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Quotidiano di informazione – Anno 35 n°195

Posts Tagged ‘transizione’

Studio: “La transizione delle aziende europee”

Posted by fidest press agency su venerdì, 26 Maggio 2023

L’85% delle organizzazioni industriali europee e non europee è consapevole della nuova direttiva europea sulla sostenibilità aziendale, la Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD), Tuttavia, circa tre quarti delle aziende hanno ancora grandi difficoltà nell’adeguarsi ai requisiti ESG previsti dalla legge. Oltre alla crisi energetica, la difficoltà nella ricerca di personale qualificato e la carenza di specifiche competenze sono le maggiori preoccupazioni. In un terzo dei casi, inoltre, i dati non adeguatamente organizzati impediscono la trasparenza indispensabile per una maggiore sostenibilità. Lo studio ha coinvolto più di 440 top manager provenienti da 19 paesi europei, intervistati per conto di Aras, vendor della piattaforma tecnologica Aras Innovator.Le aziende del settore industriale hanno da tempo riconosciuto l’importanza di posizionarsi strategicamente come aziende sostenibili. Infatti, il 90% delle aziende che hanno partecipato all’indagine hanno espresso la convinzione che l’adozione di azioni sostenibili sia essenziale per conseguire il successo economico a lungo termine.L’attuale scenario richiede un’azione immediata: non è più sufficiente per le aziende adottare un’immagine “green” superficiale. Nel contesto dell’iniziativa Green Deal dell’Unione Europea, la politica ha posto l’economia di fronte ad una scelta cruciale. A partire dal 2024, circa 50.000 aziende dell’UE saranno tenute a pubblicare informazioni dettagliate e attendibili sulla sostenibilità ambientale (Environmental), sociale (Social) e di governance (Governance) secondo standard completi. ” Per garantire il massimo vantaggio operativo, i produttori richiedono un livello elevato di trasparenza riguardo ai dati del prodotto durante tutte le fasi della produzione. Questa trasparenza è fondamentale per adempiere agli obblighi di reportistica ESG e prevenire potenziali sanzioni”, afferma Luigi Salerno, Country Manager di Aras Italia.Le nuove normative di reporting non si applicano solo alle aziende operanti all’interno dell’UE, ma anche ai fornitori provenienti da paesi come la Svizzera o il Regno Unito, poiché questi hanno un impatto significativo sull’intero ESG-Footprint di un prodotto in quanto parte della supply chain.Nonostante ciò, il 72% delle aziende coinvolte nello studio ha ancora difficoltà a conformarsi ai requisiti di sostenibilità futuri previsti dalla legge.Le tradizionali analisi manuali non sono più sufficienti per soddisfare i nuovi obblighi di reportistica sulla sostenibilità aziendale. La soluzione è rappresentata dalla digitalizzazione. “Attraverso un’applicazione PLM, le informazioni sui prodotti e sui processi vengono fornite in modo trasparente lungo l’intero ciclo di vita, creando una base solida per lo scambio di dati tra aziende e la tracciabilità necessaria nel contesto della CSRD”, spiega Luigi Salerno. “Secondo la ricerca studio, le aziende che utilizzano già un Product-Lifecycle-Management (PLM) sono in media molto più preparate alle nuove esigenze ESG rispetto alla concorrenza. Una strategia di sostenibilità ben pensata basata su un PLM consente alle aziende non solo di evitare multe, ma anche di produrre prodotti ecologici in modo economicamente vantaggioso”, conclude Salerno. L’indagine “La transizione delle aziende europee” è stata condotta alla fine dell’autunno 2022 e ha coinvolto 442 dirigenti di 19 Paesi europei. I partecipanti all’indagine operano in aziende con un fatturato minimo di 40 milioni di euro nei seguenti settori: automobilistico, aerospaziale e della difesa, ingegneria meccanica, medicale, chimico, farmaceutico e alimentare.

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Transizione energetica: elettrificazione strada maestra

Posted by fidest press agency su mercoledì, 24 Maggio 2023

La transizione energetica è una sfida sempre più urgente e la strada maestra sarà quella della elettrificazione. All’evento Recharge – Energia in azione, organizzato a Milano da Schroders, lo scienziato del CNR Nicola Armaroli ha fatto il punto su dove siamo oggi e cosa è necessario fare per ridurre il consumo di petrolio e, a tendere, di gas per sostituirli con fonti rinnovabili, abbassando le emissioni globali.“La buona notizia è che la Terra non è a corto di energia, a cominciare da quella solare. La cattiva è che ‘bruciamo’ ancora troppo per muoverci, scaldarci e produrre energia. L’elettrificazione è la via di uscita principale: i motori elettrici sono più efficienti di quelli a combustione e le tecnologie elettriche rinnovabili sul mercato già esistono e sono le più competitive sotto ogni aspetto, dai costi ai tempi. Rispetto alle fonti tradizionali, le rinnovabili richiedono meno quantità di materiali ma una complessità maggiore, ed evidenziano la necessità di cooperazione internazionale, in quanto nessun Paese ha tutti gli ingredienti a disposizione per completare il processo di transizione”, ha detto Armaroli, tra i più noti esperti in Italia in tema di energia. I combustibili fossili sono tuttavia destinati a rimanere e, con loro, anche le major petrolifere. Proprio i giganti dell’Oil&Gas tradizionale svolgeranno un ruolo di primo piano nella transizione energetica.“Queste società sono parte della soluzione e non solo parte del problema perché stanno cominciando a reindirizzare una grande quantità di investimenti verso le rinnovabili. Il ruolo delle major petrolifere nella transizione energetica è ancora più importante se si considera che sono le uniche società che potranno produrre, conservare, trasportare e usare l’idrogeno, oggi considerato il combustibile del futuro per l’industria pesante”, ha detto Mark Lacey, Head of Global Resource Equities e gestore del fondo Schroder ISF* Global Energy Transition.Il finanziamento della transizione energetica, necessaria per ridurre le emissioni globali del 33% dai livelli del 2010 entro il 2030 per limitare l’aumento delle temperature a 2°C, attualmente offre visibilità sul fronte della crescita attesa e valutazioni attraenti lungo tutta la catena del valore.“L’elettrificazione sta guidando la transizione energetica e questo sta accadendo per effetto di politiche governative di incentivo e per la maggiore consapevolezza dei problemi ambientali, ma soprattutto perché per la prima volta dopo molto tempo i costi sono scesi, eolico e solare sono molto più economici e per questo assistiamo ad un picco di accelerazione delle tecnologie”, ha commentato Lacey.Lacey ha inoltre aggiunto: “Quando parliamo di investimenti parliamo dell’intera catena del valore: non solo pannelli solari e pale eoliche ma anche trasmissione e distribuzione con l’ammodernamento della rete e lo stoccaggio. Per le sole infrastrutture di ricarica sono previsti 2.000 miliardi di dollari di investimenti l’anno, cinque volte quelli assorbiti oggi dal settore dell’Oil and Gas globalmente. Un’enorme quantità di capitale destinato a tradursi in crescita degli utili”. By http://www.verinieassociati.com

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Scuola: Aura Immersive lancia l’Osservatorio sulla transizione digitale del mondo della scuola

Posted by fidest press agency su sabato, 20 Maggio 2023

La scuola italiana è pronta a raccogliere le sfide della transizione digitale e dei bandi del PNRR? Sarà questo uno degli temi che saranno analizzati dall’Osservatorio sulla transizione digitale del mondo della scuola di Aura Immersive (https://auraimmersive.com), spin off dell’acceleratore tecnologico Aura Group, realtà leader nell’accompagnare le medie e grandi aziende, italiane ed internazionali, nei percorsi di innovazione digitale. Con Aura Immersive viene offerta alle scuole una piattaforma integrata che ingloba in sé hardware, software e contenuti, di facile gestione e fruibilità a tutti i livelli. La prima survey vedrà intervistati più di duemila tra docenti e direttori scolastici. “Con il nostro Centro Studi“ – dichiara il Chief Innovation Officer di Aura Group, Denis Tredese – iniziamo un’attività di monitoraggio con l’obiettivo di raccogliere il sentiment dei protagonisti del mondo dell’educazione in Italia sulle sfide del settore. Prima fra tutte quella del PNRR e del Bando “Scuola 4.0” promosso dal Ministero dell’Istruzione e del Merito”.Il bando del Ministero prevede l’investimento di 2,1 miliardi di euro per gli istituti scolastici di cui 1,7 miliardi di euro per la trasformazione delle classi tradizionali in ambienti innovativi di apprendimento e nella creazione di laboratori per le professioni digitali del futuro e con un’altra specifica linea di investimento, promuove un ampio programma di formazione alla transizione digitale di tutto il personale scolastico. È possibile partecipare allo studio anche da questo link: https://forms.gle/KqfR4Jh1j4Rg6Csy8.

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Risorsa idrica e transizione energetica

Posted by fidest press agency su martedì, 9 Maggio 2023

Fino al 24 maggio 2023 si svolgerà, in diverse città italiane, l’edizione annuale del Festival dello Sviluppo Sostenibile organizzato da ASVIS. Il Festival intende sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni sui temi della sostenibilità economica, sociale e ambientale per consentire all’Italia di attuare l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite e centrare gli Obiettivi di sviluppo sostenibile. Il CREA Politiche e Bioeconomia partecipa ai lavori di ASVIS come partner scientifico, contribuendo alle tematiche dei vari Goal, e si è fatto promotore, per questa edizione del Festival, di un evento nazionale intitolato “Forum permanente sulle diverse sfide che sono comuni agli attori coinvolti nel processo di transizione”, che si svolgerà a Roma l’8 maggio presso la sede della Società Geografica Italiana e vedrà la partecipazione dei Lions Club International e del Forum permanente del Mediterraneo, che raggruppa esponenti del mondo accademico e della società civile. L’evento, organizzato da Raffaella Pergamo, ricercatrice del CREA Politiche e Bioeconomia, e Salvatore Napolitano, Responsabile Forum Permanente del Mediterraneo e Mar Nero, è diviso in due sessioni. La prima verterà sulla “Sostenibilità della risorsa idrica nel contesto agroalimentare italiano e del Mediterraneo” e sarà coordinata e moderata da Raffaella Pergamo, che aprirà i lavori della mattinata con una relazione sulla centralità del tema dell’acqua come legame tra culture di popoli diversi, come elemento di questione politica e come obiettivo di sviluppo sostenibile, evidenziando la necessità di una governance istituzionale unica per fronteggiare i problemi di disponibilità. L’intervento di apertura, sulle “Eccellenze d’acqua”, a cura di Veronica Manganiello del CREA Politiche e Bioeconomia, illustrerà le esperienze selezionate da una call for proposal “Gestione della risorsa idrica” promossa nell’ambito del programma della Rete Rurale Nazionale – progetto Eccellenze rurali, che appartengono a diverse regioni italiane, dal nord al sud, alle isole, e interessano sia la buona gestione della risorsa idrica, dall’approvvigionamento alla distribuzione nei campi, sia la manutenzione delle reti idrauliche, la valorizzazione del territorio e dell’ambiente. Seguiranno gli interventi del CER, di ANBI, de L’Osservatore Romano, di Associazione Terra!, della Fondazione EWA, dell’Istituto Statale di Istruzione Superiore “Archimede” di Napoli, dell’Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli e dell’Associazione “Fare Ambiente”. La seconda sessione, dedicata al “Mediterraneo per il Futuro dei Giovani: cambiamenti climatici e transizione energetica”, sarà introdotta da Salvatore Napolitano, Responsabile Scientifico del Forum che, ripercorrendo gli eventi drammatici degli ultimi tempi, la pandemia da Covid 19, l’emergenza climatica e i conflitti in corso, presenterà i progetti ideati dai Lions per i Giovani dell’area del Mediterraneo, creando un luogo fisico e virtuale di confronto su temi come salvaguardia dell’ambiente, salute e contrasto alla povertà. Silvia Baralla del CREA Politiche e Bioeconomia aprirà i lavori della seconda sessione, sottolineando i punti di contatto tra il tema acqua e quello dei cambiamenti climatici per tracciare un percorso di transizione giusta richiamato dai regolamenti e dalle politiche comunitarie e nazionali. Seguirà una panoramica interessante offerta dal mondo Lions, dall’Eurispes, dalla Webuild Italia SpA e dall’Università “La Sapienza” di Roma. La sessione mattutina sarà aperta dai saluti di Rossella Belluso, Vice Presidente della Società Geografica Italiana, da Alessandra Pesce, Direttrice del Centro CREA Politiche e Bioeconomia, da Leda Puppa, Past Governatrice del Distretto 108L e da Marco Cerreto, componente della Commissione Agricoltura della Camera dei deputati. Chiuderà la prima sessione Stefano Vaccari, Direttore Generale del CREA. La sessione pomeridiana sarà inaugurata da Raffaele Soprano, Pasquale Bruscino e Giorgio Ferroni dei Lions. Il coordinamento sarà a cura di Giovanni D’Alessandro e le conclusioni saranno affidate a Roberto Fresia, Past Direttore Internazionale e Rappresentante Lions presso la FAO, sede di Roma.

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Transizione ecologica, fossile e consumi. L’inadeguatezza italiana

Posted by fidest press agency su mercoledì, 26 aprile 2023

Il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto ha un metodo particolare per attuare la transizione ecologica, così come sta prendendo forma nelle politiche dell’Unione. Rimanda ai massimi sistemi e avvalora le politiche fossili del proprio governo, dimenticando la propria funzione esecutiva in armonia con l’Ue. “Questa cosa a livello europeo è anche una battaglia tra Stati nella quale porti anche l’interesse nazionale” “.. il settore automotive per l’Italia significa un milione 800 mila occupati. Riteniamo che ci siano dei percorsi dati dalla scienza, dalla tecnologia e dalla ragionevolezza che ci possono permettere di abbandonare il fossile su cui siamo tutti d’accordo… ma non andare automaticamente all’elettrico, Ci saranno dei carburanti sintetici e dei bio carburanti che ci permetteranno l’emissione zero. Il punto su cui concentrarsi è l’obiettivo non lo strumento”.E’ noto che dal 2035 le auto con motore a combustione, diesel e benzina, non saranno più vendute in Europa: l’Europarlamento lo scorso 15 febbraio ha confermato l’accordo dello scorso ottobre tra gli Stati membri sulla revisione degli standard delle emissioni di CO2 (2). Ed è noto che il nostro governo sta già erigendo muri in merito.Il nostro ministro invece ha ancora bisogno di chiarirsi, alludendo a passaggi intermedi (carburanti sintetici e bio) di cui sembra non sappia cosa dica, per cercare di avvalorare le politiche fossili. “Il punto su cui concentrarsi è l’obiettivo non lo strumento”, anche se l’obiettivo è chiaro e occorre invece proprio decidere sugli strumenti. Si chiama supercazzola: confondere le acque, ribadire la propria disponibilità e rimandare (balneari docet -3). Gli interessi delle aziende fossili vengono prima di tutto e queste ultime sicuramente risponderanno col voto di scambio. Sembra difficile/impossibile attrezzarsi subito con la riconversione (come avviene in gran parte d’Europa e del mondo), anche perché per farlo occorrerebbe investire su futuro e scienza, cosa non gradita (incapacità?) perché non dà quei risultati immediati che in genere premiano lo status quo… cioè occorre vedere oltre il proprio naso. Vincenzo Donvito Maxia – presidente Aduc http://www.aduc.it

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Robeco: Schiavitù moderna e Transizione Giusta, i temi di engagement più importanti del 2023

Posted by fidest press agency su giovedì, 9 febbraio 2023

A cura di Peter van der Werf, Senior Manager Engagement di Robeco.Il tema della schiavitù moderna fa seguito al lavoro svolto in passato per cercare di aumentare i salari di sussistenza in settori notoriamente poco remunerativi, dove la trappola della povertà costringe concretamente le persone a lavorare in condizioni talvolta pericolose. Anche il tema della schiavitù moderna si inserisce tra i temi di engagement volti a migliorare le pratiche lavorative in un mondo post-Covid ed a individuare le violazioni dei diritti umani nelle catene di approvvigionamento delle zone di guerra. Il tema si concentrerà sui settori in cui il lavoro forzato ha rappresentato un problema, tra cui le aziende operanti nel settore dei beni di consumo discrezionali, dei beni di prima necessità, tecnologico e dell’assistenza sanitaria, prevalentemente nell’area Asia-Pacifico. La morte di circa 6.500 lavoratori migranti addetti alla costruzione degli stadi per la Coppa del Mondo in Qatar ha evidenziato come i lavoratori possano essere vulnerabili a condizioni di lavoro gravose, alla perdita di libertà che impedisce loro di lasciare il lavoro e alla mancanza di assistenza sanitaria.Il tema della Transizione Giusta mira a mitigare i costi sociali del passaggio a un’economia a basse emissioni di carbonio, in particolare per quanto riguarda la graduale eliminazione dei combustibili fossili. L’espressione è stata originariamente coniata dall’UE per garantire che alcuni lavoratori, come i minatori di carbone, non uscissero definitivamente dal mondo del lavoro a causa del passaggio alle energie rinnovabili. L’obiettivo è quello di rendere l’economia più verde in un modo che sia il più equo e inclusivo possibile per tutti coloro che ne subiscono l’impatto.Sebbene il concetto di Transizione Giusta sia ancora in fase di sviluppo, l’engagement si concentrerà inizialmente sui settori direttamente coinvolti dal raggiungimento degli obiettivi climatici Net Zero, come i settori dell’energia, delle utilities, dell’industria mineraria, manifatturiero e delle costruzioni. I problemi della transizione sono più rilevanti nei mercati emergenti come l’Africa e l’Asia, con un benessere crescente e una rapida urbanizzazione che si affiancano alle urgenti necessità di alleviare la povertà. Il settore privato – investitori compresi – ha un ruolo centrale da svolgere per realizzare una transizione giusta. Sostenere la transizione nei mercati emergenti comporta considerazioni diverse per natura, portata e complessità rispetto ai mercati sviluppati: è per questo che abbiamo scelto di concentrare il nostro engagement sui mercati emergenti.Il terzo tema è rappresentato dal tentativo di migliorare la trasparenza delle aziende sul loro status fiscale e su quanto effettivamente paghino ai governi dei Paesi in cui operano. Molte aziende sono state criticate per aver pagato poche tasse sui ricavi, sfruttando varie scappatoie per evaderle in giurisdizioni estere rispetto alla sede centrale. La chiave di questo tema è l’analisi della rendicontazione fiscale paese per paese. Gli sviluppi normativi, tra cui il regolamento europeo sull’informativa di sostenibilità dei servizi finanziari (SFDR), rendono necessaria una maggiore trasparenza fiscale sia per le aziende sia per gli investitori. Il fatto che le aziende debbano affrontare verifiche molto più severe sulla divulgazione degli impatti che generano sulla società nel complesso, in parte grazie ad una maggiore regolamentazione, rende questo argomento particolarmente attuale. Spesso la fiscalità viene trascurata come argomento ESG perché viene considerata come un tema legato all’analisi finanziaria. Tuttavia, gli investitori che cercano di creare un impatto sulla società nel suo complesso dovrebbero anche rendersi conto dell’impatto negativo delle aziende che sottraggono gettito ai governi che cercano di investire in istruzione, assistenza sanitaria e infrastrutture migliori. (abstract by http://www.verinieassociati.com/,)

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M5S: «Segnata linea di demarcazione per transizione da modelli intensivi verso quelli razionali»

Posted by fidest press agency su giovedì, 22 dicembre 2022

Degli Angeli e Alberti (M5S): «L’approvazione del nostro ordine del giorno al bilancio regionale segna finalmente una netta linea di demarcazione, fra quello che è stato è quello che sarà in materia di sostegno alla transizione da modelli intensivi di agricoltura e allevamento verso quelli più sostenibili. Approvando all’unanimità la nostra proposta, e in funzione del parere positivo della Giunta, Regione Lombardia e il Consiglio regionale si impegnano nel prevedere una moratoria per ciò che concerne l’autorizzazione a nuovi impianti, o ampliamenti, per allevamenti intensivi in funzione dei contesti ambientali, sanitari ed economici. Il tutto in attesa di una programmazione regionale orientata da valutazioni d’impatto cumulative e studi epidemiologici. Si tratta di un punto di partenza, anche per ciò che concerne la provincia programmazione della gestione dei reflui. Il nostro documento impegna infatti Regione Lombardia a interloquire con il Governo, affinché venga valutata una moratoria sull’utilizzo del materiale agricolo derivante da colture agrarie in ingresso negli impianti di produzione biogas e biometano. Occorre infatti ripensare al modello di sviluppo, implementando e incrementando i controlli sull’applicazione dei parametri previsti della normativa vigente in materia di nitrati. Solo in questo modo sarà possibile mettere in atto una vera e concreta transizione ecologica, che guidi verso modelli razionali per allevamenti e agricoltura. Ovviamente questo percorso necessità di formazione e sostegni alle imprese, sia per il miglioramento della gestione delle risorse idriche e la gestione dei reflui zootecnici e le emissioni in atmosfera, sia per quanto riguarda il sostegno al reddito durante la fase di transizione. Oggi Regione Lombardia ha votato all’unanimità di avviare questo percorso e noi non possiamo che esserne soddisfatti» così i Consiglieri regionali del Movimento Cinque Stelle, Marco Degli Angeli e Ferdinando Alberti, dopo l’approvazione, durante la discussione del Bilancio Regionale, dell’ordine del giorno: “Misure riguardanti il sostegno alla transizione a metodi di agricoltura e allevamento sostenibili”. By http://www.lombardia5stelle.it

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Transizione ecologica, c’è un gap comunicativo tra imprese e Tassonomia UE

Posted by fidest press agency su sabato, 3 dicembre 2022

C’è un forte disallineamento tra i dati ESG forniti dall’industria europea e i parametri indicati dalla Tassonomia europea, la classificazione introdotta nel 2020 nel contesto del Piano d’Azione per la Finanza sostenibile dell’Unione Europea, per individuare le attività economiche eco-sostenibili del vecchio continente e accelerarne la transizione ecologica al fine del raggiungimento degli obiettivi clima-energia. È il messaggio lanciato dal Primo Rapporto annuale di O-Fire, (“Osservatorio sulla Finanza d’Impatto e sue Ricadute Economiche”), l’Osservatorio sulla finanza sostenibile lanciato un anno fa dall’Università di Milano-Bicocca insieme a Banca Generali Spa e Aifi-Associazione italiana del private equity, venture capital e private debt. Dal titolo ““Simplified reading” of the European taxonomy and first assessment of its implications”, il Rapporto è stato presentato questa mattina all’Auditorium “Guido Martinotti” dell’Università di Milano-Bicocca. Nel Rapporto, i ricercatori partono dallo stato di attuazione della Tassonomia e dall’attuale contesto economico, ambientale ed energetico, per valutarne il possibile impatto e le criticità. I ricercatori dell’Osservatorio hanno estratto, dal database MSCI a disposizione dell’ateneo milanese, un campione di aziende europee di grandi dimensioni (1.391 con fatturato complessivo di 10mila miliardi di dollari), per le quali sono disponibili oltre 800 variabili ESG di cui 370 relative all’ambiente (per esempio le emissioni, l’impronta di carbonio, le fonti rinnovabili, l’efficienza energetica, i consumi di acqua, la biodiversità e l’uso del suolo).Tuttavia quello che i ricercatori hanno riscontrato è stato un disallineamento tra queste variabili e quelle contenute nei criteri di vaglio tecnico della Tassonomia, quei criteri che identificano le attività sostenibili, in grado quindi di dare un contributo sostanziale alla mitigazione e all’adattamento ai cambiamenti climatici. «Non si tratta degli stessi parametri – puntualizzano i ricercatori di O-Fire – oppure si tratta degli stessi, ma il grado di dettaglio non è paragonabile a quello richiesto dalla Tassonomia». Se le variabili disponibili nel database consentono di stabilire, per esempio, quante aziende europee hanno implementato negli ultimi due anni un programma definito di efficienza energetica o hanno fissato dei target di abbattimento delle emissioni, non rendono tuttavia possibile quantificare la percentuale di imprese che possano ad oggi ritenersi compliant con la Tassonomia. L’analisi contenuta nel Rapporto ha d’altro canto evidenziato una maggiore resilienza degli investimenti sostenibili rispetto al mercato e una certa correlazione tra le performance ambientali e quelle finanziarie delle imprese, in particolare quelle energetiche. Dall’analisi di diverse fonti (Morningstar, Bloomberg e Ocse), l’Osservatorio ha rilevato come nel terzo trimestre del 2022 i fondi sostenibili abbiano avuto afflussi netti per 23 miliardi di dollari contro i 35 del trimestre precedente e i circa 80 del primo trimestre; gli investimenti convenzionali (fondi del mercato generalizzato), invece, hanno subito deflussi pari a circa 280 miliardi nel secondo trimestre e 200 miliardi nel terzo. I fondi sostenibili si sono mostrati dunque più resilienti alla crisi economica in atto. «Serve grande responsabilità e coordinamento da parte delle istituzioni per incanalare nella corretta direzione gli sforzi delle imprese nella transizione sostenibile – dichiara Andrea Ragaini, Vice Direttore Generale di Banca Generali –. Dopo una prima fase di forte crescita delle sensibilità ambientali e dell’offerta di investimenti ESG dagli asset manager che hanno coinvolto in modo variegato le attività economiche e produttive, serve ora focalizzarsi sulla definizione delle best practices e indirizzare in modo ancora più costruttivo questo percorso virtuoso. Gli operatori finanziari stanno esprimendo forte impegno in questa direzione e la collaborazione dei partner dell’Osservatorio testimoniano la determinazione in tal senso. Ringraziamo l’Università di Milano-Bicocca e tutte le persone coinvolte nel progetto per lo straordinario e meticoloso lavoro di analisi che traccia una linea importante su cui riflettere per le sfide future dell’industria degli investimenti sostenibili».

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“Robeco: La transizione energetica ha un prezzo”

Posted by fidest press agency su martedì, 15 novembre 2022

A cura di Peter van der Welle, Strategist Multi Asset di Robeco.L’impatto della transizione energetica sull’inflazione dei prezzi al consumo ha subito un forte incremento in molti Paesi negli ultimi anni. Attualmente è un punto focale per i mercati finanziari e per molti consumatori. Esplorando tre scenari principali e studi precedenti sull’impatto inflazionistico della tassazione del carbonio e dei cambiamenti climatici, forniamo una valutazione del possibile impatto sull’inflazione dei prezzi al consumo nell’UE fino al 2050. Dal momento che la decarbonizzazione equivale di fatto a considerare il costo di un’esternalità negativa che prima non era stata presa sufficientemente in considerazione, non dovrebbe sorprendere il fatto che probabilmente i consumatori dovranno pagare un prezzo. Tuttavia, fintanto che l’approvvigionamento energetico sarà salvaguardato e gli effetti sulle famiglie più vulnerabili saranno attenuati, si tratta di un prezzo necessario da pagare per mitigare gli effetti peggiori del cambiamento climatico. Quanto più agevole sarà la transizione, tanto minore sarà la pressione al rialzo sull’inflazione. Gli investitori sono ben consapevoli di doversi preparare a un contesto di inflazione più volatile.Negli ultimi anni è aumentata l’attenzione della ricerca sulle conseguenze macroeconomiche della transizione energetica dalle fonti energetiche fossili che emettono carbonio, come il petrolio, il gas naturale e il carbone, alle fonti energetiche rinnovabili come l’energia eolica, solare e idroelettrica. Mentre molti studi si sono concentrati sulle implicazioni per la crescita economica, è aumentata l’attenzione – anche da parte delle banche centrali – per l’impatto sull’inflazione dei prezzi al consumo, sia a causa del cambiamento climatico stesso, che delle politiche adottate per facilitare la transizione.Per valutare in modo esaustivo il possibile impatto della transizione energetica sull’inflazione nell’UE, abbiamo definito tre scenari principali: 1. Scenario “Status quo”. Questo scenario presuppone il mantenimento delle politiche esistenti o dichiarate volte a ridurre le emissioni di gas serra del 55% nel 2030 rispetto ai livelli del 1990. Queste politiche riguardano principalmente la produzione di energia, le attività industriali e l’aviazione. Dei tre scenari, questo è quello in cui si compiono meno progressi verso il raggiungimento del net zero entro il 2050. 2. Scenario “Tassa sul carbonio”. In questo scenario si ipotizza l’introduzione o l’ulteriore implementazione di tasse sul carbonio come principale strumento politico per ridurre le emissioni di gas serra. Queste sarebbero destinate a una gamma più ampia di settori, tra cui la produzione di energia, le attività industriali, l’aviazione, il trasporto stradale e l’edilizia. Mentre l’UE considera questo come un percorso politico separato, l’AIE considera le tasse sul carbonio come parte del suo scenario di politiche “Net Zero by 2050”. In questo caso ipotizziamo una tassa sul carbonio di 100 dollari per tonnellata di CO2, in linea con la maggior parte degli studi, ma superiore ai 60 euro adottati nei calcoli dell’UE. Presumiamo che i proventi della carbon tax vengano reimmessi nell’economia (circa il 50% attraverso investimenti pubblici in energie prevalentemente rinnovabili e il 50% per sostenere le famiglie vulnerabili, per ridurre le imposte sul reddito o sui salari e per rimborsare il debito pubblico). 3. Scenario “corsa alla regolamentazione”. In questo scenario, la principale leva politica è la regolamentazione piuttosto che la determinazione dei prezzi. La politica è finalizzata alla riduzione forzata di specifiche attività ad alta intensità di carbonio. Questo scenario si spinge ancora più in là rispetto allo scenario REG dell’UE e, tra i nostri tre, è quello che dovrebbe portare al maggior numero di progressi verso il raggiungimento del net zero. Si tratta anche dello scenario più dirompente.Mentre l’inflazione climatica e l’inflazione fossile saranno viste principalmente come shock negativi dell’offerta, l’inflazione verde potrebbe essere considerata un segnale di forza della domanda. Ciò suggerisce che la politica monetaria sarà probabilmente più reattiva nello scenario di “corsa alla regolamentazione”, in cui la greenflation è più elevata. Tuttavia, in tutti e tre gli scenari le banche centrali vorranno garantire che le aspettative di inflazione a medio-lungo termine rimangano ancorate al loro obiettivo di inflazione. Gli investitori farebbero bene a prepararsi a uno scenario più volatile per quanto riguarda l’inflazione e i tassi di interesse. (abstract by http://www.verinieassociati.com/

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Transizione ecologica

Posted by fidest press agency su lunedì, 26 settembre 2022

Il mercato dell’energia è destinato a subire profonde trasformazioni e diventa più urgente accelerare il dibattito su rinnovabili e transizione energetica. Per centrare l’obiettivo europeo di ridurre le emissioni di gas serra almeno del 55% entro il 2030 e raggiungere la neutralità climatica entro il 2050, il Piano per la Transizione Ecologica prevede che nel 2030 la generazione di energia elettrica in Italia dovrà provenire per il 72% da fonti rinnovabili, fino a raggiungere livelli prossimi al 95-100% nel 2050. Una sfida che Italian Exhibition Group è pronta a cogliere lanciando la nuova Key Energy, un evento autonomo, che prevede un nuovo format, un nuovo posizionamento e, per la prima volta, la collocazione in primavera, dal 22 al 24 marzo 2023, sempre alla fiera di Rimini. La manifestazione è stata presentata oggi pomeriggio presso la sede del GSE, a Roma, durante una tavola rotonda dal titolo: “Energie rinnovabili e transizione energetica: a che punto siamo? Opportunità, strategie, contesto normativo e scenari futuri in Italia e all’estero”, alla quale hanno preso parte i rappresentanti delle principali associazioni di riferimento del settore. L’ultima edizione in contemporanea con Ecomondo si svolgerà dall’8 all’11 novembre 2022 presso il quartiere fieristico di Rimini, ma la connessione fra le due fiere non sarà interrotta: il ruolo preminente di Ecomondo quale piattaforma di riferimento in Europa per l’innovazione tecnologica e industriale in tutti i settori della green economy contribuirà infatti a creare ulteriori sinergie, accrescendo e rafforzando il know-how di Key Energy anche sui temi legati all’economia circolare.La nuova K.EY raccoglierà il testimone di Key Energy continuando a proporsi quale principale driver della transizione energetica, potenziando il proprio ruolo di evento di riferimento in l’Italia e all’estero e confermandosi luogo privilegiato di confronto, discussione e aggiornamento sull’intera gamma delle rinnovabili.Per l’edizione di marzo 2023, si prevedono il raddoppio dell’area espositiva, un aumento del 30% dei brand espositori presenti e più del doppio delle presenze.A parlare del successo di Key Energy sono i risultati: nel 2021, la sola Key Energy ha accolto quasi 10mila presenze dall’Italia e dall’estero, provenienti da 90 diversi Paesi. Sono stati 64 gli eventi durante la fiera, a cui si aggiungono i 39 webinar organizzati durante l’anno all’interno delle Digital Green Week.La prima edizione della nuova K.EY prevede tre giornate di business e networking, con il coinvolgimento di un Comitato tecnico Scientifico di assoluta qualità, presieduto dal professor Gianni Silvestrini e formato da Istituzioni, Associazioni industriali di categoria, Associazioni tecnico-scientifiche, Enti e Fondazioni. Durante la tre giorni si svolgeranno anche eventi, convegni, dibattiti e workshop volti ad approfondire gli aspetti legati al mondo delle rinnovabili e della transizione energetica a livello nazionale e internazionale, anche dal punto di vista normativo.

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Sette notizie positive dal mondo della transizione energetica

Posted by fidest press agency su domenica, 28 agosto 2022

A cura di Xavier Chollet, Senior Investment Manager e gestore del fondo Pictet-Clean Energy di Pictet Asset Management. La decarbonizzazione, a conti fatti, è qualcosa che ci possiamo permettere. Nell’ultimo paper pubblicato a inizio agosto 2022, un gruppo di ricercatori guidati da Mark Z Jacobson, dell’Università di Stanford, ha stimato che il costo totale del passaggio a un sistema energetico basato al 100% sulle energie rinnovabili entro il 2050 sarebbe di circa 61.500 miliardi di dollari, equivalenti a circa 2.200 miliardi di dollari all’anno, o al 2,5% del PIL mondiale: poco più del 10% dell’attuale investimento annuo di capitale a livello mondiale. Jacobson ha aggiunto che, passando all’energia pulita, il consumo energetico mondiale diminuirà del 56%. Uno dei motivi di questo risparmio è che i sistemi energetici basati sulla combustione richiedono molta energia solo per funzionare. I ricercatori ritengono, infine, che il ritorno sull’investimento tipico di una spesa per la decarbonizzazione sia inferiore ai sei anni.In una ricerca dedicata, pubblicata a luglio 2022, la società di consulenza Boston Consulting Group (BCG) ha sottolineato che circa il 15% delle emissioni globali di carbonio deriva dall’allevamento di bestiame. Le linee di alimentazione di corrente continua ad alta tensione (HVDC) sono ora in grado di portare l’elettricità da aree con un’eccellente disponibilità di energia solare ed eolica alle principali regioni di consumo. Due dei progetti più importanti attualmente in fase di realizzazione sul mercato prevedono la trasmissione di energia dal Marocco al Regno Unito, e dall’Australia a Singapore. L’Agenzia internazionale per le energie rinnovabili (IRENA) ha pubblicato un rapporto sul futuro commercio internazionale di idrogeno. Secondo il World Energy Transitions Outlook di IRENA, l’idrogeno coprirà il 12% della domanda globale di energia e ridurrà del 10% le emissioni di CO2 entro il 2050. Il 55% del trasporto avverrà tramite condutture già presenti e riadattate e il resto principalmente via mare, sotto forma di ammoniaca (NH3), un vettore di idrogeno più facile da spostare per grandi distanze rispetto al gas liquido stesso. Tuttavia, l’idrogeno potrà essere considerato come una soluzione veramente praticabile solo quando l’energia necessaria per produrlo si appoggerà a un sistema energetico green, ponendo al centro della transizione una sempre maggiore diffusione delle rinnovabili. Man mano che l’idrogeno diverrà elemento sempre più scambiato a livello internazionale, il settore attirerà investimenti. Soddisfare la domanda globale richiede investimenti per quasi 4 mila miliardi di dollari entro il 2050. Gli strumenti finanziari netti allineati allo zero dovranno sfruttare gli investimenti necessari.La svolta che si è avuta sul mercato americano con la nuova proposta di legge, l’Inflation Reduction Act (IRA)[4], sblocca una parte delle risorse inizialmente previste dall’amministrazione Biden (tramite il piano mai approvato “Build Back Better”, pari a 2.000 miliardi di dollari) destinate alla transizione energetica. IRA è stata definita come la proposta “sull’azione per il clima più significativa della storia degli Stati Uniti”. La proposta stanzia circa 370 miliardi di dollari per programmi energetici e climatici nei prossimi dieci anni, con l’obiettivo di ridurre le emissioni di gas serra degli Stati Uniti del 40% rispetto ai livelli del 2005. Prima della firma finale, il disegno di legge dovrà passare al voto del Congresso, previsto alla fine del terzo trimestre. L’impegno alla transizione energetica arriva anche dalle aziende tra cui, tra le altre, troviamo realtà come Arcelor Mittal e Stripe. Arcelor Mittal, leader della produzione di acciaio mondiale, si è impegnata a porre fine all’utilizzo del carbone al più tardi entro il 2050. Nonostante le difficili condizioni di mercato, le prospettive per la transizione energetica continuano a rimanere solide. La rapida innovazione tecnologica consentirà un’elettrificazione ancora maggiore di trasporti, edifici e fabbriche, mentre solare ed eolico saranno le principali fonti di questa nuova fornitura di elettricità basata sulla competitività dei costi. L’aumento della consapevolezza, l’innovazione tecnologica e il rapido calo dei costi, insieme all’azione politica di lotta contro l’inquinamento atmosferico e il cambiamento climatico, portano a molteplici punti di svolta in questo universo di investimento, sia a livello di iniziative pubbliche che private. Le attuali dislocazioni nei mercati dell’energia continueranno a stimolare gli investimenti delle imprese nelle tecnologie del risparmio energetico, rafforzando al contempo la necessità di abbandonare i combustibili fossili al fine di migliorare l’indipendenza energetica. (abstract)

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Transizione Energetica: l’effetto incrociato tra innovazione, costi e regolamentazione

Posted by fidest press agency su lunedì, 1 agosto 2022

A cura di Xavier Chollet, Senior Investment Manager e gestore del fondo Pictet-Clean Energy di Pictet Asset Management. Quando si parla di transizione energetica va sottolineato come la politica non sia tutto. Non più, per lo meno. Nonostante l’importante ruolo svolto fino a dieci anni fa dai regolatori, che si sono fatti promotori della transizione energetica, la prima leva che muove oggi la transizione è l’aspetto economico, sotto la voce della competitività dei costi. La regolamentazione continua, comunque a giocare un ruolo attivo di primaria importanza: vista la maggiore accessibilità economica e il peggioramento della crisi climatica globale, c’è stato un enorme slancio da parte dei governi nel sostenere nuovi investimenti in transizione. Una situazione esacerbata dalle questioni di sicurezza energetica dopo l’avvio del conflitto Russia-Ucraina e dal desiderio di troncare la dipendenza dalle importazioni estere. Anche l’Europa si sta muovendo in questa direzione: il piano REPower EU ha lo scopo di sviluppare l’utilizzo di energie rinnovabili a livello industriale, abitativo e dei trasporti, promuovendo l’indipendenza energetica europea. Le misure previste da Bruxelles prevedono, anzitutto, l’aumento nell’utilizzo di fonti rinnovabili, che dovrebbero raggiungere il 45% del fabbisogno energetico complessivo entro il 2030 (rispetto al 15% attuale). Un obiettivo da perseguire avvalendosi principalmente di tre iniziative: il raddoppio della capacità solare fotovoltaica entro il 2025 sugli immobili e il raggiungimento del quadruplo di tale capacità entro il 2030; la graduale installazione di pannelli solari su tutti gli edifici pubblici entro il 2025, commerciali (esistenti e nuovi) entro il 2027 e su tutti i nuovi edifici residenziali entro il 2029; l’avvio di un processo di autorizzazione abbreviato e semplificato per progetti di energia rinnovabile (da svilupparsi entro 6 mesi/un anno). Il piano tocca anche il tema dell’idrogeno e della decarbonizzazione e fissa l’obiettivo di 10 milioni di tonnellate di produzione di idrogeno rinnovabile e di 10 milioni di tonnellate di importazioni entro il 2030 per sostituire gas naturale, carbone e petrolio nelle industrie più difficili da decarbonizzare. La Commissione lancerà, inoltre, vari incentivi per sostenere l’adozione dell’idrogeno verde da parte dell’industria, promuovendo la decarbonizzazione del settore manifatturiero con circa 3 miliardi di euro di progetti già anticipati nell’ambito del fondo per l’innovazione. In Pictet, riteniamo che l’idrogeno verde abbia un enorme potenziale nel lungo periodo (specie per alcune applicazioni, come nell’ambito dell’industria pesante). Tuttavia, la tecnologia a supporto del suo sviluppo e le opportunità di investimento in questo settore sono ancora in una fase iniziale, con molte società pure-play ancora volatili, negative in termini di free cash flow. Bisogna quindi ricordare che la transizione energetica avrà impatti positivi diretti e impliciti sulla “S” del noto acronimo ESG (sebbene più difficili da quantificare), riducendo i problemi di salute dovuti all’inquinamento atmosferico e fornendo elettricità pulita e conveniente, maggiore indipendenza energetica (stoccaggio e distribuzione locale) e sicurezza nazionale. Nel processo di selezione del fondo teniamo conto di tutti gli aspetti ESG, effettuando una analisi company-by-company per valutare le dinamiche di governance aziendale e promuovere pratiche di engagement che portino al miglioramento dell’attività delle aziende target. L’esempio forse più chiaro arriva dal comparto dei semiconduttori, su cui adottiamo una strategia di full engagement per rendere più sostenibile tutto quello che ruota attorno alle loro attività dal punto di vista sociale e ambientale. (abstract) fonte: https://am.pictet/it/italy/articoli/2022/idee-di-investimento/07/pictet-clean-energy-l-effetto-incrociato-tra-innovazione-costi-e-regolamentazione-sulla-transizione

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Una transizione circolare per la plastica

Posted by fidest press agency su venerdì, 22 luglio 2022

A cura di Olivia Watson, Analista senior investimenti tematici, Investimenti Responsabili di Columbia Threadneedle Investments. La plastica rappresenta un problema ambientale in aumento e costituisce sempre più un punto di riferimento per le politiche a livello nazionale e internazionale. Negli ultimi mesi l’ONU ha accettato di elaborare un trattato globale sulla plastica che potrebbe includere tagli della produzione di plastica vergine, nonché crescenti infrastrutture di raccolta e riciclaggio[1]. A livello nazionale, ad aprile il Regno Unito ha introdotto una tassa sulla plastica che prevede il prelievo di GBP 200 per tonnellata di imballaggi in plastica che contengono meno del 30% di plastica riciclata. Anche l’interdipendenza tra l’inquinamento dovuto alla plastica e altri temi ambientali è sempre più riconosciuta. Ad esempio, la bozza della prossima COP (Conferenza delle Parti) delle Nazioni Unite sulla biodiversità prevede l’obiettivo di “eliminare la dispersione di rifiuti plastici” nell’ambito del quadro globale sulla biodiversità del 2030. Nel contesto degli obiettivi di azzeramento netto, le ONG e gli stakeholder continuano inoltre a richiamare l’attenzione sul contributo della produzione, dell’utilizzo e del riciclo della plastica, nonché dei relativi rifiuti, alle emissioni globali di gas serra. Ci aspettiamo che questi fattori continueranno a creare slancio a favore di una transizione verso una plastica più circolare, che includerà: riduzione dell’uso di plastica vergine; aumento dell’uso di plastica riciclata e materiali alternativi; creazione di diversi modelli di consegna dei prodotti, nonché potenziamento dell’infrastruttura di raccolta di plastica e delle tecnologie di riciclaggio. In seguito alle precedenti ricerche da noi svolte sui beni di consumo e sui confezionatori, abbiamo esteso la nostra attenzione ai produttori di plastica e alle società di rifiuti attraverso una tavola rotonda con analisti fondamentali del settore azionario e creditizio per discutere dei rischi e delle opportunità di questi sviluppi.La maggior parte della plastica viene prodotta da una manciata di aziende petrolchimiche globali. Lo sviluppo del settore ha fornito benefici alla società migliorando la conservazione degli alimenti e introducendo prodotti leggeri, tra le altre cose, ma così facendo ha anche introdotto una dipendenza dalla plastica vergine a basso costo nella vita quotidiana delle persone di tutto il mondo attraverso abbigliamento, automobili, elettronica e imballaggi alimentari, con gran parte di questi materiali destinata a diventare rifiuti. I produttori di plastica si trovano ora nelle prime fasi di un cambiamento strutturale che accrescerà la domanda di plastica riciclata (soprattutto per gli imballaggi monouso, ma anche per i prodotti più durevoli) via via che aziende come Renault, LG, Vestas, Inditex, Adidas e molte altre definiranno obiettivi per l’utilizzo della plastica riciclata. Tali obiettivi si aggiungono ai requisiti normativi e agli impegni già assunti dalle società di beni di consumo e imballaggi per aumentare il consumo di plastica riciclata entro il 2025. La nostra analisi si è conclusa con il riconoscimento della necessità di un monitoraggio continuo alla luce dei rapidi sviluppi relativi a questo tema. La ricerca, la collaborazione e l’engagement continui tra i team d’investimento fondamentale e d’investimento tematico responsabile ci aiuteranno a individuare possibili vincitori e vinti e a incoraggiare le società a continuare a sviluppare le loro strategie di circolarità.

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T. Rowe Price Mid-Year Market Outlook 2022. L’anno della transizione verso un nuovo paradigma

Posted by fidest press agency su domenica, 10 luglio 2022

Dopo un 2021 all’insegna della ripresa economica spinta da campagne vaccinali, stimoli fiscali e monetari e una ripresa dei consumi, il 2022 si è aperto con previsioni di crescita tutt’altro che favorevoli. L’invasione russa dell’Ucraina, il nuovo lockdown in Cina, l’aumento dei prezzi dell’energia e la crescita dei tassi di interesse potrebbero rendere difficile anche la seconda metà dell’anno. Per i CIO di T. Rowe Price, società di gestione indipendente con quasi 1.500 miliardi di dollari di AuM[1], nell’Outlook di metà anno 2022, all’orizzonte ci sono tre sfide particolarmente importanti per gli investitori nei prossimi mesi: l’inflazione, l’inflazione e l’inflazione, che sarà il principale meccanismo di trasmissione per tutti gli altri rischi che stiamo affrontando.La domanda chiave è se questi rischi causeranno una brusca decelerazione della crescita o spingeranno le principali economie in recessioni vere e proprie, trascinando anche gli utili aziendali. Oltre ai rischi ciclici, gli investitori devono considerare che i mercati globali potrebbero aver raggiunto un punto di flesso strutturale: la fine dell’era dell’ampia liquidità, bassa inflazione e bassi tassi d’interesse che hanno seguito la crisi finanziaria globale del 2008-2009. Siamo nel bel mezzo di un cambiamento di paradigma.La liquidità iniettata dalle banche centrali è stata fondamentale per stabilizzare le economie e i mercati durante la crisi finanziaria e la pandemia di coronavirus, ma ha contribuito a spingere le valutazioni di molti asset di rischio verso gli estremi storici. “Il mercato ha già scontato una serie di futuri rialzi dei tassi della Fed, ma si aspetta ancora che l’inflazione superi l’obiettivo della banca centrale americana di un intero punto percentuale all’anno nei prossimi cinque anni” – commenta Sébastien Page, CFA, Head of Global Multi‑Asset and Chief Investment Officer di T. Rowe Price. Nonostante questo scenario non sia del tutto favorevole, esiste anche un aspetto positivo. A livello globale c’è un’offerta potenziale “repressa”, che potrebbe contribuire a ridurre l’inflazione se si riuscissero a sbloccare i colli di bottiglia delle catene di approvvigionamento. Un cambiamento nella leadership di mercato sembra in corso. “In un mondo in cui molte banche centrali stanno frenando la liquidità per combattere l’inflazione e i governi di molti Paesi sviluppati stanno registrando profondi deficit fiscali, la Cina ha almeno la possibilità di concentrare la politica sul sostegno alla crescita” – afferma Justin Thomson, Head of International Equity and Chief Investment Officer di T. Rowe Price. Secondo Thomson, non è ancora chiaro quanto i policy maker cinesi saranno in grado di stimolare la crescita nel secondo semestre. Oltre al coronavirus, anche il crollo dei valori immobiliari e le inadempienze creditizie potrebbero mettere in discussione qualsiasi sforzo di stimolo. Ad ogni modo, Thomson afferma di essere riluttante nel prevedere un cambiamento di leadership verso le azioni non statunitensi nel secondo semestre, data la lunga sovraperformance del mercato americano nell’ultimo decennio. “Se l’apprezzamento del dollaro americano registrato nel primo semestre si attenuasse e il settore tecnologico continuasse a faticare, la performance relativa dei mercati azionari non statunitensi dovrebbe almeno migliorare” – conclude Thomson. (abstract by verinieassociatisas.onmicrosoft.com

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Pnrr: transizione digitale, una task force in aiuto ai Comuni

Posted by fidest press agency su sabato, 9 luglio 2022

Migrazione al cloud, modelli per l’implementazione di servizi pubblici digitali, accelerazione per l’identità digitale, rafforzamento del sistema di pagamento pagoPA-AppIO: sono queste alcune delle misure destinate alla digitalizzazione dei comuni italiani previste dal Pnrr. Circa tre miliardi di euro messi a disposizione dal Dipartimento per la trasformazione digitale della Presidenza del Consiglio dei ministri attraverso una serie di bandi di prossima scadenza previsti sull’asse 1, dedicato alla transizione digitale, del Piano. Peri Comuni tuttavia non è sempre facile riuscire a capire come partecipare. Per questo la Regione Piemonte ha dato il via al tour “Piemonte digitale 2023” che dopo aver fatto una prima tappa a Novara è approdato oggi lunedì 4 luglio a Torino, nella sede della Città metropolitana, con l’obiettivo di accompagnare i Comuni nell’accesso ai fondi grazie a una task force che vede coinvolti Torino Wireless e Csi per offrire assistenza si sul piano progettuale che procedurale. “La presenza oggi degli organi della Regione Piemonte in Città metropolitana è il segnale che si può lavorare insieme” ha detto la consigliera delegata allo sviluppo economico e alla pianificazione strategica Sonia Cambursano, salutando gli assessori regionali Matteo Marnati, Maurizio Marrone e Andrea Tronzano. “La mission della Città metropolitana è promuovere lo sviluppo economico e sociale sull’area vasta e infatti già il Piano strategico, approvato nel 2021, prevede una misura specifica sulla transizione digitale per rendere la pubblica amministrazione sempre più accessibile agli utenti”. “Tuttavia non sempre i nostri Comuni, piccoli e piccolissimi” ha aggiunto la Consigliera “hanno la capacità di individuare le esigenze di transizione e come realizzarle. Ci vuole un lavoro di rete, che coinvolga il nostro Ente, l’Anci, insieme alla task force regionale, affinché i fondi del Pnrr non solo arrivino ai nostri Comuni, ma siano utilizzati nel modo migliore possibile”.In effetti sinora solo un terzo dei Comuni dell’area metropolitana ha partecipato ai bandi del Pnrr per la transizione digitale: i tempi sono stretti e il rischio è che i fondi vadano ad altre Regioni e amministrazioni, hanno fatto notare gli assessori regionali Marnati e Tronzano. Per questo entrerà in gioco il supporto di Torino Wireless e Csi che avranno il compito di fornire ai Comuni l’assistenza sia per la parte progettuale, in quei bandi in cui è prevista, sia quella procedurale, perché molti dei bandi dedicati ai Comuni prevedono l’erogazione di un contributo solo al raggiungimento degli obiettivi.

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Possibile retromarcia dell’Europa sulla transizione verde

Posted by fidest press agency su domenica, 8 Maggio 2022

E sui nuovi obiettivi di sostenibilità comincia a trovare riscontro nei numeri ufficiali, facendo sorgere nuovi timori per l’agricoltura del Vecchio continente – dichiara Andrea Michele Tiso, presidente nazionale Confeuro. Secondo gli ultimi dati Eurostat diffusi dalla Commissione europea, nel 2020 sono state vendute negli Stati membri ben 340mila tonnellate di pesticidi. In Italia, seconda solo alla Spagna in questa speciale classifica, le tonnellate di pesticidi acquistate hanno superato quota 31mila contro le 24mila del 2019.Nelle scorse settimane numerose organizzazioni hanno avvertito del pericolo di un ritorno al passato in seguito alla guerra in Ucraina e alle difficoltà di approvvigionamento sui mercati delle derrate alimentari – prosegue Tiso. I dati dimostrano ora che queste paure non erano infondate e che si sta lentamente concretizzando un’inversione di tendenza. Se quest’ultima non verrà fermata in tempo, si rischia di bruciare in pochi mesi progressi che sono costati anni di battaglie e di impegno a livello europeo a nazionale. La politica agricola e ambientale dell’Europa procede ormai su due binari distinti: quello degli impegni e delle promesse e quello della realtà dei fatti. I numeri mostrano che lo scartamento fra questi ultimi si sta ampliando in nome di un’emergenza che andrebbe affrontata accelerando la trasformazione del primo settore invece di ripiegare su posizioni conservatrici. La reale potenzialità di una riforma radicale dell’agricoltura europea emergerà proprio nel corso di questa crisi, che sta mettendo in discussione certezze che sembravano acquisite.

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Convegno sulla transizione energetica

Posted by fidest press agency su martedì, 3 Maggio 2022

Dalla collaborazione tra la Fondazione Critica Liberale e il presidente della Commissione Agricoltura della Camera, Filippo Gallinella, nasce ‘Piattaforma Tematica’, un luogo per affrontare e dibattere i grandi temi dell’attualità, aprendo a riflessioni e spunti risolutivi. “Partiremo dalla quantificazione del fabbisogno energetico italiano, tenendo conto del trend annuale e del prevedibile aumento o diminuzione nei prossimi anni, suddividendo tra richiesta di combustili per usi domestici e per usi industriali e richiesta di energia elettrica – dichiara il deputato Filippo Gallinella (Pres. Comagri Camera) – Cercheremo di ipotizzare un valore, credibile, di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili. Come integrare, dunque, la differenza?”. Dopo i saluti iniziali di Riccardo Mastrorillo (Critica Liberale), sarà il già presidente dell’Assemblea Parlamentare NATO Paolo Alli a riferire sul contesto internazionale e la sicurezza delle fonti di approvvigionamento. Il responsabile Sostenibilità e Affari Istituzionali Italia dell’Enel, Paolo Iaccarino, illustrerà invece il ruolo delle fonti energetiche rinnovabili. Il Direttore Generale di Elettricità Futura Andrea Zaghi parlerà dei nuovi impianti rinnovabili con capacità di 60 GW, il presidente ANEV (Associazione Nazionale Energia del Vento), Simone Togni, relazionerà sulla semplificazione come strumento per la transizione energetica mentre ad illustrare quale sarà il ruolo che potrà giocare il Mezzogiorno d’Italia in questo scenario viene affidato al direttore SVIMEZ, Luca Bianchi. Al presidente Gallinella, infine, saranno affidate le conclusioni dei lavori.

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Agricoltura: Biometano e biogas cruciali per l’autosufficienza e la transizione energetica

Posted by fidest press agency su martedì, 3 Maggio 2022

28 aprile – “La scelta di investire su biogas e biometano non è più una possibilità da valutare, ma una necessità, sia per dare una risposta alla emergenza energetica e alle enormi difficoltà di approvvigionamento di materie prime, sia per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione fissati a livello europeo. Proprio perché le agroenergie oggi rappresentano una risorsa importantissima, vanno sostenute anche attraverso un’opera di sburocratizzazione e semplificazione delle norme. Nella mia attività parlamentare mi sono sempre fatto interprete di queste esigenze e, come terminale del comparto, ho portato in approvazione numerose norme di semplificazione. Ma non basta, bisogna fare uno sforzo ulteriore nell’emanazione del decreto biometano e Fer 2 per consentire all’agricoltura Italiana di partecipare pienamente a quel mix energetico di cui il nostro Paese ha estremamente bisogno. Oggi più che mai”. Lo dichiara il deputato Gianpaolo Cassese, esponente M5S in commissione Agricoltura a margine del convegno ‘Biogas e biometano: la risposta agricola alla crisi energetica’, da lui promosso al Ministero delle Politiche agricole.“Nel 2021, gli impianti attivi in Italia – aggiunge – hanno prodotto 147 milioni di metri cubi di biometano, come ha reso noto Andrea Ripa di Meana, amministratore unico GSE, Gestore Servizi Energetici che ha riconosciuto 86 milioni di euro di incentivi. Attraverso le politiche di riconversione potremmo arrivare a oltre 900 impianti di biometano da attività agricola e forestale”. “Sia i presidenti Prandini (Coldiretti) e Giansanti (Agrinsieme), esponenti del comparto agricolo, sia il mondo ambientalista con Ciafani (Legambiente) – prosegue Cassese – hanno richiesto una accelerazione sulla semplificazione normativa che permetta di diffondere sui territori questi impianti, esempio perfetto di economia circolare per un’impresa agricola”. “Ringrazio il ministro delle Politiche agricole, Stefano Patuanelli, per aver ribadito l’impegno del Governo a partire dai 1,92 miliardi di euro previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza per il comparto e per aver sostenuto la necessità di sburocratizzare gli iter autorizzativi per una transizione energetica che veda l’agricoltura protagonista” conclude Cassese.

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Transizione energetica: un percorso a ostacoli

Posted by fidest press agency su domenica, 24 aprile 2022

A cura di Pauline Grange, gestore investimento responsabile e Jess Williams, analista, investimento responsabile di Columbia Threadneedle Investments. Il ruolo chiave delle tecnologie pulite nella sesta ondata industriale, insieme alla digitalizzazione/IA e alla robotica, è ormai sempre più riconosciuto. Siamo solo all’inizio di un processo che vedrà le tecnologie green occupare un posto sempre più centrale negli investimenti pubblici e privati nei prossimi decenni. Nel 2021 la maggior parte dei paesi è stata colpita da un’impennata dei prezzi di petrolio, carbone e gas a causa del disallineamento tra domanda e offerta.La domanda di combustibili fossili si è ripresa rapidamente dopo l’allentamento dei lockdown. Allo stesso tempo l’aumento delle rinnovabili nel mix energetico globale e la siccità in America Latina, con ripercussioni sulla generazione di energia idroelettrica nella regione, hanno fatto aumentare la domanda di questi combustibili, che negli ultimi anni, hanno visto un calo degli investimenti dovuto alla debolezza dei prezzi delle materie prime e alle preoccupazioni legate ai fattori ESG. A causa dei problemi di approvvigionamento, l’offerta non è riuscita a tenere il passo con la domanda, facendo aumentare i prezzi.La crisi energetica e le tensioni geopolitiche globali accelereranno gli investimenti in rinnovabili e in tecnologie come la capacità di stoccaggio delle batterie e l’idrogeno verde, ma questo richiede una pianificazione più accurata della rete energetica, dato che le rinnovabili iniziano a superare il 30% della generazione di elettricità globale.Inoltre, le economie devono fare di più per quanto riguarda la riduzione della domanda di combustibili fossili: siamo ancora lontani dal picco della domanda globale di petrolio, atteso nei prossimi 5-15 anni.Le trasmissioni energetiche nei trasporti, nelle industrie e nel riscaldamento rappresentano il 78% delle emissioni globali. Oggi solo il 17% dell’energia proviene da fonti pulite e questa percentuale dovrà salire al 78% entro il 2050. La transizione verso l’energia pulita è necessaria anche dal punto di vista economico. Le rinnovabili sono ormai la forma più economica di generazione di nuova elettricità in circa il 90% del mondo e la recente impennata dei prezzi dei combustibili fossili ne migliora ulteriormente la competitività relativa in termini di costi. Inoltre il costo della mancata mitigazione del cambiamento climatico porterebbe a un’erosione del PIL annuale superiore al 3% entro il 2030. Infine, nel lungo periodo, il passaggio alle rinnovabili implica che governi e società non saranno più esposti alla volatilità dei prezzi delle materie prime, con evidenti benefici sociali.Le transizioni sono difficili, ma non impossibili. Non è la prima volta che attraversiamo transizioni energetiche: nel XIX secolo il passaggio dall’olio di balena al petrolio è stato altrettanto inflazionistico, poiché l’offerta è stata ridotta più velocemente della diminuzione della domanda, ma ciò non ha fermato la transizione verso una tecnologia energetica superiore. Crediamo che lo stesso valga per l’energia verde. (abstract http://www.columbiathreadneedle.it)

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Sostenere transizione green dei viticoltori

Posted by fidest press agency su lunedì, 11 aprile 2022

Cambiamenti climatici e contraccolpi economici e geopolitici della guerra in Ucraina non salvano neanche il settore del vino Made in Italy, tra i più forti a livello internazionale per produzione e qualità. Ecco perché serve più innovazione e ricerca in ambito vivaistico, ma anche una legge Ue per l’uso delle nuove tecniche di miglioramento genetico, strategiche nel rafforzare un settore che vuole rispettare l’impegno per la sostenibilità preso con il Green Deal Ue, ma anche tutelare la sua crescita e competitività. A dirlo è Cia-Agricoltori Italiani dalla 54° edizione di Vinitaly con il convegno nell’Area Meeting Spazio Mipaaf dal titolo “La qualità delle produzioni vitivinicole a partire dal materiale di moltiplicazione. Stato dell’arte e prospettive” insieme ai Moltiplicatori Italiani Viticoli Associati (M.I.V.A.) e al Centro di Ricerca in Viticoltura ed Enologia (CREA-VE). Per Cia occorre una normativa comunitaria che regoli il settore in materia di genome editing che è in grado di garantire un taglio dei fitofarmaci fino al 70%. Serve che l’Europa superi nel concreto l’attuale legislazione, ormai obsoleta e superata dallo stesso studio della Commissione Ue di un anno fa secondo cui le nuove biotecnologie agrarie non hanno nulla a che vedere con gli Ogm. Il genome editing non presuppone, infatti, inserimento di Dna estraneo mediante geni provenienti da altre specie, ma opera internamente al Dna della pianta, che rimane immutato e assicura la continuità delle caratteristiche dei prodotti. Si perfeziona il corredo genetico delle piante in maniera simile a quanto avviene in natura, ma con maggior precisione e rapidità, costi minori e più adattabilità alle tipicità dei territori.“L’Europa deve dare un valore alla transizione ecologica che sia tangibile per le imprese agricole affinché non la subiscano e fare del genome editing uno degli asset principali del progresso da realizzare -ha detto il presidente nazionale di Cia Dino Scanavino-. Ci aspettiamo molto, quindi, dalla nuova analisi d’impatto Ue sulle nuove tecniche genomiche come dalla consultazione pubblica del secondo trimestre 2022 per avere una proposta di legge a inizio del prossimo anno. È già tardi e i vigneti, come l’intera agricoltura, hanno stagioni che non possono aspettare”.

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