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Quotidiano di informazione – Anno 36 n° 130

Posts Tagged ‘governo’

Rivolsi: Il Governo e il rischio dell’inerzia

Posted by fidest press agency su sabato, 27 aprile 2024

Roma – “Sono sotto gli occhi di tutti le contraddizioni macroeconomiche del nostro Paese. Vediamone alcune, prendendo spunto dall’attualità. Il Def-Documento di economia e finanza di recente presentato dal Governo e approvato dal Parlamento, indica solo i dati di tendenza dell’economia e non gli obiettivi. Solo due esecutivi avevano fatto lo stesso in precedenza, quello di Paolo Gentiloni nell’aprile del 2018 e quello di Mario Draghi nel settembre 2022, ma erano entrambi dimissionari dopo elezione che sconvolgevano il quadro politico. La scelta di Palazzo Chigi è stata accolta con tranquillità da Bruxelles – che aveva comunque già procrastinato la scadenza. Si tratta di un buon segno? L’Italia non è più osservata speciale per i mercati. Bisogna però avere il coraggio di dire che, in vista delle imminenti elezioni europee del prossimo giugno, le incognite dei conti dello Stato non sono un buon biglietto da visita per chiedere voti”. Lo scrive Ubaldo Livolsi, professore di Corporate Finance e fondatore della Livolsi & Partners S.p.A. “Si fa sentire il conto del superbonus di 200 miliardi, sei volte superiore alle stime- spiega- Per chiarezza va detto che il provvedimento è stato voluto dal centrosinistra che sosteneva il Governo Conte e nel corso degli anni successivi difeso e procrastinato – con l’eccezione del Governo Draghi – anche da parte dei partiti di centrodestra fino all’inizio di questo mese. L’Italia entrerà a giugno in una procedura europea per deficit eccessivo, che prevede che il Paese riduca il suo deficit pubblico strutturale di circa lo 0,3% del prodotto lordo l’anno. Il Governo dovrà non solo trovare sei miliardi di risparmi previsti dal nuovo Patto di stabilità, ma anche cercarne 19 per riconfermare gli sgravi fiscali e contributivi che sono stati decisi e finanziati per il solo 2024”. “Intanto, secondo Bankitalia- dice ancora Livolsi- il debito pubblico registra un nuovo record, raggiungendo a febbraio 2.874,4 miliardi, con un aumento di 22,9 miliardi rispetto a gennaio. Su ogni italiano, compresi i neonati, grava un debito medio di circa 48.700 euro. Dall’altro lato, ci sono gli aspetti positivi. Guardiamo ancora all’attualità. Secondo le stime dell’Istat, l’occupazione cresce ancora e aumentano i contratti a tempo indeterminato. Registriamo poi il successo del Salone del Mobile di Milano con 174mila metri quadri di superficie espositiva, 1.900 espositori da oltre 30 Paesi, 361mila presenze (+17% rispetto all’edizione 2023) e di Vinitaly di Verona, con produttori da 30 Paesi, 30mila operatori, 97mila presenze (+20% sul 2023). L’export dei settori legati al made in Italy tocca quota 420 miliardi e nel 2023 ha consentito alla manifattura italiana di assestarsi al quinto posto nella graduatoria dei grandi esportatori mondiali superando la Corea del Sud. Lo ha sostenuto la settimana scorsa il ministro delle Imprese e del made in Italy Adolfo Urso in occasione delle celebrazioni ufficiali della Giornata del made in Italy, che si è svolta il 15 aprile, data che coincide con l’anniversario della nascita di Leonardo da Vinci”. “Tutto bene? Meglio essere prudenti- frena Livolsi- Bisogna evitare il rischio dell’inerzia. Il made in Italy non deve essere uno slogan, ma un fatto concreto, che va tenuto vivo, aggiornato e contestualizzato. Un prodotto di design italiano non può essere promosso allo stesso modo in Francia o in Giappone, negli Stati Uniti o in Cina. Anche le competenze si trasformano e vanno utilizzate in modo diverso. Proprio durante il Salone del Mobile è stato ricordato come la figura del designer sia sempre più specializzata, pensiamo ai designer creatori di contenuti digitali o che operano in ambiti come la biologia e la giurisprudenza. Bisogna anche insistere sul fatto che lo Stato deve favorire le imprese e l’imprenditorialità. Le nostre aziende, anche le migliori, devono essere incentivate a superare i loro limiti, ad ampliare la propria dimensione, a quotarsi e ad aprirsi al contributo esterno di capitale e di dirigenti”. “Vanno infine aumentati gli investimenti pubblici- conclude Livolsi- a cominciare da quelli del Pnrr: dalla sanità alla messa in sicurezza del territorio all’ambiente all’istruzione e alla ricerca”.

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La lotta al caro prezzi del Governo. Un disastroso bluff

Posted by fidest press agency su mercoledì, 28 febbraio 2024

Il Consiglio di Stato, lo scorso 23 febbraio ha pubblicato una sentenza (1806/2024) con cui ha annullato l’obbligo per i benzinai di esporre il prezzo medio della benzina. Il provvedimento, entrato in vigore lo scorso 1 agosto, è stato oggetto di un iter giudiziario contrastato (era stato anche scritto male), ma alla fine “si presenta come manifestamente irragionevole e sproporzionata“. E’ stata messa la parola fine ad un provvedimento che il ministero delle Imprese, aveva adottato anche elogiato anche da varie categorie e associazioni, che oggi fanno finta di nulla. Un metodo, quello usato dal governo, che partiva dal presupposto che i prezzi fossero alti solo per la speculazione dei benzinai, e coprendo con un velo il fatto che a inizio anno, coi prezzi della materia prima in calo, aveva aumentato il costo della componente fiscale… “chi consuma tanta benzina lo fa perché ha veicoli che solo i ricchi possono permettersi e noi combattiamo i ricchi” tra le amenità del ministero per giustificare il provvedimento. Importante è non dimenticare. Come non si deve dimenticare il trimestre anti-inflazione che dallo scorso ottobre aveva coinvolto vari dettaglianti per praticare sconti ad alcuni prodotti, sconti che sono stati sempre minori di quelli che i singoli negozi già praticavano. Iniziativa che è servita solo a far pubblicità ai negozi che vi avevano aderito. Tutti provvedimenti la cui caratteristica è buttare fumo negli occhi e non affrontare i problemi. Caratteristica che ha trovato conferma anche nella legge di Bilancio 2024 molto basata sulla crescita del debito pubblico. più si va avanti e più i nodi vengono al pettine. Oggi è il Consiglio di Stato sulla benzina. La voragine ci sarà verso la fine dell’anno quando gli incentivi fiscali e i provvedimenti vari (inclusi quelli per mandare a casa i trattori che occupavano le strade) concessi in aumento del debito pubblico, insieme all’uso del denaro pubblico per acquistare aziende impedendo la liberalizzazione (Tim, Stellantis…) ci porterà ad avere un buco ingestibile e, sul quale, non potranno che farlo diventare più grande. Non dimenticare significa anche considerare che le uniche politiche utili per il contenimento dell’inflazione e ridare fiato a imprese e consumi, vengono considerata come una iattura (da governo e buona parte delle opposizioni): defiscalizzazione e liberalizzazioni. Vincenzo Donvito Maxia – presidente Aduc http://www.aduc.it

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Cia al Governo, bene proposte ma si passi ora dalle parole ai fatti

Posted by fidest press agency su domenica, 11 febbraio 2024

“E’ stato un incontro con proposte molto serie, abbiamo apprezzato che il Presidente del Consiglio abbia chiamato tutti i ministri a Palazzo Chigi in una fase così delicata e drammatica per il settore agricolo. Il Governo ci ha dato garanzie di risposte concrete già nelle prossime settimane. Sarà, ora, nostro compito vigilare e continuare a confrontarci con l’esecutivo affinché tali impegni vengano effettivamente assunti e messi in pratica, passando velocemente dalle parole ai fatti”. Così, oggi, il presidente di Cia-Agricoltori Italiani, Cristiano Fini, a conclusione della riunione che si è svolta a Palazzo Chigi tra le associazioni di settore e la premier Giorgia Meloni. “Il settore ha bisogno di risollevarsi perché le aziende agricole sono in grande difficoltà. Se i trattori sono per strada a manifestare, noi di Cia facciamo la nostra parte in maniera pressante a livello istituzionale, perché è solo così che si portano avanti risultati concreti e tangibili. Le proposte che ci sono state fatte dal Governo -conclude Fini-, sono in linea con le nostre rivendicazioni, abbiamo però aggiunto anche la necessità dello stanziamento di risorse per il comparto irriguo e per le assicurazioni agevolate, procedendo a pagamenti immediati per le annualità 2022 e 2023″.

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Perché il governo convoca i sindacati agricoli e non i coltivatori che protestano?

Posted by fidest press agency su domenica, 11 febbraio 2024

“Troviamo paradossale che il governo convochi alcuni sindacati agricoli, quelli tra l’altro messi sotto accusa da molti degli agricoltori che protestano, e non convochi contestualmente le rappresentanze spontanee che stanno dando vita ai rilevanti presidi di questi giorni”.Così in una nota “Forche Caudine”, storica associazione dell’emigrazione sannita, a fianco degli agricoltori molisani e beneventani che stanno partecipando alle proteste. “Se l’agricoltura soffre questa enorme mole di problemi e una crisi di redditività senza precedenti, alcuni sindacati che l’hanno gestita a Roma e a Bruxelles dovrebbero interrogarsi sul perché vengano bruciate le bandiere dei tradizionali organismi di rappresentanza – conclude la nota.

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Governo della Salute: una cura per il Servizio sanitario nazionale

Posted by fidest press agency su giovedì, 8 febbraio 2024

Il Servizio sanitario nazionale in Italia è stato battezzato 45 anni fa e nel 1996 l’Italia spendeva 57 miliardi di lire per le cure pubbliche mentre oggi siamo a 133 miliardi di euro del Fondo sanitario nazionale e non sono ancora sufficienti. I dati Ocse parlano chiaro: con 40 miliardi di spesa privata, oltre i 133 della torta nazionale dei finanziamenti – di cui solo il 18 per cento circa intermediati da assicurazioni e fondi integrativi – il nostro Servizio sanitario è diventato un modello misto ma ciononostante molto sottofinanziato rispetto agli standard degli altri Paesi Ocse, a causa delle dinamiche correlate con il livello di sviluppo economico misurato dal Pil pro capite che in Italia è molto lontano dalla media Europea. Che fare dunque? Come trovare nelle pieghe della spesa della Pubblica improduttiva le risorse che servono a curare i cittadini? Quali misure adottare, quali riforme organizzative? Su questi temi e interrogativi l’Osservatorio Innovazione di Motore Sanità, riunisce da domani, a Cernobbio, a Villa Erba, per due giorni (l’8 e il 9 febbraio), oltre 200 relatori qualificati in decine di sessioni plenarie e laboratori mettendo attorno a uno stesso tavolo le istituzioni che governano la Salute, i Ministeri, le Regioni, i manager, amministratori di Sanità pubblica e privata, medici, infermieri e tecnici, operatori, Ordini professionali, Associazioni di pazienti per approfondire insieme e rispondere alla domanda di un nuovo modello regolatorio dei servizi sanitari di prossimità e ospedalieri determinati sui territori con la traccia segnata nelle riforme necessarie dal nuovo paradigma dell’innovazione, vera bussola da seguire per cambiare il futuro e che sta cambiando rapidamente la Sanità.“L’obiettivo è definire una sorta di “Carta di Cernobbio” – spiega Claudio Zanon, Direttore scientifico dell’Osservatorio Innovazione di Motore Sanità -, un documento di sintesi finale con i punti principali che emergeranno dalla Winter School di Osservatorio Innovazione di Motore Sanità, da sottoporre a un dibattito pubblico allargato che possa tradursi, in una prospettiva di breve termine, in una proposta politica e tecnica di riforma del Servizio sanitario nazionale”. Dibattiti, incontri, confronti per cercare il bandolo smarrito della matassa del Governo della Salute in Italia, alla ricerca di strumenti, azioni, idee, riforme e proposte per una più concreta realizzazione dei bisogni sanitari dei cittadini delle Regioni e per una Sanità più vicina alla dimensione della domanda dei pazienti, in una Italia che invecchia come invecchia il suo Servizio sanitario. Fonte Ufficio stampa Motore Sanità

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36° edizione Premio Charlot: appello di Claudio Tortora al Governo

Posted by fidest press agency su lunedì, 5 febbraio 2024

Resta davvero un grande punto interrogativo il rapporto Governo e Regione Campania per quanto riguarda la programmazione culturale. Siamo ormai a febbraio e tutti i grandi eventi, come, il Premio Charlot, che è giunto alla sua 36° edizione, sono in attesa di avere conferme per programmare i propri appuntamenti. Ma il Governo italiano, purtroppo, fa orecchie da mercante. Un mercante poco attento a tutto quanto accade nella nostra Regione che, da un po’ di anni, con il Governatore De Luca, ha stabilizzato nell’alveo della normalità, tutto quanto fa cultura con una ben precisa cadenza e regolarità. Se tutto questo viene fatto solo per mere e spregevoli mire di disfare e non di costruire, c’è poco da stare allegri. Suggerirei al Governo di riflettere su quanto vale in termini economici questa presa di posizione, quanto vale per ricaduta turistica e per coordinamento della stessa cultura, un territorio che da sempre, ha vissuto come riferimento internazionale per questo settore. Noi suggeriamo di sciogliere in tempi brevissimi questo antipatico ed irrispettoso problema. Chiediamo un segnale, una risposta in tempi brevi o saremo costretti a scendere in piazza, per manifestare contro quanto sta avvenendo. E non saremo soli. Con noi scenderanno in piazza anche tutti coloro che operano nel settore cultura e con il settore cultura: artisti, tecnici, scenotecnici, coreografi, musicisti, uffici stampa, costumisti, hostess, gestori di bar, ristoranti, alberghi, etc. Con tanti problemi che risultano irrisolti, dobbiamo assistere a questo teatrino davvero sconcio. La politica dovrebbe essere al servizio di quel poco che ancora funziona e non andare a toccare in senso negativo, solo per un mero spirito di rivalsa. Alla Regione Campania va tutto il nostro sostegno ed a chi coordina questa vergognosa manovra tutto il nostro disappunto!

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Il governo ungherese minaccia i valori, le istituzioni e i fondi dell’UE

Posted by fidest press agency su lunedì, 22 gennaio 2024

Il Parlamento condanna gli sforzi deliberati, continui e sistematici del governo ungherese per minare i valori fondanti dell’UE.In una risoluzione non vincolante adottata giovedì con 345 voti a favore, 104 contrari e 29 astensioni, i deputati esprimono profonda preoccupazione per l’ulteriore erosione della democrazia, dello Stato di diritto e dei diritti fondamentali in Ungheria, in particolare attraverso il cosiddetto pacchetto di “protezione della sovranità nazionale” recentemente adottato, che è stato confrontato con la famigerata “legge sugli agenti stranieri” della Russia.Deplorando la mancata applicazione da parte del Consiglio UE della procedura dell’articolo 7, paragrafo 1 del Trattato UE (a seguito dell’attivazione del meccanismo sulla protezione dello Stato di diritto da parte del Parlamento nel 2018), il Parlamento invita il Consiglio europeo a determinare se l’Ungheria abbia commesso “gravi e persistenti violazioni dei valori dell’UE” nell’ambito della procedura più diretta prevista dal paragrafo 2 dello stesso articolo 7. I deputati condannano inoltre le azioni del primo ministro Viktor Orban, che lo scorso dicembre ha bloccato la decisione essenziale di rivedere il bilancio a lungo termine dell’UE, compreso il pacchetto di aiuti dell’Ucraina, in violazione degli interessi strategici dell’UE e in violazione del principio di leale cooperazione. L’UE non deve cedere al ricatto, sottolineano i deputati. Il Parlamento deplora la decisione della Commissione di sbloccare fino a 10,2 miliardi di EUR di fondi precedentemente congelati, nonostante l’Ungheria anon abbia adotato le riforme richieste sull’indipendenza della magistratura, anche se ha recentemente prolungato l’applicazione delle misure previste dal regolamento sulla condizionalità dello Stato di diritto. Inoltre, i deputati condannano le pratiche discriminatorie sistemiche segnalate nei confronti del mondo accademico, dei giornalisti, dei partiti politici e della società civile in sede di assegnazione dei fondi. Si rammaricano del ricorso a procedure di appalto pubblico manipolate, delle offerte di acquisto da parte del governo e degli enti con legami con il primo ministro e dell’uso dei fondi dell’UE per arricchire gli alleati politici del governo. Le misure necessarie per sbloccare i finanziamenti dell’UE bloccati in base a norme diverse devono essere trattate come un unico pacchetto e non dovrebbero essere effettuati pagamenti se persistono carenze in qualsiasi settore. Il Parlamento esaminerà la possibilità’ di intraprendere un’azione legale per rovesciare la decisione di erogare parzialmente i fondi e sottolinea che può ricorrere a una serie di misure giuridiche e politiche se la Commissione viola i suoi doveri di “custode dei trattati” e per tutelare gli interessi finanziari dell’UE. Alla luce di tali questioni, il Parlamento chiede se il governo ungherese sarà in grado di svolgere le sue funzioni di presidenza del Consiglio durante la seconda metà del 2024, avvertendo che, se la posizione del presidente del Consiglio europeo sarà vacante, anche tali funzioni sarebbero espletate dal primo ministro ungherese. I deputati chiedono quindi al Consiglio di trovare soluzioni adeguate per attenuare questi rischi e chiedono riforme del processo decisionale di questa istituzione per porre fine all’abuso del diritto di veto.

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Mar Rosso: Pd, pressing sul Governo con mozione in Senato

Posted by fidest press agency su venerdì, 19 gennaio 2024

Il Mar Rosso è sempre più un’area ‘calda’ e a rischio, le categorie economiche in Italia lanciano messaggi di crescente allarme e il Partito democratico va in pressing sul Governo. Accanto alla richiesta di un’informativa urgente dei capigruppo dem in commissione Difesa di Camera e Senato, è stata depositata una mozione a Palazzo Madama per sollecitare il Governo ad “attivarsi tempestivamente, nelle opportune sedi europee ed internazionali al fine di definire una strategia comune finalizzata a ottimizzare nel brevissimo termine l’impiego delle unità navali e di altri strumenti dissuasivi a protezione dei traffici”.La mozione, a prima firma della capogruppo in commissione Politiche europee Tatjana Rojc e del capogruppo in commissione Esteri e Difesa Alessandro Alfieri, è sostenuta dai componenti dem nelle due commissioni: Franceschini, Malpezzi e Sensi, e Delrio, Casini e La Marca.“Prendiamo atto degli annunci del Governo ma – spiega la senatrice Rojc – questi attacchi sono in corso ormai da settimane, il nostro Paese è tra i più esposti alle conseguenze del blocco di Suez e non si deve più perdere nemmeno un minuto e muoversi subito su più fronti. Per questo con la nostra mozione chiediamo che il Governo acceleri il più possibile consultazioni nelle sedi internazionali dedicate alla sicurezza dei traffici marittimi e degli approvvigionamenti di merci ed energia, anche valutando l’opportunità di specifiche missioni. Questo è un problema dell’Italia e di tutta l’Unione europea e – indica la parlamentare – gli organi di Bruxelles devono muoversi subito”.“Autorità portuali e operatori dello shipping – continua Rojc – ci stanno ripetendo in termini sempre più chiari e incalzanti che c’è anche tutto il settore portuale, logistico ed energetico che sta per entrare in grave sofferenza. Per questo il Governo dovrebbe anche attivare contatti con i presidenti delle Autorità di sistema portuale che sarebbero maggiormente colpite dall’interruzione dei traffici da Suez, per una valutazione approfondita dall’impatto dei mancati attracchi e – conclude – per studiare contromisure”.

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Ai dipendenti pubblici e della scuola il Governo dà, ma toglie anche

Posted by fidest press agency su lunedì, 25 dicembre 2023

Se la Legge di Bilancio 2024 tenta di coprire il costo della vita, in attesa del rinnovo contrattuale 2022/24, attraverso un’indennità (IVC), peraltro non adeguata, con la busta paga di gennaio 2024 verrà meno l’emolumento accessorio una tantum assegnato per tutto il 2023. Si tratta appena dell’1,5% dello stipendio, ma considerando l’entità modesta degli stipendi della scuola, non è affatto una riduzione marginale: “i beneficiari – scrive oggi la stampa specializzata – includevano dai collaboratori scolastici ai docenti delle superiori, con un incremento variabile da 20,53 euro a 44,38 euro al mese a seconda del gradone di anzianità”. Dal prossimo mese di gennaio sono previste differenze sostanziali nella retribuzione tra personale scolastico di ruolo e precario: il personale di ruolo, che ha già ricevuto l’anticipazione per il 2024, non percepirà più l’1,5% e avrà una retribuzione inferiore rispetto a novembre 2023; il personale precario, invece, subirà la riduzione dell’1,5%, ma percepirà contestualmente l’indennità di vacanza contrattuale (il cui importo è maggiore rispetto all’emolumento dell’1,5%) registrando un incremento mensile (quell’incremento che invece il personale di ruolo ha già ricevuto in una sola rata) in busta paga che è pari al differenziale tra l’IVC e l’importo dell’1,5%. “Questa decisione del Governo – spiega Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – di non rinnovare l’accessorio una tantum 2023 rappresenta un ulteriore beffa per i lavoratori della scuola. Andrà infatti a rendere ancora più ridotto il già basso incremento percentuale di indennità di vacanza contrattuale, fissato attorno al 6%, portando l’incremento anti-inflazione sotto il 5%. È un anticipo chiaramente molto al di sotto dell’inflazione, che nell’ultimo biennio ha superato il 16%, secondo alcune fonti attendibili arrivando a toccare addirittura il 18%”. “In questa situazione – continua Pacifico – è chiaro che gli 800-1.500 euro lordi di indennità ricevuti nei giorni passati assieme a dicembre e tredicesima del 2023 diventa una somma sempre meno importante. Per questo abbiamo deciso di fare partire le procedure di diffida a tutela di tutti gli insegnanti e Ata di ruolo, al fine di fargli avere per intero l’indennità di vacanza contrattuale al 50% del tasso di inflazione programmata, superiore al 16%, con risarcimenti che arrivano a 5.000 euro a lavoratore. Inoltre, proponiamo ricorsi specifici per i precari che sono stati tagliati fuori dall’una tantum di anticipo di indennità vacanza contrattuale di dicembre 2023”.

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Le professioni sanitarie bocciano la manovra del governo

Posted by fidest press agency su sabato, 23 dicembre 2023

«La manovra economica per il 2024 è l’ennesimo schiaffo al Servizio sanitario pubblico e ai suoi professionisti e perché mortifica i principi della salvaguardia della sanità pubblica e del diritto alla tutela della salute che continuano a non essere tra le priorità di questo Paese, a prescindere dal colore e dall’appartenenza politica di chi lo governa».«Al netto dei rinnovi contrattuali in scadenza, ben al di sotto del tasso inflattivo, il vero finanziamento del SSN è di soli 800 milioni che saranno impegnati in interventi non strutturali, ma di “propaganda” per far credere ai cittadini l’impegno del Governo a risolvere l’annosa questione dei tempi di attesa. Noi professionisti siamo i primi a subire gli effetti distorsivi di un sistema non più in grado di garantire l’accesso alle cure ed è questo il motivo che siamo al fianco dei cittadini con il dovere civico di proseguire le nostre azioni di protesta nei prossimi mesi portandola, se necessario, anche in sede di Parlamento Europeo.Senza confronto e senza novità sostanziali sulle richieste alla base delle nostre mobilitazioni, nel mese di Gennaio 2024 proseguiremo con 48 ore di sciopero, le cui date verranno comunicate non appena sentite la basi associative annunciano Pierino Di Silverio, Segretario Nazionale ANAAO ASSOMED, Guido Quici, Presidente CIMO-FESMED e Antonio De Palma, Presidente NURSING UP.«I numeri della fuga di medici, dirigenti sanitari, infermieri ed ostetriche dalle corsie italiane in favore degli ospedali di altri paesi europei – denunciano i leader sindacali – sono sempre più allarmanti e la mancanza di una seria politica di investimenti nel sistema sanitario e nel suo capitale umano non lascia alcuna speranza per il futuro. Un’emorragia che avvicina il Ssn al baratro verso cui la politica lo sta spingendo da anni, con la differenza che ora non c’è più tempo per salvarlo. Siamo a un punto di non ritorno».«Le nostre richieste – proseguono – rappresentano non solo legittime rivendicazioni delle categorie che rappresentiamo, ma vere e proprie parole d’ordine che mirano a migliorare il sistema di cure nel suo complesso tenendo conto anche delle implicazioni che possono avere sui cittadini. Pensiamo alla situazione dei luoghi di lavoro in cui operiamo venuta tristemente alla ribalta dopo l’incendio all’ospedale di Tivoli che ha fatto emergere prepotentemente lo stato di abbandono di molti ospedali. Quello della manutenzione delle infrastrutture è un ulteriore tassello di un puzzle che nessuno si prende cura di comporre. E dire che l’Italia ha a disposizione i fondi del PNRR per opere di ammodernamento, ma non sanno bene come utilizzarli!».«Siamo sempre più determinati – concludono Di Silverio, Quici e De Palma – a uscire dal vicolo cieco in cui la politica ci costringe da almeno 20 anni e siamo disposti a tutte le azioni sindacali per affermare la nostra dignità di professionisti e riprenderci la considerazione che meritiamo. Sappiamo di avere al nostro fianco milioni di italiani che alla sanità pubblica si rivolgono ogni giorno e che alla sanità pubblica non possono rinunciare».

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“Il Sindacato Itamil Esercito denuncia: Il Governo Meloni, “solo propaganda”

Posted by fidest press agency su sabato, 16 dicembre 2023

Il Sindacato Itamil Esercito mette in guardia: il Governo Meloni conferma il taglio del potere d’acquisto degli stipendi di militari e poliziotti. In un’era di propaganda e disinformazione, alimentate da certa stampa e certi sindacati di palazzo schierati, emerge la cruda verità dei numeri: dal 1° gennaio 2025, il governo ha stabilito di compensare solo il 5,8% dell’inflazione con il contratto 2022-24, nonostante l’inflazione del solo 2022 sia stata dell’8,1%. Le risorse mancanti del 2,3% relative al 2022, oltre all’inflazione del 2023 e del 2024, restano irrisolte. In sintesi, i militari potrebbero guadagnare 172 euro lordi mensili in più, mentre l’inflazione ha eroso oltre 350 euro. Per contrastare la disinformazione in circolazione, basta consultare i maggiori network che parlano di economia. È importante notare che i 100 milioni stanziati per la specificità, che saranno ridotti dal 2026, saranno utilizzati per stipulare una polizza assicurativa sanitaria. Inoltre, sono stati assegnati 10 milioni di euro per sistemare le pensioni del personale fino al 2025. Per risolvere il problema delle pensioni da fame del comparto difesa e sicurezza, sarebbero necessari 1,7 miliardi. I nostri soldati sono mal pagati, privi di alloggi decenti, con uniformi usurate e straordinari non garantiti. Il carico di lavoro è insostenibile a causa della mancanza di personale nelle caserme. Riscontriamo un alto tasso di sovraindebitamento, un aumento dei divorzi e delle separazioni. Non esiste un progetto a supporto del pendolarismo: “ognuno deve arrangiarsi”. Si evidenziano inoltre le differenze di trattamento con le Forze di Polizia in materia di indennità, straordinari e avvicendamento. Il Sindacato Itamil Esercito non scende a compromessi: abbiamo scritto ai vertici politici e militari della difesa esponendo ciò di cui l’Esercito ha realmente bisogno: 1. Un aumento di almeno 350 euro netti per contrastare l’inflazione; 2. L’incremento dei coefficienti pensionistici per uniformare i militari al pubblico impiego al termine del servizio, tenendo conto della “specificità”; L’allineamento dei militari alle Forze di Polizia in materia di Benefits, convenzioni, buoni pasto, indennità e straordinari; 4. Introduzione della settimana operativa, eliminando il “venerdì” attraverso l’autocompensazione: lavorare un’ora al giorno in più dal lunedì al giovedì e recuperare il venerdì; 5. Uniformare le condizioni e i numeri dei militari in materia di avvicendamento e temporanea assegnazione alle forze di polizia; 6. Riforma dei codici militari e ridimensionamento dei tribunali militari; 7. Introduzione di un fondo di mutuo soccorso per i militari che, per varie ragioni, si ritrovano in povertà. Il Sindacato Itamil Esercito è al fianco di tutti i militari, pronto a lottare con ogni mezzo per i loro diritti e per un futuro migliore.

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Energia. Le preoccupanti bufale del governo sul mercato tutelato per i vulnerabili

Posted by fidest press agency su sabato, 9 dicembre 2023

Sì, proprio una bufala. La vicenda è questa: il governo dice di essersi impegnato per garantire a 4,5 milioni di utenti “vulnerabili”, oggi nel mercato tutelato dell’energia, a continuare ad usufruirne nel migliore dei modi. Ma guarda un po’: si tratta di quanto già previsto nelle norme che sono state per anni rimandate, anche da governi guidati da chi oggi è all’opposizione e che sembra essersi dimenticato di aver deciso, nella scorsa legislatura, per il passaggio definitivo del 2024. Il governo di oggi sale a cavallo, prende le briglia e intraprende la sua sfilata trionfale a mo’ di salvatore dei già tutelati.Per farlo aggiunge un po’ di prebende. “Faremo massima informazione”… quando già tutti gli utenti del mercato tutelato hanno ricevuto informative dai propri gestori per il passaggio al mercato libero. “Controlleremo che tutto sia come dovrebbe essere”… quando già esiste un’Autorità, Arera, che opera da anni alla bisogna e che da sempre è in prima fila per informare, controllare e sanzionare….. domanda: cosa faranno oltre quello che già fa l’Arera? Ah, saperlo… E siccome al peggio non c’è mai limite, ecco la caramellina finale per le associazioni di consumatori che saranno coinvolte per l’operazione di monitoraggio che tutti funzioni come dovrebbe. Queste associazioni, quelle che sono eterodirette dal ministero dello Sviluppo economico e che fruiscono di finanziamenti dello Stato (Aduc non ne fa parte, ovviamente), si sentiranno utili (idiote?) per la funzione istituzionale che saranno chiamate a svolgere…e immaginiamo percepiranno ritorni economici e politici.Quello che sta facendo oggi il governo è una operazione di regime, di consolidamento di un regime economico e politico. Non sta mettendo i paletti e i riferimenti per il libero mercato, ma sta distribuendo prebende perché qualunque potenziale voce di dissenso sia inquadrata e ricompensata per la fedeltà.Il libero mercato crediamo sia una cosa diversa, fatta di pesi e contrappesi che, senza commistioni, si controllano a vicenda e, di conseguenza, sono liberi ognuno di evidenziare ciò che non funziona e ciò che osta. Il resto è, per l’appunto, regime.Vincenzo Donvito Maxia – presidente Aduc http://www.aduc.it

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Il Governo Meloni si prepara a svendere TIM al fondo speculativo KKR

Posted by fidest press agency su giovedì, 9 novembre 2023

Con il parere positivo del Governo la maggioranza del CDA di TIM ha accettato l’offerta vincolante del fondo speculativo KKR per l’acquisto della parte Netco, ossia della rete fissa. Come per Alitalia, ex ILVA e Stellantis, anche per TIM la trattativa con KKR è stata coperta da silenzi e smentite. Il piano dell’AD Labriola, che prevedeva la separazione di TIM in NetCo e ServCo, è stato blindato e messo al riparo da qualsiasi confronto con i lavoratori in merito al futuro occupazionale dei 50.000 dipendenti interni e delle migliaia dell’indotto. La cessione a KKR, tocca il tema sensibile della gestione dei flussi dei dati e delle infrastrutture di rete in cui transitano. Riteniamo particolarmente grave lasciare a soggetti privati e fondi speculativi la gestione dei dati personali, istituzionali, commerciali e finanziari del paese. A parti invertite nessun’altro stato nazionale consegnerebbe l’accesso ai dati a soggetti privati e tantomeno a un ex generale statunitense di primissimo livello ed ex direttore della CIA del calibro di Petraeus. Il Progetto Minerva sbandierato da Fratelli d’Italia in campagna elettorale prometteva la realizzazione di una società TLC a controllo pubblico, modello Terna, di fatto ci troviamo di fronte alla svendita e al controllo de facto da parte di KKR, con i soci italiani in minoranza (il MEF , con circa il 15-20% e altri, come F2i e CdP con quote minori). Al governo rimane la foglia di fico dei “poteri speciali” come la Golden Power. I dati sulla copertura del servizio in VCHN, Fibra, Banda larga e 5G condannano senza appello le privatizzazioni e l’approccio di mercato al servizio pubblico. Solo l’intervento pubblico, attraverso la rinazionalizzazione e una società infrastrutturale può recuperare il gap tecnologico accumulato, fornire la copertura di rete anche nelle aree del paese ritenute a bassa redditività. Nelle intenzioni dei contraenti il processo di acquisizione dovrebbe concludersi entro l’estate 2024 con il varo delle due società in cui verrà divisa la compagnia. Nella parte NetCo confluiranno attività e asset legati alla rete fissa, compreso il settore wholesale ma, rimane fuori al momento TI Sparkle con la gestione dei cavi e delle attività internazionali, su cui transita l’oro nero dei flussi dati, l’offerta non è stata ritenuta congrua. Il CDA TIM è in attesa che KKR produca per TI Sparkle un’offerta più sostanziosa entro il 5 dicembre, nei tempi utili alla cessione. Secondo i piani di Labriola nella ServCo confluiranno Tim Brasil, Telsy, Noovle e Olivetti. Sul futuro dell’infrastruttura TLC, che manca totalmente di una visione strategica che guardi all’interesse pubblico, continua la zuffa tra i diversi speculatori privati interessati: Vivendi e Merlyn contestano la cessione a KKR, denunciando tra le altre cose il basso prezzo di vendita (Vivendi) e la mancanza di tutela nazionale (Merlyn). Dopo decenni possiamo riconfermare che la parabola delle miracolose privatizzazioni continua a volgere al negativo tutti gli indicatori di interesse pubblico: occupazione, salario, appalti al ribasso, tariffe, innovazione tecnologica e copertura nelle aree a bassa redditività. Questa operazione di mercato ha tutte le prerogative per segnare un ulteriore pagina nera delle privatizzazioni e pianta un ulteriore chiodo sulla bara di TIM.

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Veeam: l’incubo peggiore del governo non è un altro Snowden, ma le fughe accidentali di notizie

Posted by fidest press agency su martedì, 7 novembre 2023

Dopo la recente rivelazione che un giovane aviatore ha fatto trapelare online documenti riservati, il governo degli Stati Uniti si trova ancora una volta a fare i conti con la realtà che i cattivi attori – sia dall’interno che dall’esterno – sono intenzionati a condividere i segreti del Paese. La minaccia meno ostile: le fughe di notizie accidentali e involontarie da parte del personale interno. Questi leaker non hanno un vero intento malevolo. Stanno semplicemente svolgendo il loro lavoro, vivendo la loro vita, accedendo e/o condividendo informazioni che non dovrebbero, mettendo a rischio i loro dipartimenti e gli interessi degli Stati Uniti in modo negligente e approssimativo. L’errore umano è – ed è stato – di gran lunga la causa principale delle violazioni dei dati nel settore pubblico e privato. Il Rapporto sui rischi globali 2022 del World Economic Forum riconduce il 95% delle minacce alla sicurezza informatica a una qualche forma di errore umano. Un’altra fonte, il Data Breach Investigations Report (DBIR) del 2022, ha rilevato che l’82% delle violazioni deriva da errori umani. Le fughe accidentali di notizie sono da anni una spina nel fianco dei governi. In tutto il mondo si sono verificati casi di un funzionario britannico che ha lasciato file di Al-Qaeda su un treno, di file del governo australiano trovati in armadi venduti e di strumenti antiterrorismo del governo britannico divulgati inavvertitamente su Trello. Negli Stati Uniti, nel 2015 sono state pubblicate online le informazioni personali di 191 milioni di elettori e i soldati statunitensi hanno accidentalmente divulgato segreti nucleari su un’applicazione di studio. Quindi, cosa possono fare il settore pubblico e quello privato per aiutare i dipendenti a non lasciar trapelare informazioni attraverso i secchi che perdono? In primo luogo, le organizzazioni possono assicurarsi di proteggere i propri dati negli ambienti cloud e container. Quando le aziende investono nel cloud, molte non riescono a creare strutture di rete e di sicurezza che soddisfino gli standard rigorosi che si aspettano in azienda. Se le organizzazioni non creano modelli di sicurezza per il cloud prima dell’implementazione, spesso è troppo tardi per tornare indietro e impostare controlli adeguati. Questo mette a rischio la proprietà intellettuale dell’azienda. È come permettere a un attore disonesto di sedersi in un cubo in un corridoio con un cavo collegato alla rete. In secondo luogo, le organizzazioni possono affinare le politiche relative a chi ha accesso a quali dati. Dato il valore critico delle informazioni, soprattutto se classificate, le organizzazioni devono stabilire modelli di sicurezza a fiducia zero e procedure di controllo degli accessi basate sui ruoli (RBAC) e sul principio del “minimo privilegio”. In terzo luogo, le organizzazioni dovrebbero considerare il problema delle fughe involontarie di notizie come un’occasione per migliorare la pratica dell'”igiene digitale” da parte del personale. Inoltre, comporta l’etichettatura di importanti risorse digitali. Per creare un piano di risposta di cybersecurity di successo è fondamentale capire quali sono gli asset critici per un’organizzazione e come proteggerli efficacemente. Altre buone pratiche sono le seguenti: Utilizzare l’autenticazione a più fattori (MFA). Configurare l’MFA per garantire una maggiore sicurezza dell’account Utilizzate una solida politica di password e una politica di blocco dell’account Rimuovere i dispositivi, le applicazioni, i dipendenti che hanno lasciato il lavoro e i programmi e le utility non essenziali. Disattivate l’accesso a Internet, le porte e altre connessioni quando non sono necessarie. Gestione delle patch: Assicurarsi che tutti i software, l’hardware e il firmware in uso abbiano livelli di software aggiornati. I governi e le organizzazioni private sono sotto attacco. I malintenzionati diventano ogni anno più creativi e più esperti, costringendo le organizzazioni a fare di più per proteggere le risorse vitali dalle mani sbagliate. Le tattiche di protezione devono concentrarsi sulle minacce ostili, ma devono estendersi anche a quelle non ostili, perché la condivisione involontaria di informazioni può mettere le organizzazioni ugualmente a rischio. (abstract)

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Schlein, segretaria del Partito Democratico, a 24 Mattino su Radio 24: al governo c’è chi ancora nega l’emergenza

Posted by fidest press agency su venerdì, 3 novembre 2023

La manovra è “iniqua e senza visione del futuro”, “fa cassa su poveri, pensioni e addirittura sui servizi alle persone con disabilità. Noi ne denunciamo i tagli”. Lo dice la segretaria del Pd Elly Schlein a 24 Mattino su Radio 24. “Noi non siamo affatto contrari al taglio del cuneo ma avevamo chiesto fosse strutturale. Siamo di fronte ad una misura per un anno che proroga ciò che c’era nel 2023, giusto in tempo per far passare le elezioni europee. Ai lavoratori non arriverà un euro in più in tasca”, spiega. “Calcoliamo che farà risparmiare 14-15 euro al mese di tasse, mentre le stesse persone quando devono curarsi devono scegliere tra andare dal privato, secondo il modello che sta spingendo la destra, o possono aspettare anche due o tre anni per una visita specialistica. C’è qualcosa che non va”, chiosa Schlein. “Poi sono inspiegabilmente tornati indietro su alcune cose giuste, come il taglio sull’Iva dei pannolini o assorbenti. La critica è forte – aggiunge -. Sono state le stesse imprese a denunciare che non c’è nulla per loro. Perché non mettiamo in campo una misura per incentivare i pannelli solari sui tetti degli edifici industriali e commerciali? Noi presenteremo un emendamento in questa direzione”. (by Veronica Riefolo Ufficio Stampa Gruppo 24 ORE )

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Legge di Bilancio: Circo mediatico e politico

Posted by fidest press agency su sabato, 28 ottobre 2023

Il 15 ottobre il governo ha fatto una conferenza stampa per presentare la legge di bilancio. Non un testo scritto ma una serie di dichiarazioni con proposte mediamente positive: taglio del cuneo fiscale, lotta alla povertà, soldi alle famiglie, asili gratis, calo del canone Rai (vuoi mettere…). Tutti i media e i politici si sono messi a commentare questi buoni propositi come fossero disposizioni pronte per il voto. Abbiamo avuto anche sondaggi d’opinione sul gradimento della manovra. Manovra che però il governo ha cominciato a scrivere solo dopo e con disposizioni che, smentendo anche quelle positive presentate in conferenza stampa, tipo aumenti Iva, tasse sulla casa, aiuti alla famiglia che sono diventati aggravi. I soldi che vengono elargiti sono frutto di un aumento del debito pubblico nonostante la premier Meloni non lo dica, e questo in un Paese col 140% di debito pubblico in rapporto al Pil.La legge di bilancio dovrebbe essere presentate entro il 20 ottobre, ma ad oggi non c’è un testo. Proposte e voci che si rincorrono, discussione farlocca nel Paese e azzerata in Parlamento: chi è maggioranza in Parlamento non può presentare emendamenti, ma lo può fare ovviamente chi è all’opposizione, con certezza matematica di bocciatura. Insomma un Parlamento in cui non si discute ma si ratifica (quasi sempre col voto di fiducia) e un Paese e le varie opinioni che vengono fatte sfogare sul nulla in modo che diano meno fastidio possibile e si eviti che possano concretizzarsi, magari, in perfezionamenti del bilancio stesso. Chi è maggioranza può solo essere un soldatino, chi è opposizione può solo parlarsi addosso. Se qualcuno in maggioranza dovesse domandarsi come mai cala la fiducia di consumatori e imprese, se non è confuso completamente dal proprio fervore ideologico, forse potrà trovare una risposta guardando con serenità questo circo mediatico e politico che il nostro governo ha messo in piedi. Vincenzo Donvito Maxia – presidente Aduc http://www.aduc.it

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E’ già passato un anno di governo Meloni

Posted by fidest press agency su sabato, 28 ottobre 2023

Dovessi dare sinteticamente dei voti ne darei uno buono alla premier, uno discreto a governo e maggioranza, un’ insufficienza all’opposizione. Secondo me la Meloni è andata meglio del previsto dimostrando di avere capacità, misura, grinta. Un anno fa si pensava a immani disastri e conflitti ideologici, economici e sociali mentre invece “Giorgia” ha tenuto bene il campo anche a livello internazionale ed economico dimostrandosi preparata e di buon senso in una situazione generale estremamente difficile.In generale il governo si è dimostrato coeso, anche se alcune figure (Santanchè, ed ora Sgarbi) non hanno certo brillato.Non mi poi ha convinto, in parte, la politica estera per me troppo schiacciata su USA e Bruxelles, ma è stato forse il prezzo da pagare per accreditarsi e non farsi strangolare tra MES e PNRR tentando di avere per l’ Italia un nuovo ruolo più autonomo in Africa e nel Mediterraneo dove sul fronte immigrazione il governo si è invece dimostrato spesso insufficiente, ma non solo per la gestione degli sbarchi quanto per mancanza di una concreta strategia futura. Maggioranza parlamentare complessivamente coesa, ma Salvini è un pò in ribasso e non riesce a ritrovare un suo ruolo, mentre Forza Italia soffre la scomparsa del Cavaliere ed è a rischio liquidazione. Le recenti vicende personali della premier, infine, credo abbiano suscitato in molti un sentimento di rispetto e comprensione ed anche in questo episodio la Meloni ha dimostrato di avere capacità nel gestire gli eventi e saper esprimere anche un sentimento di profonda umanità.Sinceramente non è pervenuta invece l’opposizione: tra litigi, quotidiana demagogia spicciola, nullità di proposte alternative, sconfitte elettorali e crisi interne (sarò di parte, ma mi sembra davvero questa la realtà) molto meglio la Meloni rispetto alla Schlein ed a Conte. Divisioni e crisi infine anche nel Terzo Polo, ma Renzi è un abile furbone e politico navigato: risorgerà.

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Italia Governo: batte colpi solo per il proprio potere

Posted by fidest press agency su lunedì, 23 ottobre 2023

Tra i vari barometri per allertarci sulla situazione del nostro Paese, oggi ce ne sono due significativi. Il primo è un’indagine Eurostat da cui si evince che l’Italia (dati 2022) è l’unico, tra i grandi Paesi europei (Francia Germania e Spagna) in cui il 63% delle famiglie ha difficoltà a far tornare i conti (la media europea è del 45,5%). Il secondo è uno studio della Cgia (Associazione artigiani e piccole imprese) sulla burocrazia nella pubblica amministrazione (PA), che provocherebbe un danno di 184 miliardi l’anno, più del doppio dell’evasione fiscale (84,4 miliardi, dati Mef). Situazione disperata che non promette e che, nonostante il governo ci dice che stanno prendendo provvedimenti più o meno miracolistici, non sembra che al momento abbia vie d’uscita. Non tanto perché i provvedimenti economici che dovrebbero essere approvati sono insufficienti, ma perchè gli stessi sembra che vadano nella direzione sbagliata. Tutta la manovra in corso ha un problema: si basa sull’aumento del debito pubblico e le spese parziali di rientro (molto parziale) non sembrano essere credibili. Ne citiamo alcune: – la vendita di Ita-Airways a Lufthansa, tutta in alto mare e con la pesante eredità sfascista di Alitalia; – aumento della natalità per avere maggiori contribuenti in futuro che colmino i buchi che vengono fatti ora e nei prossimi anni. Aumento che dovrebbe interessare le famiglie perché si danno un po’ di soldi per fare figli che, complessivamente, costeranno loro almeno cinquanta volte in più; – le minori spese per la gestione del governo e l’aumento delle accise sui tabacchi. Quand’anche qualcuno abbia elementi per prendere sul serio questi introiti, non sembrano proprio all’altezza della situazione, visto che porterebbero a confermare (con tendenza al peggioramento) l’attuale situazione. Ma i barometri che abbiamo citato ci dicono che il galleggiamento in corso non può che portare all’annegamento, e quindi si tratta di andare oltre il galleggiamento. Il problema centrale è ovviamente politico. Occorrerebbe andare oltre le attuali rendite di posizione, nel pubblico quanto nel privato: le liberalizzazioni mancate o finte sono il principale ostacolo. Occorrerebbe non governare per mantenere e procrastinare il proprio potere, ma nell’esclusivo interesse pubblico… metodo a cui non giova la marcata, discriminante e arrogante caratterizzazione ideologica del governo in carica. Ci stavamo provando coi governi precedenti a guida di Mario Draghi, ma si è preferito farsi illudere da tribuni piazzaioli. E non è questione di destra, sinistra o centro, ma di capacità e dedizione al bene pubblico che non a quello della propria ideologia. Vincenzo Donvito Maxia – presidente Aduc http://www.aduc.it

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Governo: Una manovra di bilancio tra guerra e austerità

Posted by fidest press agency su sabato, 21 ottobre 2023

Doveva essere nelle intenzioni del governo una manovra “seria e prudente”, si risolve nella sostanza in una manovra fatta di tagli, bonus e giochi di prestigio; e per lo più blindata dalla preclusione di presentare emendamenti e quindi di effettuare la discussione parlamentare. La legge di bilancio che unitamente al decreto legge sugli anticipi alla Pa e ai decreti sulla riforma fiscale vale complessivamente 28 miliardi, si caratterizza per aggirare tutte le vere questioni che non dovevano e non potevano essere aggirate, affidando tutto alla cortina fumogena della propaganda e dei trucchi contabili. E così in un quadro di vertiginosa impennata dei prezzi, anche per effetto dell’escalation militare in Medio oriente, la questione salariale viene semplicemente ignorata e sostituita nella propaganda governativa dagli effetti benefici (per ora limitati tra l’altro a un solo anno) che produrrebbe il binomio taglio del cuneo fiscale/riforma fiscale con l’accorpamento delle prime due fasce al 23 percento per i redditi fino a 28.000 euro. Soldi di tutti per arginare il crollo del potere d’acquisto dei salari. Ma così come il taglio del cuneo fiscale nulla ha a che fare col tema salari ed anzi ipoteca per il futuro pensioni e sevizi pubblici, così la riforma fiscale e quindi l’aliquota del 23 percento per redditi fino a 28.000 euro vale dai 10 ai 20 euro al mese. Nel frattempo la riforma fiscale non scalfisce minimamente i grandi patrimoni e le grandi rendite, mentre concede l’ennesimo regalo alle imprese con una super deduzione pari a circa 1,3 miliardi legata alle assunzioni a tempo indeterminato. Stesso gioco di prestigio sul versante sanità ove i tre miliardi in più strombazzati dalla premier Meloni, si risolvono in realtà in un solo miliardo in più rispetto alla spesa sanitaria del 2023: ma per effetto dell’inflazione il miliardo aggiuntivo viene letteralmente mangiato e difatti la spesa sanitaria cala al 6.3 percento del Pil rispetto al già basso 6,6 percento del 2023. Senza considerare i soliti regali alla sanità privata laddove l’abbattimento delle liste d’attesa si risolve consentendo alle regioni di pagare un numero di visite maggiori nelle strutture convenzionate. Degno di questo Governo, marcatamente razzista, il provvedimento sul contributo economico dovuto dai cittadini stranieri per accedere al SSN, inutile ricordare che l’art.32 della Costituzione tutela gli individui, oltre che la collettività. E tutela soprattutto i meno abbienti. Sul fronte pubblico impiego, oltre ai tagli ai ministeri pari a circa un 5 percento delle spese che di fatto inaugura una nuova stagione all’insegna della spending review, l’illusionismo del governo si concentra sullo spostamento e la dislocazione di poste: e così per il 2023 vi sarebbe solo un anticipo dei rinnovi contrattuali attraverso il potenziamento dell’indennità di vacanza contrattuale, mentre le risorse stanziate per i rinnovi si annunciano largamente inferiori al vertiginoso aumento dei prezzi e fortemente ipotecate dalla corsia preferenziale riservata al comparto sicurezza e al rinnovo dei contratti dei dirigenti medici. Una provocazione che l’USB è già pronta a rispedire al mittente con lo sciopero generale della categoria previsto per il 17 novembre. Su tutto un gigantesco piano di privatizzazioni pari a 20 miliardi da realizzare in tre anni perseguendo la consueta illusione di fare cassa sulle partecipate e ripianare il debito. Ora questo capolavoro dell’ingiustizia sociale e dell’illusionismo passerà al vaglio della Commissione europea e non è detto che i custodi dell’ortodossia liberista siano clementi con il governo. Ma naturalmente come USB non attenderemo la squallida manfrina governo/Ue per rispedire al mittente una finanziaria sulla quale pesano come macigni gli effetti nefasti del coinvolgimento politico militare del nostro paese nei vari scenari di guerra. Se questa manovra di bilancio è la plastica rappresentazione del nesso esistente tra l’escalation militare e il progressivo peggioramento delle condizioni sociali di strati sempre più larghi della popolazione, assume ancora più importanza la manifestazione nazionale del 4 novembre contro la guerra: l’ennesima occasione per rilanciare quel grido “Abbassate le armi, alzate i salari” che oggi più che mai è la cifra dello scontro politico in atto nel nostro paese.

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Un anno di governo: Meloni in video-collegamento in tutta Italia

Posted by fidest press agency su giovedì, 19 ottobre 2023

Iniziative in tutta Italia con Giorgia Meloni in video collegamento diretto dal teatro Brancaccio di Roma. Domenica 22 ottobre, ad un anno esatto dall’insediamento del governo Meloni, Fratelli d’Italia celebra i risultati raggiunti e racconta progetti e obiettivi con “L’Italia vincente – Un anno di risultati – Come il governo Meloni sta facendo ripartire la Nazione”, l’iniziativa organizzata dai gruppi parlamentari di Fratelli d’Italia. Al centro degli appuntamenti quello che si svolgerà, a partire dalle ore 9, al teatro Brancaccio di Roma (via Merulana), che culminerà con l’intervento del Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, previsto per le ore 10.30, e che verrà trasmesso in videocollegamento nelle sedi delle iniziative regionali. L’intervento sarà preceduto da una tavola rotonda alla quale parteciperanno il copresidente del gruppo Ecr al Parlamento europeo, Nicola Procaccini, il vice presidente della Camera, Fabio Rampelli, il Ministro della Salute, Orazio Schillaci, il Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, e il Ministro dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare, Francesco Lollobrigida. Ricco il programma delle iniziative nelle altre città. Ad Avellino (Hotel De La Ville) dalle ore 9.15 il vice Ministro degli Esteri, Edmondo Cirielli. A Catania (Catania International Airport Hotel) dalle 9.30 con i ministri Nello Musumeci e Adolfo Urso. Ad Ancona, dalle ore 9.30 con il Presidente della Regione, Francesco Acquaroli. A Ferrara (Astra Hotel) dalle ore 10 con il vice Ministro alle Infrastrutture e ai Trasporti Galeazzo Bignami. A Campobasso (Centrum Palace) dalle 10.15 il Sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro, Ad Aosta (Etoile du Nord) dalle 14.30 con il presidente dei senatori FdI, Lucio Malan, e il capodelegazione FdI all’Europarlamento, Carlo Fidanza, a Torino dalle 10 (Green Pea), con il presidente dei deputati di Fratelli d’Italia, Tommaso Foti, e il presidente dei senatori Lucio Malan, a Milano (Palazzo Castiglioni) dalle 9.45 con il Ministro Daniela Santanchè, a Bari (Showville) dalle 9.30 con il Ministro Raffaele Fitto e il Sottosegretario Marcello Gemmato, a Firenze (Tuscany Hall) dalle 9.30 con il Sottosegretario Patrizio La Pietra”, a Udine (Ente Fiera padiglione 8) dalle 9.30 il Ministro Luca Ciriani. E poi tante altre iniziative: a Rende (Cosenza), L’Aquila (Auditorium del Parco), Sanremo (cinema teatro Centrale), Matera (hotel Alvino 1884), Caltanissetta (centro culturale “Michele Abbate”).

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