Fidest – Agenzia giornalistica/press agency

Quotidiano di informazione – Anno 36 n° 165

I destini incrociati di due socialisti: Giacomo Matteotti e Enrico Gonzales

Posted by fidest press agency su lunedì, 10 giugno 2024

Bergamo Domenica 16 Giugno 2024 alle ore 11:00 in Piazza Terzi 2 Bergamo alta nella casa atelier di PIERANTONIO VOLPINI. Le date che rievocheranno Mimma e Francesco sono da segnare a caratteri indelebili nella nostra memoria. Soprattutto oggi. A cento anni del delitto Matteotti, avvenuto a Roma il 10 giugno 1924 allorché il deputato fu rapito e assassinato da una squadra fascista capeggiata da Amerigo Dumini. Erano le 16,30 quando sul lungotevere Arnaldo da Brescia l’onorevole venne caricato a forza su una Lancia Kappa. Nell’abitacolo dell’auto si scatenò una furibonda lotta tra Matteotti, chiamato Tempesta, e i suoi aggressori, uno dei quali impugnò il coltello e lo colpì più volte al petto e sotto l’ascella. Presago della sua imminente fine, Matteotti getta dal finestrino il suo tesserino di deputato. L’agonia del combattente indomito fu lunga nella macchina nera che vagò fino a sera per la campagna romana. Con il favore delle tenebre il cadavere fu scaricato nel bosco della Quartarella, comune di Riano, a 25 km da Roma. Qui, utilizzando il cric dell’auto, venne scavata una fossa dove trovò sepoltura il cadavere di Matteotti piegato in due. Con Matteotti non solo muore un uomo coraggioso, più volte bastonato e picchiato dai fascisti nelle campagne elettorali del 1921 e 1924, ma muore anche la Democrazia Parlamentare. Nel quadro storico, accanto a Matteotti vi è Enrico Gonzales, anch’egli eletto nelle due legislature del 21 e del 24. I due compagni facevano parte del Partito Socialista Unitario, così come Filippo Turati, il padre del socialismo italiano, Carlo Rosselli, Claudio Treves, Emanuele Modigliani, Giuseppe Saragat, tutti espulsi durante il XIX Congresso del Partito Socialista Italiano. Siamo nell’ottobre 1922, pochi giorni prima della Marcia su Roma (27-31 ottobre 1922). Il racconto dell’eroica integrità intellettuale di Giacomo Matteotti raggiunge il suo apice nel discorso pronunciato alla camera il 30 maggio 1924 in cui il deputato appena rieletto fa l’elenco impietoso di tutti i brogli elettorali e le violenze fasciste avvenuti nella campagna elettorale e chiede di annullare le elezioni. La sua proposta sarà respinta dalla Camera con 285 voti contrari, 57 favorevoli e 42 astenuti. Pur sconfitto dai numeri, è lui il vincitore morale di quella drammatica seduta. Matteotti è ben consapevole della pericolosità del suo discorso, più volte interrotto dai deputati fascisti, eppure non tace e con fermezza pronuncia il suo j’accuse. Quando anche l’ultima accusa è pronunciata, si siede e sussurra al compagno Giovanni Cosattini: «Io, il mio discorso l’ho fatto. Ora voi preparate il discorso funebre per me». Toccherà a Enrico Gonzales prendere la parola il 12 giungo, di fronte a “un Parlamento di ghiaccio”, con un Mussolini seduto nella poltrona presidenziale, muto e rancoroso, per pronunciare l’orazione per Matteotti e per la democrazia italiana. Un discorso breve e conciso che avrebbe ricordato, ai deputati muti, le catilinarie ciceroniane: “Dunque, è vero! In Roma, sede del Parlamento, e a Camera aperta, un deputato dell’opposizione ha potuto essere aggredito, rapito, e al terzo giorno dal fatto, mentre la seduta continua, non sappiamo se ci sarà restituito!”. Parole percorse da una passione politica che si devono ricordare in questi nostri tempi in cui di quei nobili sentimenti sembra perduta ogni traccia nell’attuale Parlamento. Questo, a grandi linee, il quadro in cui si svolgerà la rievocazione storica che, speriamo, serva a rinvigorire i ricordi, e a fare rinascere la gratitudine verso l’esiguo numero di politici che, consapevoli della sua pericolosità, hanno combattuto il fascismo, ormai padrone del Parlamento e della società. By Mimma Forlani e Francesco Giambelluca

Lascia un commento