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Quotidiano di informazione – Anno 35 n°185

Posts Tagged ‘ungheria’

Concerto Accademia d’Ungheria in Roma

Posted by fidest press agency su lunedì, 16 gennaio 2023

Roma giovedì 19 gennaio alle ore 19.30 presso l’Accademia d’Ungheria Palazzo Falconieri – Via Giulia, 1 in Roma si terrà la serata Hommage à Ligeti che vedrà la partecipazione di un trio ungherese composto da Virág Kiss (pianista), Sándor Dezső (violoncello) e Ágoston Dezső (clarinetto). Si tratta del primo appuntamento di una serie di concerti /eventi previsti per celebrare il centenario della nascita del noto compositore ungherese.Il programma del concerto ad ingresso libero, prevede musiche di György Ligeti, Pál Járdányi, Ferenc Farkas, Sándor Veress, Zoltán Kodály, Béla Bartók. La Giornata della Cultura ungherese si tiene in Ungheria in data 22 gennaio. Sebbene questo giorno venga celebrato da poco più di 30 anni, la data originale che si commemora risale alla prima metà del XIX secolo ed è una pietra miliare molto importante nella storia del Paese. Si tratta difatti della data di completamento del manoscritto dell’Inno nazionale ungherese, intitolato Himnusz, opera scritta nel 1823 dal poeta e critico letterario Ferenc Kölcsey. György Ligeti (1923-2006) compositore ungherese naturalizzato austriaco, considerato tra i più grandi del XX secolo. La sua produzione va essenzialmente annoverata nell’ambito della musica contemporanea, ma al grande pubblico è probabilmente più noto per vari suoi brani che caratterizzano in modo rilevante i film di Stanley Kubrick come “2001 Odissea nello spazio”, “Shining” e “EyesWideShut”.

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Ungheria. Shaurli a Fedriga: non a caso si dice “democratura”

Posted by fidest press agency su mercoledì, 21 settembre 2022

“Non è un caso se i regimi come quello di Orban sono definiti ‘democrature’, dove le elezioni sono formalmente libere ma pesantemente condizionate dalla mancanza di vera libertà di stampa, da una giustizia eterodiretta, dall’invadenza capillare del governo e del partito nella società e nell’economia. Per non dire dei diritti negati alle minoranze e dell’influenza di Paesi ostili all’Europa come la Russia e la Cina. Se questa è l’idea che Fedriga ha della democrazia, siamo su due sponde opposte”. Lo afferma il segretario regionale Pd Fvg e candidato alla Camera Cristiano Shaurli, replicando al presidente Massimiliano Fedriga, il quale ha detto che l’Ungheria “è Paese che svolge elezioni democratiche”.

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Parlamento: l’Ungheria non può più essere considerata pienamente una democrazia

Posted by fidest press agency su martedì, 20 settembre 2022

l Parlamento condanna “i tentativi deliberati e sistematici del governo ungherese” volti a minare i valori europei e chiede di avanzare con la procedura dell’articolo 7. La mancanza di un’azione decisiva da parte dell’UE ha contribuito all’emergere di un “regime ibrido di autocrazia elettorale”, ovvero un sistema costituzionale in cui si svolgono le elezioni ma manca il rispetto di norme e standard democratici. Nel testo della relazione adottata giovedì si afferma che i valori sanciti dall’articolo 2 del Trattato sull’Unione europea (tra cui la democrazia e i diritti fondamentali) si sono ulteriormente deteriorati grazie ai “tentativi deliberati e sistematici del governo ungherese”, aggravati dall’inazione dell’UE. Nel 2018, il Parlamento ha adottato una relazione per delineare 12 aree di preoccupazione e avviare la procedura di attivazione dell’articolo 7 del Trattato sull’Unione europea per determinare l’esistenza di un chiaro rischio di grave violazione dei valori dell’UE in Ungheria. Il testo non legislativo è stato approvato con 433 voti favorevoli, 123 contrari e 28 astensioni. Il Parlamento deplora l’incapacità del Consiglio di compiere progressi significativi per contrastare l’arretramento democratico e sottolinea come l’articolo 7, paragrafo 1 non richieda l’unanimità degli Stati membri per identificare un chiaro rischio di grave violazione dei valori UE né per formulare raccomandazioni e scadenze precise. Secondo i deputati, qualsiasi ulteriore ritardo equivarrebbe a una violazione del principio dello Stato di diritto da parte del Consiglio stesso.Inoltre, i deputati esortano la Commissione a utilizzare tutti gli strumenti a sua disposizione, in particolare il Regolamento sulla condizionalità di bilancio.In un momento in cui i valori UE sono particolarmente minacciati dalla guerra russa contro l’Ucraina e dalle sue azioni anti-UE, i deputati chiedono alla Commissione di: – astenersi dall’approvare il PNRR ungherese fino a quando l’Ungheria non si sarà pienamente conformata a tutte le raccomandazioni del Semestre europeo e a tutte le sentenze pertinenti della Corte di giustizia dell’UE e della Corte europea dei diritti dell’uomo; – escludere dal finanziamento i programmi di coesione che contribuiscono all’uso improprio dei fondi UE o alle violazioni dello Stato di diritto; e – applicare in modo più rigoroso il Regolamento sulle disposizioni comuni e il Regolamento finanziario per contrastare qualsiasi abuso dei fondi UE per motivi politici. Indipendenza della magistratura, corruzione e libertà umane Quattro anni dopo la relazione che ha dato il via al processo dell’articolo 7, diverse aree politiche riguardanti la democrazia e i diritti fondamentali in Ungheria continuano a destare preoccupazione: il funzionamento del sistema costituzionale ed elettorale, l’indipendenza della magistratura, la corruzione e i conflitti di interesse e la libertà di espressione, compreso il pluralismo dei media. Altre aree che destano preoccupazione sono la libertà accademica, la libertà di religione, la libertà di associazione, il diritto alla parità di trattamento, i diritti delle persone LGBTIQ, i diritti delle minoranze, dei migranti, dei richiedenti asilo e dei rifugiati.

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Stati Uniti d’Europa. Orban e le mire “imperiali” dell’Ungheria

Posted by fidest press agency su domenica, 15 Maggio 2022

Prende piede il riferimento storico ottocentesco del proprio Stato. Prima il Regno Unito che, pensando di essere rimasto ai tempi della regina Vittoria, è uscito dalla Ue (Brexit), poi la Russia di Putin che, pensando all’impero zarista e alla sua ricostituzione, invade e accorpa territori altrui e, ora, il premier Viktor Orban che ricorda la Grande Ungheria che si estendeva fino alla costa dalmata e ai suoi porti. Motivo della rimembranza? L’embargo sul petrolio russo. Orban chiede tempo e soldi per aderire all’iniziativa comunitaria, ricordando che il suo Paese non ha i porti di un tempo e quindi non può approvvigionarsi via mare. “Se non ce lo avessero tolto avremmo anche un porto” dichiara Orban, celebrando i fasti antecedenti alla Prima guerra mondiale. Insomma, rievocazioni imperiali. Rammentiamo che Orban non consente il transito delle armi destinate all’Ucraina invasa da Putin e ha stretti rapporti economici con Russia e Cina, che vanno dai vaccini, alla costruzione di università, alle infrastrutture e alle centrali nucleari. Orban non ha presente la storia più recente della occupazione sovietica dell’Ungheria e della insurrezione di Budapest nel 1956, repressa dai carri armati bolscevici. Per avere i soldi comunitari ricorda i fasti della Grande Ungheria che ora non c’è più, come non esiste più l’impero zarista che Putin vorrebbe ricostituire. Primo Mastrantoni, http://www.aduc.it

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Padiglione d’Ungheria alla 59. Esposizione Internazionale d’Arte

Posted by fidest press agency su domenica, 24 aprile 2022

Venezia Zsófia Keresztes mette in mostra nel Padiglione dell’Ungheria la sua nuova installazione a più sculture che ha creato appositamente per la Biennale Arte 2022. La sua opera si dedica alle tappe della ricerca dell’identità. Il suo concetto risale al dilemma del porcospino di Schopenhauer. La metafora usata spesso dal filosofo e poi da Freud e dai rappresentanti della psicologia moderna ha l’intenzione di dare un’idea della natura dell’intimità. L’uomo, come creatura sociale, non è capace di vivere da solo, di conseguenza cerca continuamente altri con cui può dividere i suoi pensieri, sentimenti e amore. L’esposizione prende come punto di partenza associativo un episodio del romanzo di Antal Szerb, Il viaggiatore e il chiaro di luna del 1937. Il protagonista del romanzo, arrivando da Venezia a Ravenna in occasione del suo viaggio di nozze, parte da solo per scoprire i mosaici ravennati, per evocare la propria infanzia. Il dilemma del porcospino si adatta perfettamente alla storia del romanzo: i ricordi delle culture antiche riportano il protagonista non soltanto a ciò che l’individuo trae la sua identità dal proprio contesto sociale-culturale, ma anche a ciò che il suo presente costruisce inevitabilmente sui frammenti del passato. L’esposizione non parafrasa la trama del romanzo, ma utilizza come analogia poetica l’esperienza mistica che il protagonista vive durante il suo incontro con i mosaici, il momento di fare esperienza, quando il sentimento di completezza esplode e la visione del mondo, fino a quel punto considerata solida, diventa incerta. Allo stesso tempo, tramite il dubbio, l’uomo può diventare capace di affacciarsi a se stesso vivendo in eterno cambiamento. La mostra, in quattro unità più grandi, interroga sia l’ambivalente relazione tra il passato/presente e il futuro che le tappe tramite le quali la gente delinea la propria identità. Liberati nella reciproca riflessione dai pesi delle esperienze comuni e individuali, i frammenti del corpo reciprocamente referenziati – separati ma esistenti come una comunità – tentano di raggiungere la loro forma finale. Commissario nazionale: Julia Fabényi Curatrice: Mónika Organizzatore: Ludwig Museum – Museo d’Arte Contemporanea, Budapest.

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Ungheria e blocco esportazioni cereali

Posted by fidest press agency su venerdì, 15 aprile 2022

“Bene ha fatto la Commissione, il blocco di Orban sta mettendo a rischio il mercato cerealicolo, già provato dallo stop di forniture di mais e grano da Ucraina e Russia. E’ particolarmente grave che la decisione arrivi da un partner europeo che è beneficiario netto degli aiuti comunitari per le produzioni agricole”. E’ questo il commento del presidente di Cia-Agricoltori Italiani, Dino Scanavino, dopo la decisione di Bruxelles di aprire una procedura d’infrazione nei confronti dell’Ungheria che ha -di fatto- bloccato da un mese le esportazioni di cereali (soprattutto mais e grano, circa 600mln di euro annui verso l’Italia). Quello che sembrava un provvedimento temporaneo viene ora considerato un vero e proprio embargo che lede il principio di libera circolazione delle merci nel mercato unico.Budapest è il primo nostro fornitore mondiale di mais (1,5 milioni di tonnellate), indispensabile per tutto l’agroalimentare Made in Italy, che ne ricava il principale ingrediente delle diete per gli animali (47%) e dunque strategico in tutte le filiere nazionali dei prodotti zootecnici e bio-industriali. Sul mais l’Italia si trova particolarmente esposta alle crisi internazionali e sconta la forte dipendenza dalle importazioni estere di questo cereale, passate in soli 10 anni dal 15 al 50%.La crisi in atto andrebbe a pesare su un prodotto che ha già subito nell’ultimo biennio un forte rialzo dei prezzi, che attualmente si attestano sui 400 euro/ton, in aumento di più del 40% rispetto al 2021. I prezzi del mais alle stelle dopo il conflitto in Ucraina, erano cominciati ad aumentare già dall’agosto 2020, raggiungendo il picco ad agosto 2021, a causa delle forti siccità e dalle alte temperature nei Paesi produttori, che hanno ridotto gli stock mondiali.Secondo i dati della Commissione non esiste alcun pericolo di approvvigionamento per l’Ungheria tale da giustificare una misura protezionistica che metterebbe in crisi l’Italia anche per le forniture di grano tenero (25% del nostro fabbisogno) colpendo panificatori, pasticceri e ristoratori che utilizzano farine e pasta per le loro ricette. Per questi motivi il decreto nazionale di Orban viola le regole del WTO e rischia di creare gravi ripercussioni a tutti i Paesi Ue che devono già far fronte al mancato arrivo di cereali da Russia e Ucraina (rappresentavano circa il 5% del totale import).

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Polonia, Ungheria e i fondi europei, cioè nostri

Posted by fidest press agency su lunedì, 11 aprile 2022

A volte occorre sbattere la testa contro il muro per sapere che il muro è più duro della nostra testa. Così, l’invasione putiniana della Ucraina e le orribili stragi degli occupanti russi, hanno condotto la Polonia a riflettere sulle posizioni di contestazione all’Ue e alle decisioni assunte in violazione allo Stato di diritto. Restare nell’Ue offre maggiori garanzie di sicurezza perché Putin è un pericolo, sicchè, le autonomistiche posizioni polacche sono cambiate e un accordo con la Commissione europea, per l’attivazione dei fondi comunitari, compresi i 36 miliardi del Next GenerationEu, è in dirittura di arrivo. Diverso è il caso dell’Ungheria, contestata dalla Commissione europea per violazione dello Stato di diritto, in particolare per le norme relative alla indipendenza della magistratura (utile avere giudici amici), per la utilizzazione dei fondi comunitari versati ad amici e parenti di Orban e per i conflitti di interesse dei suoi ministri (è così che si acquisisce consenso elettorale). Già dallo scorso anno il governo ungherese era stato posto sotto osservazione dall’Ufficio antifrode europeo e, ora, a rischio sono 40 miliardi di euro, compresi i 7,2 del Next GenerationEu. Ricordiamo che i fondi europei sono anche nostri. La lezione è sempre la stessa: se vuoi stare dentro la Ue devi rispettare le regole comunitarie, che tu stesso hai sottoscritto, altrimenti, non pensare di avere la botte piena, la moglie e il marito ubriachi e l’uva in vigna. Primo Mastrantoni, Aduc

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Katalin Novák alla presidenza della Repubblica d’Ungheria

Posted by fidest press agency su giovedì, 10 marzo 2022

“Congratulazioni a Katalin Novák, eletta oggi Presidente della Repubblica d’Ungheria, la prima donna nella storia della Nazione magiara. Un politico determinato e capace alla quale mi lega un sentimento di amicizia e stima. Da Ministro della Famiglia ha dimostrato con i fatti che è possibile investire sulle politiche a sostegno per la famiglia e la natalità e sono convinta che saprà essere all’altezza del ruolo che da oggi è chiamata a ricoprire, soprattutto in questo delicato momento storico che vede l’Ungheria in prima linea nell’accoglienza dei rifugiati ucraini”. Lo dichiara il presidente di Fratelli d’Italia e dei Conservatori europei (ECR Party), Giorgia Meloni.

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Ungheria condannata dalla Corte di giustizia europea sull’indipendenza dei giudici

Posted by fidest press agency su mercoledì, 1 dicembre 2021

E’ comodo avere magistrati al proprio servizio, pronti ad emettere sentenze contro chi dissente e a favore del potere costituito, ma questo non è possibile in uno stato democratico: la magistratura deve essere autonoma dal potere legislativo (parlamento) ed esecutivo (governo). Non devono pensarla così la Polonia e l’Ungheria. Quest’ultima è stata condannata dalla Corte di giustizia europea perché nega la indipendenza della magistratura. Come accettato nel momento di entrata nella Unione europea, gli atti normativi comunitari sono sovraordinati a quelli nazionali, vale a dire che la norma europea ha maggior valore di quella nazionale. La Corte suprema ungherese, infarcita di nomine governative, vuole sanzionare i giudici che applicano le direttive comunitarie e disattendono quelle nazionali in contrasto con quelle europee. Nonostante l’Ungheria sia entrata nella Ue ben 17 anni, e ne abbia accettato le regole, è dalla elezione di Viktor Orban a premier che viola l’ordinamento comunitario negandone la primazia. Orban, però vuole continuare a beneficiare dei contributi dell’Unione europea e, al contempo, disconosce il Trattato istitutivo della Ue. Ne abbiamo le tasche piene di furbetti che vogliono i nostri soldi e fare come gli pare. Nessuno li trattiene: la porta dell’uscita è sempre aperta.Primo Mastrantoni, Aduc

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La Ue non è il bancomat di Polonia e Ungheria

Posted by fidest press agency su giovedì, 14 ottobre 2021

Facciamo come ci pare, vogliamo i vostri soldi e, ancora, non riconosciamo i vostri organi giurisdizionali e non vogliamo controlli su come gestire i denari che ci date. Così, in sintesi le posizioni di Polonia e Ungheria, in merito ai fondi del Next Generation Eu, alle quali ha risposto la Ue per bocca del commissario europeo all’economia, Paolo Gentiloni: “La Commissione si adopera per far rispettare lo stato di diritto nell’Ue, tutti ne devono rendere conto. La Commissione è determinata a difendere questi principi e questi valori”. Noi sosteniamo che, se Polonia e Ungheria non vogliono affermare lo Stato di diritto, l’indipendenza della magistratura, la prevalenza del diritto comunitario su quello nazionale, la trasparenza nelle gare di appalto, la difesa delle minoranze, hanno una strada molto semplice da imboccare: quella della uscita dalla Ue. Nessuno li obbliga a restare, ma se rimangono devono rispettare le norme comuni che loro stessi hanno firmato quando fecero domanda di ammissione alla Ue. Primo Mastrantoni, Aduc

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Torna il Caffè letterario dell’Accademia d’Ungheria in Roma

Posted by fidest press agency su sabato, 25 settembre 2021

Roma lunedì 27 settembre 2021, ore 18.00, Palazzo Falconieri – Via Giulia, 1 verterà sulla figura del noto scrittore ungherese Péter Esterházy, che è venuto a mancare cinque anni fa. In Italia Garzanti ha pubblicato “I verbi ausiliari del cuore” (1988), “Il libro di Hrabal” (1991), “La costruzione del nulla” (1992) e “Lo sguardo della contessa Hahn-Hahn” (1995); ma è con “Harmonia Cælestis” (Feltrinelli, 2003) che ha riscosso un grandissimo successo internazionale. Con quest’opera ha vinto il Premio ungherese per la Letteratura e il Premio Sándor Márai nel 2001, il Premio Grinzane per la narrativa straniera nel 2004 e il Premio speciale della giuria Città di Bari nel 2006. Esterházy ha anche vinto il Premio per la pace dei librai tedeschi nel 2004 e il Premio letterario internazionale Pablo Neruda nel 2006. Feltrinelli ha pubblicato in seguito “L’edizione corretta di Harmonia Cælestis” (2005), “Una donna” (2008), “Non c’è arte” (Feltrinelli, 2012) per il quale gli è stato conferito il Premio Letterario internazionale Mondello nel 2013 ed infine “Esti “(2017). Gli ospiti della puntata Facebook Live (accessibile sulla pagina Facebook https://www.facebook.com/Accadung) del 27 settembre p.v. saranno: Cinzia Franchi (professore associato di Lingua e Letteratura ungherese presso l’Università di Padova) Mariarosaria Sciglitano (traduttrice, giornalista culturale, professoressa a contratto presso l’Università di Firenze, già lettrice all’Università Corvinus di Budapest) Antonio D. Sciacovelli (traduttore, professore associato di Letteratura italiana e traduzioni presso l’Università di Turku – Finlandia)

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Stato di diritto e Ungheria: il problema di Orban sono i soldi

Posted by fidest press agency su mercoledì, 28 luglio 2021

Ci si chiede perché il premier ungherese, Viktor Orban, ha progressivamente alzato il livello di tensione verso l’Ue. La risposta è semplice: i soldi.Orban ha un disperato bisogno di fondi in vista delle elezioni del prossimo anno. Mentre l’attenzione dei media si focalizzava sulla legge anti comunità arcobaleno, il premier firmava accordi per oltre 5 miliardi di euro con imprese cinesi e per la costruzione del primo campus universitario in Europa finanziato con 1,3 miliardi cinesi. Fondi che non hanno i controlli di quelli comunitari. Infatti, l’Ufficio europeo per la lotta antifrode (Olaf) ha collocato l’Ungheria al primo posto, tra i 27 paesi comunitari, per irregolarità fiscali. In cambio dei finanziamenti cinesi, Orban si è astenuto dal sottoscrivere le dichiarazioni dell’Ue contro la repressione a Hong Kong e agli Uiguri, una etnia perseguitata dalle autorità cinesi. Dunque, bando alle illusioni, a Orban non interessa la comunità arcobaleno, ma agita leggi e referendum in funzione antieuropea e procinese.Però, oltre che furbi, occorre essere politicamente intelligenti e capire la trappola del debito cinese: se non restituisci il prestito si prende l’opera. L’esempio dell’ Africa e, più da vicino, del Montenegro, dovrebbe insegnare qualcosa: Pechino detiene un quarto del debito montenegrino e ora reclama la proprietà delle opere costruite con fondi cinesi. Più chiaro di così! Primo Mastrantoni, segretario Aduc

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L’Accademia d’Ungheria in Roma riapre le porte

Posted by fidest press agency su sabato, 1 Maggio 2021

Roma l’Accademia d’Ungheria in Roma (Palazzo Falconieri – Via Giulia, 1) riapre le sue porte. Le due mostre attualmente allestite presso la nostra sede, quali Sul margine d’una passione – Mostra dei borsisti dell’Accademia d’Ungheria in Roma (Galleria) e Verso la luce, mosaici di francobolli, mostra di Judit Szendrei (Piano Nobile) restano dunque a disposizione di chi volesse visitarle. Orari d’apertura: da lunedì al venerdì 10.00 -19.30. Parallelamente all’apertura dei nostri spazi espositivi, l’Accademia continua a proporre anche degli eventi online sul proprio sito e la sua pagina Facebook (https://www.facebook.com/Accadung). Per la Giornata del Film Ungherese (30 aprile) sarà in programma una mini rassegna di film d’animazione online. La rassegna organizzata in collaborazione con il National Film Institute Hungary prevede una ricca selezione di opere dei migliori registi ungheresi d’animazione, realizzate tra l’inizio degli anni ‘60 e la fine degli anni ‘80. Il 30 aprile dalle ore 20:00 per 24 ore, gli iscritti al Gruppo chiuso della nostra sala virtuale Cinema Accademia d’Ungheria in Roma (https://www.facebook.com/groups/3049325601840401) avranno accesso gratuito ai seguenti film, finora presentati in Italia solo nell’ambito dei maggiori festival del cinema, in ungherese con sottotitoli in inglese: József Nepp: Passion, György Kovásznai: Double Portraits, József Nepp: Five -Minute Murder, György Kovásznai: Diary, Attila Dargay: Irregular Stories, Gyula Macskássy – György Várnai: Grids, György Kovásznai: Nights in the Boulevard, Sándor Reisenbüchler: The Year of 1812, Marcell Jankovics: Sisyphus, Péter Szoboszlay: Hey, You!, Marcell Jankovics: Fight, Ferenc Rofusz: The Fly, István Orosz: Mind the Steps! Ambedue le mostre sopracitate sono fruibili anche online sul nostro sito (https://culture.hu/it/roma).

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Stati Uniti d’Europa e vaccinazioni. Lo sfascismo dell’Ungheria

Posted by fidest press agency su domenica, 27 dicembre 2020

L’Ungheria ha anticipato l’Ue ignorando i piani per un Vax Day europeo del 27 dicembre ed ha iniziato oggi a vaccinare i primi cittadini. Il governo aveva in precedenza detto di iniziare il programma il 27. Dal punto di vista sanitario nessuno si sconvolge. E’ solo iniziativa politica: l’Ungheria del premier Orban ha voluto distinguersi dalle decisioni comunitarie. Distinzione che questo Paese ha sui principi base dello Stato di diritto ché l’Unione non sia una sorta di accordo commerciale ma politico. Lunga la lista dei “distinguo” ungheresi: dalla censura mediatica al rispetto dei diritti degli individui, passando per la libertà di educazione *.Sono mezzi della politica per esprimere il proprio potere e si sfida la Commissione Ue votata anche da chi lancia questa sfida. Dovremo abituarci a questo ed altro, almeno fino a quando l’Ungheria di Orban non sarà buttata fuori dall’Unione (**) o gli ungheresi decidano di fare a meno di Orban.E’ tollerabile un “marchese del Grillo” nell’Ue? Perché dare loro soldi se ostacolano l’Unione e compromettono la certezza del diritto degli ungheresi, sfascisti per tutta l’UE? Qualcuno potrebbe dire che degli ungheresi se ne occupa il loro governo e quindi glissare su questi “particolari”. Ma il progetto dell’Unione è proprio per superare gli Stati nazionali in prospettiva federalista, e chi non ci sta, visto che l’Ue non manderà i carri armati in Ungheria come fece l’Urss nel 1956, è bene che sia democraticamente allontanato. Chissà se la Commissione farà finta di non vedere….

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Europa: Meglio perdere Regno Unito, Ungheria e Polonia che piegarsi alle loro condizioni

Posted by fidest press agency su domenica, 13 dicembre 2020

Winston Churchill (1894-1965), premier britannico nella Seconda Guerra Mondiale, in un discorso tenuto poco dopo la fine del conflitto, proponeva il “rimedio” per evitare di ripetere gli errori del passato.”Qual è questo rimedio?” Si chiedeva. “Esso consiste nella ricostruzione della famiglia dei popoli europei o in quanto più di essa possiamo ricostituire, e nel dotarla di una struttura che le permetta di vivere in pace, in sicurezza e in libertà. Dobbiamo creare una specie di Stati Uniti d’Europa.”Sono passati 70 anni dal quel discorso e il Regno Unito ha deciso di uscire dalla Unione europea, proprio in epoca di globalizzazione, nella quale l’integrazione delle politiche europee è piu’ che mai necessaria. Il Regno Unito, ora, dovrà confrontarsi con gli USA, con la Cina e con l’Ue.L’Impero britannico, che dominava il Mondo, non c’è più ma il popolo britannico vi è ancora affezionato. Quando si accorgerà che non conviene, tornerà.Un problema, per certi versi più importante e grave, è rappresentato dalla volontà di Ungheria e Polonia di non volere attuare le norme comunitarie sul rispetto dello Stato di diritto, fondamento sul quale poggia l’Ue.Deve essere un lascito del periodo nel quale vigeva la dittatura comunista dove lo Stato di diritto non esisteva.Ungheria e Polonia sono beneficiari netti dei finanziamenti europei, cioè di tutti gli altri membri dell’Ue, e pretendono di disattendere le norme comunitarie che loro stessi hanno sottoscritto.E’ bene che questi Paesi lascino l’Ue. Avranno tempo e modo per ripensarci.L’Ue non può ipotecare il proprio futuro cedendo a richieste mercantili o accettando la violazione di principi sui quali si è costituita l’Unione stessa.Prendiamo dalle parole di Churchill: ricostruire dalla famiglia dei popoli europei o in quanto più di essa possiamo ricostituire.Primo Mastrantoni, segretario Aduc

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Stati Uniti d’Europa: Ungheria e Polonia non vogliono approvare il Recovery Fund

Posted by fidest press agency su sabato, 14 novembre 2020

Il rischio è che i 209 miliardi del Recovery Fund, che dovrebbero essere assegnati all’Italia, non arrivino mai. L’opposizione al bilancio europeo è del premier ungherese, Viktor Orban, e di quello polacco Mateusz Morawiecki. Come mai? Il Recovery Fund è legato, come noto, a condizionalità, perché sono fondi europei collegati al rispetto delle norme comunitarie, quali l’indipendenza della giustizia, la libertà di stampa, il riconoscimento dei diritti individuali. Ungheria e Polonia si rifiutano di accettare queste norme comunitarie, tra le quali c’è, anche, quella relativa alla redistribuzione dei migranti.Per questi motivi i due Paesi sono stati condannati dalla Corte di Giustizia europea.Nel nostro Paese le leggi le facciamo noi, dichiarano i due premier. Vero è però, che tali leggi devono confrontarsi con quelle adottate in sede comunitaria, che tutti hanno sottoscritto, comprese Ungheria e Polonia.Insomma, non si può abitare in un condominio, l’Unione europea, e poi fare ciò che si vuole.Per ritorsione contro le condizionalità, i due Paesi minacciano di bloccare il Recovery Fund.Da notare che i nostrani Matteo Salvini e Giorgia Meloni mostrano simpatie per Orban e Morawiecki.Ungheria e Polonia sono state sempre beneficiarie positive dei fondi comunitari. Insomma, vogliono i soldi europei ma non vogliono rispettare le norme europee. Comodo, no? Primo Mastrantoni, segretario Aduc

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Corteva Agriscience inaugura nuovo centro di ricerca polifunzionale in Ungheria

Posted by fidest press agency su venerdì, 11 settembre 2020

Corteva Agriscience, società globale leader in agricoltura, ha annunciato di aver unificato e ottimizzato le sue capacità per la ricerca su sementi e protezione dei raccolti in un nuovo centro polifunzionale dedicato allo studio di molteplici colture a Szeged, in Ungheria. Il centro fungerà da hub per i team di Ricerca & Sviluppo di Corteva, che potranno collaborare allo sviluppo di soluzioni agricole innovative e sostenibili per gli agricoltori in Europa e nel mondo.Con un investimento complessivo di 1.9 milioni di USD, il nuovo Szeged Center è uno dei più grandi centri di ricerca multifunzionali di Corteva in Europa. In questa nuova sede lavorano 34 persone, tra cui 8 scienziati, focalizzati sull’innovazione nei settori sementi e protezione delle colture.Gli scienziati di Szeged si occupano del miglioramento genetico di mais e girasole e dello sviluppo di prodotti a partire dal germoplasma selezionato di Corteva. Il team sviluppa ibridi con elevata capacità produttiva e qualità agronomiche come la tolleranza allo stress termico, una condizione molto frequente nell’Europa continentale. Il lavoro svolto in precedenza dai nostri esperti di miglioramento genetico ha contribuito alla produzione di molti prodotti di punta sui mercati, come gli ibridi di girasole Pioneer® ExpressSun® tolleranti agli erbicidi, gli ibridi di girasole ad alto contenuto di acido oleico e la linea di mais Optimum® AQUAmax® tolleranti lo stress idrico. Lo stabilimento di produzione delle sementi che si trova nella vicina Szarvas potrà inoltre contare sulle competenze del team nella selezione dei parentali e nella ricerca applicata alla produzione.Il team Integrated Field Science insediato a Szeged è impegnato nello sviluppo di nuove soluzioni per la gestione di infestanti, insetti e malattie, oltre allo studio di tecnologie di concia del seme e di prodotti biologici, attraverso ricerca e sperimentazione in campo.“La mission di Corteva è offrire agli agricoltori soluzioni complete che li aiutino a massimizzare la loro produttività, siamo quindi entusiasti di poter integrare le competenze e le esperienze complementari dei nostri scienziati,” ha aggiunto Andreas Huber, Integrated Field Sciences EMEA, Corteva Agriscience.

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Ue: Urso (FdI) incontra Lászlo Lövér, “ora alleanza Italia Ungheria”

Posted by fidest press agency su lunedì, 20 luglio 2020

“Italia e Ungheria possono realizzare un’alleanza strategica tra i Paesi dell’Europa meridionale e i Paesi di Visegrad. Insieme per fronteggiare il ‘fronte del Nord’ e riaffermare i valori fondamentali dell’Unione Europea. Oggi più che mai è necessario anche a fronte di quanto sta accadendo a Bruxelles. È quanto emerso nell’incontro che ho avuto oggi pomeriggio con il presidente della Assemblea Nazionale ungherese, Lászlo Lövér, in cui abbiamo riaffermato i valori della solidarietà europea anche sulla base della comune identità storica tra Roma e Budapest. La determinazione con cui Orban sta sostenendo le ragioni dell’Italia, insieme con i leaders di Polonia, Slovacchia e Repubblica Ceca è di straordinaria importanza perché segna una svolta nella narrazione delle vicende europee che nessuno può misconoscere. Non riguarda i partiti ma le Nazioni”. Lo dichiara il senatore di Fratelli d’Italia, Adolfo Urso, presidente della Associazione parlamentare di amicizia Italia Ungheria, in visita politica e istituzionale a Budapest.

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L’Europa che stiamo perdendo: Il caso dell’Ungheria

Posted by fidest press agency su mercoledì, 8 aprile 2020

Riprendiamo sia pure in “formato ridotto” l’articolo, che ci ha inviato il giornalista Agostino Spataro, in merito ai recenti accadimenti europei e una sua riflessione sull’argomento partendo dall’Ungheria. Per chi vorrà conoscerlo meglio e seguirlo potrà collegarsi a https://it.wikipedia.org/wiki/Agostino_Spataro. “La decisione del Parlamento ungherese di conferire al premier Orban poteri eccezionali per affrontare l’emergenza Covid 19 é gravissima e inaccettabile. Per capire e informare su ciò che- da tempo- accade in Ungheria non basta scrivere frettolosi articoli pre-confezionati come fanno alcuni inviati dall’Italia, ma fermarsi e cercare di capire le ragioni più profonde del successo elettorale di Orban e della sconfitta della sinistra cui per ben 4 volte (dopo l’89) gli elettori ungheresi affidarono la responsabilità di guidare il governo.Orban mira a collocarsi nel mezzo, a candidarsi come mediatore fra le due entità. Anche per recuperare appieno la fiducia del PP. La forza dei numeri e l’investitura di Donald Trump (ricevuta il 13 maggio scorso a Washington) potrebbero fare di Victor Orban l’ago della bilancia del centro- destra europeo e, sicuramente, il leader dell’area populista. Ruolo cui aspirano in tanti: dalla Le Pen a Matteo Salvini. L’assenza dei rappresentanti di Fidesz a Milano conferma l’esistenza all’interno dell’area populista di questa sorda contesa. Ma i sostenitori di Orban non hanno dubbi: a lui spetta la leadership. Secondo il quotidiano magiaro (https://magyarnemzet.hu/…/diplomaciai-nagyuzem-az-unios-va…/ ), filo governativo, l’Ungheria è oggi una “grande fabbrica” della diplomazia europea e internazionale. E qualche ragione l’hanno. Certo, in ciò c’è l’enfasi della compiacenza mediatica verso il potente di turno (cosa che accade dovunque nel mondo), tuttavia la pretesa non è da sottovalutare. Negli ultimi tempi, Orban si è reso protagonista di una vera offensiva diplomatica. Un turbinio d‘incontri al massimo livello con i principali leader internazionali: da Putin a Ching-Ping, dal premier israeliano Netanyau, costruttore di muri e tenace persecutore delle popolazioni palestinesi, al reazionario presidente brasiliano Bolsonaro, al recentissimo ricevimento di Trump, a Washington, di cui si è detto. Con queste solide relazioni internazionali e con il PIL in crescita del 4,9 %, un saldo positivo della bilancia commerciale di circa 6 miliardi di euro e una disoccupazione (dichiarata) al 3%, (fonte: dati 2018, da Infomercati- Min. Esteri/Italia, 2019), Orban naviga piuttosto tranquillo (come qui molti prevedono) verso la riconferma del 50% nel voto di domenica prossima. Bloccarlo è difficile, tanto più se si continua a combatterlo soltanto con gli insulti, con i luoghi comuni. Senza sforzarsi d’indagare le ragioni del suo successo, le motivazioni di questa massa di elettori che, puntualmente, votano Fidesz.
Perché il successo di Orban, creatura politica di Soros, oggi suo acerrimo nemico? Anche qui: che cosa hanno visto l’uno dell’altro che noi non sappiamo? L’equivoco sul “sovranismo”: la sovranità è un valore non una colpa da emendare. Ma torniamo al populismo che consiglio di non chiamare “sovranismo” perché si fa un altro favore ai populisti. Sovranismo? Che cosa vuol dire?
Si tratta, infatti, di una specie di “parola d’ordine” ripetuta ossessivamente sulla stampa. Impartita da chi? Il risultato potrebbe essere controproducente. Infatti, non basta un “ismo” per dileggiare la sovranità popolare ossia una delle più grandi conquiste della Storia, a base della nostra vigente Costituzione. La sovranità nazionale è un valore fondante e condiviso e non una colpa da emendare, da espiare. In realtà, non si vuole la corresponsabilità, la condivisione dei progetti, ma solo fiaccare, indebolire la sovranità nazionale dei popoli europei destinati ad accodarsi ai disegni egemonici delle superpotenze economiche e militari.
A mio parere, i populismi sono anche conseguenza del grande vuoto, sociale e politico, lasciato dalla sinistra riformista e/o socialdemocratica, inopinatamente, passate dal campo del mondo del lavoro a quello del capitalismo neoliberista e globalista. Mai come oggi il conflitto capitale/lavoro è stato così acuto e asimmetrico, a favore del primo.In questo spazio, animato da masse di cittadini senza un lavoro certo, con meno diritti, abbandonati al loro destino, si sono inseriti, con discorsi ingannevoli, i movimenti, i partiti populisti, i gruppi della destra neofascista, mietendo insperate adesioni e disperati consensi elettorali. E ora siamo qui, in attesa del voto, sperando che l’elettorato non rafforzi loro e indebolisca l’Europa.
Aggiungo, da giornalista”senza giornale”, che non è vero che, dopo l’89, il popolo ungherese ha compiuto una sorta di opzione nazionalista, sciovinista perfino.In sostanza, quegli stessi ungheresi che oggi votano Orban (48,9%), taluni anche il Jobbik (un partito reazionario, al 19,6%) non ebbero pregiudizio verso la sinistra, anzi la preferirono.Il ripensamento nacque quando irruppe sulla scena Victor Orban il quale abbracciò, in modo spregiudicato, le bandiera del populismo, del vittimismo e dell’anticomunismo.
Al centro del suo discorso pose le paure di perdere l’identità nazionale, dopo avere perso gran parte del territorio nazionale (Trianon). Il Fidesz, sospinto dal partito ultradestra Jobbik, divenne il campione della riscossa magiara contro i “torti” storici, contro le ingiustizie provocate dalla vecchia Europa del primo dopoguerra e da quella attuale, unitaria, con capitale Bruxelles.Per contro abbiamo una “sinistra” ungherese debole e divisa e carica di errori.Tuttavia, la sua fortuna politica fu agevolata dagli errori della sinistra nella gestione governativa e, soprattutto, dall’attuazione del programma di privatizzazioni dei settori portanti dell’economia ( dalle industrie alle catene commerciali, dall’immobiliare alle strutture alberghiere, ecc,) a favore di capitali provenienti dalle multinazionali europee e d’oltreoceano, ma anche da Russia e Cina. E da altre fonti. Come dire, se ai propri meriti si aggiungono i demeriti altrui il trionfo è assicurato.
In questi giorni, a piazza degli Eroi, il luogo più patriottico e visitato di Budapest, è possibile ammirare 72 bandierine di altrettante città (perdute o sottratte) che vanno dalla Transilvania (oggi rumena) alla Slovacchia, dalla Croazia alla Serbia. A questi ungheresi irredenti Orban ha concesso la doppia cittadinanza, una serie di agevolazioni commerciali e il diritto di voto per le consultazioni magiare. Oltre mezzo milione di elettori che fanno la differenza. Anche questo è un aspetto serio del problema. E inutile dire che su tali “ingiustizie” continuano a soffiare i demagoghi di tutte le risme, gli irredentisti nostalgici, la destra di Jobbik e ancor di più il Fidesz di Orban il quale, per non farsi scavalcare, alza la posta, con il consenso dei vertici della chiesa cattolica.Nonostante le gravi difficoltà attuali, questo percorso può essere ripreso e concluso con successo. L’Europa può ridiventare una bandiera, una speranza per le nuove generazioni, per tutti i popoli europei per un futuro di pace e di solidarietà.
Se si vogliono battere il populismo e isolare le destre fascisteggianti, la sinistra (quella autentica), insieme a tante altre forze sinceramente europeiste devono rioccupare gli spazi perduti e intraprendere, dopo il voto, uno sforzo congiunto per un serio processo di riforma delle politiche e delle istituzioni europee. E’ assurdo che voteremo per un Parlamento che non ha poteri legislativi ampi e vincolanti; così com’è incomprensibile che i vertici, il governo della U.E., siano nominati e non eletti. Così come sono, dette istituzioni non servono granché, tranne che agli addetti ai lavori. La regola aurea della democrazia recita: senza controllo democratico ogni potere può trasformarsi in abuso.
E’ inutile girarci intorno. L’Europa è assediata non tanto dai migranti (che vanno accolti nella solidarietà e nella legalità), quanto da mire e disegni d’influenza di potenze e superpotenze vecchie e nuove. Così come è stata progettata, costruita e diretta, l’U. E. non ha un futuro certo. Continuerà a oscillare, a districarsi fra una decadenza che sembra ineluttabile e una sorta di servitù volontaria dei suoi ceti dirigenti, subalterni ai disegni delle oligarchie finanziarie e delle super potenze. Resterà impigliata fra tentazioni nazionalistiche autoritarie (la nuova destra eterodiretta) e malcelate dipendenze di forze europeiste importanti che sembrano aver rinunciato a battersi per un ruolo autonomo della nuova Europa. Talune fonti ci dicono che la fatale caduta avvenne perché quella mattina apparve sotto le possenti mura un supercannone che riuscì a sfondare i contrafforti e ad aprire diverse brecce che consentirono alle armate ottomane di dilagare dentro la città.Si dice anche che l’inventore di questo supercannone fu un ungherese di nome Orban.Ovviamente, ogni riferimento a fatti e a persone realmente esistenti è puramente casuale.” by Agostino Spataro

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COVID-19: Il PE sostiene la democrazia in Ungheria

Posted by fidest press agency su venerdì, 27 marzo 2020

La commissione per le libertà civili sottolinea che ogni misura straordinaria adottata dal governo ungherese come risposta alla pandemia deve rispettare i valori fondanti dell’UE.A seguito dei recenti sviluppi in Ungheria, dove il governo sta cercando di espandere la sua autorità esecutiva per poter deliberare per decreti, mentre il Paese rimane in “stato di pericolo”, Juan Fernando López Aguilar (S&D, ES), in qualità di Presidente della commissione parlamentare per le libertà civili, ha rilasciato la seguente dichiarazione:”A nome della commissione per le libertà civili, vorrei esprimere la nostra preoccupazione per l’intenzione di votare all’Assemblea nazionale ungherese l’estensione dello “stato di pericolo” e le relative modifiche al codice penale. Siamo consapevoli che gli Stati membri hanno la responsabilità di adottare misure di protezione in questi tempi difficili, ma queste misure dovrebbero sempre garantire la protezione dei diritti fondamentali, dello Stato di diritto e dei principi democratici. In questo contesto, invitiamo la Commissione a valutare le proposte di legge riguardo i valori sanciti dall’articolo 2 del Trattato sull’Unione Europea e a ricordare agli Stati membri la loro responsabilità nel rispettare e proteggere questi valori comuni”.

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