In poco più di 10 anni scomparse 174mila 914 imprese giovanili (-25,1%). Le regioni che accusano le maggiori flessioni tra il 2019 e il 2022 sono Molise, Marche, Sicilia, Calabria, Abruzzo. Solo il Trentino-Alto Adige mostra il segno più. Emilia Romagna, Piemonte, Friuli Venezia Giulia, Lombardia e Veneto le regioni che, pur calando, vanno meglio. La percentuale delle imprese giovanili sulle imprese totali in tutte le realtà italiane. L’Umbria perde 785 aziende giovanili (-10,2%) dal 2019 al 2022, ma nel Centro fa meglio solo la Toscana. In provincia di Terni maggiore vocazione dei giovani a fare impresa rispetto a quella di Perugia, ma anche i cali più marcati. Per Giorgio Mencaroni, Presidente della Camera di Commercio dell’Umbria: “I dati di questa indagine della Camera di Commercio dell’Umbria, che prende in considerazione tutte le regioni italiane, fanno emergere evidenti criticità sulla vocazione imprenditoriale dei giovani. Non è la diminuzione in valore assoluto in sé a preoccupare, perché il numero dei giovani in Italia è in flessione anno dopo anno, ma il fatto che questo calo sia molto più forte dell’invecchiamento della popolazione e che prosegua in modo incessante”. Le imprese giovanili (ossia le aziende con la maggioranza dei titolari o soci con meno di 35 anni) rilevate da Infocamere-Unioncamere sono 522mila 088 al 31 dicembre 2022, con riduzioni rilevanti rispetto agli anni precedenti: -15mila 829 sul 2021 (-3,4%) e ben -38mila 793 sul 2019 (-9,9%). Emerge dall’indagine svolta dalla Camera di Commercio dell’Umbria, sempre su dati Infocamere-Unioncamere, su tutte le regioni italiane. Un calo che diventa voragine se si allarga il periodo di confronto: un decennio fa, nel 2011, le imprese giovanili in Italia erano 697mila, per cui nel periodo 2011-2022 sono scomparse, o sono ‘invecchiate’ (nel senso che la maggioranza dei titolari o soci ha superato i 35 anni) senza essere state rimpiazzate, 174mila 914 imprese giovanili (-25.1%). Flessioni, quelle sulla vocazione imprenditoriale dei giovani, che vanno ben al di là degli indici di invecchiamento della popolazione e che quindi presentano problematiche specifiche e meno immediate. Oltre all’andamento demografico negativo (la popolazione invecchia, ci sono sempre meno giovani), che può giustificare solo una parte della flessione delle imprese giovanili, nel breve periodo – rilevano gli esperti del Sole 24 Ore – sui dati 2021 e 2022 hanno inciso i maxi rincari, a cominciare da quelli energetici (con la conseguenza di forti riduzioni di margini di guadagno in imprese già fragili da questo punto vista), mentre un tema strutturale di difficoltà è “il sempre complesso ricambio generazionale nelle aziende italiane, molte delle quali sono medie o piccole imprese a proprietà familiare”. E un ruolo ce l’hanno anche la quantità e la qualità degli incentivi messi in campo, tanto che almeno una parte della diversità di andamento tra una regione e l’altra della stessa circoscrizione territoriale potrebbe derivare dalla diversa quantità/qualità degli incentivi previsti. (abstract)
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In calo la vocazione imprenditoriale dei giovani italiani
Posted by fidest press agency su domenica, 5 marzo 2023
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Filantropia a vocazione globale?
Posted by fidest press agency su martedì, 20 ottobre 2020
Perché l’élite dell’1% del pianeta, la classe più predatoria della storia umana, è anche la più socialmente impegnata a sostenere cause nobili come salute, educazione, lotta alla fame, con la scusa di cambiare il mondo? Che cosa si nasconde dietro la rinascita della filantropia a vocazione globale? L’impegno sempre più pervasivo dei filantropi è davvero la soluzione alle sfide della contemporaneità o non è piuttosto un ambiguo e problematico effetto delle disuguaglianze strutturali che rendono la nostra epoca la più ingiusta di tutti i tempi? E che cosa è il «filantrocapitalismo», la versione più sofisticata della filantropia che da due decenni domina la scena internazionale e che si consolida oggi nel tempo di Covid19? Sono queste, e molte altre, le domande che la giornalista Nicoletta Dentico, esperta di salute globale e cooperazione internazionale, affronta nel suo formidabile saggio-inchiesta Ricchi e buoni? Le trame oscure del filantrocapitalismo (Editrice missionaria italiana, pp. 288, euro 20, già in libreria). Si tratta del primo libro in Italia dedicato al tema del filantrocapitalismo, un’abile strategia inaugurata all’inizio del nuovo millennio da una ristretta classe di vincitori sulla scena della globalizzazione economica e finanziaria. Grazie alle donazioni erogate tramite le loro fondazioni in nome della lotta alla povertà questi imprenditori, nuovi salvatori bianchi, hanno cominciato a esercitare un’influenza sempre più incontrollata sui meccanismi di governo del mondo e sulle loro istituzioni, modificandole profondamente. Il tutto, in un intreccio di soldi, potere e alleanze con il settore del business che i governi non sanno più arginare né possono più controllare. Anzi, sono i leader del mondo politico ad accogliere i ricchi filantropi a braccia aperte, ormai, senza più fare domande. Come è avvenuto in passato con John Rockefeller e Andrew Carnegie, la generosità di chi ha accumulato mastodontiche ricchezze rischia di non essere del tutto disinteressata. «Il Wealth-X and Arton Capital Philantrophy Report 2016 evidenzia come le donazioni dei super-ricchi siano incrementate del 3% nel 2015», scrive Dentico. «Numeri alla mano, il rapporto racconta gli effetti benefici di questa arte della generosità: gli imprenditori che hanno versato almeno un milione di dollari hanno finito per ammassare più profitti dei loro pari di classe». Il filantrocapitalismo diventa così una strana forma di legittimazione morale, «una valvola di sfogo» tramite cui investire, detassati, i profitti spesso accumulati con flagranti operazioni di elusione o evasione fiscale. L’implacabile inchiesta di Nicoletta Dentico scruta anche l’azione filantropica di altre figure di imprenditori plutocrati o politici potentissimi diventati improvvisamente «benefattori» globali: Ted Turner, Bill e Hillary Clinton, e i nuovi arrivati sulla scena della filantropia come Mark Zuckerberg. Unico nella sua genesi è il caso della famiglia Clinton, che ha fatto della filantropia globale – tramite la Fondazione Clinton – la via maestra per continuare a esercitare il potere dopo due mandati presidenziali, anche a costo di contraddire l’agenda diplomatica statunitense, nel momento in cui Hillary Clinton è segretaria di stato dell’amministrazione Obama. Molto eloquente a questo riguardo il caso del potentissimo uomo d’affari Frank Giustra che entra nel giro delle estrazioni minerarie in Kazakhstan grazie ai buoni uffici della Fondazione Clinton nel paese centro-asiatico, che gli Stati Uniti hanno stigmatizzato per le sistematiche violazioni dei diritti umani e delle libertà fondamentali della persona.
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Scrivere è una vocazione?
Posted by fidest press agency su mercoledì, 1 gennaio 2020
Ricordo che il mio primo salto di qualità fu l’acquisto, con molti sacrifici, di una macchina da scrivere. Era una Olivetti portatile e, nonostante le sue caratteristiche, era pesante ed ingombrante. Insieme ci recammo da un capo all’altro del mondo: dall’Australia a Singapore, dall’Africa a Londra e sotto quei cieli, ora afosi ed ora freddi e nebbiosi, il ticchettio dei tasti divenne il mio più fedele ed insostituibile accompagnatore. E come accade ad un principiante che incomincia a strimpellare le prime note, i miei solfeggi segnavano i progressi che facevo nella tecnica narrativa e mi davano la misura del difficile cammino che avevo intrapreso posto davanti ad innumerevoli ostacoli che riguardavano la ricerca di uno stile e di una esposizione della trama al tempo semplice ed avvincente. Incominciai a sfornare una quantità enorme di argomenti e tra i più disparati. Mi cimentavo con fatti di costume e di politica, di cultura e di critica, di sport e di finanza internazionale, ma i destinatari ai quali indirizzavo tutto questo imponente materiale, e che erano di preferenza i quotidiani ed i periodici sia nazionali che italiani all’estero, sembravano indifferenti e poco interessati ad una eventuale pubblicazione. Alla fine la mia caparbietà veniva premiata anche se si trattava per lo più di qualche “trafiletto” ora firmato ed ora siglato o anonimo. Il tutto veniva compendiato solitamente con 20/25 righe tipografiche e per colonne striminzite. Per contro la mia produzione, su quel tema specifico, era 1000 se non 10mila volte superiore. Avrei dovuto trarne un bilancio scoraggiante ed invece mi sentivo stimolato a proseguire. Chiunque, al mio posto, avrebbe tirato i remi in barca e si sarebbe lasciato trascinare dalla corrente alla deriva. Sarebbe stata la cosa più ovvia da fare. In effetti di tanto in tanto venivo colto dallo scoramento, e in quell’istante avrei volentieri mollato ogni cosa, ma tutte le volte riuscivo a superare, tale momento critico, con una brillante ripresa. Era sufficiente immergermi in qualche buona lettura. Si trattava a volte di un libro o di articoli di giornale. Pure le conversazioni, con un amico o un semplice conoscente, diventavano uno stimolo per rinverdire la mia passione di sempre e ciò a prescindere dagli argomenti trattati. In questo modo riprendevo con inusitata vigoria i rapporti, così bruscamente interrotti per qualche… ora, con la tastiera della mia macchina.Quel “mostro meccanico” rappresentava tutto per me. Potevo persino fare a meno di mangiare e di dormire e sovente saltavo un appuntamento con gli amici per non perdere il filo dei miei pensieri e di tradurli in lettere stampate, per dare ad essi un senso di concretezza. Oggi che uso il p.c., in luogo della vecchia portatile, l’antica passione non si è affievolita. Essa è rimasta ben radicata dentro di me fin dagli anni della fanciullezza e sembra non sia giunta ancora l’ora del tramonto. (Riccardo Alfonso)
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Scrivere è una vocazione?
Posted by fidest press agency su martedì, 17 luglio 2018
Ricordo che il mio primo salto di qualità fu l’acquisto, con molti sacrifici, di una macchina da scrivere. Era una Olivetti portatile e, nonostante le sue caratteristiche, era pesante ed ingombrante. Insieme ci recammo da un capo all’altro del mondo: dall’Australia a Singapore, dall’Africa a Londra e sotto quei cieli, ora afosi ed ora freddi e nebbiosi, il ticchettio dei tasti divenne il mio più fedele ed insostituibile accompagnatore. E come accade ad un principiante che incomincia a strimpellare le prime note, i miei solfeggi segnavano i progressi che facevo nella tecnica narrativa e mi davano la misura del difficile cammino che avevo intrapreso posto davanti ad innumerevoli ostacoli che riguardavano la ricerca di uno stile e di una esposizione della trama al tempo semplice ed avvincente. Incominciai a sfornare una quantità enorme di argomenti e tra i più disparati. Mi cimentavo con fatti di costume e di politica, di cultura e di critica, di sport e di finanza internazionale, ma i destinatari ai quali indirizzavo tutto questo imponente materiale, e che erano di preferenza i quotidiani ed i periodici sia nazionali che italiani all’estero, sembravano indifferenti e poco interessati ad una eventuale pubblicazione. Alla fine la mia caparbietà veniva premiata anche se si trattava per lo più di qualche “trafiletto” ora firmato ed ora siglato o anonimo. Il tutto veniva compendiato solitamente con 20/25 righe tipografiche e per colonne striminzite. Per contro la mia produzione, su quel tema specifico, era 1000 se non 10mila volte superiore. Avrei dovuto trarne un bilancio scoraggiante ed invece mi sentivo stimolato a proseguire. Chiunque, al mio posto, avrebbe tirato i remi in barca e si sarebbe lasciato trascinare dalla corrente alla deriva. Sarebbe stata la cosa più ovvia da fare. In effetti di tanto in tanto venivo colto dallo scoramento, e in quell’istante avrei volentieri mollato ogni cosa, ma tutte le volte riuscivo a superare, tale momento critico, con una brillante ripresa. Era sufficiente immergermi in qualche buona lettura. Si trattava a volte di un libro o di articoli di giornale. Pure le conversazioni, con un amico o un semplice conoscente, diventavano uno stimolo per rinverdire la mia passione di sempre e ciò a prescindere dagli argomenti trattati. In questo modo riprendevo con inusitata vigoria i rapporti, così bruscamente interrotti per qualche… ora, con la tastiera della mia macchina.
Quel “mostro meccanico” rappresentava tutto per me. Potevo persino fare a meno di mangiare e di dormire e sovente saltavo un appuntamento con gli amici per non perdere il filo dei miei pensieri e di tradurli in lettere stampate, per dare ad essi un senso di concretezza. Oggi che uso il p.c., in luogo della vecchia portatile, l’antica passione non si è affievolita. Essa è rimasta ben radicata dentro di me fin dagli anni della fanciullezza e sembra non sia giunta ancora l’ora del tramonto. (Riccardo Alfonso)
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Caravaggio: la “Vocazione di san Matteo”
Posted by fidest press agency su venerdì, 30 marzo 2018
Roma. La Vocazione di san Matteo (1599–1600), collocata nella chiesa di San Luigi dei Francesi a Roma, affronta il tema della decisione dell’uomo di fronte a Dio. Caravaggio si concentra sulla dialettica luce/ombra, sul suo ruolo simbolico, contribuendo a fare emergere una nuova visione del mondo. Il fondo oro del Medioevo, simbolo della gloria divina che avvolge la realtà umana, si trasforma in un raggio di luce che appare e scompare all’improvviso. La grazia di Dio illumina ogni uomo, ma è solo un passaggio della durata di un istante. Ogni decisione umana si decide in questo qui e ora. Dopo questo momento decisivo, di massima intensità esistenziale, l’uomo è chiamato alla responsabilità etica nella storia. La presenza di Dio diventa la scoperta delle sue tracce nei sentieri del mondo. Il testo di Andrea Dall’Asta delinea un’analisi della dimensione simbolica della luce nell’arte dall’età paleocristiana a quella gotica, dal Rinascimento al Barocco, con un’attenzione particolare ad artisti come Piero della Francesca, Tiziano, Caravaggio e Vermeer, in un’interdisciplinarietà tra arte e architettura, teologia e filosofia.
Il risultato è un’inedita e originale “storia” della luce, centrale per comprendere la nostra contemporanea visione del mondo occidentale. In un progressivo passaggio nei secoli da una luce teologica a una luce fisica che sarà poi indagata dagli Impressionisti, questo suggestivo racconto diventa interrogazione sul senso più profondo del mistero della vita.
La luce, infatti, rappresenta un’esperienza diretta e quotidiana per l’uomo: fa vivere forme e colori, individua gli oggetti dando loro volume e profondità, creando relazioni. Tuttavia, in una costante dialettica tra vita e morte, gloria e dramma, è da sempre anche un potente simbolo della presenza del divino che illumina la storia umana.
Orari di apertura museo: giovedì e venerdì, 10-13 sabato e domenica, 11-18.30
venerdì 30 e sabato 31 marzo 2018: chiuso domenica 1 aprile 2018 (Pasqua): chiuso
lunedì 2 aprile (Lunedì dell’Angelo): aperto con orario festivo (11-18.30)
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L’Italia e gli autoritarismi: la vocazione di “Giggino”
Posted by fidest press agency su domenica, 1 ottobre 2017
E Giggino almeno lo ha già detto che se andrà al governo adotterà provvedimenti contro la Costituzione. Qualche giorno fa ha detto che appoggerà il referendum delle Lega per l’autonomia del Veneto e della Lombardia che, così come concepito, non può essere una consultazione popolare in grado di aumentare le autonomie regionali, occorre una legge dello Stato a maggioranza qualificata, senza considerare che, peraltro, coloro che hanno indetto i referendum si sono guardati bene dal dire di quali autonomie vanno cianciando, consapevoli che la Corte Costituzionale li avrebbe sonoramente bocciati.
Nonostante le Regioni in questione non abbiano espressamente indicato nel quesito referendario quali siano le autonomie desiderate, Giggino dichiara di averle capite e addirittura le spiega, sostenendo che si tratta di soldi che, piuttosto che andare a Roma e tornare indietro, devono restare direttamente nelle Regioni dove si incassano.
Si dà il caso che la Costituzione non preveda un aumento dell’autonomia fiscale per finanziare competenze trasferite, e questo referendum potrebbe addirittura avere come conseguenza paradossale che le Regioni possano ampliare le proprie competenze senza copertura finanziaria dal Governo centrale.
Vabbè, basta che si facciano dei referendum, il quesito, anche se ha finalità politicamente contro la Costituzione, è un dettaglio, anzi, per dirla alla Giggino: un dettajio. Poi dal sacro blog ci spiegherà come intende interpretare l’articolo 5 della Costituzione. Ora ha annunciato che quando sarà al Governo ci penserà lui a riformare i sindacati. Giggino non sa che la Costituzione sancisce il diritto pieno di associazione, che si sostanzia nella libertà delle varie organizzazioni di sviluppare liberamente la propria libertà, per la realizzazione dei propri scopi.
Il diritto di associazione è riconosciuto e garantito a tutti i cittadini, e tuttavia la Costituzione non ha ignorato che il diritto di associazione ha un valore diverso in rapporto ai diversi strati sociali.
Nel contrasto di interessi economici e sociali tra chi detiene i capitali e chi ne è sprovvisto, è inevitabile ed è chiaro (o dovrebbe essere chiaro) che non ci sia affatto una condizione di uguaglianza.
Il capitalista, basandosi sulla propria potenza economica, può lottare e prevalere anche da solo in determinate competizioni di carattere economico.Il lavoratore o il disoccupato, invece, da solo non può ragionevolmente nemmeno pensare di partecipare a tali competizioni, senza esserne schiacciato in partenza, e l’unica possibilità che ha per competere, è quella di associarsi con altri lavoratori aventi interessi e scopi comuni, per controbilanciare, soprattutto in termini numerici, la potenza economica del singolo capitalista od di una associazione di capitalisti. Il sindacato, perciò, è lo strumento più valido per i lavoratori, per l’affermazione del diritto alla dignità e del diritto al lavoro, sanciti dalla nostra Costituzione. Ed è per questo che la Costituzione assegna ai sindacati, così come ai partiti, una assoluta autonomia organizzativa. I sindacati, però, devono potersi riformare in assoluta indipendenza. Ed è curioso che di tante organizzazione che poteva desiderare di riformare come Confindustria, come la Compagnia delle Opere, come l’Associazione Bancaria Italiana, come l’Unione Petrolifera, di cosa si va a preoccupare Giggino: delle organizzazioni a tutela dei lavoratori. Qualcuno dirà che non ha una opposizione pregiudiziale perché aveva appoggiato i referendum contro i voucher indetti dalla CGIL. Non lasciamoci ingannare, la sua posizione era in funzione oppositiva del suo competitor Renzi. A proposito, prima di esprimersi contro il sindacato, le aveva fatte in rete le gigginarie? (fonte: http://www.democrazia-atea.it)
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Mancano i prof di matematica? Nessuna crisi di vocazione
Posted by fidest press agency su martedì, 25 luglio 2017
In 10 anni i laureati sono raddoppiati. Anief: il problema è che ci sono migliaia di abilitati lasciati ai margini. Il giovane sindacato, commentando l’allarme rilanciato oggi dai media nazionali, ricorda che ci sono migliaia di abilitati all’insegnamento da oltre cinque anni lasciati fuori dalle graduatorie che portano alle assunzioni a tempo indeterminato e alle supplenze: basterebbe collocarli nelle GaE e si risolverebbe subito il problema di oltre 1.600 posti di matematica alle medie non assegnati. Ma c’è anche un altro nodo da sciogliere, anche questo tutto sulle spalle degli ultimi governi: nelle GaE, sparsi per le province italiane, ci sono tanti docenti di matematica che potrebbero andare a ricoprire i posti vacanti. Solo che si trovano in province diciamo così ‘sbagliate’, dove non c’è carenza di cattedre, e il Governo nemmeno nel 2017 ha dato loro la possibilità, per il terzo anno consecutivo, di spostarsi di zona. Marcello Pacifico (Anief-Cisal): È un’assurdità aver portato a cinque anni l’aggiornamento delle GaE. Come è un peccato tutt’altro che veniale quello di non permettere più l’inserimento di coloro che sono collocati nelle graduatorie d’istituto. Anche quando le GaE sono esaurite. Stiamo parlando di migliaia di docenti a tutti gli effetti, abilitati dopo il 2011 tramite Pas e Tfa con gli stessi metodi selettivi e formativi di chi li aveva preceduti. Solo si è scelta la strada opposta, facendo diventare questi laureati degli insegnanti a metà. Non solo in matematica, ma anche di sostegno e altre classi di concorso. Perché non hanno alcuna possibilità di essere assunti in ruolo. In molti, però, si sono ribellati e hanno fatto ricorso, tanti col nostro sindacato. Sull’esito rimaniamo ottimisti, perché è da un decennio che riusciamo, sistematicamente, a collocare nelle GaE docenti precari illegittimamente esclusi, a iniziare dalla Legge 169/2008.Anief ricorda agli interessati che continua a tutelarli in tutte le sedi legali più opportune, attraverso ricorsi appositi relativi alla loro stabilizzazione, agli scatti di anzianità negati per il periodo di precariato, all’estensione dei contratti ai periodi estivi e per la ricostruzione di carriera calcolata per intero.
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Veterani di una guerra di nessuno
Posted by fidest press agency su lunedì, 9 Maggio 2011
E’ accaduto un’altra volta che un giovanissimo abbia fatto “piazza pulita” del proprio coetaneo: di certo non ci sono professionisti del crimine dietro questo schiantarsi della ragione, c’è solamente una periferia invisibile, un territorio esistenziale dimenticato per il carico delle sue eredità. Un bullismo che combatte altre schiere di pari, un disagio relazionale demenzialmente carismatico, una generazione di maledetti per vocazione, che irrompe negli spicchi di città lasciati senza custodi educazionali. Una colonna di impavidi per età, per inesperienza, per solitudine, che imperversa nelle mancanze altrui, a cominciare da quelle della strada, dove non esiste più regola, né valore, figuriamoci ideale, il disvalore non è più solo la spiegazione acculturata di una negatività, è soprattutto ciò che campeggia sui sellini degli scooter mal allineati ai margini della via. Ragazzi e ragazze cadono, colpevoli di non essere duri e prepotenti a sufficienza, o perché turisti innocenti di una sera. Rileggo le cronache, gli sforzi letterari per rendere meno ostico il messaggio che traspare, ma in queste morti c’è poco spazio per qualsivoglia letteratura noir, romanticismo o nostalgia criminale di altri tempi. Tanti anni fa raccontai della sofferenza che ho provato per il raglio di un mulo ferito a morte, un raglio che ti penetra sottopelle, ti grida dentro le ossa, fino a farti impazzire per non ascoltarlo più. La gente discute delle ferite, delle lacerazioni, della morte inaccettabile, a me tornano in mente le parole scritte dal mio amico Erri: “ La vergogna del sangue, vergogna che paralizza più dell’ira”. Troppo facile risolvere e concludere la tragedia con una sentenza, con un’altra condanna del colpevole, troppo semplice e scontato l’epitaffio. Mi viene più fisico e dunque meno caritatevole il disagio per quella vergogna che dovrebbe assalire; “intero il corpo e la mente, per tanto sangue offeso e umiliato. Vergogna del dolore e vergogna del sangue “. Quando la vergogna entra nelle case disabitate dal cuore, non c’è più giustificazione né risposta che possa bastare. Se c’è vergogna che bussa alla tua porta, non è miracolo di qualche seduta di psicoanalisi, piuttosto è capolinea, è ultima stazione concessa alla cecità dell’esser contro sempre e comunque. E’ ghigliottina per ogni colpevole accettazione di un folklore metropolitano che genera cultura dei totem e del branco. Quando le nocche delle dita sono sbucciate, e nelle orecchie stride il rumore dei denti spezzati, è davvero il momento di mettersi lo zaino in spalla, cacciandovi dentro le armi di offesa e di difesa della propria ottusità e delle proprie miserie, in codici d’onore presi a calci dalla storia. Adesso c’è chi piange, chi colpevolmente volge le spalle da un’altra parte, chi tenta inutilmente di esorcizzare il male con qualche parentesi a effetto, senza però denunciare le morti per difetto. Quando un giovane si schianta nella propria disumanità, c’è la torsione delle emozioni, c’è soprattutto a farla da padrone la rampa di lancio dell’innamoramento del “ sono tosto “, forse c’è pure lo spinello, quello deposto come un fiore, e l’altro da fumare, comunque droga sbagliata. Violenza che diventa simbolo di un associazionismo diverso, ma assai ben conosciuto, dove il fumo e l’alcol che scendono ai polmoni si tramutano in propellente che lega a filo doppio i clan di bambini adulti. (Vincenzo Andraous)
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Veterani di una guerra di nessuno
Posted by fidest press agency su giovedì, 5 Maggio 2011
E’ accaduto un’altra volta che un giovanissimo abbia fatto “piazza pulita” del proprio coetaneo: di certo non ci sono professionisti del crimine dietro questo schiantarsi della ragione, c’è solamente una periferia invisibile, un territorio esistenziale dimenticato per il carico delle sue eredità.
Un bullismo che combatte altre schiere di pari, un disagio relazionale demenzialmente carismatico, una generazione di maledetti per vocazione, che irrompe negli spicchi di città lasciati senza custodi educazionali. Una colonna di impavidi per età, per inesperienza, per solitudine, che imperversa nelle mancanze altrui, a cominciare da quelle della strada, dove non esiste più regola, né valore, figuriamoci ideale, il disvalore non è più solo la spiegazione acculturata di una negatività, è soprattutto ciò che campeggia sui sellini degli scooter mal allineati ai margini della via. Ragazzi e ragazze cadono, colpevoli di non essere duri e prepotenti a sufficienza, o perché turisti innocenti di una sera. Rileggo le cronache, gli sforzi letterari per rendere meno ostico il messaggio che traspare, ma in queste morti c’è poco spazio per qualsivoglia letteratura noir, romanticismo o nostalgia criminale di altri tempi. Tanti anni fa raccontai della sofferenza che ho provato per il raglio di un mulo ferito a morte, un raglio che ti penetra sottopelle, ti grida dentro le ossa, fino a farti impazzire per non ascoltarlo più. La gente discute delle ferite, delle lacerazioni, della morte inaccettabile, a me tornano in mente le parole scritte dal mio amico Erri: “ La vergogna del sangue, vergogna che paralizza più dell’ira”. Troppo facile risolvere e concludere la tragedia con una sentenza, con un’altra condanna del colpevole, troppo semplice e scontato l’epitaffio. Mi viene più fisico e dunque meno caritatevole il disagio per quella vergogna che dovrebbe assalire; “intero il corpo e la mente, per tanto sangue offeso e umiliato. Vergogna del dolore e vergogna del sangue “. Quando la vergogna entra nelle case disabitate dal cuore, non c’è più giustificazione né risposta che possa bastare. Se c’è vergogna che bussa alla tua porta, non è miracolo di qualche seduta di psicoanalisi, piuttosto è capolinea, è ultima stazione concessa alla cecità dell’esser contro sempre e comunque. E’ ghigliottina per ogni colpevole accettazione di un folklore metropolitano che genera cultura dei totem e del branco. Quando le nocche delle dita sono sbucciate, e nelle orecchie stride il rumore dei denti spezzati, è davvero il momento di mettersi lo zaino in spalla, cacciandovi dentro le armi di offesa e di difesa della propria ottusità e delle proprie miserie, in codici d’onore presi a calci dalla storia. Adesso c’è chi piange, chi colpevolmente volge le spalle da un’altra parte, chi tenta inutilmente di esorcizzare il male con qualche parentesi a effetto, senza però denunciare le morti per difetto. Quando un giovane si schianta nella propria disumanità, c’è la torsione delle emozioni, c’è soprattutto a farla da padrone la rampa di lancio dell’innamoramento del “ sono tosto “, forse c’è pure lo spinello, quello deposto come un fiore, e l’altro da fumare, comunque droga sbagliata.Violenza che diventa simbolo di un associazionismo diverso, ma assai ben conosciuto, dove il fumo e l’alcol che scendono ai polmoni si tramutano in propellente che lega a filo doppio i clan di bambini adulti. (Vincenzo Andraous)
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Presentazione del documentario “Il Dialogo”
Posted by fidest press agency su sabato, 29 gennaio 2011
Siena 2 febbraio 2011 presso la Chiesa della SS. Annunziata, dove alle 16.30 verrà celebrata la S. Messa dall’Arcivescovo. Al termine della S. Messa seguirà, presso la Sala delle Balie, nel Complesso Museale del S. Maria della Scala, la presentazione e la proiezione del documentario “Il Dialogo”, prodotto dall’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum. (www.upra.org). E’ un appassionante viaggio nel mondo delle suore in Italia, diretto dal regista Massimo Reale e condotto dalla giornalista Virginia Masoni. Il documentario ha l’obiettivo, come ha spiegato Virginia Masoni, di “capire che cosa sia la vocazione religiosa, come la si riconosca e come questa ‘chiamata’ diventi carne e vita vissuta”. L’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum dedica particolare attenzione alle persone consacrate, attraverso il suo Istituto Superiore di Scienze Religiose, nato nel 1999. Il documentario “Il Dialogo” rappresenta un ulteriore passo in questo percorso di valorizzazione della vita consacrata, elemento indispensabile per lo sviluppo della Chiesa e presenza viva ed attiva nella nostra società.
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Smaniosa vocazione
Posted by fidest press agency su sabato, 1 gennaio 2011
Lettera al direttore. “La Stampa del 31 dicembre 2010, pubblica la seguente lettera: “Ognuno sia libero di fare le sue scelte, per carità, ma quando in un mondo già sovrappopolato si ha la possibilità di non avere preoccupazioni per la propria moltiplicazione non capisco la smaniosa vocazione per «il figlio a ogni costo» che cattura cantanti maturi come Gianna Nannini ed Elton John. Il travaglio nel parto di canzoni non è stato sufficiente?”. Il nome dell’autore è puntato, però c’è da supporre che sia un uomo, giacché di norma sono gli uomini a non capire, e a definire il desiderio di procreare una smania. Forse potrei illuminare coloro che non capiscono, con un’analogia: la Creazione è il frutto dell’amore divino; la procreazione è il frutto dell’amore umano. Precisazione necessaria per coloro che non capiscono: intendo l’amore verso la creatura desiderata, non l’amore che unisce gli sposi. Così, se riguarda una coppia omosessuale, la “smaniosa vocazione” si comprende meglio. (Francesca Ribeiro)
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Regione Sicilia e il trasformismo politico
Posted by fidest press agency su mercoledì, 22 settembre 2010
“Alla luce delle dichiarazioni rilasciate in Aula dal Presidente della Regione, Raffaele Lombardo, non ci resta che prendere atto della distanza che ci separa dal governo che è appena nato”. Lo dichiara il parlamentare nazionale del Pdl, Dore Misuraca . “Sono molto preoccupato” aggiunge Misuraca “perché il Lombardo quater si configura come governo ‘contro’ piuttosto che a favore degli interessi reali della Sicilia”. “Questo esecutivo” aggiunge il parlamentare del Pdl “stimolerà una serie di forti risentimenti politici. L’accordo di Lombardo con il Pd rende esplicita, infatti, la vocazione al trasformismo politico. In queste ore ha preso forma una giunta a forte trazione Pd, quindi, un ribaltone politico che condurrà in modo surrettizio al governo della Regione alcune forze politiche fortemente penalizzate dal voto popolare del 2008. Si profila, di fatto, la nascita di un governo che elude le regole della democrazia”. “Sono queste” conclude Misuraca “le motivazioni politiche per le quali il mio gruppo non ha voluto partecipare alla maggioranza e non ha, quindi, alcun rappresentante in questa giunta”.
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Vocazione agricola e “stile” di vita
Posted by fidest press agency su lunedì, 23 agosto 2010
Perché ci chiediamo nella regione Trentino Alto Adige e nello specifico nella provincia di Bolzano molti giovani tra i 14 ed i 29 anni si dedicano all’agricoltura? Lo fanno forse perché siamo in presenza di un ambiente agricolo tra i più progrediti in Italia? Eppure i giovani, si accontentano di un fatturato aziendale più modesto rispetto a quello dei loro coetanei impegnati nell’industria (diciamo di quasi la metà). Il restare in agricoltura per i giovani alto atesini significa in qualche modo difendere la loro cultura. Ul Deutschum. Il loro salario bipartisce, parte in e denaro e parte in consolazioni patriottiche nella consapevolezza di fare il proprio dovere sociale. Lo stesso accade in Sardegna dove il giovane pastore, da perfetto macho, sa che il minor guadagno è compensato dai favori del pubblico femminile cui piace. E ciò, evidentemente, lo appaga dalle minori retribuzioni percette, rispetto ad altri settori produttivi della regione. Forse è troppo poco per immaginare una vita giovanile che sappia monetizzare l’immagine che altri traggono del proprio lavoro nei campi e restarne appagati sino al punto dal sacrificare altre possibili opportunità meglio remunerate. Eppure una riflessione in tal senso va fatta e vorremmo che gli esperti del settore ci fornissero altri dati sulla presenza giovanile nella vita dei campi nelle altre regioni italiane aggiungendo al dato statistico anche un sondaggio d’opinione. Probabilmente tutto ciò lo dobbiamo alla possibilità che il restare lontani dai centri urbani non ci impedisce di avvalerci delle comodità offerte dalle attuali tecnologie: radio, cellulare, televisione satellitare ecc.
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Missioni di settimana santa
Posted by fidest press agency su mercoledì, 31 marzo 2010
Dal 31 marzo al 4 aprile 2010, in tutta Italia, si svolgeranno le missioni di Settimana Santa di Gioventù e Famiglia Missionaria, organizzazione internazionale del Movimento Regnum Christi. Questa organizzazione è presente in più di 30 paesi e formata da giovani e famiglie che, impegnati nella collaborazione con i Pastori della Chiesa per la Nuova Evangelizzazione della società, attraverso l’attività missionaria, rispondono all’invito di Cristo: «Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo» (Mc 16, 15), secondo le esigenze della giustizia e della carità evangeliche. Le missioni di Settimana Santa sono da anni un appuntamento fisso per migliaia di giovani e famiglie che in tutto il mondo decidono di trascorrere i giorni che precedono la Pasqua a servizio degli altri, riscoprendo una vocazione missionaria insita in tutti i cristiani. In Italia le missioni si svolgeranno in varie parti d’Italia, dal nord al sud, al servizio di più diocesi: Signa (Firenze), Ciconia – Orvieto (Terni), Orvieto e Sferracavallo (Terni), Roncà e Terrarossa (Verona), Agira (Enna), Melendugno (Lecce), Trentinara (Salerno) e Lascari (Palermo). I missionari saranno divisi in gruppi di adolescenti tra i 14 e i 16 anni, di ragazzi e ragazze dai 17 ai 28 anni, interi nuclei familiari e singoli adulti. Dal mercoledì Santo alla Domenica di Pasqua, i missionari condivideranno con gli abitanti di un paese i giorni del Triduo Sacro, appoggiando il parroco in questo momento così importante dell’anno liturgico. Visiteranno le case del paese invitando i parrocchiani a partecipare alle attività del pomeriggio e alle funzioni della Settimana Santa. Organizzeranno giochi, catechesi per bambini e momenti di formazione per i giovani. Parleranno con gli anziani, animeranno le celebrazioni, e in particolar modo la Via Crucis per le vie del paese. Un grande sforzo evangelizzatore che ha come scopo ravvivare e condividere con gli altri la fede cattolica, scoprendo un’inedita dimensione missionaria, aiutando e supportando la pastorale parrocchiale da un lato e facendo vivere a centinaia di giovani e famiglie italiane un’esperienza unica. Un’opportunità per mettersi a servizio del prossimo, per condividere con il mondo quella luce che ognuno di noi porta dentro. Una luce di fede, di speranza, di carità che può illuminare e cambiare la vita degli altri. Gioventù e Famiglia Missionaria è un’organizzazione internazionale del Regnum Christi, movimento di apostolato che condivide il carisma della congregazione dei Legionari di Cristo. Il movimento Regnum Christi attualmente conta 70.000 membri, giovani ed adulti, diaconi e sacerdoti, in più di 30 Paesi del mondo. Sito di Gioventù e Famiglia Missionaria: http://jfmisionera.org/italia/
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8 marzo 2010: Lo sviluppo è vocazione
Posted by fidest press agency su domenica, 7 marzo 2010
Il Centro Italiano Femminile celebrerà la prossima Giornata Internazionale della donna in tutte le sue sedi con incontri, dibattiti, iniziative sul tema “Lo sviluppo è vocazione. La sfida educativa per un umanesimo vero”. La scelta del tema trae ispirazione dalla necessità per il Cif, di tradurre e creare un rinnovato sentire sociale comune, per contribuire come donne associate a sviluppare quel necessario “statuto di cittadinanza” del cristianesimo nella vita e nella cultura contemporanea, che garantisce una formazione integrale della persona, riconosciuta anche nella sua dimensione spirituale. Il Cif rivolge in tale occasione un invito a tutte le donne a rimettersi in gioco per rispondere personalmente e con responsabile senso civico al proprio compito educativo e di contribuire a diffondere una cultura che sappia affrontare i momenti di difficoltà e le sfide del “nuovo umanesimo”.
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Padre
Posted by fidest press agency su mercoledì, 17 febbraio 2010
Ci saranno ancora sacerdoti nel futuro della Chiesa? Chi è il prete? Un uomo comune, peccatore come gli altri, investito di poteri così straordinari da mutare il pane e il vino nel corpo e sangue di Cristo, chiamato da una vocazione così sublime da fare di lui un ponte tra il cielo e la terra. di Massimo Camisasca Edizioni San Paolo 222 pagine – € 16,00
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Nel fortino delle illusioni
Posted by fidest press agency su domenica, 17 gennaio 2010
Tanti anni sono trascorsi dal mio arrivo nella Comunità Casa del Giovane, ho conosciuto tanti ragazzi, nei sorrisi nascondevano il dolore delle assenze, delle rinunce, delle illusioni già morte, ragazzi e ragazze che pur nel silenzio della sofferenza mantengono una loro dignità, nonostante ciò che li colpisce a tradimento, gettandoli impreparati nella devastazione dell’assunzione delle sostanze, tutte le droghe, nessuna esclusa.Ragazze violentate, ragazzi perduti, giovani dentro una guerra che non è mai stata loro, né lo sarà mai, giovani inascoltati, mal accolti, persino da Dio troppe volte inteso così lontano e remoto, una storia che ci portiamo appresso come un peso quotidiano, adolescenti che drammaticamente stramazzano davanti a noi, eppure rimaniamo incollati alla nostra vocazione di cattivi maestri, di educatori presuntuosamente inventati, obbligandoli alle nostre spalle, senza possibilità di vedere il grande bluff.Pensiamo a questi ragazzi come plotoni allineati in un perimetro tutto loro, non riusciamo neppure a impegnare tempo a sufficienza per comprendere la loro capacità di sentirsi parte di qualcosa, di qualcuno: più noi rimarremo alla finestra a guardare, più loro si sentiranno parte di una fortezza a loro misura, a tal punto da ritenersi l’unica guarnigione preparata affinché il “fortino delle illusioni “ non abbia a cadere in mani nemiche. Occorre parlare ai più giovani, con i loro mondi provocatoriamente chiusi in scatole cinesi, nei miti e nei simboli che tramandano desideri tribali, e uccidono le stesse emozioni, travisando il bisogno di non subordinare mai le passioni alle regole, truccando lo scontro culturale e intimo della trasgressione, per andare rovinosamente a sbattere nella “cultura” dei rischi più estremi. E’ sempre utile stare ad ascoltare quelli che guardano alla vita con occhi smarriti nel tentativo di viverla, e con quegli altri che nella follia lucida tentano di dominarla, inconsapevoli di esserne diventati miseramente schiavi. C’è anche il rischio di insegnare dal pulpito, dalla cattedra, di dire agli altri quel che non siamo capaci di ascoltare di noi stessi, possiamo travestirci da duri o da vittime, passare sopra a qualche rimorso, trucidare le speranze e i sogni di quanti più deboli e indifesi, ma è un errore non pensare ai dazi da pagare dopo, perché dopo, i dazi si dovranno pagare fino all’ultima notte più buia, dove non ci saranno mani tese né pacche sulle spalle ad attenderci. Adolescenti indiani bianchi, riuniti in tribù, e sbrigativamente licenziamo una diversità che è importante, vite differenti, stili esistenziali diversi, ruoli sociali definiti e da declinare con qualche probabilità. Può significare un’evoluzione che porta a riconoscersi nell’altro, non nella somma banale altro-io (dato fisico), bensì come attrazione e amore per l’unità ontologica originaria umana, che è vita insieme, quel noi ( dato sostanziale ) non semplicemente interrelazione tra persone, ma percezione della similarietà umana, condivisione, accettazione, solidarietà. E’ necessario afferrare quel filo di Arianna che è la memoria, e ricordare le cadute per raccontare ciò che si è imparato, come ha saputo fare David Maria Turoldo: guerra è appena il male in superficie, il grande male è prima, il grande male è l’amore per il nulla. (Vincenzo Andraous)
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43° Giornata Mondiale della Pace
Posted by fidest press agency su mercoledì, 30 dicembre 2009
Napoli 1° gennaio 2010 ore 17.30 Piazza del Gesù Marcia silenziosa e fiaccolata fino al Duomo Durante il percorso si unirà alla marcia il Cardinale Crescenzio Sepe e che, poi, presiederà la Celebrazione Liturgica nella cattedrale. In occasione della Giornata Mondiale della Pace del 1 gennaio 2010, in cui tutta la chiesa e tutti gli uomini di buona volontà sono chiamati ad impegnarsi per la pace nel mondo, anche la città di Napoli vuole far giungere il suo sostegno alle parole del Papa e alla sua sollecitudine per la pace nel mondo, ancora tanto diviso e segnato da guerre, ingiustizie, povertà e violenze. In tanti vogliamo testimoniare la vera vocazione di Napoli, città interreligiosa e multietnica, città di pace, e ricordare tutte le terre che nel Nord e nel Sud del mondo attendono la fine della guerra, fonte di sofferenza per tanti popoli e “madre” di tutte le povertà, e la fine del terrorismo. Una fiaccolata e un corteo silenzioso sfileranno per le vie del centro storico con dei cartelli che riporteranno i nomi dei Paesi oggi in guerra. Sarà presente Didier-Joseph Tshibangu, sacerdote della Repubblica Democratica del Congo, che parlerà della difficile situazione di questa Regione. La Repubblica Democratica del Congo è un polmone verde ricco di foreste e di diverse specie animali, che a causa della guerra rischiano di estinguersi. Nelle ultime settimane i combattimenti tra l’esercito regolare e gruppi ribelli e le violenze verso le popolazioni hanno causato la fuga di molti civili che si ammassano in campi profughi sovraffollati. Cristiani e credenti di tutte le religioni, uomini e donne di buona volontà, sono invitati ad unirsi per manifestare che la pace è possibile e che la guerra non è inevitabile. La manifestazione è promossa da: Arcidiocesi di Napoli, Comunità di Sant’Egidio, Azione Cattolica, Movimento dei Focolari, Rinnovamento nello Spirito, Comunione e Liberazione, Agesci, CVX, USCI Campania, Movimento Cristiano Lavoratori, OFS, Gifra, Unioni Cattoliche Operaie.
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“Polo della sicurezza” intorno all’Inail
Posted by fidest press agency su mercoledì, 4 novembre 2009
Intervenendo alla Presentazione delle Linee di mandato strategico 2009-2012 del CIV dell’Inail, il Vice Presidente della Commissione Lavoro della Camera, On. Giuliano Cazzola, ha sostenuto che “deve essere assolutamente realizzato un ‘polo della sicurezza’ intorno all’Inail che instauri organici legami funzionali tra tutti gli enti pubblici che si occupano di sicurezza del lavoro e con le stesse Aziende sanitarie locali, che, in generale, a causa della loro vocazione prevalentemente sanitaria ed ospedaliera non sono in grado, specie nel Sud, di svolgere i compiti loro affidati sul versante della sicurezza e della salute dei lavoratori. Il Testo Unico recentemente corretto su iniziativa del Governo – ha proseguito Cazzola – affronta questo tema nel quadro delle tematiche delle sinergie tra gli enti che non devono consentire soltanto la realizzazione dei risparmi previsti ma che devono servire a migliorare l’attività di prevenzione, formazione, vigilanza e controllo a favore della sicurezza dei lavoratori”.
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Vini di Vignaioli
Posted by fidest press agency su sabato, 31 ottobre 2009
Fornovo Taro (Parma) 1-2 novembre Vini e Vignaioli, la rassegna che da sette anni accoglie e presenta produttori francesi e italiani, uniti da un modo di fare vino nel rispetto dell’ambiente, del territorio, della tradizione, e della salute. Per essere definito naturale un vino dovrebbe infatti avere tre caratteristiche: restituire il suo luogo di origine attraverso il profumo e il gusto; avere una sintonia con il cibo e di conseguenza una vocazione a servire la tavola; infine, essere una bevanda digeribile e donare un senso di benessere a chi ne gode. L’incontro di quei vignaioli italiani e francesi che lavorano con vitigni autoctoni e propongono un interpretazione personale del loro terreno, permetterà a un vasto pubblico di scoprire ed approfondire la conoscenza di questa richezza. Un ampia proposta di vini prodotti nel rispetto del vitigno e del terreno, offrirà a tutti migliori conoscenze di una viticoltura che punta all’autenticità e a naturale e, nello stesso tempo,consentirà di apprezzare le qualità gustative, la digeribilità di questi vini. La manifestazione si terrà ancora una volta negli spazi del Foro 2000, a due passi del casello autostradale dell’A15 che collega nord e sud Italia. Non è un caso che Fornovo sia diventato da anni il centro di questo incontro che ha per filo conduttore il vino naturale e la sua gente. Il vino è vera espressione di cultura ed è proprio questo che la manifestazione Vini di vignaioli vuol fare rivivere ai suoi visitatori. Chi ama il vino è tale solo se ha la possibilità ed i mezzi di scegliere ed è questo lo scopo della manifestazione.
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