By Enrico Cisnetto. Lasciamo a chi si ciba di ridicolo il puerile tentativo di trarre un vincitore nazionale e un’indicazione politica generale dalle parzialissime elezioni amministrative (10% dei Comuni italiani) che si sono appena tenute e che peraltro devono ancora registrare l’esito dei ballottaggi. L’Italia non è tutta in mano a Giorgia Meloni e non guarda più di tanto a Elly Schlein, e chi si vuole sottrarre a questa alternativa non ha (ancora) un’offerta politica che lo possa soddisfare. Ecco cosa ha detto il nulla di fatto di domenica scorsa. E poi lo sanno tutti che la vera misurazione del consenso avverrà con le europee del prossimo anno, non solo perché riguarderanno l’intero corpo elettorale, ma soprattutto per via del metodo proporzionale con cui si svolgono, che spingerà a un “tutti contro tutti” che finirà per far esplodere le malcelate tensioni che fin dall’inizio della legislatura attraversano sia le forze di maggioranza sia quelle di opposizione. Tuttavia, da queste comunali qualche spunto si può ugualmente ricavare. In particolare, si conferma bassa l’affluenza alle urne – che non ha raggiunto il 60% nonostante si trattasse di consultazioni di massima prossimità, che di solito creano maggiore coinvolgimento – e si aggrava il fenomeno, ormai diventato patologico, della proliferazione delle liste civiche, segnale inequivocabile della crisi della politica realizzata attraverso i partiti. Ma soprattutto si consolida la fine del ciclo politico iniziato con il primo successo grillino del 2013, che Giovanni Orsina ha definito “della protesta”, nel quale veniva premiato dagli italiani più chi usava il tasto del biasimo che quello della rassicurazione. Infatti, la paura generata dal Covid prima, e poi dalla guerra e dal ritorno dell’inflazione, ha indotto e induce a preferire la stabilità di governo, e questo più che giocare a favore del centro-destra o del centro-sinistra, orienta il consenso verso figure che usano un linguaggio misurato e si atteggiano con fare moderato. Mi rendo conto che si tratta di categorie della psicologia e dell’immagine, ma oggi la politica più di questo non offre.In questo scenario, è evidente che a trarre maggior vantaggio non può che essere chi sta al governo – e tra questi chi ci sta in modo credibilmente composto – e viceversa ne ha danno chi sta all’opposizione, che può convincere gli elettori a produrre un ribaltone solo se offre maggiori garanzie in termini di capacità di governo, non sbraitando più e peggio di prima. Ora, se c’era (e non uso a caso il verbo al passato) un partito che incarnava i tratti della forza di governo, questo era il Pd. Tanto che in molti – a mio giudizio, sbagliando – hanno attribuito il suo declino elettorale all’essere troppo “governista”. In realtà è per aver deluso chi si aspettava che governasse bene che tanti elettori l’hanno abbandonato, essendosi mostrato indeciso a tutto nel cercare strenuamente di piacere a chiunque. In tutti i casi, la risposta che il Pd ha dato alla sua crisi è stata l’esatto opposto di quello che la fine del “ciclo della protesta” avrebbe richiesto. Tralascio qui il giudizio sulla consistenza politica e le qualità personali di Elly Schlein così come sulle assurde modalità con cui è stata nominata alla segreteria del partito – ne ho già scritto qui e parlato in varie War Room, ora da aggiungere ci sarebbero solo le braccia cascate di fronte alla copertina di Vogue e alle rivelazioni sull’abbigliamento consigliatole dalla sua “armocromista” – e mi concentro su posizionamento politico e contenuti. Non saprei dire se per scelta consapevole o per semplice conseguenza del suo modo di essere, Schlein sembra perseguire un unico obiettivo: erodere spazi e voti ai 5stelle. Per chi, come me, pensa che l’avvento del grillismo sia la più grande disgrazia capitata alla nostra politica negli ultimi tempi, lì per lì la cosa potrebbe apparire buona e giusta. Peccato che per farlo il Pd di Schlein debba necessariamente assumere la postura pentastellata, con ciò nascondendo i suoi tratti riformisti. Il risultato di questa trasformazione politica potrà anche far travasare un po’ di voti dai 5stelle al Pd – specie in elezioni amministrative – ma produce due effetti nefasti. Il primo è che il perimetro del centro-sinistra – ammesso e non concesso che sia corretto definirlo tale – rimane immutato, il secondo è che con il Pd spostato su posizioni massimaliste la (ri)conquista del centro, che è uno spazio molto più vasto di quanto dicano i numeri di chi maldestramente lo presidia, diventa mission impossible. Basta leggere il documento firmato da tre riformisti piddini doc come Stefano Ceccanti, Enrico Morando e Giorgio Tonini – che trovo del tutto condivisibile ad eccezione della conclusione a cui giunge, e cioè l’indicazione ai riformisti di continuare a rimanere nel Pd anziché costruire un partito finalmente tutto loro – per capire come Schlein e la sinistra riformista siano incompatibili. Ma c’è di più. Se il Pd non riesce a far altro che evocare il fascismo per definire l’opposizione a Giorgia Meloni – rinunciando così a prendere atto che pur con tutti i suoi limiti e difetti, la presidente del Consiglio è molto meglio dei suoi alleati, con tutto quello che ciò potrà politicamente significare una volta che gli scontri dentro la maggioranza dovessero superare la soglia della tollerabilità e diventassero rottura – o a farsi cassa di risonanza delle posizioni della Cgil di Landini (i vecchi leader comunisti, abituati al contrario, si gireranno nella tomba) sui temi economici e sociali, se svicola sulle questioni ritenute spinose, come il termovalorizzatore che il sindaco Gualtieri vuole realizzare a Roma, allora sarà ben difficile che il Pd, anche se forte di qualche punto percentuale in più rubato a Conte, possa rappresentare un’alternativa credibile e vincente nei confronti dell’attuale maggioranza e soprattutto della leadership che la guida. Potrà non piacere il presidenzialismo evocato da Meloni e l’autonomia regionale che vuole Salvini – e a me non piacciano entrambe le proposte – ma sulle riforme istituzionali non serve ritirarsi sull’Aventino né basta disprezzare le idee altrui, quando per esempio lanciare l’idea di una nuova Assemblea Costituente come luogo deputato a mettere mano alla Costituzione senza forzature e scevri da interessi di bottega, potrebbe consentire al Pd di aprire una stagione politica davvero nuova, per sé e per il Paese. Anche perché occuparsi della crisi del sistema politico e istituzionale costringerebbe il Pd a fare finalmente i conti con una delle grandi incognite da sempre lasciate irrisolte: intende riesumare la vecchia vocazione maggioritaria che Veltroni gli ha iniettato nelle vene fin dalla sua nascita o vuole senza infingimenti e rossori in volto proporre lo schema proporzionale? Fin qui ha usato l’ambivalenza del “ma anche” (anche questo di veltroniana memoria), perdendo così il vantaggio sia della chiarezza che della leadership su una delle due opzioni. Ma affrontare il busillis significa anche scegliere tra l’idea del “campo largo”, inevitabile nel caso del maggioritario, e del “giocare a tutto campo” che il proporzionale consente. Nel primo caso si passa inderogabilmente da un’alleanza organica, magari anche spinta fino all’integrazione, con i 5stelle di Conte, la Sinistra italiana degli ex D’Alema, Bersani e Speranza e la nebulosa Verdi-Più Europa con aggiunta di frattaglie varie. A Schlein sta bene – anche se dubito che le verrebbe lasciato lo scettro a lungo – ma davvero le diverse componenti del Pd più moderato, laiche e cattoliche, possono considerare questo il loro orizzonte? A parte l’inaffidabilità di Conte, che ora scavalca a sinistra il Pd e subito dopo flirta con Palazzo Chigi, magari usando la sponda di alcuni ambienti cattolici che ha sempre frequentato, per qualche posto in Rai e non solo, dove può portare una scelta del genere, se dal Paese sale la richiesta – forse confusa ma inequivoca – di essere preso per mano e rassicurato, non di essere portato in piazza? Per essere forza sicura di governo a Schlein può bastare non aver smentito, senza per questo aver sposato, la linea Letta sulla guerra, fatta di condanna senza sbavature di Putin e di appoggio incondizionato, anche militare, a Zelensky? Nell’affrontare questo tema cruciale, il mio amico Giuliano Cazzola ha rievocato lo strappo di Enrico Berlinguer quando affermò che si sentiva più sicuro sotto l’ombrello della Nato piuttosto che in altre situazioni, per dire che alla sinistra di oggi manca quel coraggio (che peraltro allora non gli consentì di arrivare fino in fondo al processo di revisione ideologica, cui con molti omissis arrivò solo dopo la caduta del Muro di Berlino e la fine dell’Unione Sovietica) che non sarà certo l’armocromizzata Elly a darle.Badate bene, cari lettori, per quanto sembri lontana e paia toccarci più sul piano umano che politico, sarà la guerra russo-ucraina – nella dimensione globale che ha assunto essendo chiaro che l’obiettivo vero di Putin fosse e resti la messa in discussione degli assetti geopolitici planetari, a cominciare da quelli europei che sono i più prossimi – a costringere l’Italia a chiudere la transizione infinita di questi ultimi trent’anni e a scegliere tra quella rivoluzione modernizzatrice tanto evocata quanto mai praticata, e il definitivo declino di ex potenza che si consegna al tribunale della storia per subire l’ignominia dell’emarginazione e del declassamento. E se si continua a pensare che possa essere il bipolarismo, ormai diventato bipopulismo perchè contrappone solo diverse forme di populismo, sovranismo e giustizialismo, il sistema politico cui affidare una scelta epocale come quella che vi ho descritto, significa aver perso in partenza la sfida. I riformisti del Pd ci pensino su: se è vero che la proposta politica populista è pervasivamente trasversale rispetto ai due campi del vecchio paradigma, il tema non può essere se e come fare opposizione al massimalismo della Schlein dentro il partito, ma organizzare altrettanto trasversalmente nel Paese la risposta riformista e liberale alla deriva cui ci consegnano le destre e le sinistre nate cresciute negli ultimi tre maledetti decenni. Enrico Cisnetto direttore http://www.terzarepubblica.it
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La storia politica italiana di questi giorni vista da Enrico Cisnetto
Posted by fidest press agency su domenica, 21 Maggio 2023
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Verrà presentato il volume: Storia pittorica della Italia. Dal Risorgimento delle Belle Arti fin presso al fine del XVIII secolo
Posted by fidest press agency su sabato, 20 Maggio 2023
Roma martedì 23 maggio alle 16.30 nella Sala Pietro da Cortona della Pinacoteca Capitolina, ai Musei Capitolini, verrà presentato il volume: Storia pittorica della Italia. Dal Risorgimento delle Belle Arti fin presso al fine del XVIII secolo (Einaudi) di Luigi Lanzi, a cura di Paolo Pastres. La presentazione si concluderà con una visita ai dipinti della Pinacoteca citati autore. Interverranno Ilaria Miarelli Mariani, Direttrice della Direzione Musei Civici della Sovrintendenza Capitolini; Massimiliano Rossi dell’Università del Salento; Matteo Lanfranconi, Direttore Scuderie del Quirinale; Paolo Pastres, curatore del volume.
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Nuovo Diploma in Storia e Arte dei Giubilei
Posted by fidest press agency su giovedì, 11 Maggio 2023
A partire dall’anno accademico 2023-2024, la Pontificia Università Gregoriana offrirà con il nuovo Diploma in Storia e Arte dei Giubilei quale contributo alla preparazione del prossimo Giubileo ordinario 2025. Attivato presso la Facoltà di Storia e Beni Culturali della Chiesa, il Diploma in Storia e Arte dei Giubilei gode del patrocinio del Dicastero per l’Evangelizzazione (Sezione per le questioni fondamentali per l’evangelizzazione nel mondo) e della Fabbrica di San Pietro in Vaticano. Il Diploma è inoltre riconosciuto come titolo di accreditamento ai fini dell’abilitazione al servizio di guida nella Basilica Papale di San Pietro, secondo le modalità previste dalla Fabbrica di San Pietro. «Le risorse della Facoltà di Storia e Beni Culturali della Chiesa ci forniscono strumenti unici per contribuire a questo importante momento della vita della Chiesa», spiega il Rettore, P. Mark Lewis. «La Chiesa di Roma è depositaria di un tesoro storico-artistico unico, destinato ad attirare le persone per una riflessione sempre più profonda sulla loro fede attraverso l’esperienza della bellezza».
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La mia storia di mare
Posted by fidest press agency su sabato, 29 aprile 2023
Raccontare storie legate al mare, che vedano il mare come tema fondante, sia esso protagonista o scenario delle vicende narrate. È questo l’obiettivo de “La mia storia di mare” il contest letterario nazionale bandito da NeP edizioni e dedicato alla memoria di Alessandro Cocco, editore e fondatore della casa editrice, scomparso prematuramente nel 2021. Proprio partendo dalla sconfinata passione per il mare di Alessandro, che ha fatto da cornice a importanti momenti della sua vita, il requisito fondamentale scelto per le opere ammesse a partecipare al concorso è la cultura del mare in tutte le sue forme e sfaccettature, con l’intento narrativo di valorizzare paesaggi e popoli dell’ambiente marittimo. Previste due sezioni, prosa e poesia, in cui possono concorrere opere inedite in lingua italiana. La scadenza ultima per l’invio dei manoscritti, esclusivamente in formato digitale, è il 31 agosto 2023. Le opere vincitrici si aggiudicheranno un ambìto contratto di edizione e verranno pubblicate gratuitamente all’interno del catalogo di NeP edizioni. Tutti gli introiti spettanti alla casa editrice saranno devoluti per la seconda edizione della Borsa di Studio Universitaria in memoria di Alessandro Cocco, la cui prima edizione è stata assegnata nel 2022 presso l’Università Pontificia Salesiana, Istituto Progetto Uomo. Le opere saranno valutate da una giuria di esperti che vede come Presidente d’eccezione Giacomo Visconti, docente e noto scrittore e influencer. La presentazione ufficiale del contest è prevista il prossimo maggio al Lingotto di Torino, all’interno del Padiglione 3, presso lo stand P22 di NeP edizioni, nel corso dello svolgimento del Salone Internazionale del Libro. La proclamazione dei vincitori avverrà nel corso della Fiera Nazionale della Piccola e Media editoria “Più libri Più liberi” il prossimo dicembre a Roma.
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A “Libri di storia” Miguel Gotor presenta “Generazione Settanta”
Posted by fidest press agency su martedì, 25 aprile 2023
Parma Giovedì 27 aprile alle 16.30 al Palazzo del Governatore (piazza Garibaldi) con Miguel Gotor dialogheranno i docenti Mario Tesini (Università di Parma) e Alessandro Tessari (Università di Padova). L’incontro sarà moderato da Piergiovanni Genovesi, Delegato del Rettore per le iniziative culturali di carattere storico e coordinatore scientifico della rassegna, e introdotto dallo stesso prof Genovesi, dal Vicesindaco e Assessore alla Cultura del Comune di Parma Lorenzo Lavagetto, dal Direttore del Dipartimento di Discipline Umanistiche, Sociali e delle Imprese Culturali Diego Saglia e dalla Coordinatrice dell’Unità di Storia del Dipartimento Elena Bonora.Anni Settanta: il decennio più lungo del secolo breve inizia nel 1966 con gli «angeli del fango» che accorrono a Firenze invasa dall’Arno e finisce nel 1982 con il trionfo ai mondiali di calcio. Tra questi due poli corre una storia piena di speranze e di ferocia, di sogni e di violenza in cui l’Italia, condizionata con forza dal contesto internazionale, vive trasformazioni profonde all’inseguimento di una sempre difficile modernizzazione. Questo libro racconta quegli anni generosi e terribili in cui tutto è sembrato possibile con uno sguardo generazionale non del testimone ma dello storico. Un segnale tangibile della presenza di un risveglio giovanile non legato esclusivamente alla nuova classe operaia, bensì riguardante anche la piccola e media borghesia, coinvolta nel processo di scolarizzazione di massa allora in corso, si registrò in occasione dell’alluvione di Firenze nel novembre 1966. Tantissimi giovani, mossi da una volontà d’impegno collettivo, accorsero in modo spontaneo nella città da ogni parte d’Italia per rispondere anche al bisogno di un nuovo protagonismo generazionale. Nell’immaginario comune quei ragazzi divennero i cosiddetti «angeli del fango», che s’impegnarono volontari per salvare almeno una parte del patrimonio artistico e librario custodito nei musei e nelle biblioteche fiorentine sommerse dalle acque dell’Arno. La voglia di contare si mescolava con un’ansia pungente di ribellione, che contestava i valori perbenisti e i modelli di vita borghesi. Quell’irrequietezza esistenziale poteva trasformarsi in una rabbia sorda e impotente. È da qui che Miguel Gotor inizia a raccontare i momenti chiave del «decennio più lungo del secolo breve» arrivando fino al 1982, data del trionfo dell’Italia nei mondiali di calcio. Un decennio turbinoso, ove le contraddizioni della modernizzazione sono il basso continuo su cui si muovono la contestazione giovanile e quella operaia, e ancora la strategia della tensione, lo stragismo e la lotta armata, la solidarietà nazionale, il movimento del Settantasette e il femminismo fino al tramonto della guerra fredda.Miguel Gotor insegna all’Università di Roma «Tor Vergata» ed è stato fellow presso «Villa I Tatti. The Harvard University Center for Italian Renaissance Studies». Si occupa di santi, eretici e inquisitori tra Cinque e Seicento e di storia italiana degli anni Settanta del Novecento. Tra le sue pubblicazioni: I beati del papa. Santità, Inquisizione e obbedienza in età moderna (2002) e Santi stravaganti. Agiografia, ordini religiosi e censura ecclesiastica nella prima età moderna (2012). Per Einaudi ha curato le Lettere dalla prigionia di Aldo Moro (2008 e 2018), la raccolta di scritti di Enrico Berlinguer La passione non è finita (2013) e ha pubblicato Il memoriale della Repubblica. Gli scritti di Aldo Moro dalla prigionia e l’anatomia del potere italiano (2011 e 2020) e L’Italia nel Novecento. Dalla sconfitta di Adua alla vittoria di Amazon (2019 e 2021). Senatore dal 2013 al 2018, attualmente è assessore alla cultura di Roma. E’ una storia del decennio più lungo del secolo breve 1966-1982 (Einaudi 2022) il protagonista del prossimo appuntamento di Libri di storia – Incontri con gli autori, rassegna organizzata dal Dipartimento di Discipline Umanistiche, Sociali e delle Imprese culturali dell’Università di Parma in collaborazione con il Comune di Parma e con il patrocinio del De Cive, il Laboratorio per la storia del pensiero politico dell’Ateneo.
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Presentazione del libro di Maurizio Vittoria Storia di Venezia tascabile dalle origini al Mose
Posted by fidest press agency su martedì, 7 marzo 2023
Treviso Venerdì 10 marzo, alle ore 18.00, alla Libreria Universitaria San Leonardo (Piazza Santa Maria dei Battuti n.16) presentazione del libro di Maurizio Vittoria Storia di Venezia tascabile dalle origini al Mose (Venipedia, 2022). Sarà presente l’autore che dialogherà con Marco Trevisan. Un viaggio nel tempo tascabile, dalla Venezia prima di Venezia fino ai giorni nostri. Corredato di immagini, opere d’arte e sguardi curiosi sulla città più singolare ed amata al mondo. Perché una Storia di Venezia tascabile? Tascabile perché rapida, tascabile perché essenziale, tascabile perché comoda da consultare.Riconosciuta universalmente come una delle città più belle del mondo, Venezia non smette di stupire neanche ripercorrendo i suoi molti anni di vita: una storia più che millenaria sulle spalle, ma portata benissimo. Negli avvenimenti narrati in quest’opera, le avventure e le traversie di Venezia si avvicendano come in un film: gli albori oscuri, l’organizzazione interna, le lotte con i pirati, le peripezie in Grecia e in Oriente, le mareggiate, l’invasione turistica, le difese a mare. Tutti questi eventi hanno formato la particolarissima fisionomia della città: una città piccola, ma che è sempre stata baluardo di libertà intellettuale e religiosa, ricca di artisti, poeti, artigiani e menti illuminate che ne hanno plasmato le bellezze. Maurizio Vittoria è veneziano, appassionato di storia e costume locale, già funzionario di una biblioteca nazionale, è stato direttore di una casa editrice veneziana. Collabora con varie associazioni che si occupano della diffusione e preservazione della storia, arte e cultura di Venezia e il Veneto.
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Gli uomini che fanno la storia e quelli che la distruggono
Posted by fidest press agency su martedì, 21 febbraio 2023
In molti sono oggi coloro che richiamano la nostra attenzione sugli avvenimenti tragici del nostro passato e lo fanno ancor più se si possono trovare i reduci di tali infamie per dare, a tutti noi, testimonianza diretta del dramma che ha vissuto l’umanità. E quando ascoltiamo le loro parole sul come la crudeltà e il cinismo dei carnefici non sembra aver avuto dei limiti, ci chiediamo come sia stato possibile arrivare a tanto. Ma ciò che ancor più ci sconvolge è che tali nequizie sono avvenute non in una sperduta parte del mondo ma in una nazione che con la sua cultura e il suo ingegno ha prodotto grandi pensatori e scienziati di fama internazionale. Ma la lezione magistrale che viene dai testimoni è ancora più importante e significativa. Essi non ci parlano di vendetta ma di perdono e invocano la pace tra i popoli di là delle passioni e dei contrasti che li avvelenano. Per contro c’è ancora chi, quasi per esorcizzare questo insegnamento di convivenza civile, insiste nel voler negare che tanta sofferenza e dolore, tanto martirio e sacrificio possa essere avvenuto. Non è, purtroppo, la prima volta che violentiamo gli eventi del nostro passato per interessi partigiani, come se volessimo giustificare gli orrori del nostro presente negando quella continuità storica che fa dei persecutori i paladini di una persistenza che non vorremmo mai avere. Ed è proprio nella rimembranza di tali fatti che dovremmo trovare l’antidoto per guardare il nostro futuro nella pace e nella serenità dei popoli. (Riccardo Alfonso)
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Maurizio Vittoria e Alberto Toso Fei converseranno sulla “storia di Venezia”
Posted by fidest press agency su giovedì, 16 febbraio 2023
Venezia. Giovedì 23 Febbraio 2023 alle ore 16:30, nelle splendide Sale Monumentali della Biblioteca Nazionale Marciana (Venezia, Piazzetta San Marco 13/a) Maurizio Vittoria e Alberto Toso Fei converseranno sulla storia di Venezia. Con l’occasione sarà presentato anche il nuovo libro di Maurizio Vittoria, Storia di Venezia tascabile. Dalle origini al MoSE, edito da Venipedia. La storia di Venezia copre più di mille anni, densi di avvenimenti spesso intricati tra loro, e ovviamente c’è una notevole quantità di opere che ne trattano, anche molto corpose. Con il volume Storia di Venezia tascabile. Dalle origini al MOSE, Maurizio Vittoria ha considerato l’utilità di realizzarne una specie di compendio, cristallizzando i fatti più salienti in modo da poter avere uno sguardo di insieme. Il libro è stato pensato per chi desidera conoscere la storia della città da una guida agevole. Condensare in poche pagine oltre dieci secoli di storia è sempre un’impresa ardua, ma le avventure e le traversìe di Venezia si avvicendano qui come in un film: gli albori leggendari, le comunità della laguna, l’organizzazione interna, le lotte con i pirati, le peripezie in Grecia e in Oriente, i commerci, la grandezza della città. Tutti questi eventi hanno formato la sua particolarissima fisionomia: un piccolo centro abitato, che è sempre stato baluardo di libertà intellettuale e religiosa, ricco di artisti, poeti, artigiani e menti illuminate che ne hanno plasmato le bellezze. La storia veneziana viene qui rievocata non solo attraverso il suo importante passato, ma anche tenendo conto del suo presente: gli incendi, l’invasione turistica, la chiusura di molte attività artigiane, lo spopolamento, le mareggiate, fino alle vicende legate alle acque alte e al loro sistema di difesa: il MOSE. È un’opera divulgativa e necessariamente non esaustiva. Per questo motivo alla fine del libro è disponibile una corposa bibliografia mirata, dalla quale, chi lo desidera, può attingere per approfondire i vari argomenti. Il libro, anche nella versione digitale, è corredato di fotografie, riproduzioni di opere d’arte e di incisioni che accompagnano i diversi periodi della storia veneziana. Prodotto in filiera sostenibile e attenta all’ambiente, con caratteri in alta leggibilità, il volume è maneggevole, facile da consultare e da portare con sé. Si può acquistare anche prima dell’evento presso il negozio online (https://mercante.venipedia.it) e portarlo con sé per una dedica con firma nella propria copia. In omaggio una splendida cartolina di un’opera contenuta nel libro, stampata su carta totalmente riciclata.
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Juan Luis Arsuaga: Breve storia della terra
Posted by fidest press agency su martedì, 14 febbraio 2023
Collana i Fari, trad. Micol Cerato, pp. 224, 19 euro. La nave di Teseo. Un viaggio emozionante attraverso la storia della Terra dalla comparsa della vita fino a oggi, dimostrandoci che viviamo in un unico grande sistema formato da una serie di sfere (l’atmosfera, l’idrosfera, la criosfera, la biosfera, per nominarne solo alcune) interdipendenti tra loro e chiarendo, infine, qual è il nostro posto nella Natura e quali le nostre responsabilità nei suoi confronti. La Terra è un pianeta con una lunga storia e in cui si è verificato, nel corso di migliaia di milioni di anni, qualcosa di straordinario: è nata la vita. Da allora l’attività dei vari organismi ha creato le condizioni ambientali in cui noi, Homo sapiens, abbiamo potuto evolverci e affermarci. Anche se arrivati solo di recente gli esseri umani hanno già lasciato il segno. A differenza delle altre specie viventi, infatti, invece di evolverci adattandoci all’ambiente, abbiamo cominciato a modificarlo a nostro vantaggio. Da allora, purtroppo, l’impronta che abbiamo lasciato è molto più di una semplice traccia del nostro passaggio e l’intero pianeta sta subendo le conseguenze delle nostre azioni. Ma senza aria, senza acqua, senza suolo e senza gli altri esseri viventi, non saremo in grado di sopravvivere. La Terra è un posto meraviglioso, ma lo stiamo sfruttando senza riflettere sul fatto che noi stessi dipendiamo dal suo equilibrio e che se continuiamo sul sentiero che abbiamo tracciato metteremo a repentaglio il futuro dei nostri figli e l’esistenza stessa della specie umana.
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La storia degli anarchici e della loro filosofia politica ha radici antiche
Posted by fidest press agency su sabato, 4 febbraio 2023
Esse affondano nella storia dell’Ottocento e del Novecento. Segnata da evoluzioni e anche scontri furibondi al suo stesso interno, la galassia anarchica ancora oggi rappresenta, per gran parte della stampa e dell’opinione comune, una nebulosa oscura. Il tragico caso Cospito, recentemente, ha puntato i fari dell’informazione su di essa, o su ciò che ne rimane, senza però comprendere o dare profondità storica agli atti, ai riferimenti, alle motivazioni dietro le scelte del detenuto in 41-bis, non da ultima lo sciopero della fame, che è determinato a portare a compimento fino alle estreme conseguenze. La Federazione Anarchica Informale, per esempio, di cui il detenuto accusato di terrorismo sarebbe appartenente, ha proprio nell’“azione” – anche violenta – la sua filosofia, è cioè il gesto che, in quanto tale, diventa azione politica, in continuità con “la propaganda del fare”, cui rispose Gaetano Bresci quando, nel 1900, salpò dall’America per uccidere re Umberto I. In questi giorni, con la parola “Anarchia” al primo posto fra le ricerche di Google, mentre si leggono “castronerie” storiche che uniscono gli anarchici alla mafia e alle Brigate rosse, il libro edito da Diarkos di Pino Casamassima, Gli anarchici. Storie di vite sovversive (2022) fa luce su questa tradizione sovversiva, in particolare italiana, e soprattutto sull’aspetto umano, antropologico e storico dei suoi protagonisti: da Felice Orsini, inventore di una bomba che porterà poi il suo nome e attentatore alla vita di Napoleone III, a Luigi Lucheni, che con una lima spezzò la vita della principessa Sissi; da Giovanni Passannante e Pietro Acciarito, che provarono a uccidere il re d’Italia prima di Gaetano Bresci, agli innocenti Sacco e Vanzetti, giustiziati perché italiani e anarchici, sulla sedia elettrica, negli Stati Uniti degli anni Venti. Con una narrazione documentata che comprende anche i lineamenti dell’anarchismo e del suo sviluppo storico in contrasto con qualsiasi altra fede politica, Pino Casamassima ci racconta le vicende, figlie del proprio secolo, di chi votò l’esistenza al fuoco inestinguibile della ribellione e a un’idea sconfinata di libertà. Fonte: DIARKOS
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La storia mi ha sempre affascinato
Posted by fidest press agency su martedì, 17 gennaio 2023
Già nei miei precedenti libri non ho mancato l’occasione per scrivere in proposito. Ora se passo a una trattazione con un titolo che traccia i tratti specifici di vicende che hanno interessato un secolo e si sono posti alla nostra attenzione per la loro drammaticità e per i lutti e danni provocati, è perché vi ho colto un passaggio epocale che si sta proiettando in maniera inquietante nel XXI secolo. Non potrei di certo con lo stesso animo descrivere i tempi e le vicende umane di altri eventi traumatici come la Rivoluzione francese, perché quella non l’ho vissuta come questa, sia pure con l’età di un ragazzo. Il primo impatto con l’idea della guerra che bussava alle porte l’ho vissuto quando con i miei genitori abitavo a Pistoia e nel 1941, i bombardieri inglesi avevano incominciato a martellare alcune città italiane ed io sentivo gli effetti delle bombe che cadevano e le cannonate della contraerea nelle aree vicine. Mio padre, allora, era militare di carriera. Aveva combattuto nella Prima guerra mondiale ed era stato ferito. Aveva vissuto il dramma del reduce e le incomprensioni della piazza nei confronti di chi per anni, riuscendo a salvare la pelle, si era trovato intrappolato in una trincea alla mercé dei cecchini e a dover respingere le sortite del nemico e a partecipare a quelle del proprio reparto per la conquista di un lembo di terra. Poi vennero il fascismo e poi ancora un’altra guerra che a differenza della prima non era circoscritta in un’aerea ben definita, ma si dilagava ovunque e, dove gli eserciti non guerreggiavano, ci pensava l’aviazione a provocare vittime civili e immani distruzioni. I miei genitori pensarono bene che sarebbe stato meglio, soprattutto per me, trasferirci in una località che ritenevano meno esposta ai rischi della guerra. Fu così che con mia madre ritornammo al nostro paese natio, Campobasso, una località fuori dalle grandi linee di comunicazione e di certo poco interessante dal punto di vista strategico sia per i bombardieri che negli anni successivi solcavano i cieli ed erano motivi di curiosità ma non certo di preoccupazione, sia per gli eserciti in movimento. Mio padre, invece, fu assegnato, dopo la campagna d’Albania, a Spoleto e lì visse i momenti più tragici dell’armistizio e della rabbiosa reazione dei tedeschi che si sentirono traditi dall’alleato italiano. Ma anche Campobasso, alla fine, non fu immune di un interesse militare tanto che mia madre pensò bene di mandarmi dalle zie paterne che vivevano in un paesino a quaranta chilometri dal capoluogo: Morrone nel Sannio. Lo fece anche perché mancavano le scorte alimentari e s’incominciava a fare la fame. Lei, invece, non poteva muoversi dovendo accudire alla madre semi paralizzata a letto e intrasportabile. Ma la guerra sembrava inseguirmi. Gli alleati sbarcarono a Termoli a una quarantina di chilometri da dove mi trovavo e considerarono Morrone del Sannio un paese da sottrarre ai tedeschi per la sua caratteristica di trovarsi abbarbicato sulla cima di una montagna e da dove era possibile avere un osservatorio naturale d’indubbio valore strategico per la loro successiva avanzata che avrebbe chiuso in una sacca le truppe tedesche che non avendo altri sbocchi erano costrette ad arretrare verso Campobasso e da dove, invece, sull’altro versante avanzavano gli alleati provenienti da Napoli. Per mia fortuna e quella dei morronesi avemmo a che fare con le truppe regolari tedesche e non da reparti di SS o elementi della Gestapo. Erano gentili e socievoli. Non solo. Con l’avvicinarsi delle truppe americane pensarono bene di lasciare il paese di notte alla chetichella. Da una parte fu un bene ma, dall’altra, ingenerò una malcelata preoccupazione per i paesani pensando che gli alleati potevano non sapere di questa evacuazione spontanea e incominciare con un fuoco preventivo prima di entrare in paese.Si ritenne, quindi, importante fare in modo d’avvisarli. Ma come? Io con altri bambini ascoltavo questi discorsi che preoccupavano gli adulti e che per noi erano motivo d’eccitazione. Io con altri, sfuggendo alla sorveglianza dei nostri parenti, ci portammo verso le ultime case del paese da dove si poteva osservare il tratto che degradando verso il piano, con scarsi alberi e con bassi cespugli giungevano sino al cimitero a ridosso del quale vi era un bosco che, a sua volta, lambiva la strada comunale che si allacciava, dopo quattro o cinque chilometri, allo stradone che collegava Termoli a Campobasso e alla vicina stazione ferroviaria di Ripabottoni. Ricordo che parlavamo tra di noi e cercavamo di scrutare con attenzione lo spazio antistante per riuscire a individuare qualche segnale che ci permettesse di capire dove potevano trovarsi i soldati alleati. Si sa che i ragazzi sono spesso impulsivi e non hanno ancora la percezione esatta del pericolo. Alla fine tra tanto parlottare e scrutare e persino individuare movimenti strani che altri poi smentivano categoricamente indicandone altri io mi decisi di rompere gli indugi e di corsa mi diressi a valle tra i campi incolti e qualche avvallamento che riuscii miracolosamente ad evitare finché mi ritrovai placcato e a terra con un soldato americano mentre sulla nostra testa sibilavano i proiettili di una mitragliatrice. Ciò permise, se non altro, agli americani d’individuare il nido di mitragliatrici della retroguardia tedesca e d’apprendere che in paese non vi erano tedeschi. Il resto fu trionfale. Il lieto fine, come si sa, è una liberazione dalle ansie patite in precedenza e mi permise di trasformare i rimbrotti delle zie impaurite dall’apprendere la mia bravata in un moto di gioia collettiva. Così offrii il mio contributo alla causa della guerra ma non mi liberai del tutto dai suoi fantasmi. Ricordo che fui portato a Campobasso dagli americani alcuni giorni dopo che la conquistarono su una loro jeep per andare da mia madre e mia nonna e ne approfittai per recare loro alcuni generi alimentari della campagna e dei generosi regali a base di cioccolato, latte in polvere, zucchero, carne in scatola e caffè avuti dopo che gli statunitensi appresero che una delle mie zie era una cittadina americana. Fu proprio un pomeriggio, mentre passeggiavo con mia madre nei pressi della villa cittadina, che fui preso da un attacco di panico. La causa scatenante fu il rullio di un tamburo della fanfara militare scozzese e che scambiai, probabilmente, con colpi di cannone. Questa paura mi perseguitò per anni e si riaffacciava tutte le volte che sentivo un forte e improvviso rumore. Da questa mia esperienza, ero un ragazzo che aveva da poco compiuto dieci anni, posso oggi capire cosa significa trovarsi nel bel mezzo di una battaglia, essere circondati da morti e feriti e soffrire la fame. Forse per questo motivo quelli della mia generazione sono stati più condiscendenti con i propri figli e aver loro permesso di vivere un’esistenza meno rigorosa anche se alla fine questa nostra indulgenza non ha giovato alla loro formazione. Le guerre, quindi, portano dei cambiamenti comportamentali sia nell’immediato rendendoci più maturi, sia perché fanno sentire i loro effetti a lungo e tendono a riverberarsi nelle generazioni successive e nei modi più imprevedibili. Forse non è stato solo un caso se le tante esitazioni mostrate dai governanti degli altri stati europei, nei confronti della Germania hitleriana, siano stati determinati proprio dal timore che si potesse scatenare un altro conflitto bellico con conseguenze probabilmente peggiori di quelle lasciate dal primo. Un atteggiamento da saggi ma anche da persone che pur non avendo preso coscienza di quanto fosse drammatico lo scenario di una guerra futura, che prevedeva ragionevolmente l’uso di armi sempre più sofisticate e distruttive come lo fu la bomba atomica, e ne hanno saputo qualcosa gli abitanti di Hiroshima e Nagasaki in Giappone, avvertivano il forte desiderio delle popolazioni, che sulla loro pelle avevano vissuto momenti tragici, e non volevano che i grandi della terra parlassero ancora di guerre. Del resto, l’occidente europeo non sembrava tanto preoccupato delle dittature di destra ma, semmai, lo era, di certo, per quelle sinistra, a partire dalla Russia. (Da Fidest: Io figlio della lupa)
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I dati sono chiari: l’ultimo anno è stato uno dei più caldi della storia
Posted by fidest press agency su lunedì, 16 gennaio 2023
Ciò è accaduto non solo in Italia, ma anche nel resto del mondo, e il livello di anidride carbonica nell’atmosfera il più alto in assoluto. Il numero di eventi meteorologici estremi è aumentato in tutti i continenti, determinando danni ingenti in termini di perdite umane e di distruzioni materiali. Continua il degrado delle condizioni degli ecosistemi in molte aree del mondo. Le tensioni sui mercati internazionali dovute alla guerra in Ucraina sono ancora forti, al di là della discesa del prezzo del gas, spingendo verso l’alto l’inflazione, con effetti devastanti sulle condizioni economiche delle persone già povere o a basso reddito. La pandemia continua a mietere vittime in tutto il mondo, non solo in Cina. La contenuta crescita del Prodotto interno lordo a livello globale e l’aumento dell’occupazione in molti Paesi, anche sviluppati, appaiono decisamente insufficienti per offrire prospettive di miglioramento significativo delle condizioni di vita di centinaia di milioni di persone a rischio di povertà ed esclusione sociale. Peggiora la condizione dei regimi democratici e cresce il numero dei Paesi che si affida a soluzioni autocratiche, il che determina l’aumento delle azioni di repressione del dissenso. E si potrebbe continuare, ma la conclusione è chiara ed è sotto gli occhi di tutti. Come sottolineato dal segretario generale delle Nazioni unite solo pochi mesi fa, siamo ben lontani dall’inversione di rotta prevista dall’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, firmata a settembre del 2015 da 193 Paesi del mondo, per “salvare il mondo”.
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Rassegna Libri di storia – Incontri con gli autori
Posted by fidest press agency su domenica, 20 novembre 2022
Parma 21 novembre Alle 16.30 nell’Aula K1 del Plesso D’Azeglio-Kennedy. Protagonista il volume “Tra Londra e Firenze. Letterati, diplomatici ed editori nel primo Settecento italiano” di Simone Forlesi. L’incontro sarà aperto dai saluti di Piergiovanni Genovesi. A seguire dialogheranno con l’autore Nicola Catelli (Università di Parma) e Niccolò Guasti (Università di Modena e Reggio), moderati dalla docente del Dipartimento di Discipline Umanistiche, Sociali e delle Imprese culturali Donatella Martinelli. Al centro di ogni incontro c’è un libro, una novità editoriale d’argomento storico, intorno al quale si organizza la discussione alla presenza dell’autore e di altri esperti: una riflessione a più voci aperta a tutti gli interessati che si propone sia di far conoscere più da vicino alla città la ricerca svolta all’interno dell’Ateneo sia, più in generale, di favorire la diffusione della conoscenza storica e delle sue tante potenzialità. La partecipazione agli incontri è valida come aggiornamento per gli insegnanti che si iscriveranno attraverso la piattaforma S.O.F.I.A.
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Prima edizione per Giorni di Storia
Posted by fidest press agency su giovedì, 10 novembre 2022
Sesto Fiorentino. Si terrà dal 29 novembre al 4 dicembre a Sesto Fiorentino (Firenze) la prima edizione di Giorni di Storia: tra il Palazzo Comunale, la Biblioteca Ernesto Ragionieri e il Teatro della Limonaia in programma talk, dibattiti e presentazioni, oltre a incontri e laboratori pensati per ragazze e ragazzi ed eventi tra musica e teatro. “Muri, rotture, confini”, questo il tema intorno a cui ruoteranno gli interventi: dalle prigioni dei regimi alle barricate della Resistenza, dal mare – primo ostacolo da superare per ogni popolo migrante – alle barriere culturali che per secoli hanno soggiogato le donne tacciandole di stregoneria, dalle guerre di oggi ai conflitti territoriali di ieri, dalle mura dei castelli agli scontri tra fazioni nel Medioevo, fino alle contraddizioni degli anni ‘70. Nata per volontà del sindaco Lorenzo Falchi e dell’assessore alla cultura Jacopo Madau, l’iniziativa – che sarà anticipata il 19 novembre da un’anteprima con lo storico e medievalista Franco Cardini – è organizzata grazie al sostegno di Publiacqua, con il contributo di Unicoop Firenze (tutti gli eventi a ingresso gratuito, http://www.giornidistoriafestival.it). Inaugurazione con un ricordo del grande intellettuale Ernesto Ragionieri – fortemente legato al PCI e originario proprio di Sesto Fiorentino, da cui prese le mosse buona parte della sua ricerca sul movimento operaio e sui comuni socialisti – a cura di Gianpasquale Santomassimo e alla presenza di Giovanna Ragionieri. Nei giorni successivi nelle diverse sedi del festival si avvicenderanno i principali nomi della storiografia italiana. Grande attenzione ai giovani, con un programma pensato dalla scrittrice Sara Marconi e dell’illustratore Simone Frasca, coautori de “La storia d’Italia per bambini” (Mondadori), ospitato sempre dalla Biblioteca Ragionieri. Con cosa dovevano confrontarsi gli esploratori del passato? Nell’antica Roma, come erano considerati i “non romani”? E cosa si poteva trovare tra le mura di un castello? Queste e altre domande troveranno risposta in tre laboratori dai 7 ai 10 anni prenotabili su bibliosestoragazzi.it. E ancora: due le iniziative musicali, realizzate con la collaborazione dell’Istituto Ernesto De Martino. Il cantautore Francesco Pelosi eseguirà una lettura cantata del suo “Guido Picelli. Un antifascista sulle barricate” (Round Robin Editrice), testimonianza unica dell’antifascismo della prima ora, e il musicista Alessio Lega presenterà “Qui radio libertà: la Resistenza in 100 canti” (Mimesis Edizioni), raccolta da lui stesso curata di canzoni antifasciste: un trattato di storia orale, pagine strappate dal diario della lotta.
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Storia di Venezia tascabile
Posted by fidest press agency su martedì, 25 ottobre 2022
Mestre Mercoledì 26 ottobre 2022 — Ore 18:45 Grand Central Literary Festival, Via Piave.Una serata in compagnia, con un evento fuori programma al Grand Central Literary Festival, insieme alla storia di Venezia e a Maurizio Vittoria, autore del libro Storia di Venezia tascabile. Dalle origini al MoSE (Venipedia). Sarà l’occasione per scoprire e riscoprire insieme le origini, il mito, la leggenda, la storia e le vicissitudini più importanti della lunga storia della Serenissima, fino ai giorni odierni, con le sfide che la città deve affrontare nella quotidianità.L’autore sarà a disposizione per firmare le copie del libro. In più, ad ogni libro acquistato sarà data in omaggio una cartolina da collezionare, raffigurante un’opera contenuta nel libro Storia di Venezia tascabile, a colori e stampata su carta riciclata al 100%. La cartolina sarà data anche a chi ha già acquistato il libro direttamente su Venipedia o in libreria, basta portare la propria copia con sé all’evento Ogni acquisto contribuisce ad un programma di riforestazione e allo sviluppo di tecnologie utili alla decarbonizzazione, attraverso Venipedia Virtuosa: il piacere della cultura e della bellezza, costruendo insieme un presente e un futuro migliore. L’ingresso è gratuito, è gradita la prenotazione al numero 041 978278 o tramite Eventbrite rif.387378749267.
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Prima che la guerra cancelli l’uomo dalla storia
Posted by fidest press agency su sabato, 24 settembre 2022
Scrive Erasmo ne “La formazione del principe cristiano, XI°. Dell’intraprendere una guerra, 1-5”: “Platone chiamava sedizione, non guerra, quella che i Greci combattevano contro i Greci. Ma se proprio dovesse succedere, comandava che la si conducesse con la massima moderazione”. Papa Benedetto XVI° ha detto: “E’ sul rispetto di tutti che si fonda la pace”. Ed infine, Papa Francesco afferma: “Di fronte al pericolo di autodistruggersi, l’umanità comprenda che è giunto il momento di abolire la guerra, di cancellarla dalla storia dell’uomo, prima che sia lei a cancellare l’uomo dalla storia”. Malgrado i moniti del Pontefice e gli appelli dei cittadini che ripudiano la guerra, le armi parlano ai confini dell’Europa nella stanchezza generale e senza intravvedere soluzioni di pace. Anzi, proprio coloro che si dicono cristiani non solo ignorano gli accorati allarmi della Chiesa, ma continuano imperterriti a fornire armi nel disappunto generale della gente che, tra l’altro, fatica ad arrivare a fine mese. E’ vero, i morti non protestano: non piangono più i fanciulli falciati dalle bombe e dalle mitraglie. Quello che stupisce è che mentre Papa Francesco ci va pesante sulla necessità di finire questo bagno di sangue, i politici europei ed anglo-americani non sanno fare di meglio che partecipare con finanziamenti, tecnologie, addestramenti e via dicendo. Anzi, sembra di assistere ad una gara tra chi è più ligio agli interessi strategici delle potenze mondiali. Oggi, la doverosa fedeltà verso il Patto Atlantico si misura nella massa di fondi e di armi dati al Paese invaso, ignorando che le cause del conflitto risalgono al mancato rispetto delle minoranze prese di mira da un nazionalismo spietato. Non so se l’esito delle urne, già annunciato come se non servisse attendere i risultati, porterà a cambiamenti di linea, ma dubito che la voglia di accreditarsi farà la differenza tra il bene ed il male. Del resto, quando mai la volontà del popolo italiano è stata rispettata? Ed ancora: come mai in Italia chi perde le elezioni finisce poi per comandare? Tutti i salmi finiscono in gloria, mentre le salme vanno sottoterra. By Gianfranco Fisanotti (abstract)
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“Archeologia e Storia con le particelle elementari”
Posted by fidest press agency su venerdì, 26 agosto 2022
Parma. Dedicato al tema “Archeologia e Storia con le particelle elementari”, l’appuntamento in programma per giovedì 1° settembre alle 18 nell’Auditorium del centro culturale ed espositivo di Fondazione Monteparma (Strada Farini 32/a), si apre con una presentazione scientifica a cura di Massimiliano Clemenza dell’INFN di Milano Bicocca, che racconterà dettagli storici (sul giallo della morte di Napoleone, sui manufatti in bronzo realizzati dagli abitanti dei nuraghi sardi e su altri casi ancora) ottenibili con tecniche basate su fasci di particelle quali i muoni, senza danneggiare i rari reperti che vengono indagati. Per mezzo della spettroscopia X dei muoni negativi è possibile infatti studiare in modo non invasivo la composizione di oggetti spessi. Massimiliano Clemenza, che utilizza questa tecnica al Rutherford Laboratory, vicino a Oxford, illustrerà una serie di esempi. A seguire, il pubblico potrà assistere a uno spettacolo di “Magia Quantistica” che vedrà protagonista il Mago Silvani, giovane ricercatore dell’Università di Perugia ed esperto prestidigitatore, il quale intende spiegare con analogie “magiche” gli apparenti paradossi della fisica quantistica, a cominciare dal mitico gatto di Schrõdinger. Raffaele Silvani condurrà gli spettatori nel mondo quantico dove l’impossibile diventa possibile, in un continuo scambio fra scienza e “magia”, per spiegare in modo comprensibile a tutti alcuni dei fenomeni fisici più affascinanti della meccanica quantistica. L’iniziativa, che si rivolge sia al mondo scientifico che al pubblico generico, è realizzata in occasione della “XV International Conference on Muon Spin Rotation, Relaxation and Resonance”, in programma a Parma da domenica 28 agosto a venerdì 2 settembre, organizzata congiuntamente dall’Ateneo e dal Rutherford Appleton Laboratory dello Science Campus di Harwell (Co-chairs Adrian Hillier e Roberto De Renzi), anche con il sostegno di Fondazione Monteparma.L’appuntamento del 1° settembre e la conferenza internazionale hanno il patrocinio del Comune di Parma. L’appuntamento all’APE Parma Museo, rivolto a un pubblico che va dai 10 anni in su, è a ingresso gratuito con prenotazione al numero telefonico 0521 203413
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La storia di Franco Puppato, il sarto veneziano che ha inventato lo stile goldoniano
Posted by fidest press agency su lunedì, 25 aprile 2022
Venezia. Una passione che nasce all’età di 14 anni e una tecnica, la trigonometria, di cui resta l’unico rappresentante al mondo. È Franco Puppato, sarto che traduce il suo genio nello stile goldoniano e che veste celebrità e regnanti di tutto il mondo. Animato dal desiderio di far risplendere la sartoria nella “sua” Venezia, è uno dei maggiori rappresentanti, a livello internazionale, del Made in Italy. I suoi abiti sono arrivati oltreoceano, fino ai confini della Cina, Giappone e Corea. A lui è andato, nel 2020, il più grande riconoscimento, il Trofeo Arbiter, considerato l’oscar della sartoria italiana.Il suo laboratorio si trova in Calle dei Fabbri, a due passi da campo San Luca: è lì il cuore della sartoria veneziana che veste da più di sessant’anni figure provenienti dal mondo dello spettacolo, della politica, e dell’imprenditoria, con l’eleganza e la classe che da sempre contraddistinguono i suoi abiti.Le sue creazioni raggiungono i Paesi dell’estremo oriente, arrivano in Cina, Corea e Giappone dove sono considerati dei veri e propri gioielli dell’alta sartoria su misura. Un legame, quello con l’Oriente, che si ritrova anche nei suoi lavori: dai ricami rosso fuoco, ai colletti orientaleggianti, fino ai motivi a forma di drago dipinti sul retro della giacca. Una carriera che ha collezionato negli anni diversi riconoscimenti, che si è aggiudicato per la sua e tenacia nell’esportare la bellezza del saper fare. Dietro ai suoi abiti c’è molto studio e una continua voglia di imparare. Dalla manica a forma di sciabola al fiocco che cinge il collo ornato da un gioiello, alle giacche dalle forme curve che ricordano i movimenti dell’acqua e i modelli realizzati in stile Goldoni: ecco i tratti caratteristici dell’estro di Franco Puppato.Impara il mestiere a Treviso, la sua città natale, all’età di 14 anni dallo zio sarto, per poi approdare a Venezia con la voglia di mettersi in gioco e approfondire quello che non sarà solo un lavoro ma una grande passione, che lo porterà lontano, fino all’estremo oriente. Il suo lavoro s’intreccia con l’abilità degli artisti locali, come Luigi Ballarin, con cui realizza pezzi unici che uniscono l’arte della sartoria ad immagini iconiche, rappresentative della cultura orientale e occidentale insieme, ma anche con i maestri del vetro di Murano, di cui i preziosi bottoni colorati risplendono sui capi di Franco.https://we.tl/t-8mdfsNHtUK
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Film “Una storia d’amore e di desiderio”
Posted by fidest press agency su giovedì, 17 marzo 2022
Roma Il film arriverà nelle sale italiane dal 25 marzo grazie a Cineclub Internazionale Distribuzione. Secondo lungometraggio della cineasta tunisina Leyla Bouzid, già alla regia del pluripremiato “Appena apro gli occhi – Canto per la libertà”, è stato presentato come film di chiusura alla 60° Semaine de la Critique del 74° Festival di Cannes. Al centro della vicenda una storia che assume una risonanza forte e singolare nel presente, raccontando l’emancipazione sentimentale e sessuale che si raggiunge grazie all’educazione, agli studi che danno accesso alla cultura, all’amore per i libri e le parole. Protagonista è Ahmed, giovane francese di origini algerine, cresciuto in una banlieue parigina. Appassionato di letteratura, sceglie di studiare lettere alla Sorbona, anche se fin dall’inizio mette in dubbio la sua legittimità e la sua adeguatezza a seguire questo corso nel prestigioso Ateneo. Le domande legate alla sua identità aumentano con l’incontro con Farah, giovane tunisina vitale e appassionata: studiando insieme scopriranno un corpus di letteratura araba erotica di cui non immaginava l’esistenza. http://www.dimillamacchiavelli.com
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Putin l’uomo e la storia
Posted by fidest press agency su lunedì, 28 febbraio 2022
La recente decisione di Putin di ordinare l’occupazione militare dell’Ucraina lo pone di fatto al giudizio dei suoi contemporanei in modo severo e probabilmente più di quanto non se lo aspettasse. Diciamo che la sua impopolarità è diventata popolare in ogni angolo della terra. Il perché lo deve per aver messo a nudo in maniera “tragica” i limiti di entrambe le governance mondiali che fondano i loro principi sulla guida e il governo dei popoli e i loro rapporti d’interdipendenza strutturali e settoriali. Da una parte vi è il sistema a democrazia compiuta dove le decisioni passano attraverso vari filtri che richiedono tempo e che alla fine del percorso possono variare, accettare o rifiutare in toto le iniziative proposte dalla parte avversa. Sull’altro versante vi è un solo uomo a decidere, e lo può fare in tempo reale, anche se concede ai suoi consiglieri d’esprimere una loro opinione ma che non la considera, in ultima analisi, vincolante. E Putin rientra proprio, nell’immaginario collettivo, in quest’ultima casella. Tant’è che i commentatori politici nell’evidenziare la differenza nel caso ucraino hanno rispolverato una vecchia locuzione latina tratta dalle Storie di Tito Livio: “Dum Romae consulitur, Saguntum expugnatur” e che significa: “mentre a Roma si discute, Sagunto è espugnata.” In pratica vuol dire, riportandoci ai fatti odierni, che mentre Putin agisce gli Stati Uniti e i suoi alleati europei continuano a discutere e a non decidere il da farsi. Da qui si ha netta l’impressione che le democrazie occidentali hanno un serio problema al loro interno che li pone in una luce ambigua rispetto alle logiche dei nostri tempi dove le decisioni vanno prese rapidamente. Questo prevede, per evitare errori gravi e irreversibili, che la leadership sia assunta da un saggio e capace di trovare una sintesi che sappia guardare oltre il contingente. In caso contrario, come lo stesso Putin ha evidenziato, potremmo trovarci improvvisamente sull’orlo della terza guerra mondiale e in questo caso con l’uso dei belligeranti di armi d’ultima generazione: atomiche, chimiche e biologiche. (Riccardo Alfonso)
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