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Weekly market outlook

Posted by fidest press agency su giovedì, 15 febbraio 2024

A cura di Steven Bell, Chief Economist EMEA di Columbia Threadneedle Investments. I mercati stanno cercando di indovinare quando le principali banche centrali inizieranno a tagliare i tassi e fino a che punto scenderanno nel corso dell’anno. La questione del cosiddetto “tasso terminale” è stata trascurata, pur rappresentando una decisione cruciale per i piani di investimento a lungo termine, in quanto influisce direttamente sulle prospettive delle obbligazioni e indirettamente su quelle delle azioni. Nel frattempo, la Federal Reserve ci offre una visione chiara del suo approccio alla questione, attraverso il “dot plot” a lungo termine per il tasso dei fondi federali, con una media del 2.5%. Tuttavia, le valutazioni di mercato per i tassi di interesse a lungo termine negli Stati Uniti mostrano valori notevolmente più elevati. Ad esempio, il mercato dei futures per il tasso dei fondi federali si assesta al 3.5% nel lungo periodo, un punto percentuale intero al di sopra della stima “ufficiale”. Questa discrepanza può essere in parte attribuita alla differenza tra la mediana e la media del dot plot: le proiezioni medie al di sopra della mediana superano quelle al di sotto. Eppure, persiste un divario significativo. Inoltre, per quanto riguarda il breve termine, la tendenza si ribalta: la Fed ha costantemente respinto le valutazioni del mercato per tagli anticipati e più ampi nel 2024. Secondo un modo di dire dei mercati, sarebbe meglio “non combattere la Fed”, adottando dunque un atteggiamento paziente nel breve termine e uno ottimista sul lungo termine. Se la Fed ha ragione riguardo alla meta finale del tasso dei fondi federali, i bond risulterebbero più allettanti e le azioni ne beneficerebbero. Per quanto riguarda i tassi di interesse nel Regno Unito e nell’Eurozona, i futures indicano un tasso terminale poco sopra il 2% per l’Eurozona e quasi del 4% nel Regno Unito. Tuttavia, il primo sembra troppo basso, mentre il secondo troppo alto. Infatti, considerando, ad esempio, le probabilità che la realtà si discosti di un punto percentuale da questi numeri, un 1% sembra incredibilmente basso nell’Eurozona, mentre un 3% è plausibile. Con l’obiettivo di inflazione al 2%, tassi di interesse sostenuti del 5% nel Regno Unito sono improbabili, a fronte di un 3% decisamente possibile. Ciò suggerirebbe che, ipoteticamente, i bond a lungo termine siano più allettanti nel Regno Unito che in Europa. Nel corso della settimana, sia nel Regno Unito che nell’Eurozona usciranno, tra gli altri, dati significativi sull’inflazione che avranno un impatto importante sulle decisioni delle banche centrali, catturando inevitabilmente l’attenzione dei mercati. Tuttavia, riteniamo che l’andamento previsto dei tassi di interesse a lungo termine sarà meno suscettibile alle influenze e, per questo, avrà un impatto più significativo.

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Weekly market outlook: L’oro brillerà nel 2024?

Posted by fidest press agency su domenica, 21 gennaio 2024

A cura di Steven Bell, Chief Economist EMEA di Columbia Threadneedle Investments. Negli ultimi due anni, a causa dell’aumento dei tassi di interesse, ci aspettavamo che l’oro attraversasse un periodo difficile in quanto, come avviene per un bond senza cedola, quest’ultimo è un asset che non genera interessi. In tal senso, i rendimenti e i tassi di interesse riflettono solitamente il costo-opportunità legato alla detenzione di questo bene, laddove un aumento dei tassi di interesse dovrebbe tradursi in una riduzione dei costi dell’oro. Tuttavia è possibile notare un interessante scollamento tra i prezzi dell’oro e i tassi di interesse, con una rottura evidente a seguito dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. Il grafico mostra il rendimento dei TIPS degli Stati Uniti (i titoli del Tesoro protetti dall’inflazione), indicando l’andamento dei rendimenti reali. Sorprendentemente, nonostante l’impennata dei rendimenti reali, il prezzo dell’oro è rimasto fisso. Gli Stati Uniti e l’Unione Europea hanno congelato ben 350 miliardi di dollari delle riserve della Banca Centrale russa. La forza sorprendente del prezzo dell’oro potrebbe riflettere la fuga di capitali verso questo bene rifugio da parte di banche centrali, personalità politiche e individui facoltosi, timorosi di poter subire un simile destino in futuro. Le sanzioni contro la Russia sono infatti senza precedenti per portata e impatto e hanno coinvolto non solo la banca centrale ma anche quasi 2.000 individui ed enti a cui sono stati congelati gli asset.Queste sanzioni finanziarie adottate dalle banche centrali occidentali e dai sistemi di pagamento, vedono Euroclear svolgere un ruolo chiave, non senza riluttanza. Stiamo parlando infatti di miliardi di dollari in diverse valute derivanti da asset russi giunti a scadenza e che stanno maturando interessi sui depositi. L’oro, dall’altra parte, non è proprietà di nessuno e, nonostante il rischio di confisca, il suo essere un bene fisico lo rende immune da simili sanzioni.Le banche centrali stanno facendo incetta di oro come mai prima: nel 2022 sono state acquistate oltre 1000 tonnellate e, se guardiamo ai primi 9 mesi dello scorso anno, sembra si sia mantenuto lo stesso ritmo. La Turchia è in testa alla classifica con un record di 542 tonnellate, seguita da Cina, India, Singapore, Egitto, Iraq e gli Stati del Golfo, tutti grandi acquirenti. Indubbiamente queste banche centrali potrebbero avere altri motivi a giustificare un simile interesse, ma la sicurezza sembra essere la ragione principale dato il contesto attuale. Inoltre, questi numeri non tengono conto degli acquisti fatti da soggetti diversi dalle banche centrali. Cosa aspettarsi nel 2024? I tassi di interesse stanno scendendo, un sostegno prezioso per il prezzo dell’oro. Così come i motivi che hanno finora incentivato la fuga di capitali e la priorità della sicurezza potrebbe rimanere ancora saldi e validi. Gli asset colpiti dalle sanzioni non sono stati sequestrati; piuttosto, i governi occidentali vogliono usarli per ricostruire l’Ucraina dopo la guerra. Quando inizieranno i negoziati per un accordo di pace, capire come e chi gestirà le spese sarà fondamentale. Un dibattito che metterà in luce la vulnerabilità degli asset finanziari convenzionali. Ci sono sicuramente altri modi per proteggere i propri asset dal congelamento. Alcuni potrebbero pensare ai bitcoin, ma l’oro ha dimostrato la sua sicurezza, stabilità e valore per oltre un millennio. I bitcoin hanno ancora molta strada da fare per raggiungere un simile livello.

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OFI Invest AM: Market outlook 2024, high yield e Yen sono i meglio posizionati

Posted by fidest press agency su mercoledì, 22 novembre 2023

Analisi di Eric Bertrand, Deputy Chief Executive Officer di Ofi Invest AM. Novembre è da sempre quel mese in cui gli investitori iniziano a porsi molte domande su quello che sarà l’andamento dei mercati nell’anno successivo, sulla base degli eventi e dei trend più importanti che hanno caratterizzato quello in corso. Per quanto riguarda il 2024, non si può evitare di prendere in considerazione le ultime mosse dei due maggiori istituti di credito centrali, ovvero la Federal Reserve e la Banca Centrale Europea, le quali hanno dato importanti chiarimenti su cosa dovremmo aspettarci nel prossimo futuro. Il primo elemento da considerare riguarda, ovviamente, la lotta all’inflazione, che verrà ancora tenuta sotto stretta sorveglianza, ma la si lascerà convergere verso gli obiettivi prefissati in modo “naturale”, senza andare ad accrescere ulteriormente i tassi d’interesse di breve periodo. Allo stesso tempo, è importante notare come i mercati fixed-income stiano ancora reagendo all’incredibile solidità mostrata dalla crescita degli Stati Uniti, testimoniata dal picco del rendimento dei Treasury decennali, prima che fosse riassorbito grazie alle rassicurazioni del presidente della Fed, Jerome Powell, sulla possibilità che la politica monetaria restrittiva rimanga in vigore. Considerando però che la crescita degli Usa potrebbe perdere vigore nei prossimi mesi e che quella europea si attesta già attorno allo 0%, riteniamo che i tassi di breve periodo resteranno stabili per altri tre trimestri e che solo dalla seconda metà del 2024 potrebbero iniziare a contrarsi nuovamente. Per questo motivo, i rendimenti obbligazionari appaiono ancora interessanti, se non altro per le opportunità di carry attorno ai livelli attuali. Lo stesso possiamo dire anche per le obbligazioni corporate, che mantengono profili e tassi attrattivi; tuttavia, in questo ambito conviene essere molto selettivi visti i possibili rallentamenti dell’economia appena menzionati. Come Ofi Invest AM, vediamo positivamente soprattutto i titoli del comparto high yield con il rating più alto.Per quanto riguarda il comparto azionario, l’outlook è molto diverso. Infatti, i vari mercati registrano ancora un’elevata volatilità, soprattutto per via di tre componenti di rischio incombenti a cui questi sono molto esposti: i tassi d’interesse, la geopolitica e le previsioni sugli utili nel 2024. Sebbene, come visto con il reddito fisso, la prima non sembra rappresentare più una grave minaccia, le altre due possono ancora avere un ruolo importante nel determinare il prezzo di mercato delle azioni. Infatti, oltre alla tragedia in termini umanitari, una possibile escalation del conflitto in Medio Oriente tra Israele e Hamas impone una grande cautela. Detto questo, i livelli ai quali sono scesi i principali indici potrebbero costituire i primi entry point, una volta che le attuali incertezze saranno state parzialmente attenuate, ma attualmente questa eventualità appare ancora remota.Infine, riteniamo che per i prossimi mesi sia interessante anche guardare al mercato valutario. Infatti, è dallo scorso luglio che il dollaro ha ottenuto sovraperformance rispetto all’euro, ma questo trend ha iniziato a stabilizzarsi a ottobre per poi invertirsi nei primi giorni di questo mese, ricevendo il giudizio “più debole del previsto” dalle autorità statunitensi. Tuttavia, al momento questo non ci fa propendere per un massiccio spostamento di flussi verso il tasso di cambio euro/dollaro nel breve periodo. Al contrario, guardiamo con maggiore curiosità al Giappone e allo yen. Infatti, sebbene la decisione della Bank of Japan di abbandonare la sua politica di controllo delle curva dei rendimenti non abbia rafforzato particolarmente la valuta locale (che dal 2008 si attesta attorno a 160¥ = 1€), riteniamo che nel medio-lungo termine il Paese del Sol Levante riuscirà nel suo obiettivo se continuerà il processo di normalizzazione della sua politica monetaria.

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Weekly market outlook

Posted by fidest press agency su giovedì, 16 novembre 2023

A cura di Steven Bell, Chief Economist EMEA di Columbia Threadneedle Investments. Rispetto ai livelli registrati nella prima parte dell’anno, l’inflazione, compresa la componente core, dei principali Paesi ha registrato un calo significativo che non ha innescato una recessione. Il Regno Unito presenta, tuttavia, un netto ritardo nel processo di disinflazione rispetto alle altre economie. Il divario dovrebbe ridursi in modo significativo questa settimana: le stime indicano un calo del 2% per l’inflazione complessiva in UK, passando dal 6,7% al 4,7%; mentre, per quanto riguarda l’inflazione core, è probabile che questa scenda al 5,8%, attestandosi comunque ben al di sopra dell’obiettivo della Banca d’Inghilterra. In questo scenario, la BoE ha davanti due opzioni: aumentare i tassi o tenerli fermi. Durante l’ultima riunione, sei membri hanno votato per mantenere stabili i tassi, mentre solo tre membri hanno espresso la loro preferenza per un ulteriore rialzo. A ben vedere, la maggior parte delle banche centrali sta vivendo una situazione più o meno simile. Prevediamo un aumento della disoccupazione nel prossimo semestre. A tal proposito, i recenti dati sulla disoccupazione negli Stati Uniti mostrano un rialzo di mezzo punto percentuale: dal 3,4% di aprile al 3,9% di novembre. Sebbene si tratti di un piccolo aumento, se questo si verificasse su una media mobile a 3 mesi, farebbe scattare la regola di Sahm. Quest’ultima, in precedenza, aveva definito con precisione la tempistica delle passate recessioni statunitensi, superando la più nota regola della curva dei rendimenti. Negli Stati Uniti l’occupazione continua a crescere, ma l’offerta di lavoro, guidata dall’immigrazione, aumenta più rapidamente. Al momento prevediamo che la regola di Sahm possa verificarsi all’inizio del 2024. Nel resto dell’Europa, invece, non esiste un equivalente della regola di Sahm. In effetti nell’Eurozona la disoccupazione è ai minimi storici ma, considerando una crescita stagnante, è possibile ipotizzarne un aumento durante i mesi invernali. Un trend che dovrebbe essere accompagnato da un’inflazione di fondo molto più bassa; JP Morgan stima che il tasso annualizzato a 3 mesi scenderà al 2,4% entro la fine dell’anno. Nel Regno Unito, la misurazione dei salari e della disoccupazione risulta maggiormente complessa, dato che le principali fonti di dati in questo settore sono state abbandonate dall’Office for National Statistics (ONS) a causa del basso tasso di risposta al sondaggio. Fortunatamente, l’ONS dispone di fonti alternative che dimostrano un forte calo dell’inflazione salariale. Se, come sembra probabile, questo si tradurrà in un ulteriore miglioramento dell’inflazione di fondo, la banca centrale potrà prendere in considerazione la possibilità di tagliare i tassi di interesse. Nel complesso, ci aspettiamo che si verifichino tagli significativi dei tassi di interesse da parte delle principali banche centrali nel 2024. I dati sull’inflazione statunitense di questa settimana potrebbero suggerire che il calo dell’inflazione di base si sia arrestato. Crediamo che la lotta contro l’inflazione non sia ancora stata vinta, ma i venti giocano ora a nostro favore, portando un sospiro di sollievo sia per le obbligazioni che per le azioni.

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PGIM Fixed Income: Transizione accidentata verso il bull market ancora in corso

Posted by fidest press agency su venerdì, 3 novembre 2023

A cura di Robert Tipp, Chief Investment Strategist, Head of Global Bonds di PGIM Fixed Income. La maggior parte degli operatori del mercato obbligazionario era pronta per la fine del bear market un anno fa. In termini di rendimento totale, si potrebbe affermare che è stato così: molti indici obbligazionari total return sono al di sopra dei minimi del 2022, anche se di poco, mentre i settori del reddito fisso a più alto rischio hanno messo a segno guadagni sostanziali. Ma in termini di rendimenti, le turbolenze del mercato del terzo trimestre li hanno spinti a nuovi massimi, ponendo la domanda: siamo ancora in una fase di transizione verso un nuovo bull market e, in caso contrario, a che punto è il bear market? Le coincidenze sono troppo grandi per essere ignorate. Il 2 agosto, l’annuncio del rifinanziamento del Treasury segnalava che, grazie agli elevati deficit di bilancio (gli Stati Uniti non sono gli unici), fosse in arrivo un aumento delle emissioni. Lo stesso giorno, Fitch ha declassato gli Stati Uniti da AAA ad AA+. Per il mercato è stato troppo, e i rendimenti hanno superato il 4,1%, segnando i nuovi massimi dell’anno. Questa è stata la prima goccia che ha fatto traboccare il vaso.Come tante altre volte in questo ciclo, gli investitori che si aspettavano una svolta dovish sono stati colti in contropiede e le nuove vendite hanno spinto i rendimenti statunitensi ai nuovi massimi del ciclo nell’area del 4,60% alla fine del trimestre, per poi arrivare quasi al 4,90% dopo il rapporto sui salari di settembre. Questa è stata la seconda goccia. Oltre alla Fed e all’offerta, altri rischi si profilano all’orizzonte: i prezzi volatili dell’energia e i sindacati più forti sono in cima alla lista. I mercati restano inoltre esposti al circolo vizioso dell’aumento dei tassi e delle preoccupazioni per il capitale delle banche, nel caso in cui queste si liberino nuovamente del rischio di tasso d’interesse per ridurre i propri bilanci, provocando un ulteriore aumento dei tassi. Se i risparmiatori iniziano a spostare il loro denaro dalle istituzioni percepite come più deboli, innescando ulteriori vendite di asset, il circolo vizioso potrebbe accelerare. Sebbene la situazione appaia per ora contenuta, è comunque da tenere d’occhio come potenziale driver dei tassi di interesse e della propensione al rischio.Tuttavia, il contesto economico generale sembra diventare sorprendentemente favorevole alle obbligazioni. Tuttavia, il nostro scenario di base prevede che i fondamentali di mercato rialzisti continuino a svilupparsi come negli ultimi mesi e che diventino un fattore trainante del mercato mentre ci avviciniamo al 2024. Questa prospettiva di mercato implica che le principali banche centrali sono sull’orlo di un punto di inflessione: per la Fed, ciò potrebbe significare un taglio dei tassi di 50-75 punti base nel 2024 rispetto all’attuale punto medio dei Fed fund del 5,375%. I rendimenti sono tornati a livelli rispettabili e ci aspettiamo che si mantengano all’incirca sui livelli attuali nel lungo periodo. Ciò dovrebbe consentire alle obbligazioni di guadagnare il loro rendimento negli anni a venire, anche se con una volatilità intermittente. Date le curve piatte o invertite dei mercati sviluppati, almeno nel breve termine, i rendimenti dei titoli di Stato potrebbero essere solo nell’ambito della liquidità nei prossimi trimestri. In questo caso, perché preoccuparsi delle obbligazioni? Emergono cinque ragioni: 1. l’alfa, 2. il beta del credito, 3. la copertura del reddito a lungo termine, 4. la copertura del rischio potenziale e 5. le valutazioni relative.Alfa: L’ultimo anno di tumulti ha offerto opportunità per aggiungere valore in tutte le aree del reddito fisso: posizionamento della struttura a termine, allocazione settoriale, tassi dei paesi emergenti in valuta locale e persino tassi di cambio.Beta del credito: Da quando le banche centrali hanno abbandonato i loro immensi rialzi dei tassi, la performance dei prodotti creditizi è stata positiva, una tendenza che in generale ci aspettiamo continui, a vantaggio dei portafogli a reddito fisso diversificati.Copertura del reddito a lungo termine: Se il passato è la premessa, uno shock inaspettato finirà per far scendere i tassi a breve termine. Quando ciò accadrà, i tassi potrebbero rimanere a lungo a questi livelli. In tal caso, coloro che hanno optato per la liquidità e non sono riusciti a bloccare i tassi più alti al culmine del ciclo dei tassi finiranno per perdere nel lungo periodo (… basta chiedere a chiunque ricordi gli anni ’80). Potenziale copertura del rischio: In un evento di “risk off”, i rendimenti governativi possono scendere, zavorrando i portafogli. Valutazioni relative: Con il riprezzamento post-COVID, i rendimenti obbligazionari sono tornati a livelli rispettabili che non si vedevano da oltre un decennio. Le obbligazioni si sono rivalutate. D’altro canto, le azioni non si sono rivalutate e quindi, secondo alcuni, appaiono costose al confronto, rendendo i titoli azionari vulnerabili a un riprezzamento dovuto al rischio economico o al rischio legato ai tassi di interesse. In sintesi: transizione accidentata verso un bull market ancora in corso con nubi visibili a breve termine; le prospettive a lungo termine sono favorevoli, con i tassi vicini ai massimi del ciclo. Un’ampia gamma di prodotti a reddito fisso sembra ben posizionata per ottenere solidi rendimenti corretti per il rischio nel lungo periodo, sia su base assoluta che relativa.

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Il market pricing in un atterraggio morbido è irrealistico

Posted by fidest press agency su domenica, 1 ottobre 2023

A cura di Arif Husain, Head of International Fixed Income and Chief Investment Officer, Fixed Income, T. Rowe Price. Durante la pandemia, c’è stato un trasferimento su larga scala della leva finanziaria dal settore privato a quello pubblico. Ciò ha avuto alcune conseguenze. In primo luogo, i bilanci fiscali sono ormai ampiamente esauriti. Quando arriverà la recessione, sarà difficile per i governi spendere per uscirne. In secondo luogo, i governi globali hanno bisogno di vendere una quantità enorme di nuove obbligazioni.Di recente, sono state effettuate molte emissioni sul mercato dei Treasury bill, ma con l’avvicinarsi del 2024, gran parte di questi titoli dovranno essere estinti e sostituiti con debito a più lunga scadenza.Chi comprerà tutta questa duration, soprattutto in un momento in cui le banche centrali si stanno ritirando dagli acquisti di obbligazioni? Ne consegue un aumento dei rendimenti obbligazionari a lungo termine. Quindi, se da un lato le banche centrali reagiranno tardivamente alla recessione con tagli dei tassi, dall’altro c’è la possibilità che il potere calmante di questi tagli ufficiali dei tassi sia compensato da una mancata reazione dei rendimenti a lungo termine. Una risposta tardiva, smussata e incompleta potrebbe portare a un malessere più profondo e prolungato.

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Weekly market outlook

Posted by fidest press agency su lunedì, 4 settembre 2023

A cura di Steven Bell, Chief Economist EMEA di Columbia Threadneedle Investments. Durante la scorsa settimana si è registrato un forte calo degli indici dei responsabili degli acquisti in zona Euro, Stati Uniti e Regno Unito. Per l’Eurozona e il Regno Unito, l’indice composito è sceso al di sotto di 50, indicando una contrazione e riaccendendo i timori di una recessione. Questi indici PMI sono tenuti sotto stretta osservazione e sono ampiamente considerati come indicatori accurati e tempestivi dell’attività economica complessiva. Alla luce di questi ultimi dati, dopo un’approfondita analisi, riteniamo che via sia un rischio elevato di recessione in Europa, soprattutto in Germania, Paesi Bassi e Italia, mentre il Regno Unito dovrebbe cavarsela con una crescita debole e gli Stati Uniti sembrano presentare una situazione ancora più stabile.I dati provenienti dall’Eurozona mostrano una debolezza generale. In particolare, la fiducia dei consumatori e delle imprese si è indebolita, nonostante il calo dell’inflazione e i livelli record di disoccupazione. Diversi sono i fattori alla base di questa situazione. In primo luogo, sebbene i prezzi dell’energia siano scesi, sono ancora ben al di sopra dei livelli che si registravano prima che la Russia interrompesse le forniture di gas. Le imprese tedesche che si affidavano al gas russo a basso costo non sono più in grado di sostenere la concorrenza. Sebbene la disoccupazione in Germania sia in calo, l’impennata dei fallimenti aziendali, ampiamente pubblicizzata, spaventa sia i consumatori che le aziende. Si registra, dunque, un’incertezza diffusa, dovuta anche all’aumento dei tassi d’interesse.La mancanza di fiducia implica che i consumatori sono riluttanti ad utilizzare i risparmi accumulati durante la pandemia da Covid-19. Sebbene la spesa dei consumatori non sia debole ovunque, con le vendite al dettaglio in Spagna in piena espansione, questo trend rappresenta più un’eccezione che la regola. Con l’inflazione ancora ben al di sopra dell’obiettivo del 2% fissato dalla BCE, i tassi di interesse sembrano destinati a salire ulteriormente e vi è una concreta possibilità di andare incontro ad una crescita negativa nel corso dell’inverno. È probabile che la disoccupazione aumenti, anche se non in misura significativa.Anche nel Regno Unito i PMI sono risultati deboli, con gli ultimi dati che mostrano un forte calo, in particolare nel settore dei servizi, che si era finora dimostrato resiliente. Nonostante ciò, i dati più ampi si sono rivelati solidi. A differenza dell’Eurozona, nel Regno Unito la fiducia dei consumatori è in ripresa e si prevede un aumento delle vendite al dettaglio in autunno. Con il passare delle settimane si assisterà, inoltre, ad un incremento del numero dei mutui a tassi molto più alti, mentre il prezzo delle case continuerà a diminuire e la disoccupazione aumenterà. Tuttavia, i tassi ipotecari sono scesi significativamente dai massimi registrati all’inizio di luglio e il calo dell’inflazione significa che i redditi reali stanno iniziando a crescere. La Banca d’Inghilterra potrebbe decidere di alzare i tassi ancora una volta, ma il picco dovrebbe essere ormai vicino.I PMI sono tenuti sotto stretta osservazione, sebbene da un po’ di tempo a questa parte siano troppo pessimisti sulla crescita economica. Nell’Eurozona, la debolezza dei PMI è stata confermata dai dati concreti, soprattutto in Germania, Paesi Bassi e Italia. Tutto questo contribuisce a delineare un quadro preoccupante, anche per il Regno Unito. Se la prospettiva di un’inflazione in calo si rivelerà corretta, si registreranno miglioramenti per quanto riguarda la fiducia dei consumatori e la crescita. Infine, negli Stati Uniti la recessione sembra meno probabile; la ripresa dei pagamenti dei prestiti agli studenti potrebbe causare una battuta d’arresto, ma i fondamentali economici più ampi si dimostrano positivi.

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Weekly market outlook a cura di Steven Bell, Chief Economist EMEA di Columbia Threadneedle Investments

Posted by fidest press agency su sabato, 5 agosto 2023

Soft landing negli Stati Uniti: Regno Unito ed Eurozona potranno replicarlo? I dati provenienti dagli Stati Uniti suggeriscono che l’inflazione potrebbe avviarsi verso l’obiettivo del 2% fissato dalla Federal Reserve senza bisogno di una recessione, ma tramite un “soft landing”. Finora i valori dell’inflazione dei prezzi al consumo (IPC) si sono ridotti in modo significativo e più del previsto. In particolare, gli ultimi dati sull’IPC mostrano che l’inflazione è scesa ad appena il 3% a giugno. Inoltre, l’inflazione salariale è diminuita, secondo i dati pubblicati la scorsa settimana, con una possibilità concreta che la spirale prezzi-salari si stia invertendo. Tutto questo è avvenuto con un tasso di disoccupazione ancora molto basso. Un “soft landing” statunitense non è affatto scontato, sebbene in molti siano d’accordo che avverrà. Si tratta di un grande cambiamento e una buona notizia per gli asset di rischio negli Stati Uniti e non solo. Guardando all’Eurozona, i recenti dati economici appaiono negativi, con numeri molto più bassi del previsto. In particolare, i Purchasing Managers Indices sono in territorio negativo. Le indagini sui prestiti bancari mostrano che le condizioni di credito si sono inasprite e la relativa domanda di credito è crollata. Tuttavia, la situazione potrebbe non essere così negativa come suggeriscono i titoli dei giornali. C’è un divario tra nord e sud: i volumi delle vendite al dettaglio in Germania sono stati deboli, con una crescita annuale appena positiva, mentre la Spagna ha registrato un boom dei consumi. C’è inoltre un divario settoriale: l’industria manifatturiera appare debole, mentre i servizi sono forti, e questo rappresenta un fenomeno evidente quasi ovunque. I dati relativi alla Germania e al settore manifatturiero sono molto più numerosi degli altri e per questo motivo, a nostro avviso, il quadro generale risulta distorto: la situazione non è così negativa come suggeriscono i titoli dei giornali. E la disoccupazione continua a diminuire, raggiungendo i minimi storici nell’Eurozona. Il Regno Unito, invece, presenta fattori specifici. La struttura del mercato immobiliare britannico rende l’economia più vulnerabile all’aumento dei tassi di interesse ufficiali rispetto all’Eurozona o agli Stati Uniti. Il recente aumento del 10% dei salari minimi nel Regno Unito, sebbene apprezzabile a livello sociale, ha comportato l’aumento dell’inflazione salariale. Si tratta di un evento unico e che non si ripeterà il prossimo anno. Inoltre, la debolezza della sterlina dello scorso anno sta aggiungendo ben 2 punti percentuali all’inflazione attuale: questo fenomeno è destinato ad attenuarsi e, successivamente, invertirsi in risposta al recente rafforzamento della sterlina. Gli ultimi dati sull’inflazione mostrano un netto miglioramento che proseguirà insieme al miglioramento delle bollette energetiche delle famiglie (cresciute del 200% nelle ultime rilevazioni, scenderanno del 17% il prossimo mese e diminuiranno ulteriormente ad ottobre). Come per l’Eurozona, anche in Gran Bretagna il punto di partenza per l’inflazione è più alto e il percorso verso un “soft landing” più incerto. La buona notizia è che i mercati finanziari hanno concesso all’Eurozona e al Regno Unito il beneficio del dubbio dopo aver visto il concretizzarsi di un “soft landing” negli Stati Uniti. (abstract by BC Communication

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Market view

Posted by fidest press agency su giovedì, 13 luglio 2023

A cura di Alvaro Sanmartin, Chief Economist, Amchor IS. Titoli di Stato: i tassi d’interesse rimarranno relativamente alti più a lungo di quanto attualmente previsto dai mercati. Non escludiamo che nei prossimi trimestri si possa assistere a un graduale appiattimento delle curve dei rendimenti sia negli Stati Uniti sia in Europa, con la parte breve della curva che rimarrà vicina ai livelli di chiusura di giugno e la parte media e lunga della curva che si sposterà leggermente verso l’alto. Continuiamo a vedere chiari rischi di rialzo per la curva dei rendimenti giapponese. Azioni: vista la buona tenuta macro negli Stati Uniti e in Europa e considerando che non escludiamo ulteriori spostamenti verso l’alto delle curve dei rendimenti nei prossimi trimestri, riteniamo che il segmento value/ciclico del mercato, comprese le banche europee, dovrebbe fare meglio di quello growth/difensivo. Dal punto di vista geografico, alla luce di quanto sopra e dei livelli di valutazione relativi, preferiamo i mercati europei e dell’Asia emergente agli Stati Uniti. Credito: continuiamo a preferire le obbligazioni societarie perché nel nostro scenario macro centrale i tassi di default non dovrebbero aumentare troppo. In ogni caso, visto che gli spread sono tornati a scendere sensibilmente, riteniamo sensato combinare l’esposizione al credito con posizioni ben selezionate in obbligazioni governative emergenti in valuta locale grazie a un gruppo di Paesi emergenti per i quali prevediamo elevati tassi di crescita relativa e che beneficiano anche di una solida governance economica, di bassi deficit pubblici e di un’inflazione ragionevolmente bassa. Valute: i livelli del dollaro intorno a 1,10 ci sembrano interessanti per rendere questa valuta una buona copertura per gli investitori in euro. Allo stesso tempo, visti i buoni segnali che il Giappone sta generando, riteniamo che anche lo yen possa essere una buona posizione di copertura per il resto dell’anno. Per il resto, abbiamo una visione positiva su valute come corona norvegese, dollaro neozelandese o dollaro australiano; continuiamo inoltre ad apprezzare le valute dei mercati emergenti con una buona governance macro.

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Weekly market outlook

Posted by fidest press agency su giovedì, 6 luglio 2023

A cura di Steven Bell, Chief Economist EMEA di Columbia Threadneedle Investment. L’economia statunitense sta rallentando e sembra destinata a subire una lieve recessione. Il sostegno alla spesa dei consumatori derivante da tutta la liquidità accumulata durante la pandemia – i cosiddetti “salvadanai da Covid” – si è esaurito. I dati diffusi la scorsa settimana lo hanno confermato: la spesa dei consumatori sta crescendo lentamente e il tasso di risparmio è in aumento. La ripresa dei rimborsi dei prestiti agli studenti a settembre, che valgono in media 400 dollari al mese per ogni beneficiario, rappresenterà un ulteriore colpo. Allo stesso tempo, la spinta temporanea all’edilizia abitativa derivante dalla riduzione dei tassi ipotecari all’inizio della primavera e dallo smaltimento delle scorte da parte dei costruttori di case è ormai alle spalle. Il CAPEX è in calo. I dati sull’occupazione sono attesi per venerdì e, qualunque sarà il loro valore, il quadro generale è di rallentamento. L’offerta di manodopera è aumentata, quindi anche una ragionevole crescita dell’occupazione farebbe aumentare la disoccupazione.Allo stesso tempo, l’inflazione è in calo. I prezzi dei beni alimentari e dell’energia si sono ridotti e anche l’inflazione core ha subito un netto rallentamento. Il Federal Open Market Committee (FOMC) si riunirà il 26 luglio per determinare i tassi di interesse, e i dati che si avranno da qui ad allora, in particolare quelli relativi all’IPC e all’occupazione, determineranno se procedere con un ulteriore aumento. In ogni caso, pensiamo di essere vicini al picco. La questione principale è se la Federal Reserve procederà a dei tagli in modo aggressivo nel 2024. Prima del crollo della Silicon Valley Bank a marzo, il mercato prevedeva che il tasso sui Fed funds avrebbe chiuso il 2024 al 4,25%; quest’ultimo è poi sceso precipitosamente al 2,8%, ma da allora si è riportato sopra il 4%. Pensiamo che i tassi statunitensi l’anno prossimo saranno inferiori alle aspettative del mercato, e certamente più bassi di quanto la Fed ci faccia credere.Intanto, nel Regno Unito l’inflazione core è andata nella direzione opposta: attualmente, infatti, è significativamente più alta delle aspettative e, per questo, abbiamo dovuto alzare le nostre previsioni sull’inflazione di fine anno: invece del 3%, ora ci aspettiamo un probabile 4%. Si tratta comunque di un calo notevole, che consentirebbe al Primo Ministro inglese di raggiungere l’obiettivo di dimezzare l’inflazione (che al momento della sua definizione era pari al 10%). I prezzi dell’energia sono già scesi ed entro ottobre le bollette delle famiglie dovrebbero registrare un calo di circa il 20% su base annua, in netto contrasto con gli aumenti di oltre il 200% registrati all’inizio dell’anno. Anche l’inflazione dei prezzi dei beni alimentari dovrebbe ridursi notevolmente, passando dal picco di quasi il 20% di marzo a una sola cifra. Sono in arrivo altre notizie migliori, con anche un calo dell’inflazione dei prezzi dei beni. Gran parte di questo andamento riflette i prezzi internazionali, ma anche la forza della sterlina sta contribuendo. Stimiamo che la debolezza della sterlina stia aggiungendo quasi due punti percentuali all’inflazione attuale; entro Natale questo effetto sarà scomparso.Ma tutto ciò non rappresenta un calo sostenuto dell’inflazione, e la forza della crescita salariale del Regno Unito manterrà la pressione sulla Banca d’Inghilterra affinché aumenti ulteriormente i tassi. Il miglioramento della fiducia sta incoraggiando i consumatori britannici ad attingere ai loro salvadanai da Covid. A differenza dei cugini statunitensi, l’anno scorso i consumatori britannici non hanno speso, spaventati dalla prospettiva di bollette energetiche alle stelle durante l’inverno. Poiché la paura si è attenuata, i consumatori stanno ora spendendo di più. Tuttavia, con il tempo, l’impennata dei tassi ipotecari del Regno Unito frenerà la spesa di quest’ultimi, indebolirà il mercato del lavoro e rallenterà l’inflazione salariale. Tuttavia, riteniamo che uno scenario simile si realizzi nel 2024. Per il momento, la domanda dei consumatori manterrà in vita l’economia britannica.Che cosa significa questo per i mercati? Se abbiamo ragione rispetto a una recessione negli USA, gli asset di rischio si troverebbero in difficoltà. Il dollaro spesso sale in un simile contesto, ma se i differenziali dei tassi di interesse si muoveranno a sfavore degli Stati Uniti, come ci aspettiamo, potrebbe accadere il contrario. In ogni caso, le obbligazioni dovrebbero registrare un aumento. Non prevediamo una profonda recessione negli Stati Uniti, quindi il sell off dei titoli azionari dovrebbe essere limitato e fornire un’opportunità di acquisto, sostenuta dalla prospettiva di tassi di interesse più bassi. Ma la debolezza potrebbe essere evidente prima.

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T. Rowe Price Mid-Year Market Outlook 2023 – Distinguere i segnali nel rumore

Posted by fidest press agency su lunedì, 12 giugno 2023

La seconda metà dell’anno si preannuncia ancora nel segno dell’incertezza, con dati macro difficili da decifrare e una volatilità destinata a restare elevata sui mercati, in particolare sul fronte dei tassi di interesse. Scongiurata la tanto temuta recessione nei primi sei mesi del 2023, T. Rowe Price, società di gestione indipendente con 1.350 miliardi di dollari di AuM[1], si aspetta che la solidità della congiuntura sia di nuovo messa alla prova nel secondo semestre, quando si faranno sentire appieno gli effetti di tassi di interesse più elevati e di una minore liquidità.Nonostante la crisi bancaria seguita al fallimento di alcune banche statunitensi regionali appaia contenuta, secondo gli esperti di T. Rowe Price gli effetti sulle condizioni di finanziamento si faranno sentire più avanti. Anche la soluzione alla disputa sull’innalzamento del tetto del debito Usa potrebbe limitare la liquidità sul mercato nella seconda metà dell’anno perché il Tesoro Usa dovrà tornare a ricostruire le riserve dei conti prosciugati della Fed. T. Rowe Price si aspetta che i tassi di interesse si mantengano su livelli elevati più a lungo, mentre restano difficili da stabilire le tempistiche di un futuro possibile taglio del costo del denaro su entrambe le sponde dell’Atlantico. Secondo Page l’inflazione Usa si bloccherà intorno al 3%, magari al 4% per un po’ di tempo, un livello doppio rispetto all’obiettivo della Fed. In Giappone, dove diversamente da tutte le altre banche centrali la BoJ (Bank of Japan) è rimasta accomodante, la reflazione è una buona notizia; ma potrebbe indurre la BoJ ad interrompere i controlli sui tassi dei governativi con scadenze lunghe, che sarebbe a sua volta una cattiva notizia per i mercati obbligazionari di tutto il mondo.In questo contesto ancora opaco, non mancano tuttavia le opportunità di investimento in settori specifici, fra cui le small cap e i bond high yield. Valutazioni più a sconto e l’indebolimento del dollaro potrebbero inoltre rendere attraenti i mercati azionari globali fuori dagli Stati Uniti. Così come la curva positiva dei rendimenti rende interessanti i mercati obbligazionari globali e non solo statunitensi. É davvero il momento del ritorno dei bond? Alcuni bond sono convenienti, altri potrebbero tornare a esserlo in futuro. Con una curva dei rendimenti invertita negli Usa (dove le scadenze brevi rendono di più di quelle lunghe), gli esperti di T. Rowe Price, invitano alla cautela, prima di investire aggressivamente sulle scadenze più lunghe dell’obbligazionario statunitense.Dato che l’upside sull’azionario potrebbe essere limitato da un contesto economico incerto, le emissioni societarie high yield globali potrebbero offrire migliori ritorni. Il rialzo dei rendimenti continua infatti a offrire opportunità significative nel credito high yield che, con tassi dell’8-10% e spread vicini alla media dei 10 anni, risultano attraenti in qualsiasi scenario eccetto quello di una dura recessione globale. A fine maggio gli analisti di T. Rowe Price prevedono un tasso di default sugli high yield Usa di circa il 3% per i prossimi 12 mesi, grosso modo in linea con la media storica di lungo periodo.Selettivamente, sono da privilegiare anche le obbligazioni dei mercati emergenti in valuta locale in un momento in cui alcune banche centrali locali sono vicine a tagliare i tassi creando opportunità di apprezzamento del capitale in quei mercati.Interessanti anche le mega cap tecnologiche, duramente colpite dal sell-off del 2022, in parte per colpa di valutazioni eccessive. Queste ultime hanno rimbalzato decisamente quest’anno, anche spinte dal crescente entusiasmo per applicazioni di intelligenza artificiale come ChatGPT e continueranno a beneficiare proprio degli sviluppi sull’intelligenza artificiale. Secondo T. Rowe Price, infatti, solo le piattaforme tecnologiche più grandi avranno le risorse per sviluppare nuove applicazioni AI e/o migliorare quelle esistenti. E il rally di Wall Street è destinato a continuare? Page si definisce un “orso riluttante” sull’azionario Usa nonostante le valutazioni elevate e un outlook sugli utili non incoraggiante. Cambiamenti strutturali, quali il miglioramento della corporate governance e dell’allocazione del capitale delle imprese giapponesi, potrebbero essere un motore di lungo periodo per l’azionario nipponico. La view di T. Rowe Price è infine positiva anche per la borsa cinese nonostante i problemi economici strutturali del paese. Ma gli investitori non devono trascurare i rischi geopolitici, in particolare quello di un conflitto con Taiwan. (abstract fonte: https://www.linkedin.com/company/verini-&-associati/

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Tablets Market to See a Third Year of Decline with Revenue Falling by Another 2% to $53.7B in 2024

Posted by fidest press agency su sabato, 10 giugno 2023

Tablet sales are way down across the world, and even the largest tech giants can`t fight this trend. After surging in the early stages of the COVID-19 pandemic, global tablet demand dropped to far less impressive numbers in the past year, and IDC data confirm that.IN Q1 2023, global tablet shipments plunged by a huge 19% year-over-year, falling from 38 million shipped units to 30.7 million. Although all the largest players in the market witnessed a double-digit sales drop, Amazon definitely suffered the most brutal hit, with a massive 62% sales drop in this period.The Statista Market Insights showed the global tablet shipments dropped to pre-pandemic levels, causing the annual sales revenue to plunge by a massive $6bn in just three years. The average revenue per capita has also significantly declined, falling from $7.93 to $6.93 in this period.After three consecutive years of decline, the entire market is forecasted to show the first signs of recovery in 2025, but revenues will remain below 2020-2021 levels. Statista expects the full recovery to show in 2028 when the entire market will hit $59.9bn in revenue.Although the average tablet price is expected to drop by 6% in 2023, global tablet shipments will remain below the figures seen in the past few years. In 2021, when global tablet sales were at their peak, 187.9 million units were shipped worldwide. Last year, this figure dropped by 8% to 172.9 million.Although Statista expects global tablet shipments to increase by a modest 1.7% and hit around 175.8 million in 2023 and 2024, this still represents almost a 13 million drop in just three years.By 2028, when the entire market is expected to recover fully, global sales volume will hit 191.5 million units, only 3.6 million more than in 2021. (abstract font: https://casinosenligne.com/en/news/tablets-market-to-see-a-third-year-of-decline-with-revenue-falling-by-another-2-to-53-7b-in-2024/

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Weekly market outlook

Posted by fidest press agency su mercoledì, 8 marzo 2023

A cura di Steven Bell, Chief Economist EMEA di Columbia Threadneedle Investments. L’Europa Alla luce dell’attuale contesto macroeconomico, riteniamo che le prospettive per il 2023 siano migliori per le azioni europee rispetto alle loro controparti statunitensi. La stagione dei bilanci del quarto trimestre 2022 per le società europee è ben avviata, mentre è quasi terminata per le società dell’S&P 500 negli Stati Uniti. Gli Stati Uniti non hanno subito l’enorme aumento delle bollette energetiche registrato in Europa l’anno scorso, ma, nonostante ciò, le società statunitensi hanno sottoperformato le loro controparti europee sotto quasi tutti i punti di vista. In particolare, la compressione dei margini di profitto è particolarmente forte per le società dell’S&P 500, molto meno per quelle europee e britanniche. Anche i risultati europei hanno battuto le aspettative, mentre quelli statunitensi sono stati deludenti.La grande novità in Europa è il calo dei prezzi dell’energia, rispetto ai livelli straordinari registrati lo scorso autunno. I prezzi alti dell’energia hanno spinto l’inflazione a due cifre in Europa e nel Regno Unito, distruggendo la fiducia dei consumatori. Quest’ultimi, infatti, in quanto preoccupati hanno aumentato i loro risparmi, nonostante avessero un bel gruzzolo già accumulato nel periodo della pandemia – il cosiddetto “salvadanaio da covid”. Il contrasto con gli Stati Uniti è stato forte: i consumatori americani, più fiduciosi, hanno infatti attinto ai loro salvadanai. Dato lo scenario attuale, ci aspettiamo che i consumatori europei riacquistino fiducia e inizino a spendere i loro risparmi, permettendo così alle aziende di beneficiare di un aumento della domanda, oltre che di minori costi energetici.Con i prezzi dell’energia che sono diminuiti e le azioni europee che hanno sovraperformato, qualcuno potrebbe chiedersi se tutte queste buone notizie siano già nei prezzi azionari. Non lo crediamo. I sondaggi sulla fiducia degli investitori in Europa rimangono infatti cupi e l’indice Sentix, pubblicato recentemente, è risultato più debole del previsto e ben al di sotto della media pre-Covid. Il potenziale di rialzo è dunque ampio, i previsori economici hanno appena iniziato a rivedere al rialzo le loro previsioni di crescita e gli analisti probabilmente risponderanno con stime di utili più elevate. Un altro fattore da considerare è la maggiore esposizione dell’Europa alla Cina. Questo fattore ha posto l’Europa in una posizione di svantaggio (rispetto agli Stati Uniti) durante la disastrosa politica cinese di zero covid, ma adesso si rivela un vantaggio con la riapertura dell’economia in Cina.Naturalmente non ci sono solo buone notizie: i recenti dati sull’inflazione sono stati deludenti e la Banca Centrale europea probabilmente reagirà con un ulteriore aumento dei tassi di interesse. Ma le pressioni inflazionistiche sono aumentate anche negli Stati Uniti, dove l’economia sembra più vicina alla recessione a causa dell’inasprimento degli standard di credito e dell’aumento degli arretrati dei consumatori (morosità), anche se da livelli bassi.Nei prossimi giorni assisteremo probabilmente a un miglioramento delle previsioni economiche per l’Europa e, in particolare, per il Regno Unito, dove la Banca d’Inghilterra e l’Office for Budget Responsibility dovrebbero aumentare le previsioni di crescita e ridurre quelle relative all’inflazione. Senza dubbio non mancheranno “avvertimenti” rispetto a possibili problemi nel medio termine, ma il cupo pessimismo che ha caratterizzato l’ultima serie di proiezioni dovrebbe essere sostituito da un maggior grado di ottimismo, e questo potrebbe favorire le azioni. Fonte Diana Avendaño Grassini BC Communication

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Weekly market outlook

Posted by fidest press agency su mercoledì, 1 marzo 2023

A cura di Steven Bell, Chief Economist EMEA di Columbia Threadneedle Investments. I recenti dati economici si sono dimostrati solidi in tutto il mondo, grazie alla riapertura della Cina dalla pandemia, al calo dei prezzi del gas in Europa e ai buoni dati sull’occupazione e sulla spesa dei consumatori negli Stati Uniti. Tutto ciò ha allontanato i timori di un’imminente recessione. Economie più forti dovrebbero ottenere utili migliori per le aziende e prezzi azionari più alti. Tuttavia, febbraio si presenta come un mese debole per le azioni statunitensi e i mercati emergenti sono andati anche peggio, con l’indice MSCI che ha registrato una sottoperformance di quasi il 9% dal suo picco relativo di metà gennaio. Per contestualizzare l’andamento del mercato azionario serve tenere conto di due aspetti: in primo luogo, dati statunitensi più solidi comportano una stretta più forte da parte della Federal Reserve e tassi di interesse più elevati risultano negativi per le azioni. Inoltre, il passaggio da un’economia più forte a utili più solidi potrebbe funzionare al momento, ma il mercato del lavoro estremamente rigido implica che i margini siano sotto pressione. Quasi tutti i titoli dello S&P500 hanno comunicato i risultati dell’ultimo trimestre del 2022 e, nonostante una crescita dei ricavi vicina al 6% rispetto a un anno fa, gli utili sono scesi del 4%. C’è stata quindi una forte compressione dei margini. In aggiunta, le cattive notizie sull’inflazione statunitense hanno compromesso le speranze per cui il calo dei prezzi delle materie prime e l’allentamento dei vincoli alle forniture dei beni potessero condurre ad un circolo virtuoso di disinflazione, in modo che la Fed potesse tornare verso il suo obiettivo del 2% senza una recessione. Questo scenario resta ancora possibile, ma riteniamo che la recessione negli Stati Uniti sia stata semplicemente rimandata. Guardando all’Europa, i numeri sono stati contrastanti: gli ultimi dati sul PIL della Germania hanno registrato una contrazione nel quarto trimestre del 2022, con un forte calo della spesa per i consumi discrezionali. Questo è uno sguardo al passato, mentre il futuro appare molto più roseo grazie al calo dei prezzi del gas naturale. La fiducia dei consumatori e delle imprese è migliorata e anche i deficit di bilancio appaiono più sani: la Germania ha stanziato 200 miliardi di euro per il suo programma di sostegno ai prezzi dell’energia. Si tratta di un enorme 5% del PIL e ora sembra che ne servirà solo una parte. Ovviamente non siamo comunque di fronte a un boom economico. I prezzi dell’energia rimarranno più alti di quanto non fossero prima dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia e l’aumento dei tassi di interesse frenerà l’economia, soprattutto nel Regno Unito attraverso il mercato immobiliare. Ciononostante, le prospettive generali sono notevolmente migliorate. Cosa significa tutto questo per le azioni? A differenza degli Stati Uniti, le società europee non subiscono la stessa compressione dei margini. Anzi, gli utili del quarto trimestre hanno battuto nettamente quelli degli Stati Uniti. Certo, la Banca Centrale europea e la Banca d’Inghilterra dovranno aumentare ulteriormente i tassi di interesse per controllare l’inflazione, ma la riduzione di domanda che ci aspettavamo, a causa dell’impennata dei prezzi dell’energia, si è attenuata. Prevediamo quindi che quest’anno le azioni europee superino quelle statunitensi. Se l’economia statunitense dovesse poi iniziare a indebolirsi, ciò dovrebbe ridurre la pressione sui rendimenti obbligazionari e indebolire il dollaro. E questo favorirebbe le azioni dei mercati emergenti. By Diana Avendaño Grassini from BC Communication

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Weekly market outlook

Posted by fidest press agency su giovedì, 22 dicembre 2022

A cura di Steven Bell, Chief Economist EMEA di Columbia Threadneedle Investments. Ci troviamo in un momento cruciale per i mercati nel 2023. La politica monetaria statunitense è un fattore determinante per le condizioni finanziarie, non solo negli Stati Uniti, ma in tutto il mondo. La Federal Reserve statunitense interromperà il suo ciclo di inasprimento all’attuale, o quasi, livello dei tassi di interesse? I mercati la pensano certamente così; al momento, infatti stanno valutando il livello massimo del tasso dei fondi federali al 4,84%, appena al di sopra dell’attuale tetto massimo del 4,5%. Il picco previsto è sceso di 15 punti base nell’ultima settimana e i mercati si aspettano che i tassi scendano verso il 4% entro l’inizio del 2024. Tuttavia, la scorsa settimana la Fed ha aumentato i tassi e, soprattutto, ha alzato al 5% il tasso previsto per la fine del 2023. L’ottimismo del mercato riguardo i tassi d’interesse è riflesso delle notizie migliori circa l’inflazione, con il dato dell’IPC della scorsa settimana che è risultato inferiore per il secondo mese consecutivo. La Fed ha identificato queste buone notizie in termini di riduzione dei prezzi dell’energia, dei beni in generale e dell’assistenza sanitaria. Tuttavia, la Fed rimane pessimista sul mercato del lavoro, che rimane notevolmente rigido, e sul divario record tra l’inflazione salariale di chi cambia lavoro e di chi lo mantiene. Un gap tale, quest’ultimo, da imporre alle aziende un aumento delle retribuzioni del personale esistente per evitare di perderlo a favore dei concorrenti.La questione si risolverà in un modo o nell’altro: o il mercato del lavoro si ammorbidirà, giustificando l’ottimismo dei mercati, o l’inflazione si dimostrerà persistente, giustificando un aumento dei tassi da parte della Fed. Cosa significa tutto questo per i mercati? Possiamo rintracciare un impatto negativo in entrambi gli scenari. Se il mercato del lavoro statunitense si indebolirà all’inizio del prossimo anno e si entrerà in recessione, i consumatori spenderanno meno e i margini di profitto diminuiranno. L’1% di riduzione dei margini equivarrebbe all’11% in meno di utili societari per lo S&P 500. Se, al contrario, il mercato del lavoro non si indebolirà, la Fed continuerà a inasprire le sue misure, il che avrà ugualmente un effetto negativo sui mercati. Come Columbia Threadneedle siamo convinti che gli asset di rischio continueranno a scendere. Forse ci troviamo in prossimità della fine del mercato orso, ma il 10% di ribasso è una prospettiva realistica. Questo potrebbe rappresentare un’opportunità di acquisto, in quanto ci aspettiamo che la recessione sia lieve e di breve durata.

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Market Cap of the Big Five Tech Giants Slumped by $1.5T in Less than a Month

Posted by fidest press agency su giovedì, 17 novembre 2022

Investors have turned their backs on tech stocks after a series of disappointing results from the biggest names in the industry, including Apple, Alphabet, Microsoft, Amazon, and Meta.According to data presented by TradingPlatforms.com, the Big Five tech giants have collectively lost over $1.5trn in market cap in less than a month. Amazon’s Market Cap Dipped by $245B in Three Weeks, the Biggest Drop Among the Big Five The latest slump came after an already disappointing year for tech stocks, which were some of the biggest winners during the early stages of the pandemic. The tech-heavy Nasdaq has lost almost 30% of its value in 2022, and this huge drop was hastened by weak third-quarter earnings from the industry heavyweights. According to YCharts data, the combined market cap of the Big Five tech companies plunged by 22% in the last three weeks, falling from over $6.9trn to $5.36trn. Although Apple, Alphabet, Microsoft, and Meta all saw their shares tank in the wake of their earnings report, Amazon suffered the hardest hit. The e-commerce giant narrowly missed sales expectations for the third quarter, but what mostly spooked investors was its guidance for the important holiday quarter, which predicts a significant slowdown in year-over-year sales growth. Immediately after the announcement, Amazon shares plunged more than 18% to less than $90 in after-hours trading, pushing the stock to its lowest level since early 2020 and down 45% for the year. The YCharts data show the market cap of the eCommerce giant plunged by a jaw-dropping $246.1bn in just three weeks, falling from $1.23trn in the last week of October to $983.9bn last week. Meta’s Stock Value Down by 18%, Alphabet Follows with a 10% Drop. Meta Platforms Inc has had a challenging year, losing over $600bn in market cap. In October, the company announced a 52% YoY drop in third-quarter profits and disappointing forecasts for the holiday quarter. Investors have been concerned about Meta’s rising costs and expenses, which jumped 19% YoY in the third quarter to $22.1 billion. Also, the company’s operating income dropped 46% from the previous year to $5.66bn. Worrying results caused Meta’s stock value to plummet by $105bn in two days. Statistics show the tech giant’s market cap plunged by 18% in the last three weeks, falling from $364.6bn to $296.6bn. Alphabet follows with a 10% market cap drop in this period. The company has reported its weakest quarter-over-quarter growth since 2013, except for the period early in the Covid-19 pandemic. Revenue growth slowed to 6% from 41% a year before as the company faced a continued drop in online ad spending. Last week, Alphabet’s market cap stood at $1.21trn, down from $1.35trn in October. Apple’s share price has also been affected by a downturn in consumer demand, but it still retains more of its value than many other tech stocks. Statistics show Apple’s stock value declined by 5% since the end of October, landing at $2.33trn last week.The tech giant Microsoft has seen the smallest market cap drop of all five companies, with its stock value falling by $32bn or 1.7% in this period.The full story and statistics can be found here: https://tradingplatforms.com/blog/2022/11/14/market-cap-of-the-big-five-tech-giants-slumped-by-1-5t-in-less-than-a-month/

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Netflix’s Market Cap Jumped by $30B After Company Reported 2.4M New Subscribers

Posted by fidest press agency su martedì, 1 novembre 2022

After two straight quarters of subscriber losses, which wiped billions of dollars of its market cap, Netflix bounced back in Q3. The streaming giant reported 2.4 million new paid subscribers between June and September, causing its shares to skyrocket more than 18%. According to data presented by AugustaFreePress.com, Netflix’s market cap jumped by more than $30bn after the last earnings report.Over the years, Netflix has grossed more than $143bn due to its ever-growing subscriber base. However, after constantly increasing its prices, the streaming giant lost 1.2 million subscribers in the first half of 2022, allowing its rivals to gain ground.Statista and the company’s data show that Netflix had 221.8 million paid subscribers in December last year. At that time, its market cap amounted to around $260bn. After the streaming giant reported the first shocking subscriber loss in April, its share price dipped to the lowest point in years, wiping more than $50bn off the market cap.By mid-2022, the number of people paying for Netflix services dropped to 220.6 million, while the combined value of shares of the streamer plunged to $77.9bn, a 70% plunge in eight months. The YCharts data show Netflix’s market cap stood at $95.3bn on October 11, down from $105bn a month before. But a week after the company reported subscriber growth, its market cap jumped to $126bn. However, that still shows a massive 52% year-over-year drop from $267.2bn in October last year.After a challenging first half of the year, Netflix might be back on a path to reaccelerate growth. Besides gaining new subscribers, the streaming giant also reported better-than-expected revenue in Q3. The company’s earnings report showed Netflix grossed $7.93bn between June and September, missing analysts’ expectations of $7.83bn.Also, this was the company’s second most successful quarter by earnings, following the $7.97bn reported in Q2 2022. Statistics show Netflix grossed $23.75bn in nine months of 2022, or 9% more than in the same period a year ago. The full story and statistics can be found here: https://augustafreepress.com/netflixs-market-cap-jumped-by-30b-after-company-reported-2-4m-new-subscribers/

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Unique and magical Christmas markets to explore this year

Posted by fidest press agency su venerdì, 28 ottobre 2022

From the ‘Grinchmas’ wonderland in Orlando to the tradition of ‘Los Reyes Magos’ in Tenerife and Europe’s biggest underground market in the Netherlands, these Christmas events and celebrations are must-visits this season. One of the best ways to celebrate at this time of year is to browse the Christmas markets and join in with the festive traditions different countries have to offer. Whether it’s in the sun or snow, on top of a mountain or underground, Christmas markets come in all different sizes and traditions – but they all give those magical festive feelings to those that visit, wherever they are in the world. A spokesperson for StressFreeCarRental.com said: “For many of us, exploring a Christmas market is one of the best winter activities for getting into the festive spirit. But instead of visiting your local market this year, why not check out some of the most decadent and unusual Christmas markets that countries all over the world have to offer. “Whether you want to embrace Christmas by heading over to Orlando’s The Grinch-themed winter wonderland, or stay more traditional with Tenerife’s Three Kings Parade and the Santa Claus Village in Finland, there are so many different markets to wander around. StressFreeCarRental.com rated these Christmas markets as the most magical spots to celebrate the festive season this year: 1. Orlando, Florida Fans of the classic Christmas film, The Grinch need to travel to Universal Studios in Orlando this year to experience the magic of the ‘Grinchmas’ wonderland. The life-size characters and extravagant displays transform the ‘Suss Landing’ Universal Park into the ultimate Grinchmas experience, topped off with a live stage show, Christmas lights, and food stalls. 2. Dresden, Germany Dresden’s ‘Striezelmarkt’ is the longest-running Christmas market in the world and one of the largest, attracting millions of visitors each year – a definite trip for all Christmas lovers. With over 200 stands Striezelmarkt features traditional foods, drinks and lots of handmade crafts, this famous Christmas market also hosts fairground rides and a giant wooden Advent calendar in the heart of the festive city. 3. Union Square, New York Christmastime in New York is a guaranteed exciting and beautifully festive trip – and no visit to the Big Apple in December is complete without heading over to the Christmas market at Union Square. The market has loads of food stalls as well as precious souvenirs and gifts to get in the festive spirit. And for true New York fans, a trip to see the massive Rockefeller Centre Christmas tree is just a short distance away, and visitors can ice skate on the rink below, after warming up with a hot chocolate from the market. 4. The Three Kings Parade (Los Reyes Magos), Tenerife On the 5th of January every year, Tenerife celebrates the arrival of the Three Wise Men. The tradition goes that Los Reyes Magos bring sweets and small gifts for Spanish children overnight, and during the day families enjoy a festive feast together. The parade is a wonderful festive tradition to enjoy in Tenerife over Christmastime with camels, floats, dancers and local bands and market stalls. 5. Santa Claus Village, Finland One of the most famous Christmas destinations is the Santa Claus Village in Lapland, Finland, the home of Santa. The Village draws in thousands of visitors every Christmas, who can meet Santa, his elves, and his reindeer. Santa Claus Village is also home to a large Christmas market featuring lots of traditional Finnish foods and crafts, and a once-in-a-lifetime opportunity to have a reindeer ride or dog sledding. The classic Christmas village is also a great place to try and see the Northern Lights, which really adds to the festive magic. 6. Valkenburg, Netherlands Valkenburg is home to the biggest underground Christmas market in Europe. This unique festive experience is in the heart of the city’s famous caves and turns into an extraordinary underground winter wonderland during Christmas time. The caves are filled with captivating lights and decorations, market stalls from local vendors, life-size nativity sculptures and decadent Christmas trees hidden away in the caves settled under the Valkenburg castle ruins. 7. Mount Pilatus, Switzerland The Christmas market on top of Mount Pilatus is officially the highest in Europe. At over 2000 metres visitors must ride up on the world’s steepest cogway railway to experience the Swiss Christmas magic. The mountaintop Christmas market is set amongst the beautiful panoramic views and sells traditional gifts, handmade presents and tasty treats and is decked out in festive ornaments and lights. For cheap, hassle-free car hire to travel to festive Christmas markets and celebrations all over the world, visit StressFreeCarRental.com.

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Weekly market outlook a cura di Steven Bell, Chief Economist EMEA di Columbia Threadneedle Investments

Posted by fidest press agency su lunedì, 17 ottobre 2022

Al momento i mercati sono fortemente concentrati sui dati economici, con l’IPC statunitense in primo piano questa settimana.La stagione dei bilanci per il terzo trimestre sta entrando nel vivo con la pubblicazione dei risultati di alcune società di riferimento. Venerdì è un giorno importante, con JPMorgan, Citi e Morgan Stanley che presenteranno i loro risultati. Quali sono i loro piani sulle riserve per perdite su crediti? Hanno avuto altri “incidenti” a causa dell’inasprimento delle condizioni finanziarie?Ci sono anche Pepsico, Domino’s Pizza e Delta. Il giorno prima abbiamo ascoltato TSMC con le sue preoccupazioni per la carenza di semiconduttori che si sta trasformando in un eccesso, oltre a ulteriori azioni da parte del governo statunitense per limitare l’accesso della Cina alla tecnologia avanzata.Non sarei sorpreso se la stagione dei bilanci fosse positiva, ma gli analisti guarderanno oltre i numeri principali. È la prospettiva degli utili a preoccupare maggiormente, con un calo significativo dei margini.Vi spiego perché. Innanzitutto, l’inflazione è troppo alta e la Federal Reserve deve rallentare l’economia per ridurla. Questo comporterà quasi certamente una recessione. I margini diminuiscono sempre in caso di recessione. Inoltre, i margini sono vicini ai massimi storici e anche senza un rallentamento dell’economia tenderebbero a tornare verso la media storica.La spesa in conto capitale negli Stati Uniti è in piena espansione e, sebbene ciò sia positivo per la salute a lungo termine dell’economia statunitense, l’aumento dell’offerta associato deprime i margini. Inoltre, il mercato del lavoro è in crisi e ciò significa che i lavoratori possono recuperare parte della quota di reddito che hanno ceduto ai profitti. Anche il dollaro forte e le difficoltà economiche d’oltreoceano incideranno sugli utili. In questo contesto, i titoli azionari sembrano destinati a faticare. Non credo che le prospettive siano disastrose. Dopo tutto, i mercati sono già scesi molto. Gli investitori sono pessimisti. Ci sono buone ragioni per prevedere che l’imminente recessione statunitense sarà breve e poco profonda. Se avessi ragione, rappresenterebbe una grande opportunità di acquisto. Ma le prospettive per i prossimi mesi sono di ulteriore debolezza, a mio parere personale.

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Market Cap of Five Largest Gaming Companies Dipped by Almost $60B YTD

Posted by fidest press agency su venerdì, 7 ottobre 2022

The latest suspension of approvals for new online games in China, the world’s largest gaming market, knocked down the share prices of Europe’s and US gaming companies. Following the fresh push by Chinese regulators, the shares of Activision Blizzard, Nintendo and Roblox dropped by 5%, while Electronic Arts and Take-Two Interactive Software fell by 12%. However, the five companies have seen their share prices fall throughout this year.According to Ycharts and Macrotrends data, Roblox has suffered the worst share price drop of the five gaming giants this year. In the first half of 2022, the company’s share price plummeted 76% following disappointing financial results and a stock downgrade, resulting in a $30 price target on its shares. Also, analysts are concerned that slowing user engagement is a problem that could hurt Roblox’s growth.In Q1 2022, Roblox reported 54.1 million daily active users, up from 49.5 million in December last year. However, for the first time since 2018, the number of DAUs dropped to 52.2 million in the second quarter.As a result, the Roblox market cap dipped from $60.4bn in January to $14.2bn in May. Although the combined value of shares of the gaming platform rose to $21.8bn since then, that is still 63% less than in January.As the largest gaming company globally, Activision Blizzard witnessed an 8% market cap drop year-to-date. Statistics show the combined value of shares of the gaming giant, which owns Activision Publishing, Blizzard Entertainment, King, Major League Gaming, and Activision Blizzard Studios, stood at $58.6bn last week, down from $64.1bn in January.In Q2 2022, the revenues of the gaming company dropped by 28% YoY to $1.64bn, while 94 million monthly active users accessed Activision gaming titles, 25% less than in the same quarter a year ago. After reaching an all-time peak of 150 million in Q1 2021, the number of MAUs has fallen for five quarters.As the second-largest gaming company, Nintendo lost $6.4bn in market cap year-to-date, with the combined value of its shares falling from $54.8bn in January to $48.4bn last week.Electronic Arts and Take-Two Interactive Software follow, with a $5.2bn and $2.2bn market cap drop, respectively.According to YCharts and Macrotrends data, the combined market cap of the five gaming giants dropped by 25% in nine months, falling from $237bn in January to $179bn as of last week.

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