Le aree naturali protette sono tutte quelle zone composte da elementi fisici, morfologici o biologici che hanno un importante valore naturalistico. All’interno di questi territori vigono specifiche norme di salvaguardia, come per esempio il divieto di caccia. Le aree naturali protette godono di tutele garantite dalla legge, ma ci si possono svolgere alcune attività umane che producono effetti. Uno di questi è il consumo di suolo Ispra stima che al 2020 il suolo consumato nelle zone presenti nell’elenco delle aree naturali protette (Euap) sia pari a 59.335 ettari totali, l’1,9% del territorio. Questo valore è inferiore rispetto a quello calcolato per l’intera superficie nazionale, pari infatti al 7,1%. Nonostante le azioni legislative di tutela che permettono una protezione più efficace di questi territori, non è un fenomeno in calo. Tra il 2019 e il 2020 sono infatti stati consumati 65 ettari di terreno. Fonte: Fondazione openpolis indipendente, non profit e senza pubblicità Via Merulana, 19
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Non si ferma il consumo di suolo nelle aree protette
Posted by fidest press agency su venerdì, 9 dicembre 2022
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“Come aiutare la salute del suolo?
Posted by fidest press agency su venerdì, 9 dicembre 2022
Erosione, salinizzazione, desertificazione, contaminazione, diminuzione delle rese agricole. Sono tanti i fattori che causano il degrado del suolo. Alla base dei vari fenomeni c’è la perdita di sostanza organica: quell’insieme di composti presenti nei terreni, di origine sia animale sia vegetale, che permettono al suolo di garantire i propri servizi ecosistemici. Tanto preziosa, eppure in continuo preoccupante calo. Già oggi, in Europa circa un quarto dei terreni ha un contenuto in sostanza organica sotto la soglia che consente il corretto funzionamento del sistema suolo-pianta. Invertire la tendenza è necessario, tanto che la stessa Ue ha dedicato a questo obiettivo una delle proprie “missioni”. Ma che cosa possono fare i cittadini per aiutare a raggiungere questo traguardo? La base potenziale dalla quale partire per ottenere il compost è ampia. “Dobbiamo sempre ricordare che i rifiuti organici e gli altri materiali compostabili rappresentano il 40% del totale di tutti i rifiuti prodotti nelle nostre case. Questa componente così rilevante dei rifiuti può essere trattata senza problemi all’interno degli oltre 350 impianti di compostaggio e di digestione anaerobica italiani. Una vera eccellenza a livello europeo” sottolinea Lella Miccolis, presidente del CIC.Dal consorzio BIOREPACK ricordano inoltre come proprio l’uso dei sacchetti e degli altri imballaggi flessibili e rigidi in bioplastica garantisca la possibilità di aumentare qualità e quantità della FORSU e, di conseguenza, del compost prodotto. Il consiglio degli addetti ai lavori è chiaro: nell’organico devono essere conferiti unicamente scarti di alimenti sia vegetali sia animali, ma anche sfalci di potatura. E con essi devono finire anche gli imballaggi realizzati in materiale compostabile. Sacchetti, piatti, bicchieri, stoviglie e anche le capsule per bevande. Tutti questi manufatti sono ottenuti da biopolimeri compostabili ma anche da fonti vegetali come polpa e fibra di cellulosa. I risultati ottenuti a livello italiano sono già importanti ma i margini di crescita sono ancora ampi soprattutto per quanto riguarda la qualità dei rifiuti organici raccolti. “Ricordiamo che oggi in Italia vengono trattate 7 milioni di tonnellate annue di rifiuti organici” ricorda Miccolis. Quantità che permettono di produrre già oggi oltre 2 milioni di tonnellate di compost che possono crescere realisticamente di un altro 20-30% quando tutto il territorio sarà coperto dalla raccolta della frazione umida. “Allo stesso tempo – conclude Massimo Centemero, direttore CIC – restituire alla terra ogni anno 2 milioni di tonnellate di compost, significa dare al suolo la capacità di sequestrare 211.000 tonnellate di CO2 equivalente, che corrispondono alla CO2 emessa da 26 miliardi di ricariche di uno smartphone o da 853 milioni di km percorsi in macchina. Se il potenziale massimo di 10,5 milioni di tonnellate di rifiuti organici venisse riciclato, queste stime potrebbero essere portate a 304.000 tonnellate di CO2 equivalente”. (abstract by BIOREPACK)
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Colture fuori suolo
Posted by fidest press agency su mercoledì, 1 giugno 2022
Le colture fuori suolo, idroponiche o su substrato, sono tecniche di coltivazione innovative e molto specializzate, che richiedono un’elevata professionalità da parte dei coltivatori e dei consulenti. Proprio la mancanza di conoscenze specifiche da parte degli operatori è uno dei principali motivi che hanno limitato la loro diffusione commerciale.Questo libro, che intende colmare la carenza di testi in lingua italiana sull’argomento, tratta in modo semplice, ma con rigore scientifico, i vari aspetti tecnici e pratici delle colture fuori suolo, illustrando anche l’uso di software sviluppati dagli stessi Autori e disponibili gratuitamente in rete.Completa l’opera una trattazione dettagliata delle principali specie ortive e ornamentali coltivate fuori suolo in Italia, a cui hanno contribuito molti tecnici agronomi con una lunga esperienza nel settore.Grazie all’utilizzo di box e schede di approfondimento, alternando capitoli descrittivi ad altri più di carattere tecnico-scientifico, gli Autori hanno creato vari percorsi di lettura in funzione delle conoscenze di base e delle esigenze di informazione del lettore, in maniera da rendere fruibile l’opera ad un’ampia platea, dall’hobbista allo studente di scuola superiore o universitario, dai coltivatori agli agronomi e ricercatori che si occupano quotidianamente di colture fuori suolo.Il software SOL-NUTRI. € 38,00 – Edagricole di New Business Media srl Pagine 330 – formato 19,5 x 26 cm
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Subito legge contro consumo suolo
Posted by fidest press agency su domenica, 28 novembre 2021
I dati diffusi oggi dall’Osservatorio CittàClima di Legambiente non lasciano dubbi sull’incedere della violenza degli eventi atmosferici: in 11 anni sono stati registrati 1.118 eventi meteorologici estremi sull’Italia , 133 dei quali negli scorsi 12 mesi, segnando un +17,2% ed interessando 602 comuni (+18%), tra cui Roma, ove dal 2010 su sono registrate 56 emergenze (9 negli ultimi 12 mesi), Bari e Milano, dove i fiumi Lambro e Seveso sono esondati almeno 20 volte.Di fronte a questo quadro, l’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI) condivide l’urgenza, evidenziata da Legambiente, di approvare quanto prima il Piano Nazionale di Adattamento al Clima, che deve comprendere anche la ristrutturazione di una rete idraulica ormai obsoleta. Sono 23 i Paesi dell’Unione Europea, compreso il Regno Unito, che hanno adottato un piano nazionale o settoriale di adattamento al clima e tra questi non c‘è però l’Italia, che continua a spendere mediamente 7 miliardi all’anno per riparare i danni da eventi naturali.“Non solo – aggiunge Francesco Vincenzi, Presidente di ANBI – ci chiediamo che fine abbia fatto la legge contro il consumo di suolo, ferma da anni nei meandri del Parlamento. Approvarla rappresenterebbe un importante atto contro l’inarrestabile cementificazione, evidente amplificatore delle conseguenze causate dall’emergenza climatica in atto.”
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Petizione Coldiretti contro consumo suolo
Posted by fidest press agency su domenica, 8 agosto 2021
“Ho sottoscritto con piena convinzione la petizione di Coldiretti contro il consumo di suolo, in particolare dei terreni agricoli. Non esiste sostenibilità ambientale né vera transizione energetica se rendiamo possibile la trasformazione di appezzamenti di terreno in distese di pannelli fotovoltaici. Su questo tema occorre una forte opera di sensibilizzazione e auspico una mobilitazione trasversale delle forze politiche: io mi metto a disposizione”. Lo dichiara la presidente della commissione Lavoro della Camera Romina Mura (Pd), rendendo noto di aver sottoscritto la petizione lanciata da Coldiretti Giovani Impresa “Sì all’energia rinnovabile senza consumo di suolo agricolo”. “L’agricoltura è una grande e irrinunciabile risorsa del nostro Paese che – spiega la parlamentare – dà lavoro ai giovani, tutela un patrimonio paesaggistico e sociale, sopperisce al fabbisogno alimentare rendendo unica la nostra offerta enogastronomica. Per tutto questo il Governo dovrebbe dare norme precise d’attuazione del Dl 72/2021 sul posizionamento di impianti fotovoltaici, perché adesso queste strutture potrebbero essere realizzate indifferibilmente e con urgenza sulle aree rurali”. “La transizione energetica è un obiettivo da perseguire ma – aggiunge Mura – senza aprire la porta a speculazioni, magari di anonimi fondi di investimento, che sfrutterebbero il territorio senza lasciarvi quasi nulla. Con il pensiero rivolto anche alla mia Sardegna, da sempre penalizzata sul fronte dell’autonomia energetica, mi unisco a Coldiretti e spero a tanti altri per chiedere energia pulita e difesa dell’agricoltura”.
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Per la gestione sostenibile del suolo
Posted by fidest press agency su domenica, 20 giugno 2021
Contro desertificazione e deforestazione, perdita di produttività e biodiversità, la gestione sostenibile del suolo che contribuisce a mitigare i cambiamenti climatici, rappresenta non solo una sfida per raggiungere gli obiettivi del Green Deal, ma soprattutto un impegno concreto che deve trovare spazio in progetti e investimenti puntuali di PNRR e Pac. Così Cia-Agricoltori Italiani in vista della Giornata mondiale per la lotta alla desertificazione e alla siccità, indetta dalle Nazioni Unite nel 1995. Ricostruiamo meglio con un terreno sano”. Il focus della Giornata, dedicato al recupero dei suoli degradati, va letto -secondo Cia, sul campo anche con il portale ciaperilsuolo.it nell’ambito del progetto Soil4Life- come occasione per sviluppare rapidamente le opportune sinergie tra gli attori coinvolti sia nella tutela dell’ambiente e, quindi, in primo luogo di foreste e bacini idrici, che nella produttività dei terreni, salvaguardandone la biodiversità e riducendo gli sprechi. Gli agricoltori, ancora una volta, sono chiamati al senso di responsabilità, sebbene diano da sempre prova di essere i veri custodi della terra, alleati contro la desertificazione. In particolare, proteggere e risanare entro il 2030 gli ecosistemi legati all’acqua, è tra i traguardi dell’Agenda 2030 ONU che concorre a riportare in buono stato di salute la quantità di suolo degradato. Suolo che nel 2020 ha perso 42 mila km di foreste tropicali e in 250 anni, 571 piante in via di estinzione. Per Cia, con l’Italia (per il 21%) e l’intera area del Mediterraneo già a rischio erosione e dissesto, per caratteristiche geologiche e infrastrutture vetuste, l’incalzare di disastri ambientali e fenomeni atmosferici avversi per effetto dei cambiamenti climatici, deve poter far stringere, definitivamente, il ragionamento sull’urgenza di investimenti da dedicare a innovazione e ricerca in agricoltura, ripartendo dalle aree interne, da troppo abbandonate.Dunque, secondo Cia, il PNRR che già prevede l’investimento di centinaia di milioni di euro nel contrasto del degrado del suolo, deve guardare anche al recupero e la ristrutturazione di fabbricati rurali, nei piccoli centri e borghi per frenare lo spopolamento dei territori e il loro impoverimento agricolo, ambientale e paesaggistico, adeguando e sviluppando la rete infrastrutturale fisica e digitale, per agevolare la mobilità e riorganizzare il sistema di gestione territoriale. Inoltre, un contributo significativo, in attesa dell’accordo sulla riforma della Pac, può arrivare proprio dalle sue misure agro-climatico ambientali, favorendo, nello sviluppo rurale, anche servizi eco-sistemici e biodiversità.L’agricoltura -conclude Cia- rinnova anche in occasione di questa Giornata mondiale, il suo impegno a diventare paradigma di un nuovo modello di sviluppo realmente sostenibile e integrato del Paese, salvaguardando il suolo e le foreste per prevenire il dissesto idrogeologico, migliorando la sostenibilità dei processi produttivi.
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“Urgente una legge sulla salute del suolo e sul carbon farming”
Posted by fidest press agency su domenica, 30 Maggio 2021
Sbloccare rapidamente l’iter di approvazione della legge sul consumo di suolo e prevedere specifiche norme legislative che ne migliorino la salute, a partire da quelle utili ad aumentarne la sostanza organica, attraverso pratiche di sequestro di carbonio nel suolo (il cosiddetto “carbon farming”). A chiederlo è un documento redatto da Re Soil Foundation, fondazione nata per volontà di Coldiretti, Novamont, Politecnico di Torino e Università di Bologna, con l’obiettivo di sensibilizzare sull’importanza di un suolo sano. Destinatari del position paper sono i membri delle Commissioni Agricoltura e Ambiente del Senato della Repubblica.Nelle due Commissioni di Palazzo Madama infatti giace ferma da oltre un anno la proposta di legge S.164 dedicata al consumo di suolo, al pari di molti altri progetti d’iniziativa parlamentare presentati sul tema. “Noi di Re Soil Foundation esprimiamo preoccupazione per la mancata approvazione tuttora di una legge che preservi il suolo e contrasti il fenomeno del suo consumo, che fa perdere al nostro Paese circa 2 metri quadri di suolo al secondo” si legge nel documento.La situazione della salute del suolo a livello italiano ed europeo è infatti estremamente preoccupante, nonostante esso rappresenti una risorsa fondamentale. I suoi servizi ecosistemici sono infatti essenziali per garantire la vita sulla Terra. Eppure – ricorda il position paper di Re Soil Foundation – “il 60-70% di tutti i suoli europei non è in salute a causa delle attuali pratiche di gestione, dell’inquinamento, dell’urbanizzazione e degli effetti del cambiamento climatico. In Europa, vi sono 2,8 milioni di siti potenzialmente contaminati che possono comportare gravi rischi per la salute; il 65-75% dei terreni agricoli è a rischio eutrofizzazione di suolo e acqua con grandi impatti sulla biodiversità; i suoli agricoli perdono carbonio a un tasso dello 0,5% all’anno; il 24% presenta tassi di erosione idrica insostenibili; il 25% dei terreni nell’Europa meridionale, centrale e orientale è ad alto o molto alto rischio di desertificazione; l’odierno tasso di riutilizzo del suolo è fermo al 13%. Si stima che i costi associati al degrado del suolo nell’UE superino i 50 miliardi di euro all’anno”.È ovviamente positivo che la Commissione europea abbia dedicato al suolo una delle 5 mission per indirizzare la ricerca scientifica e gli investimenti in innovazione e che sia stato fissato l’obiettivo di azzerare il consumo netto di suolo entro il 2050. Ma per raggiungere l’obiettivo di migliorare la salubrità dei nostri terreni, anche l’Italia deve fare la propria parte a livello nazionale. Va infatti considerato che il nostro Paese, come molti Stati mediterranei, è tra i più esposti ai rischi di desertificazione. E i suoli più colpiti dalla cementificazione sono quelli a vocazione agricola, a un ritmo triplo rispetto alle aree urbane.
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Che cos’è il suolo, a cosa serve e come si forma – Le fasi del suolo
Posted by fidest press agency su venerdì, 19 febbraio 2021
Di Giacomo Certini – Fiorenzo Cesare Ugolini. Il suolo, punto d’incontro tra litosfera, atmosfera, idrosfera e biosfera, è un corpo naturale estremamente complesso: è difficile da studiare e addirittura da definire, soprattutto se si vuole evitare il ricorso a termini tecnici ed espressioni la cui comprensione richieda una preparazione preliminare sulla materia.Quello che si è cercato di fare in questo libro è presentare le basi concettuali e metodologiche per capire come si è formato un determinato suolo interpretandone i tratti morfologici, riconoscere le sue potenzialità e limitazioni ai fini produttivi ed ambientali, inquadrarlo rispetto agli altri suoli, cioè “classificarlo”; tutto ciò semplicemente osservandolo in sezione ed applicando poche facili procedure di campo.In pratica, si è scritto – in maniera quanto più possibile semplice e chiara – un testo di introduzione alla pedologia, l’affascinante disciplina che studia i suoli nel loro ambiente naturale.Giacomo Certini è Professore Associato presso il Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agrarie, Alimentari, Ambientali e Forestali dell’Università degli Studi di Firenze. Fiorenzo Cesare Ugolini è Professore Emerito dell’Università degli Studi di Firenze. € 20,00 – Edagricole di New Business Media srl Pagine 230 – formato 17 x 24 cm
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Nuova strategia UE per il suolo
Posted by fidest press agency su venerdì, 5 febbraio 2021
I suoli sani sono fondamentali per conseguire gli obiettivi del Green Deal europeo, quali la neutralità climatica, il ripristino della biodiversità, l’inquinamento zero, sistemi alimentari sani e sostenibili e un ambiente resistente. Eppure i nostri suoli si degradano a causa di una gestione non sostenibile, dello sfruttamento eccessivo, dei cambiamenti climatici e dell’inquinamento. Per questo motivo, la strategia UE sulla biodiversità per il 2030 ha annunciato l’adozione di una nuova strategia per il suolo nel 2021.Virginijus Sinkevičius, Commissario per l’Ambiente, gli oceani e la pesca, ha dichiarato: “Un quarto della biodiversità del nostro pianeta si trova nel suolo. Abbiamo letteralmente un tesoro sotto i piedi, e il nostro cibo e il nostro futuro dipendono da questo tesoro. Dobbiamo dotare l’Unione europea di una solida strategia per il suolo che ci consenta di raggiungere i nostri ambiziosi obiettivi in materia di clima, biodiversità e sicurezza alimentare, e intensificare gli sforzi per gestire il suolo in modo tale da rispondere alle esigenze dei cittadini, della natura e del clima.”L’obiettivo della nuova strategia UE per il suolo consisterà nell’affrontare in modo globale le questioni relative al suolo e al terreno e nel contribuire a raggiungere entro il 2030 la neutralità in termini di degrado del suolo, vale a dire rendere nuovamente sano tanto suolo quanto ne è stato degradato dall’attività umana. Si tratta di una delle finalità chiave degli obiettivi di sviluppo sostenibile (OSS). Terreni sani producono cibo e materie prime, puliscono l’acqua potabile, riducono il rischio di alluvioni e immagazzinano enormi quantità di carbonio. La strategia esaminerà pertanto come proteggere la fertilità del suolo, ridurre l’erosione e aumentare la materia organica del suolo, tenendo conto degli impegni internazionali dell’UE. I cittadini, le organizzazioni e i soggetti interessati sono invitati a partecipare alla consultazione pubblica, che rimarrà aperta per 12 settimane, fino al 27 aprile 2021.
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“Suolo è risorsa non rinnovabile, serve gestione sostenibile”
Posted by fidest press agency su martedì, 8 dicembre 2020
“Il suolo è una risorsa naturale non rinnovabile: occorrono circa 500 anni per formare 2 centimetri di suolo fertile mentre in Europa ogni anno scompaiono circa 45 mila ettari di suolo per effetto dell’urbanizzazione. In particolare, la situazione del nostro Paese è assai preoccupante con un quarto del territorio oggetto di un profondo stato di degrado del suolo. La tendenza negativa si registra, soprattutto, nelle regioni che negli ultimi anni hanno vissuto processi significativi di crescita urbana.”così la presidente della commissione ambiente della Camera. Alessia Rotta, ricorda la Giornata Mondiale del Suolo che si celebra il 5 dicembre di ogni anno dal 2014.“Erosione, dissesto idrogeologico, perdita di produttività e sostanza organica, incendi, aumento della frammentazione degli habitat naturali unito all’urbanizzazione, perdita di fertilità causata dall’abuso di fertilizzanti e sostanze chimiche, lavorazioni troppo ripetute, erronee pratiche di irrigazione, stanno distruggendo la sostanza organica del suolo. Non a caso uno degli obiettivi più importanti dell’Agenda 2030 dell’ONU sullo sviluppo sostenibile riguarda proprio la ‘Land degradation neutral world’, ovvero la capacità di fermare nei prossimi 10 anni la crescita del degrado del suolo, risorsa decisiva per la vita sulla terra. Per questo, nella Giornata mondiale del suolo che si celebra oggi, dobbiamo sensibilizzare l’opinione pubblica sul valore del suolo che è indispensabile per garantire il futuro dei sistemi agroalimentari e l’accesso ai principali servizi ecosistemici. Una gestione sostenibile e una salvaguardia dei terreni, infatti, significa mettere al sicuro, oltre alla produzione e alla sicurezza alimentare, tutti i servizi ecosistemici a esso legati.” “Gli organismi del suolo – conclude Rotta – hanno un ruolo determinante nel promuovere la produzione alimentare, proteggere la salute umana, riparare all’inquinamento ambientale e contrastare i cambiamenti climatici. Prendersene cura, significa tutelare il futuro dell’uomo sul pianeta.” Conclude Rotta
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Deformazioni del suolo nell’Adriatico settentrionale
Posted by fidest press agency su lunedì, 7 dicembre 2020
Uno studio, frutto della collaborazione tra l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), l’Università di Bologna e il Ministero dello Sviluppo Economico, presenta i risultati dell’analisi di dati GPS acquisiti dalle stazioni permanenti installate lungo la costa adriatica e sulle piattaforme petrolifere in mare dell’ENI S.p.A. Il lavoro, Geopositioning time series from offshore platforms in the Adriatic Sea, appena pubblicato sulla rivista Scientific Data di Nature, ha permesso di misurare la deformazione del suolo lungo la linea di costa e del fondale marino nell’area del Mar Adriatico Settentrionale rendendo liberamente fruibili i dati a tutta la comunità scientifica. Le attività di ricerca sono state svolte nell’ambito del progetto ‘Subsidenze’ del programma “Clypea – Innovation Network for future Energy”, finanziato dal Ministero dello Sviluppo Economico.“L’insieme dei dati elaborati”, spiega Mimmo Palano, ricercatore dell’Osservatorio Etneo dell’INGV e primo autore della ricerca, “può essere considerato “eccezionale” poiché fino ad ora un database acquisito in aree off-shore così esteso non era mai stato pubblicato. I dati sono stati analizzati mediante l’utilizzo di diversi programmi di calcolo scientifico al fine di ottenere le serie temporali dello spostamento di ciascuna stazione, mettendo in luce una complessa interazione tra le fonti di deformazione regionali, quali la tettonica, e quelle locali, di origine in prevalenza antropica”. Il dataset analizzato è stato acquisito da stazioni GPS operanti in continuo, installate in prossimità di 13 “centri di stoccaggio” situati lungo la costa adriatica e 24 piattaforme per la produzione di idrocarburi posizionate nell’Adriatico settentrionale. “Questi dati”, prosegue Giuseppe Pezzo, ricercatore dell’Osservatorio Nazionale Terremoti (ONT) dell’INGV e responsabile del progetto, “sono di fondamentale importanza per migliorare e promuovere ulteriori studi in contesti costieri e marini dove sussistano diversi processi naturali e antropici che contribuiscono alle deformazioni del suolo. In particolare, saranno fondamentali nei prossimi anni per effettuare degli studi sulla dinamica della linea costiera e sul relativo impatto sulle attività umane e sugli ecosistemi naturali. Inoltre questi dati ci permetteranno sia di effettuare un monitoraggio, sia di sviluppare modelli previsionali di subsidenza. Infine”, conclude il ricercatore, “i dati contribuiranno agli studi sulla tettonica dell’area adriatica con particolare attenzione alla valutazione della pericolosità sismica”.
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Consumo suolo: Puntare sull’agroecologia
Posted by fidest press agency su sabato, 1 agosto 2020
Il consumo di suolo è una minaccia non solo per l’agricoltura, ma anche per l’ambiente in cui viviamo messo già alla prova dai cambiamenti cimatici – dichiara Andrea Michele Tiso, presidente nazionale Confeuro. I dati dell’ultimo rapporto Ispra sono preoccupanti e dipingono uno scenario in cui l’agricoltura arretra a favore della cementificazione e dall’abbandono causato da un modello di sviluppo sbagliato.Negli ultimi anni la superficie coltivata in Italia si è ridotta di oltre un quarto, con una diminuzione in termini di produzione che supera i tre milioni di quintali e un danno economico – tra il 2012 e il 2019 – che sfiora i sette miliardi di euro. Per un Paese come l’Italia, costretto a importare un quarto degli alimenti, la riduzione delle coltivazioni rischia di generare ulteriore dipendenza da Paesi terzi proprio mentre il commercio internazionale è in difficoltà per l’emergenza coronavirus – continua Tiso. La cementificazione incontrollata rende inoltre ancora più fragile il nostro territorio, sempre più a rischio per via degli eventi climatici estremi causati dal riscaldamento globale. Il dissesto idrogeologico, uno degli annosi problemi del nostro Paese, può trovare una risposta concreta in un’attività agricola che fa della tutela dell’ambiente e del territorio una delle sue priorità. Per questo investire nell’agroecologia e sostenere le tante piccole e medie imprese agricole distribuite lungo tutta la penisola non ha solo una valenza economica, ma anche sociale. Preservando il paesaggio proteggiamo infatti la nostra storia e, al tempo stesso, rendiamo più sicuro il nostro Paese.
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Cia: subito legge su consumo di suolo. Agricoltura sempre più a rischio
Posted by fidest press agency su domenica, 26 luglio 2020
L’Italia perde ancora terreno e l’agricoltura del Paese rischia di arretrare all’avanzare di una cementificazione forsennata e pericolosa che danneggia produzioni e paesaggio, patrimonio fondamentale da tutelare con una legge ad hoc sul consumo di suolo. Così Cia-Agricoltori Italiani rilancia sull’urgenza di un intervento serio e circostanziato del Parlamento, nuovamente sollecitato anche dai dati diffusi oggi dall’Ispra: nel 2020 sono andati persi altri 57 chilometri quadrati di territorio nazionale, al ritmo di 2 metri quadrati al secondo.In meno di vent’anni -ricorda Cia- la superficie edificata ha corroso oltre 2 milioni di ettari coltivati, cancellando il 16% delle campagne. Negli ultimi sette anni fino al 2019, sottolinea il rapporto Ispra, la perdita dovuta al consumo di suolo in termini di produzione agricola complessiva, ha raggiunto i 3,7 milioni di quintali per un danno economico pari a quasi 7 miliardi di euro. Nel dettaglio sono stati “cancellati” 2 milioni e mezzo di quintali di prodotti da seminativi, seguiti dalle foraggere (-710.000 quintali), dai frutteti (-266.000), dai vigneti (-200.000) e dagli oliveti (-90.000).Senza contare -ribadisce Cia- che la mancata manutenzione del territorio, il degrado, l’incuria, la cementificazione selvaggia e abusiva, l’abbandono delle zone collinari e montane dove è venuto meno il fondamentale presidio dell’agricoltore, contribuiscono a quei fenomeni di dissesto idrogeologico che hanno reso ancora più fragile l’Italia e in quelle zone maggiormente vulnerabili e neanche ora al riparo dall’avanzare della copertura artificiale. E da anni che Cia chiede una legge contro il consumo di suolo. E’ una sfida importante che vede protagonisti gli agricoltori come tutti i cittadini e che è tornata centrale anche ne “Il Paese che Vogliamo” progetto dell’organizzazione con al centro le potenzialità delle aree interne d’Italia. Serve per Cia un provvedimento basato su scelte consapevoli e di lungo respiro che guardano, oggi più di ieri, all’impatto sui cambiamenti climatici e al ruolo strategico riconosciuto all’agricoltura anche a livello europeo.
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Consumo eccessivo del suolo
Posted by fidest press agency su venerdì, 24 aprile 2020
“Correva l’anno 2013 e l’allora Ministro, Mario Catania, annunciò la necessità di varare una legge contro l’eccessivo consumo del suolo. Da allora il provvedimento è fermo in Parlamento.” A ricordarlo anche quest’anno, pur in una situazione di emergenza sanitaria che continua necessariamente ad occupare le nostre attenzioni, è Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI), in occasione della Giornata della Terra, che si celebra in tutto il mondo, il 22 Aprile.“Proprio la pandemia – prosegue il Presidente di ANBI – deve farci riflettere sull’unicità di risorse fondamentali come terra ed acqua, che altresì violentiamo quotidianamente. La cementificazione spesso incontrollata accentua il rischio idrogeologico, incrementato per l’estremizzazione degli eventi meteorologici, conseguenza dei cambiamenti climatici. L’impermeabilizzazione rappresenta la principale causa di degrado del suolo in Europa, in quanto comporta un rischio accresciuto di inondazioni, minaccia la biodiversità, contribuisce alla progressiva e sistematica distruzione del paesaggio soprattutto rurale. Non è mai superfluo ricordare che il 9,8% del territorio nazionale è costituito da aree ad elevata criticità idrogeologica, che interessano l’82% dei comuni.”L’intensa urbanizzazione, sviluppatasi senza tenere in alcuna considerazione le aree fragili dal punto di vista idrogeologico (alluvioni, frane, dissesti), il contemporaneo abbandono delle aree collinari e montane da parte della popolazione e delle attività agricole, i cambiamenti climatici acuiscono la fragilità del territorio.“Il consumo di suolo in Italia continua a crescere e si stima abbia intaccato ormai oltre 2.100.000 ettari del nostro territorio, diventando la prima causa di quel dissesto idrogeologico, che ogni anno costa mediamente 2 miliardi e mezzo di danni all’Italia – conclude Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI – Entro l’estate presenteremo un Piano Nazionale Strategico di Manutenzione ed Infrastrutturazione Idraulica del Territorio; contestualmente torneremo a chiedere di concludere le tante opere incompiute, spesso ferme nelle pieghe della burocrazia e già costate troppo in termini di risorse pubbliche, chiediamo al Governo di non lasciarci soli in questo momento drammatico per il Paese.”
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Stop al consumo di suolo
Posted by fidest press agency su venerdì, 31 gennaio 2020
Per difendere i nostri territori e il paesaggio occorre fermare il consumo di suolo che prosegue in Italia a ritmi elevati e in assenza di una vera pianificazione – dichiara il presidente nazionale Confeuro Andrea Michele Tiso. In un Paese come il nostro, con ben sette milioni le case vuote – circa un quinto del totale – si continua a cementificare il territorio rendendolo sempre più vulnerabile ai cambiamenti climatici e aumentando i rischi legati al dissesto idrogeologico.Secondo l’Ispra, ogni secondo vengono cementificati due metri quadrati, 14 ettari al giorno, soprattutto in aree già compromesse. Prime fra tutte le grandi città, come Roma e Milano. E’ necessaria quindi la volontà politica di intervenire perché le risorse contro il dissesto idrogeologico ci sono, come ha ricordato di recente la Corte dei Conti, ma sono rimaste finora inutilizzate. Al tempo stesso, la legge di iniziativa popolare su questa materia è ancora in attesa dell’esame del Senato – prosegue Tiso.La lotta contro il dissesto idrogeologico deve essere una priorità del Governo e dei nostri parlamentari e non può che fare parte integrante dell’annunciato Green New Deal.Anche l’Europa ci chiede un maggior impegno attraverso l’obiettivo della ‘Land Degradation Neutrality’, prevista dall’agenda 2030 dell’Onu per lo sviluppo sostenibile. Per raggiungere questo traguardo, gli Stati membri sono chiamati ad azzerare la cementificazione e ad aumentare le superfici naturali che vanno sottratte all’urbanizzazione.
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Consumo suolo in Italia
Posted by fidest press agency su venerdì, 20 settembre 2019
«I dati diffusi dall’Ispra sottolineano impietosamente l’assenza di efficaci politiche a contrasto del consumo di suolo in Italia. Alla mancanza di una legge nazionale, mai licenziata dal Parlamento nonostante molteplici tentativi, si accostano spesso sciagurati provvedimenti degli enti locali, non certo in grado di arrestare le campagne speculative. È un fatto, purtroppo, che le tematiche ambientali riscuotano attenzione quasi esclusivamente in fase di campagna elettorale, mentre praticamente non se ne trova traccia durante l’attività istituzionale».Lo dichiara l’ing. Sandro Simoncini, urbanista e direttore scientifico del Centro Studi Sogeea.«Ciò che maggiormente colpisce nel dossier dell’Ispra sono in particolare due aspetti: innanzitutto, gli indici di consumo di suolo nel nostro Paese non si ridimensionano in valore assoluto nemmeno di fronte alla diminuzione della popolazione; secondo, la cementificazione più consistente avviene nelle città medio-grandi, che proseguono la loro folle corsa verso l’esterno accentuando il fenomeno della dispersione urbana e creando nuove periferie fisiche e spirituali. Il tutto mentre, salvo rare eccezioni, le buone pratiche come la deimpermeabilizzazione di aree edificate e poi abbandonate o la riqualificazione di apparati industriali dismessi sono sporadiche o addirittura neppure prese in considerazione. Segno inequivocabile che il tema della rigenerazione urbana è per lo più confinato ai dibattiti accademici e raramente trova lo spazio che merita nell’agenda di governo degli amministratori locali».
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“L’Italia è tra i Paese che ha un livello di consumo di suolo e del territorio tra i più alti d’Europa”
Posted by fidest press agency su venerdì, 12 aprile 2019
Siamo passati dal 2,7% di superficie urbanizzata negli anni ’50, al 7,7% attuale (Ispra) ”. Così oggi il senatore della Lega Giorgio Bergesio, nel corso del suo intervento alla presentazione del ddl del carroccio sul tema dell’uso razionale e responsabile del suolo. “Purtroppo questo processo nel tempo non si è mai arrestato ed è stato accompagnato da una minore cura dell’ambiente esponendo i territori ad un maggiore rischio idrogeologico; il 91% dei comuni italiani – ha proseguito il senatore leghista, capogruppo Lega in Commissione Agricoltura al Senato – sono afflitti da queste criticità perché i piani regolatori regionali non hanno tutelato i loro territori. Noi proponiamo, attraverso il riuso, la rigenerazione urbana e la riqualificazione delle aree degradate fissate nel disegno di legge, un modello che promuova un uso agricolo del suolo in linea con le politiche europee. L’obiettivo – ha concluso l’esponente del carroccio, relatore del provvedimento – è ridurre progressivamente il consumo del suolo per arrivare a zero consumo nel 2050, adottando comunque norme di buonsenso che non limitino lo sviluppo del lavoro. Chiudiamo con l’epoca dell’espansione urbanistica selvaggia e diamo spazio ad un’urbanistica riqualificata riconoscendo anche la centralità del ruolo dell’agricoltore come custode dell’ambiente e del territorio”.
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Consumo di suolo a Roma
Posted by fidest press agency su lunedì, 21 gennaio 2019
Supera i 30 mila ettari (23,54%), circa 3.600 volte l’area del Circo Massimo, la superficie di territorio consumato nella città eterna e di questi oltre il 92% è irreversibile. Consumato anche il 13% delle aree romane a massima pericolosità idraulica del quale oltre l’80% è irrecuperabile. Questi alcuni degli esiti che emergono dal lavoro a doppia firma Roma Capitale e ISPRA, che ha coinvolto 4 volontari per 12 mesi e per oltre 6 mila ore di attività.Utilizzare informazioni e condividere dati per definire strategie mirate a promuovere uno sviluppo urbano sostenibile tutelando il territorio e migliorandone la vivibilità. È con questo obiettivo che la UO di Statistica – Open Data di Roma Capitale e l’ISPRA – Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale – nel corso del 2018 hanno realizzato uno studio nell’ambito di un progetto sviluppato con i volontari del Servizio Civile sul tema del consumo di suolo, con particolare attenzione alle aree a rischio idraulico. Progetto che è stato anche inserito nell’attuale Piano Statistico Nazionale con partner ISPRA ed Istat.Grazie ad avanzate analisi statistiche, la ricerca sperimentale presentata oggi in Campidoglio ha prodotto una mappatura che costituisce una importante base di valutazione sul tema del consumo di suolo a Roma. Si tratta di una cartografia di grande dettaglio, unico esempio a livello nazionale, derivante dall’interpretazione di immagini satellitari che rende disponibili dati anche a livello di municipio e zona urbanistica.La maggiore percentuale di territorio impermeabilizzato si trova nei municipi I (74,38%), II (68,42%) e V (63,11%), mentre quella minore ricade nel municipio XIV (12.78%). In linea generale Roma ha perso terreno a vantaggio di edifici (28% delle aree artificiali), strade (21%) e altre aree impermeabilizzate come parcheggi e piazzali (40%) e molte di queste superfici si trovano in zone sensibili, come aree di pericolosità idraulica o aree vincolate.Nel territorio di Roma Capitale le aree caratterizzate dalla massima pericolosità idraulica (reticolo principale e secondario, esclusi i canali di bonifica), aree di esondazione con un tempo di ritorno di 50 anni, hanno un’estensione superiore ai 6 mila ettari e qui risultano consumati più di 800 ettari, di cui l’82% irreversibilmente.Complessivamente, nelle aree di pericolosità idraulica, soggette a esondazioni con tempi di ritorno maggiori di 50 anni, il suolo consumato è caratterizzato dal 26% di edifici, dal 20% di strade asfaltate e nella parte restante da altre aree artificiali come parcheggi, piazzali, campi sportivi e altro.Nei Municipi X e XI, che comprendono le zone urbanistiche di Ostia, Acilia, Malafede, Infernetto e Ponte Galeria, sono invece localizzate le aree di massima pericolosità idraulica legate ai canali di bonifica. Queste si estendono per una superficie di quasi 3.000 ettari, interessando una popolazione di quasi 58.000 abitanti. Il suolo consumato in questo contesto supera i 700 ettari con una percentuale di suolo consumato permanente del 90%.I dati e le cartografie prodotti saranno messi a disposizione in formato aperto sul portale istituzionale di Roma Capitale.
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Gestione idrogeologica a difesa e ad investimento del suolo
Posted by fidest press agency su domenica, 23 dicembre 2018
“Se, come attestano le consuete analisi di fine anno, l’agricoltura è il settore che più aumenta l’occupazione ed i terreni rurali sono i più ambiti sul mercato immobiliare, cosa si aspetta ad approvare la legge contro l’indiscriminato consumo di suolo, vale a dire contro la cementificazione selvaggia, che si continua quotidianamente a perpetrare nel nostro Paese? Il provvedimento giace dal 2012 nei meandri parlamentari… .” A tornare a chiederlo, davanti ai dati resi noti dall’ISTAT, è Francesco Vincenzi, Presidente di ANBI (Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue), che preannuncia anche una prossima iniziativa per chiedere l’approvazione del provvedimento, aperta a quanti sono sensibili ai temi legati alla salvaguardia del territorio.“Se ancora qualcuno aveva dubbi, i dati dimostrano come investire in infrastrutture per la sicurezza del territorio sia un grande asset in termini economici ed occupazionali per il nuovo modello di sviluppo, di cui il Paese ha bisogno –prosegue Vincenzi- Non solo: le cifre attestano come, dal 2007 ad oggi, siano cresciuti di valore i terreni, che ospitano colture specializzate, vale a dire quelle del made in Italy agroalimentare, che necessitano di un sicuro apporto irriguo, per la cui affermazione in sede comunitaria ci stiamo impegnando attraverso l’azione di Irrigants d’Europe”.“A questo punto, -conclude Massimo Gargano, Direttore ANBI- se le parole rappresentano concetti e considerato il valore riconosciuto dal mercato, propongo di classificare la gestione idrogeologica non più come difesa del suolo, ma come investimenti per lo sviluppo!”
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Convegno Ispra: Una giornata per il suolo
Posted by fidest press agency su venerdì, 15 luglio 2016
Azzerare le perdite di suolo e migliorare lo stato di salute di quello fertile, rappresentano due direttrici ineludibili per il Pianeta Terra nei prossimi anni. Vincere o perdere questa sfida rappresenterà la differenza tra la vita e la morte per milioni di persone e porrà i presupposti per nuovi equilibri sociali, politici ed economici. ISPRA stima che il consumo di suolo negli ultimi 3 anni (2012-2015) è costato alla produzione agricola italiana oltre 400 milioni di euro. Migliorare e diffondere la conoscenza e la gestione efficiente del suolo rappresenteranno sempre più delle necessità stringenti per il nostro Paese ed in particolare per l’agricoltura italiana. Il CREA oltre a proseguire l’impegno storico sulla particolare tematica, ininterrotta da oltre un secolo e mezzo, nel nuovo Centro di Ricerca Agricoltura e Ambiente rinnova le attività di studio e ricerca per valorizzare le funzioni ed i servizi ecosistemici del suolo, verso la reale intensificazione sostenibile: economica, agronomica ed ambientale». A parlare il Prof. Michele Pisante, Commissario delegato del CREA, in occasione del convegno dell’ISPRA Una giornata per il suolo.
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