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Posts Tagged ‘covid-19’

“Effetti a breve e lungo termine della pandemia di Covid-19 sul Sistema Sanitario per le persone con disturbi alimentari”

Posted by fidest press agency su martedì, 2 aprile 2024

Il Dott. Leonardo Mendolicchio, psichiatra e psicoanalista Direttore U.O. Riabilitazione dei Disturbi Alimentari e della Nutrizione, una per gli adulti e l’altra per i bambini, insieme al suo gruppo di ricerca del laboratorio di Neuroscienze Metaboliche sempre dell’Istituto Auxologico Italiano, ha realizzato un importante lavoro di revisione sistematica di tutta la letteratura scientifica nazionale ed internazionale, dal Covid -19 ad oggi, che tratta le implicazioni della pandemia sul sistema nazionale e su i servizi per la cura dei DAN. Nel dettaglio, nel periodo compreso tra il 2019 e il 2021, è stato registrato un notevole aumento negli accessi ospedalieri per disturbi alimentari in Italia, pari al 59,71%, sia nella fascia d’età 15-19 che in quella più giovane tra i 10 e i 14 anni. Questi dati risultano in linea con le tendenze europee e internazionali, come riscontrato anche in Canada e negli Stati Uniti.Nel complesso, questi risultati hanno permesso di mettere in luce la complessità degli effetti della pandemia da Covid-19 sul sistema sanitario per pazienti con disturbi alimentari in Italia e nel mondo, evidenziando l’importanza dell’adozione di approcci multidisciplinari, dell’implementazione di piani territoriali specifici e dell’integrazione della telemedicina per migliorare l’efficienza dei programmi di assistenza specialistica ed emergenziale nel panorama DAN.

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Covid-19 ha un impatto durevole sulla funzione cognitiva

Posted by fidest press agency su venerdì, 8 marzo 2024

Secondo uno studio appena pubblicato sul New England Journal of Medicine l’infezione da Covid-19 potrebbe lasciare conseguenze durevoli e significative sulle funzioni cognitive. L’ampio studio ha valutato gli effetti del Covid-19 sulla cognizione e la memoria, focalizzandosi sulle differenze osservabili nei pazienti post-infezione. La ricerca, diretta da Adam Hampshire del dipartimento di Salute Pubblica dell’Imperial College di Londra, ha coinvolto 800.000 adulti in Inghilterra, invitati a svolgere valutazioni cognitive online, con l’obiettivo di quantificare eventuali deficit cognitivi globali e specifici legati alla memoria e all’esecuzione. Tra i 141.583 partecipanti che hanno avviato la valutazione, 112.964 l’hanno completata. L’analisi ha evidenziato deficit cognitivi globali lievi ma misurabili in individui con sintomi di Covid-19 risolti ma durati per almeno 12 settimane, paragonabili a quelli con sintomi risolti e di breve durata (meno di 4 settimane), ma significativamente maggiori in soggetti con sintomi persistenti e non risolti. “In questo studio osservazionale, abbiamo riscontrato deficit cognitivi misurabili oggettivamente che possono persistere per un anno o più dopo il Covid-19” sottolineano Hampshire e colleghi. “Abbiamo anche scoperto che i partecipanti con sintomi persistenti risolti avevano piccoli deficit nei punteggi cognitivi, rispetto al gruppo senza Covid-19, che erano simili a quelli nei partecipanti con malattia di breve durata” aggiungono. I periodi iniziali della pandemia, una maggiore durata della malattia e il ricovero ospedaliero mostravano le associazioni più forti con i deficit cognitivi globali. “Le implicazioni della persistenza a lungo termine dei deficit cognitivi e la loro rilevanza clinica rimangono poco chiare e richiedono un monitoraggio continuo” concludono gli autori. (Fonte Doctor33)

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Covid-19, la vaccinazione materna protegge la prole dall’infezione sintomatica

Posted by fidest press agency su mercoledì, 28 febbraio 2024

Le gestanti che ricevono un vaccino o un richiamo di un vaccino a mRNA contro il COVID-19 possono fornire alla prole una significativa protezione contro l’infezione sintomatica per almeno sei mesi dalla nascita. Questo è quanto conclude su Pediatrics uno studio del National Institute of Allergy and Infectious Diseases (NIAID) coordinato dall’epidemiologa pediatra Cristina Cardemil.«I risultati dello studio MOMI-Vax (Multisite Observational Maternal and Infant COVID-19 Vaccine) lanciato nel 2021, suggeriscono che quando donne incinte ricevono entrambe le dosi di un vaccino a mRNA contro il COVID-19, gli anticorpi indotti dal vaccino sono presenti nel sangue cordonale della prole» afferma la ricercatrice. Ciò supporta l’ipotesi che il vaccino materno fornisca una certa protezione contro il COVID-19 ai neonati ancora troppo piccoli per essere vaccinati. Ciononostante, i ricercatori dell’Infectious Diseases Clinical Research Consortium (IDCRC) che hanno condotto lo studio non sapevano quanto tempo sarebbero durati questi livelli di anticorpi, e neppure il grado di protezione offerto ai bambini dal vaccino materno. Per fare chiarezza Cardemil e colleghi, parte del gruppo di studio MOMI-Vax, hanno esaminato i tassi di infezione da COVID-19 tra i bambini di età inferiore a 6 mesi le cui madri avevano ricevuto vaccini COVID-19 durante la gravidanza.«Si ricorda che i bambini non possono ricevere vaccinazioni contro il COVID-19 fino a quando non raggiungono almeno i 6 mesi di età, quindi la protezione passiva trasferita dalla madre è importante» sottolineano i ricercatori, che a conti fatti hanno scoperto che al momento del parto maggiore è il livello di anticorpi della madre contro la proteina spike del virus SARS-CoV-2 prodotta dall’organismo dopo la vaccinazione contro il COVID-19, minori sono le probabilità che il bambino sia infettato dal COVID-19 nei primi 6 mesi di vita. Non solo: nessuno dei neonati esaminati ha richiesto il ricovero in ospedale per infezione da SARS-CoV-2, e le madri trattate sia con il vaccino sia con le dosi di richiamo avevano livelli di anticorpi più elevati rispetto alle madri che avevano ricevuto solo la prima iniezione.} «Questi risultati evidenziano quanto la vaccinazione materna possa avvantaggiare i neonati troppo piccoli per essere vaccinati» conclude Cardemil. (Fonte pediatria33)

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Covid-19, verbali vaccini ancora segretati. Le ragioni dell’Ue

Posted by fidest press agency su mercoledì, 3 gennaio 2024

La gestione a livello Ue della campagna di vaccinazione di massa contro il Covid-19 resta coperta da segreto. È quanto viene fuori da un’indagine dell’Adnkronos che ha ottenuto, tramite una regolare richiesta di accesso agli atti, 27 verbali del comitato direttivo sui vaccini, l’organo che, a partire dal 18 giugno 2020, ha coordinato le trattative per l’acquisto e la distribuzione dei farmaci anti-Covid. A rimanere coperti sono anche i contratti di acquisto siglati dalla Commissione Europea con le case farmaceutiche e i messaggi scambiati dalla presidente con il Ceo di Pfizer Albert Bourla nei primi mesi del 2020. L’Adnkronos ha fatto richiesta dei verbali del comitato nell’aprile 2023; dopo qualche trattativa, dovuta al fatto che la quantità di documenti era eccessiva per poter essere gestita dall’ufficio che si occupa delle richieste di accesso ai documenti, l’agenzia ha ottenuto, il 26 maggio 2023, 27 verbali di riunione, dal 18 giugno al 31 dicembre 2020, relativi solamente alle trattative con Pfizer-BionTech, le case che hanno prodotto il vaccino più usato nell’Ue per immunizzare i cittadini. Peccato che i documenti siano coperti, per la stragrande maggioranza dei loro contenuti, da omissis, utilizzati estensivamente, a tappeto, su pagine intere. Nei documenti ricevuti tutte le informazioni rilevanti (prezzi dei vaccini, date di consegna, quantità ordinate, questioni relative alla responsabilità giuridica, eccetera) sono state ‘omissate’. Non c’è un singolo verbale, su 27, che non sia stato oscurato elettronicamente per meno della metà del suo contenuto, fa sapere l’AdnKronos. La Commissione ha fornito due motivazioni per spiegare l’uso estensivo del segreto: anzitutto, ha spiegato il 26 maggio, i documenti includono “i nomi o le iniziali e i dati di contatto di persone”, tutti dati personali che non possono essere comunicati a terzi per motivi di privacy. In realtà si tratta con ogni probabilità di pubblici funzionari, intenti a prendere decisioni di pubblica rilevanza, che implicano l’utilizzo di soldi dei contribuenti: che abbiano diritto ad un così alto grado di tutela della privacy, mentre erano intenti a svolgere funzioni pubbliche, appare quantomeno dubbio. Ma la ragione principale, esattamente come per i contratti di acquisto, è che i verbali “includono riferimenti a informazioni commerciali sensibili legate allo sviluppo, alla produzione, riempimento e finitura, consegna dei vaccini contro la Covid-19, come pure informazioni scientifiche sui vaccini, i loro prezzi, le tempistiche di sviluppo…” eccetera. Insomma, la Commissione invoca il segreto commerciale, esattamente come ha fatto per i contratti di acquisto. Inoltre, la Commissione asserisce, nella sua risposta, di non essere in grado di identificare motivi per cui un “preminente interesse pubblico” debba configurarsi per giustificare la diffusione di tali informazioni, facendo premio sul diritto alla privacy per i pubblici funzionari e sulla tutela del segreto commerciale cui si è impegnata con le case farmaceutiche in questione. “E’ stato fatto un lavoro eccezionale e contro il tempo per garantire la disponibilità dei vaccini” anti-Covid “per tutti i Paesi Ue”. Tiene a puntualizzarlo all’Adnkronos Salute Marco Cavaleri, che all’Agenzia europea del farmaco Ema è responsabile Rischi sanitari e Strategie vaccinali e presiede la Task force emergenze, spiegando di “non” avere “molto da dire, eccetto questo”, sulla scelta Ue. “L’inesperienza, inevitabile, e vincoli di contratto che in tempi di emergenza era difficile non accettare”. Questi i fattori che secondo Guido Rasi, ex direttore esecutivo dell’Agenzia europea del farmaco Ema, professore di Microbiologia all’università di Roma Tor Vergata, hanno pesato sulla decisione dell’Unione europea di coprire di ‘omissis’ i verbali del Comitato direttivo sui vaccini. Fatta questa premessa che ritiene doverosa per contestualizzare la scelta Ue, “sicuramente – dichiara l’esperto all’Adnkronos Salute – la Commissione europea dovrà darsi delle regole di trasparenza migliori”. “Credo che la Commissione sia stata vincolata dal segreto negoziale fin dall’inizio, visto che c’erano vari concorrenti”, spiega Rasi commentando l’esito delle richieste di accesso presentate dall’Adnkronos. “All’Ema – ricorda l’ex direttore dell’ente regolatorio Ue – io ci ho messo 6 anni ad avere approvata la trasparenza della pubblicazione dei dati clinici. E’ stata una battaglia lunga, che qualcuno doveva iniziare”. E dopo averla vinta “sono diventato l’uomo più tranquillo del mondo – racconta Rasi – perché sapevo che potevo pubblicare i dati sulla base dei quali prendevamo le decisioni”. In conclusione, “in questo caso specifico è necessario considerare le circostanze in cui è avvenuta la trattativa, che non erano circostanze normali che rendono tutto più facile”. Ma “nel futuro, con le giuste regole di trasparenza, si potrà fare ancora meglio”. “Un gravissimo errore, che ovviamente alimenta complottismo e movimenti no-vax” – secondo l’infettivologo Matteo Bassetti – Perché uno pensa: chissà cosa ci vogliono nascondere. Nella realtà, forse c’era qualcosa che dal punto di vista commerciale, magari dal punto di vista dei dati scientifici, era giusto nel 2021 tenere secretato perché magari lo chiedeva l’azienda che produceva i vaccini, a livello di brevetti o di altro, ma oggi nel dicembre del 2023, dopo che in qualche modo sono state ampiamente sdoganate tutte le informazioni scientifiche possibili e immaginabili, credo davvero sia un grave errore”. (Fonte Sanità33)

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Covid-19. Le misure di prevenzione: indicazioni dalle società scientifiche e di pediatria

Posted by fidest press agency su sabato, 23 dicembre 2023

Nel frattempo, anche le società scientifiche si sono mobilitate per favorire la diffusione di misure di precauzione e prevenzione e incentivare il ricorso alla vaccinazione: «I sintomi generalmente lievi e prevalentemente a carico delle alte vie respiratorie – rinite, tosse stizzosa, faringite, laringite, febbricola – che caratterizzano la maggior parte dei soggetti colpiti dalle ultime subvarianti di Omicron attualmente in circolazione mantengono alta l’allerta nel caso dei soggetti più fragili» fanno sapere SIMG (Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie) e SIMIT (Società Italiana Malattie Infettive e Tropicali. «Siamo comunque ancora nei tempi per somministrare le dosi booster del vaccino anti-COVID disponibile nelle preparazioni aggiornate (Omicron XBB. 1,5), soprattutto utile come rinforzo delle difese immunitarie per i soggetti con particolari cronicità e comorbosità a rischio elevato di ricovero, anziani e comunque ultra 60enni».A ogni modo, «di fronte a un qualunque soggetto che presenti una sospetta malattia di COVID-19, conviene sempre utilizzare le misure basilari di prevenzione della diffusione (mascherine, distanziamento, lavaggio mani), accertare l’infezione con tampone e rivolgersi quanto prima al medico curante, che potrà inquadrare da subito il paziente, in base alla eventuale presenza di fattori di rischio».In presenza di infezioni virali «è da evitare l’uso improprio di antibiotici, cortisonici ed ossigeno in assenza di chiare necessità cliniche»; bene invece «l’utilizzo di paracetamolo per contrastare febbre, cefalea, artro-mialgie; i FANS (ketoprofene sale di lisina, ibuprofene a basse dosi, morniflumato); particolarmente utili anche in forma topica (colluttori) se le manifestazioni flogistiche del faringe sono importanti; antitussigeni in caso di tosse stizzosa e frequente, lavaggi nasali ripetuti anche con sola acqua fisiologica». (Abstract Fonte Farmacista33)

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Covid-19, influenza e virus respiratori: nuove indicazioni su prevenzione e tamponi rapidi

Posted by fidest press agency su sabato, 23 dicembre 2023

A livello globale, secondo l’ultimo aggiornamento dell’Ecdc, a essere dominate è ancora il Covid-19, ma influenza e virus respiratorio sinciziale risultano in progressivo aumento. Il picco per questi ultimi patogeni, tuttavia, è previsto più avanti, soprattutto in relazione al fatto che, rispetto all’anno scorso, la circolazione ha iniziato a intensificarsi più tardi, forse a causa del clima. In questo momento, viene rilevato, “la malattia grave correlata al Covid-19 sta colpendo principalmente le persone di età pari o superiore a 65 anni, mentre l’aumento dell’attività dell’RSV ha comportato un aumento dei ricoveri ospedalieri, in particolare tra i bambini piccoli. Sebbene attualmente bassa, si prevede che l’attività influenzale aumenterà ulteriormente durante i mesi invernali”. Quest’anno sale l’attenzione anche verso un altro agente patogeno, che causa sempre sintomi respiratori, il Mycoplasma pneumoniae. Nello specifico, per quest’ultimo, dall’Ecdc viene sottolineata “l’importanza di monitorare l’insorgenza di forme di malattia atipiche e/o gravi o prove di resistenza agli antibiotici”.

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Covid-19, verso una nuova ondata

Posted by fidest press agency su mercoledì, 6 dicembre 2023

La medicina di famiglia si riorganizza per affrontare la nuova ondata pandemica di Covid-19. E lo fa come al solito da sola. Dopo l’impulso offerto dalle cooperative di medicina generale in alcune aree della Lombardia per aprire “hub” nelle case di comunità dell’Asl Martesana, tra Milano e l’Adda, nei festivi, è il Lazio a partire con una rete di mini-hub vaccinali. Il Progetto VacciNet della Fimmg nasce per ampliare la disponibilità di somministrazioni, con priorità ai vaccini Covid. «Si tratta di una sorta di maxi-Hub diffuso sul territorio capillarmente. Il servizio vaccinale sarà offerto da mini-hub locali costituiti da studi di medici di famiglia e sedi di Unità di cure primarie che daranno la loro disponibilità a vaccinare sia gli assistiti “propri” sia il resto della popolazione regionale, con particolare riferimento ai soggetti in condizioni di fragilità per i quali la somministrazione del vaccino è obiettivo prioritario di prevenzione», fa sapere una nota Fimmg regionale. In alcune regioni, inoltre i medici di famiglia non sono soddisfatti del loro coinvolgimento nel vaccino anti-Covid. Domani la Direzione Prevenzione del Ministero della Salute convocherà una cabina di crisi per affrontare con le Regioni il dilagare del Covid-19. Si parlerà di rilanciare le vaccinazioni con open day nazionali. Ma si vuole anche capire perché le immunizzazioni non stiano procedendo in modo uniforme nei vari territori e perché (anche ai medici di famiglia) in alcune regioni stentino ad arrivare le dosi di vaccino aggiornato. Intanto l’espandersi del virus causa i primi contraccolpi nelle corsie. La rete sentinella degli ospedali aderenti a Fiaso, la Federazione delle aziende sanitarie e ospedaliere, ha rilevato che in una settimana il il numero dei pazienti ospedalizzati è salito del 25,3%. “Si tratta – si legge in una nota – per la stragrande maggioranza di pazienti ricoverati nei reparti Covid ordinari. Solo il 3% del totale degli ospedalizzati è in terapia intensiva”. Solo il 26% dei pazienti viene ricoverato ‘per Covid’, ovvero con sindromi respiratorie e polmonari, mentre il 74% è ricoverato ‘con Covid’: arrivati in ospedale per curare altre malattie, sono stati trovati positivi al coronavirus Sars-CoV-2. Il trend in crescita del virus impatta–fin qui in minima parte – sugli ospedali, incrementando i ricoveri. L’età media dei pazienti ricoverati è di 76 anni, il che evidenzierebbe come in questa fase rischino soprattutto anziani con altre patologie che il virus contribuisce ad aggravare. Il problema però, come spiega il presidente Fiaso Giovanni Migliore, «è che la campagna vaccinale registra ancora una adesione molto bassa, ad essersi vaccinati contro il Covid sono poco più di un milione di persone». In alcune aree la situazione è più critica. Anche Alessandro Vergallo, presidente dell’Associazione anestesisti rianimatori ospedalieri italiani Aaroi-Emac non riscontra una pressione preoccupante sulle terapie intensive. «E’ probabile, ma lasciamo la spiegazione dei motivi ai colleghi virologi e infettivologi, che la malattia Covid oggi sia meno impattante». A preoccupare gli anestesisti è che «rispetto al 2019 non è cambiata molto a livello di presenza di specialisti la situazione delle terapie intensive italiane». La norma varata durante l’emergenza 2020 che ha introdotto l’impiego di specializzandi, nei reparti «ha dato un po’ di ossigeno, ma stiamo parlando di 600 medici assunti. Purtroppo il saldo, alla luce anche del nuovo anno che si avvicina, non è positivo perché tanti medici sono andati in pensione». Meno ottimista di Vergallo e Migliore appare Francesco Benazzi, il DG dell’Ulss 2 di Treviso, in Veneto, che organizza due sedute vaccinali fiume di 11 ore l’una l’8 e il 17 dicembre dalle 8.30 alle 19.30. «Siamo a 168 ricoveri Covid, di cui oltre 70 a Treviso», dice Benazzi. «Abbiamo 3 persone in terapia intensiva e 8 in semi-intensiva». Il vaccino evita di ricoverare in area medica pazienti da isolare, «mi dispiace per i no vax ma questa è l’unica strada per evitare che le persone arrivino con situazioni difficili». (Fonte Doctor33)

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Siamo alla fine dell’emergenza Covid-19?

Posted by fidest press agency su lunedì, 20 novembre 2023

Se si vedono i dati Istat rileviamo 755 morti accertati nel solo ottobre per Covid19 e questo accade nel silenzio degli organi di informazione e i cittadini, convinti di aver superato la pandemia, per cui non adottano più le precauzioni necessarie a non trasformarsi in malati e/o morti. In pratica l’elenco dei morti nel solo 2023 è superiore a quello dei morti nel conflitto in Ucraina ma, nonostante siano passati 4 anni e le nostre ripetute richieste, i Governi che si sono succeduti dal 2020 hanno evitato di adottare l’Archivio Informatizzato Sanitario Centralizzato indispensabile per conoscere in tempo reale l’andamento della pandemia, la valenza dei farmaci e/o di vaccini e/o delle cure. Un archivio dove ogni addetto alla sanità pubblica e privata è obbligato per legge a inserire in tempo reale i dati dei contagiati, dei vaccinati, dei sottoposti a tampone e/o test sierologico e/o altri accertamenti diagnostici, il tipo di virus, i tipi di cura erogati, i risultati delle cure, i decessi, i dimessi e le verifiche successive sugli stessi, gli effetti collaterali dei vaccini e delle cure, eccetera. Sappiamo che si tratta di una operazione fattibile (salvo a chi ha interessi personali da difendere), attivando semplicemente l’interoperabilità, lo scambio dati tra fonti informative diverse già presenti, per sapere se le migliaia di morti sono stati a causa del virus oppure delle cure errate. Non solo, ancora oggi non abbiamo a disposizione il Piano nazionale di preparazione e risposta a una pandemia, non solo utile per combattere la pandemia da Covid19 ma, soprattutto per non farci trovare impreparati dall’attacco di nuove pandemie. Interessante per comprenderne l’urgenza è anche la dichiarazione riportata su https://www.nogeoingegneria.com/effetti/salute/bill-gates-amette-la-variante-omicron-ha-fatto-un-lavoro-migliore-dei-vaccini-nel-tirarci-fuori-dalla-pandemia/ riguardo a Bill Gates che, parlando alla conferenza annuale sulla sicurezza di Monaco in Germania, ha detto che i rischi di Covid si sono “drasticamente ridotti” ma un’altra pandemia sta arrivando e deriverebbe probabilmente da un diverso agente patogeno. Il cambiamento dipende da te e anche uno fa la differenza, quindi, entra in azione diffondendo a quanti hai in rubrica mail questo documento. Chiedi loro di entrare in azione a loro volta per scrivere ai parlamentari che hanno eletto a rappresentarli e ai membri del Governo (le loro mail le trovi aprendo info@insiemeinazione.com ). inFORMA sempre con il pessimismo dell’intelligenza e l’ottimismo della volontà, facendo propri i seguenti motti: per aspera ad astra (attraverso le asperità sino alle stelle) e vitam impendere vero (dedicare la vita alla verità) o per un altro verso: veritas odium parit. (By Pierluigi Ciolli)

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Covid, Oms aggiorna le linee guida

Posted by fidest press agency su giovedì, 16 novembre 2023

“Per le persone” con Covid “a basso rischio di ricovero, l’Oms non raccomanda alcuna terapia antivirale. Sintomi come febbre e dolore possono continuare a essere gestiti con analgesici come il paracetamolo”. E’ quanto indica l’Organizzazione mondiale della sanità nell’ultimo aggiornamento, il tredicesimo, delle linee guida per il trattamento dell’infezione da Sars-CoV-2.”L’Oms continua a raccomandare fortemente nirmatrelvir-ritonavir (Paxlovid*) per le persone a rischio ricovero alto o moderato”, spiega l’agenzia ginevrina, sottolineando che “nirmatrelvir-ritonavir è considerato la scelta migliore per la maggior parte dei pazienti idonei considerati i suoi benefici terapeutici, la facilità di somministrazione e le minori preoccupazioni in merito a potenziali danni. Se nirmatrelvir-ritonavir non è disponibile, per i pazienti ad alto rischio di ospedalizzazione l’Oms suggerisce l’uso di molnupiravir o remdesivir”, ma “sconsiglia” questi due antivirali “nei pazienti a rischio moderato, ritenendo che i potenziali danni superino i benefici limitati nei pazienti a rischio moderato di ricovero”.Nelle nuove linee guida sulle terapie anti-Covid l’Oms sconsiglia inoltre l’uso del nuovo antivirale VV116, tranne che negli studi clinici.L’aggiornamento delle indicazioni include poi “una forte raccomandazione contro l’uso dell’ivermectina nei pazienti con Covid-19 non grave”. L’agenzia Onu per la salute “continua a consigliare che nei pazienti con Covid-19 grave o critico l’ivermectina dovrebbe essere utilizzata solo negli studi clinici”. “Le attuali varianti del virus” di “Covid-19 tendono a causare malattie meno gravi, mentre i livelli di immunità sono più elevati grazie alla vaccinazione”. Due elementi che portano a “minori rischi di patologie gravi e morte per la maggior parte dei pazienti” aggiunge l’Oms che ha rivisto anche le stime sul rischio di finire in ospedale per Covid. Questo, spiega l’agenzia ginevrina, aiuterà gli operatori sanitari a “identificare i soggetti a rischio ricovero alto, moderato o basso e a personalizzare le terapie secondo le linee guida Oms”. In caso di infezione Sars-CoV-2, dettaglia l’Oms, il pericolo è “alto” per “le persone immunodepresse”, che “rimangono a rischio più elevato se contraggono Covid-19, con un tasso di ospedalizzazione stimato del 6%”. Il rischio scende invece a “moderato” per “le persone di età superiore a 65 anni, quelle con condizioni come obesità, diabete e/o disturbi cronici tra cui broncopneumopatia cronica ostruttiva” Bpco, “malattie renali o epatiche, cancro, le persone con disabilità e quelle con comorbilità di malattie croniche”; per loro, in caso di Covid l’agenzia Onu per la salute stima “un tasso di ospedalizzazione del 3%”. “Coloro che non rientrano nelle categorie a rischio alto o moderato sono a basso rischio di ricovero ospedaliero (0,5%)” per Covid. “La maggior parte delle persone”, precisa l’Oms, oggi “è a basso rischio”. (fonte Doctor33)

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Il virus del COVID-19 può infettare le coronarie innescando possibili complicanze cardiovascolari

Posted by fidest press agency su martedì, 14 novembre 2023

Da uno studio pubblicato su Nature Cardiovascolar Research emerge che il virus SARS-CoV-2 è in grado di infettare i vasi coronarici, inducendo un’infiammazione della placca che potrebbe innescare complicanze cardiovascolari acute, aumentandone il rischio anche a lungo termine.«La malattia da COVID-19 è caratterizzata da una serie di presentazioni cliniche che vanno dall’infezione asintomatica al distress respiratorio acuto, alla malattia multiorgano alla morte» esordisce la coautrice Chiara Giannarelli della Divisione di cardiologia presso il Centro di ricerca cardiovascolare della Scuola di Medicina dell’Università di New York, ricordando che gli eventi cardiovascolari ischemici come l’infarto miocardico acuto e l’ictus, dovuti alla distruzione sottostante di una placca aterosclerotica cronicamente infiammata , sono complicazioni cliniche accertate dell’infezione da SARS-CoV-2.«Sebbene nei pazienti con malattia da coronavirus aumentino le probabilità di complicanze cardiovascolari ischemiche fino a un anno dopo l’infezione, non è noto se il virus sia in grado di infettare direttamente il sistema coronarico e le relative placche aterosclerotiche» riprende la ricercatrice, che assieme ai colleghi ha scoperto che l’RNA virale SARS-CoV-2 non solo è rilevabile, ma è anche in grado di replicarsi nelle lesioni coronariche prelevate durante l’autopsia da casi gravi di COVID-19. «SARS-CoV-2 ha preso di mira i macrofagi della placca e ha mostrato un tropismo più forte per le lesioni arteriose rispetto al grasso perivascolare adiacente, in correlazione con i livelli di infiltrazione dei macrofagi» scrivono gli autori, precisando che l’ingresso di SARS-CoV-2 aumenta nei macrofagi primari carichi di colesterolo e dipendente, in parte, dalla neuropilina-1, un recettore in grado di potenziare l’entrata del virus nelle cellule e la sua diffusione nell’organismo.«I nostri dati dimostrano che SARS-CoV-2 induce una vivace risposta infiammatoria nei macrofagi in coltura e negli espianti vascolari aterosclerotici umani con secrezione di citochine note per innescare eventi cardiovascolari» conclude Giannarelli.(Fonte Cardiologia33)

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Covid, i medici di famiglia non vaccinano? Ecco le ragioni del ritardo

Posted by fidest press agency su lunedì, 13 novembre 2023

Sono stati già prenotati 36 mila vaccini Covid nei nostri studi in Piemonte. Non saranno i numeri dell’antinfluenzale, ma la campagna in questa regione è iniziata appena il 16 ottobre e prima di dire che i medici di medicina generale non vaccinano andrebbero conosciuti i dati di Asl e farmacie». Roberto Venesia segretario Fimmg piemontese ha letto i giornali dove si sottolinea che solo 779 medici di famiglia su 2977 hanno aderito alla campagna anti-Covid. A volte la voce dei media e quella delle istituzioni e dei cittadini vanno all’unisono. In realtà in questo caso la Regione non si lamenta, l’Assessore anzi sottolinea che i medici sono già coinvolti nella fase di persuasione al vaccino della popolazione. Il problema è per ora di numeri assoluti. Ma anche questo forse è apparente. Venesia le cifre degli hub vaccinali in fondo le conosce. I quotidiani parlano di 5700 pre-adesioni totali di cui 1500 e passa a Torino. In Piemonte, fragili ed over 60 hanno tre strade per la profilassi: se il loro medico pratica l’inoculo, prendere appuntamento; se non fa parte del quinto di medici che vaccinano, prenotarsi nel portale regionale presso un hub o recarsi da una delle farmacie partecipanti alla campagna. «Altri colleghi si stanno organizzando. Ripartiamo però da una situazione in cui in regione le vaccinazioni erano scese a 50 a settimana», dice il segretario Fimmg. «Inoltre, anche se grazie ad Azienda Zero abbiamo un canale di consegna specifico rispetto a 1-2 anni fa, la medicina generale sta soffrendo di ritardi nelle consegne, con ripercussioni inevitabili. Se un medico fa un ordine e poi nulla riceve, dopo tre settimane è difficile che faccia un secondo ordine. Qualcuno di noi è deluso o perplesso». In Piemonte, molta formazione è in corso sul tema vaccinazioni. «L’adesione della categoria è sorprendente –sottolinea Venesia – il tema è sentito, e la regione ha semplificato i dati da inserire nei quadri dei portali ogni volta che vacciniamo. Inoltre, stiamo coinvolgendo i colleghi di continuità assistenziale, raggiungibili dai nostri assistiti negli orari in cui non c’è il titolare di assistenza primaria; alcuni in via sperimentale nell’ambito dell’aggregazione funzionale territoriale condividono i dati del collega titolare delle scelte, accedono al Fascicolo sanitario e possono praticare l’inoculo aggiornando l’anagrafica vaccinale». Il progetto è per ora sperimentale, difficile vada regime a livello regionale in questa fase, «ma già adesso i pazienti iniziano a capire che il medico dell’Aft ha del valore aggiunto: non si sentono assistiti, nel loro territorio, da 15 “monadi” che non dialogano tra loro, ma hanno servizi in più». Tra questi ci potrebbe essere anche la terapia antivirale. «A metà novembre partiamo con un corso di Fimmg regionale e della nostra scuola di formazione sulla somministrazione di antivirale a malati Covid. Il nostro coinvolgimento parte dalla diagnosi differenziale in studio con tampone, e in caso di positività al coronavirus si prosegue con un percorso dedicato: il paziente fragile prende le due pillole entro le 24 ore dalla diagnosi, con una probabilità di efficacia svariate volte superiore». (fonte Doctor33)

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Vaccini contro Covid e influenza

Posted by fidest press agency su lunedì, 13 novembre 2023

Secondo uno studio pubblicato su JAMA Network Open, la co-somministrazione di un vaccino a mRNA contro il COVID-19 e del vaccino antinfluenzale è associata a un’efficacia generalmente simile nel contesto comunitario contro gli esiti correlati a entrambe le patologie rispetto alla somministrazione di ciascun vaccino da solo, e può aiutare a migliorare l’adesione a entrambi i vaccini.«Non esistevano dati che confrontassero l’efficacia stimata della somministrazione concomitante del vaccino contro il COVID-19 e del vaccino contro l’influenza stagionale (SIV) in ambito comunitario» afferma Leah McGrath, di Pfizer Inc, New York (USA), prima autrice del lavoro. Per colmare questa lacuna, i ricercatori hanno esaminato l’efficacia comparativa associata alla somministrazione concomitante del vaccino contro COVID-19 a mRNA bivalente BNT162b2 BA.4/5 (BNT162b2-biv) e SIV rispetto alla somministrazione di ciascun vaccino da solo.Gli esperti hanno valutato retrospettivamente adulti statunitensi di età pari o superiore a 18 anni iscritti ad assicurazioni sanitarie commerciali o piani Medicare Advantage, e vaccinati solo con BNT162b2-biv, solo con vaccino contro SIV o con entrambi i vaccini nello stesso giorno tra il 31 agosto 2022 e il 30 gennaio 2023. Nel complesso, sono stati inclusi 3.442.996 individui, di cui 627.735 avevano ricevuto contemporaneamente il vaccino BNT162b2-biv e SIV, 369.423 solo BNT162b2-biv e 2.445.838 solo SIV. Tra i soggetti di età pari o superiore a 65 anni (n=2.210.493), il gruppo di co-somministrazione ha avuto un’incidenza simile di ospedalizzazione correlata a COVID-19 e un’incidenza leggermente superiore di interventi al pronto soccorso o di cure urgenti e visite ambulatoriali rispetto al gruppo che aveva ricevuto solo BNT162b2-biv. Per gli individui di età compresa tra 18 e 64 anni (n=1.232.503), l’incidenza degli esiti correlati a COVID-19 è stata leggermente superiore tra coloro che hanno ricevuto entrambi i vaccini rispetto a BNT162b2-biv da solo; tuttavia, in questa fascia di età un numero inferiore di eventi complessivi ha portato a intervalli di confidenza più ampi. Nel complesso, rispetto a coloro che hanno ricevuto il solo vaccino SIV, il gruppo di co-somministrazione ha avuto un’incidenza leggermente inferiore della maggior parte degli endpoint correlati all’influenza. (fonte Doctor33)

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Novavax’s Updated Nuvaxovid COVID-19 Vaccine Receives Positive CHMP Opinion in the EU

Posted by fidest press agency su sabato, 4 novembre 2023

GAITHERSBURG, Md. Novavax, Inc. (Nasdaq: NVAX), a global company advancing protein-based vaccines with its Matrix-M™ adjuvant, today announced that the Nuvaxovid™ XBB.1.5 dispersion for injection COVID-19 Vaccine (recombinant, adjuvanted) (NVX-CoV2601) has been recommended for approval for active immunization to prevent COVID-19 caused by SARS-CoV-2 in individuals aged 12 and older in the European Union by the Committee for Medicinal Products for Human Use (CHMP) of the European Medicines Agency. The European Commission will review the CHMP recommendation and is expected to make a final decision in the coming days.The CHMP positive opinion was based on non-clinical data showing that Novavax’s updated COVID-19 vaccine induced functional immune responses against XBB.1.5, XBB.1.16 and XBB.2.3 variants. Additional non-clinical data demonstrated that Novavax’s vaccine induced neutralizing antibody responses to newly emerging subvariants BA.2.86, EG.5.1 FL.1.5.1 and XBB.1.16.6 as well as CD4+ polyfunctional cellular (T-cell) responses against EG.5.1 and XBB.1.16.6. These data indicate Novavax’s vaccine can stimulate both arms of the immune system and may induce a broad response against circulating variants.1,2 In clinical trials, the most common adverse reactions associated with Novavax’s prototype COVID-19 vaccine (NVX-CoV2373) included headache, nausea or vomiting, muscle pain, joint pain, injection site tenderness, injection site pain, fatigue and malaise.Novavax COVID-19 Vaccine, Adjuvanted (2023-2024 Formula) has not been approved or licensed by FDA, but has been authorized for emergency use by FDA, under an EUA to prevent Coronavirus Disease 2019 (COVID-19) for use in individuals 12 years of age and older. Refer to the full Fact Sheet for information about the Novavax COVID-19 Vaccine, Adjuvanted.The emergency use of this product is only authorized for the duration of the declaration that circumstances exist justifying the authorization of emergency use of the medical product under Section 564(b)(1) of the FD&C Act unless the declaration is terminated or authorization revoked sooner.

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Covid-19, definite le variabili che incidono sul rischio di infezione

Posted by fidest press agency su sabato, 14 ottobre 2023

Il livello di protezione che ciascuno avrà nei prossimi mesi nei confronti di Covid dipenderà non solo dalla scelta di vaccinarsi, ma anche dall’aver contratto o meno l’infezione nel passato e dalla variante che lo ha infettato. La capacità che il sistema immunitario ha di riconoscere il virus SarsCoV2 e contrastarlo è, infatti, influenzata dalla variante che ha incontrato in precedenza. È quanto ha scoperto uno studio coordinato dalla University of Cambridge, nel Regno Unito, pubblicato sulla rivista Science. Il sistema immunitario difende dagli aggressori esterni grazie alla sua capacità di imprimersi nella memoria un identikit del nemico al primo incontro. Questo ‘schizzo’ delle caratteristiche salienti del patogeno gli permette di riconoscerlo in caso di incontri futuri. Nello studio, i ricercatori hanno cercato di comprendere come la straordinaria capacità di mutare di SarsCoV2 influenzi questa abilità del sistema immunitario umano di riconoscere il virus. Studiando 207 campioni di siero di persone che si erano infettate in diverse fasi della pandemia, i ricercatori hanno scoperto profonde differenze. “Le risposte immunitarie sembrano colpire diverse regioni specifiche del virus, a seconda di quale variante il loro corpo ha incontrato per prima”, spiega in una nota il primo firmatario dello studio Samuel Wilks. “I nostri risultati implicano che se il virus muta in una specifica regione, il sistema immunitario di alcune persone non riconoscerà il virus e quindi queste potrebbero ammalarsi, mentre altri potrebbero ancora avere una buona protezione”. Per i ricercatori, lo studio aggiunge un importante tassello alla comprensione di come si forma l’immunità a Covid e potrebbe aiutare a selezionare quelle caratteristiche che consentano di sviluppare vaccini anti-Covid più efficaci. (fonte Doctor33)

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Covid-19, test ai bimbi con sintomi e mascherine su bus e luoghi affollati. Le raccomandazioni Sip

Posted by fidest press agency su mercoledì, 11 ottobre 2023

Tampone in caso di sintomi respiratori, anche moderati e senza febbre. Mascherine sui bus e in altri luoghi affollati, ma anche in classe se serve, senza timore di essere bullizzati. Arieggiare adeguatamente le aule e non andare a scuola se si è positivi a Covid-19. Queste le raccomandazioni messe a punto dal Tavolo tecnico vaccinazioni e malattie infettive della Società italiana di pediatria (Sip), in attesa di ulteriori indicazioni da parte del ministero della Salute. Con l’inizio delle lezioni sono aumentati i timori per la diffusione del Covid-19 – riconoscono i pediatri – sebbene l’aumento dei casi rilevato dal ministero della Salute non sia associato a quadri clinici gravi. Queste le raccomandazioni per la gestione del Covid-19 a scuola:1. In caso di sintomi respiratori anche moderati, con o senza febbre, eseguire il tampone per la ricerca di Sars-CoV-2 e, se il risultato è positivo, non andare a scuola fino a che persiste la sintomatologia e comunque per almeno cinque giorni. 2. Arieggiare adeguatamente le aule scolastiche prima dell’inizio delle lezioni del mattino e del pomeriggio, dopo ogni lezione e durante le pause lunghe. Per arieggiare creando corrente, aprire completamente tutte le finestre, la porta dell’aula e anche le finestre del corridoio. Al di fuori delle stagioni di riscaldamento, le finestre possono rimanere aperte a lungo. 3. Non stigmatizzare gli alunni che decidono di indossare le mascherine durante la frequenza della scuola, specie se hanno sintomi respiratori. 4. Avere a disposizione una mascherina chirurgica da indossare sui mezzi di trasporto o in altri luoghi quando affollati. 5. Lavarsi le mani con sapone e acqua corrente (per 40-60 secondi) o con gel disinfettante (per 20-30 secondi), prima di toccarsi occhi/naso/bocca e di mangiare; prima e dopo aver usato i servizi igienici; dopo aver frequentato luoghi pubblici (es. bus, stazioni, palestre) e, in generale, appena si rientra in casa. 6. Valutare attentamente con il proprio pediatra l’opportunità della vaccinazione antinfluenzale e di quella anti-Sars-CoV-2 per i propri figli (specie per coloro che ancora non si sono vaccinati) per aumentare la protezione sia propria sia dei propri contatti familiari e scolastici.”Ci aspettavamo un aumento dei casi, dal momento che con la ripresa della scuola aumenta anche la socializzazione dei ragazzi. Senza allarmismi, facciamo tesoro delle indicazioni di igiene che abbiamo imparato a conoscere negli anni scorsi – sottolinea Annamaria Staiano, presidente della Sip – Chi è sintomatico dovrebbe restare a casa, come avviene per le altre malattie infettive. Restiamo comunque in attesa di indicazioni più precise da parte del Tavolo interministeriale”.(fonte: Doctor33)

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Covid-19 può aumentare il rischio di infarto. Ecco come

Posted by fidest press agency su domenica, 8 ottobre 2023

Il virus SarsCov2, responsabile del Covid-19, non si ferma ai polmoni. Può raggiungere le arterie coronarie che avvolgono il cuore e aggravare i processi infiammatori e lo sviluppo delle placche aterosclerotiche. In tal modo aumenta il rischio che si verifichi un infarto anche molto tempo dopo l’infezione. Lo hanno scoperto ricercatori della New York University School of Medicine in uno studio pubblicato su Nature Cardiovascular Research. I ricercatori hanno analizzato campioni di tessuto cardiaco di 8 persone anziane decedute a causa del Covid-19 tra il 2020 e il 2021, scoprendo in essi la presenza del virus. SarsCoV2 era rilevabile soprattutto nelle cellule del sistema immunitario che risiedevano in quei tessuti, in particolare in un tipo peculiare di cellula: i macrofagi carichi di lipidi (chiamati anche ‘cellule schiumose’), che rappresentano il primo tassello nel processo di formazione delle placche aterosclerotiche. Queste cellule sembrano essere le più suscettibili all’infezione e non sono particolarmente capaci di eliminare il virus. Ciò potrebbe spiegare perché le persone che soffrono di aterosclerosi – e quindi hanno più cellule di questo tipo – siano più suscettibili ai danni cardiaci da Covid. Inoltre, secondo i ricercatori, è probabile che, una volta che SarsCoV2 si insedia nelle cellule schiumose, queste agiscano da serbatoio del virus e stimolino un processo infiammatorio che si auto-alimenta. Ciò può portare alla formazione di ulteriori placche e può tradursi, anche a distanza di mesi, in un infarto. “I nostri risultati forniscono per la prima volta un collegamento diretto tra l’infezione da Covid-19 e le complicazioni cardiache che provoca”, ha affermato la prima firmataria dello studio Natalia Eberhardt. (fonte Doctor33)

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Ipertensione arteriosa, il rischio aumenta nel semestre post infezione Covid-19

Posted by fidest press agency su sabato, 30 settembre 2023

La Commissione europea ha autorizzato cabotegravir sotto forma iniettabile o come compresse a lunga durata d’azione per la profilassi pre-esposizione (PrEP) per ridurre il rischio di infezione da HIV-1 acquisita sessualmente negli adulti e negli adolescenti ad alto rischio che pesano almeno 35 chilogrammi. Cabotegravir, farmaco sviluppato Viiv healthcare (ramo controllato da Gsk specializzato in farmaci anti-Hiv) è un’opzione di profilassi per i cittadini europei che riduce il numero di dosi necessarie per un’efficace prevenzione dell’Hiv (da 365 pillole a un minimo di sei iniezioni all’anno). Venduto con il marchio Apretude, è attualmente approvato per l’uso negli Stati Uniti, Australia, Zimbabwe, Sud Africa, Malawi, Botswana e Brasile. Questa nuova approvazione è supportata dai dati di due studi internazionali di fase IIb/III multicentrici, randomizzati, in doppio cieco, con controllo attivo, HPTN 083 e HPTN 084, che hanno valutato la sicurezza e l’efficacia di cabotegravir La per la PrEP negli uomini Hiv negativi che hanno rapporti sessuali con uomini (Msm), donne transgender e donne cisgender che erano a maggior rischio di Hiv acquisito sessualmente. Deborah Waterhouse, Ceo di ViiV Healthcare, ha dichiarato: “Questa autorizzazione segna una pietra miliare fondamentale per le persone in tutta l’Ue che potrebbero beneficiare di un’opzione di prevenzione dell’Hiv innovativa e a lunga durata d’azione che potrebbe adattarsi meglio alle loro preferenze personali”. La Commissione Europea ha anche concesso l’autorizzazione all’immissione in commercio per il biosimilare di tocilizumab di Fresenius Kabi. Col nome di Tyenne, il farmaco è il primo biosimilare di tocilizumab a cui è stata concessa l’autorizzazione all’immissione in commercio in Europa, secondo un comunicato stampa della stessa azienda. Anche la Food and Drug Administration statunitense sta attualmente esaminando la richiesta di licenza biologica per il farmaco. Tyenne è indicato per il trattamento dell’artrite reumatoide, dell’artrite idiopatica giovanile sistemica, della poliartrite idiopatica giovanile, dell’arterite a cellule giganti, la sindrome da rilascio di citochine e la COVID-19. È stato riscontrato che Tyenne ha qualità, sicurezza ed efficacia paragonabili al prodotto di riferimento RoActemra (tocilizumab), un inibitore del recettore dell’interleuchina-6 autorizzato per la prima volta nell’Unione europea nel 2009. Il biosimilare sarà disponibile sia in siringa preriempita da 162 mg/mL per iniezione sottocutanea sia come concentrato per soluzione da 20 mg/mL per somministrazione endovenosa. (Fonte Doctor33)

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Covid-19, Ecdc: rischi per fragili e sistemi sanitari

Posted by fidest press agency su giovedì, 28 settembre 2023

Durante l’autunno e l’inverno alle porte, “prevediamo una recrudescenza dell’influenza stagionale e del virus respiratorio sinciziale Rsv”. Al contempo, “osserviamo anche un aumento della trasmissione di Sars-CoV-2 nell’Ue/Spazio economico europeo e prevediamo che i virus” respiratori “co-circoleranno nei prossimi mesi”. Questa co-circolazione “metterà le persone vulnerabili a rischio di malattie gravi e di morte, con una maggiore pressione sull’assistenza sanitaria”. È il quadro prospettato da Andrea Ammon, direttrice del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc), in conferenza stampa con Emer Cooke, direttore esecutivo dell’Agenzia europea del farmaco Ema. “È difficile prevedere con esattezza quando la circolazione dei virus respiratori aumenterà o raggiungerà il picco”, ha aggiunto Ammon.Quanto al rialzo dei casi Covid, “è probabilmente dovuto all’aumento dei viaggi e ai grandi raduni estivi – ha evidenziato la numero uno dell’Ecdc – e al calo dell’immunità dopo un lungo periodo di bassa circolazione del virus”. “La buona notizia – ha rimarcato Cooke – è che rispetto agli anni passati siamo molto più preparati” contro queste minacce virali, “perché per proteggere i cittadini europei sono disponibili vaccini e trattamenti efficaci”. Contro Covid, ha ricordato il vertice Ema, “disponiamo di due vaccini a mRna adattato che offrono una buona protezione contro un’ampia gamma di ceppi” di Sars-CoV-2 “attualmente circolanti; possono essere somministrati ad adulti e bambini a partire dai 6 mesi d’età, e hanno un profilo di sicurezza consolidato”. Sul fronte Rsv, che “lo scorso autunno” ha fatto registrare “un gran numero di infezioni tra i giovanissimi e gli anziani, ora – ha aggiunto Cooke – disponiamo di due vaccini e di un farmaco per proteggere gli adulti over 60, neonati e bambini”. “Dobbiamo agire ora per ridurre al minimo l’impatto” dei virus respiratori che co-circoleranno nel prossimo autunno-inverno: Sars-CoV-2, influenza e virus respiratorio sinciziale Rsv. Servono “forti misure di sanità pubblica, tra cui la vaccinazione contro Covid e influenza, l’utilizzo delle misure di protezione individuale, la sorveglianza e la segnalazione”, ha aggiunto Ammon. “Covid-19, influenza e Rsv rimangono sfide significative per la salute pubblica”, ha avvertito Cooke. Le persone che appartengono a categorie a rischio e sono vulnerabili dovrebbero vaccinarsi”, perché “la vaccinazione è il modo più efficace per prevenire le infezioni e proteggere da malattie gravi e ospedalizzazione”. “La co-somministrazione dei vaccini contro Covid e influenza è fattibile”, ha aggiunto la numero uno dell’Ema. “Gli Stati membri – ha precisato – prenderanno decisioni sulle loro campagne di vaccinazione nazionali in base alle condizioni epidemiologiche e alla disponibilità di vaccini nei loro Paesi”. Infine, il vaccino agli over 60 con un’elevata adesione potrebbe prevenire circa il 21-32% di tutti i ricoveri correlati a Covid nell’Ue/Spazio economico europeo fino al 24 febbraio”. (fonte Doctor33)

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Covid-19, negli Usa in arrivo i vaccini aggiornati

Posted by fidest press agency su lunedì, 18 settembre 2023

Negli Usa nuovi vaccini anti-Covid raccomandati a tutti dai 6 mesi di vita in su. A indicarlo sono gli esperti dei Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie Cdc, in un documento sui vaccini aggiornati alle varianti attualmente in circolazione e sulle indicazioni per la stagione autunno-inverno alle porte. “I Cdc raccomandano a tutte le persone di età pari o superiore a 6 mesi di sottoporsi a un vaccino Covid aggiornato per proteggersi dagli esiti potenzialmente gravi della malattia questo autunno e inverno”, esordisce il documento. “I vaccini di Pfizer-BioNTech e Moderna” adattati alla variante Kraken di Sars-CoV-2 (XBB.1.5) “saranno disponibili entro questa settimana”, annuncia l’ente nella nota. “La vaccinazione – evidenziano gli esperti dei Cdc – rimane la migliore protezione contro ricovero e morte legati a Covid-19. E riduce anche la possibilità di subire gli effetti del Long Covid, che può svilupparsi durante o in seguito a un’infezione acuta e durare per un periodo prolungato”. Da qui l’invito rivolto agli americani di tutte le età: “Se non avete ricevuto un vaccino anti-Covid negli ultimi 2 mesi, fate quello aggiornato per proteggervi quest’autunno e inverno”. Il virus Sars-CoV-2, continuano i Cdc, “è in continua evoluzione e la protezione conferita dai vaccini anti-Covid diminuisce nel tempo. Ricevere un vaccino aggiornato può ripristinarla e fornire una protezione migliorata contro le varianti attualmente responsabili della maggior parte delle infezioni e dei ricoveri negli Stati Uniti. La scorsa stagione, chi ha fatto il vaccino nel periodo 2022-2023 ha goduto di un maggiore” effetto-scudo “contro la malattia e il ricovero ospedaliero” rispetto a chi non aveva ricevuto la dose nello stesso periodo. “La maggior parte degli americani – puntualizzano gli esperti dell’ente – può ancora ricevere gratuitamente un vaccino anti-Covid. Per chi ha l’assicurazione sanitaria, la maggior parte dei piani lo coprirà senza alcun costo” per le persone. “Chi non ha assicurazione sanitaria o ha piani sanitari che non coprono i costi può avere accesso a un vaccino gratuito” in diverse strutture, dai centri sanitari locali alle farmacie che partecipano al Bridge Access Program del Cdc. “Abbiamo più strumenti che mai per prevenire gli esiti peggiori del Covid”, conclude la direttrice dei Cdc Mandy Cohen. “Il Cdc sta ora raccomandando una vaccinazione aggiornata a tutti i soggetti di età pari o superiore a 6 mesi per proteggere meglio voi e i vostri cari”. Nel documento si ricorda anche che questa è “la prima stagione virale autunnale e invernale in cui sono disponibili vaccini per i tre virus responsabili della maggior parte dei ricoveri ospedalieri: Covid, Rsv e influenza”. (Fonte Doctor33)

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Covid-19, la nuova circolare su tamponi e test per chi accede alle strutture sanitarie

Posted by fidest press agency su giovedì, 14 settembre 2023

Prima piccola stretta post-estate, non sulle mascherine ma sull’obbligo di tampone, dopo il boom di casi delle varianti del Covid-19 Pirola ed Eris. Se il decreto legge 105 di fine luglio aboliva gli obblighi di isolamento dei casi Covid e di autosorveglianza dei contatti stretti, la circolare della Direzione generale Prevenzione del Ministero della Salute guidata da Francesco Paolo Maraglino, nel disciplinare gli accessi di pazienti infettivi e loro familiari agli ospedali ed alle strutture residenziali sanitarie e sociosanitarie, introduce nuovi dettagli. Ospedali e Ps – In Pronto Soccorso, se per l’accesso dei pazienti asintomatici “non eÌ indicata l’esecuzione del test”, deve sottoporsi a tampone chiunque presenti sintomi con quadro clinico compatibile al virus. Ove possibile, il governo consiglia contestualmente di attivare o mantenere “un percorso più ampio di sorveglianza epidemiologica con la ricerca di (…) virus influenzali A e B, VRS, Adenovirus, Bocavirus, Coronavirus umani diversi da SARS-CoV-2, Metapneumovirus, virus Parainfluenzali, Rhinovirus, Enterovirus”. È poi “indicata” l’effettuazione di un test anche per gli accessi dei contatti stretti dei casi confermati, la cui esposizione sia avvenuta negli ultimi 5 giorni. Per quanto riguarda ricoveri e trasferimenti nei reparti ospedalieri, sia programmati sia in emergenza, il test è sempre indicato in setting assistenziali ad alto rischio che ospitino pazienti immunocompromessi e fragili, strutture protette, residenze per anziani. Strutture protette e Rsa -L’effettuazione di test SARS-CoV-2 è indicata anche per chi è ricoverato per la prima volta, o è trasferito, in strutture residenziali sanitarie e socio-sanitarie ove siano ospitate persone fragili a rischio per età o patologie concomitanti. Per chi invece a tali strutture acceda come familiare o lavoratore, fermo restando il rispetto delle misure di igiene e protezione personale previste dall’Ordinanza del Ministro della Salute del 28/04/2023, che ha rimesso ai direttori sanitari la disciplina dell’uso di mascherine nelle corsie ospedaliere, e dalla Circolare n. 25613 dell’11 agosto 2023 (che si limitava a raccomandare ai casi sospetti di evitare i contatti con persone fragili, immunodepresse, donne in gravidanza, o di frequentare ospedali o RSA), si ribadisce che visitatori/accompagnatori con sintomi compatibili al COVID-19 devono evitare di accedere alle succitate strutture; “gli operatori addetti all’assistenza sanitaria e socio-sanitaria con sintomi compatibili con COVID-19 devono evitare di accedere in setting assistenziali, sia di degenza che ambulatoriali, dove sono presenti pazienti immunocompromessi e fragili, secondo le modalità e le procedure adottate dalle direzioni delle strutture”. (Fonte Doctor33)

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