spreco di soldi (a meno chi non si mandi a casa tutti e la sia dia in mano a Michael O’Leary di Ryanair… ma a parte che forse anche lui non vorrebbe nonostante ogni tanto abbia detto il contrario… ma solo per prendersi alcune rotte);
2 – in un periodo in cui (a breve per il corto e medio raggio) si sta ridiscutendo tutto sulla validità della mobilità aerea rispetto a quella terrestre (questioni ecologiche soprattutto) (e le lungaggini “misteriose” sul ripristino commerciale dei Boeing 737 Max sembrano più che un campanello d’allarme). In questo “non essere/non business” arrivano:
– Atlantia, che dopo il disastro del ponte Morandi a Genova, paventato il licenziamento da parte del governo per la gestione delle Autostrade, ha messo in nota spese i soldi per Alitalia pur di non farsi buttar fuori… in un contesto che, accaduto quel che è accaduto, la prima cosa che avrebbe dovuto esser fatta da chi fa business sarebbe stata proprio quella di buttarli fuori da Autostrade visto che, anche se le indagini non sono ancora concluse, non è che il ponte Morandi è caduto per un fulmine calato in una giornata assolata o temporalesca.
– Delta airlines, che ha bisogno di rafforzare la sua posizione con Air France e Klm (il cui pool oggi è in difficoltà) per le rotte transoceaniche ed evitare la supremazia di Lufthansa e British/Iberia, per cui, anche qualche carretta in più per solcare l’Atlantico, le fa comodo.
– FS e Mef sono soldi dello Stato, e quest’ultimo fa l’uso che ritiene più opportuno delle nostre tasse (li abbiamo delegati, no?). Questo non ci esime dal sottolineare come gravi su Fs l’investimento in un settore che, come esplicitato sopra, non sembra promettente. E che, al contrario, sarebbe molto promettente investire sulla mobilità terrestre.
In questo quadro da “Urlo”, proprio come nel dipinto del pittore norvegese Edvard Munch, considerati ovviamente fuori dalla cornice dei decisori, ci sono gli utenti in doppia versione: sudditi in quanto contribuenti fiscali, viaggiatori presunti dei futuri servizi di Alitalia:
1 – Mentre nel primo caso (contribuenti) direttamente e a breve c’è poco da fare facendone quindi pagare le conseguenze ai contribuenti tutti, inclusi quelli che comprano le patatine ai propri figi e pagano l’Iva;
2 – i viaggiatori possono fare qualcosa: non volare con Alitalia. Oppure farlo, consapevoli, a loro rischio e pericolo. Non perché gli aerei caschino o perché i suoi volo sono tutt’altro che low cost.
Le logiche a cui sottostà Alitalia non solo quelle del business privato, che mette l’utente e il suo gradimento (grossomodo) al primo posto, ma quelle di un vettore che sottostà a logiche (e umori) essenzialmente politiche (estremizzando: se cambia un governo o litigano all’interno di quello esistente, non è escluso che il Mef, per esempio, venga meno… e chi ci dice che gli aerei non partano?).
Da notare, altresì, che se qualcosa non funziona con la prenotazione o con il volo, le abituali norme che tutelano i diritti dei passeggeri (che sono precise ed abbastanza efficaci), al momento sono pura carta straccia per Alitalia, visto che non se ne fa carico direttamente ma rimanda al tribunale fallimentare che si sta occupando della vecchia società ginepraio con di fatto soluzioni zero per il malcapitato. (Vincenzo Donvito, presidente Aduc)

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Gli Immoderati” si occupano degli “sprechi” molisani

Posted by fidest press agency su martedì, 25 giugno 2019

Gli Immoderati, storico gruppo di giovani liberali sparsi per il mondo, nel proprio seguitissimo sito internet (https://www.immoderati.it/2019/06/24/il-molise-non-esiste-ma-i-suoi-soldi-si-purtroppo/) si occupa del Molise, in particolare delle potenzialità inespresse dal punto di vista turistico. Il sito ricorda che Eurostat ha certificato la regione come la meno turistica d’Europa nonostante “questo lembo d’Italia, con un po’ di seria promozione – ma affidata a professionisti del settore, meglio se di fuori regione perché liberi da immancabili ingerenze o collusioni – potrebbe far conoscere le proprie eccellenze, che pure non mancano”, citando ad esempio il paleolitico di Isernia, il teatro di Pietrabbondante, la rete di tratturi, la produzione di tartufi.
Tuttavia, analizzando nel dettaglio i fondi post-sisma del 2002, il bando “Turismo è cultura” del 2019 (1,8 milioni euro) e la “chimera del turismo di ritorno”, con numeri paradossali come il presunto milione e mezzo di molisani all’estero sbandierato in un recente convegno a Campobasso, il sito stigmatizza la pioggia di soldi pubblici, denunciando, in perfetta chiave liberale, che “le responsabilità di questo ennesimo scialacquio pubblico non ricadono ovviamente sui soggetti beneficiari, che raccolgono ciò che passa il convento, bensì su una classe di amministratori che perpetua una politica assistenziale e pregna di retorica”.Dopo aver esposto i dati economici del recente report di Bankitalia, il pezzo si conclude ricordando la vocazione assistenziale, che tanti danni ha prodotto in tutto il Mezzogiorno, e che rappresenta “la principale zavorra di questo piccolo territorio”.

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L’Italia degli sprechi

Posted by fidest press agency su giovedì, 8 marzo 2018

Rimproveriamo spesso gli amministratori pubblici di sperperare il denaro della collettività per opere o per iniziative inutili o poco redditizie, ma non ci chiediamo cosa fanno i cittadini che in quel paese vivono e se essi si comportano nel privato alla stessa maniera della scelta fatta per guidarli nella gestione del Paese. La verità è che oggi, amministratori e amministrati, stiamo vivendo una stagione surreale nella quale cerchiamo di riverberare le nostre frustrazioni attraverso logiche consumistiche che un tempo ci facevano sognare e che ora sentiamo più concretizzabili. Non ci siamo resi conto, al tempo stesso, dei guasti che provochiamo nel voler “istituzionalizzare” un benessere acquistato con la falsa moneta dei facili arricchimenti, delle logiche clientelari, delle azioni indegne praticate pur di raggiungere e consolidare uno status symbol. Abbiamo finito con il creare dei mostri che con il loro cinismo hanno avvelenato le nostre coscienze, ci hanno resi aridi e amorali e fatto perdere il senso della misura nel rapporto con i valori costituenti la base del nostro vivere comune. La politica praticata con questi stessi principi aberranti ha perso il suo carisma iniziale e come un legno storto, riprendendo la celebre metafora kantiana, resta nella sua condizione poiché non siamo in grado di raddrizzarlo per l’assenza di una lucida e determinata volontà di cambiamento. Questa nostra incapacità talvolta la surroghiamo con l’alterazione del significato che c’è dato dalla politica. La consideriamo una sorta di contenitore nel quale possiamo riversarvi i nostri interessi personali e non per quella che è, ossia un’esperienza sociale, per consentirle di esplicitare tutte le proprie potenzialità. Su questo punto manca l’elemento più importante: la figura di un “reggitore” ovvero di chi è dotato di una particolare forma di intelligenza per capire le esigenze del sociale e avere la volontà di realizzarle nella loro oggettività. E’ un identikit non facile da tracciare essendo un compito così fuori dal comune in una società come la nostra portata a seguire la strada più agevole e comoda del nostro bene privato in luogo di quella del bene di tutti. E al bene privato può facilmente associarsi la “tentazione del potere” che per affermarsi e consolidarsi non ha scrupoli. Lo fu nel mondo antico con la divinizzazione del sovrano, lo è oggi nel postulato machiavellico e hobbesiano che non esista potere che non sia assoluto. Su questo presupposto è stata prima costruita la teoria della sovranità popolare e poi quella della divisione dei poteri per limitarne l’assolutezza. Ma questa non demorde. Oggi è in atto il tentativo di condizionare dall’interno l’autonomia dei diversi poteri: giudiziario, legislativo e dell’esecutivo per renderli, ove possibile, più deboli, inefficaci, ininfluenti. Se il male è questo quale potrebbe essere il suo antidoto? Continua a esserlo l’essere umano con la sua intelligenza, coerenza e valori morali. Solo in questo modo si può pensare in maniera diversa al potere non per abolirlo ma per risemantizzarlo. (Riccardo Alfonso)

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L’Italia degli sprechi

Posted by fidest press agency su mercoledì, 4 ottobre 2017

camera deputatiRimproveriamo spesso gli amministratori pubblici di sperperare il denaro della collettività per opere o per iniziative inutili o poco redditizie, ma non ci chiediamo cosa fanno i cittadini che in quel paese vivono e se essi si comportano nel privato alla stessa maniera della scelta fatta per guidarli nella gestione del Paese. La verità è che oggi, amministratori e amministrati, stanno vivendo una stagione surreale nella quale cerchiamo di riverberare le nostre frustrazioni attraverso logiche consumistiche che un tempo ci facevano sognare e che ora sentiamo più concretizzabili. Non ci siamo resi conto, al tempo stesso, dei guasti che provochiamo nel voler “istituzionalizzare” un benessere acquistato con la falsa moneta dei facili arricchimenti, delle logiche clientelari, delle azioni indegne praticate pur di raggiungere e consolidare uno status symbol. Abbiamo finito con il creare dei mostri che con il loro cinismo hanno avvelenato le nostre coscienze, ci hanno resi aridi e amorali e fatto perdere il senso della misura nel rapporto con i valori costituenti la base del nostro vivere comune. La politica praticata con questi stessi principi aberranti ha perso il suo carisma iniziale e come un legno storto, riprendendo la celebre metafora kantiana, resta nella sua condizione poiché non siamo in grado di raddrizzarlo per l’assenza di una lucida e determinata volontà di cambiamento. Questa nostra incapacità talvolta la surroghiamo con l’alterazione del significato che c’è dato dalla politica. La consideriamo una sorta di contenitore nel quale possiamo riversarvi i nostri interessi personali e non per quella che è, ossia un’esperienza sociale, per consentirle di esplicitare tutte le proprie potenzialità. Su questo punto manca l’elemento più importante: la figura di un “reggitore” ovvero di chi è dotato di una particolare forma di intelligenza per capire le esigenze del sociale e avere la volontà di realizzarle nella loro oggettività. E’ un identikit non facile da tracciare essendo un compito così fuori dal comune in una società come la nostra portata a seguire la strada più agevole e comoda del nostro bene privato in luogo di quella del bene di tutti. E al bene privato può facilmente associarsi la “tentazione del potere” che per affermarsi e consolidarsi non ha scrupoli. Lo fu nel mondo antico con la divinizzazione del sovrano, lo è oggi nel postulato machiavellico e hobbesiano che non esista potere che non sia assoluto. Su questo presupposto è stata prima costruita la teoria della sovranità popolare e poi quella della divisione dei poteri per limitarne l’assolutezza. Ma questa non demorde. Oggi è in atto il tentativo di condizionare dall’interno l’autonomia dei diversi poteri: giudiziario, legislativo e dell’esecutivo per renderli, ove possibile, più deboli, inefficaci, ininfluenti. Se il male è questo quale potrebbe essere il suo antidoto? Continua a esserlo l’essere umano con la sua intelligenza, coerenza e valori morali. Solo in questo modo si può pensare in maniera diversa al potere non per abolirlo ma per risemantizzarlo.
(Riccardo Alfonso)

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Roma capitale: I nasoni e lo spreco d’acqua, che non c’è

Posted by fidest press agency su domenica, 2 luglio 2017

acqua-fresca4I “nasoni” sono quelle caratteristiche fontanelle pubbliche di acqua potabile, che hanno un rubinetto curvo che attribuisce il nome alle fontanelle. L’origine dei “nasoni” risale al 1874 e, tutt’ora, sono una caratteristica dell’arredo urbano.
Per la siccità, la sindaca di Roma, Virginia Raggi, ha disposto la chiusura dell’erogazione dell’acqua dai “nasoni”.Un provvedimento utile? No. La maggior parte del consumo di acqua attiene al mondo agricolo (70%), poi a quello industriale (20%) e, infine a quello per usi domestici e altro (10%). Nella Capitale si consumano mediamente 165 litri di acqua al giorno, in netto calo rispetto ai 200 litri di 6 anni fa (-17%), nel frattempo i 2800 nasoni hanno continuato ad erogare acqua potabile e, probabilmente, a diminuire i costi di acquisto di acqua in bottiglia (soprattutto per i turisti) e della produzione dei relativi rifiuti plastici. Quanto incidono i “nasoni” sul consumo di acqua? Circa il 2%, praticamente nulla; in confronto le perdite idriche comunali (acquedotti, tubature, ecc.) sono mediamente del 40%. Dunque il problema non sono i nasoni ma la mancanza di interventi sul sistema idrico romano. Prendersela con i “nasoni” significa seguire le percezioni degli utenti e, soprattutto, quelle dei media. (Primo Mastrantoni, Segretario Nazionale Aduc)

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Campidoglio: su costi staff messo fine a sprechi passato

Posted by fidest press agency su mercoledì, 1 febbraio 2017

campidoglioRoma Campidoglio. Diversamente da quanto riportato da importanti quotidiani, questa amministrazione sta abbattendo i costi per i collaboratori degli staff. La spesa complessiva si attesta, infatti, a meno della metà rispetto alle precedenti giunte. Lo rende noto il Campidoglio.
I contratti stipulati dall’attuale amministrazione ex art.90 del Tuel per i collaboratori di staff del sindaco e di tutti gli assessori producono – al 24/1/2017 – una spesa per le casse di Roma Capitale pari a 3milioni 114mila euro mentre non è stato attivato alcun contratto ex art. 110.Dal 2012 al 2015 le precedenti amministrazioni comunali hanno stipulato 124 contratti ex art. 110 e 187 ex art. 90 per una spesa complessiva di 29 milioni 606mila euro con una media di oltre 7 milioni e 400mila euro l’anno. Quindi più del doppio di quanto spende l’attuale amministrazione. Infine, le delibere approvate sulla base dell’art.90 del Tuel prevedono ‘il carattere fiduciario’ del contratto. La cessazione anticipata del mandato attribuito all’assessore di riferimento costituisce condizione risolutiva del contratto. Gli incarichi stipulati ex art.90 del Tuel e i relativi compensi non sono, quindi, in alcun modo cumulabili.
Dati e cifre che certificano, in modo inequivocabile, come questa amministrazione abbia posto fine agli sprechi delle amministrazioni precedenti.

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Roma riparte cominciando a tagliare gli sprechi

Posted by fidest press agency su sabato, 21 gennaio 2017

mazzilloRoma Riparte cominciando a tagliare gli sprechi che nessuna amministrazione, prima di noi, ha mai voluto vedere e che hanno generato quel mostruoso debito che sconteremo per anni. Riparte stanziando più risorse per i servizi ai cittadini e per gli investimenti mirati a uno sviluppo sostenibile della città.
La Giunta Capitolina ha approvato gli emendamenti allo schema di Bilancio di previsione 2017-2019 e al Documento unico di programmazione (Dup). Il bilancio integrato oggi dalla Giunta rispetta dei principi irrinunciabili per la nostra amministrazione. Roma Riparte dalla lotta agli sprechi, di cui abbiamo iniziato a individuare la dimensione: pur nelle ristrettezze di un bilancio ereditato dal passato, siamo riusciti a tagliare 40 milioni di euro di spese legate ai costi della macchina amministrativa e degli organi istituzionali.
Roma Riparte dalla legalità, intesa come certezza delle risorse da spendere, trasparenza dei conti e rispetto degli equilibri finanziari; Roma Riparte dall’equità, perseguita grazie a 60 milioni di euro in più per il sociale e a un primo segnale, con la riduzione della tariffa sui rifiuti, di abbassamento delle tasse che i romani pagano più degli altri cittadini italiani a causa dei debiti lasciati dalla vecchia politica. Roma Riparte, infine, da uno sviluppo sostenibile sia dal punto di vista ambientale che economico e offra alla città i servizi e le opere che i cittadini aspettano. L’emendamento al bilancio contiene una manovra da 81 milioni di euro per finanziare spese e servizi. E ulteriori 110 milioni di euro che portano il piano investimenti complessivo per il prossimo triennio a 580 milioni di euro, con un attenzione particolare ai trasporti e alla mobilità. Si tratta di un primo passo, ne siamo consapevoli. Ma forse del passo più importante. Quello che serve, appunto, per fa ripartire Roma. (di Andrea Mazzillo, Assessore al Bilancio del Comune di Roma, fonte: blog di Grillo)

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Salute rubata: per l’OCSE 2 euro su 10 bruciati da inefficienze, sprechi e corruzione

Posted by fidest press agency su venerdì, 13 gennaio 2017

Ministero saluteRoma. Intervenire in modo organico su sprechi e corruzione in sanità è la via necessaria per il recupero di risorse finanziarie da destinare a un’assistenza sanitaria più efficiente. Lo afferma, in modo autorevole e definitivo, il nuovo rapporto dell’OCSE Tackling Wasteful Spending on Health che fa il punto su come incidere contro la malagestio e i reati corruttivi che sottraggono risorse alla salute, un fenomeno diffuso in quasi tutti i sistemi sanitari nel mondo. Secondo l’OCSE, tra sprechi, inefficienze e corruzione i sistemi sanitari spendono male fino ad un quinto delle risorse: in Europa si buttano via 2 euro su 10. In particolare, si usano pochi farmaci generici, si effettuano troppi parti cesarei, si accettano ricoveri inutili e accessi anomali al pronto soccorso. Un paziente su dieci nei Paesi OCSE, poi, è inutilmente danneggiato presso il punto di cura e ciò costringe a impiegare altre risorse per correggere errori prevenibili“Non possiamo che accogliere con soddisfazione e con altrettanta preoccupazione – sottolinea Francesco Macchia, presidente di ISPE-Sanità, l’Istituto per la promozione dell’etica in sanità che studia il fenomeno della corruzione in sanità proponendo strumenti e sistemi per contrastarla efficacemente – il monito proveniente da OCSE. La soddisfazione sta nel veder confermati quegli aspetti della sanità pubblica che ISPE-Sanità aveva sottolineato come problematici – sprechi e corruzione – per una sanità finalmente responsabile ed ovunque efficiente. Preoccupazione – continua Macchia – poiché il recentissimo dramma assistenziale vissuto a Nola dettato dall’emergenza, impone un ripensamento improcrastinabile dei modelli organizzativi di erogazione delle prestazioni sanitarie sul territorio, da incardinare sulla lotta a sprechi e corruzione. Certamente bisogna conoscere il territorio, profilare il suo bacino d’utenza, coordinare e condividere in rete i dati provenienti dalle diverse strutture sanitarie presenti: solo così si può iniziare una pianificazione che consenta di attuare i Lea e soprattutto individuare i bisogni di cura dei cittadini, calibrando l’offerta sanitaria. I pazienti riversi a terra e sottoposti a cure mediche a Nola sono il sintomo più evidente di questa deriva in cui medici e professionisti fanno sì del proprio meglio ma trascurano di contribuire a risalire alle cause prime di questi fenomeni. Ripensare, e presto, i modelli organizzativi avviando processi di controllo e di formazione etica del personale volti allo sviluppo delle aziende e al miglioramento dei servizi sanitari consente di contenere lo spreco di risorse e ridurre gli spazi di arbitrio e di inefficienza in cui la corruzione si annida a ogni livello. Questo al fine di tutelare la salute dei cittadini, i loro diritti, e l’impianto universalistico del Servizio Sanitario Nazionale, affinché funzioni bene, sempre e ovunque”.
Sarà proprio questo uno dei focus intorno ai quali ruoterà la partecipazione attiva di cittadini, istituzioni e personale sanitario in occasione della seconda “Giornata Nazionale contro la Corruzione in Sanità per la salvaguardia del SSN” che, nell’ambito del progetto comune “Curiamo la corruzione”, si terrà a Roma il prossimo 6 aprile.

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Pensioni: la Consulta scarica gli sprechi di Stato sugli italiani

Posted by fidest press agency su domenica, 14 agosto 2016

corte costituzionaleLa Corte costituzionale ha confermato che il “contributo di solidarietà” sulle pensioni più alte non è una tassa illegittima. In tal modo, la Corte costituzionale passa da garanzia per il cittadino contro eventuali abusi del potere politico a strumento per confermare il carattere arbitrario e discriminatorio dello stesso potere politico che sperpera i soldi dei cittadini e poi li tassa per riparare i danni compiuti. La Corte costituzionale conferma, con una sentenza, la decisione del governo Letta secondo la quale il “contributo di solidarietà” di tremila euro sulle pensioni più alte non è una tassa aggiuntiva e illegittima, bensì un “prelievo” tutto interno al circuito pensionistico allo scopo di tenerlo in equilibrio. Così, la Corte costituzionale passa da garanzia per il cittadino contro eventuali abusi del potere politico a strumento per confermare il carattere arbitrario e discriminatorio dello stesso potere politico che sperpera i soldi dei cittadini e poi li tassa per riparare i danni compiuti. Nessuno ha rilevato la mostruosità della sentenza. Lo faccio io qui, dove c’è maggiore sensibilità per diritti soggettivi. Non pare neppure escluso che l’andazzo si riproponga per altri casi nei quali siano in gioco i diritti soggettivi del cittadino formulati dal contratto stipulato con lo Stato grazie al quale, a seguito di anni di contributi versati, gli è corrisposta una pensione adeguata, affinché dopo aver sperperato i propri guadagni non divenga un peso sociale per lo Stato.L’Italia è una via di mezzo fra il dirigismo fascista e quello sovietico, maturata nel 1948 con la Costituzione detta la più bella del mondo, che è semplicemente una cattiva imitazione di quella sovietica. Vengono così al pettine, con i danni prodotti da una politica di sinistra falsamente sociale e anche le carenze della politica della destra. L’Italia rimane senza una identità statuale definita in senso liberale e un pasticciaccio di destra, truccato di sinistra. Invece della riforma costituzionale che dovrà essere approvata fra un paio di mesi dagli italiani, Renzi avrebbe dovuto provvedere a riparare i danni compiuti nell’immediato secondo dopoguerra, quando ancora permaneva il mito dell’Urss. Si è persa così un’altra occasione di fare dell’Italia un Paese di cultura liberale inserito fra le democrazie liberali dell’Occidente. Anche il governo di Renzi si rivela un bluff statalista e dirigista quanto erano i governi che lo hanno preceduto e che lui avrebbe dovuto rottamare. Alla bisogna dovrebbero provvedere i media, ma sono anch’essi figli di quella stessa cultura dirigista e statalista che caratterizza il Paese. L’Italia ce la farà mai a diventare finalmente una vera democrazia liberale? Personalmente ne dubito.A impedirlo è la cultura egemone e fino a quando non farà un bagno in quella democratico-liberale, non ne usciremo. Le premesse neppure si intravedono. Restiamo un Paese dalla cultura terzomondista, illiberale, ancorata come è alla convinzione che spetti allo Stato risolvere i problemi che la società civile non è capace di affrontare e di risolvere autonomamente. E viviamo in una parvenza di Stato di diritto in cui, come dimostra la sentenza della Corte costituzionale, a prevalere è l’incertezza piuttosto che la certezza del diritto. (fonte: di Piero Ostellino/IlGiornale, 11/08/2016 – IN http://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=21412)

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No agli sprechi alimentari

Posted by fidest press agency su giovedì, 4 agosto 2016

cibi“Con l’approvazione in Senato del testo di legge sugli sprechi alimentari che abbiamo elaborato nella Commissione Affari Sociali della Camera si dà finalmente il via ad un grande cambiamento culturale: meno sprechi, più solidarietà, ma anche più aiuto a chi è in difficoltà”. dichiara Mario Marazziti, Presidente della Commissione Affari sociali della Camera, dopo il sì di Palazzo Madama al testo di legge per la limitazione degli sprechi, l’uso consapevole delle risorse e la sostenibilità ambientale.
Il testo, dopo due mesi, era stato approvato senza nessuna modifica nella Commissione Agricoltura del Senato rispetto a quello varato dalla Camera.“Non si tratta di una legge sanzionatoria – commenta Marazziti – E’ una svolta culturale che ridurrà disuguaglianza e povertà coniugando sicurezza alimentare, semplificazione nelle donazioni e mondo non profit. La legge inoltre, regolando la distribuzione degli alimenti, permetterà di sostenere chi ha più bisogno.”
“Si tratta – aggiunge Marazziti – di una legge che incoraggia a donare non solo le eccedenze di cibo, ma anche di farmaci, vestiti ed altri generi, aumentando la disponibilità di beni destinati alla redistribuzione gratuita. La distribuzione dei farmaci, in particolare, rappresenta un’opportunità per aiutare chi, in questo tempo di crisi, fa fatica ad ottenerli.
Il meccanismo della donazione viene semplificato anche attraverso agevolazioni fiscali e burocratiche per imprese, supermercati e aziende che intendono donare eccedenze. Al contempo, sono previsti controlli rigorosi perché le cessioni non diventino uno strumento di evasione fiscale”.“La legge – conclude Marazziti – E’ un passo in avanti enorme, che incarna in Italia il primo risultato dell’EXPO, ovvero ‘Nutrire il pianeta’. E’ un provvedimento legislativo che ho sempre avuto il piacere di sostenere e difendere durante il suo iter nella Commissione Affari Sociali della Camera e che risponde al bisogno di invertire le tendenze culturali di società avanzate assuefatte all’imbarazzante pratica dello spreco, in un’ottica rivolta anche al rispetto della sostenibilità ambientale”.

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Matteo Renzi: Quanto ci costi?

Posted by fidest press agency su lunedì, 13 giugno 2016

logo fidest ook(Fidest) Due anni fa abbiamo imparato a conoscere un certo sindaco di Firenze che va per il nome di Matteo Renzi che inforcava la bicicletta e via di gran carriera per le vie della sua città. C’è chi dice che i primi giorni da presidente del consiglio sia stato in bici anche a Roma ma non credo che vi sia un fotogramma che lo immortali con sullo sfondo non dico il Colosseo ma nemmeno di Palazzo Chigi. Oggi una solerte fan di facebook ci fa vedere l’elicottero che trasborda il caro presidente da Firenze a Roma con destinazione prima Ciampino e poi Palazzo Chigi. Mettendo da parte l’aereo presidenziale che ci vien a costare di solo noleggio svariati milioni di euro all’anno, per fare in modo che non sfiguri con Obama e con il suo “number one”, la stessa citata fan ci premura d’informarci che il viaggio ci viene a costare nella sola andata circa ottomila euro. E dire che a Firenze c’è la possibilità, a differenza di quanto accade a Palermo o a Reggio Calabria, di prendere il treno dell’alta velocità, con sole 39 euro, che forse impiega una mezz’ora in più dell’elicottero ma in compenso consente d’arrivare a Roma Termini e si sa che questa stazione è senza dubbio più vicina a palazzo Chigi di quanto non possa farlo da Ciampino. E diciamo quindi che non è un problema di “velocità” e nemmeno di sicurezza se si pensa che tempo fa l’elicottero presidenziale fu costretto a un atterraggio d’emergenza e allora? Non uso la parola che in questo momento mi frulla nella mente per non essere irriguardoso nei confronti di cotanto personaggio ma penso piuttosto a quello che ci ha detto il ministro del lavoro che con 350 euro al mese si può campare e che le 80 euro al mese erogati, si pensi bene non a chi percepisce 500 euro al mese ma a chi va oltre le mille euro al mese e per giunta ora sappiamo che sono stati dati, e sono le parole del premier di qualche giorno fa, per consentirgli una cena in più al ristorante o una passeggiata sotto le stelle, aggiungiamo noi per farci vivere nel mondo dei sogni e non della cruda realtà.

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Sanità: tagli e sprechi

Posted by fidest press agency su lunedì, 19 ottobre 2015

istituto superiore sanità“Il governo sa benissimo che in molte Regioni i costi standard dei servizi ospedali pubblici sono molto più elevati di quelli delle strutture convenzionate. E’ di tutta evidenza che ci sono problemi di sprechi per la cattiva organizzazione delle strutture pubbliche, Asl e ospedali. L’impegno che vogliamo da parte del governo è quello di tagliare laddove ci sono sprechi senza compromettere i servizi ai cittadini e di procedere alla effettiva riorganizzazione del servizio sanitario nazionale, della rete ospedaliere e delle aziende sanitarie locali in grado”. È quanto ha dichiarato il deputato di Fratelli d’Italia-Alleanza nazionale Marcello Taglialatela intervenendo in aula sulla mozione sul servizio sanitario nazionale.

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Quarta edizione del premio giornalistico “Prendiamoci Cura”

Posted by fidest press agency su sabato, 19 settembre 2015

Teva_PharmaceuticalMilano. L’aderenza terapeutica è il tema della quarta edizione del premio giornalistico “Prendiamoci Cura” indetto da Teva Italia. Il premio è destinato ad agenzie stampa, quotidiani/periodici, testate specializzate dirette a medici e/o farmacisti, siti internet/Web Tv, Radio e TV. La scelta del tema di quest’anno intende porre l’accento sull’importanza per il paziente di seguire in maniera corretta la terapia, concetto ancora poco chiaro agli italiani, ma essenziale per il miglior esito possibile delle cure. In quest’ottica anche il sostegno del medico e del farmacista è strumento essenziale per diffondere la cultura dell’aderenza terapeutica che, aspetto da non sottovalutare, può dare un contributo importante alla lotta agli sprechi in campo sanitario e dunque contribuire alla sostenibilità del Servizio Sanitario Nazionale (SSN) anche attraverso un uso più consapevole del farmaco equivalente.A garanzia che il premio riconoscerà sia il valore scientifico dell’opera sia quello divulgativo, la giuria quest’anno avrà due presidenti d’eccezione: il Prof. Silvio Garattini, scienziato e ricercatore in farmacologia, medico e docente in chemioterapia e farmacologia, direttore dell’Istituto di ricerche farmacologiche “Mario Negri”, e dal Dr. Francesco Brancati, presidente UNAMSI (Unione Nazionale Medico Scientifica di Informazione).La partecipazione al concorso è aperta a giornalisti iscritti all’Albo, sia all’elenco “professionisti” sia all’elenco “pubblicisti”, dell’Ordine Nazionale dei Giornalisti.Saranno ammessi al concorso articoli e servizi in lingua italiana pubblicati nel periodo che va dal 1 aprile 2014 al 16 settembre 2015. Per poter essere ammesse al concorso le opere e la scheda di iscrizione dovranno essere fatte pervenire entro e non oltre il 5 ottobre 2015 agli indirizzi che troverete nel bando.

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