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Quotidiano di informazione – Anno 35 n°195

Posts Tagged ‘verde’

Irrigare il verde Realizzare e gestire il risparmio idrico di Claudio Corradi

Posted by fidest press agency su martedì, 6 dicembre 2022

I sistemi fissi di irrigazione per le aree verdi, pubbliche e private, possono essere una importante risposta a favore del risparmio idrico. La precisione degli apporti e la loro localizzazione permettono di adattare la tecnica anche ai cambiamenti climatici in atto, grazie soprattutto a tecnologie innovative che stanno rivoluzionando il comparto.Il volume oltre ad affrontare gli aspetti classici dell’idraulica, con specifico riferimento ai materiali da utilizzare, affronta nel dettaglio la progettazione e tutte le tecniche irrigue adottabili anche in relazione alla dimensione e caratteristiche delle aree da servire, con particolare riferimento ai costi e alle tecnologie di automazione di ultima generazione, che oggi più che mai rappresentano il cuore razionale della tecnica irrigua.Indice: L’acqua, il prato e le piante – L’acqua per l’irrigazione – Condotte e raccordi – Linee idriche e pompe – Condotte in pressione – Irrigazione a pioggia – Irrigazione localizzata – Automazione – Filtraggio e manutenzioni – Il progetto – Realizzare un progetto – Costi di realizzazione. € 39,00 – Edagricole di New Business Media srl Pagine 346 – formato 17 x 24 cm

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Il Messico dovrebbe impegnarsi per rendere il proprio prato “più verde”

Posted by fidest press agency su mercoledì, 21 settembre 2022

A cura di Polina Kurdyavko, Head of Emerging Markets, Senior Portfolio Manager, BlueBay Asset Management. La mia recente visita a Città del Messico ha rafforzato l’idea che, dal punto di vista degli investimenti, molte stelle sembrino allinearsi per il Paese. Tra queste, la riduzione del deficit delle partite correnti grazie all’aumento dei prezzi delle materie prime, la politica monetaria ortodossa e il miglioramento dei bilanci aziendali, favorito dal sostegno dei prezzi delle materie prime e dall’attenzione alla riduzione della leva finanziaria. Eppure, se si guarda alle obbligazioni di Pemex, il più grande credito quasi sovrano messicano nel settore del petrolio e del gas, i suoi rendimenti si avvicinano a livelli a due cifre – il rendimento assoluto e lo spread relativo più alti rispetto al debito sovrano dal 2002. Si tratta solo di volatilità del mercato e di un’errata valutazione del rischio da parte degli investitori o ci sono altri fattori che contribuiscono a una delle più grandi dislocazioni dei rendimenti degli ultimi 20 anni? La risposta sta in tre lettere che sono in cima all’agenda degli investitori: ESG. La mancanza di disclosure e di conformità ad alcuni principi ESG di base ha portato molti investitori a gettare la spugna sulla più grande società quasi sovrana del Paese. Avendo analizzato questo credito negli ultimi 20 anni, abbiamo ritenuto importante aumentare la nostra attività di engagement in questa fase, incontrando sia l’azienda che i policymaker per capire la disconnessione. Sebbene tutte le aziende debbano affrontare determinate sfide nel contesto del quadro ESG, la nostra osservazione è che nel caso di Pemex l’ostacolo è più legato alla mancanza di disclosure, piuttosto che alla non conformità con alcuni dei principi ESG. Abbiamo trovato incoraggiante la volontà del management di impegnarsi, ma in ultima analisi la prova starà nei risultati.La buona notizia è che, come investitori nell’obbligazionario, non siamo soli. Anche nel settore bancario, i maggiori finanziatori dell’azienda pongono la conformità ai principi ESG come condizione fondamentale per continuare a concedere prestiti. Anche i fondi pensione nazionali sono preoccupati per la mancanza di trasparenza e stanno votando di conseguenza, incoraggiando l’azienda a impegnarsi. Per una volta, gli interessi di tutti i creditori sono allineati. Tempi disperati richiedono misure disperate. Nel caso di Pemex, questo è il suo momento ESG. Spesso le sfide che dobbiamo affrontare non sono facilmente risolvibili ma, in questo caso, riteniamo che ci siano molti elementi che l’azienda potrebbe affrontare con relativa facilità per riconquistare la fiducia e il sostegno degli investitori. Ciò include misure di base come la sottoscrizione dell’adesione ai principi del Global Compact delle Nazioni Unite e la pubblicazione del rapporto annuale di sostenibilità in inglese e in tempi più brevi. A nostro avviso, il Messico ha il potenziale per offrire interessanti opportunità di rendimento sia per gli investitori che per gli investimenti diretti esteri, ma questi ultimi, per impegnarsi ulteriormente, chiederanno prima di tutto risultati su temi altrettanto importanti come la corporate governance, la trasparenza e i rischi ambientali. Sebbene questo Paese abbia un posto speciale nel mio cuore, il Messico dovrebbe lavorare per rendere “il proprio prato più verde” per guadagnarsi lo status di destinazione di investimento. Poiché molti dei punti d’azione sono relativamente facili da realizzare, speriamo che sia i policymaker sia i dirigenti prendano in considerazione i nostri consigli e inizino a condividere le prove del loro impegno sul fronte ESG. (abstract)

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Il risparmio passa dall’idrogeno verde

Posted by fidest press agency su mercoledì, 27 luglio 2022

Risparmiare energia, tutelare le risorse ambientali, abbattere l’inquinamento, ridurre la spesa di famiglie e imprese: da sempre argomenti di cruciale importanza per il nostro Paese, tornati prepotentemente in primo piano negli ultimi mesi per via dei forti rincari di carbone, gas e petrolio. E.HY. Energy Hydrogen Solution Spa, start-up innovativa fondata a Pisa dall’ingegner Marco Bertelli nasce come risposta al problema dei costi esorbitanti per l’approvvigionamento delle fonti energetiche provenienti dall’estero. Energy Hydrogen sta così facendo da apripista a livello mondiale nel settore delle energie rinnovabili, presentando una gamma di caldaie a idrogeno per la produzione di energia elettrica, acqua calda sanitaria e da riscaldamento per uso domestico. Il micro-cogeneratore domestico HYDRO sfrutta un principio chimico-fisico: attraverso un catalizzatore di titanio viene fornita energia con pochissimi grammi di idrogeno e dal quale viene ricavato vapore che tramite una turbina permette di produrre energia elettrica, acqua calda sanitaria e da riscaldamento. Obiettivi della nostra tecnologia? Risparmiare sulle bollette di luce e gas, rispettare l’ambiente (zero emissioni ed ecosostenibilità) ridurre le importazioni dall’estero di gas, petrolio e carbone. E. HY. Energy Hydrogen Solution SpA si occupa di progettazione e realizzazione di micro co-generatori a idrogeno in grado di fornire riscaldamento ed elettricità senza emettere CO2 e di generatori di vapore industriali con potenze fino a 20 MWh.

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La ricetta di Mosaico Verde per rendere più verde l’Italia”

Posted by fidest press agency su lunedì, 13 giugno 2022

Nell’incontro tenutosi a Roma in questi giorni AzzeroCO2 ha illustrato i risultati raggiunti tra il 2018 e il 2022 grazie al lavoro sinergico tra pubblico e privato: 286 gli ettari riqualificati in 130 aree gestite da Comuni e Enti Parco di 16 regioni italiane. Gli interventi realizzati – da nord a sud d’Italia – hanno l’obiettivo di rispondere alle esigenze specifiche dei territori: sono perciò progettati ad hoc e includono, nella prima fase di attecchimento delle piante, sempre un piano di manutenzione integrativo rispetto a quello programmato dagli Enti che gestiscono le aree.In generale, nelle aree urbane si privilegia la creazione di boschetti antismog, di barriere fonoassorbenti per mitigare il rumore causato dal traffico veicolare, l’aumento delle zone d’ombra per consentirne la fruizione da parte dei residenti e il miglioramento dell’aspetto paesaggistico attraverso l’utilizzo di specie arbustive con fioriture gradevoli.Nelle aree periferiche e nelle zone parco si va solitamente a progettare interventi dall’aspetto naturaliforme, per aumentare o ricostituire la copertura arborea e ridurre l’effetto isola di calore nelle stagioni più calde, ripristinare la biodiversità attraverso l’impiego di specie autoctone, privilegiando quelle che forniscono cibo e riparo all’avifauna e rimuovendo quelle straniere e infestanti che spesso sono state impiegate in passato perché di facile attecchimento. La cosa più importante è che ogni intervento è un progetto a sé stante e risponde a specifiche necessità, ma soprattutto è immaginato per crescere nel tempo e raggiungere la maturità necessaria per sopravvivere in autonomia. Lo sanno bene le aziende, ad oggi 36, che hanno scelto di integrare Mosaico Verde nelle loro strategie di Responsabilità Sociale d’Impresa, e che hanno scelto di restituire al territorio in cui operano o in cui risiedono i loro stakeholder un po’ del valore generato delle proprie attività. 127 i Comuni e gli Enti parco che hanno aderito e oltre 30 quelli in corso di adesione: nella maggior parte dei casi si tratta di realtà pubbliche che, non avendo risorse sufficienti per incrementare le aree verdi o gestire in modo sostenibile quelle esistenti, le hanno rese disponibili all’interno della campagna, dando loro una seconda opportunità.Dissesto idrogeologico, consumo di suolo, incendi boschivi, perdita di biodiversità, sono alcuni dei nemici da combattere e AzzeroCO2, attraverso la campagna Mosaico Verde, lo fa piantando alberi e recuperando e gestendo in maniera sostenibile le aree boschive esistenti, in collaborazione con i gestori delle aree e le ditte specializzate. Una risposta concreta per ridare nuova linfa vitale al patrimonio naturale del Paese, attraverso la creazione di luoghi di condivisione e di ristoro, dove è possibile socializzare, fare passeggiate, vivere nuove esperienze a contatto con la natura e crescere consapevoli dell’immensa ricchezza di cui disponiamo: gli alberi.

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Possibile retromarcia dell’Europa sulla transizione verde

Posted by fidest press agency su domenica, 8 Maggio 2022

E sui nuovi obiettivi di sostenibilità comincia a trovare riscontro nei numeri ufficiali, facendo sorgere nuovi timori per l’agricoltura del Vecchio continente – dichiara Andrea Michele Tiso, presidente nazionale Confeuro. Secondo gli ultimi dati Eurostat diffusi dalla Commissione europea, nel 2020 sono state vendute negli Stati membri ben 340mila tonnellate di pesticidi. In Italia, seconda solo alla Spagna in questa speciale classifica, le tonnellate di pesticidi acquistate hanno superato quota 31mila contro le 24mila del 2019.Nelle scorse settimane numerose organizzazioni hanno avvertito del pericolo di un ritorno al passato in seguito alla guerra in Ucraina e alle difficoltà di approvvigionamento sui mercati delle derrate alimentari – prosegue Tiso. I dati dimostrano ora che queste paure non erano infondate e che si sta lentamente concretizzando un’inversione di tendenza. Se quest’ultima non verrà fermata in tempo, si rischia di bruciare in pochi mesi progressi che sono costati anni di battaglie e di impegno a livello europeo a nazionale. La politica agricola e ambientale dell’Europa procede ormai su due binari distinti: quello degli impegni e delle promesse e quello della realtà dei fatti. I numeri mostrano che lo scartamento fra questi ultimi si sta ampliando in nome di un’emergenza che andrebbe affrontata accelerando la trasformazione del primo settore invece di ripiegare su posizioni conservatrici. La reale potenzialità di una riforma radicale dell’agricoltura europea emergerà proprio nel corso di questa crisi, che sta mettendo in discussione certezze che sembravano acquisite.

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Mobilità verde: per zero emissioni nette servono 35 milioni di veicoli elettrici l’anno fino al 2030

Posted by fidest press agency su domenica, 1 Maggio 2022

A cura di Pauline Grange, gestore investimento responsabile e Jess Williams, analista, investimento responsabile di Columbia Threadneedle Investments. Nel corso della storia il ritmo delle innovazioni tecnologiche è stato spesso sottovalutato. Settori come l’automotive sono pronti per cambiamenti dirompenti a un ritmo che sorprenderà gli investitori. In effetti, la domanda di veicoli elettrici a batteria è già aumentata in Cina nel 2021 e le motivazioni sono più economiche che ambientali.Il primo motivo per cui i consumatori cinesi acquistano un’auto elettrica risiede nei minori costi operativi. La Cina ha beneficiato di robuste catene interne di fornitura di batterie e della produzione di chip semiconduttori, nonché di politiche governative che hanno permesso al settore di crescere più rapidamente che altrove. Grazie a costi iniziali più bassi e a costi operativi contenuti, per i consumatori premium sui mercati di massa acquistare un veicolo elettrico a batteria è sempre più vantaggioso. La seconda ragione citata è un’esperienza di guida migliore, grazie a funzionalità autonome, digitali e di sicurezza superiori, caratteristiche importanti soprattutto per i consumatori più giovani ed esperti di tecnologia digitale. Per contro, negli Stati Uniti i veicoli elettrici a batteria continuano a rappresentare mano del 5% delle vendite di nuove auto, ma la situazione è destinata a cambiare grazie al sostegno dell’amministrazione Biden sotto forma di massicci investimenti per sviluppare reti di ricarica nazionali e infrastrutture energetiche verdi.Per raggiungere gli obiettivi di azzeramento netto, dovremmo aggiungere alla flotta globale in media 35 milioni di veicoli elettrici ogni anno da qui al 2030. Alcuni dei più grandi mercati automobilistici al mondo hanno già annunciato che intendono eliminare gradualmente le vendite di motori a combustione interna tra il 2030 e il 2040 per sostenere i loro obiettivi di azzeramento netto delle emissioni.Via via che la gamma di veicoli elettrici disponibili sul mercato aumenta, altre regioni potrebbero seguire la Cina, che raggiungerà per prima la parità di costo tra i veicoli elettrici e quelli con motori a combustione entro il 2024.Ma la sostituzione della flotta globale presenta alcune sfide. Innanzitutto l’attuale capacità di produzione di batterie è assolutamente insufficiente: sono infatti necessari 14TWh di capacità di produzione di batterie (ossia 88 volte la capacità del 2020) per raggiungere il 100% di veicoli elettrici entro il 2050. In secondo luogo, le auto elettriche contengono quasi sei volte i minerali e materiali di un motore a combustione. Infine, la scarsità di stazioni di ricarica affidabili, significa che gli investimenti in reti di ricarica ad alta potenza e in energia rinnovabile nella rete energetica devono essere accelerati. Ma queste sfide non sono insormontabili. E così, via via che il mercato dei veicoli elettrici si sviluppa, le aziende che forniscono i componenti necessari per produrre e alimentare le auto elettriche disporranno di un potenziale di crescita sostenibile. Fonte http://www.columbiathreadneedle.it

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Il ‘verde’ è il nuovo colore in tendenza, anche per i mercati emergenti”

Posted by fidest press agency su giovedì, 9 dicembre 2021

A cura di Jan de Bruijn, Client Portfolio Manager Emerging Markets di Robeco. Per raggiungere l’obiettivo della transizione energetica su scala mondiale, i mercati emergenti giocheranno un ruolo cruciale, data la loro crescente importanza a livello globale. Paesi come la Cina e l’India sono ancora in fase di espansione economica e quindi ancora fortemente dipendenti dai combustibili fossili. Essendo importatori di petrolio, sono interessati al passaggio verso le energie rinnovabili per non essere più dipendenti in termini energetici e per diventare, al contempo, esportatori di componenti di energia verde. La Cina e l’India sono i maggiori consumatori di energia a livello mondiale, diventando i mercati più importanti nel determinare il successo della spinta globale alla decarbonizzazione. Rispetto a molti mercati sviluppati, dove la domanda di elettricità ha già raggiunto il picco intorno al 2007, queste regioni emergenti impiegheranno più tempo per raggiungere la carbon neutrality. Considerando che il carbone costituisce ancora oggi tra una quantità variabile tra il 60% e il 70% del consumo di energia primaria, in entrambi i paesi, combinare la crescita economica e la riduzione delle emissioni richiederà investimenti significativi nelle energie rinnovabili, come il solare, l’eolico e altre tecnologie a bassa emissione di carbonio.Alcuni nuovi impianti eolici e solari costruiti in India e in Cina sono già più economici delle centrali a carbone esistenti. La transizione energetica richiederà anche una significativa ristrutturazione economica da parte di quei paesi che dipendono dal petrolio e dal gas per una parte significativa della loro economia, come la Russia e i Paesi del Golfo (GCC). L’Arabia Saudita e la Russia sono i due principali produttori di petrolio e gas all’interno dell’universo dei mercati emergenti, ognuno dei quali rappresenta dal 12 al 13% della produzione globale di petrolio. Paesi come l’Arabia Saudita, il Qatar e gli Emirati Arabi Uniti (UAE) hanno stabilito programmi e redatto piani di ristrutturazione sociale ed economica per diversificare la loro economia e ridurre la loro dipendenza dal petrolio e dal gas. In termini di contributi per mezzo di energie rinnovabili alla rete, gli EAU sono stati i più aggressivi: la capacità di generazione di energia solare dovrebbe quadruplicare da 2,1 gigawatt attuali a 8,5 gigawatt entro il 2025.Nel frattempo, l’Arabia Saudita ha accettato la necessità di una transizione energetica, sebbene il reperimento di fondi sarà probabilmente un ostacolo. Il suo Programma Nazionale di Trasformazione 2020 e la Visione 2030 mirano a sestuplicare le entrate non petrolifere del governo e ad aumentare la quota di gas naturale e di energie rinnovabili al 50% del mix energetico totale entro il 2030. Questi obiettivi ambiziosi richiederanno investimenti massicci e resta da vedere se l’Arabia Saudita sarà in grado di attuare i suoi piani.I mercati emergenti e i paesi in via di sviluppo stanno affrontando una doppia sfida. Da un lato, sono particolarmente vulnerabili al cambiamento climatico, non avendo il potere finanziario sufficiente per prevenire o rispondere adeguatamente agli impatti del cambiamento climatico. Dall’altro lato, un approvvigionamento energetico affidabile e conveniente è cruciale per continuare lo sviluppo socio-economico.Eppure, molti di loro si stanno muovendo velocemente con i loro piani di decarbonizzazione, mentre diventano una parte sempre più importante del mercato energetico globale. E ci si aspetta che l’innovazione tecnologica e la riduzione dei costi contribuiscano a una crescita più rapida delle energie rinnovabili, insieme a modelli di business e di finanziamento innovativi che dovrebbero promuovere soluzioni energetiche pulite e scalabili. (abstract verinieassociatisas.onmicrosoft.com)

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Certificato verde digitale è online

Posted by fidest press agency su domenica, 20 giugno 2021

Il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha firmato il Decreto che definisce le modalità di rilascio delle Certificazioni verdi digitali COVID-19 che faciliteranno la partecipazione ad eventi pubblici, l’accesso alle strutture sanitarie assistenziali (RSA) e gli spostamenti sul territorio nazionale. Con la firma del Dpcm – informa una nota di Palazzo Chigi – si realizzano le condizioni per l’operatività del Regolamento Ue sul “Green Pass”, che a partire dal prossimo 1° luglio garantirà la piena interoperabilità delle certificazioni digitali di tutti i Paesi dell’Unione. Sarà possibile ottenere una delle certificazioni verdi Covid 19 anche in farmacia. In alternativa alla versione digitale, sottolinea Palazzo Chigi, i documenti potranno essere richiesti al proprio medico di base, al pediatra o in farmacia, utilizzando la propria tessera sanitaria.In una nota il Ministero della Salute specifica che “con l’attivazione della piattaforma nazionale realizzata e gestita da Sogei, a partire da giovedì 17 giugno, i cittadini potranno iniziare a ricevere le notifiche via e-mail o sms con l’avviso che la certificazione è disponibile e un codice per scaricarla su pc, tablet o smartphone. L’invio dei messaggi e lo sblocco delle attivazioni proseguiranno per tutto il mese di giugno, e sarà pienamente operativo dal 28 giugno, in tempo per l’attivazione del pass europeo prevista per il 1° luglio “. Il Green Pass, aggiunge il Ministero, “contiene un QR Code che ne verifica autenticità e validità. Il documento attesta una delle seguenti condizioni: la vaccinazione contro il Covid-19, l’esito negativo di un tampone antigenico o molecolare effettuato nelle ultime 48 ore o la guarigione dall’infezione. A tutela dei dati personali, il QR Code della certificazione andrà mostrato soltanto al personale preposto per legge ai controlli.”.La Certificazione verde COVID-19 si potrà visualizzare, scaricare e stampare su diversi canali digitali: • sul sito dedicato http://www.dgc.gov.it • sul sito del Fascicolo Sanitario Elettronico Regionale http://www.fascicolosanitario.gov.it/fascicoli-regionali • sull’App Immuni • e presto sull’App IO La Certificazione sarà disponibile per la visualizzazione e la stampa su pc, tablet o smartphone. In alternativa alla versione digitale, la Certificazione potrà essere richiesta al proprio medico di base, pediatra o in farmacia utilizzando la propria tessera sanitaria. In caso di difficoltà, o indisponibilità, nell’uso di strumenti digitali, saranno coinvolti medici di medicina generale, pediatri di libera scelta e farmacisti che hanno accesso al sistema Tessera Sanitaria. Dal 1° luglio la Certificazione verde Covid-19 sarà valida come Eu digital Covid certificate e renderà più semplice viaggiare da e per tutti i Paesi dell’Unione europea e dell’area Schengen.Il Dpcm spiega caratteristiche e modalità di funzionamento della piattaforma nazionale-dgc che viene alimentata, attraverso l’interconnessione con il Sistema TS, “con i dati relativi agli esiti negativi dei test molecolari e antigenici, al momento della disponibilità dell’esito nel Sistema TS stesso”. E ricorda che il Sistema TS è alimentato dalle strutture sanitarie pubbliche, private accreditate e autorizzate in cui si effettuano test molecolari e tamponi antigenici rapidi, dai medici di medicina generale e pediatri, e dalle “farmacie convenzionate presso le quali vengono effettuati i test antigenici rapidi”.Il Dpcm: https://www.governo.it/sites/governo.it/files/Dpcm_Green_Pass.pdf (fonte Farmacista33)

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Riforma Pac e transizione verde

Posted by fidest press agency su giovedì, 27 Maggio 2021

Dopo mesi di discussioni, è giunto per l’Europa il momento di fornire le risposte che l’agricoltura attende da molto tempo – dichiara Andrea Michele Tiso, presidente nazionale Confeuro. Nel consiglio Agricoltura e Pesca (Agrifish), in programma a Bruxelles il 26 e 27 maggio, si parlerà della riforma della Pac e delle nuove tecniche agroalimentari. Altri temi sul tavolo sono il Piano di azione per l’agricoltura biologica e il vertice Onu sui sistemi alimentari di settembre. Al termine della riunione, dovrebbero emergere in modo più chiaro le reali intenzioni dell’Europa.I Paesi dell’Unione hanno ancora spazio di manovra per imprimere una svolta all’agricoltura, ma non si può ignorare il rischio che preferiscano restare ancorati al sistema produttivo agroindustriale – spiega Tiso. Gli interessi costituiti sono molti, così come forti sono le pressioni esercitate su Governi affinché lo scenario non cambi. Tra i pericoli, c’è anche quello che gli Ogm possano rientrare tra le coltivazioni consentite attraverso le cosiddette Nuove tecniche genomiche.Mentre il Governo italiano prepara una cabina di regia per la gestione delle risorse del Recovery Fund, è bene tenere alta l’attenzione non solo sull’ammontare dei fondi in arrivo, ma anche sulle priorità che l’Europa stabilirà per il settore primario. Non basta infatti avere a disposizione nuovi fondi. E’ altrettanto necessario saperli spendere nel migliore dei modi, identificando gli investimenti che possono permettere una reale transizione verde della nostra agricoltura e superando le inevitabili resistenze che ogni cambiamento porta con sé.

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PE: sì al fondo da 17,5 mld per una transizione giusta verso un’economia verde

Posted by fidest press agency su giovedì, 20 Maggio 2021

Il pacchetto, approvato martedì in via definitiva, di investimenti comprende 7,5 miliardi di euro dal quadro finanziario pluriennale 2021-2027 e 10 miliardi supplementari dallo strumento europeo per la ripresa. Per essere ammissibili, i progetti devono concentrarsi su diversificazione economica, riconversione o creazione di posti di lavoro, oppure contribuire alla transizione verso un’economia europea sostenibile, circolare e climaticamente neutra.Il Fondo per una transizione giusta (JTF) finanzierà l’assistenza nella ricerca di lavoro, le opportunità di riqualificazione e miglioramento delle competenze, ma anche l’inclusione attiva dei lavoratori e delle persone in cerca di occupazione durante la transizione dell’economia europea verso la neutralità climatica. Sosterrà microimprese, incubatori di imprese, università e istituti di ricerca pubblici, investimenti nelle nuove tecnologie energetiche, efficienza energetica e mobilità locale sostenibile.Il Fondo per una transizione giusta esclude il sostegno a inceneritori e progetti di disattivazione o costruzione di impianti nucleari, oppure ad attività collegate ai prodotti del tabacco e investimenti relativi ai carburanti fossili.Nei loro piani nazionali per una transizione giusta, i Paesi UE dovranno identificare i territori maggiormente colpiti dalla transizione energetica e concentrare in quelle zone le risorse del Fondo. Particolare attenzione sarà dedicata alle specificità di isole, zone insulari e regioni ultraperiferiche.Su iniziativa del Parlamento, sarà introdotto un meccanismo di ricompensa ecologica, se il bilancio del Fondo sarà aumentato in seguito alla revisione di medio termine, dopo il 31 dicembre 2024. Queste risorse supplementari verranno distribuite tra gli Stati membri, e i paesi che riusciranno a ridurre le emissioni industriali di gas a effetto serra riceveranno maggiori finanziamenti.

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Data center intelligenti: una rivoluzione verde nel settore immobiliare

Posted by fidest press agency su mercoledì, 12 Maggio 2021

A cura di Zsolt Kohalmi, Global Head of Real Estate and Co-Chief Executive Officer di Pictet Alternative Advisors. Ogni minuto di ogni giorno, 4,6 miliardi di utenti internet in tutto il mondo spendono 1 milione di dollari online, inviano 41,7 milioni di messaggi WhatsApp, fanno 1,4 milioni di telefonate e caricano 500 ore di video. Con l’ampliamento della tecnologia 5G, il volume di dati giornaliero aumenterà ulteriormente.Ciò, a sua volta, determinerà un aumento della richiesta di un tipo di immobile specializzato: il data center.Solo in Europa si prevede una crescita del mercato dei data center di 71 miliardi di dollari nel periodo 2020-2024, con un tasso di crescita annuo composito (CARG) del 15%. Si tratta di un’opportunità di investimento unica per gli investitori immobiliari alla ricerca di una classe di attivi con fondamentali solidi. I data center offrono rendimenti relativamente interessanti, che vanno dal 5 al 7% per le ubicazioni principali e migliori in Europa e, in genere, tendono ad avere contratti di locazione indicizzati all’inflazione di più lunga durata, offrendo una certa protezione dall’inflazione.Ma l’opportunità ha un costo. L’elaborazione e la memorizzazione di un’enorme quantità di dati richiedono molta energia. Secondo il ricercatore svedese Anders Andrae, entro il 2025 i data center potrebbero rappresentare il 20% del consumo energetico mondiale e il 5,5% dell’impronta di carbonio.Fortunatamente, tra le società che possiedono o gestiscono data center, azionisti, consumatori e autorità di regolamentazione, c’è la diffusa consapevolezza che il settore abbia bisogno di ridurre il proprio impatto ambientale attualmente sovradimensionato. Per raggiungere questo obiettivo è necessario un duplice approccio.Il primo passo consiste nell’ottimizzazione dell’infrastruttura dei dati. La tecnologia ospitata nei data center può essere resa più efficiente, ad esempio installando micro server o utilizzando l’intelligenza artificiale per ottimizzare l’utilizzo di server e di energia. Il secondo passo consiste nel rendere gli edifici più ecologici. È qui che gli investitori immobiliari attivi possono essere coinvolti e, per estensione, capitalizzare a partire da un’opportunità di investimento sostenibile. Come per tutti gli immobili, la posizione è fondamentale. Per i data center non si tratta tanto di collegamenti di trasporto o di affluenza di pubblico, quanto di condizioni climatiche: i climi freddi contribuiscono a ridurre il consumo di energia, gran parte del quale viene solitamente speso per raffreddare le macchine. Non è un caso che l’investimento nei data center nei Paesi nordici sia quasi raddoppiato tra il 2018 e il 2025 (si veda il grafico). Di fondamentale importanza è anche il fatto che la regione sia dotata di reti in fibra ottica ultraveloci, le autostrade del mondo digitale, che utilizzano cavi costituiti da fili di fibra di vetro sui quali i dati vengono trasferiti sotto forma di luce ottica. In secondo luogo, gli edifici. È fondamentale poterli alimentare con energia rinnovabile, ancora meglio se prodotta in loco. Anche l’isolamento termico degli edifici è importante, così come lo stretto monitoraggio del consumo delle utenze per garantire un utilizzo ottimale dell’energia. I data center di nuova costruzione possiedono alcune fra le migliori credenziali ecologiche. Ma l’atto stesso di costruire partendo da zero è tutt’altro che verde: la sola produzione di cemento rappresenta circa l’8% delle emissioni globali di carbonio. In linea di principio, la ristrutturazione e l’ammodernamento rimarranno quasi sempre le opzioni migliori per l’ambiente. Il percorso di ristrutturazione offre inoltre il miglior potenziale di rendimento immobiliare grazie alla creazione di valore aggiunto. La recente acquisizione di Pictet ad Akalla, alla periferia di Stoccolma, ne è un esempio.Tuttavia, per il momento, a causa della rapidità della crescita e della mancanza di locali adeguati, gli investitori immobiliari hanno l’opportunità di generare un ulteriore rendimento riqualificando gli edifici esistenti. La sfida è trovare locali con una metratura sufficientemente ampia (come i grandi centri logistici) in una posizione strategica dove coesistano fibra ottica spenta ed elettricità, e adottare un approccio creativo e innovativo per rendere l’edificio il più ecologico ed efficiente possibile. (abstract https://www.am.pictet/it/italy/articoli/2021/idee-di-investimento/04/data-center-intelligenti-una-rivoluzione-verde-nel-settore-immobiliare

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Transizione verde e politiche industriali degli anni passati

Posted by fidest press agency su venerdì, 7 Maggio 2021

Le misure per l’agricoltura all’interno del Piano nazionale di ripresa e resilienza sono frutto di un approccio che ricorda le politiche industriali degli anni passati. Si tratta di un’impostazione che è necessario superare se si vuole realizzare una vera transizione ecologica – dichiara Andrea Michele Tiso, presidente nazionale Confeuro. Prima ancora della quantità di fondi destinati al settore primario, è l’impianto generale a suscitare perplessità. Come alcuni osservatori hanno già sottolineato, nel piano non c’è infatti alcun riferimento all’agroecologia e all’agricoltura biologica. Un’omissione in aperta contraddizione con gli obiettivi del Green Deal europeo che non può passare inosservata.Per l’agroalimentare il Governo ha stanziato 6,8 miliardi di euro con lo scopo di migliorare le dotazioni logistiche, promuovere il fotovoltaico, ammodernare le macchine agricole e favorire i contratti di filiera – prosegue Tiso. Gli obiettivi, di per sé condivisibili, sono inseriti in un’agenda che non restituisce la dovuta centralità al cibo, all’ambiente e alla salute dei consumatori. Persiste la visione che considera l’agricoltura un settore accessorio all’industria, dimenticando le importanti ricadute che il primario ha su tutti gli aspetti della vita.La nuova consapevolezza che assegna all’agricoltura un ruolo centrale non solo nel sistema economico, ma anche nella lotta per la difesa dell’ambiente e nel contrasto al cambiamento climatico, non è rispecchiata se non in minima parte dal piano del Governo. Tale debolezza di visione conferma che il primo indispensabile cambiamento per realizzare una rivoluzione verde è di tipo culturale.

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Greenpeace: Un piano poco verde

Posted by fidest press agency su martedì, 27 aprile 2021

Una mezza svolta verde per Greenpeace Italia il piano che ieri il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha presentato alla Camera dei Deputati. Con uno spazio davvero troppo esiguo per un serio dibattito pubblico e senza le schede progettuali da cui si potrebbe capire di più, il PNRR presenta qualche novità di rilievo ma ancora diversi limiti. “Registriamo con soddisfazione l’assenza di finanziamenti diretti al progetto CCS di Eni a Ravenna, l’inserimento delle smart grid, degli elettrolizzatori per 1 GW, l’agrovoltaico che si aggiunge all’agrisolare, seppure con risorse limitate” afferma Giuseppe Onufrio, direttore esecutivo di Greenpeace Italia. “Sulla mobilità urbana, invece, è prevista una “cura del ferro” che basterebbe probabilmente per la sola Roma, investimenti nella mobilità ferroviaria locale limitati che, tra l’altro, migliorerebbero ben poco la qualità dell’aria delle nostre città”.Tra le note positive anche l’accenno alle tecnologie per le fonti rinnovabili offshore ma con poche risorse e peraltro condivise con altri progetti innovativi, un miglioramento sulle colonnine di ricarica elettrica (rispetto alla precedente versione) ma al di sotto di quello che servirebbe. Non è ancora chiaro, inoltre, se le riforme per sveltire le autorizzazioni alle rinnovabili consentiranno di vedere una crescita di almeno 6 GW all’anno, oltre 6 volte quanto registrato l’anno scorso.Tra le note negative manca una svolta sull’economia circolare, assenti misure per la riduzione della produzione di rifiuti e l’innovazione necessaria a ridurre il ricorso all’usa e getta specie per la plastica: un percorso che potrebbe aprire all’uso massiccio di inceneritori con rischi sanitari pericolosi.In tema agricolo, evidentemente il comparto non è considerato parte della transizione ecologica: non c’è un riferimento preciso allo sviluppo dell’agricoltura ecologica e biologica, né a un obiettivo di riduzione del numero dei capi allevati spostando le risorse della PAC su produzioni agroecologiche. L’importante stanziamento sul biometano, fonte che può contribuire alla decarbonizzazione, rischia però, in assenza di una politica agricola orientata alla riduzione delle emissioni e dei capi allevati non solo di mantenere i loro impatti su ambiente e salute, ma addirittura di stimolare richieste per nuove autorizzazioni, in aree già fortemente colpite dagli impatti del settore zootecnico intensivo.Infine, il piano assegna – minimo passo avanti rispetto a quanto visto nelle bozze precedenti – delle risorse, seppur poche, alla tutela della biodiversità, ignorando il ruolo fondamentale dei numerosi “servizi ecosistemici” da cui dipendono le nostre vite e la nostra salute.

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L’Europa chiede all’Italia un futuro più verde per l’agricoltura

Posted by fidest press agency su lunedì, 21 dicembre 2020

La Commissione Europea ha reso pubbliche le raccomandazioni in merito ai contenuti dei Piani Strategici per la futura programmazione della Politica Agricola Comune (Pac) che gli Stati Membri, tra cui l’Italia, stanno redigendo. Questi documenti erano stati annunciati lo scorso 20 maggio dalla Commissione all’interno del documento sull’aderenza della Pac agli obiettivi del Green Deal pubblicato insieme alle due importanti strategie Biodiversità al 2030 e Farm to Fork.Nella comunicazione viene ribadita in primo luogo a tutti gli Stati Membri la necessità che il Piano Strategico Nazionale per la Pac sia in linea con il Green Deal, indicando in modo esplicito l’obbligo di riportare i target delle strategie F2F e Biodiversità declinati a livello nazionale nei Piani Strategici.La Commissione Europea, nel documento di lavoro destinato al nostro Paese, sottolinea i nodi dell’agricoltura italiana ancora da risolvere, sia sotto il profilo sociale che ambientale: dall’annosa questione dei titoli storici che impediscono una equa distribuzione del reddito, al calo della biodiversità delle aree agricole, all’utilizzo ancora eccesivo di pesticidi, fino all’insostenibile carico zootecnico in alcune aree del Paese.L’Europa chiede, quindi, al nostro Paese un impegno sostanziale, attraverso gli interventi del Piano Strategico Nazionale a favorire l’agricoltura biologica, ridurre l’uso di fitofarmaci e fertilizzanti, diminuire le emissioni zootecniche, intervenire per migliorare il benessere animale e la conservazione della biodiversità negli agroecosistemi, per ridurre il rischio idrogeologico. Tutto ciò anche attraverso l’implementazione e la diffusione del sistema delle conoscenze in merito, sin qui sottovalutate in fase di definizione della politica agraria nazionale (un’analisi di dettaglio verrà resa disponibile nei prossimi giorni sul sito di CambiamoAgricoltura).«Questo documento ricalca molte delle richieste per una vera riforma della Pac contenute nel nostro decalogo reso pubblico già a luglio 2018» affermano le associazioni riunite nella Coalizione CambiamoAgricoltura. «Le raccomandazioni della Commissione Ue sono oggi importanti perché spingono il nostro Governo a redigere un Piano Strategico Nazionale della Pac post 2020 ambizioso e aderente alle sfide del futuro, in grado di correggere in parte le posizioni arretrate fino a ora assunte dall’Italia in sede europea sulle sfide ambientali e sociali della nuova Pac». Posizioni che, ricordano le Associazioni di CambiamoAgricoltura, hanno contribuito alle decisioni del Parlamento Europeo e del Consiglio Agrifish sugli emendamenti che hanno indebolito i regolamenti presentati a giugno 2018 dall’allora commissario all’agricoltura Hogan, come dimostra l’analisi svolta dalla Coalizione CambiamoAgricoltura, presentata in un documento e con una serie di infografiche scaricabili sul sito della Coalizione.Le Associazioni auspicano che la Commissione nel corso del trilogo riporti i regolamenti della Pac sulla strada del Green Deal, come affermato lo scorso mercoledì dalla Presidente Von der Leyen nel corso della Eu Agricultural Outlook conference.«Oggi, in coincidenza con la pubblicazione delle raccomandazioni della Commissione Ue, abbiamo inviato due lettere ai Ministri dell’Agricoltura, Teresa Bellanova, e dell’Ambiente, Sergio Costa, chiedendo che il percorso di definizione del Piano Strategico Nazionale riparta al più presto con l’istituzione del tavolo di partenariato promesso, con un proattivo e caratterizzante contributo del Ministero dell’Ambiente in questo processo». Tale obbligo è richiamato dalla Commissione stessa nelle sue raccomandazioni.«Solo così» concludono le Associazioni «saremo certi che anche il nostro Paese farà la sua parte per operare la necessaria transizione ecologica dall’attuale modello agricolo dominante ad uno in sintonia con il Green Deal europeo».

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“Italia leader in Europa solo con la svolta verde”

Posted by fidest press agency su lunedì, 14 dicembre 2020

“Solo con una economia verde l’Europa può conquistare la leadership mondiale e solo con una rivoluzione green l’Italia può essere la locomotiva dell’UE. A cinque anni dall’Accordo di Parigi sul clima le prospettive sembrano essere positive, ma il tempo corre e dobbiamo agire subito”, così la Presidente della Commissione Ambiente alla Camera, Alessia Rotta.“Stiamo assistendo a cambiamenti politici rilevanti – spiega la presidente – La vittoria di Biden negli Usa e la nuova consapevolezza mostrata dai capi di Governo della Ue sul terreno della lotta ai cambiamenti climatici indicano che l’ecosostenibilità è la strada che due dei principali player mondiali hanno scelto di percorrere. Gli Usa tornano dentro il patto di Parigi, dopo la parentesi negazionista di Trump, e la Ue ha fissato al 2030 la riduzione delle emissioni di inquinanti al 55% con l’accordo raggiunto ieri dai 27 capi di Governo”. “L’aumento di terreni aridi, l’erosione delle coste, incendi sempre più devastanti, l’innalzamento dei mari, le migrazioni forzate, la scomparsa di interi ecosistemi, fenomeni atmosferici sempre più estremi sono solo alcune delle terribili conseguenze dei cambiamenti climatici. Parliamo di effetti reali che riguardano la vita di ognuno di noi. Oggi, a cinque anni, dalla firma degli Accordi di Parigi sul clima, la sostenibilità, la salvaguardia degli equilibri ambientali degli ecosistemi, la transizione di interi settori industriali devono essere una priorità per ogni Paese – conclude Rotta – Non abbiamo più tempo”.

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Commissione europea: Per una ripresa verde

Posted by fidest press agency su lunedì, 14 dicembre 2020

Bruxelles. Nella riunione del Consiglio europeo di questa settimana, i leader dei 27 Stati membri dell’UE cercheranno un accordo su un nuovo obiettivo di riduzione delle emissioni dell’UE entro il 2030. La Commissione europea propone di ridurre le emissioni di gas a effetto serra di almeno il 55 % entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990, una posizione sostenuta dal Comitato europeo delle regioni (CdR). Nel corso del dibattito durante la sessione plenaria virtuale del CdR, i leader regionali e locali dell’UE hanno sottolineato che l’emergenza COVID non deve impedire all’UE di onorare l’impegno di affrontare le crisi in materia di clima e biodiversità, e di stabilire un nuovo obiettivo più ambizioso per il 2030. L’efficace attuazione del Green Deal europeo (la nuova strategia dell’UE per la crescita) deve tradursi in progetti concreti a livello locale e basarsi su un approccio decentrato.A dimostrazione dell’impegno del governo tedesco a favore di un forte coinvolgimento locale e regionale nella politica climatica, l’attuale presidenza del Consiglio (il semestre di presidenza tedesca termina il 31 dicembre), ha richiesto due pareri al CdR. Il primo parere valuta le opportunità di adattamento precauzionale ai cambiamenti climatici ed esorta la Commissione europea a sviluppare una nuova strategia di adattamento dell’UE con obiettivi e indicatori chiari, in linea con i principi di sussidiarietà attiva e di proporzionalità. Nella riunione del Consiglio europeo della scorsa settimana (10-11 dicembre), i leader dei 27 Stati membri dell’UE cercheranno un accordo su un nuovo obiettivo di riduzione delle emissioni dell’UE per il 2030. In questo modo l’Unione potrà presentare il suo contributo aggiornato determinato a livello nazionale alla convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici prima della fine del 2020. Il piano degli obiettivi climatici 2030 della Commissione europea propone di ridurre le emissioni di gas a effetto serra di almeno il 55 % entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990, una posizione sostenuta dal Comitato europeo delle regioni.

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Numero verde per gli anziani soli

Posted by fidest press agency su domenica, 29 novembre 2020

Dopo le numerose chiamate ricevute durante il primo periodo del lockdown, il numero verde di Senior Italia FederAnziani, WINDTRE e SIPEm SoS, la Società Italiana di Psicologia dell’Emergenza, nato all’inizio della pandemia per supportare gli anziani soli, è di nuovo attivo da oggi, 26 novembre. Il servizio continuerà, pertanto, ad offrire aiuto a coloro che abbiano bisogno di ascolto e sostegno psicologico in questo prolungato periodo di isolamento.Una recente indagine di Senior Italia FederAnziani, condotta sull’universo dei centri sociali per anziani aderenti alla federazione, ha mostrato come l’80% degli over 65 viva una condizione di difficoltà legata all’attuale scenario pandemico, e come il 57% della popolazione senior abbia praticamente azzerato la propria vita sociale e di relazione in questi mesi.Da qui la decisione di proseguire nell’iniziativa riattivando il numero verde 800.99.14.14, che sarà raggiungibile da telefono fisso e mobile, operativo dal lunedì alla domenica dalle ore 14.00 alle ore 19.00. Il numero è attivo anche nei giorni festivi e continuerà ad esserlo durante le festività natalizie, giornate più difficili per l’emergenza solitudine.«Quattordici milioni di anziani in Italia in questi mesi hanno visto le loro vite cambiare radicalmente, hanno limitato fortemente ogni loro relazione sociale, anche con la famiglia; sono preoccupati, disorientati, non hanno nessuno con cui parlare e chiedono di non essere abbandonati in questo momento di grande difficoltà. E’ per supportare loro, specialmente quelli più soli e fragili, privi di reti sociali o supporti familiari già prima della pandemia, che Senior Italia FederAnziani e SIPEM SoS Federazione hanno deciso di rinnovare l’iniziativa del numero verde gratuito, già operativo nei mesi del lockdown, dal 6 aprile scorso fino al mese di luglio, offrendo loro un supporto psicologico attraverso una rete di qualificati professionisti» ha dichiarato Roberto Messina, Presidente Nazionale di Senior Italia FederAnziani. «WINDTRE ha l’obiettivo di eliminare le distanze tra le persone. – afferma Tommaso Vitali, Direttore Marketing B2C di WINDTRE – Per questo, confermiamo il nostro impegno al fianco di Senior Italia FederAnziani e SIPEM SoS Federazione per fornire supporto agli anziani che stanno affrontando l’isolamento a causa dell’emergenza sanitaria. Abbiamo da subito creduto in questo progetto perché sostiene i nostri valori di vicinanza e di inclusività e siamo felici di mettere a disposizione la nostra rete per facilitare le relazioni sociali, anche a distanza».

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Una politica agricola dell’UE più verde e equa

Posted by fidest press agency su sabato, 24 ottobre 2020

Brussels.Venerdì i deputati hanno adottato la posizione del Parlamento sulla riforma della politica agricola (PAC) post 2022. La squadra negoziale del Parlamento è pronta ad avviare il dialogo con i ministri dell’UE.I deputati hanno confermato un cambiamento politico che dovrebbe far corrispondere meglio la politica agricola dell’UE ai bisogni dei singoli paesi, ma insistono nel mantenere parità di condizioni in tutta l’Unione. Ai governi nazionali spetterà la redazione di piani strategici, approvati poi dalla Commissione, in cui delineare le modalità concrete di attuazione degli obiettivi dell’UE. La Commissione valuterà i risultati, e non soltanto la loro conformità alle norme dell’UE.Gli obiettivi dei piani strategici sono perseguiti in linea con l’Accordo di Parigi, dicono i deputati.Il Parlamento ha rafforzato le pratiche rispettose del clima e dell’ambiente obbligatorie, la cosiddetta condizionalità, che gli agricoltori devono applicare per poter ottenere sostegno diretto. Inoltre, i deputati intendono dedicare almeno il 35% del bilancio per lo sviluppo rurale a qualsiasi tipo di misura legata al clima o all’ambiente. Almeno il 30% del bilancio per i pagamenti diretti sarà destinato a regimi ecologici volontari che potrebbero aumentare il reddito degli agricoltori.I deputati insistono affinché siano istituiti servizi di consulenza aziendale in tutti i Paesi UE e almeno il 30% dei finanziamenti dell’UE sia destinato al sostegno degli agricoltori per la lotta al cambiamento climatico, la gestione sostenibile delle risorse naturali e la tutela della biodiversità. Invitano poi gli Stati membri a incoraggiare gli agricoltori a destinare almeno il 10% dei propri terreni a interventi paesaggistici a sostegno della biodiversità, quali siepi, alberi non produttivi e stagni.Riduzione dei contributi alle aziende più grandi e sostegno alle piccole aziende e ai giovani agricoltori. I deputati hanno votato per ridurre progressivamente i pagamenti diretti annuali agli agricoltori al di sopra dei 60.000 euro e poi fissarne il massimale a 100.000 €. Sarà tuttavia possibile agli agricoltori di detrarre il 50% dei salari collegati alle attività agricole dall’importo totale prima di effettuare la riduzione. Almeno il 6% dei pagamenti diretti nazionali dovrebbe servire al sostegno delle aziende agricole di piccole e medie dimensioni. I deputati aggiungono che in caso più del 10% fosse utilizzato, la riduzione diventerebbe volontaria.I Paesi UE avrebbero la possibilità di destinare almeno il 2% delle dotazioni per i pagamenti diretti a sostegno dei giovani agricoltori. I finanziamenti per lo sviluppo rurale potrebbero fornire un sostegno complementare in grado di dare la priorità agli investimenti dei giovani agricoltori.Il Parlamento sottolinea che i finanziamenti dell’UE dovrebbero essere riservati a chi svolge almeno un livello minimo di attività agricola. Coloro che gestiscono aeroporti, servizi ferroviari, impianti idrici, servizi immobiliari, terreni sportivi e aree ricreative permanenti sono automaticamente esclusi.I deputati hanno respinto tutte le proposte per modificare le norme attuali per i nomi dei prodotti con carne a prodotti contenenti carne. Non cambierà quindi nulla per i prodotti a base di piante e per gli appellativi che sono utilizzati attualmente quando sono messi in vendita.Il Parlamento ha richiesto ulteriori misure per aiutare gli agricoltori a gestire rischi e possibili crisi future. Auspica una maggiore trasparenza del mercato, una strategia di intervento per tutti i prodotti agricoli, e l’esenzione dalle norme sulla concorrenza per quelle pratiche che adottano standard ambientali o sulla salute o sul benessere degli animali più elevati.Il Parlamento ha chiesto inoltre che la riserva per le crisi, prevista per aiutare gli agricoltori in caso di instabilità dei prezzi o dei mercati, sia convertita da strumento ad hoc a strumento permanente dotato di un bilancio adeguato.Il Parlamento intende comminare sanzioni più elevate nel caso di inosservanza dei requisiti dell’UE, ad esempio in materia di ambiente, benessere degli animali o qualità degli alimenti. L’importo della sanzione è pari ad almeno il 10% dell’importo totale dei pagamenti (un incremento rispetto all’attuale 5%).I deputati chiedono infine l’istituzione di un meccanismo di denuncia ad hoc attraverso il quale gli agricoltori e i beneficiari che subiscono un trattamento iniquo o che si trovino in situazione di svantaggio per quanto riguarda l’accesso ai fondi dell’UE, possano presentare denuncia se il loro governo nazionale non gestisce il loro reclamo in modo soddisfacente.Il regolamento sui piani strategici è stato approvato con 425 voti favorevoli, 212 voti contrari e 51 astensioni.Il regolamento sull’organizzazione comune dei mercati è stato approvato con 463 voti favorevoli, 133 voti contrari e 92 astensioni.Il regolamento sul finanziamento, la gestione e il monitoraggio della PAC è stato approvato con 434 voti favorevoli, 185 voti contrari e 69 astensioni.

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E’ in gioco il futuro verde dell’agricoltura italiana

Posted by fidest press agency su giovedì, 15 ottobre 2020

Strasburgo. Il voto del 20 ottobre a Strasburgo sarà fondamentale per capire se l’Unione europea intende imprimere una svolta all’agricoltura del continente, approvando una riforma della Pac coerente con l’annunciato Green New Deal – dichiara Andrea Michele Tiso, presidente nazionale Confeuro. In quella data il Parlamento europeo si riunirà infatti per dire la sua sulla riforma della Politica agricola comune proposta dalla Commissione europea.Si tratta di un’occasione unica per realizzare una riconversione ecologica e dare nuovo slancio alla lotta contro i cambiamenti climatici. Non possiamo però nasconderci che gli interessi in gioco sono molti e che non mancano le pressioni per vanificare gli sforzi fatti sinora – spiega Tiso. Il prossimo voto sarà quindi un’importante cartina di tornasole per capire la direzione che l’Europa si appresta a prendere. Le strategie dell’Unione europea ‘Farm to fork’ e Biodiversità prevedono entro il 2030 una riduzione del 50% dell’uso dei fitofarmaci e del 20% dei fertilizzanti; un taglio del 50% degli antibiotici per gli allevamenti e la conversione a biologico del 40% delle superfici agricole. Questi obiettivi possono porre le basi per un vero Green New Deal, a condizione che vengano fatti propri anche dalla Pac.Secondo Eurostat, i coltivatori dell’Unione sono diminuiti tra il 2003 e il 2013 di oltre un quarto, mentre la maggior parte dei fondi europei è destinata alle aziende del grande agribusiness. E’ una tendenza preoccupante che è ancora possibile invertire. La prossima settimana i parlamentari europei hanno finalmente la possibilità di dare il via a un processo di cambiamento che permetta di realizzare una transizione eco-sostenibile, mettendo al centro l’ambiente e uno sviluppo vicino alle persone e ai loro bisogni.

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“Il Sannio è una realtà sana, immersa nel verde, non densamente popolata e ricca di storia”

Posted by fidest press agency su venerdì, 25 settembre 2020

By Floriano Panza. “Abbiamo tutte le potenzialità per diventare una capitale verde europea, valorizzando i suggestivi percorsi del Parco regionale del Taburno-Camposauro ed investendo in green economy e in infrastrutture per offrire una prospettiva occupazionale ai nostri giovani e per mettere in sicurezza i tratti montani e di interesse paesaggistico. Dobbiamo puntare sulla salvaguardia ambientale, sullo sviluppo economico sostenibile e sul nostro brand territoriale. Anche il Parco nazionale del Matese, che comprenderà i Comuni della provincia situati sul versante del Matese, può rappresentare una grande opportunità per il rilancio dei nostri borghi, purché le norme urbanistiche di attuazione consentano davvero attività ecocompatibili, senza imbalsamare in maniera rigida le offerte turistiche. Un contesto di rara bellezza, dove diverse associazioni locali sono riuscite ad innescare un circuito di promozione particolarmente significativo, che ha già superato i confini regionali. Mi riferisco, ad esempio, ai percorsi avventura delle Forre di Lavello e prima ancora delle Gole di Caccaviola e Conca Torta, che hanno configurato un’idea di turismo esperienziale che viaggia esattamente nella direzione indicata. Occorre, però, disporre di un piano di conservazione e sviluppo in via preliminare, in grado di attrarre anche le nuove generazioni ed i turisti stranieri, sempre più sensibili all’impegno ambientalista e sociale. Dopo gli incendi che hanno mandato in fumo centinaia di ettari di vegetazione sul Monte Erbano, Floriano Panza – coordinatore di Sannio Falanghina “Capitale europea del Vino 2019” ed ideatore, sei anni fa, del progetto di South Working nel Comune di Guardia Sanframondi (Benevento) – propone un nuovo modello di sviluppo turistico, dedicato alla difesa del patrimonio paesaggistico, naturalistico e faunistico sannita.E’ arrivato il momento di presentare un’offerta turistica unica, basata sul fenomeno dell’ecoturismo, sulla tutela della biodiversità e sulla valorizzazione del territorio. Il turismo sta cambiando, anche alla luce del Covid e grazie alla banda ultralarga. Sempre più turisti sono alla ricerca di luoghi incontaminati per praticare attività a contatto con la natura, come ad esempio l’arrampicata o il trekking, e le nostre valli non hanno nulla da invidiare alle altre località europee. Mettiamo in rete parchi, vigneti, borghi, musei, cantine, boschi e patrimonio UNESCO di Benevento, e lanciamo una grande campagna di comunicazione destinata ai tour operator internazionali. Ricominciamo con orgoglio dalle nostre radici”.Sono le parole pronunciate dal Vescovo Don Mimmo Battaglia. Una sfida, sottolinea Floriano Panza, che possiamo affrontare insieme e che riguarda il rimboschimento, la piantumazione e, naturalmente, la capacità di intercettare risorse utili al mitigamento del rischio idrogeologico e al monitoraggio ambientale, anche attraverso nuove tecnologie come droni e sensori. Lavoriamo per fare del nostro Sannio una eccellenza anche nella prevenzione degli incendi e nel turismo sostenibile”.

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